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Capitolo 1

GLI STRUMENTI MATEMATICI IN


FISICA
Per lo studio della sica `e essenziale avere una suciente padronanza di alcuni strumenti matematici,
dai pi` u semplici quali quelli aritmetici ed algebrici, sino a quelli un poco pi` u complessi del calcolo
dierenziale.
In questo capitolo vogliamo appunto richiamare alcune nozioni di analisi che saranno utili nello
studio della sica.
1.1 Il calcolo numerico
Tutti hanno studiato, sin dalle elementari, le quattro operazioni agenti su numeri reali. Sar` a per` o
opportuno qui fare alcune precisazioni.
In matematica i due numeri 0.120 e 0.12 sono perfettamente uguali poiche gli zeri a destra della
virgola sono inessenziali. In sica ci` o non `e vero. Prendiamo un caso concreto e consideriamo la
lunghezza di una asta. Dire che essa `e 0.12 metri signica dire che il nostro strumento di misura ci
permette di asserire che lasta `e lunga 12 cm ma non ci dice nulla riguardo ai millimetri, probabilmente
poiche essi non sono riportati sul nostro strumento di misura. Al contrario, dire che la lunghezza
dellasta `e di 0.120 metri vuol dire che qui sono deniti anche i millimetri. Questo esempio deve far
capire che il numero di cifre esprimenti un valore, mentre in matematica non ha molta importanza, in
sica diviene fondamentale poiche `e associato alla precisione della misura. Ne consegue che quando
eseguiamo una operazione che coinvolge due numeri, ad esempio loperazione di moltiplicazione tra
1.25 e 4.37, abbiamo risultati dierenti a seconda se stiamo osservando il solo aspetto matematico o
quello sico.
Da punto di vista matematico possiamo osservare che 1.25 4.373 = 5. 4663 mentre dal punto di
vista sico dobbiamo ricordare che il primo operando ha 3 cifre signicative mentre il secondo ne ha
4. Il risultato non potr` a mai essere pi` u preciso del numero meno signicativo e pertanto il risultato
potr` a avere solo 3 cifre signicative. Dovremo pertanto scrivere, in sica, che 1.25 4.373 = 5. 47 .
In altre parole dobbiamo troncare il risultato approssimandolo alla terza cifra signicativa. Dare un
maggior numero di cifre costituisce un errore.
Questo dover tener conto della signicativit` a delle cifre impone di accettare i risultati di un conto
sempre e soltanto con una certa approssimazione. Di tale approssimazione si pu` o approttare per
sviluppare i conti in maniera rapida ed ecace, senza far uso di strumenti di calcolo.
Molti studenti si sono ormai abituati a far uso, anche per semplici operazioni, di calcolatrici ma ci` o `e
scorretto poiche bisogna tener conto che spesso non `e possibile far uso di strumenti di calcolo. Facciamo
un esempio: un medico che, per denire le dosi di una medicina, facesse uso di una calcolatrice, non
darebbe buona impressione ed in breve tempo perderebbe i suoi clienti. Occorre che tutti si abituino
ad eseguire semplici operazioni a mente. Ci` o, in sica, `e facilitato dal fatto che i risultati possono
essere approssimati e mai occorre tener conto di molte cifre.
1
2 CAPITOLO 1. GLI STRUMENTI MATEMATICI IN FISICA
Leseguire calcoli a mente `e solo un problema di abitudine, e di conoscenza di alcuni trucchetti che
qui di seguito indicheremo.
Per quanto riguarda le somme e le sottrazioni occorre soltanto abituarsi ad eseguirle senza foglio
di carta ma visualizzando i numeri nella propria testa. per le moltiplicazioni, invece, possono usarsi
dei trucchi. Vediamo dapprima un esempio e poi formalizziamo il procedimento.
1.1.1 Moltiplicazione
Vogliamo eseguire il prodotto di 1.25 e 4.37 che, come abbiamo visto precedentemente, vale 5. 4663
(da approssimare a 5. 47). Per poter eseguire il calcolo a mente possiamo notare che 1.25 `e un poco
pi` u grande di 1 mentre 4.37 `e poco pi` u piccolo di 5 e pertanto il risultato del prodotto deve essere
vicino a 5. Questo `e un primo risultato approssimato. vediamo ora lerrore percentuale che abbiamo
commesso:
5 5.4663
5.4663
100 = 8. 53
cio`e `e pari all8%, errore cio`e del tutto accettabile in una operazione rapida.
Volendo migliorare lapprossimazione si pu` o considerare che 1.25 `e il 25% in pi` u di 1 e pertanto
4.37 va maggiorato proprio del 25% (cio`e di circa 1 unit` a) divenendo quindi circa 5.37 . Il risultato `e
quindi proprio 5.37, per cui lerrore `e:
5.37 5.4663
5.4663
100 = 1. 76
ovvero inferiore al 2% : approssimazione del tutto trascurabile.
Ora che abbiamo visto un esempio andiamo a formalizzare il procedimento:
Siano dati due numeri x ed y da moltiplicare. Supponiamo che sia:
x = X + = X
_
1 +

