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orientali
l.
1 È significativo il fatto che continui ad essere valido un testo di denuncia come quello di A. Malvezzi,
L'islamismo e la cultura europea, Sansoni, Firenze 1956.
2 Cfr. l'illuminante e attualissima 'Introduzione' di R. Schulze al suo II mondo islamico nel xx secolo.
Politica e società civile, (ed. or. in tedesco, 1994), Feltrinelli, Milano 1998, pp. 9-23-
2.
6 Cfr., per esempio, The Image of God. Gender Models in Judeo-Christian Tradition , ed. K. V Keb, Min-
neapolis MN, 1995.
S. Freud, Moses and monotheism , (parte i e ii uscito in tedesco, in Imago, nel 1932; trad, inclusiva della
parte m), a cura di K. Jones, The Hoghart Press ltd., London 1951.
8 Cfř. T. Fahd, "Les songes et leur interprétation selon l'Islam", in Les songes et leur interprétation,
Editions du Seuil, Paris 1959, pp. 125-158.
9 Cfr. U. Schnabel, "Se Freud va in Islam. Psicanalisi. Così molti musulmani potrebbero curare i di-
sturbi mentali. Ma fede e tradizione li frenano" in la Repubblica. Si tratta dell'intervista a Gehad Marwa-
zeh, uno psicanalista palestinese che opera a Friburgo, secondo il quale "si contano una quindicina di psi-
canalisti arabi in tutto il globo e la maggior parte di loro lavora fuori dal mondo arabo. . consultato su:
<http:/ /dweb.repubblica.it/dweb/2007/0i/27/attualità/attualità/069psÌ53369.html>. Cfr. anche la tesi
inedita di A. Lakhous, I musulmani e le rappresentazioni della sessualità, della malattia, della salute, Roma 'La
Sapienza', a. a. 2001-2002.
10 Tre i testi tenuti maggiormente presenti: M. Chebel, L'esprit de sérail, edito nel 1988, e poi riedito
nella Petite Biblothèque Payot/265, Paris 1995; Id., Le corps dans la tradition du Maghreb, puf, Paris 1984;
Id., Le livre des séductions, cit. Da notare che, nonostante l'autore spazi nel suo ragionare su tutta la cul-
tura arabo-musulmana, le ricerche puntuali e, per così dire, sul campo riguardano il solo Maghreb, re-
gione dove l'influenza della Francia è egemone, a cominciare dalla preferenza, ancor oggi, accordata al
francese rispetto all'arabo come lingua di cultura e di comunicazione.
Un fedele che stava lavandosi il culo così recitò: / " Rendimi unito al profumo che viene dall ' Eden
Un tiçio gli disse: "La formula è giusta, / ma il buco che invochi è sbagliato". [. . .]
16 Così è per un genere letterario particolare, molto coltivato nella poesia persiana, quello del 'di-
sturbatore della quiete pubblica', che la tradizione tutta identifica nel bell'adolescente, per cui cfr., a ti-
tolo esemplificativo, G. Scarcia, I perturbatori della quiete cittadina (Lesanì di Shiràç), in "In Forma di Paro-
le", III / 2, luglio 1981, pp. 45-IO7.
17 In merito all'omofilia, soprattutto letteraria, cfr. L. Capezzone, Abû Nuwâs. Cosi rossa e la rosa, Ro-
ma 2007; su un possibile significato dell'omofilia, non solo letteraria, nell'Islam, cfr. B. Scarcia Amoretti,
Deformazione professionale: improbabili letture de 'Il mirto e la rosa' di Annie Messina , in E il buio albeggia ad
Oriente. Aspetti d'orientalismo in Sicilia tra riferimenti all'Islam e allo specifico siculo-islamico, l'esotismo , a cu-
ra di A. Pellitteri, Palermo 1999, pp. 123-131.
18 Quando si tratta di testi in persiano tale atteggiamento si manifesta soprattutto in riduttive, se non
mistificanti traduzioni che, rifacendosi al cliché dell'amor cortese, non solo non danno conto, ma evita-
no di far emergere l'indiscutibile ambiguità, se non esplicita ambivalenza, che connota il testo: un esem-
pio per tutte: Hâfez di Širáz, Cannoniere. Volume I, Introduzione, traduzione e commento di G. M. D'Er-
me, Napoli 2004.
19 Cfr. R. Zipoli, Rûmî, autore di versi osceni, in Scritti in onore di Biancamaria Scarcia Amoretti, a cura di
D. Bredi, L. Capezzone, W. Dahmash, L. Rostagno, voi. in, Roma 2008, pp. 1237-1246 (e bibl. citata); i ver-
si sono alle pp. 142-144.
