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PARTE PRIMA

Nostro padre si irrimediabilmente e definitivamente estinto disse con tono triste Prima, dividendo in nove parti unenorme torta. Nel parlare aveva scandito le cinque parole in modo che riempissero la stanza in ogni suo angolo, poi guard i volti di tutti e otto fratelli per cogliere i sentimenti affioranti. La stanza era ampia e rettangolare. Al centro era collocato un lungo tavolo massiccio per dodici posti, ma mai era stato occupato completamente nella sua interezza. Un gran camino riscaldava lambiente e forse un tempo era servito anche per cucinare; ora per questa funzione era svolta in una stanza pi piccola confinante. Il patriarca, nel passato, abitualmente sedeva a capotavola, mentre il lato opposto era occupato da Prima. Negli ultimi tempi sua moglie gli sedeva accanto sul lato destro, perch doveva stargli vicino per aiutarlo a mangiare, per servirlo, rilevando la sua porzione dal piatto comune e collocandola in quello pi piccolo che gli stava davanti; inoltre doveva tagliargli in pezzetti minuscoli i bocconi troppo grossi, sbucciargli la frutta e asciugargli la bocca ogni tanto; infine doveva dissetarlo. Sul lato destro erano seduti (o meglio nelle sue intenzioni dovevano sedere) i figli gerarchicamente col numero dispari, mentre a sinistra quelli col pari. La stanza era arredata in modo sobrio e allantica con mobili vecchi e scuri. La luce era soffusa e proveniva da un candelabro di ferro, posto sopra la tavola, mentre di giorno da finestre alte situate sul lato sinistro della stanza. Vicino al camino era collocata la sua poltrona, dove egli, dopo aver mangiato, si riposava, dormendo profondamente e russando senza celarsi, perch aveva una digestione difficile, diceva, specialmente negli anni avanzati della sua vecchiaia, e, se era tutto impegnato a digerire, non poteva muoversi, perch ormai riusciva a fare una sola cosa alla volta. Questa notte noi, tutti insieme, veglieremo il suo corpo e forse potrebbe essere lultima volta che staremo tutti uniti. Ci sar possibile solo se lo vorremo e nessuno ce lo potr pi imporre. Da questo momento decidiamo noi se la nostra famiglia degna di esistere o preferiamo essere dieci individui. Ho usato la parola irrimediabilmente e definitivamente, non per mancanza di rispetto nei suoi confronti, ma perch egli, specialmente negli ultimi anni della sua triste esistenza, ha dato spesso lillusione di essere giunto alla fine del suo tunnel, ma ogni volta ha 1

avuto la forza di riprendersi e di tornare a dominare su di noi e sulle nostre vite. Oggi con estrema e scientifica certezza possiamo asserire che egli non , non c pi; e tramonta cos, qualsiasi possibilit remota che egli torni a fare e disfare le nostre esistenze. Siamo finalmente liberi. A qualcuno di noi pu fare piacere, ad altri un po meno, ma, nonostante tutto, cos e nessuno pu farci niente." Smise di parlare, ma continu per un infinito numero d'attimi a guardare gli otto volti dei suoi amati ed odiati fratelli. Com'erano diversi luno dallaltro. Qualcuno avrebbe potuto mettere in dubbio la comune maternit e paternit, ma lui, il patriarca, nonostante tali differenze, che si estendevano anche alle culture e ai caratteri dei singoli, li aveva tenuti assieme, nel bene e nel male, con la forza e con linganno, con la rara dolcezza e linfinita rudezza di chi esperto nel comando e sa che deve contare su se stesso, perch non ha ricambio. Prima, nellattendere una risposta, che doveva essere meditata e che avrebbe richiesto tempo, si mise a pensare a sua madre, che era morta nel mettere alla luce lultimo figlio, Decimo, perch lui cos aveva voluto: dieci dovevano essere i suoi dominati, n uno di pi, n uno di meno, a costo di usurare quella povera donna, che era vissuta come semplice macchina riproduttiva, senza amore e senza gioie, senza slanci e senza arresti. Una vita grigia, come grigia era stata la loro esistenza, grigio il colore amato da suo padre, grigio il fondo della sua coscienza. Ecco, comparirle davanti, sfocata nella sua irrealt, ad occupare il posto a tavola che le spettava a fianco del marito, che non cera pi: col suo solito sguardo triste e provato dalle sofferenze, quella bocca che non aveva mai conosciuto un sorriso, tanto che la pelle del volto si era piegata ai bordi verso il basso, segnandole due pieghe profonde e incancellabili; coi suoi soliti occhi chiari e inespressivi; coi suoi capelli senza colore e senza nerbo, che le scendevano, o meglio le cadevano, ai lati del viso, rendendo il suo aspetto ancora pi trascurato. Un attimo di debolezza e poi Prima cancell imperiosamente dai suoi occhi quellimmagine dolorosa e ormai priva di significati affettivi. Torn a guardare i suoi otto fratelli, mentre si arrovellavano i cervelli per elaborare una risposta, che stavolta sarebbe stata definitiva e la prima presa nella massima libert. Nessuno aveva il coraggio di chiedere se Decimo sarebbe arrivato in tempo per dare lultimo saluto a quel corpo, privo di vita e spogliato da ogni comando. Decimo, il fratello lontano, ormai americano, lunico che aveva avuto il permesso di allontanarsi, anzi era stato, per inesplicabile e indecifrabile desiderio paterno, allontanato sin da piccolo, mandato l in terre lontane, da parenti mai conosciuti e mai amati, perch iniziasse subito a costruire la sua forza e la sua potenza, gradino dopo gradino elevarsi verso la sua grandezza, che sarebbe stata di riflesso grandezza di tutta la famiglia. Per questo suo costruirsi i nove fratelli, rimasti in casa, avevano pagato tutti un prezzo, secondo le singole possibilit. Tutti avevano dato una mano a Decimo. Tutti si erano stretti intorno, senza protestare, al fratello fortunato. Ora lo aspettavano, lo volevano vedere, toccare, lui, lincarnazione dei loro sacrifici e speranze. Secondo os chiedere timidamente: Quando arriver Decimo?, mentre con la testa abbassata sul piatto mangiava il suo pezzo di torta. Era una domanda rivolta a Prima, perch gerarchicamente era lei che in quel particolare momento svolgeva la funzione di vicaria. E stato prontamente informato, non ti preoccupare. Ora dipende da lui trovare il modo di farsi vivo. 2

Tutti annuirono e torn il silenzio, quel silenzio che lui aveva sempre imposto tra loro, nellunica volta al giorno in cui si riunivano tuttinsieme a tavola, perch aveva sempre preferito che tra i fratelli non ci fosse nessun dialogo, ma ognuno parlasse solo con lui. Solo cos egli era riuscito a tenerli divisi, a metterli luno contro laltro, in una parola sola, a dominarli. Squill il telefono. Anche se non era questa la consuetudine famigliare, Nono si alz prontamente e and a rispondere. Sette paia d'occhi fissarono Prima in maniera interrogativa, come se lei avesse il potere di sapere chi voleva entrare in comunicazione con loro e potesse rispondere alla loro domanda. La donna non fece in tempo ad alzare le spalle per ricordare che anche lei non sapeva immaginare chi fosse, che si sent urlare dallaltra stanza: Prima, Decimo, telefona dallAmerica... Negli occhi della donna pass un lampo, le labbra le tremarono, poi, ricordandosi quali erano i suoi doveri, corse a rispondere: Decimo! disse. Da dove chiami? Ti aspettiamo! Quando arrivi? Dallaltro capo del telefono si sent tossire, poi un balbettio confuso, infine una voce ben chiara: Prima, ti sento lontana. Grida! Io sono a Washington! La donna si sforz di gridare con tutta la voce che aveva in corpo, anche se era sempre pi posseduta dal sospetto che il fratello si stesse preparando ad ascoltare solo ci che aveva intenzione di udire. Decimo, hai saputo? Nostro padre non c pi! Ci fu un breve silenzio dallaltra parte. Poi si riud la voce del fratello: Come? Ah, s, me ne dispiace, ma non posso proprio venire. Sono molto impegnato. Proprio la settimana scorsa sono stato nominato viceconsigliere del Presidente... Prima trasal. Pens di non aver capito, anche se la voce del fratello era cos chiara che sembrava che stesse parlando dallaltra stanza. Decimo, quale presidente? Come quale presidente? Parlo di Bill, il presidente degli Stati Uniti dAmerica. Prima si sent esplodere dentro tutta la gioia che mai si sarebbe creduta capace ancora di contenere, nonostante tutti i dolori subiti. Poi url per farsi ben sentire: Complimenti, Decimo! Se non ci fosse il babbo morto, potremmo festeggiare. Come? Non sento. Ti dicevo che c un altro motivo. Qualche tempo fa mi sono sposato e mia moglie una stretta parente della first lady. Dato il caso, ho preferito non raccontare di voi. Mia moglie mi sa figlio unico, di genitori facoltosi, ma deceduti. Ora per me sarebbe impossibile dirle la verit. Anzi credo che non sia necessario proprio dirglielo in futuro. Prima si sent improvvisamente sprofondare in un baratro senza fondo. Ud solo la voce di Decimo farsi sempre pi lontana, ma certamente non era colpa dell'efficienza delle strutture telefoniche. Le ultime parole, che riusc a captare, furono: Come hai detto? Non sento... Poi giunse il segnale che la comunicazione era interrotta per caduta di linea o forse per interruzione volontaria del suo interlocutore. Questo Prima non lo seppe mai, n ebbe il coraggio di comunicare il suo dubbio ai fratelli. 3

Pos il ricevitore e attese di riprendersi. Poi si ravviv i capelli e raddrizz la sua figura. Quindi entr nella stanza da pranzo con passo deciso e squadr uno ad uno tutti e otto i suoi fratelli (proprio come avrebbe fatto suo padre), che aspettavano con ansia la notizia dellarrivo di Decimo. Decimo non verr qui in questa casa" disse con tono solenne. N oggi, n mai! Egli una persona famosa e importante e si vergogna di noi. Ci ha cancellato per sempre dai suoi pensieri. Egli ha mentito a sua moglie e nulla ci assicura che possa aver mentito anche a noi. Questo per adesso non siamo in grado di appurarlo, n ce ne importa granch di farlo. Questa notte veglieremo nostro padre. Domani, dopo il funerale, ognuno di noi decider il futuro della nostra famiglia. Dopo aver parlato, Prima si accasci sulla sedia spossata. Poi riprese a mangiare, anche se ormai aveva perso lappetito e la torta aveva uno strano sapore amaro, mentre i suoi fratelli, abbassando la testa, perch non erano abituati a discutere le decisioni del capo, le fecero compagnia.

Avevano sistemato il corpo del padre in una stanza piccola, che era collocata a fianco della porta dingresso. Sapevano che nessuno allinfuori di loro avrebbe vegliato il morto; nessuno sarebbe venuto a porgere le condoglianze, perch in vita quelluomo aveva avuto il coraggio di collezionare una sola cosa: lodio di tutti. La stanza era stata spogliata di tutto ci che di profano conteneva e sistemata con i paramenti necessari alla situazione, ma cera qualcosa che stonava con il tutto: era la sua faccia, che col passare del tempo si trasformava sempre pi in una maschera diabolica e, bench avesse gli occhi chiusi, riusciva con le pieghe della bocca ad atteggiarsi a maestro dironia e campione dinganno. Prima entr nella stanza con passo felpato, titubante e spaventata, nonostante let e il rapporto di sangue che la legava a lui. Gli occhi della donna erano fissi su quel volto, pronti a cogliere ogni minimo movimento, terribile testimonianza del fatto che luomo non fosse morto, ma solo addormentato. Pi si avvicinava e pi il suo atteggiamento si faceva cauto e guardingo, finch non gli fu vicino e os alzare lentamente la mano per toccarlo. Il freddo innaturale, che sent al contatto dei polpastrelli, e la durezza dei muscoli facciali del cadavere la rincuorarono: allora era vero che egli era irrimediabilmente e definitivamente morto, che non era pi in grado di alzarsi, di parlare, di ferirla, come sempre aveva fatto; era innocuo, incapace di farle del male, impossibilitato a difendersi e ad offendere. In una parola, si era azzerato. Prima pens che, morendo l in quella casa, suo padre avesse voluto compiere lultimo atto d'arroganza e di presunzione, convinto della debolezza di lei, camuffata da piet cristiana. Egli sapeva che non meritava alcun rispetto, perch nessuna considerazione egli aveva avuto in vita verso lesistenza della figlia e di nessun altro; sapeva di non aspettarsi il perdono, perch 4

egli mai aveva compiuto tale atto nobile e generoso, essendo incapace di provare sentimenti. N egli poteva illudersi di contare sulla buona coscienza di lei, perch egli n'era stato privo e tutti i mezzi li aveva considerati leciti, perch aveva un fine da realizzare al di sopra di tutto: il potere perpetuo e totale, cos da arrivare fino in fondo alla pi intima coscienza della sua creatura e l piantarsi come re assoluto, monarca incondizionato, manovratore unico dellamara esistenza della figlia. Prima, guardandolo ora con una sottile gioia nellanimo, si ripeteva in continuazione per convincersi completamente: Egli non , non si pu muovere, non si alzer mai pi." E allora, perch si chiedeva la sua figlia maggiore, ha scelto di morire qui? Perch non ha chiuso la sua malvagia esistenza, buttandosi da una rupe in un burrone o meglio da uno scoglio nel mare e scomparire per sempre? Perch ha preteso una mia ultima partecipazione, un'umiliante sottomissione alla sua attuale impotenza, come se egli volesse perpetuare quel dominio che lo vide in vita artefice, come se considerasse il suo potere attivo e operante anche dopo la sua morte? Prima spense le luci, perch il morto ormai non ne aveva bisogno e perch si era troppo abituato a camminare in vita nelle tenebre. A lei davano fastidio e il calore, che emanavano, sollecitava la decomposizione del cadavere, accrescendone il fetore. Si sedette vicino per poterlo tenere docchio e assistere meglio alla sua lenta metamorfosi. Si accorse cos di pensare senza volerlo, mentre stava l immobile.

Avevo tanta paura, quando sentii urlare la mamma nel cuore della notte. Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, ma in cuor mio speravo che qualche evento eccezionale avrebbe risolto ogni cosa. Invece purtroppo tutto si era svolto come doveva svolgersi e il treno, senza deragliare, era giunto alla stazione. Era la prima volta che partecipavo, anche se indirettamente, ad un evento tale, in maniera quasi cosciente. Non che io sapessi completamente come sarebbe venuto alla luce, ma ormai solo un leggerissimo velo mi separava dalla verit. Quel velo era cos sottile che le ombre, che su di esso si disegnavano, erano visibili, anche se i loro contorni invece erano ancora sfumati e incerti. A dodici anni in quellepoca niente era certo, lunica sicurezza era il mistero che avvolgeva levento e il terrore che di conseguenza automaticamente scaturiva. Terzo, che aveva la met dei miei anni e che dormiva con me, si svegli di colpo e si sollev a sedere nel letto. Aspett di sentire un altro urlo e poi, con uno sguardo stralunato di chi ancora non sa se sveglio o se sta sognando, mi guard interrogativamente. Io avevo acceso la lampada, che avevamo sul comodino vicino al letto, e subito notai con piacere che gli altri due miei fratelli, che alloggiavano nella nostra stessa stanza, dormivano profondamente. Poi presi tra le mie braccia il bambino spaventato e gli sussurrai allorecchio: 5

Non ti preoccupare, successa unaltra disgrazia: ti sta per nascere un altro fratellino. Vedrai che purtroppo andr bene anche stavolta. Terzo non colse lironia amara presente nella mia informazione, ma cap il concetto fondamentale. Furiosamente si stacc da me, salt gi dal letto e corse verso la porta, che separava la nostra stanza da quella dei nostri genitori. Vide la mamma seduta su di una poltrona e vestita come se stesse per uscire con la borsa da viaggio posata ai suoi piedi e il suo buffo cappellino in testa. Le si butt addosso, strappandole un urlo terribile. Mamma, mammina urlava, non morire, non lasciarmi! La mamma, nonostante soffrisse enormemente, cerc di rincuorarlo, poi arriv furiosamente mio padre, che sollev letteralmente in aria Terzo e quasi lo scaravent sul mio letto. Dopo sentii la porta sbattere, il rumore di una carrozza, che si allontanava e, per un po di tempo, i singhiozzi di mio fratello. Quando anche questi furono cessati, mi addormentai. Non fu una saggia idea, perch i miei sogni si popolarono subito di mostri. Mia madre nuda con le gambe spalancate urlava disperatamente, mentre mio padre era sopra e la stringeva, come se volesse soffocarla. La pancia era gonfia e tesa, rossa come il pallone che mi era stato regalato al mio dodicesimo compleanno. A posto dellombelico cera la parte del pallone chiusa con lo spago. Il pallone si gonfiava fino allinverosimile e sembrava che dovesse scoppiare da un momento allaltro. Poi dalla chiusura qualcosa di nero allargava assai lentamente la strettoia, che diventava sempre pi larga, finch da essa non emerse una testa nera e, dalla testa mostruosa di un serpente, una lingua biforcuta frust laria. Mi svegliai di colpo, sudata, col cuore che mi scoppiava in petto. Respirai profondamente per alcuni minuti, finch di nuovo non sentii un piacevole rilassamento e mi addormentai di colpo. Non so per quanto tempo dormii, quello che mi ricordo che sentii la voce imperiosa di mio padre e la sua mano che mi scuoteva violentemente. Prima disse, svegliati! Seguimi nella mia stanza da letto! Cercai di scuotermi e guardai verso la finestra. La luce del mattino filtrava attraverso le imposte chiuse e capii che era gi giorno. Guardai alla mia destra e vidi Terzo che dormiva profondamente con la bocca spalancata. Scostai le coperte. Un freddo intenso colp le mie membra e subito indossai una giacca di lana sulla mia vestaglia di cotone. Infilai le scarpe e mi diressi, barcollando, nella stanza da letto dei miei genitori. Mio padre era steso sul letto, vestito, e con gli occhi socchiusi, come se stesse dormendo. Appena mi vide entrare si alz e sedette sul letto. Vieni avanti mi comand. Mi accostai timorosa. Sdraiati, cos parliamo meglio. No osai rispondergli. Dimmi. Egli, seduto sulla sponda laterale, mi prese le mani nelle sue e mi guard fisso negli occhi. Sai mi disse, tua madre ha dato alla luce un bimbo, che chiameremo Quinto. Sei contenta? S risposi io, mentendo. Ella ora ha bisogno d'aiuto e tu sei la maggiore. S risposi io, maledicendo in cuor mio la realt. Ti sei fatta una gran bella ragazza e oggi tuo padre ha bisogno di te. S risposi io, senza capire qual era il suo bisogno. 6

Egli mi attir a s, poi mi stese sul letto, mi tolse la giacca di lana e la vestaglia di cotone. Io sinceramente non mi ricordo ci che da quel momento in poi successe; so solo che in quella fredda mattina dinverno quel padre costrinse la sua bambina a diventare donna, senza mai essere stata ragazza.