X
_
= X (1 +
x
)
y = Y + = Y
_
1 +

Y
_
= Y (1 +
y
)
dove X ed Y sono due numeri vicini a quelli iniziali ma semplici mentre
x
ed
y
sono le correzioni
relative da apportare ai numeri x ed y rispettivamente
Per il prodotto possiamo scrivere:
x y = X (1 +
x
) Y (1 +
y
) = X Y (1 +
x
)(1 +
y
)
Sviluppando il prodotto si ottiene:
x y = X Y (1 +
x
+
y
+
x

y
)
Tenendo conto che le due correzioni,
x
ed
y
, sono molto piccole, si pu` o trascurare il loro prodotto

x

y
ottenendo:
x y = X Y (1 +
x
+
y
)
Se si `e usata laccortenza di utlizzare due approssimazioni di segno diverso, per cui
x
ed
y
hanno
segno opposto, la somma algebrica tra le due correzioni diviene in realt` a un dierenza aritmentica e
quindi pu` o essere del tutto trascurata. In denitiva si ha:
x y = X Y
1.1. IL CALCOLO NUMERICO 3
1.1.2 Divisione
Passiamo ora alla divisione. Iniziamo da un caso molto semplice e cio`e la divisione di 1/x
Sia dato un numero x . Supponiamo che sia:
x = X + = X
_
1 +

X
_
= X (1 +
x
)
dove X `e un numero vicino ad x ma semplice mentre
x
`e le correzioni relative da apportare al numero
x
Risulta allora:
1
x
=
1
X (1 +
x
)
=
1
X

1
(1 +
x
)
Se la correzione
x
`e piccola, si ha:
1
x
=
1
X (1 +
x
)
=
1
X
(1
x
)
Passiamo ora alla divisione in generale.
Siano dati due numeri x ed y da dividere. Supponiamo che sia:
x = X + = X
_
1 +

X
_
= X (1 +
x
)
y = Y + = Y
_
1 +

Y
_
= Y (1 +
y
)
dove X ed Y sono due numeri vicini a quelli iniziali ma semplici mentre
x
ed
y
sono le correzioni
relative da apportare ai numeri x ed y rispettivamente.
Per il rapporto possiamo scrivere:
x
y
=
X (1 +
x
)
Y (1 +
y
)
=
X
Y
(1 +
x
)
(1 +
y
)
Se si fa lipotesi che la correzione
y
sia piccola, si ottiene:
x
y
=
X (1 +
x
)
Y (1 +
y
)
=
X
Y
(1 +
x
)(1
y
)
ovvero:
x
y
=
X (1 +
x
)
Y (1 +
y
)
=
X
Y
(1 +
x

y
)
Tenendo conto che le due correzioni,
x
ed
y
, sono molto piccole, si pu` o trascurare il loro prodotto

x

y
ottenendo:
x
y
=
X
Y
(1 +
x

y
)
Se si `e usata laccortenza di utlizzare due approssimazioni di segno uguale, per cui
x
ed
y
hanno
segno uguali, la dierenza algebrica tra le due correzioni diviene una dierenza aritmentica e quindi
pu` o essere del tutto trascurata. In denitiva si ha:
x
y
=
X
Y
Concludendo: nelle moltiplicazioni conviene approssimare i due termini una con una maggiorazione
laltro con una minorazione mentre delle divisioni conviene approssimare entrambi i numeri con una
maggiorazione o con una minorazione.
Passiamo ora alle operazioni pi` u complesse. In tali casi non svolgeremo la dimostrazione del
risultato poiche esso richiede la conoscenza di alcuni strumenti matematici (sviluppo in serie) che
saranno oggetto del corso di Matematica.
4 CAPITOLO 1. GLI STRUMENTI MATEMATICI IN FISICA
1.1.3 Elevazione a potenza
Sia dato un numero x . Supponiamo che sia:
x = X + = X
_
1 +

X
_
= X (1 +
x
)
dove X `e un numero vicino ad x ma semplice mentre
x
`e le correzioni relative da apportare al numero
x
Risulta:
x
n
== X
n
(1 + n
x
)
dove lesponente n pu` o essere sia maggiore di 1 (elevazione a potenza) che minore di 1 (estrazione di
radice).
1.1.4 Funzione esponenziale
Lapprossimazione utilizzabile `e:
e
(1+x)
= x per x 1
1.1.5 Funzione logaritmica
Lapprossimazione utilizzabile `e:
ln x = 1 + x per 1
1.1.6 Funzioni trigonometriche
Se si esprimono gli angoli in radianti e si considerano angoli molto piccoli, si pu` o scrivere:
cos = 1