L'infilava al momento preciso del coito, ! eil caçço così penetrava soltanto a metà.
Sença quel fermo, il gran caçço dell'asino / le avrebbe sfasciato ogni viscera.
Ma all'asino prese astenia e deboleçça, / e divenne magríssimo come un capello.. .
20 Mahsati Gatijavi. La luna e le perle, a cura di R. Bargigli, D. Meneghini, Milano 1999, p. 36 (n. 14). Per
questa traduzione, come per le altre che seguiranno, le due autrici sono debitrici del classico lavoro di F.
Meier, Die Schöne Mahsatî, Wiesbaden 1963.
21 Trad, francese di R. R. Khawam, Abd al-Rahmane al-Djawbarî, Le voile arraché. L'autre visage de
l'Islam , Phébus, Paris, 1 vol. 1979, 11 vol. 1980.
le, formato dalle donne astute e sfrontate, ma il capitolo loro dedicato si ri-
duce a un elenco di luoghi comuni - maschili - sull'inaffidabilità delle donne
e il loro poco senso di responsabilità. Là dove la valenza letteraria non è lo
scopo principale, la produzione erotica viene legittimata, nelle società mu-
sulmane, sul piano morale, nella presunzione che serva - al maschio - cono-
scere le tecniche del dare e prendere piacere a garanzia di un matrimonio fe-
lice, a sua volta cardine della stabilità della cellula sociale primaria che è la
famiglia: opinione peraltro espressa a chiare lettere dal san Tommaso del-
l'Islam: Abû Hamid al-Ghazâlî (m. mi).22 Ciò fa sì che sia genere coltivato an-
che da illustri giuristi, considerati benemeriti per aver contribuito al bene
pubblico.23
Comunque, la letteratura, oscena o erotica che sia, ha un tratto in comu-
ne con la poesia mistico-amorosa che qui ci interessa: il realismo è sapiente-
mente eluso; la tecnica è quella di soffermarsi sul dettaglio, che però non è te-
so a individualizzare colui o colei di cui si parla; si tratta di una specie di
scomposizione del corpo nelle sue parti, in modo da evitare che esso emerga
nella sua concreta, carnale fisicità; sono gli stilemi usati a fare la differenza.
Coerentemente non esiste una vera e propria scultura a tutto tondo e, come
vedremo, la rappresentazione realistica del corpo, come quella della natura,
viene elusa,24 sebbene l'anatomia sia stata praticata senza restrizioni fin dal
Medioevo e si abbia un'opera, in persiano, nota come "L'anatomia di Man-
sûr", risalente alla fine del xiv secolo, con illustrazioni che riprendono, pare,
modelli più antichi.25 Da dove partire per 'collocare' la cosa?
3.
È opinione diffusa tra gli addetti ai lavori che la civiltà islamica sia complessi-
vamente una /la civiltà del velo innanzi tutto per una particolare concezione
della sacralità, di cui il corpo umano, creazione divina, partecipa. La mode-
22 Abû Hamîd al-Ghazâlî (m. 1111), Le intime relazioni e preparatone al matrimonio dal Kitâb al-nikâh,
traduzione e cura di A. Pellitteri, Junkbooks, Palermo 1995.
23 Per es., il famoso giurisperito Abd al-Rahmân al-Suyûtî (1445-1506) che compone un notissimo trat-
tato erotico: trad, francese di R. R. Khawam, Nuits de noces ou comment humer le doux breuvage de la magie
licite par 'Abd al-Rahmane al-Souyoûti, Albin Michel, Paris 1972. Cfr., a mo' di controcanto, M. Chebel, "La
littérature érotique arabe", cit., pp. 135-154.
24 Non affronterò qui il problema dell'assunzione, o meno, da parte dei musulmani di moduli cultu-
rali, in particolare iconografici, presenti nei territori della prima conquista dell'Islam, su cui cfr., per
esempio, D. G. Shepherd, Banquet and Hunt in Medieval Islamic Iconography, in Gatherings in Honor of Do-
rothy E. Miner, edd. U. K. McCracken, L. M. C. Randall, R.H. Randall jr, Baltimore 1973, PP- 79 92. Ana-
logamente, per la questione se l'Islam sia, o meno, l'autentico erede del mondo tardo-antico, rinvio, sem-
pre per esempio, ai vari contributi in Lo spazio letterario del Medioevo. 3. Le culture circostanti. 11. La cultura
arabo-islamica, a cura di B. Scarcia Amoretti, Roma 2003; ma anche M. Di Branco, Storie arabe di Greci e di
Romani. La Grecia e Roma nella storiografia arabo-islamica medievale, Pisa 2009. Sul piano concettuale, cfr. B.