Prima si scosse e mise a fuoco quel viso che aveva avuto tutto il tempo di odiare tanto profondamente. Che bisogno avevi gli disse a bassa voce, di distruggere i miei sogni. Potevi avere tutte le donne che desideravi, perch i soldi non ti mancavano. Perch proprio me, se non per sancire il tuo diritto di propriet e di dominio, se non per sottomettermi nel modo estremo, tagliandomi le ali, prima che le potessi utilizzare? Certo, tu eri un santo. Le donne non le avresti mai comprate o ripagate, ma non perch le rispettavi, bens perch facevano parte della vita pubblica, quella vita che si svolge sotto gli occhi indiscreti degli altri; potevi essere scoperto e smascherato. No! Era meglio che tutto avvenisse nella tua casa, dove eri re e padrone assoluto, dove i tuoi sudditi ti dovevano rispetto, solo perch tu li avevi creati e alimentati. Io non ti odio solo perch mi hai costretta a soddisfare le tue brame di cane, ma perch hai cercato di convincermi che quello che facevi era anche giusto, normale e accettato da tutti. Io, non avendo altre verit che le tue, ho avuto fede in te per anni e quando ho dubitato, ormai era troppo tardi: le ali non mi sarebbero pi rispuntate e avrei camminato sempre strisciando per terra. Prima si volt di scatto. Aveva percepito dietro di s una presenza e, data la situazione particolare in cui si trovava, prov unirrazionale paura. Quinto era alle sue spalle e la guardava con tenerezza. La sua mano, proprio nel momento in cui Prima si voltava di scatto, era sospesa sulla sua testa e si preparava ad accarezzarla dolcemente. Sei tu, Quinto? chiese Prima, come in uno sfogo liberatorio. Non piangere sorella. Siamo su questa terra di passaggio e anche lui non poteva esimersi dal rispetto di questa regola. Si sedette al suo fianco e le prese la mano tra le sue. Prima ebbe cos tutto il tempo di osservarlo con attenzione, cosa che in passato non era mai riuscita a fare. Suo fratello aveva quarantacinque anni, ma, dal solo aspetto, non si era in grado di ricavare questo dato. Il suo volto non manifestava et: era come quello di quei santoni senza tempo. Sar stato per la barba, che gli copriva buona parte del viso, oppure per i suoi occhi dolci e fanciulleschi oppure ancora per la sua pelle liscia e vellutata, fatto sta che Prima si accorse di pensare: Anche la tua et sarebbe per me un enigma, se non fosse scolpito nella mia mente il giorno in cui nascesti.

Non lo aveva mai capito quel fratello: era cresciuto completamente diverso dagli altri, tanto che ad un certo punto le loro strade si erano divise e a ventanni lui aveva scelto la libert. Che sentimenti ha provocato in te la sua morte? chiese timidamente Prima. Nessuno! Da tempo i nostri legami affettivi si erano spezzati e fu lui stesso con la sua intransigenza ad allontanarmi da s e da voi. Per venticinque anni ci siamo ignorati, divisi dal rancore e dallignoranza reciproca, e solo la sua morte ci ha riavvicinato. Per quanto? Solo il tempo di un funerale e poi le nostre strade torneranno a dividersi? Tutto dipende da noi, Quinto. Adesso siamo padroni del nostro destino e non possiamo pi addossargli le nostre colpe. Gi la colpa nostra. Lo so che tu la pensi cos. Tu lhai sempre difeso perch eri la sua pupilla, la preferita. Non dire sciocchezze. Decimo era il suo preferito, perch cos aveva deciso, prima che nascesse, forse anche prima che tutti noi nascessimo. Tutte le altre sue creature avevano solo il compito d'essere strumento del suo piano diabolico. Se vero che il piano era questo, poi ognuno di noi, per, doveva svolgere una parte diversa. Vuoi paragonare la tua alla mia? Io sono la sorella maggiore ed avevo il compito di aiutare la mamma, con lessere quasi una sua supplente. Per questo egli decise che non dovevo andare a scuola e dovevo rimanere in casa come seconda donna. E io, invece? A casa non dovevo restare, perch ero lesempio negativo, la mela marcia, che rischiava d'infettare le altre. Anchio nella mia negativit avevo un ruolo, un valore per lui. Per me egli non ha mai ammazzato nessun maiale, allinfuori di quello che sgozz, quando andai via. Egli non sperava in un mio ritorno, perch cos aveva deciso e le sue decisioni erano immutabili, eterne. Quinto si alz; ormai la mano di Prima lentamente, mentre parlavano, si era ritirata ed ora non aveva niente tra le sue. Vuoi bere qualcosa, sorella? chiese avviandosi verso il mobile bar. Grazie, fratello, ora no. Voglio rimanere sveglia. Passarono alcuni secondi e lei torn a fissare il volto di suo padre, che si faceva sempre pi scuro. Suo fratello, dopo un po, era di nuovo di fronte a lei. La guardava negli occhi e sembrava volesse continuare a parlare. Lei era un po infastidita da questo sguardo insistente, percepiva come se suo fratello cercasse di scoprire la combinazione segreta, per aprire facilmente la porta del suo animo. Aveva paura, perch non voleva che nessuno penetrasse nella sua parte pi intima, lultima che le era rimasta a proteggere e, per meglio portare a termine il suo compito, laveva completamente blindata. Fece finta di sbadigliare, poi inizi a socchiudere gli occhi, piegando la testa su di un lato. Quinto comprese il messaggio e volse gli occhi a fissare il vuoto.

Oggi una giornata fantastica. E giunta la notizia che i fascisti attaccheranno luniversit, perch sostengono che indegno che sia occupata dai rossi da quindici giorni. Io, per, non ci credo. Tutte le scuole della mia citt sono occupate da studenti di destra alcune e da quelli di sinistra altre. Luniversit no! Quella saldamente in mano nostra. Lo testimoniano a scanso d'equivoci le centinaia di bandiere rosse, che sventolano da tutte le finestre e quelle scritte in cinese sui muri, che non vogliono dire niente, perch le ha dipinte un compagno burlone, ma che tutti sanno che tradotte in italiano suonano cos: Anche in Italia come in Cina il maoismo trionfer! La mia citt non uneccezione: in tutta Italia c la stessa situazione e non c scuola dove si svolgano regolarmente le lezioni. Il nostro sogno riuscire a coinvolgere anche gli studenti degli istituti privati (quelli dei preti e delle monache). V'immaginate che bomba! Bandiere rosse esposte fuori di quei covi di superstizione e ignoranza. Ragazzi che dentro, invece di leggere il fior fiore della cultura reazionaria, si mettono a studiare Il capitale di Marx, a leggere Materialismo ed empiriocriticismo di Lenin o ad imparare a memoria il Libretto rosso di Mao. Il Cristo con in testa il berretto del Che. Una bomba! Se la rivoluzione avanza a macchia dolio, alla fine dovr pur dilagare in quelle fogne putrescenti e portare perfino l dentro aria nuova e fresca, no? Io ne sono convinto, tanto che questi quattro fascistelli, che ronzano nella parte posteriore delluniversit, quella meno illuminata, non mi fanno paura. Anche loro, dico sempre, finiranno nella pattumiera della Storia. Da noi le hanno sempre prese, anche perch sono tutti ragazzini quelli che mandano allo sbaraglio. I topi grossi preferiscono starsene al sicuro. Stavolta, si sussurra che hanno mobilitato i sottoproletari di due citt vicine e che quelli non scherzano. Io non ci credo. Qui i sottoproletari stanno con noi: hanno costituito un comitato di lotta per il lavoro, le loro mogli aderiscono al movimento per la casa e i loro figli collaborano al movimento studentesco per il diritto allo studio. Che vogliono? Scatenare una guerra tra poveri? Lotta di campanili? Quelli menano duro! Esco dalluniversit che ormai sera da un pezzo. A dicembre le giornate sono corte e presto cala la notte, ma per noi non c problema: lavoriamo per la rivoluzione a tempo pieno e non contiamo le ore, n le distinguiamo tra quelle da dedicare al lavoro, quelle allo svago, quelle al riposo. Io, per esempio, non vedo il mio letto dal giorno in cui lassemblea generale interfacolt ha deciso loccupazione totale di tutto lateneo a tempo indeterminato. Il dado era ormai tratto e indietro non si torna pi. Certo sarebbe stato meglio se tutti fossimo pi coerenti. Io ho impresso nella mia mente un motto di Che Guevara che sta scritto su un manifesto sotto la sua faccia fantastica col basco: Il vero rivoluzionario non colui che parla di rivoluzione, ma colui che la fa veramente.. Cos io la ricordo e la prima sera, dopo lassemblea che decretava loccupazione ad oltranza, nella mia facolt umanistica mi sono accorto che eravamo solo in due a ricordare la frase nello stesso modo, ma soprattutto a metterla in pratica. Due meglio di uno, ho pensato. Oggi siamo in due, domani in cento e dopodomani in mille: cos avanza la rivoluzione! 9

E allora per quella sera io e il mio compagno, che tutti chiamavano Tepepa, siamo rimasti da soli a percorrere quei corridoi deserti, ad entrare nelle aule illuminate per dare lidea che erano piene dirriducibili rivoluzionari in perenne assemblea, mentre, in realt, non cera un cane. E stato lui ad avere la brillante idea di programmare la nostra presenza dietro ai vetri in maniera tale che allesterno si confermasse lidea che in ogni stanza cera un brulicare di gente e che uno ogni tanto si affacciava a guardare oltre i vetri. Per dare lidea pi realistica, ci siamo scambiati cappello o giacca, ci siamo alzati sulla punta dei piedi, o ci siamo abbassati per dare un'immagine sempre diversa ad un probabile osservatore esterno. Eravamo sicuri che linganno era perfetto, ma questo poteva riuscire solo la prima sera. Gi la mattina successiva, allalba, occorreva inventarne unaltra: ed ecco che noi due alloccasione ci trasformavamo in compagni portinai da poco svegli, ma sempre vigili, a controllare chi entrava e chi usciva, mentre gli altri dormivano nelle aule interne il sonno dei giusti. Abbiamo ordinato cento caff ed ai camerieri, che si presentavano, si aggiungeva il poliziotto della polizia politica che allungava il collo oltre la porta per contare i presenti e noi a dichiarare: Lasciate qui, perch i nostri compagni dormono, ch hanno fatto tardi ieri sera a discutere di strategie rivoluzionarie. Portiamo tutto noi sopra. Non so se qualcuno ci abbia creduto per un solo attimo, ma noi in quel momento eravamo sicuri di aver avuto una trovata geniale, di essere cos furbi e intelligenti da fregare la 'polizia politica'. Ma se questo si poteva fare il primo giorno, non voleva dire che era ripetibile nei giorni successivi. In questi quindici giorni la tensione salita di molto e non si pu pi scherzare. Ogni giorno, quindi, dobbiamo cambiare tattica. Appena fuori ledificio, saliamo io e tre compagni nella vecchia e cara Cinquecento rossa. Alla guida c Tepepa, lo spericolato. A fari abbaglianti ci dirigiamo a tutta velocit verso quella parte oscura e piena d'incognite. Passiamo in mezzo ad ombre che fuggono e si nascondono. Quinto ordina Tepepa, reggimi lo sterzo! Si assicura che questo sia ben stretto tra le mie mani, poi apre la piccola capote e sguscia fuori per met. Topi fascisti urla, tornate nelle fogne! Poi rientra giusto il tempo di sentire un forte botto sulla carrozzeria posteriore. Cristo! Non lho ancora finita di pagare e gi me la sfasciano, quei bastardi! Contenti di aver compiuto la nostra azione rivoluzionaria, ci dirigiamo verso il centro cittadino: dobbiamo ciclostilare dei volantini per il giorno dopo e allateneo le macchine stampatrici sono tutte occupate. Compagni propone Tepepa. Facciamoci un panino. Io sono da tempo in riserva. Giusto! Arriva la voce di uno seduto sui sedili posteriori e che non vede lora di scendere per sgranchirsi le gambe. Tepepa parcheggia di fronte ad un negozio d'alimentari e scende per farsi fare i panini. Prima di allontanarsi, con lo sguardo torvo, ci ordina: Proletari, fuori la grana! La rivoluzione non ha ancora vinto e il cibo in questa sporca societ capitalistica si paga! Noi controvoglia tiriamo fuori tutto quello che abbiamo e, mentre Tepepa si allontana, scendiamo dalla macchina per sgranchirci le gambe.

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Credete che i fascisti attaccheranno questa notte? chiedo ai due compagni con le facce da bambini. Nooo! mi rispondono in coro. Poi quello biondo precisa da esperto rivoluzionario: Quelli si cacano addosso! Ma si parla di sottoproletari, arrivati da fuori citt. I sottoproletari sono pi incazzati degli operai, caro compagno, perch stanno peggio spiega il moro. Stanno dalla parte nostra! conclude l'altro. S, ma Marx sosteneva che sono la feccia della societ, quelli che si vendono per un piatto di lenticchie, perch non hanno coscienza di classe. Lascia perdere Marx, compagno sbotta il biondino, che pu avere quindici o sedici anni. Lui era un intellettuale e invece di fare la rivoluzione scriveva libri, comodamente seduto a casa sua. Ma compagni, anche la teoria deve avere il suo spazio di vita autonomo! esclamo un po spazientito da tanta superficialit. S, ma la pratica superiore! chiude definitivamente il biondo. Per fortuna nostra in quel momento arriva Tepepa con i quattro pacchetti. Compagni abbuffatevi dice, distribuendo un involucro ciascuno. E per bere, vi offro gratis la meravigliosa e fresca acqua inquinata della fontanella qui di fronte, tanto per completare il servizio. Mangiamo in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri. Poi Tepepa, dopo aver bevuto, ordina: E ora, dopo il dovere, ci tocca il piacere! Lo guardo, pensando che abbia pronunciato questa frase in senso ironico, ma dalla seriet della sua faccia arguisco che lo pensa veramente. Risaliamo in macchina e ci dirigiamo nel luogo dove possibile svolgere il nostro compito. Scartiamo la sezione dei revisionisti del PCI: tra noi e loro non corre buon sangue e bussiamo a quella dei quasi compagni psiuppini. Tepepa, mentre aspettiamo che aprano il portone, mi sussurra nellorecchio: Questi, dopo la rivoluzione, bisogna mandarli nei campi di correzione e rieducarli. Saliamo. I locali sono tristi e mesti. Poca coreografia. Sembrano quasi uffici. Se non fosse per quel manifesto del Che e di Ho Ci Min, non potresti giurare che una sede di partito d'estrema sinistra. Perfino la bandiera tricolore accanto a quella rossa hanno messo, senza sapere che esse sono inconciliabili, perch sono simbolo d'interessi classisti antagonisti. Tepepa ha ragione: occorre rieducarli. Mentre stiamo ciclostilando e il biondo e il moro fanno pratica, Tepepa mi prende in disparte: Quinto", mi dice. "Adesso ci divertiamo. Li facciamo un po cacare sotto ai nostri compagni, cos stanno allerta e nessuno stanotte va a dormire. Mi tira per un braccio in una stanza, penso fosse quella del segretario cittadino, la cui luce spenta. Alza la cornetta del telefono e compone il numero del centralino delluniversit. Dopo un monotono squillare, si sente un gran casino e poi una voce di ragazza: Pronto, qui il centralino delluniversit occupata. Desiderate? Tepepa si stringe il naso con due dita della mano e con voce alterata parla: Sono il duce, che stanotte guider i prodi camerati a spazzare luniversit dalle merde rosse. Ve lo ripeto per lultima volta: liberate il campo o per voi sar la fine! Morte al comunismo! 11

Tepepa trattiene a stento una gran risata e io mi avvicino con lorecchio alla cornetta per udire la risposta. Faccio in tempo solo ad udire un grido contratto della centralinista e poi lo stacco. Tepepa abbassa la cornetta e si lascia andare in una risata irrefrenabile, che prima aveva dovuto con molta fatica trattenere. Quinto, cazzo, t'immagini che sta succedendo l in questo preciso momento? E senza attendere una mia risposta continua a sganasciarsi dalle risate. Appena pu, continua: Mi raccomando: acqua in bocca. E un nostro segreto. Nessuno deve sapere. Torniamo nella stanza adibita a stamperia. Aspettiamo che i ragazzi finiscano di far pratica e poi rientriamo alluniversit con le facce di chi non sa nulla della novit.

Ci facciamo largo nello spazio occupato in tempi normali dagli impiegati di segreteria. Sembra di stare a Babilonia: non si capisce un tubo. E solo caos generalizzato. Tanti ragazzi che corrono indaffarati, in ogni direzione e con in mano fogli, libri, pacchi di volantini. Tutte le macchine fotocopiatrici sono allopera e sfornano fogli stampati a pieno regime. Un rumore indescrivibile riempie laria, frastuono, anzi, grida, parlare ad alta voce. Canti. Un gruppo di compagni, seduto a terra, si riposa e nel farlo non trova di meglio che storpiare Contessa. In un altro punto del vasto salone un secondo gruppo con a centro un compagno, che strimpella una chitarra, si sgola con Comandante Che Guevara. Dal giorno delloccupazione le compagne della ditta delle pulizie sono state esonerate dal lavorare, senza essere state sostituite da chicchessia, speriamo che le paghino lo stesso, perci dovunque ci sono montagne di fogli per ciclostile, sporchi di inchiostro, matrici utilizzate e chiss perch conservate a futura memoria, scatole di cartone che hanno contenuto risme di carta, spazzatura di ogni genere che dal giorno delloccupazione nessuno s' mai curato di portare via, a causa degli impegni superiori. Tepepa al mio fianco si guarda intorno preoccupato e infastidito. Dopo la rivoluzione occorre fare un po dordine sentenzia. Ci togliamo il cappotto e lo appoggiamo ad una sedia. Il suo un eschimo, mentre io preferisco un trequarti a quadri che mi fa signorile, nonostante la capigliatura selvaggia. Mi piace tanto (anche il prezzo era ottimo) che addirittura lho comprato per corrispondenza, perch qui non se ne trovano uguali allo stesso prezzo. Ma Tepepa non si lascia ingannare. Con quellaria da damerino non mi freghi. Una cosa la barba, ma i capelli arruffati, no! Non siamo scapigliati, ma rivoluzionari. Che direbbe Lenin? Si ferma un po con unespressione severissima e poi continua: Morirebbe dallinvidia! E qui a lasciarsi andare a risate fragorose, che richiedono labbraccio del basso ventre per timore che le viscere possano scappare a causa della gran tensione.