2
2
sin =
tan =
per 1
1.2 Rappresentazione dei numeri
La rappresentazione di un qualsiasi numero, che ricordiamo essere sempre il risultato di una misura,
`e molto importante perche, come abbiamo gi` a detto, il numero di cifre utilizzato per rappresentare
la misura `e connesso allerrore della misura stessa. Consideriamo ad esempio la distanza Terra-Luna;
essa `e pari a circa 1.74 milioni di metri ma non `e corretto scrivere che essa `e:
D
TerraLuna
= 1740000 m
perche in questo caso la precisione della misura sarebbe di circa 1 parte su 700 milioni e ci` o non `e vero.
Se si suppone che lerrore in questa misura sia circa delluno per mille occorre scrivere il numero in
modo che compaiano solo tre cifre signicative. A tale scopo si pu` o adoperare la notazione in potenze
decimali. Scriviamo cio`e il numero come una sola cifra intera ed un certo numero di cifre decimali,
il tutto moltiplicato per lopportuna potenza di 10; risulta allora che:
D
TerraLuna
= 1.74 10
6
m
Questa notazione, che rende il nome di notazione scientica, ha due pregi:
1. evidenzia immediatamente la precisione del dato, tramite il numero di cifre segnato;
2. permette immediatamente di vedere lordine di grandezza del numero in questione, tramite
lesponente della potenza.
1.3. LALGEBRA 5
Loperazione di moltiplicazione (o di divisione) tra due numeri rappresentati in notazione scientica
viene eseguita molto pi` u facilmente poiche una idea appossimativa del risultato si ottiene moltipli-
cando (o dividendo) semplicemente i due interi mentre lordine di grandezza si ottiene sommando (o
sottraendo) i due esponenti:
3.25 10
6
6.25 10
3
3 6 10
6+3
= 18 10
9
= 1.8 10
10
mentre in realt` a loperazione esatta fornisce:
3.25 10
6
6.25 10
3
= 2. 0313 10
10
1.3 Lalgebra
Anche lalgebra fa parte del patrimonio culturale di un qualunque studente, studiandosi sin dalla
scuola media inferiore. E forse per` o opportuno qui dare alcuni richiami.
La struttura:
a + b
viene detta binomio. Relativamente ad essa `e da ricordare la formula notevole:
a
2
b
2
= (a + b) (a b)
Una relazione del tipo:
f(x) = k
viene detta equazione. Se la costante k `e pari 0 lequazione viene detta omogenea. I valori della
variabile x che soddisfano lequazione vengono detti soluzioni.
Una equazione pu` o subire alcune elaborazioni algebriche e cio`e:
1. Ad entrambi i membri di una equazione pu` o essere sommata o sottratta una stessa quantit` a;
2. Ad uno qualsiasi dei membri di una equazione pu` o essere sommata e sottratta una stessa quantit` a;
3. Entrambi i membri di una equazione possono essere moltiplicati o divisi per una stessa quantit` a
purche questa sia diversa da 0.
Le equazioni possono essere di dierenti tipi ma se la funzione f(x) `e un polinomio a coecienti
costanti allora essa viene chiamata equazione lineare di grado n-esimo, ove n `e il grado del
polinomio:
a
n
x
n
+ a
n1
x
n1
+ . . . + a
1
x
1
+ a
0
= 0
Tale equazione ammette al massimo n soluzioni nel campo dei numeri reali, alcune coincidenti.
Per semplicare la scrittura di un polinomio pu` o utilizzarsi un simbolo:
N

i=0
che si legge sommatoria per i che va da 0 ad N. Il polinomio generico di grado N viene allora scritto
come:
N

i=0
a
i
x
i
E utile ricordare la formula risolutiva per le equazioni lineari del secondo ordine, ovvero del tipo:
a x
2
+ b x + c = 0
6 CAPITOLO 1. GLI STRUMENTI MATEMATICI IN FISICA
Tale formula risolutiva `e:
x =
b

b
2
4 a c
2 a
(1.1)
Si pu` o osservare che le soluzioni possibili sono due (a seconda che si prenda il segno di somma o
quello di sottrazione) e che esse esistono nel campo reale se e solo se la parte sotto radice, che viene
detta discriminante, `e positiva:
b
2
4 a c = 0
Se invece tale discriminante `e nullo la soluzione `e unica. Inne se il discriminante `e negativo non
esistono soluzione nel campo dei numeri reali ma solo in quello dei numeri immaginari.
1.4 La trigonometria
Consideriamo un cerchio di centro in O e raggio unitario, una retta orientata passante per O ed
una seconda retta orientata passante per O e perpendicolare alla prima(vedi Figura 1.1). Tale cerchio
prende il nome di cerchio trigonometrico. La retta di riferimento interseca il cerchio trigonometrico
nel punto A.
Figura 1.1: Il cerchio trigonometrico.
Una semiretta di origine in O individua, accoppiata con la retta di riferimento, un angolo la cui
misura pu` o essere individuata sul cerchio trigonometrico come misura dellarco

AB. Diremo pertanto
che:


AB
Le proiezioni del punto B sulle due rette orientate sono i punti B
x
e B
y
. Possiamo quindi concludere
che lindividuazione della semiretta r denisce in maniera univoca sia larco

AB che i due segmenti
OB
x
e OB
y
. Si possono pertanto denire due nuove funzioni, ovvero:
funzione seno sin = OB
y
funzione coseno cos = OB
x
(1.2)
Se per il punto A tracciamo la tangente al cerchio trigonometrico (parallela allasse verticale), essa
interseca la semiretta r nel punto C. Ancora una volta si vede che larco

AB individua univocamente
questo punto C e quindi il segmento AC. Possiamo allora denire una terza funzione:
funzione tangente tan = AC
(1.3)
Osserviamo ora i due triangoli OBB
x
ed OAB. Tali triangoli sono simili e pertanto:
CA : OA = BB
x
: OB
x
1.5. IL CALCOLO DIFFERENZIALE 7
Tenendo presente che OA `e il raggio del cerchio trigonometrico e quindi `e unitario, abbiamo:
tan = CA =
BB
x
OB
x
=
OB
y
OB
x
=
sin
cos
Una quarta funzione `e:
funzione cotangente cot =
_
AC
_
1
=
1
tan
(1.4)
sin
2
+ cos
2
= 1
sin
_

