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2009

Gaetano Gerbino

Grammatica della parlata arbreshe di Piana degli Albanesi

Cesena 2009

Tutti i diritti sono riservati allautore

PREMESSA

La pubblicazione della grammatica della lingua arbreshe di Piana degli Albanesi il coronamento del percorso di formazione linguistica che ho intrapreso nei primi anni 80. Ho resistito negli anni scorsi alla tentazione di rabberciare unaccozzaglia di nozioni, regole e tabelle senza avere la piena consapevolezza di ci che andavo scrivendo e che, soprattutto, avrei voluto trasmettere ad altri. Ho aspettato di avere una conoscenza della lingua arbreshe del mio paese tale da non essere costretto, dopo qualche tempo, a rileggere con orrore i miei scritti. Quando mi sono accorto che avrei potuto fidarmi di quello che io stesso avevo scritto, senza dover ricorrere alla matita blu, ho concluso che anche gli altri avrebbero potuto fidarsi di me, mantenendo comunque la consapevolezza di non essere infallibile. La divulgazione in rete del dizionario, della grammatica, dei racconti e di alcune traduzioni non un atto di filantropia ma la naturale conseguenza di una passione talmente forte che mi impone, innanzitutto, lesigenza di condividerla con gli altri e, se possibile, di suscitarla in essi. Non facile oggi appassionarsi alla lingua e alla cultura arbreshe: una cultura minoritaria, considerata moribonda da molti, inutile dai pi, nostalgica da alcuni e, purtroppo non da pochi, dannosa per un corretto apprendimento della lingua italiana. quasi impossibile convincere gli arbresh che il bilinguismo un patrimonio inestimabile che conferisce ad un bambino delle attitudini linguistiche - e non solo superiori ai coetanei monolingui. Purtroppo, nel caso degli Arbresh, diventa sempre pi difficile parlare di un vero e proprio bilinguismo, essendo la nostra parlata devastata dal punto di vista lessicale e ahim sintattico, non solo dallinfluenza dellitaliano e dei dialetti (siciliano, calabrese, pugliese, lucano ecc.) ma dallincuria e dalla mancanza di igiene linguistica. Sono in disaccordo con coloro che ritengono che la condizione critica delle parlate arbreshe sia linevitabile conseguenza di una evoluzione linguistica. Non cos. Lo stato di salute di una lingua non dipende soltanto dalle condizioni storiche, geografiche, sociali e chi pi ne ha pi ne metta. bens il frutto dellatteggiamento politico che un popolo e chi lo governa hanno nei confronti della loro cultura, della loro identit e quindi della stessa lingua. Si potr obiettare che questo, per cos dire, atteggiamento politico proprio frutto del succitato contesto storico, sociale e geografico. Questa sicuramente unaffermazione innegabile, ma se ci limitassimo, come quasi sempre si limitata lintellighentia arbreshe, a questa analisi puramente diagnostica faremmo come il medico che, individuata la causa della malattia, si congedi dal malato senza prescrivere alcuna terapia, pretendendo pure di essere pagato. Di fini diagnosti lArbria abbastanza affollata; i terapeuti, invece, scarseggiano. Lungi da me la pretesa di possedere poteri taumaturgici e di voler apparire come colui che si accosta al letto dellagonizzante con lampolla del farmaco miracoloso. Non un singolo gesto, una sola iniziativa, unopera per quanto meritoria, una legge scritta, che potranno ridare vigore al moribondo. Sono convinto, per, che mettere a disposizione degli Arbresh degli strumenti che possano quanto meno destare la loro curiosit nei confronti della lingua sia un passo obbligato. Io ho scelto di pubblicare sia il dizionario che la grammatica in rete con la speranza di innescare in quanti pi Arbresh possibile linteresse per la lingua. Lutilizzo di internet mi parso il pi funzionale allintento divulgativo. Consideriamo che oggi quasi tutti i ragazzi dei nostri paesi hanno con internet una grande dimestichezza e che si sta verificando qualcosa che forse fino a pochi anni fa sembrava improbabile: non per nulla raro che su Facebook o su alcuni siti arbresh si possano

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leggere dei dialoghi scritti in lingua arbreshe. certemente interessante vedere come i giovani si inventino un loro alfabeto ed una loro grammatica. Ma la loro esigenza quella di comunicare e, in ossequio a quella che la prima regola della comunicazione verbale, limportante capirsi. Quindi, se da una parte internet ci mostra una resistenza attiva della lingua arbreshe anche nei giovanissimi, dallaltra ci fa rendere conto di quanto poco gli stessi internauti sentano la necessit di usare la loro lingua in maniera corretta. Ma come incolparli di questo? Chi gli ha mai detto qual la forma corretta dellarbresh? a questo punto che la cosidetta intellighentia arbreshe deve fare una scelta politica e cio quella di divulgare il pi possibile, ed aggiungerei anche il pi in fretta possibile, tramite il web, tutti gli strumenti idonei al corretto apprendimento della lingua. Non milludo che tutto ci serva nellimmediato a convincere gli Arbresh a studiare la grammatica della loro lingua, ma importante che tutti sappiano che esiste una lingua codificata, corretta, ufficiale. Soltanto cos i pochi che avranno avuto la passione e limpegno di apprendere lortografia, le regole grammaticali e la sintassi, si potranno permettere di dire ad altri non si dice cos, ma cos si scrive cos e non cos. In poche parole bisogna mettere in atto uninversione di tendenza e la parola dordine non pu che essere divulgazione. Se oggi un ragazzo arbresh pronunzia una parola in maniera strana, coniuga un verbo in modo fantasioso o utilizza litaliano o il siciliano per esprimere un concetto o un significato per i quali pure possiede i termini arbresh, nessuno ci fa caso. Quindi succede che nellambito di una stessa famiglia, specie se sono presenti anche i nonni, si sentano parlare tre lingue differenti. Limportante oggi per gli Arbresh avere unidea di quello che si sente dire. Il nipote non capisce del tutto quello che dice il nonno; il nonno, ammesso che ci senta bene, capisce male quello che dice il nipote; il padre crede di capire e di essere capito da tutti. Ma non solo questo sta succedendo. Non si creda che limpoverimento dellarbresh avvenga soltanto con il passaggio da una generazione allaltra. Gli stessi individui con il passare degli anni vanno parlando sempre meno bene la lingua. Un settantenne di oggi parla peggio larbresh di quando aveva cinquantanni e peggio ancora di quando ne aveva trenta. Questo, se ci pensate, non avviene con la lingua italiana: anche un analfabeta, nel corso della sua vita, riesce ad aggiungere qualche parola al suo scarno vocabolario italiano. Essendo la mia parlata arbreshe nel frigorifero dellemigrazione che tutto congela e conserva, rimango allibito nel sentire (quasi sempre al telefono) persone pi in l con gli anni di me che parlano come sentivo parlare una decina di anni fa quelli che allora per me erano ragazzini, i quali a loro volta, diventati pi grandi, parlano peggio di allora. Quando ritorno in paese e scongelo la lingua arbreshe per metterla nella graticola della conversazione mi accorgo di quanto sia diverso il mio modo di parlare da quello del mio interlocutore: da me viene avvertito il suo come degradato, ma da lui il mio come anacrostico. Quindi, per tornare al mio disaccordo con la teoria evoluzionistica o involuzionistica, dico che vero che tutte le lingue cambiano, ma non con la rapidit con la quale sta cambiando larbresh. Un italiano degli anni 30 probabilmente usava qualche termine adesso obsoleto, ma pressappoco la lingua la stessa di quella di oggi. Ancora adesso possibile leggere I promessi sposi senza alcuna difficolt. La Divina Commedia, scritta duecento anni prima che arrivassero gli arbresh, per lunghi brani parla come si parla oggi. Invece un arbresh di Piana ha difficolt a capire le poesie di Carlo Dolce che fu poeta popolare vissuto tra la fine Settecento e i primi dellOttocento. Quindi il problema per noi che non esiste una lingua corretta, ufficiale e condivisa che faccia da punto di riferimento e che costituisca il modello da seguire per non essere considerati ignoranti. O meglio, dopo la pubblicazione di Udha e Mbar, esiste ma non

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conosciuta abbastanza. Nessun bambino viene corretto perch storpia una parola, perch sinventa una coniugazione o perch si esprime in italiano. Anzi, gli Arbresh pi grossolani, che hanno scarsa considerazione delle capacit intellettive dei loro figli, tendono a parlar loro in italiano perch altrimenti il bambino va a scuola che non sa parlare. Il bambino di cinquantanni fa a Piana e negli altri paesi arbresh, non era muto. Sapeva parlare. Sapeva parlare in arbresh. Forse impiegava un po pi tempo rispetto ai bambini italianofoni ad esprimersi in italiano ma, alla fine, nel volgere di alcuni mesi, colmava la distanza che lo separava dai suoi coetanei palermitani. Io ho vissuto per tanti anni a Palermo e posso dire che il palermitano medio parla in italiano peggio di un arbresh. Come conosco tanti arbresh che si sono distinti anche in ambito accademico letterario (italiano e albanese) pur appartenendo a generazioni che fino allet di sei anni non sapevano dire una parola in italiano. La lingua come una casa. Non si pu dire che una costruzione destinata col tempo a diventare vecchia e poi a crollare. O meglio, lo si pu dire perch nulla eterno, ma sappiamo bene che se una casa non viene manutenuta, accudita andr in rovina molto pi rapidamente. Ognuno di noi sa che una casa abitata si mantiene meglio di una chiusa da tempo. Bisogna riparare i piccoli guasti al loro primo apparire altrimenti tardi. Uninfiltrazione dacqua, una tegola, una mattonella vanno messi a posto prima che il danno si estenda. Parlare soltanto di conservazione serve a poco. La casa non va conservata magari tappando le finestre, chiudendo lacqua e il gas, e staccando il contatore. Dopo qualche tempo la muffa divorer le pareti, i tarli si mangeranno i mobili, lumidit staccher mattoni e piastrelle, e qualche nubifragio far anche danni pi grandi. La casa va arieggiata, abitata, vissuta. Gli intellettuali arbresh che scrivono e parlano solo in italiano, ma anche coloro che scrivono in arbresh facendo circolare le loro opere nella stretta cerchia degli appassionati e degli addetti ai lavori, non rendono un bel servizio alla causa della lingua arbreshe. Questi hanno scelto di abbandonare la casa, chiuderla, sprangarla, staccare tutto e andare a svolgere la loro opera in una casa nuova dalla quale continuano ad urlare che la vecchia sta andando in rovina. per questo che io ho scelto di esprimermi sempre in arbresh o, laddove uso litaliano, con la traduzione arbreshe a fronte. Io cos mi sono appassionato e ho cominciato ad imparare la lingua: grazie alla rivista Mondo Albanese che veniva pubblicata rigorosamente arbrisht. Ho fatto uneccezione obbligata per la compilazione di questa grammatica, usando litaliano, per far s che essa sia rivolta anche a quegli Arbresh che non hanno pi confidenza con la lingua di Piana. Mi auguro che la pubblicazione on-line di questa grammatica possa suscitare interesse e che questo interesse risulti contagioso. Auspico anche che tutti coloro che abbiano qualche osservazione, qualche appunto o suggerimento da dare, me lo segnalino al mio indirizzo di posta elettronica e ne discuteremo. Nel nostro piccolo mondo arbresh per fortuna le critiche non mancano. Non trovo la cosa disdicevole. Anzi, la tendenza dei miei concittadini a criticare, minimizzare e sminuire il lavoro fatto da altri mette in atto una sorta di selezione naturale. Se il lavoro resiste alle critiche vuol dire che vale; se ne viene sommerso e inghiottito vuol dire che in fondo era meglio cos. Per questo motivo ho deciso di pubblicare la grammatica a puntate. In maniera tale che il testo sia aperto, che sia suscettibile di modifiche migliorative. Ad ogni puntata, quindi, tutto il testo pu risultare modificato, per cui si consiglia il lettore on-line di scaricarlo e riguardarlo tutto. Solo alla fine, lultimo file inserito nella sezione downloads, conterr la versione definitiva, opportunamente segnalata con un titolo del tipo Grammatica arbreshe della parlata di Piana degli Albanesi - testo definitivo. Fino ad allora chiunque potr dire la sua e collaborare.

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Il lettore avr modo di notare i frequenti riferimenti alla grammatica italiana cui sono ricorso per far capire meglio le regole della fonologia, della morfologia e della sintassi. In questo senso questa pubblicazione potrebbe definirsi una grammatica comparata. Laddove si rende necessario presento il raffronto con la lingua albanese dAlbania. Ritenendo lapprendimento dello shqip un passo obbligato per un arbresh che voglia approfondire la sua conoscenza della cultura albanese nella sua globalit, ho aggiunto unappendice nella quale presento le declinazioni dei nomi, degli aggettivi e dei pronomi e le coniugazioni dei verbi in lingua shqipe. Chi vorr, potr fare da s la comparazione tra la lingua arbreshe e lalbanese. Come ogni opera anche questa grammatica non nasce dal nulla e non ha la pretesa di essere un fiore nel deserto. Fondamentale nella stesura del testo stata la consultazione delle opere pubblicate dalla Biblioteca di Piana degli Albanesi grazie allimpulso, alla passione e alla professionalit del mio amico Pietro Manali, in primo luogo Udha e mbar di Giuseppe Schir Di Maggio. Inoltre mi stato utile confrontare alcune pubblicazioni calabresi, prima fra tutte la Grammatica (comparata) della lingua di Pallagorio di Carmine Gentile. Infine ha costituito una valida traccia Gjuha letrare shqipe pr t gjith di A. Kostallari, E. Lafe, M. Totoni, N. Cikuli. Infine, questa grammatica stata loccasione di riprendere in mano la mia grammatica della lingua italiana della scuola media che, un po ingiallita e impolverata, a distanza di molti anni, ha ripreso a lavorare quando ormai aveva gi perso la speranza di potermi essere ancora utile. Un ringraziamento particolare va al prof. Matteo Mandal, per aver intrapreso da alcuni anni unopera di divulgazione della nostra letteratura al di fuori dellambito universitario. Per quanto mi riguarda devo allo studio delle sue opere quellapprofondimento delle mie conoscenze che credo mi stia dando labilitazione alla prescrizione di qualche presidio terapeutico per il nostro malato. Voglio concludere questa lunga premessa ringraziando Luigi Boccia (www.jemi.it) e Pino Cacozza (www.arbitalia.it) per le loro esagerate parole di stima nei miei confronti e complimentandomi ancora una volta per i loro siti internet che sempre pi stanno diventando un punto di riferimento per gli Arbresh nel mondo.

Gaetano Gerbino

I. FONOLOGIA

9 Una lingua innanzitutto unespressione orale e, pertanto, costituita da suoni o fonemi prodotti dagli organi che formano lapparato fonatorio. Nel corso dellevoluzione, successivamente alla comparsa del linguaggio verbale, luomo ha imparato a rappresentare i suoni della lingua con simboli grafici, detti lettere o grafemi, che costituiscono lalfabeto.

APPARATO FONATORIO
I suoni di una lingua vengono prodotti durante il passaggio dellaria emessa dai polmoni attraverso la laringe, la bocca e, in parte, il naso. A differenza di ci che avviene durante un normale atto espiratorio, quando vogliamo emettere un suono dobbiamo far s che laria, prima di essere emessa dalla bocca, venga modulata dagli ostacoli frapposti al suo flusso grazie ai movimenti che provochiamo negli organi fonatori. Questi, procedendo dallinterno del corpo verso lesterno sono: i polmoni (e quindi i bronchi e la trachea), la laringe, le corde vocali, il velo palatino, lugola, il palato, la lingua, gli alveoli dentali, i denti, le labbra e le cavit nasali. A parte le corde vocali che hanno come unico compito lemissione di suoni, gli altri organi assolvono anche ad altre funzioni dellorganismo (respirazione, masticazione, deglutizione, ecc.) ed appartengono ad altri apparati (respiratorio e digerente). La variet dei suoni di una lingua data dallintensit con cui laria espulsa dai polmoni attraverso i bronchi e la trachea fa vibrare le corde vocali e poi dal modo in cui il suono cos prodotto viene modificato, plasmato e modulato allinteno delle cavit orale e nasale. Ad esempio, il velo palatino, abbassandosi, costringe laria a defluire dal naso anzicch dalla bocca, dando luogo alla produzione di suoni nasali, mentre, quando laria passa attraverso la bocca, le vibrazioni prodotte dalle corde vocali possono essere modulate se viene modificata lapertura delle labbra o ristretta la cavit orale spingendo la lingua pi o meno in alto o indietro verso il palato, o in avanti verso gli alveoli o i denti.

I FONEMI ARBRESH
Come in italiano, i fonemi si distinguono, secondo larticolazione dellapparato fonatorio, in vocali e consonanti.

1. Le vocali.
Le vocali sono i fonemi pi semplici. Per emettere un suono vocalico basta far uscire dalla bocca laria dei polmoni senza frapporre alcun ostacolo ma solo modificando la posizione della mandibola, della lingua e delle labbra. In base alla posizione della lingua, le vocali possono essere disposte nel cosidetto triangolo vocalico e si distinguono in:

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Dimensione orizzontale: 1) anteriori o palatali: i, e. 2) posteriori o velari: u, o. 3) centrali: a, . Dimensione verticale: a) basse: a. b) medie: e, , o. c) alte: i, u.

i (y) e a o

2. Le consonanti.
Le consonanti sono suoni che possono essere pronunciati solo insieme ad una vocale. In albanese, infatti, b, c, , d ecc. si leggono b, c, , d ecc. Il suono consonantico viene prodotto attraverso una parziale o totale chiusura della bocca e attraverso i movimenti degli altri organi fonatori (lingua, labbra, velo palatino, ugola). In pratica la variet di suoni delle consonanti si ottiene attraverso lazione combinata di tre fattori che modificano larticolazione del suono: il modo; il luogo; il grado.

Secondo il modo di articolazione le consonanti si distinguono in: - occlusive o esplosive: k, g, q, gj, , xh, c, x, t, d, p, b sono dette cos perch, per essere prodotte, laria che proviene dai polmoni deve incontrare, in un punto del canale vocale, un ostacolo al suo flusso, di breve durata ma completo, per poi essere espulsa in modo esplosivo. - continue: sono definite cos le consonanti che possono essere pronunciate con un suono di lunghezza variabile, poich non si ha interruzione del flusso daria n unocclusione completa del canale vocale. Si distinguono in: o o o fricative: h, ll, hj, j, sh, zh, s, z, th, dh, f, v. liquide: l, r, rr. nasali: n, nj, m.

Secondo il luogo di articolazione ovvero la parte anatomica del canale vocale maggiormente coinvolta nella pronuncia, le consonanti si dividono come evidenziato nella tabella seguente.

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Palatoalveolari Alveodentali Apicodentali Postdentali Labiodentali

Velari

Uvulari

Palatali

Bilabiali

Occlusive Fricative

sorde sonore sorde sonore laterali

k g h ll

q gj hj j

xh sh zh

Liquide Nasali

polivibranti monovibranti

c x s z l rr r

t d th dh f v

p b

nj

Secondo il grado di articolazione, cio la risonanza che hanno, le consonanti si dividono in: - sorde: c, , f, h, hj, k, p, q, s, sh, t, th che sono costituite da semplici rumori e che quindi vengono pronunciate senza la vibrazione delle corde vocali. - sonore: b, d, dh, g, gj, j, l, ll, m, n, nj, r, rr, v, x, xh, z, zh che sono pronunciate con la vibrazione delle corde vocali.

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LALFABETO

I suoni che un essere umano pu riuscire a produrre attraverso il suo apparato fonatorio sono circa un centinaio, ma in genere una lingua ne utilizza meno della met: litaliano, ad esempio, una trentina, mantre lalbanese pi di trentacinque. I suoni articolati che vengono utilizzati in una lingua e che contribuiscono a formare le unit superiori della lingua stessa (morfemi, parole, frasi, periodi, ecc.) si chiamano fonemi. Suono e fonema in realt esprimono due concetti diversi, intendendosi per fonema soltanto il suono inserito nella struttura di una lingua. Comunemente, per, tali termini sono utilizzati come sinonimi. La lingua scritta ha bisogno di simboli grafici per rendere visibili i fonemi che sono percepiti con ludito. Tali segni grafici sono le lettere o grafemi che costituiscono lalfabeto. La storia della scrittura inizia nella preistoria con i graffiti con i quali gli uomini primitivi descrivevano le lore cacce o le guerre o momenti di vita. Tale scrittura viene definita pittografica, poich fatta di disegni e di pitture che descrivono le cose viste, non quelle udite come fanno le scritture sillabiche, consonantiche o alfabetiche. Si pass poi allutilizzo di figure che non indicavano pi soltanto ci che rappresentavano, ma, attraverso stilizzazioni e schematizzazioni assumevano la funzione di segni simbolici ai quali potevano essere attribuiti vari significati: tali erano gli ideogrammi, cosidetti perch ogni figura stilizzata non era pi la raffigurazione di un oggetto, ma il simbolo delloggetto o unidea astratta che a quelloggetto era in qualche modo legata. La scrittura ideografica pi conosciuta quella geroglifica degli antichi Egizi. Si deve ai Fenici, nel II millennio a.C., linvenzione di una scrittura che attribuiva un segno grafico ad ogni consonante che costituiva una parola e che, per, trascurava le vocali. Tale sistema di scrittura fu poi perfezionato dai Greci che integrarono linsieme dei segni consonantici dei Fenici con laggiunta di altri segni per le vocali. Finalmente, ogni segno scritto (lettera o grafema) corrispondeva a un suono della lingua e ogni fonema, in maniera pi o meno approssimativa, poteva essere trascritto. Era nato cos lalfabeto. La storia dellalfabeto albanese abbastanza lunga e complessa e giunge alla sua ultima e definitiva (almeno fino ad oggi) tappa solo nel 1908, quando a Monastir, in Macedonia, dal 14 al 22 novembre, in un congresso tematico, si diede vita allattuale alfabeto albanese composto da trentasei lettere. un alfabeto che utilizza le lettere latine, ricorrendo ad alcuni digrammi per rappresentare i suoni che in latino non sono presenti. Inoltre, rende alcuni suoni in maniera a volte imprevedibile per chi conosce soltanto lalfabeto latino. il caso, ad esempio, della lettera x che rende il suono della z dolce italiana; della xh che corrisponde alla g dolce italiana in giro, giardino; della zh che si pronuncia come la j francese nella parola jour (giorno); della q che ha un suono occlusivo palatale sordo simile al digramma italiano ch seguito dalla i come nelle parole chiesa, chiodo, chiuso. A parte questi caratteristiche originali, lattuale alfabeto albanese rappresenta, finalmente, il mezzo unitario con il quale gli albanesi nel mondo, siano essi

13 Schipetari, Kosovari, Macedoni, Arbresh o Arvanit, possono scrivere ognuno la propria lingua e comunicare tra loro senza aggiungere alle difficolt dovute alle differenze delle parlate locali anche linutile ostacolo di segni grafici eterogenei. Prima del 1908, tutti gli scritti che attestano lalbanese dei secc. XV-XVII non solo presentano una grafia diversa da quella attuale, ma sono vergati in sistemi alfabetici tra loro diversi, anche quando i rispettivi autori vissero nella medesima epoca o provenivano dalla medesima area geografica1. A Piana degli Albanesi, solo per citare alcuni illustri esempi, Demetrio Camarda, per scrivere in arbresh nell800, utilizz per un certo periodo lalfabeto greco, mentre Giuseppe Schir, attraverso vari passaggi, giunse allinizio del secolo scorso, a far uso di un alfabeto su base latina che era ancora in uso negli scritti arbresh prodotti dallEparchia di Piana degli Albanesi fino a qualche anno fa, fino a quando, cio, era in vita Papas Gjergji Schir.

1. Lettere.
La presenza, nella lingua di Piana degli Albanesi e Santa Cristina Gela, del suono fricativo palatale sordo che non presente nellalbanese standard ha imposto la creazione del digramma hj cui si d la dignit di consonante al pari degli altri digrammi presenti nellalfabeto di Monastir e del quale tratteremo pi avanti. Lalfabeto arbresh, quindi, ha 37 lettere (30 consonanti e 7 vocali), una in pi di quello albanese: Minuscole:

a, b, c, , d, dh, e, , f, g, gj, h, hj, i, j, k, l, ll, m, n, nj, o, p, q, r, rr, s, sh, t, th, u, v, x, xh, y, z, zh.
Maiuscole:

A, B, C, , D, Dh, E, , F, G, Gj, H, Hj, I, J, K, L, Ll, M, N, Nj, O, P, Q, R, Rr, S, Sh, T, Th, U, V, X, Xh, Y, Z, Zh


Dei due segni grafici che compongono i digrammi, soltanto il primo diventa maiuscolo.

2. Pronuncia delle lettere dellalfabeto.

VOCALI
Lettera

Suono come a in italiano come e in italiano. suono simile a i in inglese in girl, bird, first. Es.: ngjll-angelo, vr-buco, mm-mamma.

Articolazione vocale bassa aperta vocale media anteriore alabiata, semiaperta vocale centrale media alabiata

G. Schir

a e
1

a e

Cfr. M. Mandal, Giuseppe Schir Opere, Vol. I, 1998, p. XXXVIII.