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Dandoci reciproche pacche sulle spalle, ci dirigiamo verso una macchina stampatrice, per dare la nostra mano a mettere in ordine i fogli di carta impressa, togliendo quelli bianchi, sfuggiti, che non mancano mai. Mentre stiamo serenamente lavorando, arriva trafelato un compagno con becco e berretto alla Lenin e con un appariscente sciarpa rossa, avvolta intorno al collo, nonostante siano accesi a pieno ritmo i termosifoni e laria sia quasi irrespirabile, che ci apostrofa senza riguardi. Cazzo, dio culo, cazzo. Tepepa, Quinto, Dio culo, urla. Ma com' possibile, cazzo, dio culo, cazzo, che mentre, dio culo, cazzo, noi ci stiamo facendo il culo della madonna, per organizzare il servizio dordine, cazzo, dio culo, cazzo, voi ve ne state qui a sciacquarvi le palle, dio culo cazzo! I fascisti di merda, stronzi e figli di puttana, hanno telefonato, cazzo, che stanotte, per la madonna, vengono, dio culo! Cazzo, dio culo, cazzo, risponde Tepepa. Compagno, stavolta hai proprio ragione! Arriviamo cazzo, dio culo, cazzo! Cazzo, dio culo, cazzo, andate avanti, per la madonna che tra poco, cazzo, dio culo, cazzo, vi raggiungo! Dopo aver impartito i suoi ordini, si avvia verso un gruppo di compagni, dove c Dolly, la pi bella e disponibile compagna, dicono. La chiama in disparte e le fa cenno di andare verso le aule deserte per un improcrastinabile scambio d'opinioni. Vedo che Dolly parla a sua volta, ma da lontano non si sente una parola. Egli risponde. Risponde anche Dolly. La discussione si fa animata. Infine la ragazza fa un gesto chiarissimo e lo manda a quel paese, tornando nel suo gruppo. Ma guarda che pirla esplode Tepepa, che era rimasto in silenzio per seguire meglio la scena. Se ne viene da Trento, senza aver fatto nessun esame e lunica cosa che di nuovo ora sa fare che su settanta parole inserisce trentadue parolacce. Oggi ha superato il cinquanta per cento. Non poteva starsene l, dove stava? Magari rispondo io e continuo: Sar molto religioso con quel citare sempre Dio e la Madonna. Lo era, mi chiarisce Tepepa, quando frequentava il liceo dei Gesuiti. Poi se n andato a Trento e non pi lui. Il prendere coscienza produce questi scherzi! sentenzio io. Amen chiude la discussione Tepepa, che vuole essere sempre lui a farlo. Riprendiamo a lavorare tranquillamente, ma non abbiamo neanche iniziato che allimprovviso un gran boato sovrasta ogni rumore. Di colpo tutti gli altri rumori cessano. Poi si ode un grido straziante: I fascisti! I fascisti! E stavolta le urla riprendono in una baraonda indescrivibile. Io guardo in faccia Tepepa ed egli con sguardo serio mi risponde: Purtroppo anche stavolta abbiamo fatto centro! Il caos, che segue, indescrivibile, tanto che perdo di vista il mio compagno. Quello che in futuro ricorder non questo frangente, ma quello successivo, quando mi trovo a correre verso il luogo da cui provengono rumori infernali di vetri rotti e urla disumane. Percorro, correndo a pi non posso, un corridoio stretto e buio. Ad un certo punto da una porta a vetri rotti esce unombra che mi si para davanti. Io mi fermo in tempo per ricevere una botta tremenda in testa con una scopa, usata come martello. Ho un attimo di 13

sbandamento, poi listinto di conservazione mi ordina dalla posizione piegata in cui mi trovo di colpire la pancia del mio avversario, come la palla nel gioco del baseball. Ci metto tutta la forza, colpisco, poi lascio cadere a terra il bastone, che mi trovo tra le mani, e scappo verso laltra parte del corridoio, dove c una porta chiusa e la luce. Busso disperatamente, mi aprono i miei compagni e cado a terra esausto per la paura. Purtroppo non sapr mai se nel buio e nel caos la mazza, che mi ha colpito, era amica o nemica, ma il risultato fu lo stesso. Quando mi sveglio, mi ritrovo steso su di un banco in unaula e Tepepa mi tiene la fronte con un fazzoletto bagnato. Ben tornato, compagno. Ti comunico che ti hanno battezzato, come si deve, quei bastardi. Lo sento dico io per far vedere che non mi ancora andata via la parola e mi tocco la testa, dove percepisco pi dolore. Sento qualcosa d'umidiccio e penso che sia lacqua di cui bagnato il fazzoletto, che adesso Tepepa va in bagno a sciacquare. Mi viene un sospetto: porto la mano davanti agli occhi e me la trovo rossa di sangue. Oh, no pronuncio a bassa voce e chiudo gli occhi come per andare via. Tepepa torna. Non ti preoccupare, compagnuccio mio. Penso a tutto io. Ma come facciamo? chiedo, alzandomi e togliendomi da quella posizione alquanto scomoda. Vedremo chiude egli la conversazione. Si allontana di nuovo, stavolta per dare manforte. Io mi avvio dove si sentono rumori e grida. Arrivo fino ad un pianerottolo largo di scale. Qui ci sono tanti compagni inferociti. C chi ogni tanto si sporge per lanciare gi sassi e chi lampade, prese in prestito in qualche istituto. C perfino chi minaccia di lanciare gi un banco intero. Ci sono compagni che piangono, altri che urlano. Altri ancora cantano stonatamente Bandiera rossa, per farsi e fare coraggio. Gi la situazione la stessa, ma si aggiunge la difficolt che i sassi incontrano nel salire, quindi si tergiversa un po e nel frattempo si canta Giovinezza, come risposta e anche per farsi coraggio. Vedendo che la situazione senza vie duscita e avendo perso il contatto con Tepepa, mi prende lo sconforto. Mi sento in trappola, senza via duscita e con il sangue che non smettere di scorrere sul viso. Essendo pi vulnerabile del solito, mi allontano dal fronte dello scontro. Vedo un telefono che ancora non era stato scagliato e alzo la cornetta. Stranamente mi d via libera. Compongo il numero telefonico della Polizia stradale, che era la pi vicina alluniversit. Mi risponde una voce che mi chiede il motivo della chiamata. Io urlo: I fascisti ci stanno ammazzando. Venite subito, se avete coscienza. Poi interrompo la telefonata e mi pento. Quest'atto di debolezza e di cedimento agli strumenti del nemico di classe non lo confesser mai a Tepepa, perch sono sicuro che egli non avrebbe mai, nelle mie stesse condizioni, fatto la mia stessa scelta. Mi avvicino alla finestra e guardo gi nella strada. Tutto tranquillo e normale come ogni sera. Soffro tanto per quest'assurda normalit, tanto che quasi un anno dopo, nel settembre del 1969, mi accorsi di provare piacere a scrivere una poesia sul momento pi terribile della mia vita il cui drammatico ricordo non mi ha abbandonato mai. Non ha titolo e dice:

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E terribile!
Stare sul punto di essere ucciso e avere la possibilit di guardare la vita che scorre, che si muove, che vive, l, pi in l di una finestra, nella strada, nella citt. E terribile! Vedere le macchine che si muovono, la gente che cammina, vedere la vita in tutte le sue forme e tu sul punto di morire. E terribile! Sentire le grida del nemico che attacca, essere nellimpossibilit di difendersi, sapere che si vive per poco e poi la morte! E terribile! I ricordi di momenti felici si fanno vivi nella mente. Limmagine di una donna, limmagine di un amplesso rubato, sovrapposti alla paura della morte. Ho sentito gridare il mio corpo, scosso dal desiderio di sopravvivere. Ho visto il sangue della mia ferita... Il nemico minaccioso che attacca. Eppure facile vivere: basta superare una finestra, basta scendere nella strada tra la gente che vive e non sa niente di te, della tua morte.

Eppure non si pu! 15

Torno a porgere lorecchio verso il fronte dello scontro. Col passare del tempo la situazione deve essere peggiorata per i nostri, perch sento urla sempre pi elevate di tono, tonfi, vetri rotti fragorosamente e soprattutto il canto di Bandiera rossa pi stonato. Guardo fuori disperato, mi sento sempre pi un topo in trappola. Nessuna novit: il traffico scorre tranquillo e ordinato, nessuna macchina della polizia, nessun assembramento sospetto. Non mi ricordo quanto tempo sono rimasto cos nell'attesa a ripetermi che non possibile che finisca cos, che non giusto e che non ragionevole crepare a vent'anni in quel modo cos stupido Sto per riprendere la cornetta in mano, quando allimprovviso in fondo al viale vedo sopraggiungere una Cinquecento rossa a tutta velocit, con la capote aperta e fuori a met busto Tepepa, che stringe una bandiera rossa sventolante. Come per incanto dietro la sua macchina decine e decine di macchine vengono di seguito, strombazzando. Arrivano davanti al portone principale e con stridenti frenate parcheggiano disordinatamente. Dalle macchine escono persone precipitosamente e, seguendo Tepepa, si avventano con tutta la forza possibile contro il portone. Dopo alcuni tentativi infruttuosi, il portone finalmente cede e quella gran massa di persone sparisce, ingoiata dal fascio di luce che proviene dallinterno. Meravigliato, anzi completamente inebetito, poso la cornetta e oriento lorecchio verso le scale: un gran boato accoglie quell'insperata presenza di persone amiche, poi applausi, grida da stadio e tra tutto questo meraviglioso chiasso individuo distintamente uno slogan: Fascisti, carogne, tornate nelle fogne! e anche Fascisti, missini, assassini, farete la fine di Mussolini. E di nuovo applausi, grida e altri slogan e altre Bandiera rossa. Mi avvio verso le scale, quando improvvisamente con la luce alle spalle mi appare Tepepa, che mi raggiunge, correndo a pi non posso. E quasi bello con quel fazzoletto rosso intorno al collo e leschimo aperto. Mi salta addosso. Mi abbraccia con furia e si mette come a lottare con me. Io ricambio e gli do pugni sulla spalla. Poi, dopo che ci siamo calmati, mi fa: Compagno Quinto! Ma no. Forse meglio Quinto compagno! Al diavolo. Che razza di nome doveva darti tuo padre. Insomma riprendiamo. Compagno Pirla, ho mantenuto la promessa! Tepepa mantiene sempre le sue promesse. Eccomi qua! Ma come hai fatto? chiedo io che ancora non so se sto sognando o tutto sta veramente accadendo. E tutto molto semplice: mi sono calato dalla finestra e sono corso a Stalingrado a chiedere aiuto. Ma ora stai zitto, che ti devo portare a curare la bua. Mi prende sotto il braccio e mi porta gi nellatrio, dove poco prima erano barricati i fascisti. Un caos indescrivibile regna sovrano: non c niente d'integro, di pulito, di normale. Il pavimento pieno di vetri e d'ogni altra cosa. Gi si formata una nutrita squadra di spazzini e tra questi noto anche persone anziane con il fazzoletto rosso al collo. In un angolo stanno ammassando catene, uncini, bastoni ed altri fiorellini. Usciamo e ci dirigiamo verso la macchina.

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Ma come hai fatto? continuo a chiedere io, che non ce la faccio ad aspettare, colmo come sono di curiosit. Salendo in macchina, Tepepa si ferma e mi guarda serio, poi di colpo riacquista la memoria: Non lo so neanche io. Io sono fuori di me dalla meraviglia: Come non lo sai neanche tu? Mi stai forse prendendo in giro? Avviando il motore Tepepa si fa serio: Avevo paura per te, stronzetto, e mi sentivo che sarei impazzito, se non mi fosse venuta in mente nessuna idea. E allora? insisto io. E allora, come ti ho detto gi, mi calo da una finestra, corro come un bolide a Stalingrado e mi fermo nella piazza. Non c un cane. Cos ho aperto la capote della mia Ferrarina, ho tirato fuori il megafono che tengo sempre nel cofano e mi sono messo ad urlare: Compagni proletari! Alluniversit i fascisti, venuti da fuori citt, stanno massacrando i vostri figli. Svegliatevi, non si dorme stanotte! Tutti subito alluniversit! Avevo una paura del diavolo. Mi sono detto: Stanotte o la va o la spacca! O mi fanno nero come non mi hanno mai fatto o scoppia la rivoluzione. E io, mentre lui guidava lungo il viale, a chiedergli come uno stupido: E poi com' andata? E lui: Bene! Come vedi, compagno volpone, andata benissimo: sto ancora qui che ti parlo. Mi tiene sulle spine per fare il prezioso. Con i suoi capelli biondi e ricci mi sembra un angelo. E io che voglio sapere di pi incalzo: Ma insomma, stronzo, mi vuoi raccontare, s o no! Usciamo dalluniversit. Hanno acceso tutti le luci, sono usciti sui balconi e si sono affacciati dalle finestre. Tepepa gridavano. C proprio bisogno di noi? Ed io: Certo, prima che scannino i compagni quei quattro figli di puttana fascisti venuti da fuori citt. Non so che cosa abbia fatto pi effetto, se quella notizia che venivano da fuori o laffetto che nutrono per i compagni a rischio in quel momento (daltra parte molti loro figli stavano alluniversit coi nostri), ma fatto sta successo che dal balcone Stalin, ledile, ha avuto lispirazione e si messo ad urlare: Nessun fascista ci deve toccare i compagni studenti. Quelli dobbiamo farli neri noi, dato che glielabbiamo promesso pi volte a quei rompicoglioni. Questo vale a maggior ragione se i fascisti sono forestieri. Poi ha raccolto tutta la propria fantasia e si messo a gridare: Gi le mani dai nostri compagni! e gi precipitosamente dalle scale fino allautomobile, seguito da tutti gli altri. Quinto non ci crederai: cera tutta Stalingrado: edili, metalmeccanici, disoccupati, un fottio di gente. Cera pure Lello, il fascista, che non gradisce i camerati forestieri. Stalin ha cercato pi volte di avviare il motore della sua vecchia FIAT Milleccento, ma inutilmente e poi ha desistito. E venuto da me, ha aperto la portiera di guida e ha comandato: Fatti pi in l, Tepepa. Stanotte la Ferrarina diventa famosa. Se sopravviver alla tua mole ho precisato io. Siamo partiti pi in fretta possibile. Lui guidava e io fuori con la bandiera rossa a fare da punto di riferimento. Eravamo tanti e per la prima volta tutti ci seguivano. Ho avuto la tentazione di spiccare un salto in Prefettura... dice Tepepa ridendo. 17

E io stupidamente: E perch non lo hai fatto? Perch, caro stronzo, avevo un amico compagno che aveva bisogno di me e la rivoluzione poteva aspettare. Ti basta? Lo abbraccio e per la prima volta mi metto a piangere. Lui, duro, mi scosta: Mantieniti forte, Quinto, perch siamo arrivati alla farmacia di mio zio. Non ti porto allospedale perch lo sbirro del Pronto soccorso non vuole altro che questo.

Dopo essere stato medicato alla meglio dal farmacista, zio di Tepepa, (per fortuna era solo una lacerazione del cuoio capelluto, ma sarebbe occorso tagliare i capelli, per evitare infezioni ed io: no! i capelli no!) vengo trasportato come un sacco postale in una scuola media superiore occupata. Tepepa, prima di congedarmi, si scusa: Sai, Quinto, devo andare. Tu stai qui al sicuro tra compagni, mentre io vado a fare il mio dovere. Entro e la prima cosa che mi colpisce la faccia scura di chi mi viene ad aprire. Hanno una fifa del diavolo, questi qui penso. Daltra parte sono ancora ragazzini. Allora un po per suscitare loro coraggio e un po per mettermi in mostra, visto che ci sono anche belle compagne, una volta che ce li ho tutti davanti incomincio a raccontare quello che poco prima successo alluniversit, naturalmente dando qualche ritocco di fantasia, in modo che non fosse un racconto aridamente verista. Gli scontri si fanno pi cruenti, arrivando al corpo a corpo, i fascisti pi crudeli, ma pirloni, i nostri eroi eccezionali, senza macchia e senza aloni. La platea che mi ascolta non s'infiamma, anzi pi procede il racconto e pi vedo i loro volti tirati e preoccupati. Alla fine del racconto niente applausi e ognuno torna al suo posto in silenzio. Un compagno, che conosco da qualche tempo, perch faceva parte dello stesso gruppo in cui ogni sera si leggeva e si commentava Lettera ad una professoressa, mi si avvicina e con fare sospetto mi sussurra allorecchio: Vieni compagno, cerca un po di riposare e mi accompagna fino ad una coperta stesa a terra in un angolo appartato, invitandomi ad approfittarne. Io, che il sonno lho perso e lultima cosa che mi piacerebbe fare dormire, gli chiedo con segni di avvicinarsi al sottoscritto. Una volta vicino gli faccio: Ma sono proprio fifoni, questi compagni. Lui mi guarda meravigliato: Come mi fa, non lo sai che qui hanno occupato i fascisti e che io sono lunico compagno presente e a stento tollerato? Stavolta sono io quello che non crede alle sue orecchie. Ma come, quello stronzo di Tepepa proprio in un covo di fasci doveva portarmi. E come mai non mi hanno ancora fatto secco?

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Non ti preoccupare. Sono bravi ragazzi e poi hanno una fifa del diavolo che i fascisti venuti da fuori citt facciano lo stesso errore che ha fatto Tepepa e scambino questa scuola per una base rossa o che i compagni ben informati vengano a vendicarsi con loro di quello che successo alluniversit. Insomma vogliono far credere che sono neutrali. Meno male che sono cos pratici, ma io qui non ci sto neppure un secondo. Hasta la vista, companero. Esco e mi dirigo verso casa. Fa freddo e inizia a piovigginare, sembra acqua-neve. Non ho il mio trequarti, perch, quando sono andato a prenderlo, dove lho lasciato prima dellattacco, non lho trovato e con esso neanche le chiavi di casa. E un bel pasticcio. Sparire da casa per quindici giorni, tornare di notte e senza chiavi e senza pastrano, con in pi i pantaloni bucati al ginocchio, non deve essere una visione edificante. Ma la rivoluzione, come dice il compagno Mao, non un pranzo di gala,...un bel cucito...Cristo, non me la sto ricordando la citazione. Devo studiare di pi. Ma forse tutta colpa della botta in testa. Anche lo studio importante per elaborare una giusta strategia... o tattica? Boh! In questo momento non mi sta venendo in mente che differenza c tra strategia e tattica. Ma devo essere sincero: non devo dare la colpa al freddo o alla testa rotta. Il fatto che non ho molto chiaro in testa la differenza. Tepepa sembra che non nutra dubbi. Lui riesce a trovare anche il tempo per studiare. Sa perfino distinguere una contraddizione principale da una contraddizione secondaria e certe volte riesce a cogliere anche laspetto principale della contraddizione secondaria e laspetto secondario della contraddizione principale. Insomma un bel casino. Appena lo rivedo me la devo fare spiegare questa storia delle contraddizioni. Se lo rivedo.... Sono arrivato al portone di casa e busso leggermente con le nocche della mano per non svegliare tutti. So che in casa mia chi ha ludito fine mia madre. Lei, quando non torno a casa, rimane sempre allerta con lorecchio rivolto al portone e al minimo rumore scende subito ad aprire. Benedetta mamma! Lei la rivoluzione la fa in questo modo. Dopo alcuni istanti, ecco che miracolosamente il portone si apre e tra i due battenti vedo apparire il suo volto, pi pallido e preoccupato del solito. Quinto! quasi non riesce a trattenersi dallurlare. Gli occhi contemporaneamente si sono spalancati e, come sempre in queste circostanze, si riempiono di lacrime. Sei tornato? Come stai? riesce a dire a bassa voce. Poi, guardandomi bene, si fa triste. Vieni dice entra prima che tuo padre si svegli. Hai fame? Vuoi che ti prepari qualcosa? Sai non c niente di pronto. Manchi da quindici giorni. Come facevo ad immaginare che proprio stanotte saresti tornato? Tuo padre molto arrabbiato. Vedr di nasconderti, finch non si calma un po. Ma che cosa successo, benedetto figlio.? Sembri peggio di Ntoni di padron Ntoni, quando torna a casa dopo aver cercato fortuna. Non ho nessuna voglia di mettermi a raccontare tutto quello che mi successo, perch ho tanto sonno, e mi metto a letto tutto vestito. Mentre mia madre su di me che cerca di sistemarmi le coperte e mi sussurra la buonanotte, ecco che alle sue spalle si materializza la figura di mio padre, cogli occhi rossi per la collera e lo sguardo assatanato. Egli con violenza scosta mia madre, che si frappone, e mi si piazza davanti.