2

_
= cos
cos
_

2

_
= sin
tan
_

2

_
= cot
cot
_

2

_
= tan
sin ( ) = sin
cos ( ) = cos
tan ( ) = tan ( )
cot ( ) = cot ( )
Tabella 1.1: Relazioni di base per le funzioni trigonometriche
Osservando il cerchio trigonometrico vediamo che le due rette orientate dividono in piano in quattro
quadranti. Nel primo quadrante sia la funzione seno che la funzione coseno hanno valori positivi; nel
secondo quadrante, invece, la funzione seno continua ad assumere valori positivi mentre la funzione
coseno assume valori negativi. Nel terzo quadrante entrambe le funzioni assumono valore negativo
mentre nel quarto quadrante la funzione seno assume valori negativi e la funzione coseno assume valori
positivi. La funzione tangente, a sua volta, assume valori positivi nel primo e nel terzo quadrante
mentre assume valori negativi nel secondo e nel quarto quadrante.
Nella Tabella 1.1 sono espresse alcune propriet` a delle funzioni seno e coseno mentre in Tabella 1.2
sono riportati i valori delle quattro funzioni trigonometriche per diversi valori dellangolo.
1.5 Il calcolo dierenziale
Il calcolo dierenziale `e di fondamentale importanza per la sica. Non a caso Newton fu costretto
ad inventarlo proprio per poter scrivere e risolvere le equazioni che stano alla base della sica. Occorre
pertanto che uno studente, prima di iniziare ad arontare lo studio della sica sia a conoscenza almeno
del signicato della derivata e dellintegrale.
Qui non vogliamo assolutamente sostituire il corso di analisi, che provveder` a a suo tempo a fornire
le corrette denizioni delle operazioni matematiche di derivazione ed integrazione, con tutto il rigore
matematico necessario; ci limiteremo ad illustrare geometricamente i concetti, in alcune situazioni
semplicate, che saranno poi utilizzate in Fisica.
Alla base del calcolo dierenziale vi `e il concetto di dierenziale, ovvero di una quantit` a dx
estremamente piccola, il cui valore `e pi` u piccolo di qualunque numero sia pensabile ma che non `e pari
a zero. Questo concetto `e di dicile comprensione sinch`e si resta legati alla realt` a, almeno a quella
che ci appare tutti i giorni.
Anche se il concetto di dierenziale `e stato introdotto solo dopo il Seicento, esso `e presente, ma
non formalizzato, sin dalla geometria di Euclide. Consideriamo un punto geometrico. Esso viene
normalmente denito come un ente privo di dimensione ed infatti comunque si prenda un numero
8 CAPITOLO 1. GLI STRUMENTI MATEMATICI IN FISICA
(in gradi) (in rad) sin cos tan cot
0 0.0 0.0 1.0 0.0
5 0.087266 0.087155 0.99619 0.087488 11.43
10 0. 17453 0.17365 0.98481 0.17632 5. 6714
15 0. 2618 0.25882 0.96593 0.26795 3.732
20 0. 34907 0.34202 0.93969 0.36397 2.7474
25 0. 43633 0.42262 0.90631 0.4663 2.1445
30 0. 5236 0.5 0.86602 0.57735 1.732
35 0. 61087 0.57358 0.81915 0.70021 1.4281
40 0. 69813 0.64279 0.76605 0.8391 1.1918
45 0. 7854 0.70711 0.70711 1.0 1.0
50 0. 87267 0.76605 0.64278 1.1918 0.83909
55 0. 95993 0. 81915 0.57358 1.4281 0.70021
60 1. 0472 0.86603 0.5 1.7321 0.57735
65 1. 1345 0.90632 0.42259 2.1447 0.46626
70 1. 2217 0.93968 0.34205 2.7472 0.364
75 1. 309 0.96593 0.25882 3.7321 0.26795
80 1. 3963 0.98481 0.17361 5.6725 0.17629
85 1. 4835 0.99619 0.087185 11.426 0.087519
90 1. 5708 1. 0 0.0 0.0
Tabella 1.2: I valori delle funzioni trigonometriche
nito di punti si ottiene sempre un insieme di dimensione nulla. Se per` o consideriamo un segmento,
ovvero un insieme innito di punti allineati, vediamo che esso ha una dimensione ben precisa, detta
lunghezza. Eppure il segmento non `e altro che un insieme di punti. Poiche il segmento ha dimensione ne
consegue logicamente che anche i punti hanno dimensione, ma talmente piccola che essa `e praticamente
nulla. Ecco quindi che appare il concetto di dierenziale: la dimensione di un punto `e un dierenziale,
comunque si prendano un numero nito di punti, ovvero si sommi un numero nito di dierenziale,