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i o u y
come i in italiano. come o in italiano. come u in italiano. nella lingua arbreshe ha lo stesso suono della i. Viene mantenuta per questioni etimologiche e per esigenze di uniformit grafica con la lingua shqipe.
Suono

vocale anteriore alta non arrotondata vocale media posteriore labiata semiaperta vocale posteriore alta arrotondata

i o u y, i

CONSONANTI
Lettera AFI* Articolazione G. Schir

b c d dh f g gj h hj j k l ll m n nj p q r rr s sh t th v x xh

come b in italiano come zz dellitaliano in pizza, o z in nazione. Es.: cop-pezzo, cimb-pizzico, i citur-sazio. come c dellitaliano in cera, ciliegia, cece. Es.: mae-gatta, el-accendo, anj-rompo. come d in italiano come th in inglese in that, this, father. Es.: dhe-terreno, dhi-capra, dhomat-fascio. come f in italiano. come g in italiano in gara, gusto o come gh in ghiro. Es.: gur-pietra, grshr-forbici, geg-ghego suono simile a ghi in italiano in ghianda. Es.: gjegjem-sento, gjak-sangue, gjum-sonno. suono aspirato come h dellinglese in hand, hall. Es.: ha-mangio, hi-cenere, hon-dirupo. suono aspirato come h dellinglese in humor, hew. Es.: hje-ombra, hjivull-languore, hjedh-lanciare, hjim-discesa. come i in italiano nelle parole ieri, aiuola. Es.: jam-sono, jav-settimana, ju-voi, jo-no. come c in italiano in casa, cuore o come ch in qualche, fuochi. Es.: kam-ho, ke-hai, kil-chilo, koll-tosse, kudh-pentola come l in italiano. una consonante sonora prodotta ponendo la lingua sull'ugola. Es.: moll-mela, ulli-oliva, i rrall-raro, dielli-il sole come m in italiano. come n in italiano. come gn in italiano in gnomo, ragno, degno. Es.: nj-uno, njoh-conosco, njize-presto. come p in italiano. suono simile a chi in italiano in chiave, chiodo, chiedo. Es.: qasem-mi avvicino, qen-cane, qime-pelo, qelq-bicchiere. come r in italiano in mare, pero, mora. Es.: i ri-nuovo, rr-sabbia, ros-anatra, er-vento. come rr in italiano. Es.: rri-sto, arr-noce, e rreme-bugia, rronj-vivo, rrush-uva, furrforno come s iniziale in italiano in sole, sipario. Es.: sa-quanto, lis-quercia, sumb-bottone. come sc in italiano in scena o sci in sciocco, sciupare. Es.: shes-vendo, shi-pioggia, vishem-mi vesto, shum-molto. come t in italiano. come th in inglese in three, thigh, think. Es.: thes-sacco, thik-coltello, thom-dico. come v in italiano. come z in italiano in zero, zucca. Es.: x-apprendo, nxier-tolgo, xathur-scalzo. come g in italiano in gelo, giro o gi in giacca, giusto. Es.: xhapi-ramarro, xhesh-svesto, xhllon-gonna

[b] [ts] [t ] [d] [] [f] [g] [j] [x] [] [j] [k] [l] [ ] [m] [n] [ ] [p] [c] [r] [rr] [s] [ ] [t] [] [v] [dz] [d ]

occlusiva bilabiale sonora occlusiva alveodentale sorda occlusiva palatoalveolare sorda occlusiva postdentale sonora fricativa apico-dentale sonora fricativa labiodentale sorda occlusiva velare sonora occlusiva palatale sonora fricativa velare sorda fricativa palatale sorda fricativa palatale sonora occlusiva velare sorda liquida alveodentale laterale fricativa uvulare sonora nasale bilabiale nasale dentale nasale palatale occlusiva bilabiale sorda occlusiva palatale sorda liquida alveodentale monovibrante liquida alveodentale polivibrante fricativa alveodentale sorda fricativa palatoalveolare sorda occlusiva postdentale sorda fricativa apico-dentale sorda fricativa labiodentale sonora occlusiva alveodentale sonora occlusiva palatoalveolare sonora

b ts d dh f g gj h hj i, j k l ll m n nj p kj r rr s sh t th v dz dx

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come la s intervocalica in italiano in rosa, base. Es.: miz-mosca, i zi-nero, zonj-signora, zmr-cuore. come j francese in jour, je. zh Es.: gozhd-chiodo, grazhd-stalla. *Alfabeto Fonetico Internazionale.

[z] [ ]

fricativa alveodentale sonora fricativa palatoalveolare sonora

z x

Come si evince dalla tabella precedente alcuni suoni consonantici sono rappresentati da digrammi: dh, gj, hj, ll, nj, rr, sh, th, xh, zh. Le lettere dellalfabeto rappresentate da un solo segno si chiamano semplici, mentre quelle rappresentate da due segni si chiamano composte. In albanese non esistono consonanti doppie ad eccezione della rr che per si considera una lettera a se stante poich la si pu trovare, oltre che nel corpo della parola, anche allinizio ed alla fine: rronj (vivo), jarrura (arrivai), marr (prendo). La ll non va considerata una consonante doppia in quanto, soprattutto nellarbresh, ad essa corrisponde un suono completamente diverso da quello della l. A differenza dellitaliano le consonanti nella lingua arbreshe si leggono sempre alla stessa maniera davanti a qualsiasi vocale. Quindi si pu dire che non esistono suoni che si rappresentano con lettere diverse e che non esistono lettere che rappresentano pi suoni.
Suono italiano ca, che, chi, co, cu cane, amiche, fichi, cosa, cuore cia, ce, ci, cio, ciu ciao, cera, circo, cioccolato, ciurma ga, ghe, ghi, go, gu gara, spighe, ghiro, gola, gufo gia, ge, gi, gio, giu giardino, gelo, giro, giostra, giusto gn lagna, lavagne, segni, ragno, ognuno gl gutturale giungla, negletto, glicine, globo, glutine gl palatale maglia, raglio, figli s sorda sala, seme, sito, sole, sugo s sonora pausa, mese, crisi, riso, presunto, smettere, crisma sca, sche, schi, sco, scu scala, scheda, fischi, scossa, scudo scia, sce, sci, scio, sciu sciame, scelta, pesci, liscio, sciupare z sorda pinza, calze, sforzi, marzo, zuffa ma anche pizza, pezze, mazzi, mozzo, cazzuola z sonora zaino, zelo, zingaro, zona, zucca AFI k t g d Come si scriverebbe con lalfabeto arbresh ka, ke, ki, ko, ku kane, amike, fiki, kosa, kuore a, e, i, o, u ao, era, irko, okolato, urma ga, ge, gi, go, gu gara, spige, giro, gola, gufo xha, xhe, xhi, xho, xhu xhardino, xhelo, xhiro, xhostra, xhusto nj lanja, lavanje, senji, ranjo, onjuno gl xhungla, negleto, gliine, globo, glutine lj (simile) malja, raljo, filji s sala, seme, sito, sole, sugo z pauza, meze, crizi, rizo, prezunto, zmettere, krizma sk skala, skeda, fiski, skosa, skudo sh shame, shelta, peshi, lisho, shupare c pinca, kalce, sforci, marco, cufa pica, pece, maci, moco, kacuola x xajno, xelo, xingaro, xona, xuka

gl

s z sk

ts

dz

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Lalfabeto arbresh ha quindi pi lettere rispetto allitaliano per due ragioni: 1) Possiede pi suoni: dh, hj, gj, ll, q, th, zh. 2) Ad ogni suono corrisponde una lettera. Quindi, se da una parte pu sembrare pi difficile da imparare per labbondanza di segni grafici, dallaltra non necessita di regole particolari da seguire nella pronuncia delle consonanti, poich una volta imparato il suono cui corrisponde una lettera, esso rester sempre lo stesso davanti ad ogni vocale e ad ogni consonante. Mentre, facendo riferimento alla tabella precedente, ad esempio, la lettera g in italiano cambia di suono ben cinque volte: 1) ga, go, gu; 2) ge, gi; 3) gna, gne, gni, gno, gnu; 4) gli (di aglio); 5) gli (di glicine, glicogeno); e la lettera s tre volte: 1) sala; 2) sbaglio; 3) sciame. Semplificando si pu dire che lalfabeto italiano un sistema di scrittura imperfetto non riuscendo a realizzare, come fa lalfabeto arbresh/albanese, una perfetta corrispondenza tra fonemi e grafemi, cio tra suoni e lettere. In altre lingue, come ad esempio il francese e linglese, tali divergenze tra fonemi e grafemi sono ancora pi marcate. Per ovviare a queste mancanze degli alfabeti tradizionali, i linguisti hanno creato gli alfabeti fonetici che sono degli strumenti scientifici convenzionali nei quali ogni singolo segno rappresenta sempre e soltanto un singolo suono o fonema. Tra gli alfabeti fonetici, il pi diffuso quello elaborato dallAssociation Phontique Internationale.

3. Particolarit della pronuncia e dellortografia delle vocali.


1) Le vocali A, E ed O non presentano rilevanti peculiarit di pronuncia n problemi ortografici, almeno per quanto riguarda i limiti didattici e gli obiettivi che la presente grammatica si prefigge. Si rimanda a testi specialistici di linguistica e glottologia albanese per ulteriori approfondimenti. 2) La vocale pone invece qualche problema soprattutto perch in talune posizioni allinterno o alla fine della parola la sua pronuncia spesso pu risultare poco avvertibile. Va ricordato che nella letteratura arbreshe, a seconda della pronuncia, la veniva resa con grafemi diversi (, ae, a). La vocale pu essere accentata o atona. a) La non accentata. Dai linguisti considerata una vocale mobile, instabile. Nella lingua parlata infatti ci ha comportato alcune modificazioni del suo suono. Quando si trova in fine di parola e due sillabe dopo laccento scompare del tutto sia nella pronuncia che nella scrittura: uthull() (aceto), flutur() (farfalla), bukur() (bello). Quando in fine di parola nella sillaba successiva a quella tonica si sente debolmente: buk (pane), vajz (ragazza), jav (settimana), ver (vino), ecc. La sua presenza ha per un ruolo sia grammaticale che fonetico.

17 Grammaticalmente la finale non accentata il marcatore grammaticale del genere femminile, dit (giorno), an (lato), sumb (bottone), sheg (melograno) e del plurale, nj arbresh (un arbresh) dy arbresh (due arbresh) - nj gur (una pietra) dy gur (due pietre). Dal punto di vista fonetico abbiamo accennato al fatto che le consonanti sonore in fine di parola tendono ad essere pronunciate come le corrispondenti sorde. Ci non avviene quando la consonante sonora seguita da una . Per cui i lig (cattivo) si pronuncer i lik, ma il femminile e lig (cattiva) manterr il suono g, dal momento che in questultimo caso la g non finale; bij (figli) si pronuncer bihj, mentre bij (figlia) rester col suono palatale sonoro e si legger come si scrive. Cos al singolare dhmb (dente) si dir dhmp, mentre al plurale dhmb (denti) manterr il suono b: nj dhmp dy dhmb. Quando nellultima sillaba ma seguita da una consonante la si pronuncia chiaramente: dimbr (inverno), i vogl (piccolo), zmr (cuore), i lodht (stanco), ecc. Ma pur in questa posizione la non si pronuncia e non si scrive nei seguenti casi: Nella declinazione dei nomi in -l, -r, -rr. i vogl (piccolo) i t voglit (del piccolo) mjeshtr (maestro) mjeshtri (il maestro) mjekrr (barba) mjekrra (la barba). Nella declinazione degli aggettivi con il suffisso -m o -shm. i mesm (medio) t mesmit (al medio) i vetm (solo, unico) i vetmi (il solo, lunico) i prposhm (inferiore) e prposhme (la inferiore) i djeshm (di ieri) i djeshmi (quello di ieri). Mentre viene mantenuta nella declinazione dei nomi che escono in -z: mnz (mora) mnza (la mora) mjerz (poverina) mjerza (la poverina) njerz (uomini, persone) njerzit (gli uomini, le persone) Quando si trova prima dellaccento, nella lingua parlata pu subire delle trasformazioni in altro suono vocalico: i; u; -. Es.: lknka liknka (salsiccia) - lviz liviz (muovere) - brrul burrul (gomito) krrus kurrus (curvare) - shrbenj shurbenj (lavorare, servire) - trmbsar trmbsar (pauroso, timoroso) - tats tats (pronuncia: tac) (a pap) ecc. Ortograficamente queste parole mantengono la grafia con la . b) La accentata. Quando accentata la pronuncia della si avverte pi distintamente. 3) Non vi sono differenze con litaliano n per quanto riguarda la grafia n per la pronuncia dei dittonghi, eccezion fatta per il suono I. Semplificando si pu dire che quando il suono i, in combinazione con altre vocali, atono, assume il valore di semivocale e si rende con la lettera j.
Di/ trittongo Es. in italiano Traslitterazione in arbresh Es. in arbresh

18 ai ei oi iu ia ie io laico, faida eiezione coibentare fiume, piuma fiato, piano ieri, miele pioggia, ione lajko, fajda ejecione kojbentare fjume, pjuma fjato, pjano jeri, mjele pjoxha, jone haja (mangiavo), gruaja (la donna) dejti (il mare), i shtrejt (caro) kujtojme (ricordamelo), shkoja (passavo) ju (voi), juve (a voi) fjal (parola), djal (ragazzo) rrjedh (corro), t vjela (vendemmia) jona (la nostra), jo (no), mbjodha (raccolsi)

N.B.: anche in combinazione con altre vocali il suono vocalico i mantiene il grafema i nei seguenti casi: 1) Quando vi cade laccento tonico e quindi non forma un dittongo: shpa (la casa), delli (il sole), dha (la capra), a (egli, quello), mu (il topo), nxier (tolgo) ecc. 2) Quando, pur seguendo una vocale tonica, si trova in finale di parola: moi (il mese), jatroi (il medico), kroi (la fonte), lei! (lasciali!), zei! (prendili!), hai! (mangiali!). 3) Quando, pur non ricadendo nei casi precedenti, la grafia in j modificherebbe il suono della consonante che la precede. Ci si verifica nel caso in cui il suono i atono segue la lettera n. Quindi si scriver e hnia (lunedi), e shtunia (sabato) ecc. In passato si preferiva interporre tra la lettera n ed il suono i la vocale : e hnja, e shtunja. Questo stratagemma va considerato oggi fuori dalle regole ortografiche. 4) Nella forma indeterminata dei casi obliqui dei nomi femminili in -g: lug (cucchiaio) lugie, sheg (melograno) shegie 5) Nelle parole di origine latina o straniera: version, nocion, italian, ecc.

4. Particolarit della pronuncia e dellortografia delle consonanti.


1) Pronunzia delle consonanti sonore: b, d, dh, g, gj, v, x, xh, z, zh. Differentemente dalla lingua albanese, in arbresh le consonanti sonore si pronunciano come la corrispondente sorda in due casi: In finale di parola. Grafia b p dhmb (dente), humb (sprofondare), cimb (pizzico), elb (orzo), glmb (spina), thelb (spicchio) d t njmend (pocanzi), argjnd (argento), fund (fondo, culo), mnd (v. potere), vend (luogo) dh th lidh (legare), i madh (grande), zgledh (leggere), lodh (stancare) , rrjedh (correre) g k lng (sugo), shteg (sentiero), zog (pulcino), djeg (bruciare), lag (bagnare, i lig (cattivo) gj q gjegj! (senti!), qengj (agnello), rregj (re), zogj (pulcini), u dogj (si bruci), t ligj Pronuncia dhmp, hump, cimp, elp, glmp, thelp

njment, argjnt, funt, mnt, vent lith, i madh, zgleth, loth, rrjeth lnk, shtek, zok, djek, lak, i lik, gjeq, qenq, rreq, zoq, u doq, t liq

19 (cattivi) aj (morso), vaj (olio), muaj (mese), vej (andava), rrij (stava), rroj (viveva), vuj (metteva), meshkuj (maschi) uthull (aceto), qell (portare), mbiell (seminare), mbyll (chiudere), miell (farina), petull (focaccia), fill (filo) gaz (risata), brez (cintura), dhez (accendere), kurriz (schiena), loz (giocare), mbraz (svuotare)

hj

ll

ahj, vahj, muahj, vehj, rrihj, rrohj, vuhj, meshkuhj uthuh, qeh, mbieh, mbyh, mieh, petuh, fih gas, bres, dhes, kurris, los, mbras

Quando precedono unaltra consonante sorda. Fa eccezione la j che, assumendo la funzione di semivocale, mantiene il suo suono. Grafia t humbtit (la profondit), t kalbta (marcite) i njqindt (centesimo), i argjndt (argenteo) t lodhtit (la stanchezza), ardht (venga), t madht (la superbia) t ligt (il male), t lagta (bagnate) gjegjshim (che ci sentiamo), t ligjt (i cattivi), zogjt (i pulcini) t rrallta (rare) t mbraztit (il vuoto) Pronuncia t humptit, t kalpta

i njqinti, i argjnt t lothtit, artht, t matht t likt, t lakta gjeqshim, t liqt, zoqt t rrahta t mbrastit

Dal momento che la pronuncia sonora non costituisce un errore e per non ingenerare degli equivoci di natura semantica o etimologica si preferisce mantenere nella grafia la consonante sonora. Nella letteratura arbreshe e negli scritti religiosi, tuttavia, viene quasi sempre riportata la grafia che riproduce la pronuncia: i math, i lik, rreq, zoqt ecc.. 2) La consonante g. In alcune parole della parlata di Piana degli Albanesi e Santa Cristina Gela la g assume le caratteristiche di una fricativa velare sonora simile alla ll che, per, una fricativa uvulare. La maggior parte di queste parole sono di origine siciliana o italiana. Graficamente alcuni autori esprimono questo suono creando il digramma gh. Nella moderna letteratura arbreshe questo digramma non viene usato soprattutto per questioni etimologiche e per la doverosa ricerca di una uniformit ortografica con le altre parlate arbreshe e con la lingua albanese. Lo si ritrova soprattutto negli scritti che riportano il linguaggio vernacolare (poesie popolari, testi teatrali), in particolare nei vocaboli di origine siciliana.

20 Parole di orgine arbreshe: Grafia gzim (gioia), gajdhur (asino) grish (invitare) pagzim (battesimo) pagzonj (battezzare) rrug (strada), ecc. Parole di origine siciliana, italiana o straniera: Grafia garazh, gurg, gum, gust, guant, guaj, grnk, granfar fugur, fugatjar magare, ecc. Pronuncia gharazh, ghurgh, ghum, ghust, ghuant, ghuaj, ghrnk, ghranfar fughur, fughatjar maghare Pronuncia ghzim ghajdhur ghrish paghzim paghzonj rrugh

3) La lettera hj. Questa lettera costituisce lunica differenza grafica tra lalfabeto arbresh e quello albanese. C chi nega la legittimit di tale aggiunta portando come motivazione il fatto che gi nellalfabeto di Monastir sono presenti le lettere h e j che costituiscono tale digramma e che lunione di queste due lettere gi renderebbe il suono fricativo palatale sordo. Non volendo entrare in disquisizioni linguistiche (sulla reale corrispondenza tra il suono eventualmente derivante da h + j e quello, tipicamente arbresh, rappresentato dal digramma hj) che andrebbero ben oltre le competenze di chi ha formulato la presente grammatica, ci si limita in tale contesto a giustificare linserimento della hj nellalfabeto proposto con tre motivazioni: a) la volont di non cadere nella tentazione di riscrivere regole ormai accettate e validate, se non altro, dalla consuetudine. La lettera hj gi stata inserita nellalfabeto arbresh in altre pubblicazioni a finalit didattiche pubblicate a Piana degli Albanesi (Udhtimi); b) in albanese (shqip) la semivocale j non si trova mai in fine di parola dopo una consonante. Il segno grafico j finale lo si trova solo nei digrammi gj e nj o dopo una vocale. In arbresh, invece, seppur in rare parole, il suono corrispondente al digramma hj pu essere finale, ad esempio, nelle parole amahj (battaglia), ehj (affilare), rahj (colle); c) affermando che la hj in realt lunione di due lettere gi esistenti, si potrebbe dire la stessa cosa per la gj (g + j) e per la q (k + j). 4) La pronuncia della j. Abbiamo gi detto che la j in finale di parola assume il suono sordo della hj. Ci si verifica in genere nei seguenti casi:

21 Nella terza persona singolare dellimperfetto indicativo attivo e riflessivo/mediopassivo: Es.: mbaj/mbahej (teneva/si teneva), laj/lahej (lavava/si lavava), vej/vehej (andava/si andava), lyej/lyhej (ungeva/si ungeva), lj/lhej (lasciava/si lasciava), zj/zhej (prendeva/si prendeva), vij/vihej (veniva/si veniva), shkoj/shkonej (passava/si passava), shpoj/shponej (pungeva/si pungeva), vuj/vuhej (metteva/si metteva) mbahj/mbahehj, lahj/lahehj, vehj/vehehj, lyehj/lyhehj, lhj/lhehj, zhj/zhehj, vihj/vihehj, shkohj/shkonehj, shpohj/shponehj, vuhj/vuhehj. Nel plurale di alcuni nomi maschili: Es.: bij (figli), fij (fili), kunguj (zucche), meshkuj (maschi) bihj, fihj, kunguhj, meshkuhj. Negli aggettivi e nei pronomi possessivi di terza persona singolare: Es.: i tij (suo, di lui), i saj (suo, di lei), tij, atij, asaj ecc. i tihj, i sahj, tihj, atihj, asahj ecc. 5) La consonante Rr. La rr lunico suono doppio dellalfabeto arbresh. Rappresenta sia un fonema che una consonante dal momento che in albanese si pu trovare allinizio, nel corpo ed in fine di parola. Rr iniziale: rronj (vivo), rri (sto), rrfienj (racconto), rrenj (radice), rrot (ruota), ecc. Rr nel corpo della parola: arr (noce), jarrnj (arrivo), brrul (gomito), harronj (dimentico), ecc. Rr in fine di parola: derr (maiale), korr (mieto), morr (pidocchio), vjehrr (suocero), zjarr (fuoco), ecc.

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LE SILLABE
La divisione in sillabe delle parole arbreshe abbastanza semplice ma differisce dallitaliano per la presenza di alcuni gruppi consonantici, mb, nd, ng, ngj, nx, ft, fsh che nella divisione sillabica non si scompongono. Per semplificare si pu dire che in albanese tutti i gruppi consonantici che possono ritrovarsi anche ad inizio di parola non si separano nella divisione in sillabe. Basta ricordare che: - una consonante che si trova tra due vocali forma sillaba con la vocale che la segue. Es.: v-ra (il buco), rro-dha (corsi), ku-dhi (la pentola), m-ma (la mamma), be-sa (la fede), la-he-sha (mi lavavo). - un gruppo di consonanti che si trova tra due vocali fa sillaba con la vocale che lo segue a condizione che sia un gruppo consonantico che pu stare anche ad inizio di parola. Es.: kri-mbi ( il verme), ba-shk (insieme), hu-nd (naso), klo-ft (sia), ka-fsh (animale), h-nx (luna), spr-nx (speranza), lla-psa-n (rapa selvatica) ecc. - quando due consonanti consecutive non si ritrovano mai ad inizio di parola, la prima fa parte della sillaba precedente, la seconda della seguente. Es.: e prm-tja (venerdi), shej-t (santo), son-te (stasera), van-te-re (grembiule), i maj-m (grasso), ab-si-d (abside). - se in una parola sono presenti due vocali consecutive la prima fa parte della sillaba precedente, la seconda della seguente. Bisogna ricordare che la j da considerare una consonante. Es.: hu-anj (prestare), gru-a (donna), ja-tro-i (il medico), du-ak (bisaccia). - le parole composte si sillabano secondo i loro elementi costitutivi. Es.: mos-gj (niente), mos-nje-ri (nessuno), pr-di-ta (quotidianamente), pr-ja-sht (fuori, in campagna).

LACCENTO
Nella lingua arbreshe laccento tonico pu cadere su qualsiasi sillaba della parola. Le parole plurisillabe sono per la maggior parte piane. Le sdrucciole o le bisdrucciole si ritrovano nella flessione di alcuni nomi o nella coniugazione dei verbi. Quindi, come in italiano, in base alla posizione dellaccento le parole si distingueranno in: tronche, con laccento sullultima: fol (nido), kushr (cugino), kujt! (ricorda!), grdh (granello), ecc. piane, con laccento sulla penultima: lle (fiore), lp (mucca), brr (uomo), qndrva (rimasi), ecc.

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sdrucciole, con laccento sulla terzultima: thulla (laceto), kngulli (la zucca), zgjnesha (mi svegliavo), brravet (agli uomini), ecc. bisdrucciole, con laccento sulla quartultima: flturavet (alle farfalle), kmbullavet (alle prugne), t bkuravet (alle belle), ecc. Nella lingua scritta non si usa laccento grafico.

ELISIONE E TRONCAMENTO
Per elisione si intende la perdita della vocale finale di una parola davanti ad unaltra parola che inizi per vocale. Nella lingua arbreshe lelisione poco frequente e si limita alla caduta della in due casi: 1) nelle forme pronominali m e t quando si incontrano con le forme pronominali brevi i ed e e con la particella u del medio-passivo: te thash (te lo dissi), me prure (me lhai portato), ti drgova (te li ho mandati), mi dha (me li diede), mu duk i mir (mi sembr buono), tu a makina (ti si guast la macchina). 2) nella particella t del congiuntivo, del condizionale e del futuro quando sincontra con le forme pronominali brevi i, e, ia, ju, jue: ka te shohsh (lo vedrai), ki ti veja (sarei dovuto andarci), dua tju flas (voglio parlarvi), deja tjue thshja (volevo dirvelo). 3) nelle persone del verbo jam (essere) che terminano in vocale e che costituiscono la forma progressiva di un verbo (che in italiano si esprime con il verbo stare + il gerundio): jane ven (stanno andando), jine shrbeni (state lavorando), jeme hyjm (stiamo entrando), ishe haja (stavo mangiando), ishe dilje (stavi uscendo). 4) nelle persone dei verbi rri (stare), vete (andare), vinj (venire), ecc. che terminano per vocale quando assumono il significato di svolgere unazione prolungandola nel tempo: rrine bjn? (che stanno a fare?), rrine vrreni (state a guardare), rrime e presjm (stiamo ad aspettarlo), vete ha (vado a mangiare), vate u shkrua (and ad iscriversi), jerdhe u fal (venne a salutare), vine bni? (che venite a fare?). Il troncamento indica la perdita di vocale o di unintera sillaba finale di parola. In italiano il troncamento non si indica con alcun segno (es.: ben fatto, nobil uomo, fin quando ecc.). Nella lingua arbreshe letteraria il troncamento raro. Si suole indicare, nei casi in cui si verifica, con lapostrofo: 1) in alcune forme verbali servili o fraseologiche: vje m rar < vjen m rar (vuol dire), ki t zgjoneshim < kishm t zgjoneshim (avremmo dovuto svegliarci), do bni? < doni t bni?(cosa volete fare?), pat t jikjn < patn t jikjn (dovettero fuggire), dej veja < deja t veja (volevo andare), dej hajn < dejn t hajn (volevano mangiare), ishe lajn < ishn e lajn (stavano lavando). 2) in alcuni epiteti di riguardo che precedono il nome proprio di persona e che corrispondono approssimativamente al siciliano ziu, zia, zi. La loro derivazione dai nomi vova (sorella maggiore) e lala (fratello maggiore): vo Marieja, la Gjergji.