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Che fai, qui, carogna mi urla. Questo non un albergo! Sei la vergogna della famiglia e un pessimo esempio per tutti i tuoi fratelli. Io non ti riconosco come figlio. Qua non devi pi mettere piede. Questa non pi casa tua. Sparisci per sempre! Mentre mia madre piange sommessamente, per non infastidirlo ancora di pi, io mi alzo con molta riluttanza ed esco in strada. Il cielo tutto grigio ormai. Fa tanto freddo, forse questanno nevicher. La neve bella. Mi piace. E da quindici anni che non nevica nella mia citt. Mi avvio verso il centro. Non c un cane. Ad un certo punto da una via laterale sbuca una macchina di piccola cilindrata, forse una Prinz. Svolta, mi viene incontro. Mi abbaglia. Poi prosegue e si ferma pi avanti. Scendono tre ragazzi: uno ha un secchio, un altro una scopa e lultimo un rotolo di carta. Si dirigono verso un muro e quello con la scopa, dopo averla imbevuta con il liquido contenuto nel secchio, inizia a spargerlo sul muro. Il ragazzo con i manifesti ne stende uno e su di esso il ragazzo con la scopa passa un altro strato di liquido. Poi in fretta e con fare furtivo, come sono arrivati, spariscono nella notte. Mi fermo davanti al manifesto: un tazebao. Leggo:

I FASCISTI ANCORA VOLTA TENTANO UNA STRAGE! Questa notte un manipolo di carogne fasciste prezzolate, provenienti da altre citt, con catene, uncini e bastoni hanno attaccato luniversit, cercando di fare strage di giovani studenti che lottano per il diritto allo studio e contro la disoccupazione futura. Chi li ha armati, pagati e spediti a compiere il loro crimine reazionario? La risposta a questa domanda noi la conosciamo da tempo e a questi delinquenti arcinoti mandiamo a dire che la giustizia proletaria non sar clemente con loro. Quello che hanno ricevuto i loro scagnozzi stanotte solo un acconto e presto riceveranno il resto. La rivoluzione avanza inesorabile in tutto il mondo: questa notte la classe operaia si saldata a tutti gli strati popolari della citt e ci ha permesso di ricacciare i topi fascisti nelle loro fogne. DOMANI MATTINA ALLE ORE 9 ASSEMBLEA GENERALE IN AULA MAGNA PER DECIDERE LA MOBILITAZIONE GENERALE. TUTTI I PARTITI DELLA SINISTRA, LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI E I COMITATI DI LOTTA STUDENTESCHI HANNO DATO LA LORO DISPONIBILITA Il Comitato promotore 20

Sono contento: finalmente la ruota della Storia si messa in moto e lavvenire radioso ormai a portata di mano. Ma stato faticoso, anzi doloroso. Mi tocco la testa, l dove mi fa pi male, e mi accorgo che la ferita ha ripreso a sanguinare. Forse mi tocca tornare dallo zio farmacista di Tepepa. Devo, stavolta, sicuramente seguire i suoi consigli. Speriamo solo che sia un buon sarto e un ottimo barbiere.

Prima si mossa: forse non sta dormendo, ma solo pensando. Lei non stata mai una ribelle. Ha sopportato sempre nostro padre, senza mai protestare. E perch mai doveva ribellarsi? Il suo ruolo in famiglia stato quello di supplente del capo, condividendone le scelte e gli errori. Lei stessa fu daccordo sul mio allontanamento. Solo dopo dieci anni, venendo a conoscenza che ormai non ero un appestato, venne da me, non so se spontaneamente o mandata da lui, per propormi una pace definitiva e il ritorno a casa. Dieci anni erano passati, un piccolo lasso di tempo che a noi era sembrato uneternit. Infatti tante cose erano accadute. Il sogno si era irrimediabilmente inaridito e la triste realt aveva ripreso il sopravvento. Tepepa lo avevo rivisto per un po di tempo, condividendo sempre le sue scelte successive e convivendo felicemente con lui; poi i nostri destini si erano irrimediabilmente divisi e ognuno era andato per la sua strada. Tepepa, come ogni normale eroe ribelle e romantico, non resse alla banale normalit e scelse una direzione definitiva, che quasi impossibile invertire. Mor d'overdose in una comunit per il recupero di tossicodipendenti, dopo che si era dato molto da fare per salvare tanti giovani privi di speranze e d'illusioni, ma senza badare a se stesso. Io mi sono invece salvato, perch mi sono rivelato pi furbo di lui: ho capito che se non si in grado di cambiare la realt, conviene per il momento adattarsi ad essa. E io mi sono adattato, facendomi talpa, ma forse a furia di scavare sottoterra, ho perso la vista e ludito e ora brancolo nel buio pi assoluto. Sono stato assunto dalla stessa universit che in passato ho contestato: Facolt di filosofia, Dipartimento studi storico-sociali, Insegnamento di Storia del Sessantotto e sue influenze sulla societ. Nonostante tutto sono rimasto in tema. Ecco, Prima sta aprendo gli occhi. Non si direbbe che ha cinquantasette anni. Li porta bene. E' ancora una bella donna. Chiss perch non si mai sposata e ha dedicato tutta la sua vita alla famiglia. Glielo devo chiedere appena capita il discorso. Quinto! Ancora qui! Non necessario vegliare il morto. Egli non ne ha pi bisogno. Se vuoi puoi andare a stenderti sul letto furono le prime parole che mia sorella pronunci appena sveglia. 21

Per dire la verit, vegliavo un'addormentata e mi chiedevo perch non ti sei mai sposata. Perch non mi sono mai sposata, Quinto? Perch non necessario sposarsi per essere infelici. Cos meno complicato e faticoso, mentre il risultato lo stesso. E tu? Io ho avuto un solo grande amore ai tempi delluniversit. Con questa persona ho condiviso gioie e dolori, speranze e illusioni. Non so dove sarei oggi se, dopo il mio allontanamento da casa, che tu hai condiviso, non fossi andato a vivere con costei. Perch non vi siete sposati? Perch la nostra societ non ha raggiunto un livello di civilt tale da permetterlo. Prima cap tutto e cambi prontamente discorso. Ce lhai con me, perch non sono stata dalla tua parte, ma io non potevo starci. Allora io avevo trentadue anni e da un pezzo avevo superato la fase ribellistica, se mai lho attraversata. Io sapevo una sola cosa: ero daccordo con lui che la famiglia andava tenuta unita il pi possibile, a qualsiasi prezzo, se si voleva raggiungere il fine che ci eravamo fissati. La nostra posizione da considerarsi un atto di responsabilit! Cosa pretendi da un uomo che ha vissuto la sua infanzia e la sua adolescenza durante il fascismo, ha combattuto per quasi dieci anni per la sua patria, dal 1936 in Spagna fino alla prigionia in URSS, passando per lAlbania, la Grecia e la Repubblica di Sal? Egli, finita la guerra, elabor un piano: elevare la nostra famiglia, puntando sullultimo figlio e utilizzare tutti gli altri come supporti. Bisogna dargli atto che ce lha fatta se Decimo ha lincarico che ha. Certo, tutti noi abbiamo pagato un prezzo e, infinite volte, una domanda ci ha martellato la testa: era proprio necessario sacrificarci tanto, ne valeva la pena? Quello che stato stato e non saremo noi che cambieremo la Storia. Ma quello che decideremo domani fondamentale: visto che lui morto, la nostra famiglia vuole rimanere unita con lunico scopo stavolta di darci una mano reciprocamente, oppure bene che si scelgano direzioni diverse? Io non risposi, anche se la risposta lavevo gi elaborata ed era pronta per essere dichiarata.

Settimo non riusciva a prendere sonno e si girava e rigirava sul letto intatto, anche a causa dei vestiti poco adatti per quello scopo, che non aveva avuto animo di togliersi. Mi butto tutto vestito sul letto per qualche minuto aveva detto a suo fratello Nono, cos spero che mi passi questo tremendo mal di testa. Ma il mal di testa non accennava minimamente a diminuire ed essa gli continuava a ronzare, come un alveare. Questa morte non riusciva proprio a digerirla: si sentiva quasi tradito da suo padre, perch a lui era molto legato e una sua definitiva dipartita non laveva mai messa in preventivo. Per lui suo padre doveva essere eterno. La propria vita Settimo laveva organizzata sempre in 22

modo tale da non avere sorprese e questa era la peggiore delle sorprese. Nonostante avesse trentanove anni, era ancora scapolo e non aveva nessun'intenzione di cambiare questa sua situazione di single. Non che ci fossero particolari motivi, ma il fatto era che, come sosteneva, senza paura di sprofondare nella banalit pi meschina, non aveva mai trovato la sua giusta met, una ragazza come si deve, che avesse almeno il dieci per cento delle qualit di sua madre. Al giorno doggi soleva con spavalderia dichiarare agli amici, le donne non sono pi quelle di una volta, anzi non sono pi donne aggiungeva quando luditorio era tutto maschile e, viceversa in caso contrario, invece dichiarava con molta modestia: Si vede che non sono stato fortunato. Ma egli mentiva e sapeva di mentire: in cuor suo si sentiva molto fortunato dello scampato pericolo e a suo padre soleva sempre ripeterlo, perch con lui, e solo con lui, era sempre sincero. Egli non aveva mai covato grandi illusioni, perch le illusioni ti portano in alto e sul pi bello ti mollano e, se non hai un paracadute come si deve, sei fritto. Gli sarebbe bastato un posto fisso, in cui non ti chiedono niente, se non di fare il tuo dovere. E il tuo dovere consiste nellessere fedele alla baracca, non dare fastidio e non avere grilli per la testa. Suo padre, conoscendolo a fondo, si era dato da fare per sistemare questo figlio tranquillo e senza grandi pretese. Aveva puntato sullAmministrazione Pubblica, perch l si sta pi tranquilli in quanto non si sono mai verificati scossoni tali da far presagire un futuro incerto. Come sempre, sfruttando amicizie e conoscenze, ma soprattutto la sottile arma del ricatto, era riuscito nel suo scopo. Con grande meraviglia di tutti coloro che lo conoscevano da bambino ed avevano sempre avuto modo di verificare le sue qualit, Settimo vinse un concorso difficile di revisore di conti nella Pubblica Amministrazione, in un ente importante e vitale per la nazione. Capisci? Settimo ha superato la prova! Incredibile! Soleva dire un amico invidioso, che invece era stato scartato. Revisore dei conti pubblici! Lui che veramente non sa quanto fa due pi due! E l a bestemmiare contro la corruzione e il degrado dei costumi. E arrabbiato solo perch la sua raccomandazione si rivelata inferiore alla mia dichiarava Settimo, appena veniva a sapere del veleno sparso a piene mani dal suo amico migliore. Purtroppo il mondo va cos da quando nato, e non saremo n io n lui, sacrificandoci, a migliorarlo. Appagato da questa semplice, ma realistica constatazione, egli tirava dritto per la sua strada, facendo il suo dovere e meritandosi gli encomi dei suoi superiori. Tutto fil diritto, finch suo padre si convinse che per completare lopera e sistemare per sempre quel figlio, un po privo d'iniziativa, occorresse fargli prendere moglie. E come sempre, essendo uomo dazione, pass subito dalla teoria alla pratica. In quei tempi egli aveva conosciuto una gentile signorina orfana, che scopr essere stata maestra qualche tempo prima e che poi, grazie ad un ottimo suggeritore, era andata in pensione in unet della vita, in cui gli altri iniziano a lavorare. Non era bella, ma la dote che possedeva, essendo unica erede di unottima famiglia rurale, la rendeva interessante, mentre i costumi castigati ne completavano le qualit interiori. Era ci che di meglio aveva sempre sognato per suo figlio: un solido patrimonio, una buona cultura, uneducazione perfetta e soprattutto la donna era padrona di quel tempo necessario 23

che un buon marito richiede alla propria donna per essere accudito degnamente. Attenzione tanto affettuosa quanto apprezzata, al punto da rendere il maschio riconoscente, cos da elevarla a regina della propria casa e angelo del focolare. Non potendo contare sull'intraprendenza di suo figlio, luomo si era dato da fare per organizzare lincontro e, dopo ripetuti tentativi andati a vuoto nonostante l'assoluta contrariet dei due giovani di incontrarsi, ce laveva fatta. La donna tra le altre qualit possedeva anche una casa al mare, che frequentava poco, perch preferiva la citt, in quanto era affezionata al suo padre spirituale, che svolgeva la funzione di parroco della chiesa cui faceva riferimento la propria comunit. Essendo molto legata a questo pio uomo, a tal punto da incontrarlo ogni giorno per ottenere consigli e suggerimenti, necessari per affrontare la difficile esistenza di signorina sola e sprovveduta di fronte alle difficili avversit della vita, mai e poi mai ella avrebbe compiuto il difficile passo di trasferirsi, anche se momentaneamente, a pochi chilometri di distanza. Cos il vecchio pens di chiedere in affitto la casa al mare per un certo lasso di tempo ed ottenne un appuntamento con la giovane donna, cui per furbescamente non and, mandando in sua vece Settimo. Lo scopo ufficiale dellincontro era quello di permettere al probabile affittuario di visitare lappartamento, e in caso d'accordo, stendere il contratto di locazione. Da cosa nasce cosa, e quindi era anche possibile che i due giovani di sana e robusta costituzione non sentissero anche il piacere di coltivare una delicata amicizia con possibili finalit matrimoniali. Tutto and per il meglio e anche il tempo atmosferico fece la sua parte. Il giorno pattuito per lincontro era una domenica di fine primavera e dalle nostre parti ci significa quasi estate. Per questo a Settimo fu consigliato caldamente dal padre di indossare il costume da bagno in modo che alloccorrenza il giovane non si dovesse pentire di non averci pensato al momento giusto. Mentre lanziano uomo rantolava nel suo letto colpito dai fastidiosi, quanto ricorrenti, a proposito, dolori reumatici, il giovane controvoglia usc di casa, giusto per fare un favore al padre, impossibilitato a recarsi di persona a visionare lappartamento.

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Questo non ci voleva proprio. Per oggi avevo altri piani e divento nervoso al solo pensiero di dovermi incontrare con questa beghina. E poi oggi fa proprio caldo. Speriamo solo che ci si sbrighi in poco tempo, perch io ne ho poco da perdere. Salgo in macchina e accendo laria condizionata. Ah! Cos va meglio. Speriamo solo che non mi raffreddi. La casa, che devo andare a vedere, bella, questo lo ammetto! Mi ricordo che da piccolo ho sempre invidiato il proprietario, senza mai avere il piacere di conoscerlo. Tutti i miei amici ci hanno tentato con sua figlia, quando si erano ormai messi la testa a posto e volevano 24

mettere su famiglia, non tanto per le doti personali della ragazza, bens per quelle molto pi interessanti del padre. Ma, che io sappia, nessuno mai riuscito a fare breccia nel suo cuore, perch si racconta che esso era stato gi impegnato a colui che sta molto pi in alto di noi comuni mortali. Non che io labbia con i credenti. Per carit! Anchio sono credente, ma con moderazione. I fanatismi sono dannosi sia in un senso che nellaltro. Anche nella nostra religione ci sono tante cose che non vanno e che occorrerebbe aggiustare e sistemare. Una cosa, che non mi mai andata a genio, perch si debbano far vivere i ragazzi nel terrore se nel loro letto sotto le coperte si toccano un po da soli per procurarsi piacere. Che male c dico io, a procurarsi, senza far male a nessuno, un po di piacere? Con la storia del Dio ti guarda dovunque, anche sotto le coperte (aggiungeva Don Luigi, il mio confessore), mi hanno rovinato la vita e hanno messo in cattiva luce un Essere cos grande e meraviglioso, facendone un meschino spione. Questo poi non lho mai digerito. Io non mi vergogno ad ammetterlo, non pubblicamente, s'intende, che quando ne ho voglia mi masturbo. Per me come grattarmi. Fa forse qualcosa di male se uno si gratta? Se serve a star meglio con se stessi e con gli altri, perch no? Io, per esempio, ne ho bisogno per dormire. Mi rilassa. Faccio male, Don Luigi chiedo a colui che per me un padre spirituale "se la sera mi addormento cos? E lui: Si! E a chi? chiedo ancora io, impaziente di sapere. A te stesso! risponde. Perch ti allontana dagli altri, dalle donne, da una brava ragazza con cui potresti unirti in matrimonio e procreare tante belle creature, facendo felice il nostro Signore Iddio. Perbacco! faccio io. Don Luigi voi predicate bene e razzolate male. Perch non vi mettete voi, se ci tenete tanto, a far felice nostro Signore Iddio e mi lasciate in pace? E ora mi tocca incontrare questa beghina per chiederle in affitto la casa al mare che ha ereditato dal padre, senza una goccia di sudore. Fortunata lei! Una casa a quattro passi dal mare, che si affaccia su una spiaggia bianca come la farina, quello che ho sempre sognato. Lei, che la possiede, non per niente entusiasta. Meno male che si decisa ad affittarla per la stagione estiva. Speriamo solo che non pretenda una cifra esorbitante. Io mi so fare i conti e nessuno mai mi ha potuto prendere in giro. Porto perfino la calcolatrice nel taschino. Prendo la strada che porta al mare. C poco traffico, chiss perch. La giornata bella e io ho addosso anche il costume da bagno. Dopo aver concluso laffare, mi apparto e mi faccio un bel bagno. Mi piace stare da solo, perch sono un po timido, ma soprattutto un po, diciamo anche troppo, grasso. Il culto del corpo perfetto non ce lho mai avuto. Anzi, il solo pensiero di trascorrere tante ore in una palestra a sudare sette camicie mi atterrisce. Il mio piacere massimo rilassarmi attorno ad una tavola imbandita, come si deve, con la mia famiglia, mangiare tutte le prelibatezze offerte alla nostra vista per essere gustate, bere con moderazione e poi trascorrere un paio dore steso a dormicchiare. E il modo migliore per ricaricarsi, credetemi.