Scarcia Amoretti, "Leggendo Orhan Pamuk: tre divagazioni 'islamistiche'", in $ûçiflât-i mü'ellefe. Conta-
minazioni e spigolature turcologiche. Scritti in onore di Giampiero Bellingeri, a cura di Vera Costantini e Mat-
thias Kappler, Terra Ferma, Crocetta di Montello (Tv), 2010, pp. 355 367-
25 Cfr. Encyclopédie de L Islam, 2* ed., sub voce tashnh , a cura di E. bavage-bmith, t. x, 1999, PP- 30O-302.
Sì, m'uccide quel po%(o che sta sul tuo mento, e dovunque / sono cento migliaia di vite dal col-
lo proteso al suo giogo.
Del mio cavaliere regale al cui volto sorregge lo specchio la luna / il destriero calpesta qual umi
terra corona sublime di sole.
10 non lascio il rubino d'amico e non lascio la coppa, / ed abbiate voi asceti a scusarmi, m
questo è il mio rito.
11 cuore è la tenda regale d'amore per lui / e gli occhi sorreggon lo specchio al suo volto.
Questa gota colore del grano maturo c'insegna / perché, come Adamo si volse alla spiga, si pers
Sì, sì, quando il mio svelto cipresso s'appresta all'estatica dança, / quanto vale la vest
dell'anima, a che non sia fatta a brandelli ?
Quale idea di corpo sottende i versi or ora citati? Non quella di un corpo se
suato nei termini a noi familiari. Si prendano due quartine della già citata
Mahsatì. Che l'amato della poetessa fosse maschio è indubbio e probabil
mente il suo è stato un amore vissuto. Tuttavia, il codice non si discosta mol
to da quello che stiamo esemplificando, e non basta a dare concretezza agli
stilemi il fatto che ella si conceda il racconto di un bacio e alluda a una notte
di passione:28
Volle il fato che alfine lo trovassi
a notte: cento baci allora ho dato
alle sue labbra dolci come dattero.
E voleva insultarmi, ma coi baci
svelta spedai l'ingiuria sulle labbra.
Si dia, dunque, per scontato che l'amato ha da essere maschio. Non c'è, tut-
tavia, marcatura sessuale, che, se e quando compare, è negativa. Essa elimina
l'incanto e la seduzione. Ecco come esplicita la cosa la stessa Mahsatì:29
28 La luna e le perle, cit.,, pp. 86 (n. 140); 54 (n. 58); sulla sua biografia cfr. "Introduzione", pp. 11-18.
29 La luna e le perle, cit., p. 52 (n. 55); "Introduzione", p. 23, 69 (95).
e io questo lo so bene,
ché, se non te la strappassi,
la tua barba dov'è andata?
30 Si veda quanto in C. Schock, Adam im Islam, Berlin 1993, a proposito del volto glabro /argenteo di
Adamo, in qualche modo condizione essenziale per legittimare la richiesta divina agli angeli di inchinarsi
a lui. La barba gli crescerà solo dopo la cacciata dal paradiso terrestre. Devo questa segnalazione a S Pa-
gani che qui ringrazio. 31 La luna e le perle, cit., p. 40 (n. 24a).
32 Da Asir (prima raccolta edita nel 1955, rispettivamente pp. 90-91 e 28-29; devo le traduzio
Scarcia). La poetessa è ben conscia della difficoltà di liberarsi dalle norme che garantiscono rispe
e moralità. Da un lato denuncia il suo essere prigioniera, asxr appunto, - da cui il titolo della
(p. 34) - di un codice comportamentale: I think about it and yet I know / 1 will never be able to leave th
even if the warden should let mego / 1 have lost the strenghth to fly away ; dall'altro indubbiamente inte
porsi come una "daring, often irreverent, explorer of a public language of intimacy" (cfr. Encycl
Iranica, s. v. "Farrokzâd", a cura di Farzaneh Milani, vol. ix, fase. 3, pp. 324-327). Il punto da sotto
è, a mio parere, il fatto che la novità del contenuto non determina una 'rivoluzione' del codice
vo, se non in termini tanto vaghi da rendere poco verosimile l'affermazione che la poesia di Far
registri un particolare sguardo sul corpo e un'inedita risonanza dell'esperienza fisica cfr. <
www.ketabshear.com/Tazeh/fourough.htm>. Per una verifica sull'immissione del corpo fisico
suato nella poesia contemporanea, ho provato a cercare poesie (sempre in persiano) di lesbiche
La ricerca, certo non esaustiva, in cui sono stata aiutata da Leila Karami Nogarani (che ringrazio), è
deludente. L'esempio che segue, di Sâqî Qahremàn, lesbica dichiarata, nostra contemporanea, è
che più si può avvicinare, purtroppo con risultati non veramente validi sul piano estetico, al nostr
Rapporto d'amore
Tutto inizia con un parto
Io che sono io non sono io quando partorisco vieni
Posa la mano sul mio labbro, da quella stessa bocca che ti succhia vieni fuori
Guarda e vedrai è il lato morbido della coscia
Io che sono io non sono io quando partorisco vieni
Metti la mano intorno alla mia essenza (khâteram) [= Incingimi con la mano] bacia vieni
No attenta vieni proprio qui accanto al labbro vieni te lo faccio baciare
Che cosa ha detto l'amore
ti succhio proprio qui vicino alla pelle
Vieni no bacia ti partorisco.