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I SEGNI DI INTERPUNZIONE E I SEGNI GRAFICI


Non differiscono dallitaliano. I segni di interpunzione sono: il punto ( . ) il punto interrogativo ( ? ) il punto esclamativo ( ! ) i puntini di sospensione ( ) la virgola ( , ) il punto e virgola ( ; ) i due punti ( : ). I segni grafici sono: il trattino ( - ) le virgolette ( ) la parentesi tonda ( ) o quadra [ ] lasterisco ( * ).
Vale la pena di ricordare le funzioni ed il corretto uso della punteggiatura: I segni di interpunzione La virgola segna brevissime pause tra gli elementi di una proposizione e tra le proposizioni di un periodo e d loro rilievo espressivo. Rappresenta la pi lieve variazione tonale nellambito della proposizione e del periodo. Va posta: 1) nella proposizione: - tra termine e termine di una enumerazione quando questi non sono uniti da una congiunzione. Es.: Simjet te dheu jim kam mbjedhur krshi, dardha, moll e fiq (quastanno nel mio terreno ho raccolto ciliegie, pere, mele e fichi). - davanti alle congiunzioni por, megjithse, ndrsa (ma, sebbene, mentre). Es.: Flipi ng isht i qosm, por ka zmrn dejt (Filippo non ricco, ma ha il cuore grande come il mare). - dopo un vocativo, se esso allinizio di proposizione; prima e dopo, se si trova nel contesto. Es.: Tata, dua vinj me tij! (Pap, voglio venire con te!). - prima e dopo unapposizione composta da pi parole: Es.: Papa Gjergji, burr i mir, shrbeu shum pr Horn (Papas Giorgio, uomo buono, lavor molto per Piana). - prima e dopo gli incisi. Es.: U ng ndlgonj, n ka thom t ftetjen, si mnd te durosh (Io non capisco, se devo dire il vero, come tu possa sopportarlo). - nelle date delle lettere, o di altri scritti, dopo il nome del luogo da cui si scrive. Es.: Palerm, 17 gusht 2004. - dopo avverbi o particelle con funzione assertiva o negativa. Es.: j, the mir (S, dicesti bene). Jo, ng u ka par (No, non si visto). Mir, mir, i flasjm (Bene, bene, ne parliamo). 2) nel periodo: - tra proposizioni che indicano azioni successive. Es.: Hyri te shpia, ng pa njeri, thrriti, krkoi e pra vate (Entr in casa, non vide nessuno, chiam, cerc e poi se ne and. - dopo una proposizione subordinata che precede la principale. Es.: Sa t sosj njize, shrbeu edhe natn (per finire presto, lavor anche di notte). Il punto e virgola indica una pausa di senso leggermente pi lunga rispetto alla virgola ed una pi spiccata mutazione di voce. - segna il distacco tra due elementi di uno stesso periodo, tra due pensieri che vertono sullo stesso argomento. Es.: Ishn shum djem te festa; ca vijn ka Palerma (cerano molti ragazzi alla festa; alcuni venivano da Palermo). - separa proposizioni con contenuto contrastante. Si pone prima della congiunzione avversativa. Es.: Rrodhi sa t e ndihj; por ai kish jikur (corse per aiutarlo; ma lui era fuggito). I due punti introducono parole o frasi che sono la spiegazione dei pensieri espressi nella proposizione precedente. Si pongono quindi tra proposizioni di uno stesso periodo. Dopo i due punti la parola che segue inizia con la lettera minuscola, a meno che non si tratti di parole riportate: in questo caso dopo i due punti vano poste le virgolette cui segue la lettera maiuscola. Es.: Vrreheshin te fixha: mosnjeri dij kish thshj (si guardavano in faccia: nessuno sapeva cosa dire). Kjo gramatik ndahet te tri pjes: fonologji, morfologji e sintaks (questa grammatica si divide in tre parti: fonologia, morfologia e sintassi. I pyejti: Kush je ti? (gli chiese: Chi sei tu?).

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Il punto indica una pausa pi lunga della voce perch chiude un pensiero svolto nella proposizione precedente. Dopo il punto la parola successiva inizia con la lettera maiuscola. Si va a capo quando si passa ad un altro concetto e, nel dialogo, quando parla un interlocutore. Il punto interrogativo indica unintonazione della voce modulata a domanda. Si pone alla fine delle proposizioni interrogative dirette. Il punto esclamativo indica unespressione pronunciata con tono di ammirazione, disappunto, meraviglia, sdegno, dolore o comando. I puntini di sospensione indicano una sospensione del pensiero. Sono tre e si pongono: - quando si lascia una frase incompiuta ma con senso sottinteso; - quando non si vuole esprimere un giudizio che si ritiene inopportuno o imbarazzante; - quando si interrompe il discorso per esitazione, incertezza, confusione, imbarazzo. I segni grafici. Il trattino si usa: - per delimitare un inciso. Es.: gjith na - si kemi thn te kto dit - kemi bes se ai ng i ftes (tutti noi - come abbiamo detto in questi giorni - crediamo che egli non abbia colpa). - nel discorso diretto, solo allinizio, per indicare le battute di un dialogo (si possono usare anche le virgolette). - per collegare due parole esprimenti un unico concetto. Es.: riti bizantino-grek (il rito bizantino-greco). Le virgolette si usano: - allinizio ed alla fine di un discorso diretto, di citazioni, di pensieri di altri riportati nel nostro scritto. Se la citazione lunga e richiede degli a-capo, le virgolette si ripetono ad ogni capoverso. - allinizio ed alla fine di una o pi parole che si vogliano mettere in rilievo. La parentesi tonda si usa per racchiudere parole o frasi che non hanno uno stretto rapporto grammaticale con il resto del discorso: unosservazione, un chiarimento, una precisazione. La parentesi quadra si usa per racchiudere parole che non fanno parte integrale del testo, ma che servono per chiarirlo o per correggerlo. Lasterisco ripetuto tre volte sostituisce un nome che non si vuole citare.

ABBREVIAZIONI E SIGLE
Labbreviazione pu essere costituita da una o pi lettere iniziali della parola ma sempre in maniera tale che non coincida con la divisione sillabica. Si pu abbreviare, oltre che una parola o un gruppo di parole di uso frequente, anche il nome di una persona nota quando seguito dal cognome. Anche le abbreviazioni seguono le stesse regole dellitaliano: 1) dopo labbreviazione si segna sempre un punto: p. sh. = pr shembull (per esempio), etj. = e tjer (eccetera), shek. = shekulli (secolo), Gj. Fishta (Gjergji Fishta) ecc. 2) ma non richiedono il punto le abbreviazioni che indicano una misura: cm = centimetr, km = kilometr, kg = kilogram, l = litr ecc. Le sigle invece sono costituite da lettere maiuscole che indicano le sole iniziali delle parole che compongono il nome di uno stato, di unazienda, di unassociazione, di un ente, di un partito politico ecc. Tra le lettere di una sigla non si pone mai il punto nemmeno quando le lettere si nominano separatamente. Quando una parola inizia con un digramma (dh, sh, th ecc.) entrambi i segni verranno rappresentati nella sigla e tutti e due maiuscoli:

26 RSH = Republika e Shqipris (Repubblica dAlbania), PD = Partia democratico) ecc. Demokratike (Partito

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II. MORFOLOGIA

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GLI ELEMENTI DEL DISCORSO


Abbiamo studiato quali sono i segni che costituiscono le parole della lingua arbreshe, come pronunciarli e come scriverli correttamente. Adesso analizzeremo le varie categorie di parole che unite tra loro permettono di esprimere i nostri pensieri e quali trasformazioni esse subiscono durante il discorso. Secondo la loro funzione, le parole si possono dividere in dieci categorie o parti del discorso, alcune variabili ed altre invariabili. - nome (o sostantivo) - aggettivo variabili - numerale* - pronome - verbo - avverbio - preposizione invariabili - congiunzione - particella - interiezione
kpuc (scarpa), krshi (ciliegia), pel (cavalla), barist (barista), gozhd (chiodo), Ana (Anna) ecc. i bardh (bianco), i but (mite), i ditur (sapiente), i glat (lungo), i urt (saggio), siilljan (siciliano) ecc. nj (uno), pes (cinque), njmbdhjet (undici), dyzet e nj (quarantuno) ecc. u (io), ti (tu), ai (egli), ajo (ella), na (noi), mua (me), e tyrja (la loro), ili? (quale?) ecc. jam (essere), ha (mangiare), krkonj (cercare), nisem (partire), gjegjem (sentire), zienj (bollire) ecc. kurr (mai), dal (piano), mir (bene), sot (oggi), shum (molto), aty (l) ecc. me (con), nga/ka (da), te (in), n (in), mbi (su), pr (per), prpara (davanti a), prapa (dietro a) e (e), o (o), se (che), sa (appena), megjithse (sebbene), edhe (anche) ecc. tue/tuke (del gerundio), u (del pass. rem. e dellimperativo dei verbi medio-pass.), t (del congiuntivo, condizionale ed infinito) mirmbrma (buona sera), ah!, majde (veramente), rroft (viva) ecc.

*Si intende il numerale cardinale, poich il numerale ordinale va considerato appartenente alla categoria grammaticale dellaggettivo.

Dalla tabella precedente si nota che rispetto allitaliano, che ne ha nove, le parti del discorso sono una in pi. Ci perch in albanese il numerale considerato una parte del discorso, mentre in italiano un aggettivo. C da dire che in albanese manca larticolo ma, daltra parte, costituisce parte del discorso la particella. La variazione che si produce nel nome, nellaggettivo, nel numerale e nel pronome si chiama declinazione, in albanese lakim; quella che si produce nel verbo coniugazione, in albanese zgjedhim.

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GLI ELEMENTI DELLA PAROLA


Ciascuna parola costituita da pi elementi: da una parte fondamentale detta radice, alla quale sono unite una o pi lettere che, secondo la loro funzione, vengono definite: desinenza, suffisso, prefisso. La radice la parte base della parola, la parola originaria, invariabile, uguale in pi parole della stessa famiglia, e che contiene il significato fondamentale ma generico, comune a tutte le parole di quella famiglia. La desinenza la parte finale della parola, variabile, che indica la forma, il genere, il numero ed il caso (dei nomi, degli aggettivi e dei pronomi) e il modo, il tempo, la persona, il numero, la coniugazione (dei verbi): mali (la montagna), djalit (al ragazzo), lidha (legai). Il prefisso la particella che viene posta prima della radice di alcune parole e fa corpo unico con essa, formando una parola nuova: papritur (inaspettatamente), mterrt (al buio), prgjegjem (rispondo), analfabet (analfabeta), autoambulanc (autoambulanza), shqep (scucio). Il suffisso la particella composta da una o pi lettere che si aggiunge alla radice di alcune parole e che fa corpo unico con essa, dormando una nuova parola. I suffissi in genere modificano la classe grammaticale della parola formando dalla radice, aggettivi, avverbi, nomi e verbi. 1) Suffissi che formano nomi: mullinar (mugnaio), nxns (discepolo), fshies (scopa), dejtor (marinaio), urdhurat (commissione), dridhm (brivido), portier (portiere), kujtim (ricordo), gorromim (dirupo), asistent (assistente), ndjes (perdono), mnz (mora), miqsi (amicizia), qelbsir (fetore) ecc. 2) Suffissi che servono per formare il genere femminile dei nomi: plak (vecchia), shrbtore (servitrice), bujuresh (nobildonna), ulkonj (lupa). 3) Suffissi che formano aggettivi: katundar (paesano), hntar (lunatico), dmtar (dannoso), mjegullor (nebbioso), mundsor (vittorioso), rregjror (regale), zmrak (coraggioso), i mesm (medio), i trushm (intelligente), indian (indiano), i lagt (bagnato), i ftoht (freddo), ecc. 4) Suffissi che formano verbi: kndonj (canto), shejtronj (santifico), dmtonj (danneggio), lehtsonj (alleggerisco), varrzonj (seppellisco), pluhuros (polverizzo), diganis (friggere), kurorzonj (incorono), konkretizonj (concretizzo). 5) Suffissi che formano avverbi: barkza (bocconi), litisht (in italiano), menatnet (di mattina), pkrahu (accanto), llargu (lontano). Alcune parole si formano aggiungendo alla radice sia un prefisso che un suffisso: zgjeronj (allargo), nglatem (mi allungo), prditshm (quotidiano) ecc.

30 In base alla loro struttura le parole si possono divirere in: primitive, derivate e composte. Le parole primitive sono quelle formate soltanto dalla radice, o dalla radice e dalla desinenza: mal (monte), der (porta), ar (oro), kali (il cavallo). Le parole derivate sono quelle che si formano da unaltra parola con laggiunta di prefissi o suffissi: pr-ar-uam (indorato), lul-ar (fioraio), art-ist (artista), rom-an (romano). Le parole composte sono quelle che derivani dallunione di due parole primitive o derivate. Esistono vari tipi di composizione: 1) nome + nome: mesdit (mezzogiorno), kryederr (testa di porco), faqedrras (faccia di legno). 2) nome + aggettivo: barkmadh (panciuto), kryethat (cocciuto), tatlosh (nonno). 3) nome + verbo: dhetundje (terremoto), dashamir (benevolente).

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IL NOME

Definizione e classificazione.
Il nome la parola che si usa per indicare una persona, un animale, una cosa, unidea, un sentimento, un luogo o, pi in generale, qualsiasi entit animata, inanimata o pensata. Il nome pu essere: 1) concreto o astratto. I nomi concreti indicano persone, animali, cose, fatti, che possono essere visti o toccati o uditi; che possono essere quindi avvertiti da uno o pi organi di senso: krshi (ciliegia), artist (artista), buk (pane), gozhd (chiodo), pat (oca), er (vento), vap (caldo). I nomi astratti designano invece sentimenti, idee, qualit, modi di essere: gzim (gioia), pleqri (vecchiaia), t lodht (stanchezza), durim (pazienza), miqsi (amicizia). 2) comune o proprio. Il nome comune indica una persona, una cosa, un animale senza distinguerli individualmente dalla specie o dal gruppo a cui appartengono: lum (fiume), qen (cane), tryes (tavola), kmb (piede), barist (barista). Il nome proprio indica una sola persona o una sola cosa (citt, regione, stato, monte, fiume, ente, istituzione, periodo storico ecc.) e la distingue da tutte le altre della stessa specie o dello stesso gruppo, in quanto indica il nome che proprio di quella data persona, di quella data citt o regione ecc.: Leka (Luca), Murtilat (S. Giuseppe Jato), Madoniet (Le Madonie), Bashkia e Hors (Il Comune di Piana), Kumeta (La Kumeta), Ansambli i Teatrit Arbresh (La Compagnia di Teatro Arbresh), Gazeta e Sportit (La Gazzetta dello Sport), Kongresi i Kardiologjis (Il Congresso di Cardiologia). 3) numerabile o non numerabile. Il nome numerabile quando indica persone, cose, animali ecc. che si possono contare: nj pul (una gallina), dy dardha (due pere), pes burra (cinque uomini), dy glishtra (due dita), katr libre (quattro libri). non numerabile quando indica quantit indistinte di una certa sostanza o una sostanza indivisibile o una qualit, un sentimento, una situazione: krip (sale), hekur (ferro), miell (farina), miqsi (amicizia). Alcuni nomi numerabili diventano non numerabili quando indicano sostanza o materia: numerabile la parola pul (pollo, gallina) nella frase hngra nj pul

32 (mangiai un pollo) poich si intende la quantit di polli mangiati; ma non numerabile nella frase u ng ha pul (io non mangio pollo) poich si fa riferimento alla sostanza carne di pollo. Oltre a divenire non numerabili, i nomi che indicano una sostanza o una materia, passano al genere neutro: kta pul ng t mir (questo pollo non buono); ata lng ngre p nesr (quel sugo mettilo da parte per domani); gjith kta cukar i vu te kafeu? (tutto questo zucchero metti nel caff?). In alcuni casi i nomi non numerabili divengono numerabili quando esprimono la variet di tipi di quella determinata sostanza. In tali casi larbresh utilizza il plurale collettivo in -ra: verrat (i vini), miellrat (le farine), barrat (le erbe). 4) individuale o collettivo. Il nome individuale designa un'entit singola che pu essere una persona, un animale, una cosa o un concetto, indicandola con il nome proprio o con il nome comune della classe a cui questo appartiene. Questa categoria comprende la maggior parte dei nomi: Franeska, dor (mano), dashuri (amore), hare (gioia), tirk (calza). Il nome collettivo, invece, pur essendo al singolare designa gruppi o insiemi di persone, cose o animali. Quando il nome collettivo in funzione di soggetto, il verbo di solito va al singolare; si potrebbe considerare corretto l'uso del plurale nel solo caso in cui il nome collettivo sia seguito da un complemento di specificazione: luzm (folla), mndr (mandria), tuf (stormo), gjitoni (vicinato), ushtri (esercito). 5) articolato o non articolato. Si definiscono articolati i nomi che sono preceduti dalla particella o articolo di congiunzone i, e, t. Appartengono a questo gruppo: 1) i nomi che esprimono parentela nella forma determinata: i biri (il figlio), i nipi (il nipote), e kunata (la cognata), e emtja (la zia) ecc. 2) gli aggettivi sostantivati: i urti (il saggio), i kuqi (il rosso), t bukurat (le belle), i vapku (il povero), i riu (il nuovo) ecc. 3) i nomi che derivano dal participio passato dei verbi: e veshur (vestito), t ngrnit (il cibo), t folurit (il discorso) ecc. 4) i giorni della settimana: e hnia (lunedi), e martja (martedi), e mrkurja (mercoledi), e injtja (giovedi), e prmtja (venerdi), e shtunia (sabato), e diellja (domenica). Tutti gli altri nomi privi della particella di congiunzione sono non articolati. 6) animato e inanimato. I nomi animati si riferiscono a persone o animali ed appartengono al genere della persona o dellanimale a cui si riferiscono: burr (uomo), vlla (fratello), qen (cane), mae (gatta), milingon (formica) ecc. Alcuni nomi di animale hanno una sola forma, o maschile o femminile, per designare sia il maschio sia la femmina: dhelpr (volpe), papagal (pappagallo), mi (topo), panter (pantera). In questo caso, per specificare il genere, bisogna aggiungere mashkull (maschio) o femr (femmina): nj dhelpr mashkull (una volpe maschio), nj papagal femr (un pappagallo femmina).

33 I nomi inanimati si riferiscono a cose, idee ecc. Il genere dei nomi inanimati non desumibile dalloggetto o dal concetto che essi esprimono e si impara solo con luso della lingua. Frequentemente nomi che in italiano sono maschili, in arbresh sono femminili e viceversa: hund (naso), kmb (piede), gur (pietra), bar (erba), lis (quercia), er (vento). 7) derivato. 8) composto. 9) Infine i nomi si possono suddividere in base al genere, al numero, alla forma e allappartenenza ad una declinazione. Nella lingua arbreshe si hanno: Tre generi: maschile, femminile e neutro. Due numeri: singolare e plurale. Due forme: determinata e indeterminata. Quattro declinazioni.

Il genere
I generi nella lingua arbreshe sono tre: maschile, femminile e neutro. Sono di genere maschile i nomi che si riferiscono a persona di sesso maschile e gli animali maschi. Sono di genere femminile i nomi che si riferiscono a persone di sesso femminile e gli animali femmine. Soltanto luso stabilisce a quale genere appartengono i nomi inanimati, poich il genere del nome non ha alcun legame con la cosa cui si riferisce. Cos, per trattare del solo ambito anatomico, solo in base alluso che syu (locchio), veshi (lorecchio), barku (la pancia) sono maschili, mentre hunda (il naso), llora (lavambraccio), kmba (il piede) sono femminili e ballt (fronte), kryet (capo) sono neutri. In questi casi si tratta di un genere puramente grammaticale o formale, perch ha importanza solo ai fini della grammatica, cio per leventuale concordanza con altre parti del discorso. Nellambito di un discorso, il genere di un nome si pu dedurre dal contesto in cui inserito: dalla presenza di un aggettivo concordato col nome, da un pronome ad esso riferito. Quando un nome, invece, usato da solo, oltre alla pratica delluso e alla consultazione del dizionario, due elementi possono aiutare ad individuarne il genere: la desinenza e il significato. Il genere dei nomi si pu ricavare quasi sempre dalla desinenza che essi prendono nella forma determinata del caso nominativo singolare: - i nomi maschili prendono la desinenza -i o -u: lis-i (la quercia), burr-i (luomo), krah-u (il braccio), laps-i (la matita), dhe-u (il terreno); - i nomi femminili prendono la desinenza -a o -ja: dor-a (la mano), vajz-a (la ragazza), lul-ja (il fiore), trundafil-ja (la rosa), shpi-a (la casa);

34 - i nomi neutri prendono la desinenza -t() o -it: uj-t (lacqua), t jecur-it (il camminare), t zi-t (il nero).

Nota. Fanno eccezione alcuni nomi propri che sono maschili pur avendo la desinenza -a al nominativo singolare determinato e si declinano al femminile: Lek-a (Luca), Kol-a (Nicola) ma anche i nomi comuni tat-a (il pap), lal-a (il fratello maggiore), pap-a (il papa). Gli aggettivi ed i sostantivi che si legano a tali nomi concordano con il genere maschile e non con la declinazione. Per es.: Mas Leka i Orlandit (mastro Luca della famiglia Orlando), Koliqa isht i trash (Nicolino grosso), tata jim (mio padre), papa i ri (il nuovo papa), lala i shpuam (fraseol.: fratello permaloso).

1) Il genere maschile. Sono di genere maschile: - la maggior parte dei nomi che nella forma indeterminata singolare terminano in consonante: rremb (grappolo), vend (luogo), krah (braccio), kopsht (orto), avull (vapore), kallm (canna), plep (pioppo), dhndrr (fidanzato), thes (sacco), mz (puledro) ecc.
Terminano in consonante nella forma indeterminata solo alcune parole femminili sdrucciole nella forma determinata: uthull/uthulla (aceto), flutur/flutura (farfalla) ecc.

- la maggior parte dei nomi che al nominativo ed allaccusativo singolare indeterminati finiscono in -ua: krua (fonte), ftua (melacotogna), thua (unghio), jatrua (medico), prrua (torrente) ecc. - alcuni nomi che terminano con le vocali accentate a, e, , i, u, y: vlla (fratello), dhe (terra), z (voce), mi (topo), hu (palo), sy (occhio) ecc. - pochi nomi che terminano con atona (non accentata): burr (uomo), djal (ragazzo), gjum (sonno), kal (cavallo), lal (fratello maggiore), lm (aia), lum (fiume), pap (papa), tat (pap). 2) Il genere femminile. Sono di genere femminile: - tutti i nomi che terminano con atona (non accentata), ad eccezione dei nomi maschili su riportati: zbor (neve), rr (sabbia), dor (mano), gluh (lingua), klish (chiesa) ecc. - alcuni nomi che terminano in -l, -r: kristl (gramigna), stringl (monile), motr (sorella), dhelpr (volpe). - tutti i nomi che terminano in e atona (non accentata): brrore (basto), dele (pecora), drudhe (briciola), faqe (faccia), lule (fiore), hardhje (lucertola), kalive (capanna), qime (pelo), ecc. - la maggior parte dei nomi che terminano con le vocali accentate i, e, a: shpi (casa), lvdi (lode), dhrosi (ristoro), fulaqi (prigione), krshi (ciliegia), fole (nido), hare (gioia), kallame (stoppia), rra (ascaride). 3) Il genere neutro.

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Sono di genere neutro molti nomi che indicano entit astratte, sostanze, alimenti, parti del corpo. Essi possono essere: - nomi primitivi: ball (fronte), brum (pasta), drith (grano), grosh (legume), gjalp (burro), klmsht (latte), vaj (olio), uj (acqua), lesh (lana), mish (carne), plh (immondizia), qurr (moccio), djers (sudore), ecc. - derivati da aggettivi: t ftoht (freddo), t ngroht (caldo), t lodht (stanchezza), t zi (nero), qosm (ricchezza), ecc. - derivati da verbi: t jikur (fuga), t jecur (camminata), t fol o t folur (parlata, discorso), t glar (somiglianza), t jardhur (venuta), t ngrn (cibo), t zn (inizio), ecc. 4) Cambiamento di genere nel plurale. Nella lingua shqipe i nomi maschili che formano il plurale con la desinenza -e e -ra, al plurale diventano femminili: mal i lart (montagna alta) male t larta (montagne alte). Nella parlata di Piana degli Albanesi questo fenomeno limitato alla sola parola shrbes/shrbise (cosa/cose): nj shrbes i mir (una cosa buona) shrbise t mira (cose buone). Costante invece il cambio di genere dei nomi neutri che al plurale diventano femminili: mish t mir (carne buona), pl. mishra t mira (carni buone).

Il numero Il plurale dei nomi


I modi di formare il plurale dei nomi nella lingua arbreshe sono vari. In generale, il plurale si forma con laggiunta di desinenze. 1) Tra queste le pi diffuse sono: -, -a, -e. singolare gur pietra vesh orecchio dhmb dente artist artista arbresh arbresh singolare dardh pera burr uomo kumbull prugna glmb spina derr maiale plurale gur pietre vesh orecchi dhmb denti artist artisti arbresh arbresh plurale dardha pere burra uomini kumbulla prugne glmba spine derra maiali

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singolare aj morso dm danno gzim gioia vend luogo grusht pugno

plurale aje morsi dme danni gzime gioie vende luoghi grushte pugni

2) Molti plurali si possono formare con le desinenze -nj e -ra. singolare kushri cugino kalli spiga glu ginocchio ftua melacotogna thua unghio singolare prind genitore glisht dito shi pioggia uj acqua mish carne plurale kushrinj cugini kallinj spighe glunj ginocchia ftonj melecotogne thonj o thonje unghia plurale prindra genitori glishtra dita shira piogge ujra acque mishra carni

3) Per alcuni nomi femminili il plurale non differisce dal singolare: singolare shpi casa dit giorno an lato dele pecora lule fiore plurale shpi case dit giorni an lati dele pecore lule fiori

4) Altri nomi formano il plurale subendo una modificazione di suono della radice della parola, che pu riguardare la vocale tonica (in genere lultima), lultima consonante o entrambe, ed in alcuni casi prendono anche una desinenza: Modificazione del suono Metafonia vocalica Singolare dash ariete kunat cognato Metafonia vocalica + palatalizzazione plak vecchio della consonante finale mashkull maschio djall diavolo Palatalizzazione mik amico della consonante finale krushk parente Plurale desh arieti kunet cognati pleq vecchi meshkuj maschi djej diavoli miq amici krushq parenti

37 kungull zucca dushk frasca disk disco kunguj zucche dushqe frasche disqe dischi

Palatalizzazione della consonante finale + suffisso -e

5) Plurali irregolari: - Maschili: Singolare ka bue kal cavallo djal ragazzo vlla fratello njeri persona vit anno asht osso Plurale qe buoi kuej cavalli djem o djelm ragazzi vllezr fratelli njerz persone vjet/vite anni eshtra ossa

Il nome vit (anno) possiede due plurali: vjet, quandosi vuole indicare un numero di anni ben preciso; vite, quando ci si riferisce ad un periodo di tempo non ben determinato. Es.: e njoha dy vjet prapa lo conobbi due anni fa; vitet e skolls gli anni della scuola.