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Anche qualche amico, invidioso della mia tranquillit, mi vorrebbe sposato; non basta Don Luigi, ma io da quest'orecchio non ci sento. C tempo, dico. E poi analizzate la vostra esperienza: vi siete sposati e poi dopo un po vi siete separati; vi siete sposati di nuovo e quindi ancora una volta vi siete separati. Non vi basta! Errare umano, ma persistere diabolico. Che avete ottenuto? Confusione: con tante famiglie che si formano e si sfasciano, con figli di primo, secondo o terzo letto. Letto trasversale, orizzontale, verticale: non si pu pi parlare di famiglia, ma di trib. Cristo santo. Che macello! No! Io sono un uomo semplice, che non ama complicazioni di nessun tipo; figurarsi quelle sentimentali. Sono quasi arrivato. Speriamo che sia puntuale e non mi faccia perdere tempo, come tutte le donne. Ecco, lo immaginavo. Non c nessuno. E ora mi tocca aspettare. Tutte le donne sono uguali.

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Oggi mi sono svegliata nel modo peggiore possibile: mi sento stanca, nervosa e irascibile, come in questi ultimi tempi mi sta accadendo sempre pi spesso. Oggi, appena torno da questa rogna, ne parlo a padre Faustino. Non sar per caso che il mio brutto stato danimo causato da questa incombenza? Mi sembra strano, perch io ad essa non ho attribuito nessuna importanza: i soldi non m'interessano e per me gliela avrei data anche gratis. Ma il fatto che, se non ti comporti secondo certe regole, che la societ si data, rischi di essere considerata matta o peggio ancora una stravagante. Vorr dire che i soldi, che mi daranno per laffitto, li doner agli orfanelli e cos mi metto lanima in pace. Ora non mi resta che prepararmi a questincontro con quel vecchio signore, che mi ha telefonato, chiedendomi se ero disposta ad affittare quella mia villa al mare. Potevo anche rispondere di no, non c niente di male. Non che io sono costretta ad acconsentire per forza e contro la mia volont. E che mi sembrato cos gentile: ha detto di conoscermi e soprattutto di essere stato amico di mio padre. Mi ha dato limpressione di essere una persona a modo. E poi come si dice: Fai del bene e dimenticalo. La giornata sembra bella: forse una passeggiata al mare mi far bene ai nervi che oggi sono molto tesi: laria che entra dal finestrino della macchina fresca e pungente, quasi eccitante. Oh, Dio! Che vado pensando, alla mia et. Devo andare piano, anche se sono in ritardo. La velocit la causa principale degli incidenti stradali in cui sono coinvolti tanti giovani guidatori. Sono ammalati di frenesia, hanno tanta fretta, come se dovessero fare chiss che cosa. In realt devono correre da un luogo, dove non facevano niente, in un luogo, dove non faranno niente. E, per fare questo passaggio, occorre correre e non perdere tempo.

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Se non ricordo male, questa la strada giusta. Il fatto che da tempo non vado al mare. Non che il mare non mi piaccia, diciamo che mi indifferente. Non capisco che cosa dovrei venire a fare qui, sola, lontano dalla mia comunit ecclesiale, a prendere il sole. Oh, mio Dio, mi viene da ridere al solo pensiero. Sono cos bianca che sembro un pesce infarinato. Forse non solo per questo: sar anche, proprio per essere sincera con me stessa, per quel chilotto di troppo che non riesco ad eliminare. Eppure mangio cos poco che sembra quasi impossibile avere una riserva. Padre Faustino sostiene che devo considerarmi fortunata, se Dio mi ha donato un metabolismo cos: in caso di carestia, io sar una che si salver sicuramente, perch ho bisogno di poco cibo per sopravvivere e quel poco che mangio lo sfrutto bene. Scherzando, chiedo a padre Faustino: Non sar lamore per Dio che mi riempie lanima e il corpo? E lui ridendo per la mia ingenuit mi risponde: Se fosse cos, non avremmo fame e denutrizione nel mondo, cara figliola. Ah, ecco la casa! C una macchina parcheggiata vicino al cancello. E strano, sembra una macchina sportiva. Non si addice ad un uomo anziano. Coraggio. Ora mi fermo dietro. Mi aspetta. Sta aprendo la portiera. Ma non lui. Chi sar mai?

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Settimo, abbozzando un sorriso di circostanza, si avvicin alla vettura che aveva parcheggiato proprio dietro alla sua. La signorina Maria, immagino. Mio padre si scusa per non essere venuto di persona, ma una fastidiosa malattia lo ha costretto al letto e cos ha pensato bene di mandare me al suo posto. Mi chiamo Settimo, per il semplice motivo che sono nato dopo sei altri fratelli. La donna tese la mano attraverso il finestrino, poi, sentendosi un po ridicola, la ritir e apr la portiera. Scese. Bene disse. Se non ha nulla in contrario, io non perderei tempo e le mostrerei subito la villa. Sa, ho diverse cose da fare, come sempre. Non ho mai un po' di tempo da dedicare a me stessa. Ma, forse meglio cos. Si avvi con passo deciso, seguita dalluomo. Arrivata al cancello, estrasse un mazzo di chiavi e ne infil una nel buco della serratura. Le fece fare un mezzo giro e spinse. Il cancello rumorosamente si apr. E da parecchio tempo che non veniamo. Ci vorr un po di lavoro per metterla di nuovo in funzione. Non si preoccupi. Non abbiamo fretta la tranquillizz Settimo, guardando lerba alta del giardino. Con un po di diserbante, questa sparir per sempre" pens.

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Dopo aver percorso un lungo tratto di vegetazione selvaggia, arrivarono davanti ad una porta a vetri e la donna prontamente trov la chiave giusta per aprirla. Afferr la maniglia e tir con scatto a destra. La porta inizi a scorrere, poi s'incepp e, nonostante gli sforzi ripetuti pi volte, non cera verso che si schiodasse. Settimo, che le stava alle spalle, pens bene di accostarsi e offrire cavallerescamente la sua forza maschile. Permette? disse, facendosi avanti. E nel fare un passo in avanti le si colloc alle spalle, proprio mentre la donna, scoraggiata, faceva un passo indietro. I loro corpi per un attimo s'incontrarono, scontrandosi, giusto il tempo perch la donna sentisse un eccitante profumo di dopobarba maschile penetrarle impetuoso nelle narici. E lo stesso dopobarba che usa padre Faustino pens. Appena torno glielo dico. Luomo prontamente si scans, tirando il bacino allindietro, poi occup il posto lasciatogli e con un forte strappo disincagli la porta. Era un po arrossito e sudava. Malediceva mentalmente suo padre da quando era partito da casa, perch avrebbe dovuto trovare unaltra soluzione. Avrebbe potuto telefonare e spostare lappuntamento, per esempio. Che fretta cera? Quella donna non gli piaceva. Infatti, quando si era trovata inaspettatamente tra le sue braccia, invece di scansarsi prontamente, come aveva fatto lui, aveva indugiato, come se fosse tanto meravigliata da non essere in grado di reagire. Settimo, invece, aveva avuto la percezione sensoriale che la donna lo avesse fatto apposta, che avesse quasi provato un fremito di piacere nel momento del contatto tra i due corpi e questo lo infastidiva alquanto. Tutte uguali pens. Oggi non c donna che non pensi al sesso. Vanno perfino agli spettacoli di spogliarello maschile e non si vergognano di gridare come assatanate: Togliti tutto! alluomo che si sta esibendo per necessit economica e non sta certo pensando a loro tutte sudate e con gli occhi di fuori. Vogliono recuperare secoli di sottomissione e non si vergognano di dirlo. Chiss mia madre come la pensava. Sono sicuro che non era daccordo." Signor Settimo! Si svegli. Mi sente? Sono minuti che le parlo e lei non mi risponde. Si sente bene? Oggi una giornata calda. Venga si sieda. La casa la possiamo visitare dopo, non c fretta. Oggi domenica e incombenze famigliari non ne abbiamo. Settimo si scosse e, mentre era avviato con decisione verso un divano polveroso, chiese per far vedere che aveva ripreso a ragionare: Come fa a sapere che io non sono sposato? La donna lo guard negli occhi con dolcezza, come si guarda un bambino: Settimo disse. La posso chiamare cos e darle del tu? Bene! Tu devi sapere che tutte le persone, quando si sposano, si scambiano due anelli, che si chiamano fedi, proprio perch sono il simbolo della fedelt reciproca. Orbene, raramente succede che un uomo felicemente sposato, o solo sposato, non abbia al dito la fede o il segno da questa lasciato." Settimo, nonostante si sentisse ridicolo, sollev la mano sinistra e si guard lanulare, sperando in una miracolosa apparizione, che lo avrebbe tolto da qualsiasi imbarazzo. E vero! concluse. Non ho la fede, n limpronta. Maria fece lo stesso e sollev anche lei la mano sinistra. Neanchio disse sorridendogli e avvicin per gioco la sua mano, sbattendola di piatto contro quella delluomo,

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come fanno i giocatori o le giocatrici verso i loro compagni, dopo che hanno fatto un punto, in segno di gioia e solidariet. Settimo ritir prontamente la mano e abbass lo sguardo. Sar meglio che mi sieda disse. Questo caldo mi fa girare la testa. Penso di avere la pressione bassa. Bene. Siediti comodo. Io ti vado a prendere intanto un bicchiere dacqua. La donna si allontan e Settimo si accese una sigaretta, perch sapeva bene che la pressione non centrava per niente e che invece era nervosissimo per quel modo sfacciato di comportarsi di quella persona, che non conosceva pochi minuti fa e che sembrava prendersi delle confidenze, come se lo conoscesse dallinfanzia. Maria arriv con un bicchiere di plastica in mano. Scusa, ma non siamo attrezzati. Inoltre lacqua calda, perch il frigorifero spento da anni. Se ti accontenti... Settimo, per far vedere che si era rimesso, si alz prontamente e afferr il bicchiere, versandone una buona met sulla propria camicia e tracannandone tutto dun fiato il contenuto rimasto. Ah! Bella calda! disse. Non c pericolo che mi venga una congestione. E invece una congestione sicuramente ti viene, se esci con la camicia bagnata. Ti sei versato mezzo bicchiere dacqua ed ora sei tutto bagnato. Non ti preoccupare. Sono abituato. Ho sempre la camicia bagnata di sudore. Non mi far nessun danno corresse prontamente Settimo, sedendosi e aspirando una boccata di fumo dalla sigaretta. E invece io mi preoccupo incalz Maria, che nel frattempo aveva assunto un atteggiamento da gattona, e da gattona si sedette al suo fianco e con un fazzoletto, estratto dalla tasca, inizi a massaggiarlo sulla parte bagnata. Luomo s'irrigid e non si mosse, mentre la donna con occhi dolcissimi, lasciato perdere il fazzoletto, iniziava a sbottonare la camicia, che adesso era anche bagnata di sudore. E meglio togliere la camicia, che pu fare la bua diceva con occhi mielosi e con le labbra semiaperte, per far uscire meglio il respiro, che era diventato affannoso, mentre introduceva la mano allinterno dellapertura e gli massaggiava i peli del torace. Poi trov i capezzoli delluomo e inizi a comprimerli tra il pollice e lindice, mentre accostava sempre pi il suo corpo ormai fremente a quello del maschio. Settimo era paralizzato, ma purtroppo non era la prima volta che si trovava in questa fastidiosa situazione. Essere un belluomo, alto con le spalle larghe e un fisico atletico, anche se con pancetta (la pancetta, per, piaceva tanto alle donne); ci disgraziatamente stava a significare che ogni donna sposata e non sposata si sentiva in dovere di provarci e questo proprio gli dava fastidio. In fondo non aveva ancora quarantanni (ne dimostrava qualcuno in pi, per), aveva ancora quasi tutti i capelli sulla testa e i denti in bocca. Lalito non gli puzzava, la carnagione era scura, come se fosse tornato il giorno prima da una vacanza nei mari dei tropici, e infine il tratto del viso sicuro, come quello di sua sorella Prima. Anche i suoi occhi erano chiari. Sar per colpa del profumo che uso? si chiedeva. Ma no! si rispondeva sconsolato. Quelle sono cos assatanate che anche se emanassi cattivo odore, come una puzzola, troverebbero il mio tanfo e il resto, soprattutto, eccitanti.

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La loro vicinanza eccessiva, purtroppo, e soprattutto il loro effluvio di femmine in calore, comunque mascherato, gli procuravano nausea e ogni volta immancabilmente provava il desiderio terribile di fuggire lontano. Mai aveva giaciuto con una donna e ogni volta, guardando attentamente l'intraprendente compagna e notando gli infiniti difetti che in quel momento si evidenziavano maggiormente, si diceva tra s e s: Non sei certo tu, Circe, che ti mangerai Settimo. Poi, come da copione, accusava un malessere e il conseguente svenimento. Era prontamente portato fuori a respirare aria pura, quindi si riprendeva e, congedandosi gentilmente, si dava alla fuga, mantenendo sempre buoni e civili rapporti col mondo femminile. E anche quella domenica calda di primavera le cose andarono proprio cos, come da copione.

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Maria era rimasta di stucco. Le suore, che lavevano educata con tanto amore, ma anche con tanto rigore, le avevano insegnato come una brava ragazza si deve difendere da maschi troppo intraprendenti, intenzionati a superare ogni limite immaginabile, spergiurando su un amore eterno, pur di arrivare allo scopo. Per non le avevano mai detto come una brava ragazza si deve comportare, se luomo inaspettatamente sul pi bello le sfugge dalle mani. Per questa banale dimenticanza, la donna rimase pertanto di stucco, maledicendo, senza troppa finezza, tutto il genere umano di sesso maschile. Quella giornata era stata particolare. Gi si era preannunciata favorevole, allorch aveva costatato che il probabile affittuario della casa non era un vecchio, come s'immaginava, ma un fior fiore di giovanotto. Sembrava che il destino ci avesse messo una mano favorevolmente galeotta e la conferma la aveva avuta quando lui con la scusa di darle una mano laveva avvinghiata da tergo e, a causa degli abiti di stoffa leggerina, aveva sentito distintamente la parte anatomica di lui interessata allincontro. Ma, se ci non bastasse, qualcosa era successa, quando lei era tornata col bicchiere di plastica in mano e aveva sentito quel profumo strano scaturire dalla sigaretta delluomo. Sicuramente si trattava di una droga, che gli uomini usano per abbattere le difese pi inespugnabili delle fanciulle. Capisce, padre Faustino. E meschino ricorrere a sostanze stupefacenti per carpire lamore di una fanciulla. Meschino? Criminale! Volle completare il prelato tutto accaldato. Roba da galera. I maschi hanno ormai perso ogni senso dellonore. Il sessismo dilagante li spinge ad avere rapporti bestiali con le donne a tutti i costi, o usando denaro o sostanze illecite. In tutti e due i casi usano violenza. Io non capivo pi niente, quelluomo mi aveva completamente soggiogato e, capisce, alla mia et, sentirsi tornata ragazzina, non le nascondo, non senza vergogna, che mi faceva un certo belleffetto. Ma ora, la prego, venga a sedersi sul divano. Spero che il pranzo che ho preparato con le mie mani non le sia dispiaciuto. 30

Al contrario. Lei, cara Maria, ha delle mani cos preziose che un piacere gustare il frutto del loro impegno. Ecco ora mi siedo un po e poi vado via. Domani mi aspetta una giornataccia... Gradisce un amaro, per digerire prima, padre Faustino? S. Le devo confessare che la sera non riesco a prendere sonno se non digerisco la giornata che appena trascorsa. Cosa vuol dire, che ha bisogno anche stasera di digerire la giornata appena trascorsa, padre? Ma no, benedetta figliola. Naturalmente stavolta ben altra cosa. Lei sa benissimo quanto la stimi e lapprezzi. La sua compagnia per me fondamentale. Salute! A lei! Brrrr! Quanto amaro questo liquore! Ma tornando al discorso di prima, quel giovanotto era veramente cos prestante e audace, come mi sembrava di aver capito? Domand il reverendo, dopo alcuni secondi di meditazione. Audace molto, prestante un po meno. Egli si faceva forza delle capacit afrodisiache di quella maledetta sigaretta e, mentre mi soffiava il fumo in faccia, io sentivo che qualcosa dentro di me contro la mia stessa volont stava accadendo. Era come se il nemico avanzasse verso il cuore della citt senza colpo ferire, mentre le barriere cadevano una dietro laltra, senza poter opporre resistenza. Luomo mi si avvicinava sempre pi e il suo corpo, palpitante, aderiva al mio, sprofondato ormai in un abisso. Ero in sua bala, come una schiava senza volont, e mi sentivo perduta e senza forze. Fu a quel punto che luomo sollev la mano e col palmo inizi ad accarezzare il mio petto. Poi non contento e senza la pur minima piet slacci la parte superiore del mio vestito e prese tra le sue mani, bagnate di sudore, un mio seno, portandoselo alla bocca. Prima di aver fatto ci afferr tra le dita i miei capezzoli e inizi sadicamente a stringerli. Poi in bocca, poi a stringere e di nuovo in bocca... Basta! Perdio! Non ce la faccio pi! url luomo come un indemoniato. Se continua cos, Maria, non disporr pi di me e mi dimenticher di essere suo padre confessore. Maria interruppe per un istante il suo racconto. Avvolse luomo con uno sguardo materno e con occhi pieni damore. Perch torturarsi tanto, padre Faustino. Siamo nati esseri umani e facciamo pur sempre parte del mondo animale: a questo destino difficilmente si sfugge, nonostante tutti i nostri sforzi. Poi prese tra le mani quel viso, che aveva sempre ammirato e amato, gli tolse gli occhiali, che gentilmente pos su un tavolino vicino, e suggell tutto il suo amore con un bacio lungo e appassionato, coprendo completamente la bocca delluomo, spalancata dalla meraviglia. Dopo alcuni lunghissimi secondi allontan il suo viso da quello tutto sudato di padre Faustino e disse soavemente, sussurrandogli allorecchio: Nessuno ci vedr, Fausto. E un segreto che noi due soli custodiremo gelosamente. Anche noi abbiamo bisogno di un po damore in questo mondo crudele. E poi, voi siete gli ultimi veri uomini rimasti!