L'immagine nascosta
Oh! Tu hai bruciato, uomo , le mie labbra / con la fiamma dei tuoi baci.
Non hai letto nessun segreto di questa follia / nel fondo dei miei occhi silenti.
No, non sai che io nel mio cuore / serbavo immagine del mio amarti, nascosto.
No, non sai che da questo amore nascosto / fuoco mi venne all'animo, bruciante.
Hanno detto: una paçça è questa donna / dal labbro così facile ai baci.
Si, ma sono i baci delle tue labbra / che alle mie labbra morte danno vita.
Mai che io pensi a chi sono nel nome / sono quella che te cerca vogliosa.
Mi voglio sola con te e con il tuo abbraccio / sola con te e le labbra di una coppa.
Intima requie con te voglio, lontano da occhio estraneo / un calice per te di vino vivo
E voglio un letto di rose / e darti là l'ebbreçça di una notte.
Oh! Tu hai bruciato, uomo, le mie labbra / con la fiamma dei tuoi baci.
E questo un libro che non ha una fine I e tu ne hai letto una pagina breve.
Il bacio
Dentro i suoi occhi rideva la colpa. / Sopra il suo volto ñdeva la luna.
Nel solco delle sue labbra silenziose / una fiamma rideva senza scampo.
A purezza di sguardo è concessa la vista del volto d'amico / che nulla potrà mai riflettere
chio offuscato.
È il cuore a se stesso sciagura nel laccio di quella tua chioma: / uccidilo dunque di sguardi
tanto si merita, il cuore.
È gradita V ebbrezza per l'occhio del bello che a sé m'incatena /e ad ebbrezza Per questo a
rono un giorno le redini mie
33 Hâfe£ Cannoniere, cit., rispettivamente pp. 161 (n. 133); 63 (n. 51); p. 15 (n. 11).
4-
Lo sguardo ha, tuttavia, una sua dimensione fisica di non poco conto, che in
qualche modo segna il limite della valenza mistica intrinseca a questo genere
poetico, mettendo a nudo l'impossibilità di dire , se non per allusione o meta-
foricamente, la vera, ambita relazione tra amante, cioè la creatura uomo, a
sua volta distinta in maschio e femmina, e l'Amato, cioè Dio. Infatti, la possi-
bilità della Visione' di Dio è tutt'altro che scontata nell'Islam, anche, o so-
prattutto, per i mistici. Lo stato d'estasi non implica necessariamente vedere
Dio. Se mai visione si è data, chi l'ha sperimentata si è astenuto dal dirla.34 Il
problema è fortemente intrecciato all'interrogativo se l'uomo sia stato crea-
to a immagine di Dio oppure no. Il Corano non lo afferma,35 ma è problema
che riveste una grande importanza specialmente nella speculazione mistica.
A livello comune, se Dio non può essere concepito come pura astrazione, non
avendo la cosa grande incidenza sul vissuto quotidiano, è questione che può
passare inosservata. Non è così, se si prende posizione, in termini teologici, a
favore o contro la 'somiglianza' tra Dio e uomo.36 Pur pertinente con il mio
discorso, basta in questa sede riconoscere che entrambe le posizioni hanno
avuto corso nell'Islam, e, comunque, prendere atto che il testo coranico non
include tra le gioie celesti la contemplazione del volto di Dio, mentre insiste
sulla soddisfazione sessuale, quale premio al buon credente dell'ubbidienza a
Lui e alla Sua legge. L'espressione paradisiaca di una sessualità soddisfatta si
propone come sublimazione di quella terrena, ma fuori misura. Come è no-
to, essa è calibrata sul maschio, sebbene certa esegesi sostenga che anche le
donne avranno la loro parte. Gli eletti godranno di spose bellissime e sempre
vergini e fra loro garzoni d'eterna gioventù trascorreranno con coppe e bricchi e ca-
lici freschi limpidissimi dai quali non avranno emicrania né offuscamento di mente
(Cor. lvi, 17-19). In altri termini, ancora una sublimazione, nella fattispecie di
una scena di banchetto.