- Femminili: Singolare dor mano der porta grua donna gj cosa nat notte 6) Hanno soltanto il plurale: t fala saluto t korra mietitura t mbjella semina t vjela vendemmia 7) Infine i nomi neutri formano il plurale con la desinenza -a o -ra. Plurale duar mani dyer porte gra donne gjra cose net notti

38 Singolare mish carne vaj olio t ngrn cibo brum pasta Plurale mishra carni vajra oli t ngrna cibi brumra paste

Va ricordato che i nomi neutri al plurale diventano femminili: mishra t njoma (carni tenere), ujra t ftohta (acque fredde). Una menzione va fatta per il plurale collettivo in -ra molto diffuso nella parlata arbreshe che indica genericamente un gruppo di cose o persone, a volte con un vago senso dispreggiativo. Es.: t ngrna - t ngrnra, student - studentra, mavri - mavrira

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La forma determinata e indeterminata.


Nella lingua arbreshe, come in quella shqipe, in nomi si possono presentare in due forme: indeterminata e determinata. Ci vuol dire che lalbanese, per conferire ad un nome un senso determinato, non usa larticolo determinativo come litaliano, ma si serve di suffissi. Mentre la forma indeterminata, al singolare, pu accompagnarsi allarticolo indeterminativo invariabile nj. Come si gi detto, parlando della divisione dei nomi in quattro declinazioni, le desinenze che determinano il nome, nel caso nominativo, sono le seguenti: - Nomi maschili: -i, -u. Prendono la desinenza -u i nomi che terminano in g, h, k: gajdhur-i (lasino), krah-u (il braccio), mik-u (lamico), i lig-u (il cattivo) ecc. - Nomi femminili: -a, -ja. La maggior parte dei nomi femminili terminano in -. Nella forma determinata questi nomi perdono la - finale e prendono la desinenza -a. Prendono la desinenza -ja i nomi femminili che finiscono in -e. Nella forma determinata del nominativo singolare, nellarbresh, tali nomi perdono la -e finale: lul/e lul-ja (il fiore), del/e del-ja (la pecora), ecc. Nella lingua shqipe invece la -e finale viene mantenuta: lule-ja, dele-ja, trundafile-ja ecc. - Nomi neutri: -t() o it: ball-t (la fronte), lesh-t (la lana), t lyer-it (lunto). Per esemplificazione, nelle tabelle, la forma indeterminata, al singolare, preceduta dallarticolo indeterminativo nj (un, uno, una); al plurale, dallaggettivo indefinito shum (molti) o ca (alcuni). Le due forme hanno ciascuna la propria declinazione.

Singolare forma indeterminata forma determinata dor mano dora la mano vajz ragazza vajza la ragazza n kal cavallo kali il cavallo j gur pietra guri la pietra dardh pera dardha la pera t folur discorso t folurit il discorso Plurale forma indeterminata forma determinata duar mani duart le mani s vajza ragazze vajzat le ragazze h kuej cavalli kuejt i cavalli u gur pietre gurt le pietre m dardhat le pere dardha pere t folura discorsi t folurat i discorsi La forma determinata si adopera nei seguenti casi:

40 con i nomi propri di persona: Marku, Gjergji, Ana, Sallia, Pepi, Dhimitri ecc. con i nomi dei giorni della settima e dei mesi: e hnia (lunedi), e prmtja (venerdi), jinari (gennaio), marsi (marzo), ecc. con i nomi che esprimono parentela, quando precedono laggettivo: tata jim (mio padre), motra jime (mia sorella), mma jime (mia madre). con i nomi che indicano persone o cose note sia a chi parla che a chi ascolta: Ka thrressh jatroin! (devi chiamare il medico!). con i nomi di persone o cose di cui si parlato in precedenza: Jim kushri bleu nj shpi Palerm. Shpia isht e madhe e ndodhet te nj vend i bukur (mio cugino ha comprato una casa a Palermo. La casa grande ed situata in un bel posto). con nomi di persone o cose non ancora note ma specificate nel discorso tramite un complemento di specificazione o una proposizione relativa: Zbora unazn e nuseris (ho perso lanello di fidanzamento); Vituci ajti biikletn i kish dhuruar vovi (Vituccio ha rotto la bicicletta che gli aveva regalato lo zio). con i nomi che indicano materia: Ari shklqjen m shum se hekuri (loro splende pi del ferro). con i nomi che indicano un concetto astratto: T lodhurit e shrbtirs e ndienj mbrmnet (la stanchezza del lavoro la avverto la sera). con i nomi che indicano una categoria, una specie o un insieme: Kopijvet i plqen t bjn sport (ai ragazzi piace fare sport). in sostituzione di un aggettivo dimostrativo: Brnda javs (=ksaj javje) sosjem t zbardhjm shpin (entro la settimana/questa settimana finiamo di dipingere la casa). in sostituzione di un pronome dimostrativo: Te dy motrat m e bukura (= ajo m e bukur) isht m e vogla (= ajo m e vogl) (delle due sorelle la pi bella/quella pi bella la minore/quella pi piccola).

La forma indeterminata si adopera nei seguenti casi:

quando indica unentit, unoggetto, unanimale ecc. sconosciuti fino al


momento in cui vengo citati in una frase: T krkoi nj djal (ti cerc un ragazzo). quando il nome ha la funzione predicativa del soggetto o delloggetto: Nini isht infermier (Nino infermiere); Gjergji u b zot (Giorgio si fatto prete); Mateu duket nj tenist i mir (Matteo sembra un buon tennista); Mikun tnd e zglodhn pesident (hanno eletto il tuo amico presidente). in diversi complementi espressi allablativo: nat dimri (notte dinverno), klmsht lopje (latte di mucca), lug druri (cucchiaio di legno), grua shpije (donna di casa/casalinga), unaz ari (collana doro). quando indica una quantit di materia non specificata: pi uj (bevo acqua), ha buk (mangio pane).

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quando il nome si accompagna ad un aggettivo dimostrativo o


interrogativo: kjo lule (questo fiore), ai mjeshtr (quel maestro), ila dit? (quale giorno), sa vjet? (quanti anni?). in molti casi in cui il nome introdotto dalle preposizioni n, mbi, nn: e lash mbi tryes (lo lasciai sul tavolo), vuri ksuln mbi krye (si mise la berretta sulla testa), u shtu mbi shtrat (si gett sul letto), n kriq/ngriq (in croce), n krah/ngrah (addosso, sulle spalle), nn dhe (sotto terra), e vuri nn kmb (lo mise sotto i piedi), ecc. La forma indeterminata, a differenza di quella determinata, al singolare, pu essere preceduta dallarticolo indeterminativo che in arbresh uno solo per tutti e tre i generi: nj. Larticolo indeterminativo nj, che corrisponde al numerale cardinale nj (uno), diversamente dalla lingua shqipe, in arbresh viene declinato (vedi tabelle delle declinazioni): nj vajz (una ragazza), nji vajzje (ad una ragazza), nj djal (un ragazzo), i nji djali (di un ragazzo). Nj ha, quindi, il significato di un, uno, una. Larticolo indeterminativo nj oltre ad esprimere il significato di uno fra ta tanti, uno qualsiasi, ne assume altri ad esso connessi. Quindi si adoperer anche nei seguenti casi: per indicare una categoria, un gruppo o una specie: Nj arbresh ki t njihj historin e Hors (un arbresh dovrebbe conoscere la storia di Piana); Nj atlet ka ruanj t mos mahet (un atleta deve far attenzione a non ingrassare). nel linguaggio parlato conferisce al nome un significato ammirativo o superlativo (talmente grande, cos bello, tanto brutto ecc.) introducendo una proposizione consecutiva espressa o sottintesa: Mora nj dre! (mi son preso una paura!); Kam nj et! (ho una sete!); Bri nj fixh! (ha fatto una faccia; Kam nj gjum se flja shtuara! (ho un sonno tale che dormirei in piedi).

Usi particolari della forma determinata e della forma indeterminata.


Abbiamo gi potuto notare che in alcuni casi luso della forma determinata in arbresh non corrisponde alluso del gruppo nominale (articolo + nome) dellitaliano e che in altri casi laddove litaliano vuole larticolo determinativo, in arbresh si usa la forma indeterminata. Elenchiamo di seguito alcuni usi particolari delle due forme: i nomi propri di persona sia maschili che femminili, a differenza dellitaliano, sono sempre in forma determinata, tranne che siano preceduti da un nome o da un aggettivo o che esprimano un complemento di vocazione. In arbresh quindi di dir: - Gjergji e Marieja t presjn (Giorgio e Maria ti aspettano). - Gjergj! Marie! Ejani! (Giorgio! Maria! Venite). - Zonja Kunet sot ngu ka par (la signora Concetta oggi non s vista).

42 - Je ti ajo Mar thrret nga dit? (sei tu quella Mara che chiama ogni giorno?). con i cognomi si usa sempre la forma determinata, tranne quando sono preceduti dal nome proprio. Se il cognome si riferisce ad unintera famiglia si usa la forma determinata con laggiunta, in genere, della desinenza del plurale collettivo -ra. Quindi si dir: - Skiroi mson tek e dyta (Schir insegna in seconda). - Mandalau sot ng jerdhi te shrbtira (Mandal oggi non venuto al lavoro). - Gjergji Skiro isht nj mik (Giorgio Schir un amico). - Mandalarat jan gjith t glet (I Mandal sono tutti alti). come litaliano vuole larticolo, larbresh vuole la forma determinata per i nomi dei monti, dei fiumi, dei laghi, delle regioni. Ma a differenza dellitaliano la esige anche per i nomi di citt, tranne quando questi ultimi non esprimano un complemento di stato in luogo o di moto a luogo: - Picuta na nxier nj or diell (la Pizzuta ci toglie unora di sole). - Palerma isht nj qytet kaotik (Palermo una citt caotica). - Roma isht kryeqyteti i Italis (Roma la capitale dItalia). - Vjet vajta Rom (lo scorso anno andai a Roma). - Te dimri rri Palerm (in inverno sto a Palermo). differentemente dallitaliano vogliono la forma determinata i titoli di libri, di capitoli di libri o di film: - Gramatika arbreshe (Grammatica arbreshe). - Kapitulli i par (Capitolo primo). nelle iscrizioni, nelle tabelle e nelle indicazioni stradali si usa quasi sempre la forma determinata: - Udha F. Krispi (via F. crispi). - Roja mjeksore (guardia medica). - Bashkia (Comune). - Ura Tocja (Viadotto Tozia). - Sheshi Skanderbeg (Piazza Scanderbeg).

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Le declinazioni
Si definisce declinazione la modificazione dei nomi secondo i casi. La lingua arbreshe ha cinque casi: nominativo, genitivo, dativo, accusativo e ablativo, e quattro declinazioni. Le declinazioni si distinguono in base alla desinenza che prendono i nomi nella forma determinata del nominativo singolare. Semplificando si pu dire che: a) il nominativo il caso del soggetto; b) il genitivo del complemento di specificazione; c) il dativo del complemento di termine; d) laccusativo del complemento oggetto; e) lablativo del complemento di materia, origine, provenienza e di numerosi complementi retti da preposizioni. Alcune preposizioni, per, reggono il nominativo, altre laccusativo, come si dir pi avanti. Prima declinazione: ad essa appartengono i nomi che al nominativo singolare determinato prendono la desinenza -i. Nella lingua arbreshe tali nomi sono sempre maschili: glisht-i (il dito), qen-i (il cane), libr-i (il libro), ngjll-i (langelo), shat-i (la zappa) ecc.; Seconda declinazione: ad essa appartengono i nomi che prendono la desinenza u. Anche questi nomi nella lingua arbreshe sono maschili che al nominativo indeterminato singolare terminano con le vocali a, e, i vocale oppure con g, h, k: Es.: shi-u (la pioggia), qri-u (la candela), dhe-u (il terreno), lng-u (il sugo), brethk-u (la rana), mushk-u (il mulo), ecc. Terza declinazione: ad essa appartengono i nomi che prendono la desinenza -a o -ja. Ad eccezione di alcuni nomi propri (Kola, Leka, Ndrica ecc.), e di alcuni nomi comuni (lala, tata, papa) essi sono tutti femminili. Es.: dhi-a (la capra), ve-ja (luovo), vresht-a (la vigna), e re-ja (la nuora), moll-a (la mela) ecc; Quarta declinazione: ad essa appartengono i nomi che prendono la desinenza t() o -it. Essi sono tutti del genere neutro: mish-t (la carne), t ngrn-it (il cibo), lesht (la lana), uj-t (lacqua), ball-t (la fronte), plh-t (la spazzatura), t sosur-it (la conclusione).

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Prima declinazione (maschile)


Singolare Caso Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Forma indeterminata (nj) mal montagna (i, e) (nji) mal-i (nji) mal-i (nj) mal (nji) mal-i (nj) burr uomo (i, e) (nji) burr-i (nji) burr-i (nj) burr (nji) burr-i (nj) vlla fratello (i, e) (nji) vlla-i (nji) vlla-i (nj) vlla (nji) vlla-i (nj) jatrua medico (i, e) (nji) jatro-i (nji) jatro-i (nj) jatrua (nji) jatro-i (nj) ulli ulivo/oliva (i, e) (nji) ullir-i (nji) ullir-i (nj) ulli (nji) ullir-i Forma determinata mal-i la montagna (i, e) mal-it mal-it mal-in mal-it burr-i luomo (i, e) burr-it burr-it burr-in burr-it vlla-i il fratello (i, e) vlla-it vlla-it vlla-in vlla-it jatro-i il medico (i, e) jatro-it jatro-it jatro-in jatro-it ullir-i lulivo/loliva (i, e) ullir-it ullir-it ullir-in ullir-it

I nomi come ulli al genitivo, dativo e ablativo indeterminati ed in tutti i casi della forma determinata, prima della desinenza -i prendono la consonante r. Cos si declinano: z-zri (voce-la voce), mulli-mulliri (mulino-il mulino), hi-hiri (cenere-la cenere), gji-gjiri (petto-il petto) ecc.

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Seconda declinazione (maschile)


Singolare Caso Forma indeterminata Nom. (nj) dhe terreno Gen. (i, e) (nji) dhe-u Dat. (nji) dhe-u Acc. (nj) dhe Abl. (nji) dhe-u Nom. (nj) krah braccio Gen. (i, e) (nji) krah-u Dat. (nji) krah-u Acc. (nj) krah Abl. (nji) krah-u Forma determinata dhe-u il terreno (i, e) dhe-ut dhe-ut dhe-un dhe-ut krah-u il braccio (i, e) krah-ut krah-ut krah-un krah-ut

Terza declinazione (femminile)


Singolare Caso Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Forma indeterminata (nj) gluh lingua (i, e) (nji) gluh-je (nji) gluh-je (nj) gluh (nji) gluh-je (nj) lule fiore (i, e) (nji) lul-je (nji) lul-je (nj) lule (nji) lul-je (nj) shpi casa (i, e) (nji) shpi-je (nji) shpi-je (nj) shpi (nji) shpi-je Forma determinata gluh-a la lingua (i, e) gluh-s gluh-s gluh-n gluh-s lul-ja il fiore (i, e) lule-s lule-s lule-n lule-s shpi-a la casa (i, e) shpi-s shpi-s shpi-n shpi-s

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Quarta declinazione (neutro)


Singolare Caso Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Forma indeterminata (nj) uj acqua (i, e) (nji) uj-i (nji) uj-i (nj) uj (nji) uj-i (nj) mish carne (i, e) (nji) mish-i (nji) mish-i (nj) mish (nji) mish-i (nj) t folur discorso (i, e) (nji) t folur-i (nji) t folur-i (nj) t folur (nji) t folur-i (nj) t ngrn cibo (i, e) (nji) t ngrn-i (nji) t ngrn-i (nj) t ngrn (nji) t ngrn-i Forma determinata uj-t lacqua (i, e) uj-it uj-it uj-t uj-it mish-t la carne (i, e) mish-it mish-it mish-t mish-it t folur-it il discorso (i, e) t folur-it t folur-it t folur-it t folur-it t ngrn-it il cibo (i, e) t ngrn-it t ngrn-it t ngrn-it t ngrn-it

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Prima declinazione (maschile)


Plurale Caso Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Forma indeterminata (ca) male montagne (i, e) (ca) male-ve (ca) male-ve (ca) male (ca) male-sh (ca) burra uomini (i, e) (ca) burra-ve (ca) burra-ve (ca) burra (ca) burra-sh (ca) vllezr fratelli (i, e) (ca) vllezr-ve (ca) vllezr-ve (ca) vllezr (ca) vllezr-ish (ca) jatronj medici (i, e) (ca) jatronj-ve (ca) jatronj-ve (ca) jatronj (ca) jatronj-sh (ca) ullinj ulivi/olive (i, e) (ca) ullinj-ve (ca) ullinj-ve (ca) ullinj (ca) ullinj-sh Forma determinata male-t le montagne (i, e) male-vet male-vet male-t male-vet burra-t gli uomini (i, e) burra-vet burra-vet burra-t burra-vet vllezr-it i fratelli (i, e) vllezr-vet vllezr-vet vllezr-it vllezr-vet jatronj-t i medici (i, e) jatronj-vet jatronj-vet jatronj-t jatronj-vet ullinj-t gli ulivi/le olive (i, e) ullinj-vet ullinj-vet ullinj-t ullinj-vet

Seconda declinazione (maschile)


Plurale Caso Forma indeterminata Forma determinata Nom. (ca) dhera terreni dhera-t i terreni Gen. (i, e) (ca) dhera-ve (i, e) dhera-vet Dat. (ca) dhera-ve dhera-vet Acc. (ca) dhera dhera-t Abl. (ca) dhera-sh dhera-vet Nom. (ca) krah braccia krah-t le braccia Gen. (i, e) (ca) krah-ve (i, e) krah-vet Dat. (ca) krah-ve krah-vet Acc. (ca) krah krah-t Abl. (ca) krah-sh krah-vet

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Terza declinazione (femminile)


Plurale Caso Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Forma indeterminata (ca) gluh lingue (i, e) (ca) gluh-ve (ca) gluh-ve (ca) gluh (ca) gluh-sh (ca) lule fiori (i, e) (ca) lule-ve (ca) lule-ve (ca) lule (ca) lule-sh (ca) shpi case (i, e) (ca) shpi-ve (ca) shpi-ve (ca) shpi (ca) shpi-sh Forma determinata gluh-t le lingue (i, e) gluh-vet gluh-vet gluh-t gluh-vet lule-t i fiori (i, e) lule-vet lule-vet lule-t lule-vet shpi-t le case (i, e) shpi-vet shpi-vet shpi-t shpi-vet

Quarta declinazione (neutro)


Plurale Caso Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Forma indeterminata (ca) ujra acque (i, e) (ca) ujra-ve (ca) ujra-ve (ca) ujra (ca) ujra-sh (ca) mishra carni (i, e) (ca) mishra-ve (ca) mishra-ve (ca) mishra (ca) mishra-sh (ca) t folura discorsi (i, e) (ca) t folura-ve (ca) t folura-ve (ca) t folura (ca) t folura-sh (ca) t ngrna cibo (i, e) (ca) t ngrna-ve (ca) t ngrna-ve (ca) t ngrna (ca) t ngrna-sh Forma determinata ujra-t le acque (i, e) ujra-vet ujra-vet ujra-t ujra-vet mishra-t le carni (i, e) mishra-vet mishra-vet mishra-t mishra-vet t folura-t i discorsi (i, e) t folura-vet t folura-vet t folura-t t folura-vet t ngrna-t i cibi (i, e) t ngrna-vet t ngrna-vet t ngrna-t t ngrna-vet

Come gi detto in precedenza i nomi neutri al plurale diventano femminili.

49 Dalle tabelle delle declinazioni si evince che: a) le desinenze dei casi del plurale sono: Per la forma indeterminata -ve -ve -sh, -ish Per la forma determinata -t(), -it -vet -vet -t(), -it -vet

Nom. Gen. Dat. Acc. Abl.

b) al nominativo ed allaccusativo plurale determinato prendono la - finale i nomi: - che terminano con una vocale accentata: fole (nido), kushri (cugino), jatrua (medico) folet (i nidi), kushrinjt (i cugini), jatronjt (i medici) ecc. - monosillabi o con laccento sullultima sillaba: bij (figli), desh (arieti), fiq (fichi), dru (legna), armiq (nemici) bijt, desht, fiqt, drut, armiqt ecc. c) i nomi che al plurale terminano con due consonanti o con -r, -s, -z, allablativo indeterminato prendono la desinenza -ish, mentre al nominativo e allaccusativo determinato prendono la desinenza -it: bujar-ish (di nobili), kusar-ish (di ladri), korrsish (di mietitori), njerz-ish (di uomini), ulq-ish (di lupi) ecc. d) rinviando al capitolo che tratta della sintassi lapprofondimento sulla funzione dei casi, qui si vuole fare un breve accenno al differente modo che utilizza la lingua arbreshe rispetto allitaliano per identificare la funzione del nome (ma anche del pronome e dellaggettivo) allinterno della frase. Se in italiano la frase il gatto mangia il topo ha il gatto come soggetto che svolge lazione ed il topo come complemento oggetto che (sventuratamente per lui) la subisce, le funzioni dei due nomi, il gatto ed il topo, si evincono dalla posizione che essi hanno rispetto al predicato verbale mangia. Almeno nellitaliano scritto non possibile invertire le posizioni dei due nomi (il topo mangia il gatto) senza ottenere come risultato un significato completamente diverso. In arbresh, invece, lattribuzione di un caso (nominativo, accusativo ecc.) consente di dare una funzione al nome, indipendentemente dalla posizione che esso ha allinterno della frase. Quindi potremo dire maja ha miun o miun ha maja senza ingenerare equivoci, poich miun, essendo allaccusativo esprimer sempre il complemento oggetto sia che preceda sia che segua il verbo, e maja essendo al nominativo esprimer sempre il soggetto. In conclusione, il topo in arbresh avr sempre la peggio, anche quando insegue il gatto.

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LAGGETTIVO
Laggettivo quella parte del discorso che si accompagna al sostantivo ogni qualvolta si deve indicare una sua qualit o determinarlo con precisione. Laggettivo non pu presentarsi da solo in una proposizione ma deve sempre accompagnare il nome al quale si riferisce. Anche quando si trova in forma sostantivata sottintende sempre un nome, del quale assume la funzione grammaticale, diventando esso stesso un nome a tutti gli effetti.

Funzione dellaggettivo
Laggettivo ha due funzioni fondamentali a seconda che faccia parte del gruppo del nome o del gruppo del verbo: - funzione attributiva, quando fa parte del gruppo nominale ed direttamente collegato al nome: nj dit e bukur m jep hare (una bella giornata mi mette allegria). - funzione predicativa, quando il legame tra il nome e laggettivo mediato da una voce del verbo essere in funzione copulativa o di un verbo usato come copulativo: kjo dit isht e rnd (questa giornata pesante); e veshura e saj dukej e bukur (il vestito di lei sembrava bello); Flipa leu e vogl (Filippa nata piccola).

Classificazione degli aggettivi


In italiano gli aggettivi si dividono in qualificativi e determinativi. La lingua albanese considera aggettivi propriamente detti soltanto gli aggettivi qualificativi, mentre classifica tutti gli altri allinterno della categoria dei pronomi (che si accompagnano o meno al nome). Coerentemente a quanto gi pubblicato in Udha e Mbar di G. Schir Di Maggio, anche in questa grammatica si seguir la classificazione degli aggettivi come in italiano, eccezion fatta per i numerali cardinali cui abbiamo gi attribuito la dignit di parte del discorso. aggettivi qualificativi quando si vuole esprimere una qualit del nome. Es.: i bukur (bello), i shmtuam (brutto), i glat (lungo), i shkurtr (corto), i kuq (rosso), i verdh (giallo).

aggettivi determinativi quando si vuole determinare o indicare 1) a chi appartiene una cosa, un animale, una persona, ecc.: aggettivi possessivi. Es.: jim (mio), jyt (tuo), jyn (nostro), i tyre (loro). 2) il posto che occupa o lidentit di una cosa, persona o animale: aggettivi dimostrativi. Es.: ky (questo), kjo (questa), ai (quello), ajo (quella).