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Padre Faustino nel prepararsi il letto per andare a dormire, un po barcollando a causa del vino e dellamaro, che aveva bevuto in casa di Maria, provava vergogna e disgusto di se stesso. Aveva ancora negli occhi quellimmagine orribile della femmina nuda sul letto che, spalancando le braccia, lo invitava a giacere su di lei, ma soprattutto la cosa, che lo gettava nellangoscia, era il ricordare la sua voglia irrefrenabile di accondiscendere, accontentando la femmina nelle sue voglie pi bestiali. Mai e poi mai avrebbe immaginato che un uomo come lui, educato a tenere sotto controllo ogni segnale pericoloso, che provenisse dal suo corpo, si sarebbe lasciato andare senza il minimo ritegno. Ci poteva andare bene per Adamo, che si sa non aveva frequentato alcuna scuola ed era un po', diciamo, come mamma lo aveva fatto, selvatico, schiavo dell'istinto. Ma per lui non si sarebbe trovato nessun avvocato difensore, non aveva nessuna scusante rispetto alla sua coscienza. Quante volte Platone gli aveva insegnato che l'auriga deve tenere a freno i cavalli focosi? E lui come li aveva tenuti a freno i suoi "cavalli", che da un po' di tempo gli scalpitavano dentro, senza riguardo e senza mai lasciarlo in pace? Bastava dare la colpa al vino o piuttosto occorreva farsi uno spietato esame di coscienza? Gli veniva in mente una vacanza che aveva trascorso a casa nel periodo in cui era in Seminario, allorch una bambina lo aveva invitato a fare un gioco che sulle prime a lui era sembrato innocente. La bimba di nome Lori aveva circa dodici anni ed abitava proprio un piano sopra casa sua. Era molto bella. A lui era sempre sembrata un angioletto per quei suoi lunghi capelli biondi e riccioluti, per quegli occhi chiari e dolci, per quel suo viso rotondo e infantile. Insieme erano cresciuti, giocando e fantasticando, come due fratelli, frequentando le scuole elementari. Poi Faustino aveva scoperto di avere la vocazione, quando, frequentando un oratorio salesiano, scopr che non cera bisogno di introdurre la moneta nel biliardino, se voleva giocare. Bast questo e in pi il desiderio di evadere dal mondo famigliare che gli fecero maturare lidea di entrare in Seminario. Egli fantastic molto alla ricerca dei motivi veri e religiosi che lo spingevano a compiere questo passo cos importante; lo stesso padre spirituale che segu la maturazione della sua scelta, e la sollecit, offr moltissimi elementi nobili e ascetici per spiegare ai genitori le ragioni dell'improvvisa folgorazione, ma nonostante ci, a causa della sua ingenuit, dovuta alla giovane et, egli in cuor suo era convinto che la vita di un prete salesiano tra sale giochi, campi sportivi, cinema domenicale, accompagnamento dei ragazzi nelle escursioni, vitto e alloggio assicurato, alla fin fine era il meglio che si potesse aspettare per il proprio futuro. Suo padre allepoca era operaio e il ragazzo percepiva con i suoi sensi la stanchezza e la delusione, che accompagnavano ogni giorno il suo genitore. Non sapeva con precisione verso quale meta orientarsi, ma aveva gi maturato la convinzione ferma che mai e poi mai avrebbe svolto il lavoro di suo padre. Quindi, quando il sacerdote, che gli era pi vicino dal punto di vista affettivo, gli propose di intraprendere la strada meravigliosa del sacerdozio, egli ader con entusiasmo, senza pensarci molto su. Fu cos che invece di frequentare la Scuola media statale con tutti i suoi compagni (compresa Lori), egli inizi a frequentare quella nel Seminario della sua citt, con grande entusiasmo e tutto proteso verso la realizzazione del suo futuro radioso. 32

Il primo anno trascorse senza grossi problemi: egli non amava i suoi genitori, perch lo avevano tradito, mettendo al mondo un fratellino due anni prima e riversando su quel mostriciattolo tutte le cure e le attenzioni che un tempo erano sua prerogativa. Cos egli si era affezionato ai suoi nuovi maestri e da loro riceveva tutto il calore di cui aveva bisogno. Con questo spirito ribelle e libertario egli torn a casa controvoglia, non rassegnato, per trascorrere le vacanze estive, meritate dal momento che era stato promosso in seconda media con ottimi voti, specialmente in Religione e Latino. La prima ex compagna che rivide fu Lori, che nel frattempo era cresciuta, diventando lunga e fina, come un manico di scopa. Abitando cos vicini di casa, fu naturale rivedersi e passare molte ore della giornata insieme, rifacendo giochi che li avevano visti divertirsi nel passato, ma che ora, senza aggiornamenti necessari, data let, risultavano troppo puerili e noiosi. Lori, che un giorno si stava terribilmente scocciando, disse: Perch non giochiamo alle Crociate? Il ragazzo l per l non ci trov niente di male, ma il gioco consisteva nel fatto che un giovane crociato si era imbattuto in una fanciulla musulmana (Lori poteva andare bene anche se era bionda) e laveva fatta prigioniera. Faustino doveva ora assicurarla alla giustizia terrena e la doveva portare in carcere. Tenendole le mani serrate dietro alla schiena, la port verso il portone di casa e non trov niente di meglio che trascinare leretica in cantina, trasfigurata dalla fantasia in una prigione cristiana. Giunti nel sotterraneo, Lori pens bene, senza darsi per vinta, di tentare lultima carta per riconquistare la salvezza e con uno strattone liber le mani e inizi a correre. Per il ragazzo crociato fu naturale rincorrerla, afferrarla e lottare con lei, tenendola pi strettamente che poteva aderente al suo corpo. La lotta dur pochi secondi, ma per Faustino fu un lasso di tempo interminabile, perch, senza volerlo confessare a se stesso, aveva sentito nel suo corpo uno strano desiderio prorompere e un piacere sconosciuto farsi strada dentro le sue viscere. Non centrava niente la gioia del cristiano, che ha riacciuffato linfedele quando stava per sfuggirgli, ma era qualcosa di pi fisico, un piacere corporale che non aveva mai provato e che sul momento lo atterr. Per fortuna la mamma di Lori si mise ad urlare il nome della figlia dal balcone, per richiamarla a casa, perch era ora di pranzo e la ragazza prontamente si divincol per lultima volta e fugg, lasciando Faustino frastornato, ma soprattutto meravigliato e sconvolto. Per tutta la sua vita sacerdotale padre Faustino aveva mantenuto fedelt al giuramento di castit, che aveva proferito in giovent allatto di prendere i voti, ma nei momenti di solitudine estrema, che alcune volte aveva vissuto, quel volto di fanciulla spesso gli era tornato alla mente in sogno, mentre dormiva o da sveglio, e ogni volta gli aveva fatto riprovare quello stesso piacere corporale che aveva provato stringendo Lori quel funesto giorno d'estate di tanti anni fa. Padre Faustino si butt sul letto, non perfettamente preparato per la notte. Domani me ne andr via, lontano, forse in Africa, ma quella donna non voglio rivederla pi. Lo giuro. Poi si sporse dal letto e vomit sul tappeto tutto quello che quella sera aveva mangiato e soprattutto bevuto a casa di Maria, quindi lasci cadere la testa sul cuscino e si addorment.

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Ottavo-Nono stavano seduti su di una panca senza schienale e davanti avevano un tavolo ciascuno su cui era posato un piatto ormai completamente vuoto. Avevano ancora fame e per calmarla sbocconcellavano un pezzo di pane. La morte del padre aveva scatenato la loro ingordigia, pi smisurata che in qualsiasi altro momento della loro esistenza. Festeggiavano cos la sua morte, tanto temuta quanto desiderata, perch lo odiavano a tal punto da volerlo morto, in quanto lo consideravano responsabile delle loro disgrazie, ma nello stesso tempo si sentivano ancora legati a lui, una sua escrescenza. Il loro corpo recentemente si era un po ridimensionato, nonostante la crescente bramosia degli ultimi tempi. Forse questo era il segno del processo involutivo cui erano sottoposti, tanto da richiedere sempre nuova energia, a causa degli sprechi a questo punto incontrollabili. Si erano ormai tanto convinti della loro inutilit che non aspettavano altro che il giorno della loro fine, ma non chiedevano nulla, se non di realizzare un desiderio: morire dopo il padre, per dimostrare la loro estraneit totale alla sua persona. Solo la morte posteriore cronologicamente avrebbe sancito la loro totale differenza, indipendenza e separazione dal loro artefice. Eppure essi erano stati generati da lui, in un momento di potenza smisurata, d'arroganza senza senno, quando si era messo in testa di voler creare qualcosa d'eccezionale e di poter far a meno di sua moglie, considerata da lui come fattore di scadimento e pervertimento. Cos si era lasciato sedurre dallidea infame di farsi clonare, duplicare, in modo da incamminarsi sulla strada dellimmortalit.

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Noi non sappiamo a chi egli si rivolse e il metodo che gli fu consigliato di seguire. Quello che sappiamo con certezza il risultato nefasto che egli ottenne e che noi ogni giorno, guardandoci allo specchio, possiamo verificare: un essere mostruoso fatto di due uomini identici fusi insieme di spalle che hanno in comune la spina dorsale e il cervello e per il resto possiedono tutto doppio. Hanno due occhi che guardano davanti e due di dietro, due nasi, due bocche, quattro gambe e quattro braccia, ma un essere cos mostruoso una cosa non doveva necessariamente avere: la capacit di riprodursi se non attraverso clonazione successiva. Per questo era privo di sesso. Egli comprese troppo tardi ci che veramente aveva fatto, il crimine che aveva commesso, quando era ormai impossibile disfarsi di noi e aveva il dovere di mantenerci e di crescerci. Col suo gesto egli aveva mostrato il colmo della tracotanza di cui era capace: aveva dichiarato di considerarsi il sommo, il migliore. Dopo di lui non ci doveva essere miglioramento generazionale e i nostri fratelli venuti prima di noi erano stati bocciati inesorabilmente senza 34

possibilit di recupero. Egli, accecato dalla sua immane presunzione, non aveva compreso che, asserendo la fine della trasformazione e del miglioramento, aveva decretato al contempo la sua stessa morte e la morte di tutta la sua discendenza. Lo cap troppo tardi e noi a nostre spese. Egli ci dovette suo malgrado proteggere e accudire pi degli altri figli, nascondere, celare il nostro vero aspetto di ragno deforme, di polipo mostruoso. Dovevamo avere quattro braccia per afferrare meglio, ma avendole opposte esse si neutralizzavano a vicenda; quattro gambe dovevano essere meglio di due, ma il risultato era limmobilit, limpossibilit di conciliare due movimenti alternativi e contrastanti. E lo stesso accadeva per i nostri dieci sensi che mandavano allunico cervello informazioni opposte e questo non era in grado di sintetizzarle, perch il risultato era sempre nullo o quasi. Diciamo quasi, perch non sempre i due esseri risultarono pari, come non sempre le loro funzioni furono uguali, ma di segno opposto. Nei primi anni della nostra forzata convivenza, infatti, Ottavo, che dalla nascita aveva guardato avanti, risult predominante e le sue informazioni superiori, tanto da essere lievemente preferite dal nostro cervello. Ma col passare degli anni questo scontro cambi risultato e fu Nono che ebbe la meglio, mentre la vista, ludito, lolfatto, il gusto e il tatto del suo fratello siamese si affievolirono, mandando al cervello segnali sempre pi tenui. Questo preferire rivolgere lo sguardo al passato, se da una parte tolse lillusione che questo essere mostruoso, quale noi eravamo, potesse avere un futuro, cio fosse in grado di programmare un proprio qualsiasi avvenire, dallaltra concentr lattenzione su ci che era stato e iniziammo a tediare i nostri fratelli, scusandoci continuamente per errori passati, per manchevolezze spesso neanche attribuibili alla nostra stessa deforme persona. Giungemmo a tale punto d'estremo masochismo che chiedemmo scusa per la nostra stessa esistenza, come se ci fossimo autocreati e non fossimo invece stati generati dalla follia di un mitomane. Egli, dopo una prima fase di comprensibile smarrimento, decise che quellessere mostruoso poteva avere un futuro, anzi era esso stesso il futuro. Giunse a tale punto di farneticazione che pens di proporci come luomo nuovo della nuova societ postcomunista, cio della societ senza contrasti, senza scontri, senza conflitti dichiarati. Noi dovevamo rappresentare la personificazione di questa mirabile sintesi dialettica in cui sinistra e destra si fondono, passato e presente si annullano in un continuo eterno, senza salti e rotture. Egli ebbe lardire di sostenere che se nellevoluzione il difettoso, ma pi adatto alle nuove condizioni, sostituisce il vecchio normale divenuto ormai inadatto, noi, anche se frutto di una clonazione sbagliata, rappresentavamo giusto il nuovo. Furono anni stupendi per lui, ma anni terribili per noi, che crescevamo e scoprivamo giorno dopo giorno com'eravamo e come saremmo divenuti. I meravigliosi anni Ottanta dovevano essere gli anni dello strapotere del tutto concesso a chi se lo pu permettere; la fine d'ogni ideologia; la pacificazione totale nel nome del benessere generale di un capitalismo in cui tutti saremmo diventati proprietari nullafacenti e sarebbero scomparsi gli sfruttati; la fine della morale, perch se lo facciamo tutti, esso diventa giusto. 35

Ma col passare del tempo il suo sogno pazzesco s'infranse contro le ferree leggi della realt; la menzogna fu smascherata ed egli si rivel per quello che era: un grande illusionista cialtrone. Fu cos che scoprimmo di essere diventati il simbolo della doppiezza e dellopportunismo. Smascherati, ce ne tornammo con la coda tra le gambe nella nostra casa e l covammo il nostro odio verso colui che ci aveva generati, ci aveva fatto assaporare il trionfo e poi, risucchiandoci, ci aveva fatto miseramente precipitare nella sua stessa voragine.

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Sesta entr in cucina, perch aveva fame e non riusciva a prendere sonno. L seduti di spalle cerano Ottavo e Nono in silenzio meditabondo. Salve, Diciassette disse la donna ridendo. Avete proprio portato sfiga a nostro padre. Siete stati il colpo decisivo. Non scherzare! risposero allunisono i due fratelli. Siamo stati uno dei suoi ultimi tentativi di salvarsi. Poi ha puntato tutto su Decimo e sembra che gli sia andata meglio. A proposito! Vuoi bere qualcosa? Una birra ghiacciata? chiese Nono. S! rispose prontamente Sesta. Una bella birra fresca quello che adesso pi desidero. Cristo! proruppe Ottavo. Che c? chiese sua sorella. C che non abbiamo birra. E allora perch me lavete offerta? Eravamo sicuri che tu avresti rifiutato. Nessuno a cui abbiamo offerto di notte birra ghiacciata con questo gelo ha detto di s. E allora offritemi un po di grappa, visto che birra non ne avete. Grappa non ne abbiamo! Bugiardi! Ricordatevi che in questi giorni sono io che mi sono presa cura di voi ed ho rigovernato la vostra stanza. In ogni mobile avete bottiglie mezze vuote... Pardon, mezze piene! E lo stesso, non cambia niente. Per te forse, ma non per noi! Sesta li guard con un sorrisetto ironico. Passano gli anni, ma voi non cambiate mai disse mestamente. Essi annuirono e continuarono a fissare da due punti opposti il vuoto. Dopo un po, prima che quel silenzio diventasse imbarazzante per tutti e tre, entr Quinto col volto sorridente di chi lo fa per abitudine. Il suo volto era ormai paffuto, anche se la barba incolta lo smagriva un po. Vestiva senza seguire lultima moda e forse neanche quelle passate. Su con la vita disse. Sembra che stiate vegliando un morto.

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Non scherzare, Quinto intervenne duramente Sesta. Anche se il morto nostro padre, non ti permetto di scherzare con la morte. Non sto scherzando, sorella. E che da quando lho vista in faccia a ventanni, non mi fa pi paura. Ha ragione si intromise Ottavo. Basta riflettere un po: se sei ancora vivo non devi preoccuparti, se sei morto ancora meno. Quindi... Saggio, il mio fratellino! Il fatto che, anche se sono ancora un po cattolica, la morte mi fa sempre una certa paura. Pensa allaldil, che meglio di quaggi intervenne Nono, che si era sempre interessato dellargomento e non stava nella pelle quando il ragionamento si andava ad impastoiare in faccende metafisiche. Anche se bisogna precisare per correttezza che anche questa valle di lacrime ha i suoi aspetti positivi Ottavo si sent in dovere di completare il pensiero del suo gemello. Vedi, nostro padre, che pur essendo un rigorista convinto, spesso e volentieri trasgrediva le regole e si concedeva qualche piccola devianza. E una menzogna bella e buona. Permettimi di contraddirti, caro fratello. Egli stato lesempio pi fulgido della coerenza terrena e umana. Mi ricordo che in un eccesso di confidenza, per meglio dire alcolico, ci confid una volta che, essendo egli di ferrea fede cattolica, non aveva fatto uso mai di contraccettivi meccanici contro natura e, non essendo abile in matematica e statistica, lunico metodo che aveva usato per tutta la vita era stato il coitus interruptus. Gi! E con quanto successo... Il risultato sotto gli occhi di tutti. Siamo lunica famiglia di tutti i paesi civilizzati che ha un numero cos alto di nascite s'intromise Quinto, che nel frattempo si stava pulendo le unghie, celando il gesto sotto il tavolo e fingendo noncuranza. Qui due sono le cose: o questo metodo nei paesi sviluppati lo usava solo nostro padre o non lo sapeva usare lui. Che centra. Lo sai bene che questo risultato negativo non da attribuire al metodo. Il fatto era che pap soffriva di una forma dartrosi alla spina dorsale e quando la inarcava gli veniva una specie di crampo che lo paralizzava, solo nei movimenti generali del corpo, per, mentre quelli particolari continuavano inesorabilmente ad andare per proprio conto. Allora succedeva che mentre era giunto il momento di tirarsi fuori di nostra madre che nel frattempo, povera donna, per tutto il lavoro svolto durante la giornata ad accudire noi tutti, si era mezza appisolata, ecco che un acuto dolore alla croce della spalla lo prendeva, tipo colpo della strega, e lo faceva rimanere a bocca spalancata. E mentre tutto il suo apparato riproduttivo funzionava alla perfezione, quello muscolare si bloccava e le conseguenze erano sempre le stesse. Catastrofiche concluse Quinto, sorridendo sornione. Per nostra madre, soprattutto corresse Settima. Ma io non sono cos convinto intervenne Nono. Una gravidanza per una donna non deve essere un fatto catastrofico, contro natura. Se stata attrezzata a portare avanti gravidanze dai quindici ai quarantacinque anni, non solo un fatto teorico, che fa parte del campo delle probabilit, ma qualcosa di possibile, reale e quindi...

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Vuoi forse insinuare che nostra madre con sole otto gravidanze se l presa comoda, perch le altre trentatr le ha saltate? lo interruppe Settima, agitata come se largomento le provocasse un certo turbamento. Calma, calma! s'intromise Quinto. A che serve riscaldarti tanto? Daltra parte non sei tu che hai portato avanti tante gravidanze. Tu hai preferito fermarti ad una, contribuendo alla sparizione della nostra specie. Settima si era fatta paonazza. Caspita! url. Sta parlando il Che Guevara, colui che come tutti gli eroi romantici hanno sparso figli in ogni angolo della terra, in modo che non ci sia posto in cui non possa fiorire la sua semenza. Il signorino non si neanche preso la briga di tentare. Da quale pulpito viene la predica! Mi stai sembrando uno di quei preti che sanno tutto d'amori, matrimoni, figliolanze, tradimenti, come se, invece di aver imparato tutto dai libri o dalle disgrazie altrui, ci fossero veramente passati attraverso queste tragedie. A proposito, quanti anni ha ora Linda? chiese Nono pi per stroncare la discussione, che poteva, senza senso alcuno, degenerare. Venti a dicembre rispose prontamente la madre e la dolcezza ritorn sul suo viso.