Proprio il riferimento al banchetto - tema privilegiato della miniatura - ci
porta a segnalare un riscontro puntuale nel codice stilistico tra il genere poe-
tico di cui è qui questione e la miniatura, anch'essa coltivata soprattutto in
terra d'Iran, prodotto, questo, certamente di corte, diversamente dalla poe-
sia che, almeno in Iran, come si è detto, non è patrimonio riservato alle so-
le élite. La miniatura illustra un testo che il lettore conosce in precedenza:
34 Cfr. B. Scarda Amoretti, Il corpo nell'Islam. Un'entità ambigua , in "Sanctorum. Rivista dell'Associa-
zione Italiana per lo studio della santità, dei culti e dell'agiografia", 6, 2009, pp. 153-161.
35 Cfr. B. Scarcia Amoretti, La création de l'humanité dans le Coran, in Christian and Islamic Gender
Models, ed. K. E. Borresen, Roma 2004, pp. 85-99.
36 Cfr. D. Gimaret, Dieu à l'image de l'homme. Les anthropomorfismes et la sunna et leurs interprétations par
les théologues, Cerf, Paris 1997.
5-
A questo punto, vorrei tirare le fila del mio discorso e proporre la mia ipote-
si di lettura, partendo, come annunciato, dal Corano. L'indeterminatezza ses-
suale quale elemento essenziale per dire /rappresentare l'assoluto della bellez-
za del corpo non può non avere a monte un input così autorevole e così
interiorizzato da non rendere necessario fornirne spiegazione o giustificazio-
ne: al massimo si può aspirare a vederla teorizzata, meglio canonizzata.
37 Su prototipo, stereotipo, modello nella miniatura, cfr. B. Scarcia Amoretti, Think, say, produce ima-
ges: the partial point of view of an Islamist, in <http: / / www.christiancapurro.com>.
38 Diamo di seguito i riferimenti delle miniature proposte: Figg. i e 2 (entrambe dalle Maqamat ai al-
Harîrî, ms. ar. 5847, rispettivamente, una scena di parto (f. 122V) e un mercato (f. yyr), Paris, Bibliothèque
Nationale de France; copiato e miniato da al-Wâsitî, Baghdad, 1237); Fig. 3 ( Khusraw e Shirìn di Nezâmî:
Farhâd è condotto davanti a Shirín, 3a miniatura, Washington, Freer Gallery n. 31.34, Tabriz 1405-1410, pre-
so da B. Gray, La peinture persane, Genève 1961, p. 54); Figg. 4 e 4bis (da uno Shâhnâma di Firdawsì: ban-
chetto regale; pag. destra della doppia pagina del frontespizio, Cleveland, Museum of Art, n. 45169; Shi-
raz 1444 ca., preso da B. Gray, La peinture persane, cit., p. 103); Fig. 5 (da una Khamsa di Nezâmî, New York,
Metropolitan Museum of Art, n. 13.228.13, f. 23V, Herat 1435-1440 ca; preso da E. Sims, B. I. Marshak, E. J.
Grube, Peerless Images. Persian Painting and Its Sources, New Haven-London 2002, fig. 115). Ovviamente i
testi da cui le miniature sono state riprodotte valgono anche come referenze per quanto riguarda stili,
contenuti e simili. Si ringrazia M. V. Fontana per avermi generosamente aiutato nella scelta e fornito le
immagini.
E nel Libro ricorda Maria, quando s'appartò dalla sua gente, lungi
prese, a proteggersi da loro, un velo. E Noi le inviammo il Nostro S
forma d'uomo perfetto. Ella gli disse: "Io mi rifugio nel Misericord
morato di Dio!" Le disse: "Io sono il Messaggero del tuo Signore, pe
simo. " (Cor. XIX, 16-19)
41 Cfr. F. Ait Sabbah [F. Mernissi], La femme dans l'inconscient musulman , Paris 1982, pp. 171-172; ma sul-
l'androginia anche del corpo di Maria cfr. I. Zilio-Grandi, La storia di Maña nel Corano: una sopravvivenza
del mito dell'androgino, in "Annali di Cà Foscari", xxxvi, 3 (1997)» serie orientale 28, pp. 83-97.
Fig. i.
Fig. 2.
Fig. 3.
Fig. 4.
Fig. 4. Particolare.
Fig. 5.