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3) una quantit non precisata di cose, persone, animali: aggettivi indefiniti. Es.: disa, ca (alcuni), ndo (qualche), mosnjeri (nessuno). 4) un moto dellanimo improvviso, in forma esclamativa: aggettivi esclamativi. Es.: sa!, ! 5) il posto che occupa una persona, una cosa in unordinata successione di persone o cose: aggettivi numerali ordinali. Es.: i par (primo), i tret (terzo), i dhjet (decimo). quando si domanda la qualit, la quantit, la natura aggettivi interrogativi. Es.: ili? (quale), ? (che). di un oggetto, persona, animale

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Laggettivo qualificativo
Gli aggettivi qualificativi rappresentano la famiglia di gran lunga pi numerosa degli aggettivi. La lingua arbreshe - come anche lalbanese - non possiede labbondanza di aggettivi qualificativi della lingua italiana. Se ci, da una parte, limita la possibilit di esprimere con le pi piccole sfumature un concetto o di descrivere con dovizia di particolari un paesaggio, una situazione, dallaltra evita, o quanto meno non invita alluso pleonastico e ridondante degli aggettivi. Tuttavia, il patrimonio lessicale albanese, pur essendo meno ricco di quello italiano, ha consentito a scrittori come Ismail Kadare di scrivere mirabili pagine di letteratura. Laggettivo qualificativo ha tre generi come il nome: maschile, femminile e neutro. In genere preceduto dalla particella o articolo di congiunzione ma non tutti gli aggettivi la esigono. Aggettivi con particella di congiunzione o articolati: i mir (buono), i gjer (largo), e madhe (grande), t verdh (gialli) Aggettivi senza particella di congiunzione o non articolati: arbresh (albanese dItalia), bujar (nobile), palermitan (palermitano), barkmadh (panciuto) Laggettivo qualificativo posto quasi sempre dopo il nome. Solo nella forma determinata pu precedere il nome. La formazione del femminile Gli aggettivi articolati formano il femminile in diversi modi: 1) per la maggior parte modificando soltanto larticolo di congiunzione i e: i tr (intero) e tr - i that (duro) e that - i rnd (pesante) e rnd. 2) modificando larticolo di congiunzione come sopra ed aggiungendo il suffisso -e. Formano cos il femminile gli aggettivi che terminano in -m: i shmtuam (brutto) e shmtuame - i msharm (smagrito) e msharme - i kursyem (parsimonioso) e kursyeme. Formano in questo modo il femminile anche i seguenti aggettivi: i kuq (rosso) e kuqe - i madh (grande) e madhe - i keq (malvagio) e keqe. 3) modificando larticolo di congiunzione i e, perdendo la finale del maschile e aggiungendo il suffisso -e. Appartengono a questo gruppo tutti gli aggettivi che terminano in -m o -m: i term (asciutto) e terme - i nxim (sventurato) e nxime - i djeshm (di ieri) e djeshme - i sotm (odierno) e sotme. 4) Fanno eccezione alle suddette regole i seguenti aggettivi: i lig (cattivo) e lig - i zi (nero) e zez - i ri (nuovo) e re. Gli aggettivi non articolati formano in genere il femminile aggiungendo il suffisso -e al maschile: bujar (nobile) bujare - toskan (toscano) toskane - normal (normale) normale - lypisjar (misericordioso) lypisjare - mashkullor (maschile) mashkullore. Fanno eccezione:

53 1) quasi tutti gli aggettivi composti che restano invariati: zmrgjer (generoso/a) - dorngusht (avaro/a) - kryethat (testardo/a). 2) gli aggettivi composti con i lig e i zi: fatlig (sfortunato) fatlig - barkzi (malevolo) barkzez. 3) laggettivo plak, pl. pleq che al femminile fa plak, pl. plaka. Formazione del femminile degli aggettivi articolati
articolo di Esempi: i art (aureo) e art; i dashur (amato) e dashur; i dlir (puro) e dlir; congiunzione i drejt (diritto) e drejt; i egr (selvaggio) e egr; i fort (forte) e fort; i kurrust (curvo) e kurrust; i par (primo) e par; i pastr (pulito) e pastr; i e i rrimt (azzurro) e rrimt; i smur (malato) e smur; i vapk (povero) e vapk. articolo di aggiunta del Esempi: i bekuam (benedetto) e bekuame; i lum (felice) e lume; i ngjyem (colorato) e ngjyeme; i shuam (spento) e shuame; congiunzione suffisso i afrm (vicino) e afrme; i msharm (magro) e msharme. i e -e articolo di aggiunta del perdita della Esempi: i vjelm (dellanno scorso) e vjelme; i dejm (ubriaco) e dejme; i qosm (ricco) e congiunzione suffisso finale qosme; i sprasm (ultimo) e sprasme. i e -e finale -

Formazione del femminile degli aggettivi non articolati aggiunta del arbresh suffisso -e kallavrize
arbreshe; palermitan palermitane; kallavriz (calabrese)

La formazione del plurale Per laggettivo articolato esistono vari modi per formare il plurale. 1) con variazione del solo articolo di congiunzione i, e t: tutti gli aggettivi maschili e i femminili che escono in -e. Es.: i mir - pl. t mir, i bukur - pl. t bukur, e qosme - pl. t qosme, e kuqe - pl. t kuqe. 2) con variazione dellarticolo di congiunzione i t e dellultima consonante (palatalizzazione) e/o dellultima vocale (metafonia): sono tutti maschili. Es.: i vapk - pl. t vapq, i lig - pl. t ligj (pron. i lik - t liq), i glat - pl. t glet. t e la desinenza -a: tutti i 3) con variazione dellarticolo di congiunzione e femminili che non escono in -e: e bardh - pl. t bardha, e bukur - pl. t bukura, e vogl - pl. t vogla, e tr - pl. t tra. 4) plurali irregolari: i zi - pl. t zes, i madh - pl. t mdhenj, e madhe - pl. t mdha, i vogl - pl. t vegjij, e re - pl. t reja. Laggettivo non articolato forma generalmente il plurale aggiungendo il suffisso - per il maschile. Il femminile, invece, rimane invariato. Formazione del plurale degli aggettivi articolati Uguale al singolare con la sola Es.: i shklepur (zoppo) t shklepur; i shkret (desolato) t variazione dellarticolo di shkret; i shkurtr (corto) t shkurtr; i shqerr (strappato) t shqerr; e vetme (sola) t vetme; e kuprime (salata) congiunzione: i, e t.
Tutti i maschili e tutti i femminili in -e

Con palatalizzazione Con metafonia

t kuprime. Es.: i vapk (povero) Es.: i glat (lungo)

t vapq; i lig (cattivo) t glet; i trash (grosso)

t ligj. t tresh.

54 Plurali in a
Tutti i femminili che non escono in e

Es.: e verdh (gialla) t verdha; e mir (buona) t mira; e trmbur (spaventata) t trmbura; e xheshur (svestita) t xheshura; e ar (rotta) t ara; e ln (folle) t lna.

Formazione del plurale degli aggettivi non articolati Maschile aggiunta del suffisso - Maschile invariato Femminile invariato
Es.: nj burr bujar (uomo nobile) dy burra bujar; nj djal arbresh (ragazzo arbresh) dy djem arbresh; nj inxhenjer palermitan dy inxhenjer palermitan. Es.: dialekti tosk (il dialetto tosco) dialektet tosk (i dialetti toschi); perndia gjithmnds (il dio onnipotente) perndit gjithmnds (gli dei onnipotenti). Es: nj shpi antike (casa antica) dy shpi antike; grua moderne (donna moderna) gra moderne; nj mae agresive (gatta aggressiva) dy mae agresive.

La concordanza dellaggettivo qualificativo Laggettivo si accorda con il nome in genere, numero. Quando laggettivo segue il nome ed ha larticolo di congiunzione, solo questultimo si accorda con il caso del nome, mentre laggettivo rimane invariato. Quando laggettivo articolato precede il nome si decliner, mentre il nome rimane invariato. Quindi e mira vajz (la buona ragazza) si decliner mantenendo invariato il nome vajz (ragazza): NOM. GEN. DAT. ACC. ABL. E mira vajz do mir prindrat Fjalt e t mirs vajz klen t tmbla Ia thash t mirs vajz Pash t mirn vajz U tuj danx t mirs vajz La buona ragazza vuol bene ai genitori Le parole della buona ragazza furono dolci Lo dissi alla buona ragazza Vidi la buona ragazza Si sedette vicino alla buona ragazza

Invece vajza e mir (la ragazza buona) manterr invariato laggettivo mir mentre si declineranno la particella di congiunzione e ed il nome vajz: NOM. GEN. DAT. ACC. ABL. Vajza e mir do mir prindrat Fjalt e vajzs t mir klen t tmbla Ia thash vajzs t mir Pash vajzn e mir U tuj danx vajzs t mir La ragazza buona vuol bene ai genitori Le parole della ragazza buona furono dolci Lo dissi alla ragazza buona Vidi la buona ragazza Si sedette vicino alla buona ragazza

Quando laggettivo si riferisce a pi nomi bisogna distinguere caso per caso: se i sostantivi sono di genere maschile, laggettivo si concorda al plurale maschile: Edoardi e Lishndri jan t lodht (Edoardo e Alessandro sono stanchi);

55 se i sostantivi sono di genere femminile, laggettivo si concorda al plurale femminile: Laura e Lena jan t lodhta (Laura ed Elena sono stanche); se i sostantivi sono di genere diverso, laggettivo si concorda al plurale maschile, sia in funzione di predicato: Lena e vllezrit e saj jan t lodht (Elena e i suoi fratelli sono stanchi); Lishndri e motrat e tij jan t lodht (Alessandro e le sue sorelle sono stanchi); sia in funzione di attributo: Bleva nj polltua e nj xhak t zes (Ho comprato un cappotto e una giacca neri); Kam dy mbesa e dy nipra t bukur (ho due nipotine e due nipotini belli). Se, come nellultimo esempio, la frase pu far nascere delle ambiguit, si pu ripetere laggettivo con entrambi i sostantivi. Cos, per evitare che la frase possa lasciar intendere che soltanto i nipoti maschi siano belli mentre le femmine meritino solo una menzione, si potr dire (sempre nel caso che anche le due femminucce siano carine): Kam dy mbesa t bukura e dy nipra t bukur (ho due nipotine belle e due nipotini belli). La posizione dellaggettivo qualificativo Laggettivo qualificativo senza particella di congiunzione segue sempre il nome. Laggettivo qualificativo con particella di congiunzione, come abbiamo gi visto, pu precedere o seguire il nome solo nella forma determinata, salvo alcune eccezioni. Nella lingua parlata soltanto laggettivo i bukur precede il nome anche nella forma indeterminata perdendo, di solito, la particella di congiunzione i, e, t. Isht nj bukur djal ( un bel ragazzo). Pash dy bukura kopile (vidi due belle giovani). Lishndri bleu nj bukur kal (Alessandro compr un bel cavallo). Mentre in letteratura, in casi particolari, si possono trovare altri aggettivi articolati prima del nome anche nella forma indeterminata: T dashur vllezr! (cari fratelli!). T nderuar miq! (rispettabili amici!). Al di l delle differenze grammaticali, la posizione dellaggettivo influisce sul significato del gruppo nominale (nome + aggettivo):

56 - laggettivo posto dopo il nome ha un valore distintivo e restrittivo, cio attribuisce al nome qualit o caratteristiche che si vogliono mettere in evidenza rispetto ad altre qualit o caratteristiche. Cos, nella frase Paola sonte dolli me miken e urt (Paola stasera uscita con lamica saggia), laggettivo e urt (saggia) posposto al nome indica che Paola ha pi amiche, e che tra tutte stasera ha scelto di uscire con quella saggia e non con altre. E nella frase Kjo libreri ka libre t bukur (questa libreria ha libri belli) si vuole dire che la libreria vende bei libri rispetto ad altri che sono meno belli. - laggettivo posto davanti al nome ha solo un valore descrittivo limitandosi ad attribuire una qualit al nome cui riferito. Cos, nella frase Paola sonte dolli me t urtn mike (Paola stasera uscita con la saggia amica), laggettivo e urt ci dice soltanto che lamica saggia senza contrapporla alle altre amiche. E nella frase Kjo libreri ka bukur libre si d un generico giudizio positivo sulla qualit dei libri venduti dalla libreria. Cos, nj grua e bukur (una donna bella) una ragazza di cui si vuole mettere in evidenza la bellezza; invece, dicendo nj bukur grua (una bella donna), ci si limita a descrivere genericamente la donna, esprimendo unopinione personale su di essa che riguarda anche le sue qualit morali oltre che laspetto fisico. A parte laggettivo i bukur, nellarbresh non frequente luso dellaggettivo qualificativo preposto al nome. Pi comunemente, nellarbresh, laggettivo qualificativo si ritrova prima del nome al grado superlativo relativo. In questo caso le differenze di significato in base alla posizione sono minime. Infatti, si potr dire indifferentemente: - M tha fjalt m t bukura m kish thn kurr (mi disse le parole pi belle che mi avesse mai detto). - Sot ka kln dita m e ngroht e gushtit (oggi stata la giornata pi calda dagosto). e - M tha m t bukurat fjal m kish thn kurr (mi disse le pi belle parole che mi avesse mai detto). - Sot ka kln m e ngrohta dit e gushtit (oggi stata la pi calda giornata dagosto). Altro caso in cui laggettivo qualificativo si trova prima del nome si verifica quando ha la funzione di epiteto: - E mjera grua (la povera donna). - Mjeri u! (povero me!). - E ngrata Mar (linfelice Mara).

Laggettivo sostantivato Laggettivo qualificativo pu assumere la funzione di sostantivo se:

57 - in forma determinata: T vapqit (i poveri), i drejti (il giusto), antikt (gli antichi). - preceduto da un aggettivo indefinito o dimostrativo: Ca kuntisjot (alcuni contessioti), ata t elur (quei facinorosi). - preceduto da un numerale: Dy t huaj (due stranieri), nj komunist (un comunista), dy t dejm (due ubriachi).

Laggettivo sostantivato si usa per esprimere: concetti astratti: Bj t mirn e harro, bj t lign e kujto (fai del bene e dimentica, fai del male e ricorda). E vrteta (e fteta) del gjithmon jasht (la verit viene sempre fuori). per indicare persone o cose che possiedono particolari qualit, propriet o caratteristiche: Sot jan m pleq se nj qind vjet prapa (oggi ci sono pi vecchi di centanni fa). Shkruan me t drejtn (scrive con la destra). U vesh me t zezat (si vest di nero). per indicare nomi di popoli: Romant shkruajtn shum ligj (i Romani scrissero molte leggi). Spanjojvet i plqen korrida (agli Spagnoli piace la corrida).

Gli aggettivi primitivi e derivati Gli aggettivi qualificativi si possono distinguere in primitivi e derivati. - Sono primitivi quelli che non derivano da altre parole: i verdh (giallo), i mir (buono), bujar (nobile), ecc. - Sono derivati quelli che hanno origine da unaltra parola (nome o verbo).

58 Kurjunis (Corleonese) Kurjun (Corleone); diellor (solare) (macinato) bluanj (macinare). diell (sole); i bluam

Aggettivi participi Il participio passato di alcuni verbi pu assumere la funzione di aggettivo qualificativo. In tal caso esso preceduto dalla particella di congiunzione i, e, t. Vej tue jecur si i zbjerr (andava camminando come perso). I tha fjal t elura (gli disse parole accese). Mbjodhi dardhat m t bra (raccolse le pere pi mature).

Gli aggettivi alterati Si definiscono alterati quegli aggettivi che, mediante laggiunta di suffissi, assumono sfumature di significato in senso vezzeggiativo, dispregiativo, diminutivo o accrescitivo. Nella parlata odierna la quasi totalit di tali suffissi ha origine dal dialetto siciliano: - suffissi diminutivi e vezzeggiativi 1) di derivazione siciliana: -el f. -ele; -iel f. -iele; -iq f. -iqe; -ot f. -ote. e shmtuamele (bruttina), i madhiel (grandicello), e shkurturiele (bassina), i trashot (cicciotto). 2) di origine arbreshe: -osh f. -oshe, -ush f. -ushe, -th, -z. i bukurosh (belloccio), plakarush (vecchietto), i majmth (grassottello), e mjerz (poverina). - suffissi accrescitivi e dispregiativi: Sono di derivazione siciliana anche se il suffisso -ac f. -ace presente anche nella lingua albanese dAlbania: -ac f. -ace, -un f. -une. i madhac (molto grande), palermitanac (palermitanaccio), vastasun* (volgarone), i trashun (grassone).
*vastas (volgare, maleducato, osceno) un vocabolo di origine siciliana.

Il suffisso -ac f. -ace pu avere significato sia accrescitivo che dispregiativo, mentre il suffisso -un f. -une ha solo significato accrescitivo.

59

Gli aggettivi composti Gli aggettivi qualificativi composti sono quegli aggettivi che risultano dalla combinazione di due parole. In base ai vari tipi di composizione distinguiamo: AGGETTIVO + VERBO NOME + VERBO PARTICELLA + VERBO i gjithmndm (onnipotente) i dorshpuam (prodigo) gjith (tutto) + mnd (potere).

dor (mano) + shponj (bucare). pa (senza) + pres (aspettare).

i papritur (inatteso, inaspettato)

PREPOSIZIONE + NOME i prditshm (quotidiano) PARTICELLA + NOME VERBO + AVVERBIO NOME + AGGETTIVO i pabesm (infedele)

pr (per) + dit (giorno).

pa (senza) + bes (fede). dua (voglio) + mir (bene).

i dashamir (benevolente) zmrgjer (generoso)

zmr (cuore) + gjer (largo).

AGGETTIVO + AGGETTIVO

In questo caso i due (o tre) elementi che costituiscono laggettivo composto possono formare una sola parola o possono essere uniti da un trattino che ne indica la coesistenza. In entrambi i casi il primo elemento resta invariato e termina con una -o, mentre soltanto il secondo prende le desinenze del genere e del numero:

analiza ematokimike (esami ematochimici). fuqi elektromagnetike (forza elettromagnetica). italo-shqiptar (italo-albanesi). riti bizantino-grek (il rito bizantino-greco).

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La declinazione dellaggettivo qualificativo

Nome maschile + aggettivo articolato burr i mir uomo buorno Singolare Caso Forma indeterminata Forma determinata Nom. (nj) burr i mir burri i mir Gen. (i, e) (nji) burri t mir (i, e) burrit t mir Dat. (nji) burri t mir burrit t mir Acc. (nj) burr t mir burrin e mir Abl. (nji) burri t mir burrit t mir Plurale Caso Forma indeterminata Forma determinata Nom. (ca) burra t mir burrat e mir Gen. (i, e) (ca) burrave t mir (i, e) burravet t mir Dat. (ca) burrave t mir burravet t mir Acc. (ca) burra t mir burrat e mir Abl. (ca) burrash t mir burravet t mir

Nome femminile + aggettivo articolato vajz e mir ragazza buona Singolare Caso Forma indeterminata Forma determinata Nom. (nj) vajz e mir vajza e mir Gen. (i, e) (nji) vajzje t mir (i, e) vajzs t mir Dat. (nji) vajzje t mir vajzs t mir Acc. (nj) vajz t mir vajzn e mir Abl. (nji) vajzje t mir vajzs t mir Plurale Caso Forma indeterminata Forma determinata Nom. (ca) vajza t mira vajzat e mira Gen. (i, e) (ca) vajzave t mira (i, e) vajzavet t mira Dat. (ca) vajzave t mira vajzavet t mira Acc. (ca) vajza t mira vajzat e mira Abl. (ca) vajzash t mira vajzavet t mira

61 Nome neutro + aggettivo articolato t ngrn t mir cibo buono Singolare Caso Forma indeterminata Forma determinata Nom. (nj) t ngrn t mir t ngrnit e mir Gen. (i, e) (nji) t ngrni t mir (i, e) t ngrnit t mir Dat. (nji) t ngrni t mir t ngrnit t mir Acc. (nj) t ngrn t mir t ngrnit e mir Abl. (nji) t ngrni t mir t ngrnit t mir Plurale (femminile) Forma indeterminata Forma determinata (ca) t ngrna t mira t ngrnat e mira (ca) t ngrnave t mira (i, e) t ngrnavet t mira (ca) t ngrnave t mira t ngrnavet t mira (ca) t ngrna t mira t ngrnat e mira (ca) t ngrnash t mira t ngrnavet t mira

Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl.

62 Nome maschile + aggettivo non articolato burr arbresh uomo arbresh Singolare Caso Forma indeterminata Forma determinata Nom. (nj) burr arbresh burri arbresh Gen. (i, e) (nji) burri arbresh (i, e) burrit arbresh Dat. (nji) burri arbresh burrit arbresh Acc. (nj) burr arbresh burrin arbresh Abl. (nji) burri arbresh burrit arbresh Plurale Caso Forma indeterminata Forma determinata Nom. (ca) burra arbresh burrat arbresh Gen. (i, e) (ca) burrave arbresh (i, e) burravet arbresh Dat. (ca) burrave arbresh burravet arbresh Acc. (ca) burra arbresh burrat arbresh Abl. (ca) burrash arbresh burravet arbresh

Nome femminile + aggettivo non articolato vajz arbreshe ragazza arbreshe Singolare Caso Forma indeterminata Forma determinata Nom. (nj) vajz arbreshe vajza arbreshe Gen. (i, e) (nji) vajzje arbreshe (i, e) vajzs arbreshe Dat. (nji) vajzje arbreshe vajzs arbreshe Acc. (nj) vajz arbreshe vajzn arbreshe Abl. (nji) vajzje arbreshe vajzs arbreshe Plurale Caso Forma indeterminata Forma determinata Nom. (ca) vajza arbreshe vajzat arbreshe Gen. (i, e) (ca) vajzave arbreshe (i, e) vajzavet arbreshe Dat. (ca) vajzave arbreshe vajzavet arbreshe Acc. (ca) vajza arbreshe vajzat arbreshe Abl. (ca) vajzash arbreshe vajzavet arbreshe

63 Nome neutro + aggettivo non articolato t folur arbresh parlata arbreshe Singolare Caso Forma indeterminata Forma determinata Nom. (nj) t folur arbresh t folurit arbresh Gen. (i, e) (nji) t foluri arbresh (i, e) t folurit arbresh Dat. (nji) t foluri arbresh t folurit arbresh Acc. (nj) t folur arbresh t folurit arbresh Abl. (nji) t foluri arbresh t folurit arbresh Plurale (femminile) Forma indeterminata Forma determinata (ca) t folura arbreshe t folurat arbreshe (ca) t folurave arbreshe (i, e) t foluravet arbreshe (ca) t folurave arbreshe t foluravet arbreshe (ca) t folura arbreshe t folurat arbreshe (ca) t folurash arbreshe t foluravet arbreshe

Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl.

Aggettivo articolato + nome maschile i miri burr il buon uomo Forma determinata Singolare Plurale Caso Nom. i miri burr t mirt burra Gen. (i, e) t mirit burr t mirvet burra Dat. t mirit burr t mirvet burra Acc. t mirin burr t mirt burra Abl. t mirit burr t mirvet burra

Aggettivo articolato + nome femminile e mira vajz la buona ragazza Forma determinata Singolare Plurale Caso Nom. e mira vajz t mirat vajza Gen. (i, e) t mirs vajz t miravet vajza Dat. t mirs vajz t miravet vajza Acc. t mirn vajz t mirat vajza Abl. t mirs vajz t miravet vajza

64 Aggettivo articolato + nome neutro t mirit t ngrn il buon cibo Forma determinata Singolare Plurale (feminile) t mirit t ngrn t mirat t ngrna t mirit t ngrn t miravet t ngrna t mirit t ngrn t miravet t ngrna t mirit t ngrn t mirat t ngrna t mirit t ngrn t miravet t ngrna

Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl.

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I gradi dellaggettivo qualificativo


Laggettivo qualificativo pu anche esprimere il grado con cui una qualit posseduta dal nome al quale si riferisce. Laggettivo qualificativo ha tre gradi: - positivo, che esprime solo una qualit ed costituito dallaggettivo qualificativo, non preceduto da alcun avverbio; - comparativo, che esprime la qualit mettendo a contro due nomi e pu essere di: uguaglianza, maggioranza e minoranza; - superlativo, che esprime una qualit posseduta in massimo grado in senso: assoluto o relativo. Per formarne i gradi dellaggettivo la lingua arbreshe si serve di avverbi che in genere premette allaggettivo di grado positivo.

1. Grado comparativo.
Il grado comparativo stabilisce un paragone tra due termini che possiedono la stessa qualit: Sara isht m e bukur se Marieja (Sara pi bella di Maria). Pu anche esprimere una qualit posseduta dallo stesso nome, ma in grado diverso nel tempo, nello spazio ecc.: Kur shrbenj jam m pak i lodhur se kur ng bnj gj (quando lavoro sono meno stanco di quando non faccio nulla). Nel comparativo di maggioranza la qualit posseduta dal primo termine di paragone maggiore. In arbresh il comparativo di maggioranza si forma ponendo prima dellaggettivo lavverbio m (pi). Quando presente, il secondo termine di paragone viene introdotto dalla congiunzione se (di, che). Hora isht m e madhe se Sndastina (Piana pi grande di Santa Cristina). Gruaja isht m dinake se burri (la donna pi furba delluomo). Nel comparativo di minoranza la qualit posseduta dal primo termine di paragone minore. Il comparativo di maggioranza si forma ponendo prima dellaggettivo la locuzione avverbiale m pak (meno). Anche nel comparativo di minoranza il secondo termine di paragone viene introdotto dalla congiunzione se (di, che). Ky dhrom isht m pak i glat se jetri (questo percorso meno lungo dellaltro). Te Hora buka m pak e shtrejt se Palerm (a Piana il pane meno caro che a Palermo). Nel comparativo di uguaglianza la qualit espressa dal primo termine di paragone uguale a quella del secondo. I due termini possono essere messi in relazione dalle congiunzione si (come) o sa (quanto) oppure laggettivo pu essere preceduto dall avverbio aq (tanto) e il secondo termine di paragone dalla congiune sa. Skolla isht aq rndsishme sa shndeta (la scuola tanto importante quanto la salute). Kela isht e bukur si e motra (Chela bella come la sorella).

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2. Grado superlativo.
Il grado superlativo indica che la qualit posseduta dal nome al massimo grado o in misura elevata. Nel superlativo assoluto la qualit posseduta dal nome di un grado molto elevato senza confronto con altri termini di paragone. Si forma: - ponendo prima del nome gli avverbi shum, ndutu, fort, gjith. shum i gjer o i gjer shum (larghissimo/molto largo). ndutu i bukur (bellissimo/troppo bello). je gjith babe (sei tutta scema).
Nota: gli avverbi shum e fort pi comunemente seguono laggettivo: i bukur shum, i madh shum, e bukur fort.

- ripetendo laggettivo al grado positivo: nj djal i but i but (un bimbo buonissimo). nj shpi e madhe e madhe (una casa grandissima). - rafforzando laggettivo con un altro aggettivo: jam i lodht ngost (lett.: sono stanco spossato). La Rushi plak stern (il signor Giorgio vecchio decrepito). Xhuani i mir i madh (lett.: Giovanni un gran buono). - facendo seguire laggettivo da frasi come sa ng mnd m, sa ng mnd thuhet, si ng jan te jeta, ecc. nj grua zmrmadhe sa ng mnd m (lett.: una donna generosa che pi non si pu). nj tenist i fort si ng jan te jeta (lett.: un tenista forte come non ce ne sono al mondo). Nel superlativo relativo la qualit posseduta dal nome in un grado maggiore o minore rispetto a tutti gli altri elementi della medesima specie cui appartiene il nome stesso. Il secondo termine di paragone in questo caso generico ed indica un gruppo, una specie o un insieme allinterno del quale emerge il nome cui si riferisce laggettivo al grado superlativo. Esso costituisce il complemento partitivo e pu essere espresso da un nome al caso genitivo o da un nome al nominativo preceduto dalla preposizione te (in). Il superlativo relativo pu essere:

67 - di maggioranza: si forma come il comparativo di maggioranza ma con laggettivo in forma determinata: m + aggettivo determinato. Mafjusi isht m i kalbti i burravet (te burrat) (il mafioso il pi marcio degli uomini). Te gjith na vllezr iku isht m i majmi (tra tutti noi fratelli Ciccio il pi grasso). - di minoranza: si forma come il comparativo di minoranza ma con laggettivo in forma determinata m pak + aggettivo determinato. Ti je m pak i qeti i skolls (tu sei il meno tranquillo della scuola). Sndastina isht m pak populluara e gjith horvet arbreshe t Siilljes (Santa Cristina la meno popolata delle comunit arbreshe della Sicilia). Quando laggettivo di grado superlativo funge da attributo pu trovarsi sia prima che dopo il nome. Nel caso in cui si trovi prima del nome sar laggettivo ad avere forma determinata mentre il nome sar in forma indeterminata. Se si trova dopo il nome, laggettivo dar indeterminato, mentre il nome avr la forma determinata. Per cui si potr dire: Mara isht vajza m e bukur te gjitonia (Mara la ragazza pi bella del vicinato). o Mara isht m e bukura vajz te gjitonia (Mara la pi bella ragazza del vicinato).