il risultato sar` a sempre una dimensione nulla, ma appena si considera un numero innito di punti,
ovvero una somma innita di dierenziali ecco che si ottiene un risultato nito.
1.5.1 La derivata
Consideriamo una funzione di una variabile:
y = f (x) .
Deniamo ora una nuova operazione matematica che chiameremo rapporto incrementale. Data
una funzione y = f (x) si denisce rapporto incrementale della funzione la grandezza:
y
x
=
y
1
y
0
x
0
x
0
=
f (x
1
) f (x
0
)
x
1
x
0
(1.5)
1.5. IL CALCOLO DIFFERENZIALE 9
Tracciamo il graco della funzione f (x) in un piano il cui asse orientato orizzontale sia lasse su cui
indichiamo i valori della variabile indipendente x (asse delle ascisse) e il cui asse orientato verticale
sia lasse su cui indichiamo i valori della variabile dipendente y (asse delle ordinate). Supponiamo
che la curva rappresentativa della funzione sia tracciabile senza mai abbandonare con la penna il foglio
di carta e senza che la curva stessa abbia punte ( o meglio dire cuspidi), come indicato in Figura 1.2:
Figura 1.2: Funzione y=f(x) rappresentata gracamente e secante alla curva passante per due suoi
punti.
Preso un punto P
0
generico, di coordinata x
0
ed y
0
= f(x
0
) , ed un secondo punto P
1
anchesso
generico, di coordinata x
1
ed y
1
= f(x
1
) , la geometria ci dice che la retta s
1
passante per i due punti
P
0
e P
1
si chiama secante alla curva nei punti P
0
e P
1
.
Osserviamo ora il triangolo P
0
P
1
Q
1
. Langolo in P
0
`e e pertanto risulta che:
tan
1
=
y
1
y
0
x
1
x
0
Per la denizione data del rapporto incrementale (vedi eq. 1.5) abbiamo allora
y
x
=
y
1
y
0
x
1
x
0
= tan
1
Possiamo allora dire che il rapporto incrementale `e pari al valore della tangente trigonometrica
dellangolo che la secante alla curva passante per i punti P
0
e P
1
forma con lasse delle ascisse.
Consideriamo ora un punto P
2
intermedio tra P
0
e P
1
. Anche in questo caso possiamo calcolare il
rapporto incrementale:
y
x
=
y
2
y
0
x
2
x
0
=
f (x
2
) f (x
0
)
x
2
x
0
cos
`
i come possiamo tracciare la secante alla curva passante per i punti P
0
e P
2
, indicata con s
2
nella
Figura 1.3.
E immediato vedere che anche in questo caso:
tan
2
=
y
2
y
0
x
2
x
0
=
y
x
Possiamo ripetere il procedimento quante volte vogliamo ed in ogni caso possiamo mostrare che
per un punto P
n
generico, distinto da P
0
, `e possibile calcolare analiticamente il rapporto incrementale:
y
x
=
y
n
y
0
x
n
x
0
=
f (x
n
) f (x
0
)
x
n
x
0
e far corrispondere a tale punto la secante s
n
che forma con lasse delle ascisse un angolo
n
tale che:
tan
n
=
y
n
y
0
x
n
x
0
=
y
x
(1.6)
10 CAPITOLO 1. GLI STRUMENTI MATEMATICI IN FISICA
Figura 1.3: Una seconda secante alla curva.
Data larbitrariet` a della posizione del punto P
n
questa relazione vale sempre, per quanto il punto
P
n
sia vicino al punto P
0
, purche da esso distinto.
Possiamo ora provare a vedere cosa succede quanto il punto P
n
vada proprio a coincidere col punto
P
0
. In tal caso il denominatore del rapporto incrementale diviene nullo, cos
`
i come il numeratore, e
pertanto il rapporto incrementale diviene un valore analiticamente indeterminabile.
Dal punto di vista geometrico la situazione `e dierente; sappiamo infatti che la tangente ad una
curva `e denita come la retta che interseca la curva in due punti coincidenti, ovvero anche il limite
verso cui tende la secante ad una curva nei punti P
0
e P
n
quando il punto P
n
tende a divenire il
punto P
0
stesso si chiama tangente.
Ci` o signica che dal punto di vista geometrico non accade nulla di strano quando il punto P
n
va a
coincidere col punto P
0
: quella che prima era la retta secante diviene semplicemente la retta tangente
alla curva nel punto P
0
(vedi Figura 1.4).
Figura 1.4: La tangente ad una curva.
Osserviamo ora la relazione espressa nelleq. 1.6; questa relazione `e semplicemente dimostrabile