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Mentre Nono pronunciava il suo nome, Linda, a dieci chilometri di distanza, percep un trillo nellorecchio, nonostante avesse il televisore acceso, ma non solo, anche la radio, la filodiffusione e tutto ci che era in grado di emettere suoni. Dopo un attimo di sbandamento, allung il braccio e prese in mano la cornetta del telefono che aveva poggiato sul comodino. Pronto? rispose. Ciao Linda. Sono pap. Ma che avete in casa, una festa? Ciao papi. Aspetta che abbasso il volume. Linda corse come una velocista, nonostante il peso eccessivo delle sue membra. Poi torn a sdraiarsi sul letto e si port la cornetta allorecchio. Allora, papi. Dove diavolo sei? Linda, mi senti? Sono a Brasilia e ti sento lontana. Due giorni fa sono arrivato da Pechino e sono molto occupato. Non ho avuto un attimo di tregua. Col fuso orario nuovo ancora non mi sono abituato. Ma che cosa sei andato a fare a Brasilia? Mi avevi promesso che saresti tornato dopo il tuo viaggio in Cina. Sei un bugiardo. In tutta la mia vita non mi hai mai detto una verit. Hai ragione tesoro, ma non colpa mia. Quando si occupa un posto come il mio, non si pi liberi, maledizione! Se avessi immaginato cosa comportava accettare il posto di Responsabile internazionale della lotta contro linfanzia abbandonata, non mi sarei candidato. Mai e poi mai. Pensi che per me sia piacevole vederti cos di rado?

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E la solita solfa, pap. Ti pensi che mi prendi ancora in giro? Ho ventanni ormai, anche se tu forse non te ne sei mai accorto. Certo che me ne ricordo, ma mi sembra ieri quando mi telefonarono a Bogot per dirmi che eri nata. Ora non facile per me accettare lesistenza di una figlia ventenne, cara. E adesso che cosa vuoi? Che mi dimezzi let per farti sentire pi giovane? Non scherzare, tesoro. Volevo dirvi che devo stare fuori qualche altra settimana. Mi hanno comunicato, proprio adesso che dobbiamo essere presenti ad un simposio internazionale a Montevideo tra quindici giorni e che nel frattempo dobbiamo organizzare tutto il necessario perch riesca alla perfezione: dobbiamo riuscire a convincere quel tirchio di Clinton a sborsare un po di dollari per i bambini abbandonati. Altro che parole. La pi grande potenza del mondo non si pu tirare indietro di fronte a quest'immane tragedia. Naturalmente, papi. Bravo papi. Sei grande papi. Come te non c nessuno papi. Quindi, quando torna la mamma, le dico che sei stato rapito di nuovo da una feroce banda di bambini abbandonati e che tornerai quando non te lo neanche immagini. Ho compreso bene? Alla perfezione, come sempre. Ma ricordati una cosa, bambina mia. Se tu stai soffrendo, io sto soffrendo il doppio di te.

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La comunicazione cadde tutto ad un tratto e Linda non fece in tempo, per fortuna del suo genitore ad udire un grido disumano di dolore, che suo padre lanci allimprovviso. Cristo! url luomo dopo che si fu sfogato. Stai un po pi attenta! Stavolta non ti mollo una lira. La giovane donna sollev il viso e lo guard con terrore. Mi perdoni, mister Ulisse Rossi, ma non lho fatto apposta. Era veramente pentita, ma soprattutto buffissima. Aveva sul suo bellissimo nasino incollato un pelo pubico delluomo, tutto riccio e bianco, che la rendeva veramente simpatica. Luomo le prese il viso dolce e delicato tra le mani, le accarezz quelle guance vellutate e, senza farsi accorgere, le pass la mano sul naso. Poi le afferr con tutta la dolcezza possibile quella chioma di capelli rossi e vaporosi (chiaramente tinti) e li attir verso di s. Continua disse, nonostante tutto mi stavi procurando veramente piacere, ma con dolcezza: alla mia et un uomo non ha pi gli attributi di acciaio. Penso, per, che sia meglio che ti tolga prima l'apparecchio dalla bocca. Poi pos la nuca sulla spalliera della poltrona e chiuse gli occhi aspettando beato.

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Linda, dopo aver ripetuto pi volte Pronto, pronto, per cercare di ripristinare il contatto col suo genitore, pos il ricevitore, sconsolata. Non che si aspettasse molto di pi, ma visto che la telefonata la pagava lorganizzazione, suo padre poteva pure sforzarsi di essere un po pi prolisso e pi frequente nelle chiamate. Dopotutto era quello lunico rapporto che aveva con lui, perch scrivere non le era mai andato, e poi le veniva da ridere al solo pensiero di una lettera impazzita che corre dietro a suo padre e che non riesce mai a raggiungerlo. Scese dal letto per riattivare il volume del televisore, ma sent un languore allo stomaco. Si diresse in cucina, apr il frigorifero e tir fuori il dolce che aveva comprato prima di rincasare. Al diavolo la linea pens. Meglio grassa che matta. Poi si sedette al tavolo da pranzo e in poco tempo fece fuori tutto il dolce. Finito, si sent venire su un conato di vomito. Si alz e si diresse verso un mobile della cucina. Prese un bicchiere e si vers del bicarbonato. Si chiuse il naso e bevve tutto dun fiato. Torn al letto e si stese. Aspett che la nausea fosse passata e compose un numero di telefono. Pronto disse una voce giovane, ma un po stanca. Ciao Thomas. Sono Linda. Come va, brutto stronzo? E come deve andare...Siamo nati per soffrire, no? Mia madre dice sempre: Pensa a chi sta peggio di te e io mi sento subito un dio. Dove stai, ora? Con la tua mammina? No, sto allIrish pub e mi sto facendo una lavanda celebrale con un boccale di birra nera da 1/2 litro. Me n'ero fatta unaltra al The old Iriland, ma quella era rossa. Complimenti! Ma perch stai allIrish? E dove vuoi che stia? Nella nostra citt mediterranea ormai ci sono pi pub irlandesi che a Dublino. Sar forse dovuto al fatto che siamo due popoli fondamentalmente simili.... Simili? Sei rincoglionito del tutto, Thomas? Cattolici, profondamente cattolici, volevo dire, anche se loro sono un po pi osservanti di noi. Solo un po...? Loro sono lontani da Roma, cazzo. Ma cambiando discorso perch non vieni a trovarmi. La notte lunga. Ma Linda, e tua madre? Lei non torna fino a domani. Sta vegliando un morto, ma non cambia niente. Ha sempre una scusa per rimanere fuori, quando ne ha voglia: ha tanti corsi d'aggiornamento fuorisede da seguire che mi dico: uninsegnante veramente ignorante mia madre se ha bisogno di aggiornarsi tanto. In realt va a farsi fottere da quel maiale di amante. Linda non ti prometto niente. Non che non voglio, ma che queste benedette gambe non mi reggono in piedi. Avr preso una dose troppo elevata di lavanda celebrale. Sei una pizza, Thomas. Se non vieni, non ti fare pi vedere da me, stronzetto. La ragazza riagganci, senza sentire lultima risposta di Thomas. Era sicura che sarebbe andato a trovarla il pi presto possibile. Diceva sempre cos per fare il prezioso. Lui 40

non aveva niente da fare per tutta la notte e sicuramente anche il giorno dopo e perfino anche laltro. Era da quando si era iscritto alluniversit che non aveva niente da fare, se non quando la coscienza gli ordinava di darsi una mossa. Allora il giovane si aggiornava il libretto universitario da s, aggiungendo allelenco delle materie un ennesimo esame superato brillantemente, come sempre, e che avrebbe sostenuto realmente chiss quando. Linda rialz il volume di tutti quegli aggeggi demoniaci e poi guard fuori della finestra della sua stanza. Il buio era totale e circondava tutto il giardino della sua casa. Per fortuna fuori cerano i suoi cagnolini, tutti di purissima razza ariana, che facevano buona guardia, altrimenti cera proprio da aver paura. La villa in cui abitava era stata costruita fuori citt, perch aveva bisogno di uno spazio molto vasto per essere edificata. Ma lei ormai si era abituata e sapeva che quello era il prezzo da pagare per lalto tenore di vita che le permettevano di condurre. Daltra parte non si pu avere tutto dalla vita. Prov a pensare pure lei: C qualcuno che sta peggio di te, ma sinceramente non prov nessun sollievo alla sua ansia. Non fece in tempo di sapere chi fosse lassassino di un telefilm americano che stavano trasmettendo alla televisione, che Thomas da fuori il cancello si fece sentire azionando la sirena antifurto della sua auto. I cani ormai lo conoscevano, perch era uno di casa, anche se la frequentava solo di notte. Linda fece tutto il necessario per disattivare le difese elettroniche e dopo un po di tempo Thomas le fu davanti. Era alticcio e a stento si reggeva in piedi, ma, nonostante locchio spento, era sempre uno schianto di giovane. Da anni, infatti, lunico impegno che aveva preso sul serio era la frequenza ad una palestra di body bilding, perci aveva una muscolatura perfetta. A Linda piaceva accarezzarlo e tenerlo fra le braccia: le dava sicurezza e si sentiva solamente in questo caso tanto protetta, come mai si era sentita nei suoi lunghi e noiosi ventanni. Ciao, cazzone lo salut, cercando nel suo vocabolario il termine meno offensivo capace di ricordare. Salve figona, le rispose lui a tono. Sei pronta per farti sbattere, troia assatanata? Se non ci fosse di mezzo quellettolitro di birra che hai bevuto, forse sarei fiduciosa in una possibile erezione del tuo pisellino. Tu non ti preoccupare. I miracoli sono sempre possibili in questo campo. Sar, ma io credo poco ai miracoli. Va a finire come sempre che ti addormenti e ti metti a russare. Stavolta no. Tra una birra e laltra ho preso un afrodisiaco. E allora stiamo freschi concluse il round Linda, alzando gli occhi al cielo in cerca d'aiuto. Thomas sorrise fiducioso. Era sicuro che stavolta sarebbe andato tutto alla perfezione: se lo sentiva ed era pronto a scommetterci sopra. Si avvicin al divano, dove Linda stava sdraiata con addosso solo un pigiamino rosa con roselline rosse ricamate, e le si par davanti con le mani ficcate nel giaccone di pelle nero. Stavolta disse spavaldo, ti far urlare come un'indemoniata. Mi dovrai supplicare: Ancora, ancora, come una cagna in calore e io ti strapazzer, fottendoti come un vero maschio.

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Belle parole, dovevi fare il poeta, Thomas, ma nel concreto mi sembri come le altre volte, anzi peggio lo stuzzic Linda, sperando in uno scatto d'orgoglio da parte del giovane, che lo riscattasse dopo tanti insuccessi. Thomas sembrava ben intenzionato a mettere in pratica i suoi folli propositi. Si avvicin lentamente, si tolse il giubbotto e si sedette al suo fianco. Lei lo guard negli occhi, sfidandolo e iniziando a socchiudere le labbra carnose. Sentiva che dentro di s il sangue stava accelerando la sua corsa e la respirazione si fece affannosa, quel tanto perch il suo torace iniziasse a muoversi a mantice. Thomas era a pochi centimetri da lei e ne sentiva il profumo forte e penetrante. Linda, inebriandosi di quella fragranza galeotta, ebbe solo il tempo di pensare: E stronzo, ma i profumi se li sa scegliere giusti e poi sent le forti mani maschili posarsi sul bordo del suo pigiama elasticizzato, che le cingeva la vita. Chiuse gli occhi, mentre sentiva luomo sollevare lindumento e posare la mano, che aveva libera, sul suo seno destro e accarezzarlo con movimenti rotatori. La donna percep lirrigidimento del capezzolo, che si era trasformato in un centro propulsore, da cui s'irradiavano ondate di piacere estatico. Fiduciosa si lasci andare e immediatamente quel mare tempestoso la inond tutta, giungendo a lambire le propaggini pi lontane e nascoste del suo corpo. Cristo esclam Thomas, hai delle vere e proprie bombe per seni. Ogni giorno che passa s'ingrossano sempre di pi, come i miei muscoli. Linda non lo ascoltava, perch era tutta tesa a percepire i messaggi che il suo corpo le inviava, come una macchinetta del telegrafo impazzita. Allora ne percep uno pi prepotente, apr gli occhi e disse al giovane che le stava baciando il collo e lorecchio, lasciando sulla pelle una scia bavosa, come una lumaca: Thomas, dai, fammi vedere com' grosso e duro il tuo pisellone. E allung la mano per aprirgli la cerniera dei jeans. Una sensazione d'indicibile felicit la colse nel vedere comparire il pene delluomo per la prima volta eretto, come doveva essere, ed egoisticamente pens che non si doveva far sfuggire loccasione, a dire il vero alquanto sperata. Sbrigati, Thomas, mettiti il preservativo e poi fammi tutto quello che vuoi. Sono la tua troia le riusc a proferire lultimo comando, prima di darsi al maschio completamente, come una schiava priva di volont. Il giovane si scagli sul suo giubbotto, che nel frattempo stava buttato poco garbatamente sul tappeto, frugando nelle tasche interne come un indemoniato. Non trovando niente in esse, inizi ad aprire tutte le cerniere, poi ispezion le tasche esterne, quindi scagli con furia per terra lindumento gridando: Maledetta stronza. Proprio stavolta si doveva dimenticare di mettere il preservativo? Linda apr gli occhi, come se uscisse da un dolce sogno e si svegliasse in un incubo orrendo. Vide Thomas in piedi con indosso la maglietta intima e le lunghe calze di lana granata, che gli arrivavano al ginocchio, ma la cosa che la colp di pi fu quel pene ritornato minuscolo e pendulo, con una goccia di liquido trasparente che gli pendeva dallestremit. Da donna pronta a darsi completamente e perdutamente al maschio, Linda si trasform in iena ferocissima. 42

Chi si dimenticato di metterti in tasca il preservativo, coglione? Thomas si era rimpicciolito tutto stavolta, la guard sconsolato e timidamente le rispose: Maledizione. Mia madre ha portato in lavanderia il giubbotto e quando me lo ha ridato pulito si dimenticata di mettere il preservativo, come fa sempre quando non me lo trova in tasca. Linda guard Thomas con occhi stralunati. Calma, calma, calma si disse poi, cercando inutilmente di calmarsi. Fammi capire un po, schifoso ritardato mentale! Che centra tua madre? Primo. Secondo: quando mai tu sei stato in grado di usare un preservativo in vita tua? Che bisogno ha tua madre di controllare, sostituire il mancante..., ma che cazzo stai dicendo? Non ci sto capendo niente Ho paura che la birra ti abbia dato alla testa in ritardo, brutta razza merdosa d'impotente. Thomas era distrutto. Coprendosi con tutte e due le mani il suo organo sessuale, che per la verit non faceva fatica a celarsi, si sedette di nuovo a fianco alla ragazza che lo guardava con occhi doppiamente spalancati sia dalla rabbia sia dalla meraviglia. Poi, infine, parl: Il fatto che mia madre, senza dirmi niente e sapendo che io, essendo un po timido, mai e poi mai andrei in una farmacia a chiedere ad una dottoressa una scatola di preservativi, ogni mattina, quando tira fuori il giubbotto dallarmadio controlla se ho usato il profilattico e se non lo trova prontamente ne introduce uno nuovo nella tasca. Stamattina sicuramente si sar dimenticata di metterlo. Ecco tutto. Ecco tutto! Ecco tutto! Ma che cazzo stai dicendo! Quando mai tu hai usato un profilattico in vita tua, checca di merda. Come fa tua madre a non trovare quello che mette, se non lo usi? Thomas cercava di mantenere la calma, essendo lunico capace di farlo. Si d il caso che io mi vergogni di fronte a mia madre, sapendo che ogni giorno controlla nelle mie tasche e allora ogni due o tre giorni me ne disfaccio, o lo butto o lo regalo. Che grande acquirente di profilattici, sar la mammina. Ma non hai sempre raccontato che era cattolica osservante? Cattolica s, ma stupida no. Lei ci tiene alla mia salute fisica e mentale. E gi, ci tiene tanto che tra poco te lo massagger per fartelo rizzare prima di ogni tua chiavata. Sei volgare come sempre. Linda. Ma non ti rendi conto che io, come tutti i ragazzi della mia generazione, sono figlio del dottor Spock e con i genitori sono amico? Anche tu hai la mia et, anche tu dovresti esserlo. Vaffanculo! url Linda ormai fuori di s. Sappi stronzo che io sono figlia di Nessuno! E ora sparisci, brutto frocio. Thomas conosceva ormai bene Linda e aveva imparato a sue spese che la donna preferiva usare un genere di linguaggio scurrile solo per spaventare il suo rivale, ma che in altri momenti per fortuna era dolce e sensibile. Prov allora a calmarla, visto che la notte era ancora lunga e soprattutto non aveva altri impegni. Suvvia, Linda, smettiamola di litigare. Non successo niente di irreparabile. E inutile prendersela tanto. Possiamo sempre fare allamore lo stesso. E come, stronzo? T'infili una busta della spazzatura, sempre che quel tuo ridicolo pisellino si rizzi unaltra volta? 43

Thomas ebbe unidea fantastica: Potrei penetrarti da dietro... Non fece in tempo di completare la frase che Linda si scagli sopra di lui come una furia, coprendolo d'improperi, ma soprattutto calci e pugni che certamente erano molto pi dolorosi. A quel punto egli dovette prendere lamara decisione che quella sera non cera pi niente da fare: era iniziata storta e finiva storta, quindi conveniva al pi presto tagliare la corda, anche in modo poco dignitoso. Cos in un momento in cui Linda si era fermata per riprendere fiato, precipitosamente imbocc la via della fuga, senza immaginare per un solo istante che la serata nera non era ancora terminata, dal momento che i tre cagnolini di Linda (non si seppe mai per quale arcano motivo), appena lo videro attraversare di corsa il giardino, lo attaccarono ferocemente, correndogli dietro come se fosse un terribile ladro, e rendendogli inutilizzabili pantaloni e giubbotto per sempre.