68

Laggettivo dimostrativo
Gli aggettivi dimostrativi sono: 1) ky questo; kjo questa; kta questo, ci. KY / KTA - questo Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare ky burr ktij burri ktij burri kt burr ktij burri Plurale kta burra ktyre burrave ktyre burrave kta burra ktyre burrave

KJO / KTO - questa Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare kjo grua ksaj gruaje ksaj gruaje kt grua ksaj gruaje Plurale kto gra ktyre grave ktyre grave kto gra ktyre grave

KTA / KTO - questo, ci Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare kta uj ktij uji ktij uji kta uj ktij uji Plurale kto ujra ktyre ujrave ktyre ujrave kto ujra ktyre ujrave

2) ai quello; ajo quella; ata quello, ci. AI / ATA - quello Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare ai burr atij burri atij burri at burr atij burri Plurale ata burra atyre burrave atyre burrave ata burra atyre burrave

69 AJO / ATO - quella Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare ajo grua asaj gruaje asaj gruaje at grua asaj gruaje Plurale ato gra atyre grave atyre grave ato gra atyre grave

ATA / ATO - quello, ci Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare ata uj atij uji atij uji ata uj atij uji Plurale ato ujra atyre ujrave atyre ujrave ato ujra atyre ujrave

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Laggettivo possessivo

La declinazione degli aggettivi possessivi uguale a quella degli aggettivi qualificativi. Essi richiedono sempre un sostantivo con il quale concordano in genere, numero e caso. Quando non sono accompagnati dal nome e si trovano in forma determinata assumono la funzione di pronomi.

PRIMA PERSONA SINGOLARE JIM / TIM - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare libri jim librit tim librit tim librin tim librit tim Plurale libret tim librevet tim librevet tim libret tim librevet tim

JIME / TIME - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare shpia jime shpis time shpis time shpin time shpis time Plurale shpit time shpivet time shpivet time shpit time shpivet time

TIM / TIME - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare t folurit tim t folurit tim t folurit tim t folurit tim t folurit tim Plurale (femminile) t folurat time t foluravet time t foluravet time t folurat time t foluravet time

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SECONDA PERSONA SINGOLARE

JYT / TAT - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare libri jyt librit tnd librit tnd librin tnd librit tnd Plurale libret tat librevet tat librevet tat libret tat librevet tat

JOTE / TOTE - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare shpia jote shpis tnde shpis tnde shpin tnde shpis tnde Plurale shpit tote shpivet tote shpivet tote shpit tote shpivet tote

TAT / TOTE - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare t folurit tat t folurit tat t folurit tat t folurit tat t folurit tat Plurale (femminile) t folurat tote t foluravet tote t foluravet tote t folurat tote t foluravet tote

72 TERZA PERSONA SINGOLARE possessore maschile

I TIJ / E TIJ - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare libri i tij librit t tij librit t tij librin e tij librit t tij Plurale libret e tij librevet t tij librevet t tij libret e tij librevet t tij

E TIJ / E TIJA - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare shpia e tij shpis t tij shpis t tij shpin e tij shpis t tij Plurale shpit e tija shpivet t tija shpivet t tija shpit e tija shpivet t tija

E TIJ / E TIJA - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare t folurit e tij t folurit t tij t folurit t tij t folurit e tij t folurit t tij Plurale (femminile) t folurat e tija t foluravet t tija t foluravet t tija t folurat e tija t foluravet t tija

73 TERZA PERSONA SINGOLARE possessore femminile I SAJ / E SAJ - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare libri i saj librit t saj librit t saj librin e saj librit t saj Plurale libret e saj librevet t saj librevet t saj libret e saj librevet t saj

E SAJ / E SAJA - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare shpia e saj shpis t saj shpis t saj shpin e saj shpis t saj Plurale shpit e saja shpivet t saja shpivet t saja shpit e saja shpivet t saja

E SAJ / E SAJA - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare t folurit e saj t folurit t saj t folurit t saj t folurit e saj t folurit t saj Plurale (femminile) t folurat e saja t foluravet t saja t foluravet t saja t folurat e saja t foluravet t saja

74 I, E VET proprio

Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl.

maschile Singolare libri i vet librit t vet librit t vet librin e vet librit t vet

Plurale libret e vet librevet t vet librevet t vet libret e vet librevet t vet

femminile Singolare Caso Nom. shpia e vet Gen. (i, e) shpis t vet Dat. shpis t vet Acc. shpin e vet Abl. shpis t vet

Plurale shpit e veta shpivet t veta shpivet t veta shpit e veta shpivet t veta

neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl.

Singolare t folurit e vet t folurit t vet t folurit t vet t folurit e vet t folurit t vet

Plurale (femminile) t folurat e veta t foluravet t veta t foluravet t veta t folurat e veta t foluravet t veta

Laggettivo possessivo i vet non si usa nella parlata odierna ma presente in alcune opere letterarie arbreshe.

75 PRIMA PERSONA PLURALE

JYN / TAN - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare libri jyn librit tn librit tn librin tn librit tn Plurale libret tan librevet tan librevet tan libret tan librevet tan

JON / TONA - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare shpia jon shpis tn shpis tn shpin tn shpis tn Plurale shpit tona shpivet tona shpivet tona shpit tona shpivet tona

TAN / TONA - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare t folurit tan t folurit tan t folurit tan t folurit tan t folurit tan Plurale (femminile) t folurat tona t foluravet tona t foluravet tona t folurat tona t foluravet tona

76 SECONDA PERSONA PLURALE

JIJ / TAJ - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare libri jij librit tj librit tj librin tj librit tj Plurale libret taj librevet taj librevet taj libret taj librevet taj

JUAJ / TUAJA - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare shpia juaj shpis tj shpis tj shpin tj shpis tj Plurale shpit tuaja shpivet tuaja shpivet tuaja shpit tuaja shpivet tuaja

TAJ / TUAJA - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare t folurit taj t folurit taj t folurit taj t folurit taj t folurit taj Plurale (femminile) t folurat tuaja t foluravet tuaja t foluravet tuaja t folurat tuaja t foluravet tuaja

77 TERZA PERSONA PLURALE

I TYRE / E TYRE - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare libri i tyre librit t tyre librit t tyre librin e tyre librit t tyre Plurale libret e tyre librevet t tyre librevet t tyre libret e tyre librevet t tyre

E TYRE / E TYRE - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare shpia e tyre shpis t tyre shpis t tyre shpin e tyre shpis t tyre Plurale shpit e tyre shpivet t tyre shpivet t tyre shpit e tyre shpivet t tyre

E TYRE / E TYRE - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare t folurit e tyre t folurit t tyre t folurit t tyre t folurit e tyre t folurit t tyre Plurale (femminile) t folurat e tyre t foluravet t tyre t foluravet t tyre t folurat e tyre t foluravet t tyre

78

Laggettivo possessivo preposto ai nomi di parentela


I nomi che esprimono parentela possono essere preceduti dallaggettivo possessivo nelle persone singolari. PRIMA PERSONA SINGOLARE JIM BIR - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare jim bir tim biri tim biri tim bir tim biri Plurale tim bij tim bijve tim bijve tim bij tim bijve JIME BIJ - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare jime bij sime bije sime bije time bij sime bije Plurale time bija time bijave time bijave time bija time bijave

SECONDA PERSONA SINGOLARE JYT BIR - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare jyt bir tyt biri tyt biri tt bir tyt biri Plurale tt bij tt bijve tt bijve tt bij tt bijve JOT BIJ - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare jot bij sat bije sat bije tt bij sat bije Plurale tt bija tt bijave tt bijave tt bija tt bijave

TERZA PERSONA SINGOLARE I BIRI - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare i biri t birit t birit t birin t birit Plurale t bijt t bijvet t bijvet t bijt t bijvet E BIJA - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare e bija t bijs t bijs t bijn t bijs Plurale t bijat t bijavet t bijavet t bijat t bijavet

79

Laggettivo interrogativo
Gli aggettivi interrogativi fungono anche da pronomi e sono: 1) ili? ila? ilt? ilat? quale? quali? 2) ? quale? quali? che? 3) sa? quanto? quanta? quanti? quante? e sa sono indeclinabili.

ili? - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare ili djal ilit djal ilit djal ilin djal ilit djal Plurale ilt djem ilvet djem ilvet djem ilt djem ilvet djem

ila? - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare ila vajz ils vajz ils vajz iln vajz ils vajz Plurale ilat vajza ilavet vajza ilavet vajza ilat vajza ilavet vajza

ilt? - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare ilt mish ilit mish ilit mish ilt mish ilit mish Plurale ilat mishra ilavet mishra ilavet mishra ilat mishra ilavet mishra

80

Laggettivo indefinito
Gli aggettivi indefiniti sono: 1) nga, do ogni, qualsiasi. Sono indeclinabili. do si trova solo nella letteratura arbreshe.

Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl.

maschile nga muaj nga muaji nga muaji nga muaj nga muaji

femminile nga jav nga javje nga javje nga jav nga javje

2) ndo, ndonj qualche. Ndo indeclinabile. Ndonj si declina come larticolo indeterminativo nj e quindi resta invariato nel genere e nel numero ma assume la desinenza -i nei casi obliqui (gen., dat., abl.). Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. maschile ndo djal ndo djali ndo djali ndo djal ndo djali femminile ndo vajz ndo vajzje ndo vajzje ndo vajz ndo vajzje femminile ndonj vajz ndonji vajzje ndonji vajzje ndonj vajz ndonji vajzje

maschile ndonj djal ndonji djali ndonji djali ndonj djal ndonji djali

3) ca, disa alcuni. Sono indeclinabili. Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. maschile ca (disa) kuej ca (disa) kuejve ca (disa) kuejve ca (disa) kuej ca (disa) kuejve femminile ca (disa) dele ca (disa) deleve ca (disa) deleve ca (disa) dele ca (disa) deleve

81 4) njri luno (correlativo con jetri). Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. maschile njeri mik njerit mik njerit mik njerin mik njerit mik femminile njera mike njers mike njers mike njern mike njers mike

5) jetri, jetra, tjert, tjerat laltro, laltra, gli altri, le altre. Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare maschile jetri mik jetrit mik jetrit mik jetrin mik jetrit mik Plurale maschile tjert miq tjervet miq tjervet miq tjert miq tjervet miq femminile jetra mike jetrs mike jetrs mike jetrn mike jetrs mike

Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl.

femminile tjerat mike tjeravet mike tjeravet mike tjerat mike tjeravet mike

6) njetr, tjer un altro, altri. Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare maschile njetr mik njetri mik njetri mik njetr mik njetri mik Plurale maschile tjer miq tjerve miq tjerve miq tjer miq tjerve miq femminile njetr mike njetrje mike njetrje mike njetr mike njetrje mike

Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl.

femminile tjera mike tjerave mike tjerave mike tjera mike tjerave mike

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7) mosnjri nessuno. Segue la stessa declinazione di njri. 8) nganjri ciascuno. Segue la stessa declinazione di njri. 9) gjith tutto, tutta, tutti, tutte. indeclinabile. Al plurale pu presentarsi in forma articolata, cio preceduto da t, e si declina come gli aggettivi qualificativi che precedono il nome. Nella forma articolata t gjith assume il significato di tutti quanti, tutte quante. 10) shum molto, molta, molti, molte. indeclinabile. 11) pak poco, poca, pochi poche. indeclinabile 12) aq tanto, tanta, tanti, tante. indeclinabile. 13) kaq tanto, tanta, tanti, tante. indeclinabile.

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IL NUMERALE
In albanese il numerale una parte del discorso come il nome, laggettivo, il pronome ecc. In realt ci vale solo per il numerale cardinale, poich il numerale ordinale viene considerato appartenente alla categoria grammaticale dellaggettivo. I numerali si dividono in cardinali e ordinali. CARDINALI 1 nj 2 dy 3 tre m., tri f. 4 katr 5 pes 6 gjasht 7 shtat 8 tet 9 nnt 10 dhjet 11 njmbdhjet 12 dymbdhjet 13 trembdhjet 14 katrmbdhjet 15 pesmbdhjet 16 gjashtmbdhjet 17 shtatmbdhjet 18 tetmbdhjet 19 nntmbdhjet 20 njzet 21 njzet e nj 22 njzet e dy 23 njzet e tre 24 njzet e katr 25 njzet e pes 26 njzet e gjasht 27 njzet e shtat 28 njzet e tet 29 njzet e nnt 30 tridhjet 31 tridhjet e nj 40 dyzet 41 dyzet e nj 50 pesdhjet 51 pesdhjet e nj 60 gjashtdhjet ORDINALI i,e par dyt tret katrt pest gjasht shtat tet nnt dhjet njmbdhjet dymbdhjet trembdhjet katrmbdhjet pesmbdhjet gjashtmbdhjet shtatmbdhjet tetmbdhjet nntmbdhjet njzet njzetenjjt njzetedyt njzetetret njzetekatrt njzetepest njzetegjasht njzeteshtat njzetetet njzetennt tridhjet tridhjetenjjt dyzet dyzetenjjt pesdhjet pesdhjetenjjt gjashtdhjet

84 61 70 71 80 81 90 91 100 101 110 111 120 121 130 131 140 150 200 300
1.000
10.000
100.000
1.000.000
1.000.000.000

gjashtdhjet e nj shtatdhjet shtatdhjet e nj tetdhjet tetdhjet e nj nntdhjet nntdhjet e nj njqind njqind e nj njqind e dhjet njqind e njmbdhjet njqind e njzet njqind e njzet e nj njqind e tridhjet njqind e tridhjet e nj njqind e dyzet njqind e pesdhjet dyqind triqind nj mij dhjet mij njqind mij nj milion nj miliard

gjashtdhjetenjjt shtatdhjet shtatdhjetenjjt tetdhjet tetdhjetenjjt nntdhjet nntdhjetenjjt njqindt njqindenjjt njqindedhjet njqindenjmbdhjet njqindenjzet njqindenjzetenjjt njqindetridhjet njqindetridhjetenjjt njqindedyzet njqindepesdhjet dyqindt triqindt nj mijt dhjetmijt njqindmijt njmiliont njmiliardt

I numerali cardinali 1) I numerali cardinali in funzione di numero sono indeclinabili e vanno sempre premessi al sostantivo. Soltanto il numero uno singolare mentre tutti gli altri sono plurali. Solo il numero tre distingue i due generi: tre maschile, tri femminile. Es.: tre burra e tri gra tre uomini e tre donne. 2) Quando precedono un nome assumono la funzione di aggettivi. 3) Quando sono in forma sostantivata si declinano e si distinguono per genere: Es.: t pes (burrat) u ngrjtn tutti e tre (gli uomini) si alzarono - ia thash t dyave (gravet) lo dissi alle due (donne). 4) Premettendo al numero cardinale la particella determinativa t si esprime il senso della totalit. Es.: t gjasht vendet ishn marr tutti e sei i posti erano occupati. 5) In matematica vanno espressi in cifra mentre in uno scritto va usata la forma estesa. Es.: 7 + 3 = 10

85 m duheshin dhjet euro, kisha vetm shtat e mora hua tre - mi servivano dieci euro, ne avevo solo sette e ne ho presi in prestito tre. 6) I numeri frazionari, di cui i cardinali esprimono il numeratore, sono femminili. Per i cardinali ci si rende evidente solo quando al numeratore si trova il numero tre. Es.: 3/5 tri t pesta. 7) Nelle date il giorno e lanno vanno scritti in cifra, mentre il mese pu essere espresso in cifra o per esteso. Per esprimere la data si premette la preposizione m al giorno del mese: Es.: m 17 gusht 2004 o m 17/08/2004 o m 17.08.2004.

I numerali ordinali 1) Anche gli ordinali come i cardinali quando si accompagnano ad un sostantivo assumono la funzione di aggettivi. 2) Nella declinazione, quando precedono il nome, seguono la regola degli aggettivi: cio si declinano restando invariato il nome. Es.: isht e sos t dytn jav e t nntit muaj sta completando la seconda settimana del nono mese. 3) Anche gli ordinali si possono presentare in forma sostantivata. Es.: i pari jarruri dhjet minute m par se i dyti il primo arriv dieci minuti prima del secondo. 4) Anche gli ordinali, nei numeri frazionari sono femminili, ed esprimono il denominatore. Es.: 1/7 nj e shtat - 2/3 dy t treta - 5/9 pes t nnta.

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IL PRONOME Il pronome personale


I pronomi personali sono: Persona Singolare Plurale u io na noi I ti tu ju voi II III ai egli, ajo ella ata essi, ato esse Solo la terza persona, singolare e plurale, si distingue secondo il genere. Maschile: sing. ai, pl. ata. Femminile: sing. ajo, pl. ato. Neutro: sing. ata, pl. ato. Declinazione dei pronomi personali I persona Prima persona Singolare Plurale Nom. u, io na, noi Gen. mua, m neve, na Dat. mua, m ne, na Acc. meje nesh Abl. Caso II persona Seconda persona Singolare Plurale Nom. ti, tu ju, voi Gen. tij, t juve, ju Dat. ju Acc. tij, t jush teje Abl. Caso III persona Singolare Maschile Nom. ai, egli, esso Gen. i (e) atij Dat. atij, i Acc. at, e atij Abl. Caso Plurale Femminile Neutro Maschile ajo, ella, essa ata, esso ata, essi, loro i (e) asaj i (e) atij i (e) atyre asaj, i atij, i atyre, i** at, e ata, i at, e asaj atij atyre

Femminile e Neutro* ato, esse, loro i (e) atyre atyre, i** ato, i atyre

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* Come si gi detto per i nomi e gli aggettivi neutri anche il pronome neutro di III persona al plurale segue la declinazione femminile. **Nella lingua shqipe ed in alcuni esempi della letteratura arbreshe la forma ridotta del dativo della terza persona plurale u anzicch i.

I pronomi personali, tranne al nominativo, posseggono una forma piena e una forma ridotta. In genere le due forme si usano contemporaneamente ma solo la forma ridotta pu trovarsi da sola. Ad esempio, per il pronome personale di prima persona singolare la forma piena del dativo e dellaccusativo mua e la forma ridotta m. Quindi la seguente frase: Mi disse di parlare. si potr tradurre: M tha mua t flisja. oppure M tha t flisja. e mai Tha mua t flisja.

88 Forme contratte dei pronomi personali Quando due pronomi in forma ridotta si incontrano possono dar luogo a forme contratte:

Singolare Persone Dat. + Acc. = 1 2 3 m m t t i + + + + + e i e i e = = = = = Forma contratta me mi te ti ia Dat. na na ju ju i i + + + + + +

Plurale Acc. e i e i e i = = = = = = Forma contratta na e na i jue jui ia ia

Esempi: Me tha mua Ng mi tha m Te thom Ti thom Ia thash Na e tha Na i tha Jue thom Jui thom Ia thom Ia thom

lo (la) disse a me non me li (le) disse pi te lo (la) dico te li (le) dico glielo/a dissi ce lo (la) disse ce li (le) disse ve lo (la) dico ve li (le) dico lo (la) dico a loro li (le) dico a loro

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Il pronome dimostrativo
I pronomi dimostrativi sono: 1) ky questo; kjo questa; kta questo, ci. KY - questo Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare ky ktij ktij kt ktij Plurale kta ktyre ktyre kta ktyre

KJO - questa Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare kjo ksaj ksaj kt ksaj Plurale kto ktyre ktyre kto ktyre

KTA - questo, ci Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare kta ktij ktij kta ktij Plurale kto ktyre ktyre kto ktyre

2) ai quello; ajo quella; ata quello, ci. AI - quello Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare ai atij atij at atij Plurale ata atyre atyre ata atyre

90 AJO - quella Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare ajo asaj asaj at asaj Plurale ato atyre atyre ato atyre

ATA - quello, ci Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare ata atij atij ata atij Plurale ato atyre atyre ato atyre

Rimangono ancora oggi nella lingua parlata le forme dellablativo del pronome m. kshije, f. kshoje per indicare un oggetto non ben definito vicino a chi parla e del pronome m. ashije, f. ashoje per indicare un oggetto non ben definito lontano da chi parla. MASCHILE Singolare Plurale Abl. kshije kshijesh FEMMINILE Singolare Plurale kshoje kshojesh

Abl.

Abl.

MASCHILE Singolare Plurale ashije ashijesh

FEMMINILE Singolare Plurale Abl. ashoje ashojesh Es.: ka te bnj kt kshije? - Che ne faccio di una cosa del genere? Na prun kt kshoje - Ci portarono questa cosa qua! ashije ajo? - Che genere di cosa quella? Ng di si thrritet ajo ashoje? - Non so come si chiama quella cosa l.

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Il pronome possessivo
I pronomi possessivi, come quelli personali, hanno tre persone (I, II, III), tre generi (maschile, femminile e neutro) e due numeri (singolare e plurale). Essi si declinano come gli aggettivi qualificativi sostantivati.

PRIMA PERSONA SINGOLARE

JIMI / TIMT - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare jimi timit timit timin timit Plurale timt timvet timvet timt timvet

JIMJA / TIMET - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare jimja times times timen times Plurale timet timevet timevet timet timevet

TIMT / TIMET - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare timt timit timit timt timit Plurale (femminile) timet timevet timevet timet timevet

92 SECONDA PERSONA SINGOLARE

JYTI / TATT - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare jyti tndit tndit tndin tnd it Plurale tatt tatvet tatvet tatt tatvet

JOTJA / TOTET - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare jotja tndes tndes tnde tndes Plurale totet totevet totevet totet totevet

TATT / TOTET - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare tatt tndit tndit tatt tndit Plurale (femminile) totet totevet totevet totet totevet

93 TERZA PERSONA SINGOLARE possessore maschile

I TIJI / T TIJT - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare i tiji t tijit t tijit t tijin t tijit Plurale t tijt t tijvet t tijvet t tijt t tijvet

E TIJA / T TIJAT - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare e tija t tijs t tijs t tijn t tijs Plurale t tijat t tijavet t tijavet t tijat t tijavet

T TIJT / T TIJAT - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare t tijt t tijit t tijit e tijt t tijit Plurale (femminile) t tijat t tijavet t tijavet t tijat t tijavet

94 TERZA PERSONA SINGOLARE possessore femminile

I SAJI / T SAJT - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare i saji t sajit t sajit t sajin t sajit Plurale t sajt t sajvet t sajvet t sajt t sajvet

E SAJA / T SAJAT - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare e saja t sajs t sajs t sajn t sajs Plurale t sajat t sajavet t sajavet t sajat t sajavet

T SAJT / T SAJAT - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare t sajt t sajit t sajit t sajt t sajit Plurale (femminile) t sajat t sajavet t sajavet t sajat t sajavet

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I VETI / T VETT - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare i veti t vetit t vetit t vetin t vetit Plurale t vett t vetvet t vetvet t vett t vetvet

E VETA / T VETAT - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare e veta t vets t vets t vetn t vets Plurale t vetat t vetavet t vetavet t vetat t vetavet

Il pronome possessivo i veti, e veta, come laggettivo, non si usa nella parlata odierna, ma presente in alcune opere letterarie arbreshe.

96 PRIMA PERSONA PLURALE JYNI / TANT - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare jyni tnit tnit tnin tnit Plurale tant tanvet tanvet tant tanvet

JONA / TONAT - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare jona tns tns tnn tns Plurale tonat tonavet tonavet tonat tonavet

TANT / TONAT - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare tant tnit tnit tant tnit Plurale (femminile) tonat tonavet tonavet tonat tonavet

97 SECONDA PERSONA PLURALE

JIJI / TAJT - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare jiji tjit tjit tjin tjit Plurale tajt tajvet tajvet tajt tajvet

JUAJA / TUAJAT - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare juaja tjs tjs tjn tjs Plurale tuajat tuajavet tuajavet tuajat tuajavet

TAJT / TUAJAT - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare tajt tjit tjit tajt tjit Plurale (femminile) tuajat tuajavet tuajavet tuajat tuajavet

98 TERZA PERSONA PLURALE

I TYRI / T TYRT - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare i tyri t tyrit t tyrit t tyrin t tyrit Plurale t tyrt t tyrvet t tyrvet t tyrt t tyrvet

E TYRJA / T TYRET - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare e tyrja t tyres t tyres t tyren t tyres Plurale t tyret t tyrevet t tyrevet t tyret t tyrevet

T TYRT / T TYRET - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare t tyrt t tyrit t tyrit t tyrin t tyrit Plurale (femminile) t tyret t tyrevet t tyrevet t tyret t tyrevet

99

Il pronome relativo
I pronomi relativi legano due proposizioni sostituendo il nome. Nella lingua arbreshe essi sono: 1) , che. indeclinabile; 2) i ili, e ila, t ilt, il quale, la quale. Ha la seguente declinazione: i ili - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare i ili t ilit t ilit t ilin t ilit Plurale t ilt t ilvet t ilvet t ilt t ilvet

e ila - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare e ila t ils t ils t iln t ils Plurale t ilat t ilavet t ilavet t ilat t ilavet

t ilt - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare t ilt t ilit t ilit t ilt t ilit Plurale t ilat t ilavet t ilavet t ilat t ilavet

3) I pronomi relativi indefiniti: - kush, colui che. Ha solo il singolare e non ha genere. Si declina come il pronome interrogativo (vedi). - ili, ila, quello/colui che, quella/colei che. Si declina come il pronome interrogativo (vedi). - , quel che, ci che. indeclinabile. - sa, quanto, quel che, ci che. indeclinabile.