ogni qualvolta il punto P
n
`e distinto dal punto P
0
, sia quando si trova alla sua sinistra che quando
si trova alla sua destra. Quando i due punti coincidono, invece, il membro destro perde di signi-
cato, nel senso che analiticamente esso non `e pi` u determinatile.. Il membro sinistro, invece, diviene
semplicemente la tangente trigonometrica dellangolo che la tangente geometrica alla curva forma con
lasseasseassse delle ascisse. Diviene ragionevole pensare che se una relazione `e valida sempre, quando
i due termini sono entrambi determinabili essa risulti ancora vera anche quando uno dei suoi membri
non sia pi` u determinabile, anzi che la relazione stessa divenga una denizione del valore assunto dal
1.5. IL CALCOLO DIFFERENZIALE 11
termine indeterminabile; Possiamo allora denire:
lim
x0
y
x
= lim
xnx
0
y
n
y
0
x
n
x
0
= tan
t
dove con
t
abbiamo indicato langolo che la tangente alla curva nel punto P
0
forma con lasse delle
ascisse. Questa relazione rappresenta una operazione logica da compiere sulla funzione y = f (x) e
prende il nome di derivata della funzione y = f (x) rispetto alla variabile x:
D(f) = lim
x0
y
x
= lim
xnx
0
y
n
y
0
x
n
x
0
= tan
t
Dal punto di vista logico eseguire il rapporto incrementale quando il punto P
n
coincide col punto
P
0
signica considerare un intervallo, sullasse delle ascisse, pari ad un punto. Abbiamo gi` a notato
precedentemente che tale intervallo ha dimensione praticamente nulla ma non proprio uguale a zero.
Deniamo allora un nuovo ente matematico, il dierenziale, tale che:
dx = lim
xnx
0
(x
n
x
0
)
Analogamente risulter` a:
dy = lim
yny
0
(y
n
y
0
)
e quindi:
D(f) = lim
xnx
0
y
n
y
0
x
n
x
0
=
dy
dx
(1.7)
Possiamo concludere aermando quindi che determinare la derivata di una funzione signica sem-
plicemente determinare quanto `e pendente la curva in quel punto,. ovvero quanto rapidamente cambia
la funzione.
Passiamo ora a determinare alcune semplici derivate, applicando la corrispondenza geometrica.
Consideriamo una funzione molto semplice:
y = f (x) = y
0
= costante
il cui graco `e riportato in Figura 1.5.
Figura 1.5: Il graco di una funzione costante
E molto semplice osservare che per un qualsiasi punto P
0
, di ascissa x
0
, la tangente alla curva `e
parallela allasse delle ascisse e pertanto forma, con questo, un angolo nullo. Risulta pertanto:
D(f) = tan
t
= 0
12 CAPITOLO 1. GLI STRUMENTI MATEMATICI IN FISICA
Determiniamo ora lo stesso risulta per via analitica:
D(f) = = lim
xnx
0
f(xn)f(x
0
)
xnx
0
= lim
xnx
0
y
0
y
0
xnx
0
=
= lim
xnx
0
0
xnx
0
= lim
xnx
0
0 = 0
che mostra appunto la corrispondenza tra risultato analitico e risultato geometrico.
Analizziamo ora un caso pi` u complesso e cio`e:
y = f (x) = b x
rappresentato nella Figura 1.6 da una retta di pendenza pari a b.
Figura 1.6: Rappresentazione di una funzione lineare del primo ordine
Anche in questo caso, qualunque sia il punto P
0
, di ascissa x
0
, la tangente alla curva coincide con
la retta stessa e pertanto ha la stessa pendenza. Si ricava allora:
D(f) = tan
t
= b
Anche in questo caso sviluppiamo il processo analitico:
D(f) = lim
xnx
0
f (x
n
) f (x
0
)
x
n
x
0
= lim
xnx
0
b x
n
b x
0
x
n
x
0
= lim
xnx
0
b = b
Per casi ancora pi` u complicati la rappresentazione geometrica diviene di dicile applicazione e
pertanto conviene studiare le propriet` a analitiche della derivata.
Prima di passare alle propriet` a generali proviamo ora a ricavare analiticamente la derivata di una
potenza generica:
f (x) = x
j
Otteniamo:
D(f) = lim
xnx
0
f (x
n
) f (x
0
)
x
n
x
0
= lim
xnx
0
x
j
n
x
j
0
x
n
x
0
Scriviamo ora il termine x
n
come x
n
= x
0
(1 + ) ove ovviamente `e un termine che tende a
divenire sempre pi` u piccolo. Con questa posizione abbiamo:
x
j
n
x
j
0
= x
j
0
(1 + )
j
x
j
0
= x
j
0
_
(1 + )
j
1
_
x
n
x
0
= x
0
(1 + ) x
0
= x
0
+ x
0
x
0
= x
0