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Il pronome interrogativo
I pronomi interrogativi sono: 1) Kush? Chi? Ha solo il singolare e non ha genere. 2) ili? ila? ilt? Quale? 3) ? Che?. indeclinabile. 4) Sa? Quanti? Quante? indeclinabile.

kush? Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. kush kujt kujt k kujt

ili? - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare ili ilit ilit ilin ilit Plurale ilt ilvet ilvet ilt ilvet

ila? - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare ila ils ils iln ils Plurale ilat ilavet ilavet ilat ilavet

ilt? - neutro Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare ilt mish ilit mish ilit mish ilt mish ilit mish Plurale ilat mishra ilavet mishra ilavet mishra ilat mishra ilavet mishra

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Il pronome indefinito
I pronomi indefiniti sono i seguenti: 1) Akili, akila un tale, una tale. Essendo riferito a persona non ha il genere neutro. akili - maschile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare akili akilit akilit akilin akilit Plurale akilt akilvet akilvet akilt akilvet akila - femminile Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Singolare akila akils akils akiln akils Plurale akilat akilavet akilavet akilat akilavet

2) Disa alcuni. Ha solo la declinazione plurale ed invariabile. disa Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. disa disave disave disa disave

3) Gjith, t gjith tutti, tutti quanti. Ha solo la declinazione plurale m. e f. (t) gjith Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Maschile (t) gjith (t) gjithve (t) gjithve (t) gjith (t) gjithve Femminile (t) gjitha (t) gjithave (t) gjithave (t) gjitha (t) gjithave

4) Kushdo chiunque. Ha solo la declinazione singolare. kushdo - maschile e femmnile Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. kushdo kujtdo kujtdo kdo kujtdo

102 5) Mosnjer nessuno. Ha solo il singolare ed invariabile nel genere. mosnjer - maschile e femmnile Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. mosnjer mosnjeru mosnjeru mosnjer mosnjeru

6) Ndonjer qualcuno. Si declina come mosnjer. 7) Nganjer ciascuno, ognuno. Si declina come mosnjer. 8) Njri, njra luno, luna in correlazione con jetri, jetra laltro, laltra. Ma pu assumere anche il significato di uno di essi, una di esse. njri Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Maschile njri njrit njrit njri njrit Femminile njra njrs njrs njra njrs

9) Mosnjri, mosnjra nessuno/a (di essi/e). Ha solo il singolare, maschile e femminile. Si declina come njri. 10) Nganjri ciascuno (di essi). Si declina come njri. 11) Nj uno, una. invariabile nel genere. Ha solo il singolare. nj - maschile e femmnile Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. nj nji nji nj nji

12) Ndonj qualcuno, qualcuna. Si declina come nj. 13) Jetri, jetra laltro, laltra. Nella forma indeterminata singolare si fonde con larticolo indeterminativo nj dando njetr (nj + jetr).

103 njetr (nj+(t)jetr) / (t)jetri - maschile Singolare Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Indeterm. njetr njetri njetri njetr njetri Determ. (t)jetri (t)jetrit (t)jetrit (t)jetri (t)jetrit (t) tjer / (t) tjert -maschile Plurale Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Indeterm. (t) tjer (t) tjerve (t) tjerve (t) tjer (t) tjerve Determ. (t) tjert (t) tjervet (t) tjervet (t) tjert (t) tjervet

njetr (nj+(t)jetr) / (t)jetra - femminile Singolare Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Indeterm. njetr njetrje njetrje njetr njetrje Determ. (t)jetra (t)jetrs (t)jetrs (t)jetra (t)jetrs

(t) tjera / (t) tjerat -femminile Plurale Caso Nom. Gen. (i, e) Dat. Acc. Abl. Indeterm. (ta) tjera (ta) tjerave (ta) tjerave (ta) tjera (ta) tjerave Determ. (ta) tjerat (ta) tjeravet (ta) tjeravet (ta) tjerat (ta) tjeravet

Nella parlata odierna sono in uso le forme njetr, jetri, jetra, tjer, tjert, tjera, tjerat. Le forme pi corrette nj tjetr, tjetri, tjetra, t tjer, t tjert, t tjera, t tjerat, che coincidono a quella della lingua shqipe, sono presenti nella letteratura arbreshe.

Vi sono poi alcuni pronomi indefiniti indeclinabili: 1) Ca alcuni, alcune; un po. 2) Dica alcuni, alcune; un po. 2) Shum molti, molte. 3) Pak pochi, poche. 4) Gjagj qualcosa. 5) Gjithqish tutto. 6) Mosgj nulla, niente. 7) Ndoca alcuni, un certo numero di 8) Kaq tanto.

104

LAVVERBIO
Come determiniamo il sostantivo con il suffisso di determinazione e con laggettivo, cos completiamo, precisiamo o modifichiamo il significato del verbo ponendogli accanto delle parole invariabili dette avverbi, con le quali indichiamo il modo in cui si svolge quanto affermato dal verbo, il luogo o il tempo dove avviene lazione, ecc. Lavverbio pu anche determinare o completare il significato degli aggettivi o di altri avverbi. Secondo la particolare determinazione che si vuol dare al verbo, allaggettivo o ad un altro avverbio, si distinguono i seguenti avverbi: 1) Avverbi di luogo; 2) Avverbi di tempo; 3) Avverbi di modo o di maniera; 4) Avverbi di quantit; 5) Avverbi di affermazione; 6) Avverbi di negazione; 7) Avverbi di dubbio. Come in italiano, cos in albanese esistono locuzioni avverbiali, cio gruppi di parole che svolgono la funzione di avverbi.
Nota: anche per quanto riguarda la classificazione degli avverbi esistono delle differenze tra la lingua albanese dAlbania (shqipe) e la lingua italiana. La lingua shqipe considera avverbi soltanto quelli di modo, luogo, tempo e quantit. Classifica invece nella categoria della particella i cosidetti avverbi di valutazione: di affermazione, negazione e dubbio. Come gi affermato per quanto riguarda la diversa classificazione del numerale, si ritenuto, in questa grammatica, di seguire le indicazioni dei comitati scientifico e tecnico che hanno dato il loro avallo alla pubblicazione della grammatica Udha e Mbar di Giuseppe Schir di Maggio, pubblicata nel 2001. Quindi, per quanto riguarda gli avverbi e le particelle, si seguira lo stesso criterio classificativo della lingua italiana.

1. Avverbi di modo.
Gli avverbi di modo servono a determinare il modo in cui si svolge lazione espressa dal verbo oppure aggiungono una precisazione qualificativa ad un aggettivo o ad un altro avverbio. Gli avverbi di modo possono essere primitivi, derivati e composti: - avverbi di modo primitivi. ashtu (cos/in quel modo), kshtu (cos/in questo modo), bashk (insieme), dal (piano), kot (invano), njize (presto), von (tardi). - avverbi di modo derivati: derivano da nomi, aggettivi o verbi dai quali si formano con laggiunta, talora, di suffissi.

105 avverbi di modo derivati da nomi: barkza (bocconi), arbrisht (in arbresh), ltisht (in italiano), kaluar (a cavallo), kalosha (a cavalcioni), ecc. avverbi di modo derivati da aggettivi: mir (bene), bukur (in bella maniera), lig (male), trash (grossolanamente), shtrejt (a caro prezzo), humbt (profondamente, in profondit), ecc. avverbi di modo derivati da verbi: fort (fortemente), ftoht (freddamente), ngroht (al caldo), that (duramente), njom (mollemente), hua (in prestito), xathur (a piedi nudi), ecc.

- avverbi di modo composti: gjithnjiherje (in una volta), katrakmbza (carponi), papritur (inaspettatamente), padashur (involontariamente), ecc. Anche lavverbio ha i gradi come laggettivo. Di quasi tutti gli avverbi primitivi e derivati - soprattutto quelli derivati da aggettivi - si pu formare il comparativo ed il superlativo: Vete fort (va forte), flet m fort (parla pi forte), rrjedh shum fort (corre fortissimo). Rri mir (sto bene), ndodhem m mir (mi trovo meglio), shkruan ndutu mir (scrive benissimo).

2. Avverbi di tempo.
Gli avverbi di tempo determinano il tempo in cui si svolge lazione espressa dal verbo. I pi comuni sono: sot (oggi), dje (ieri), nesr o nestr (domani), dej (dopodomani), kosdej (posdopodomani), nani (ora), ather o ahierna (allora), kur (quando), kurr (mai), somenat (stamattina), sonte (stasera), sontenatn (stanotte), prm (ieri sera), ditn (di giorno), natn (di notte), vjet (lanno scorso), simjet (questanno), rrall (raramente), hereher (a volte), menatnet (di mattina), mbrmnet (di sera), njditz (avantieri), njnatz (avantieri notte), pran (dopo), gjithnjibashku (ad un tratto), ngryst (allimbrunire), njher (una volta), ndoher (qualche volta), ngaher (ogni volta), njmend (poco fa), gjithmon (sempre). Di uso meno comune o presenti nella letteratura arbreshe: ndvon (finalmente), pas, pasandaj (dopo), ndrkaq, mesandaj (frattanto), kurdoher (ogni volta, sempre). Di alcuni di essi si pu fare il comparativo ed il superlativo:

106 Vate njize (and via presto), eja m njize se dje! (vieni pi presto di ieri!), zgjonet shum njize (si sveglia prestissimo). Anche gli avverbi di tempo si distinguono in primitivi, derivati e composti: - avverbi di tempo primitivi: sot (oggi), dje (ieri), nesr o nestr (domani), dej (dopodomani), nani (ora), kur (quando), kurr (mai), sonte (stasera), pas (dopo), ecc. - avverbi di tempo derivati da nomi, aggettivi o verbi: prm (ieri sera), ditn (di giorno), natn (di notte), vjet (lanno scorso), ngryst (allimbrunire), menatnet (di mattina), mbrmnet (di sera), ecc. - avverbi di tempo composti: ather o ahierna (allora), kosdej (posdopodomani), somenat (stamattina), sontenatn (stanotte), simjet (questanno), hereher (a volte), njditz (avantieri), njnatz (avantieri notte), gjithnjibashku (ad un tratto), njher (una volta), ndoher (qualche volta), ngaher (ogni volta), njmend (poco fa), ndvon (finalmente), gjithmon (sempre), ndrkaq, mesandaj (frattanto), kurdoher (ogni volta, sempre).

3. Avverbi di luogo.
Servono ad esprimere unindicazione nello spazio. Eja ktu! (vieni qui!), qndroi jasht (rimase fuori), vate llargu (and lontano), ecc. Seguendo la classificazione italiana degli avverbi di luogo, essi si suddividono in: indicativi, relativi, interrogativi ed indeterminativi. a) Gli avverbi di luogo indicativi indicano se lazione espressa dal verbo si svolge lontano o vicino da chi parla o da chi ascolta. Luogo vicino alla persona che parla ktu qua, qui. ktej di qua. Luogo vicino alla persona che ascolta aty l. i vi, ci Ju presjm ktu (vi aspettiamo qui). Ejani ktej! (venite di qua). Rri aty e mos u tund! (sta l e non ti muovere!). Ktje isht gjagj lvizet (l c qualcosa che si muove). Shrben Rrom. Atje u martua ca vjet prapa (lavora a Roma. L si spos alcuni anni fa). Shkojm atej sa t ham (passiamo di l a mangiare). Luogo lontano da chi parla e da chi ascolta ktje l. atje l. atej di l.

107 Gli avvervi di luogo indicativi ktu, aty, ktje e atje sono spesso usati per rafforzare gli aggettivi e i pronomi dimostrativi questo e quello. Ky ktu ng do shrbenj (questo qua non vuole lavorare). jerdhe bri ajo aty? (cos venuta a fare quella l?). Tek ai vend ktje i hyjn dy makin (in quel posto l centrano due macchine).

La particella avverbiale i equivale alle particelle italiane ci e vi, sebbene il suo uso nella parlata arbreshe di Piana sia pi limitato. Come queste pu esprimere: - stato in luogo. Shpia jime isht e vogl, por u i rri mir (la mia casa piccola, ma io ci sto bene). I qndruan lig (ci rimasero male). - moto a luogo. Na grishn te festa, por na ng i vam (ci invitarono alla festa, ma noi non vi andammo). Nestr vemi te dejti. Do ti vish edhe ti? (domani andiamo a mare. Vuoi venirci anche tu). - moto attraverso luogo. Rruga ish aq e ngusht se dy makin ng i shkojn (la strada era tanto stretta che due macchine non ci passavano). Essa precede sempre il verbo tranne che allimperativo: Jeci! (vacci!), qndroi! (restaci!), drgoi tt vlla! (mandaci tuo fratello!), hyri! (entraci!), ecc. Come avverbio di luogo, la particella avverbiale i si accompagna spesso: - al verbo hynj (entrare) sia quando ha il significati di andar dentro, passare attraverso o essere contenuto, sia quando ha quello di riguardare, avere a che fare: T gjith te makina ng i hyjm (tutti in macchina non centriamo). Mos me thuaj mua! U ng i hynj (Non dirlo a me! Io non centro). - alla forma medio-passiva del verbo dua (volere) quando ha il significato di occorrere, essere necessario, fare bisogno. I duhet durim me tij (ci vuole pazienza con te). I duhej nj dmark i mir te kjo hor (ci vorrebbe un buon sindaco per questo paese). Spesso usata in funzione pleonastica: Ng i sheh mir (non ci vede bene). Ka nj vesh ng i gjegjet (da un orecchio non sente). Nota: rispetto allitaliano la particella avverbiale viene usata molto meno nella parlata arbreshe, soprattutto se si prende come esempio lutilizzo in italiano di ci e vi che, associate alla particella ne in funzione di pronome, accompagnano spesso il verbo essere. In genere larbresh preferisce utilizzare, in questi casi, solo il verbo essere: Nj her e nj her ish (cera una volta) Sa gjinde ishn te mesha? (quante persone cerano alla messa). Sa lapse jan mbi trys? - Jan dy (quante matite ci sono sul tavolo? - Ce ne sono due). Anche la particella avverbiale italiana ne che equivale a di qui, da questo luogo, da l, da quel luogo in arbresh non ha un corrispettivo: jane ven (se ne stanno andando).

108 b) Gli avverbi di luogo relativi indicano un luogo congiungendo tra loro due proposizioni. Per tale motivo sono classificati come congiunzioni. Quando introducono una proposizione interrogativa, diretta o indiretta, vengono definiti avverbi interrogativi. - Avverbi relativi: ku (dove), ka (onde, da dove), kudo (ovunque, dovunque). Kopijt ka Hora ven ku shrbtir (i giovani da Piana vanno dove c lavoro). Jec ka jerdhe! (va donde venisti!). Ka ti gjejm kudo t jen (li troveremo ovunque siano). - Avvervi interrogativi: ku? (dove?), ka? (onde? da dove?). Ku je vete? (dove stai andando?). Ka je vjen? (da dove stai venendo?).

c) Gli avverbi di luogo indeterminativi danno unindicazione nello spazio senza alcun riferimento alla persona che parla o che ascolta. I pi comuni sono: lart (su), posht (gi), alarta (di su, nella parte alta), aposhta (di gi, nella parte bassa), brnda (dentro), jasht (fuori), abrnda (internamente, allinterno), ajashta (esternamente, allesterno), gjithasajtna (dappertutto), prapa (dietro), prpara (davanti), aprapa (di dietro, posteriormente), ndanz o danx (vicino), llargu (lontano), sipr (sopra), prposh (sotto), pkrahu o prkrahu (accanto), mandajashta (di fuori), mandabrnda (di dentro), mbatan (dallaltra parte), prjashta (fuori paese, fuori porta), gjkun o gjakun (in qualche luogo), mosgjkun o mosgjakun (in nessun luogo), mnjan (da parte, in disparte), ngrah (addosso). Altri presenti in letteratura: afr (vicino), andidherash (da lontano, da terre lontane), mball (di fronte), rreth (intorno), tutje (lungi, lontano). Di alcuni avverbi indeterminativi si pu fare il grado comparativo ed il superlativo: Hipu m lart! (sali pi su!). Hjidhe m llargu! (lancialo pi lontano!). Mos u vur shum danx (non ti mettere molto vicino!).

4. Avverbi di quantit.
Con gli avverbi di quantit si indica, in maniera indefinita, la quantit o la espresse da un verbo, da un aggettivo o da un altro avverbio. I pi comuni sono:

109 shum (molto), pak (poco), ndutu (troppo, assai), kaq (tanto cos), aq (tanto), m (pi), sa (quanto). In letteratura si trovano anche: mjaft (abbastanza), fare (punto, per nulla), rreth (circa), monu (quasi). Di shum e pak si pu formare il comparativo ed il superlativo assoluto: shum (molto), m shum (pi, di pi), shum shum o ndutu shum (moltissimo). pak (poco), m pak (meno, di meno), pak pak o shum pak o ndutu pak (pochissimo).

5. Avverbi di valutazione: affermazione, negazione e dubbio.


Gli avverbi di valutazione si usano per confermare, mettere in dubbio o negare lazione espressa dal verbo. - Gli avverbi di affermazione comunemente usati nella parlata arbreshe attuale sono: o, j, oraj (s), vrtet o ftet (certamente, veramente, davvero), po (proprio), engjegj (certamente). Do vish me ne, j o jo? (vuoi venire con noi, s o no?). Kjo vajz ftet e mir (questa ragazza davvero buona). Ky libr po t zglidhet (questo libro proprio da leggere). Nella letteratura arbreshe troviamo anche domosdo (certamente). - Gli avverbi di negazione pi comuni sono: jo (no), ng (non), mos (non - con i verbi allimperativo, congiuntivo e ottativo). Nesr ka shrbesh? - Jo! (Domani lavorerai? - No!). U, jo ti, fola (io, non tu, parlai). Mos u ngre! (non alzarti!). T thash t mos luash (ti dissi di non giocare). Mos ardht! (che non venga!). Nella letteratura arbreshe troviamo anche: s o s (non), aspak (niente affatto), fare (per nulla), as (nemmeno, neppure).
Nota 1: come gi detto in precedenza gli avverbi di valutazione nella lingua shqipe vengono considerati particelle avversative. Anche in italiano s e no, per quanto vengano considerati avverbi, non servono a modificare il significato di un verbo ma a sostituire unintera frase: Sei andato a trovare lo zio? No! (=non sono andato a trovarlo). Vengono quindi definiti anche parole olofrastiche. In alcuni casi s viene utilizzato come vero e proprio avverbio: Paolo s forte, ma poco agile. No invece viene utilizzato solo nelle risposte negative o nelle frasi che esprimono contrapposizione: Vuoi venire con noi? No!, Vuoi

110
venire, o no?. In tutti gli altri casi litaliano usa lavverbio non. In arbresh, invece, lutilizzo dellavverbio jo pi esteso: Ti, jo ju, ke thn t rreme (tu, non io, hai detto bugie). U ha gjithqish, por (ma) jo hudhrn (mangio di tutto, ma non laglio). Kjo shrbtir isht e glat, jo e rnd (questo lavoro lungo, non pesante). Nota 2: allimperativo, al congiuntivo e allottativo lavverbio che, preposto al verbo, rende la frase negativa mos. Quindi lavverbio italiano non, a seconda delle frasi, pu essere reso in arbresh con jo, ng o mos: Ng m plqejn kto brek (non mi piacciono questi pantaloni). Jerdha t shrbeja, jo t flisja (venni per lavorare, non per parlare). Mos harroni kliet! (non dimenticate le chiavi).

- Gli avverbi di dubbio pi comuni sono: omse (thomse) (forse), kushedi (chiss), ndo (circa). Omse isht Zefi i bie te dera (forse Giuseppe che suona alla porte). Kushedi shi ka bienj sot! (chiss che pioggia cadr oggi!). Ishn ndo zet burra (cerano circa venti uomini). In letteratura troviamo anche: mbase (quasi), rreth (circa).
Nota: luso in arbresh di ndo, che deriva dallaggettivo indefinito ndo (qualche), col significato di circa, allincirca mutuato dal dialetto siciliano che utilizza laggettivo indefinito qualchi/quarchi, per esprimere lo stesso avverbio: Parr pi quarchi tri uri Foli p ndo tri or (Parl per circa tre ore).

6. Le locuzioni avverbiali.
Le locuzioni avverbiali sono gruppi di parole che svolgono una funzione avverbiale e che spesso costituiscono delle frasi fatte. Possono essere: - di modo: ashtu e kshtu (cos cos), alla shtrmbra (sottosopra, al contrario), alla drejta (dalla parte diritta), alla fshehura (di nascosto), copa-copa (a pezzi), dora-dora (mano manina), dale dal (piano piano), me mbyllm sy (ad occhi chiusi), m glunj (in ginocchio), m kmb (a piedi), m duar (in braccio), m par (prima), m likur (a nudo), pa ngrn (a digiuno), sa ka te thom (in men che non si dica), vale val (in ebollizione), si isht isht (in ogni modo), qetu-qetu (silenziosamente, in sordina), pr zglat (per lungo), ecc. - di quantit: nj e nj (ad uno ad uno), dy e dy (a due a due), pak e pak (a poco a poco), pak-pak (almeno), pak o shum (pressa poco), ecc. - di luogo:

111 atje lart (lass), atje posht (laggi), tek e drejta (a destra), tek e shtrmbra (a sinistra), atej e ktej (di qua e di l), p ktej (per di qua), pr atej (per di l), n mes (in mezzo), ktu danx (qua vicino), ku isht isht (in ogni dove), ka isht isht (per ogni dove), te ku (dove), ecc. - di tempo: nani-nani (or ora, proprio adesso), si nani (per adesso), sot m sot (oggi giorno), ndita-ndita (di giorno in giorno), dit pr dit (gorno per giorno), vit pr vit (anno per anno), pr gjithmon (per sempre), sot (da oggi in poi), nesr (da domani), njatr skaj (fra poco), ecc. di affermazione, negazione e dubbio: p ftet (per davvero), jo ftet (no certo), p mosgj (per niente), pa tjetr (senzaltro), ecc.

112

LA PREPOSIZIONE
La preposizione quella parte invariabile del discorso che si premette ad un elemento della frase (nome, aggettivo, pronome, numerale o verbo) per metterlo in relazione con altri elementi della frase o con altre frasi. La preposizione serve a formare diversi complementi indiretti.

Categorie delle preposizioni

1. Le preposizioni, in base alla struttura morfologica, si dividono in semplici, composte e locuzioni prepositive: - semplici: mbi (su), m (a), me (con), n (in), nn (sotto), ndr (tra, fra), ka o nga (da), pa (senza), pr (per), brnda (dentro), jasht (fuori), prapa (dietro), ve (tranne), afr (vicino a), sipr (sopra), llargu (lontano da), pajt (grazie a, per merito di), rrz (rasente), pas (dopo), kundra (contro), te o tek (in), njera o njer (fino a), buz (lungo, al margine di), rreth (intorno a), ecc. - composte: mbatan (al di l di), pkrahu o prkrahu (accanto a), prpara (davanti a), prposh (sotto), ecc. - locuzioni prepositive, quando sono composte da pi parole: bashk me (insieme a), n mes t (in mezzo a), te vendi (i/t) (invece di, al posto di), pr n (attraverso), pr n mes (per mezzo di), pr hir (grazie a,per merito di), njera te (fino a - luogo), njera m (fino a - tempo), ecc.

2. In base alla relazione sintattica che instaurano con il nome, il pronome o laggettivo, le preposizioni possono reggere uno dei casi della declinazione. In tal modo distinguiamo preposizioni che reggono il caso nominativo, genitivo, accusativo o ablativo: - preposizione + caso nominativo: ka/kak o nga/ngak, te o tek, njera te (fino a). Nxori bukn ka furri (tolse il pane dal forno). do kak u? (che vuoi da me?). Vjen ka Parku (viene da Altofonte).

113 Kak ti ng e prisja (da te non me laspettavo). Te shpia jime jemi katr (in casa mia siamo in quattro). Sonte ham gjith tek u (oggi mangiamo tutti da me).

- preposizione + caso genitivo: te vendi (i/t) (al posto di, invece di), pr hir (t) (grazie a), n mes t (in mezzo a). N mes t luzms ishn shum fmij (in mezzo alla folla cerano molti bambini). Foli ai te vendi i mikut (parl lui al posto dellamico). Pr hir t internetit lidhemi me gjith jetn (grazie ad internet ci colleghiamo con tutto il mondo) - preposizione + caso accusativo: mbi, me, m, ndr, n, nn, pa, pr, bashk me, pr n, njera m.

- preposizione + caso ablativo: buz, kundra, danx, llargu, mbatan, pr, pajt, pas, prpara, prposh, prapa, rrz, sipr o asipra, ve, rreth.

Particolarit delluso delle preposizioni.


a) La preposizione mbi. Indica una collocazione nello spazio, il luogo sopra il quale si svolge unazione o si trova una persona, oggetto ecc.. La preposizione mbi (su) nella parlata odierna viene pronunciata comunemente mi. Regge laccusatico e indica:
stato in luogo moto a luogo argomento tempo Maja jon fl mbi divanin (la nostra gatta dorme sul divano) Vur tajurt mbi tryes (metti i piatti sul tavolo). Ng kan t then gj mbi tij (non hanno nulla da dire su di te) Mbi nj vit u martua (dopo un anno si spos)

Frequentemente laddove litaliano vuole larticolo determinativo dopo la preposizione su (o la preposizione articolata sul, sulla ecc.), larbresh fa seguire mbi dal nome in forma indeterminata. Mbi + Nome arbresh indeterminato Mbi krye Su + Nome italiano determinato Sulla testa

114 Mbi shtrat Mbi tryes Mbi bark Mbi hund Sul letto Sulla tavola Sullo stomaco Sul naso ecc.

b) La preposizione m. La preposizione semplice m (verso, a) pu entrare anche nella formazione di locuzioni prepositive. Regge laccusativo e indica:
modo U vu m glunj (si mise in ginocchio) Vete m kmb (vado a piedi). Mbaj djalin m duar (teneva il bambino in braccio). Jecjn dor m dor (camminano mano nella mano). M kt her gjindja fln (a questora la gente dorme). M 5 mars (il 5 marzo). Njera m sot ng u ka par njeri (fino ad oggi non si visto nessuno)

tempo

c) La preposizione me. Indica unidea di unione, partecipazione o un rapporto di carattere strumentale. Fondamentalmente la preposizione del complemento di compagnia o di unione ma pu assumere altri significati. Regge laccusativo.
compagnia unione causa mezzo modo Vajta te festa me time kushrir Te skolla vehet me pendn e lapset Dridhej me ttimt t fort Jerdhm me trenin Ju presjm me hare Rri gjith ditn me linjn qualit M plqejn vajzat me kript t glet limitazione Si vete me shrbtirn? tempo Me dimrin dita shkrtonet materia Nj mur stisur gjith me gur Andai alla festa con mia cugina A scuola si va con la penna e le matite Tremava dal forte freddo Venimmo col treno Vi aspettiamo con gioia Sta tutto il giorno in vestaglia Mi piacciono le ragazze coi capelli lunghi Come va col lavoro? Con linverno il giorno si accorcia Un muro costruito tutto in pietra

d) La preposizione n. Nella parlata odierna di Piana la preposizione n non viene pi usata per esprimere lo stato in luogo e viene sostituita quasi sempre dalla preposizione te. Rimane in alcune locuzioni avverbiali o in modi di dire. In alcune locuzioni avverbiali viene assimilata al nome e la sua pronuncia appena avvertita. Regge laccusativo.