Ricordiamo ora che, qualunque sia lesponente j, risulta:
(1 + )
j
= 1 + j +
j (j 1)
1 2

2
+
j (j 1) (j 2)
1 2 3

3
+ . . . +
n
1.5. IL CALCOLO DIFFERENZIALE 13
dove i puntini sospensivi indicano che vi sono altri termini con potenze di crescenti sino a j. Possiamo
ora notare che poiche ci interessano solo valori piccolissimi di tutte le potenze superiori alla prima
possono essere trascurate e pertanto:
x
j
n
x
j
0
= x
j
0
_
(1 + )
j
1
_
= x
j
0
[1 + j 1] = j x
j
0
x
n
x
0
= x
0
(1 + ) x
0
= x
0
+ x
0
x
0
= x
0

Per la derivata abbiamo allora:
D(f) = lim
xnx
0
x
j
n
x
j
0
x
n
x
0
= lim
xnx
0
j x
j
0
x
0

= lim
xnx
0
j x
j1
0
= j x
j1
0
Possiamo in denitiva scrivere che, qualunque sia j, risulta:
D
_
x
j
_
= j x
j1
0
Propriet` a analitiche della derivata
Funzione somma Osserviamo cosa accade ad una funzione che sia denita come somma di due
funzioni:
f (x) = h(x) + g (x)
Dalla denizione di derivata e separando le due funzioni, otteniamo:
D(f) = lim
xnx
0
f(xn)f(x
0
)
xnx
0
=
= lim
xnx
0
[h(xn)+g(xn)][h(x
0
)+g(x
0
)]
xnx
0
=
= lim
xnx
0
_
h(xn)h(x
0
)
xnx
0
+
g(xn)g(x
0
)
xnx
0
_
Poiche il limite di una somma `e pari alla somma dei limiti possiamo scrivere:
D(f) = lim
xnx
0
h(x
n
) h(x
0
)
x
n
x
0
+ lim
xnx
0
g (x
n
) g (x
0
)
x
n
x
0
= D(h) + D(g)
In altre parole siamo arrivati a dimostrare che la derivata di una somma `e pari alla somma
delle derivate:
d (f + g)
dx
=
df
dx
+
dg
dx
(1.8)
A titolo di esempio possiamo considerare
y = f (x) = a + b x
come somma di due funzioni
y = f (x) = a + b x
h(x) = a
g (x) = b x
Per le derivate appena dimostrate e per la regola sulla somma delle derivate otteniamo che:
D(f) = D(a + b x) = D(h) + D(g) = 0 + b = b
14 CAPITOLO 1. GLI STRUMENTI MATEMATICI IN FISICA
Funzione prodotto Occupiamoci ora di un altro caso. Quello di una funzione che sia scrivibile
come prodotto di due funzioni:
f (x) = h(x) g (x)
Scriviamo ora la denizione della derivata ed al membro destro dellequazione cos
`
i scritta sommia-
mo e sottraiamo la quantit` a h(x
0
) g (x
n
) sviluppando poi le espressioni.. Si ottiene:
D(f) = lim
xnx
0
f(xn)f(x
0
)
xnx
0
=
= lim
xnx
0
h(xn) g(xn)h(x
0
) g(xn)+h(x
0
) g(xn)h(x
0
) g(x
0
)
xnx
0
=
= lim
xnx
0
[h(xn) g(xn)h(x
0
) g(xn)]+[h(x
0
) g(xn)h(x
0
) g(x
0
)]
xnx
0
=
= lim
xnx
0
[h(xn)h(x
0
)] g(xn)+h(x
0
) [g(xn)g(x
0
)]
xnx
0
=
= lim
xnx
0
h(xn)h(x
0
)
xnx
0
g (x
n
) + lim
xnx
0
h(x
0
)
g(xn)g(x
0
)
xnx
0
=
=
_
lim
xnx
0
h(xn)h(x
0
)
xnx
0
_
g (x
0
) + h(x
0
)
_
lim
xnx
0
g(xn)g(x
0
)
xnx
0
_
In denitiva possiamo scrivere:
D(f) = D(h g) = D(h) g + h D(g)
che in parole si esprime dicendo che la derivata di un prodotto di funzioni `e pari alla derivata
della prima funzione per la seconda non derivata pi` u la prima funzione per la derivata
della seconda:
d (f g)
dx
=
df
dx
g + f
dg
dx
(1.9)
Funzione di funzione Consideriamo ora una funzione la cui variabile indipendente possa a sua
volta essere considerata funzione di una seconda variabile indipendente:
f (x) = g (h(x))
Dalla denizione di derivata otteniamo:
D(f) = lim
xnx
0
f(xn)f(x
0
)
xnx
0
=
= lim
xnx
0
f(xn)f(x
0
)
xnx
0
hnh
0
hnh
0
=
= lim
xnx
0
f(xn)f(x
0
)
hnh
0
hnh
0
xnx
0
=
= lim
xnx
0
g(hn)g(h
0
)
hnh
0
h(xn)h(x
0
)
xnx
0
=
= lim
hnh
0
g(hn)g(h
0
)
hnh
0
lim
xnx
0
h(xn)h(x
0
)
xnx
0
=
= D(g) D(h)
ovvero la derivata di una funzione di funzione `e pari al prodotto della derivata della
funzione rispetto alla prima variabile indipendente per la derivata di questa variabile
indipendente rispetto alla seconda variabile indipendente:
df
dx
=
dg
dh

dh
dx
(1.10)
Tabelle della derivate fondamentali
Nella Tabella 1.3 riportiamo le derivate per le principali funzioni.
A partire da queste derivate `e possibile determinare, sfruttando le regole precedentemente illustrate,
la derivata di tutte le funzioni che verranno utilizzate nel seguito del corso di Fisica.
1.5. IL CALCOLO DIFFERENZIALE 15
Nome Funzione Derivata
Somma di funzioni f (x) = g (x) + h(x)
df
dx
=
dg
dx
+
dh
dx
Prodotto di funzioni f (x) = g (x) h(x)
df
dx
=
dg
dx
h + g
dh
dx
Funzione di funzioni f (x) = g (h(x))
df
dx
=
dg
dh

dh
dx
Costante f (x) = cost
df
dx
= 0
Lineare f (x) = a x
df
dx
= a
Potenza f (x) = a
n
x
n df
dx
= n a
n
x
n1
Coseno f (x) = cos
df
dx
= sin
Seno f (x) = sin
df
dx
= cos
Tangente f (x) = tan
df
dx
=
1
cos
2