115 N mes, pr n mes (in mezzo). N krah ngrah (addosso). N kryq ngryq (in croce). Ndita-ndita (di giorno in giorno). In altri casi scomparsa completamente. Ci accade con i nomi di citt o di localit. Rri n Palerm rri Palerm (sta a Palermo). Vete n Sndastin vete Sndastin (vado a Santa Cristina). Vate n Rom vate Rom (and a Roma). Ka shpin n Kazallot ka shpin Kazallot (ha la casa a Casalotto).

e) La preposizione nn. Indica una collocazione nello spazio, il luogo sotto il quale si svolge unazione o si trova una persona, oggetto ecc.. Come altre preposizioni sovente seguita dal nome in forma indeterminata laddove litaliano vuole larticolo. Regge laccusativo.

Nn + Nome arbresh indeterminato Nn krye Nn shtrat Nn tryes Nn sjetull Nn kmb Nn tajur

Sotto + Nome italiano determinato Sotto la testa Sotto il letto Sotto la tavola Sotto il braccio (lett.: ascella) Sotto i piedi Sotto il piatto ecc.

f) La preposizione ka/kak o nga/ngak. Indica principalmente provenienza, distacco e allontanamento. anche la preposizione del complemento di agente e di causa efficiente ma pu avere anche altri significati. Regge il nominativo.
moto da luogo moto a luogo moto per luogo stato in luogo agente causa eff. partitivo Molla ra ka dega Shko ka ato an! Shkova ka dheu jyt Rri kak ju Marieja dashur mir ka miket Djegur ka dielli Njeri kak ju vjen me ne La mela cadde dal ramo Passa da quelle parti! Sono passato dal tuo terreno Abita vicino a voi Maria ben voluta dalle amiche Bruciato dal sole Uno di voi viene con noi

116
mezzo origine distanza allontanamento separazione limitazione E njoha ka e veshura Shum fjal vijn ka tjer gluh Hora ndodhet 22 km ka Palerma U nda ka prindrat Adriatiku ndan Italin ka Shqipria Ng i sheh ka nj sy La riconobbi dal vestito Molte parole derivano da altre lingue Piana si trova a 22 km da Palermo Si staccato dai genitori LAdriatico separa lItalia dallAlbania Non vede da un occhio

g) La preposizione pr. Indica principalmente scopo e motivazione e, anche, un moto a luogo. Assume anche altri significati. Davanti ai nomi che iniziano per consonante perde la r finale presentandosi nella forma tronca p. Regge laccusativo, ma in alcuni casi (quando esprime modo) regge lablativo.
moto a luogo stato in luogo tempo contin. predicativo fine vantaggio causa limitazione prezzo modo Vate p Fushn Jan p dhrom Foli p tri or E mori p kusar E thom pr t mirn tnde Isht m mir pr ju t mos flas Skolla mbyllm p terremotin Pr mua ti the po t rreme E shiti p pak euro E mori pr dorje Si avvi verso la Fusha Sono per strada Parl per tre ore Lo prese per ladro Lo dico per il tuo bene meglio per voi che non parli La scuola chiusa a causa del terremoto Per me tu hai detto proprio bugie Lo vendette per pochi euro Lo prese per mano

Fa parte di locuzioni avverbiali: p pak (per poco), pr gjithmon (per sempre), p si nani (per adesso), ecc.

g) La preposizione pa. Indica unidea mancanza o assenza introducendo il complemento di privazione o di esclusione. Regge laccusativo ed seguita dal nome in forma indeterminata. Nj njeri pa tru (un uomo senza cervello). Qndrova pa fjal (rimasi senza parole). Ng mnd rri pa tij (non posso stare senza di te).

g) La preposizione te/tek. Indica principalmente una collocazione nello spazio (stato in luogo e moto a luogo). Tek si usa davanti ai pronomi personali: tek u (da me), tek ti (da te), tek ai/ajo (da lui/lei), tek na (da noi), tek ju (da voi), tek ata/ato (da loro). Pu assumere altri

117 significati. sempre seguita da un nome in forma determinata o in forma indeterminata ma preceduto dallarticolo indeterminativo nj. Regge il nominativo.
moto a luogo stato in luogo tempo partitivo limitazione U qasn te dera. Sonte ejani tek na. Zogjt rrin te foleja Tek ajo dit ra shi ili tek ju do dalnj me ne? Te shrbtira ng ka pr t glar Si avvicinarono alla porta. Stasera venite da noi. Gli uccellini stanno nel nido. Quel giorno piovve. Chi di voi vuole uscire con noi? Nel lavoro non ha eguali

Fa parte della locuzione prepositiva njera te (fino a). g) La preposizione ndr. Questa preposizione caduta in disuso nella parlata odierna. presente in letteratura. Esprime una collocazione intermedia nello spazio tra due o pi elementi. Ndr ne (tra noi). Jarruri ndr t part (arriv fra i primi). Flisjn ndr ata (parlavano tra loro).

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LA CONGIUNZIONE
La congiunzione la parte invariabile del discorso che serve a collegare tra loro due elementi di una proposizione o due proposizioni.

Classificazione delle congiunzioni


1. In base alla loro struttura si distinuono in semplici, formate da una sola parola; composte, formate dalla fusione di due o pi parole; locuzioni congiuntive, costituite da due o pi parole. - semplici: as (n), (che), e (e), dhe (e), edhe (anche), ku (dove), kur (quando), o (o), n o na (se), po o por (ma), pra (quindi), sa (quanto), si (come), se (che), ecc. - composte: sikur o skur (come quando), sikurse o skurse (come se), ndrsa (mentre), megjithat (tuttavia), megjithse (sebbene), posa (appena), porsa (poich), ecc. - locuzioni congiuntive: aq sa (tanto quanto), aq se (tanto che), ashtu si (cos come), kur (da quando), edhe n o na (anche se), kloft kloft (sia sia), ngaher (ogni volta che), njera kur (fin quando), vetm se (solo che), vje m rar o vje m thn (vuol dire), t kln (dal momento che), m par se (prima di), pr shembull (per esempio), ecc.

2. In base alla funzione le congiunzioni si distinguono in coordinative, che legano due elementi della stessa natura o della stessa funzione e subordinative, che legano due proposizioni che hanno tra loro un rapporto di dipendenza. - coordinative copulative: - affermative: e, dhe (e). - negative: as (n), as edhe (neanche). aggiuntive: edhe (anche).

119 disgiuntive: o (o), mno (altrimenti). avversative: ma, po, por (ma), megjithat (tuttavia), ndrsa (mentre), vetm (solo). conclusive: andaj, prandaj (quindi), ather (allora). esplicative o dichiarative: vje m rar (vuol dire), vje m thn (cio, vuol dire), pr shembull (per esempio). correlative o comparative: jo vetm por edhe (non solo ma anche), e e (e e), o o (o o), kloft kloft (sia sia..), as as (n n),

- subordinative dichiarative: se (che). temporali: kur (quando), sa, posa (appena), ndrsa (mentre), njera (finch), njera kur (fin quando), kur (da quando), ngaher (ogni volta che), m par se (prima che), ecc. finali: sa (affinch). causali: se (poich), pr (perch), porsa (poich), t kln (dato che), posa (dal momento che). locative: ku (dove), ka o nga (da dove), njera (o ngjer) ku (fin dove). concessive: megjithse (sebbene), edhe n (o na) (anche se), ndonse (quantunque). avversative: ndrsa (mentre), te vendi t, sa rri t (invece di), (al posto di), kur (quando). Je ankora zgjuar, kur ki tishe te shtrati (sei ancora sveglio, quando dovresti essere a letto). comparative: (ashtu) si (cos) (come), sa (quanto), se (che), ecc. Bj ashtu si t thash (fa come ti dissi) modali:, si, posi (come), skuna, skurse, sikurse (come se), ecc. condizionali: n o na (se), kur (quando).

120 consecutive: sa (quanto), se, (che), aq sa, aq se (tanto che), ecc. eccettuative: ve se (tranne che), vetm se (fuorch). interrogative e dubitative: n (se), si (come), pr (perch), kur (quando), sa (quanto). limitative: p sa (per quanto), (che), p si (per come), ecc. esclusive: pa (senza).

Particolarit delluso delle congiunzioni.


a) La congiunzione se. La congiunzione se pu assumere vari significati e diverse funzioni:
causale consecutiva dichiarativa comparativa Hyr brnda se bn ttim (entra dentro che fa freddo) Flet aq lig se ng e ndlgonj (parla cos male che non lo capisco) Thon se ng vijn (dicono che non vengono) M mir t shrbesh se t flsh (meglio lavorare che dormire)

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LA PARTICELLA
La particella quella parte invariabile del discorso che serve a modificare alcune forme verbali. Seguendo la classificazione adottata in Udha e mbar, il numero delle particelle nella lingua arbreshe molto limitato e pu essere cos elencato: 1) dej: serve a formare il modo condizionale. Dej kishm jardhur n na kisht grishur (saremmo venuti se ci aveste invitati).

2) do: serve a formare il futuro. Kush do jet te dera? (chi sar alla porta?). Do ket kln era shkuli qaramidhet (sar stato il vento a staccare le tegole). 3) ka: serve a formare il futuro. Thom se sontenatn ka bienj zbor (dico che stanotte nevicher). Kur ka vush kryet te ndi? (quando metterai la testa a posto?) 4) kish o ki: serve a formare il condizionale. N ishe ftet nj mik i tij, ki te ndihje (se fossi davvero un suo amico, lo aiuteresti). 5) t o t: fa parte delle forme del congiuntivo, del condizionale e dellinfinito. mir t nisesh n do tjarrsh njize ( bene che tu parta se vuoi arrivare presto). 6) tue o tuke: serve a formare il gerundio. Jiku tue rrjedhur (fugg correndo). 7) u: serve per la formazione di alcuni tempi della forma passiva/riflessiva del verbo. U zgjova (mi svegliai). Ng u kan par (non si sono visti). Nota: nella lingua shqipe vengono classificate come particelle molte parole che in italiano (e nella presente grammatica arbreshe) sono classificate come

122 avverbi. Si distinguono infatti particelle distintive, negative, affermative, dubitative ecc.). Per es., gli albanesi dAlbania considerano particelle le parole jo (no) e po (s)

123

LINTERIEZIONE
Linteriezione quella parte invariabile del discorso che serve ad esprimere i sentimenti di chi parla (gioia, dolore, sorpresa, paura, disprezzo, ecc.) o ad attirare lattenzione di chi ascolta. Le interiezioni possono assumere vari toni espressivi: infatti il significato di uninteriezione dipende anche dal tono o dal timbro della voce con cui viene pronunciata. Nella lingua scritta impossibile rendere tutto ci che con uninteriezione si vuole esprimere. Il punto esclamativo, obbligatorio dopo uninteriezione, ha i suoi limiti nel dare lidea di vivacit e immediatezza che tipica di queste parole. Linteriezione un inciso che d ad una frase unintonazione precisa, ma non istaura una relazione sintattica con le altre parti del discorso.

Classificazione delle interiezioni


Le interiezioni, dal punto di vista morfologico, si distinguono in proprie ed improprie. A queste si aggiungono le locuzioni interiettive. Alle interiezioni si possono assimilare le voci onomatopeiche. a) Le interiezioni proprie o primitive hanno solo la funzione di interiezioni e, in genere, sono formate da semplici suoni: a, ah, e, eh, ih, ei, o, oh, oi, ai, ui, u, boh, bah, ngah, bobo, bubu, urra, pa, puh, mah, ufa, mbre, majde, majdena ecc.

b) Le interiezioni improprie sono parole che occasionalmente assumono la funzione di interiezione: mme! qafa! forca! mir! bekuar! falem! ishi! shatre! ecc.

c) Le locuzioni interiettive sono gruppi di parole o brevi frasi che hanno significato esclamativo: mjera u! (povera me!) bekuar ti! (beato te!) mme mme! (mamma mia!) I Madh Yn Zot! (oddio!) t zshit hna! (che ti prenda la luna!) Shn Mri! (Madonna!), mirdita (buongiorno), mirmbrma (buona sera), natn e mir (buona notte), ecc.

d) Le voci onomatopeiche o onomatopee sono espressioni che imitano e riproducono suoni, rumori o versi di animali: Ha ha ha! - qishj Valerja (ha ha ha - rideva Valeria). Mjau! Mjau! - bj maja (Miao, miao! - faceva la gatta). Kikiriki - kndon gjeli (chicchirichi - canta il gallo).

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IL VERBO Coniugazione dei verbi ausiliari


kam-avere Indicativo presente kam ke ka kemi kini kan pass. pross. kam pasur ke pasur ka pasur kemi pasur kini pasur kan pasur imperfetto kisha kishe kish kishm kisht kishn trapass. pross. kisha pasur kishe pasur kish pasur kishm pasur kisht pasur kishn pasur futuro anteriore ka (do) kem pasur ka (do) kesh pasur ka (do) ket pasur ka (do) kemi pasur ka (do) kini pasur ka (do) ken pasur

pass. remoto trapass. rem. pata pata pasur (raro) pate pati patm patt patn

futuro semplice ka (do) kem ka (do) kesh ka (do) ket ka (do) kemi ka (do) kini ka (do) ken Congiuntivo

presente t kem t kesh t ket t kemi t kini t ken

passato t kem pasur t kesh pasur t ket pasur t kemi pasur t kini pasur t ken pasur

imperfetto t kisha t kishe t kish t kishm t kisht t kishn

trapassato t kisha pasur t kishe pasur t kish pasur t kishm pasur t kisht pasur t kishn pasur

Condizionale presente ki (dej) t kisha ki (dej) t kishe ki (dej) t kish ki (dej) t kishm ki (dej) t kisht ki (dej) t kishn passato ki (dej) t kisha pasur ki (dej) t kishe pasur ki (dej) t kish pasur ki (dej) t kishm pasur ki (dej) t kisht pasur ki (dej) t kishn pasur

125

Ottativo presente paa pae past (pait) paim pait pain passato paa pasur (raro)

Imperativo presente ki (anche kij) kini __ Participio pasur __ Infinito pr t pasur __ Gerundio tue (anche tuke) pasur

126 jam-essere Indicativo presente jam je (isht) jemi jini jan pass. pross. kam kln ke kln ka kln kemi kln kini kln kan kln imperfetto isha ishe ish ishm isht ishn trapass. pross. kisha kln kishe kln kish kln kishm kln kisht kln kishn kln futuro anteriore ka (do) kem kln ka (do) kesh kln ka (do) ket kln ka (do) kemi kln ka (do) kini kln ka (do) ken kln

pass. remoto trapass. rem. kleva pata kln (raro) kleve kle klem klet klen

futuro semplice ka (do) jem ka (do) jesh ka (do) jet ka (do) jemi ka (do) jini ka (do) jen

Congiuntivo presente t jem t jesh t jet t jemi t jini t jen passato t kem kln t kesh kln t ket kln t kemi kln t kini kln t ken kln imperfetto t isha t ishe t ish t ishm t isht t ishn trapassato t kisha kln t kishe kln t kish kln t kishm kln t kisht kln t kishn kln

Condizionale presente ki (dej) tisha ki (dej) tishe ki (dej) tish ki (dej) tishm ki (dej) tisht ki (dej) tishn passato ki (dej) t kisha kln ki (dej) t kishe kln ki (dej) t kish kln ki (dej) t kishm kln ki (dej) t kisht kln ki (dej) t kishn kln

127 Ottativo presente passato klofsha paa kln klofshe (raro) kloft (klofshit) klofshim klofshit klofshin

Imperativo presente ji jini __ Participio kln __ Infinito pr t kln __ Gerundio tue (anche tuke) kln

128

Coniugazione dei verbi


Forma attiva zgjonj svegliare mas misurare vu (o v) mettere

Indicativo
presente

zgjonj zgjon zgjon zgjojm zgjoni zgjojn

mas man man masjm mani masjn


passato prossimo

vu vu vu vum vuni vun

kam zgjuar ke zgjuar ka zgjuar kemi zgjuar kini zgjuar kan zgjuar

kam matur ke matur ka matur kemi matur kini matur kan matur
imperfetto

kam vun ke vun ka vun kemi vun kini vun kan vun

zgjoja zgjoje zgjoj zgjojm zgjojt zgjojn

masja masje masj masjm masjt masjn


trapassato prossimo

vuja vuje vuj vujm vujt vujn

kisha zgjuar kishe zgjuar kish zgjuar kishm zgjuar kisht zgjuar kishn zgjuar

kisha matur kishe matur kish matur kishm matur kisht matur kishn matur

kisha vun kishe vun kish vun kishm vun kisht vun kishn vun

129
passato remoto

zgjova zgjove zgjoi zgjuam zgjuat zgjuan

mata mate mati matm matt matn


trapassato remoto

vura vure vuri vum vut vun

pata zgjuar (raro)

pata matur (raro)


futuro semplice

pata vun (raro)

ka (do) zgjonj ka (do) zgjosh ka (do) zgjonj ka (do) zgjojm ka (do) zgjoni ka (do) zgjojn

ka (do) mas ka (do) massh ka (do) masnj ka (do) masjm ka (do) mani ka (do) masjn
futuro anteriore

ka (do) vu ka (do) vush ka (do) vunj ka (do) vum ka (do) vuni ka (do) vun

ka (do) kem zgjuar ka (do) kesh zgjuar ka (do) ket zgjuar ka (do) kemi zgjuar ka (do) kini zgjuar ka (do) ken zgjuar

ka (do) kem matur ka (do) kesh matur ka (do) ket matur ka (do) kemi matur ka (do) kini matur ka (do) ken matur

ka (do) kem vun ka (do) kesh vun ka (do) ket vun ka (do) kemi vun ka (do) kini vun ka (do) ken vun

Congiuntivo
presente

t zgjonj t zgjosh t zgjonj t zgjojm t zgjoni t zgjojn

t mas t massh t masnj t masjm t mani t masjn


passato

t vu t vush t vunj t vum t vuni t vun

t kem zgjuar t kesh zgjuar t ket zgjuar t kemi zgjuar t kini zgjuar t ken zgjuar

t kem matur t kesh matur t ket matur t kemi matur t kini matur t ken matur

t kem vun t kesh vun t ket vun t kemi vun t kini vun t ken vun

130

imperfetto

t zgjoja t zgjoje t zgjoj t zgjojm t zgjojt t zgjojn

t masja t masje t masj t masjm t masjt t masjn


trapassato

t vuja t vuje t vuj t vujm t vujt t vujn

t kisha zgjuar t kishe zgjuar t kish zgjuar t kishm zgjuar t kisht zgjuar t kishn zgjuar

t kisha matur t kishe matur t kish matur t kishm matur t kisht matur kishn matur

t kisha vun t kishe vun t kish vun t kishm vun t kisht vun t kishn vun

Condizionale
presente

ki (dej) t zgjoja ki (dej) t zgjoje ki (dej) t zgjoj ki (dej) t zgjojm ki (dej) t zgjojt ki (dej) t zgjojn

ki (dej) t masja ki (dej) t masje ki (dej) t masj ki (dej) t masjm ki (dej) t masjt ki (dej) t masjn
passato

ki (dej) t vuja ki (dej) t vuje ki (dej) t vuj ki (dej) t vujm ki (dej) t vujt ki (dej) t vujn

ki (dej) t kisha zgjuar ki (dej) t kishe zgjuar ki (dej) t kish zgjuar ki (dej) t kishm zgjuar ki (dej) t kisht zgjuar ki (dej) t kishn zgjuar

ki (dej) t kisha matur ki (dej) t kishe matur ki (dej) t kish matur ki (dej) t kishm matur ki (dej) t kisht matur ki (dej) t kishn matur Ottativo
presente

ki (dej) t kisha vun ki (dej) t kishe vun ki (dej) t kish vun ki (dej) t kishm vun ki (dej) t kisht vun ki (dej) t kishn vun

zgjofsha zgjofshe zgjoft zgjofshim zgjofshit zgjofshin

matsha matshe matt matshim matshit matshin

vufsha vufshe vuft vufshim vufshit vufshin

131

passato

paa zgjuar (raro)

paa matur (raro) Imperativo


presente

paa vun (raro)

zgjo zgjoni

mat matni

vur vuni

Participio zgjuar matur vun

Infinito pr t zgjuar pr t matur pr t vun

Gerundio tue (tuke) zgjuar tue (tuke) matur tue (tuke) vun

132

Forma passiva/riflessiva
zgjonj svegliare mas misurare vu (o v) mettere Indicativo zgjonem zgjone zgjonet zgjonemi zgjonij zgjonen jam zgjuar je zgjuar (isht) zgjuar jemi zgjuar jini zgjuar jan zgjuar zgjonesha zgjoneshe zgjonej zgjoneshim zgjoneshit zgjoneshin isha zgjuar ishe zgjuar ish zgjuar ishm zgjuar isht zgjuar ishn zgjuar u zgjova u zgjove u zgjua u zgjuam u zgjuat u zgjuan presente matem mate matet matemi matij maten passato prossimo jam matur je matur (isht) matur jemi matur jini matur jan matur imperfetto matesha mateshe matej mateshim mateshit mateshin trapassato prossimo isha matur ishe matur ish matur ishm matur isht matur ishn matur passato remoto u mata u mate u mat u matm u matt u matn vuhem vuhe vuhet vuhemi vuhij vuhen jam vun je vun (isht) vun jemi vun jini vun jan vun vuhesha vuheshe vuhej vuheshim vuheshit vuheshin isha vun ishe vun ish vun ishm vun isht vun ishn vun u vura u vure u vu u vum u vut u vun

133

kleva zgjuar kleve zgjuar kle zgjuar klem zgjuar klet zgjuar klen zgjuar

trapassato remoto kleva matur kleve matur kle matur klem matur klet matur klen matur

kleva vun kleve vun kle vun klem vun klet vun klen vun

futuro semplice ka (do) zgjonem ka (do) matem ka (do) zgjonesh ka (do) matesh ka (do) zgjonet ka (do) matet ka (do) zgjonemi ka (do) matemi ka (do) zgjonij ka (do) matij ka (do) zgjonen ka (do) maten futuro anteriore ka (do) jem matur ka (do) jesh matur ka (do) jet matur ka (do) jemi matur ka (do) jini matur ka (do) jen matur

ka (do) vuhem ka (do) vuhesh ka (do) vuhet ka (do) vuhemi ka (do) vuhij ka (do) vuhen

ka (do) jem zgjuar ka (do) jesh zgjuar ka (do) jet zgjuar ka (do) jemi zgjuar ka (do) jini zgjuar ka (do) jen zgjuar

ka (do) jem vun ka (do) jesh vun ka (do) jet vun ka (do) jemi vun ka (do) jini vun ka (do) jen vun

Congiuntivo

t zgjonem t zgjonesh t zgjonet t zgjonemi t zgjonij t zgjonen

presente t matem t matesh t matet t matemi t matij t maten passato t jem matur t jesh matur t jet matur t jemi matur t jini matur t jen matur

t vuhem t vuhesh t vuhet t vuhemi t vuhij t vuhen

t jem zgjuar t jesh zgjuar t jet zgjuar t jemi zgjuar t jini zgjuar t jen zgjuar

t jem vun t jesh vun t jet vun t jemi vun t jini vun t jen vun

134 imperfetto t matesha t mateshe t matej t mateshim t mateshit t mateshin

t zgjonesha t zgjoneshe t zgjonej t zgjoneshim t zgjoneshit t zgjoneshin

t vuhesha t vuheshe t vuhej t vuheshim t vuheshit t vuheshin

trapassato t isha zgjuar t isha matur t ishe zgjuar t ishe matur t ish zgjuar t ish matur t ishm zgjuar t ishm matur t isht zgjuar t isht matur t ishn zgjuar t ishn matur

t isha vun t ishe vun t ish vun t ishm vun t isht vun t ishn vun

Condizionale presente ki (dej) t matesha ki (dej) t mateshe ki (dej) t matej ki (dej) t mateshim ki (dej) t mateshit ki (dej) t mateshin passato ki (dej) t isha matur ki (dej) t ishe matur ki (dej) t ish matur ki (dej) t ishm matur ki (dej) t isht matur ki (dej) t ishn matur

ki (dej) t zgjonesha ki (dej) t zgjoneshe ki (dej) t zgjonej ki (dej) t zgjoneshim ki (dej) t zgjoneshit ki (dej) t zgjoneshin

ki (dej) t vuhesha ki (dej) t vuheshe ki (dej) t vuhej ki (dej) t vuheshim ki (dej) t vuheshit ki (dej) t vuheshin

ki (dej) t isha zgjuar ki (dej) t ishe zgjuar ki (dej) t ish zgjuar ki (dej) t ishm zgjuar ki (dej) t isht zgjuar ki (dej) t ishn zgjuar

ki (dej) t isha vun ki (dej) t ishe vun ki (dej) t ish vun ki (dej) t ishm vun ki (dej) t isht vun ki (dej) t ishn vun

Ottativo presente u matsha u matshe u matt u matshim u matshit u matshin

u zgjofsha u zgjofshe u zgjoft u zgjofshim u zgjofshit u zgjofshin

u vufsha u vufshe u vuft u vufshim u vufshit u vufshin

135 passato klofsha matur klofshe matur kloft (klofshit) matur klofshim matur klofshit matur klofshin matur

klofsha zgjuar klofshe zgjuar kloft (klofshit) zgjuar klofshim zgjuar klofshit zgjuar klofshin zgjuar

klofsha vun klofshe vun kloft (klofshit) vun klofshim vun klofshit vun klofshin vun

Imperativo presente matu matij

zgjou zgjonij

vuru vuhij

Participio zgjuar matur vun

Infinito pr tu zgjuar pr tu matur pr tu vun

Gerundio tue (tuke) u zgjuar tue (tuke) u matur tue (tuke) u vun

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