Esponenziale f (x) = e
bx df
dx
= b e
bx
Logaritmo f (x) = ln x
df
dx
=
1
x
Tabella 1.3: Le derivate fondamentali
1.5.2 Lintegrale
Consideriamo ora una funzione
y = f (x)
e tracciamo il graco di tale gura su un sistema di due assi (vedi Figura 1.7). I due estremi x
0
ed x
n
,
cui corrispondono sulla curva i punti P e Q rispettivamente individuano una gura geometrica che ha
una vaga rassomiglianza con un rettangolo, tranne per il fatto che la sua base superiore `e curva, ed `e
individuata dal graco della funzione. Tale gura prende il nome di rettangoloide. e nella Figura
1.7 `e indicata col tratteggio.
Figura 1.7: Area racchiusa da una funzione.
Poniamoci ora il problema di determinare larea del rettangoloide.
Se la funzione f (x) ha un andamento semplice (di tipo rettilineo) larea del rettangoloide `e facile
da calcolare ma il problema diviene pi` u complesso se la funzione ha un andamento genericamente
curvilineo. In tal caso occorre sviluppare un procedimento ad hoc.
Indichiamo con A larea in questione e con f
MAX
1
il valore massimo che la funzione assume al-
linterno dellintervallo (x
0
, x
n
) mentre con f
min
1
il valore minimo che la funzione assume allinterno
16 CAPITOLO 1. GLI STRUMENTI MATEMATICI IN FISICA
dello stesso intervallo. Possiamo allora calcolare due nuove aree:
I
min
= f
min
1
(x
n
x
0
)
I
MAX
= f
MAX
1
(x
n
x
0
)
Risulta allora che:
I
min
A I
MAX
Questa approssimazione `e ovviamente molto rozza per cui conviene ripartire lintervallo in due
intervalli pi` u piccoli, utilizzando un valore x
1
, intermedio tra x
0
ed x
n
, come indicato in Figura 1.8
Figura 1.8: Approssimazione dellarea con due intervalli.
Stavolta possiamo denire due valori massimi, f
MAX
1
e f
MAX
2
, cos
`
i come possiamo denire due
valori minimi, f
min
1
e f
min
2
, e quindi risulta:
I
min
= f
min
1
(x
1
x
0
) + f
min
2
(x
n
x
1
)
I
MAX
= f
MAX
1
(x
1
x
0
) + f
MAX
2
(x
n
x
1
)
Ancora una volta risulta:
I
min
A I
MAX
anche se in questo caso lapprossimazione risulta migliore.
Possiamo continuare il processo dividendo lintervallo (x
0
, x
n
) in n intervallini ognuno di ampiezza
x
i
, per ognuno dei quali `e denito un valore massimo, f
MAX
i
, ed uno minimo, f
min
i
, della funzione.
Si calcolano i due valori:
I
min
=

n
i=1
f
min
i
x
i
I
MAX
=

n
i=1
f
MAX
i
x
i
sempre valendo la relazione:
I
min
A I
MAX
E chiaro che man mano che aumentiamo il numero di intervallini, e quindi riduciamo lampiezza
di x
i
la dierenza tra le sue somme diviene sempre pi` u piccola, riducendo quindi lerrore nel
calcolare A. Possiamo allora immaginare di ridurre lampiezza degli intervallini sino a farli divenire
degli innitesimi. In tale caso i due valori f
MAX
i
e f
min
i
coincideranno e quindi coincideranno anche i
valori di I
min
e I
MAX
permettendo quindi il calcolo di A. Scriveremo allora:
A = lim
x0
n

i=1
f
min
i
x
i
= lim
x0
n

i=1
f
MAX
i
x
i
1.5. IL CALCOLO DIFFERENZIALE 17
ed indicheremo questa operazione logica col nome di integrale denito della funzione f (x) tra
gli estremi x
0
ed x
n
:
A =
_
xn
x
0
f (x) dx (1.11)
Quello che abbiamo fatto nora `e dare una interpretazione geometrica alloperazione dellintegrale
denito. In realt` a si pu` o connettere questa operazione, che sostanzialmente consiste nel calcolare una
area, con una operazione di tipo analitico e che viene detta integrale indenito della funzione
f (x) .
Consideriamo il simbolo che abbiamo utilizzato per la derivata:
f (x) =
dF (x)
dx
ove la funzione F (x) viene detta primitiva di f (x).
Se ora consideriamo che i dierenziali possono essere trattati come normali grandezze algebriche,
risulta allora che:
dF (x) = f (x) dx
Si denisce ora integrale indenito della funzione f (x) la quantit` a:
_
f (x) dx = F (x) + costante (1.12)
Per come `e stato denito, possiamo dire che loperazione di integrazione rappresenta loperazione
inversa della derivata, ed infatti:
f (x) =
d [F (x)]
dx
=
d [F (x) + costante]
dx
=
d [
_
f (x) dx ]
dx
ovvero, presa una qualsiasi funzione ed applicando prima loperazione di integrazione e successivamente
quella di derivazione, si ritorna alla stessa funzione.
Ne consegue che per determinare un integrale occorre cercare una primitiva della funzione inte-
granda ed a questa sommare una qualsiasi costante.
Il legame tra integrale indenito ed integrale denito `e nella relazione:
_
xn
x
0
f (x) dx =
__
f (x) dx
_
xn
x
0
= [F (x)]
xn
x
0
= F (x
n
) F (x
0
) (1.13)
Tabelle degli integrali fondamentali
Nella Tabella 1.4 riportiamo gli integrali indeniti per le principali funzioni.
A partire da questi integrali `e possibile determinare gli integrali di tutte le funzioni che verranno
utilizzate nel seguito del corso di Fisica.
18 CAPITOLO 1. GLI STRUMENTI MATEMATICI IN FISICA
Nome Funzione Integrale
Costante f (x) = a = cost
_
f (x) dx = a x+ cost
Lineare f (x) = a x
_
f (x) dx =
1
2
a x
2
+ cost
Potenza f (x) = a
n
x
n
(n = 1)
_
f (x) dx =
1
n+1
a x
n+1
+ cost
Coseno f (x) = cos
_
f (x) dx = sin + cost
Seno f (x) = sin
_
f (x) dx = cos + cost
Esponenziale f (x) = e
bx
_
f (x) dx =
1
b
e
bx
+ cost
Logaritmo f (x) =
1
x
_
f (x) dx = ln x+ cost
Tabella 1.4: Gli integrali fondamentali

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