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La nostra sorellina sembra annoiarsi un poco disse Ottavo a Quinto. Forse si diverte di pi ai suoi corsi di aggiornamento concluse con malcelata ironia. Il volto di Quinto si illumin di colpo. Poi, rivolgendosi a sua sorella, disse: Dovreste organizzare un corso di aggiornamento sul Sessantotto: ormai passato un quarto di secolo, fa parte della Storia e non fa pi paura ai benpensanti. Gi, convenne Ottavo. I benpensanti di oggi sono tutti figli del Sessantotto. Insegnano perfino allUniversit e raccontano le loro prodezze passate ai giovani studenti, che non se ne fregano niente, grazie a Dio, anzi solo perch materia di studio lo odiano, come odiano tutti gli avvenimenti edificanti accaduti nel Novecento. Se lo organizzo io un corso su tale argomento, inviter te, sorellina, cos racconterai alla mia platea come si studiava dalle suore nel Sessantotto e perch eravate cos felici anche se chiuse nel ghetto, tanto da pagare un bel po di soldini. Bel masochismo, no? Sesta lo fiss senza muovere la testa, di sbieco, con lo scopo manifesto di volerlo fulminare. Avevate tanto coraggio che non siete mai venuti a liberarci. Passavate in corteo, gridando come tanti cretini e mai che fosse venuto a qualcuno in mente di dire: Diamo una mano a quelle figliole. Facilitiamo la loro evasione. La rivoluzione non deve mai essere imposta dallalto, ma deve sempre rappresentare la realizzazione del sogno che ognuno ha dentro precis Quinto, ricordando i tempi quando lui ci credeva veramente a queste citazioni. E poi aspettare tranquilli che i sogni si trasformino in incubi, come si sono trasformate tutte le rivoluzioni nel Novecento volle partecipare Nono al simposio famigliare. Non tutte le ciambelle escono col buco, tent di giustificare la Storia Quinto. Il fatto che oggi o si realizza una rivoluzione planetaria o un singolo popolo non ha nessuna speranza di liberarsi dalloppressione del capitalismo. Trotschy, purtroppo, aveva ragione, 44

anche se con un secolo di ritardo. La globalizzazione impone questo. Il superimperialismo ha eliminato le contraddizioni interimperialistiche. Oggi abbiamo un solo nemico contro cui fare fronte. Peccato che lo pensi solo tu. I popoli hanno altre risorse su cui fare affidamento e la rivoluzione sociale lultimo pensiero che passa loro per la testa volle precisare il suo pensiero Ottavo. Oggi ci sono altre armi pi fattive, come la carit e la solidariet dal basso. In alto si ruba e in basso si tenta di equilibrare questo ladrocinio. Limportante che il denaro circoli, naturalmente fermandosi l dove trova gente disposta ad ospitarlo e dimostra di saperlo usare. Hai ragione fratello, convenne Quinto, ma il problema vero non sta nelle metropoli, bens nei paesi poveri. L c poco da fare la carit! E allora lascia che i popoli vengano da me! intervenne Nono. I nostri operai, ormai si sono imborghesiti, anzi si sono proprio estinti, e perci non producono plusvalore, ci vuole manodopera fresca, giovane, laboriosa. Dobbiamo creare una valvola di sfogo che abbassi la pressione nelle aree povere, prima che sia troppo tardi. Ci vogliono delle regole, per! disse accalorandosi Quinto. Ma che regole e regole! Lunica regola per quanto riguarda il prezzo della manodopera deve essere il mercato. Solo il prezzo della merce pu essere sottoposto a regime di monopolio. Noi non facciamo beneficenza. Se vengono qui e sono pieni di voglia di lavorare, devono accettare di mettersi in ballo e ballare. E poi dovresti essere contento, fratello. Essi saranno i proletari di domani, faranno la rivoluzione che i tuoi operai imborghesiti non hanno voglia di fare pi e instaureranno la dittatura dellimmigrato. Vedi che avvenire radioso abbiamo davanti? concluse Ottavo. E poi incalz Nono, lidealismo spiritualista il pensiero delle masse. Appena la religione sopraffatta, ecco che prendono piede le pi strane e ataviche forme di magia e superstizione. La visione materialistica della realt riservata solo ad una piccola lite di pensatori, per nostra fortuna. Gi, approfittate dellignoranza della gente e continuate ad illuderla, facendole volgere lo sguardo in cielo, invece di puntare gli occhi sullo schifo che c in terra. Ognuno fa quello che pu, caro fratello! Lastrologia non labbiamo certo inventata noi. Quinto si sentiva fremere e s'illudeva di essere pi radicale di quanto veramente fosse. In realt da un po di tempo aveva ripreso a frequentare le chiese e contemporaneamente, ma senza che i due fatti fossero legati tra loro, a seguire alla televisione quei programmi che lui aveva in passato considerato spazzatura, cio quelli in cui la lettura degli oroscopi costituiva linformazione principale e pi veritiera, perch, diceva, erano gli unici luoghi e argomenti che gli davano pace e serenit. Egli si recava in una chiesa qualsiasi nei momenti in cui non era utilizzata per funzioni di massa, bens era aperta al turista, al passante stanco, che voleva fermarsi per far riposare il corpo e lo spirito. Se ne stava l in silenzio assorto e meditabondo, provando un piacere totale che si trasformava in beatitudine. Mi piacerebbe tanto un giorno avere il coraggio di trascorrere una vacanza in uno di quei monasteri nella pace e nel silenzio totale, senza pensieri e tutto organizzato pensava. Ma finora lunico periodo di riposo tutto pagato e organizzato era stato quando era stato ricoverato 45

in ospedale a causa di atroci dolori prodotti da calcoli renali. Non era stato certo un periodo sereno e tranquillo, se non nel breve lasso di tempo in cui era stato sotto leffetto dei sedativi. In un convento certamente meglio. Leffetto tranquillizzante dura di pi e la pace quasi totale si diceva Quinto per darsi forza a compiere lattraversamento del suo Rubicone. E un altro Rubicone lo attendeva insidioso ed era proprio lastrologia. Non che lui ci credesse agli influssi di stelle lontane centinaia di migliaia di anni luce sulla vita terrena e sulle esistenze dei miseri mortali, daltra parte esse sono fatte con lo stesso materiale dei nostri satelliti naturali, ma era cos inconsciamente confortante sapere che la giornata si sarebbe presentata ricca di novit positive e, ciliegina sulla torta, ci sarebbe stato anche un incontro che si sarebbe rivelato a lungo andare importante per la propria vita stessa. E che dire poi se la settimana si sarebbe presentata costruttiva e rilassante e un problema, che si sarebbe potuto incancrenire col passare del tempo, si sarebbe facilmente risolto. Ma le previsioni che gli piacevano di pi e gli davano una carica vitale formidabile erano quelle a lungo periodo, perch facevano bene subito e nessuno andava poi a verificare se lanno trascorso era stato come previsione ricco di avventure amorose e di una marea di soldi. Sar la vecchiaia, pensava Quinto, o la solitudine, ma la depressione era il male che lo aveva ormai preso totalmente e lo faceva sentire come una pila scarica.

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Sesta intanto, colpita da una noia totale nellascoltare i suoi fratelli discutere, si era assopita, seduta sulla poltrona che un tempo era stata occupata da suo padre, specialmente negli ultimi anni della sua vita, quando non era pi in grado di scacciare i fantasmi della sua esistenza passata e viveva nel terrore di essere smascherato. L il vecchio si sedeva vicino al fuoco e si copriva con un plaid, cercando di appisolarsi, e sperando che il sogno, che lo avrebbe accompagnato nel breve viaggio nelle braccia di Morfeo, sarebbe stato migliore della realt. Era diventato anche sordo negli ultimi tempi della sua fatale vecchiaia e quando, facendo finta di niente, cercava di allentare almeno la pressione delle sue viscere, visto che quella della sua coscienza non era in grado di farlo, era convinto che nessuno lo ascoltasse al pari dei suoi orecchi fessi.

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Sesta si girava e rigirava nel letto. Non riusciva a prendere sonno, ma si sentiva stanchissima. La giornata che lattendeva non era delle migliori, perch lorario scolastico, per 46

un puro caso, quel giorno prevedeva cinque ore frontali. Inoltre doveva ammansire unalunna, che si era messa a fare le bizze e non cera momento che non proclamasse lintenzione ferma e non pi procrastinabile di por fine alla sua triste e infelice esistenza di adolescente, incompresa da genitori separati, tanto separati che uno stava negli Stati Uniti e laltra in Inghilterra. La nonna, naturalmente, non era in grado di fronteggiare la situazione e sperava tanto in un intervento provvidenziale della sua insegnante che con la fanciulla trascorreva la maggior parte del suo tempo. Questa responsabilit era considerata da Sesta come superiore alle sue forze e ne era angosciata. Guard per lennesima volta la sveglia che teneva sul comodino e che in tanti anni di lavoro non laveva mai tradita. Con rabbia constat che erano le quattro e dieci, una brutta ora per chi non riesce a dormire e non ha voglia di alzarsi. Il solo pensiero di accendere le luci e trovarsi qualcosa da fare la terrorizzava. Leggere? La testa le scoppiava, sicuramente per colpa di qualche bicchiere di troppo che aveva accompagnato, come ogni sera, la sua monotona e solitaria serata. Come si fa a leggere in simili condizioni? Alzarsi e fare qualcosa di pratico? Sentiva le membra pesanti e indolenzite. La pressione del sangue alle estremit era insopportabile. Si sentiva depressa e a pezzi. Voleva assolutamente dormire e trovare riposo, ma gli occhi erano sbarrati e nonostante si girasse e rigirasse nel letto per trovare una posizione favorevole che le desse la tranquillit e il piacere di lasciarsi andare, il tempo trascorreva inesorabile, senza che sopravvenisse alcun giovamento. Fu cos che passandosi la mano sul pube sent un intenso piacere. Sesta ritir prontamente la mano perch lei era da tempo una sostenitrice della lotta alla pratica della ricerca del piacere solitario, in quanto allontana gli esseri umani luno dallaltro e aumenta la solitudine e lo sconforto. Lei era sposata e aveva una figlia in cui aveva inculcato una visione cristiana e cattolica del sesso, che escludeva rapporti prematrimoniali e ricerca di piaceri solitari. Il piacere non doveva consistere nel fine, ma doveva rappresentare il mezzo per ricreare il miracolo della vita e visto che tale miracolo si era gi realizzato una volta e non era il caso che si ripetesse unaltra volta, aveva di buon grado valutato le conseguenze inevitabili del tipo di lavoro di Ulisse, che lo portava a lunghe assenze dalla famiglia. Sesta torn a toccarsi e lo stesso piacere, che pochi minuti prima aveva provato, part dal suo centro irradiatore e si diffuse per tutto il corpo. In quel momento realizz che, se voleva trovare un po di pace, non le restava che trasgredire alla sua stessa coscienza e contro voglia ancora una volta dovette venire a contatto con la propria fragilit e fare un compromesso con i propri principi, che in passato erano stati ben pi saldi. Mentre velocemente cercava di inghiottire la pillola amara, la porta della sua stanza si spalanc e Ulisse entr come un indemoniato. Lo so che cosa stai facendo, sotto le coperte, baldracca url. A Sesta non rest altro da fare che velocemente spostare la mano e poggiarla sulle lenzuola, ma anche questo gesto non le fu di conforto e allora prefer svegliarsi per uscire dallincubo una volta per tutte, per smetterla di provare quellestrema vergogna che non riusciva pi a contenere.

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La stanza era vuota. I suoi fratelli si erano delicatamente spostati in unaltra stanza per renderle il sonno pi facile e tranquillo. Il fuoco era ancora acceso e irradiava un piacevole calore, tanto piacevole che Sesta, nellanalizzare il sogno che laveva tanto turbata poco prima, non trov di meglio che considerare il fuoco stesso la causa delle stranezze che le erano venute in mente. Che senso aveva portare alla luce adesso un qualcosa che era stato risolto tanto tempo prima?

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Era il 1965. Sesta era sconvolta. A quattordici anni aveva scoperto senza ombra di dubbio che quello che lei aveva sempre fatto sin da piccola era considerato peccato mortale, ma non riusciva a capire i motivi razionali che giustificassero una condanna cos severa e sproporzionata da parte del suo confessore. Da quando era stata iscritta, contro la sua volont da suo padre ad una scuola privata cattolica per proseguire gli studi e intraprendere quelli superiori, la sua vita era completamente cambiata. Una serie di divieti irrazionali guidavano la sua esistenza giornaliera. Gli otto anni della scuola dellobbligo, invece, erano trascorsi serenamente. La sua classe tutta femminile non le aveva creato problemi, anzi. I maschi, cos apertamente aborriti e insultati, ma nel segreto del proprio animo considerati esseri buffi, tanto da destare curiosit ed essere loggetto preferito delle conversazioni tra coetanee, esistevano nella stessa scuola e poteva succedere di incontrarli e scambiare con loro qualche ingiuria. Era cos bello ed eccitante insultarli, che le ragazze non aspettavano altro, anche perch i mostriciattoli erano cos spavaldi in apparenza, ma timidi nella sostanza. Tornando indietro nel tempo, Sesta si sofferm su quella volta che insieme ad un gruppo di ragazze sue compagne era affacciata alla finestra della sua aula a primo piano, durante lintervallo, ed aveva impresso nella mente il fatto che esse non avevano trovato niente di meglio da fare che prendere in giro i maschi, che gi nellatrio giocavano a pallone, facendo finta di niente, ma mettendo nel gioco una foga altrimenti non utilizzata. Ad una sua compagna, pi intraprendente delle altre, venne in mente di scrivere un biglietto con una domanda di questo tipo: Qual lanimale che non ha la coda di dietro, ma solo davanti? e buttarlo gi. Immediatamente i maschi smisero di giocare e si scagliarono sul bigliettino, che nel frattempo non aveva trovato di meglio che adagiarsi pigramente a terra. Un ragazzo rosso di pelo e magro, come un pinocchio, riusc ad afferrarlo e fattosi un po' di spazio, mentre tutti i suoi compagni incuriositi gli stavano sopra, lo apr e cos tutti ebbero modo di leggere la domanda in esso contenuta. Ci fu un attimo di smarrimento. Poi le ignare fanciulle videro i maschi confabulare e prendere una decisione. Le ragazze erano eccitatissime, rosse in viso e con gli occhi splendenti per il piacere. Improvvisamente i loro occhi inorridirono, perch 48

videro i maschi mettersi in cerchio e il rosso in mezzo ben visibile da loro, ma invisibile ai professori, che passeggiavano nel cortile, tirarsi gi i pantaloni e mostrare a fanciulle ingenue, come loro, una carotina in mezzo alle gambe. Le vergini allunisono emisero un urlo d'orrore soffocato e si ritirarono come se fossero una sola persona dentro laula, sorridendo prontamente alla professoressa che aveva alzato la testa dal libro poggiato sulla cattedra e stava cercando di rendersi conto del motivo di tale improvviso spostamento del branco. Finita la terza media e dovendo frequentare le scuole superiori, dove i maschi erano presenti nella stessa aula, tutto ci fu considerato dal vecchio patriarca una cosa inconcepibile e fu cos che prese la decisione di far frequentare a Sesta una scuola privata cattolica esclusivamente femminile.

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Sesta tranquillamente si avvia verso il confessionale della chiesa annessa alla sua scuola. Dentro di s serena, tanto che un sorriso le increspa le labbra al pensiero che il baldacchino le sembra pi un armadio in cui il sacerdote, scoperto da un marito tradito e rincasato sfortunatamente troppo presto, si nascosto. Aspetta tranquillamente il suo turno e intanto si ripassa i peccati che ha commesso nella settimana passata, in modo da non dimenticarne alcuno e non stare in silenzio penoso a ricordare, mentre le sue compagne misurano il tempo della confessione direttamente proporzionale al colore della sua anima. Per non sbagliare si ripete i comandamenti e si chiede, uno per uno, se nella settimana lo ha infranto. E contenta: un po d'invidia e di superbia alla sua et si pu facilmente perdonare, senza troppe indulgenze, anche se il confessore non lo stesso delle altre volte. Don Abramo ammalato ed venuto per questa sola domenica a sostituirlo un sacerdote salesiano, unico disponibile sulla piazza. Arriva il suo turno e con la testa bassa e il velo sulla testa s'inginocchia, accostandosi alla grata. Dai buchi fuoriesce una voce roca: Atto di dolore! Sesta, balbettando, lo recita tutto. Prima di finire sente di nuovo la voce che le chiede: Da quanto tempo non ti confessi? La ragazza risponde prontamente. Da una settimana. Di nuovo la voce: Quanti anni hai? Quattordici Hai fornicato o commesso atti impuri? No!" Non aveva mai capito il significato di quelle parole e aveva sempre risposto negativamente, per non sbagliare. Rifletti bene! Sai che vuol dire? No! Hai avuto rapporti sessuali con ragazzi? 49

No!!! Con le tue compagne? Ma no, che sta dicendo! Ti sei mai toccata le parti intime? A questo punto Sesta si sente esplodere il cuore. Perch?, ha il coraggio di chiedere, facendosi forza del fatto che laltro per lei solo una voce senza corpo. Non mica peccato? La voce tossisce, poi dice: Nessuno ti ha insegnato che toccarsi e procurarsi piacere da soli peccato mortale? No! risponde Sesta smarrita. Neanche tua madre? Con mia madre non parliamo mai di queste cose. E con le tue insegnanti di che cosa parlate nellora di Educazione morale? Di sentimenti, di pensieri per i maschi, ma mai di queste cose. Ora lo sai. Dio, che dovunque e sempre presente, ti vede e verificher se mantieni la promessa. Prometti di non procurarti piacere da sola e neanche di fare pensieri impuri. Prometti! Prometto. Hai altri peccati da confessarti? No! risponde prontamente Sesta che sta per svenire. Io ti assolvo da tutti i tuoi peccati e per penitenza devi recitare dieci Ave Maria e dieci Pater noster. E visto che Sesta stenta ad alzarsi, Va figliola, e ricordati che Dio ti vede sempre! Sesta quasi barcollando si alza, mentre prontamente il suo posto viene occupato da unaltra ragazza. Passando attraverso il gruppo in attesa sente dire: Se ognuno sta l e si fa la chiacchierata, suona mezzogiorno.

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Chiss come sarebbe stata la mia vita se non avessi frequentato quella scuola pensava Sesta, alzandosi dalla poltrona e sgranchendosi le gambe. Il fuoco era ormai spento e sentiva freddo, ma forse il freddo stava dentro di lei. Si avvi verso il tavolo, prese un bicchiere pulito e si vers del vino bianco, lunico che bevesse con molto piacere. Poi presa la bottiglia con la mano destra e il bicchiere con quella sinistra, torn a sedersi sulla poltrona ancora calda. Si vers ancora del vino e bevve avidamente. Le risult naturale pensare. Io non ci volevo per nessuna ragione andare in quella scuola, ma lui fu irremovibile. Non chiese il mio parere, n mi domand mai come mi trovassi. Era fermamente convinto che era il meglio che mi potessi permettere: ambiente sociale eccellente ed educazione come si 50

doveva per una ragazza di un certo livello sociale. Ma i tempi erano ormai cambiati. I figli dei ricchi frequentavano licei statali davanguardia e si stavano preparando alla rivoluzione culturale, che dopo qualche anno avrebbe sconvolto il mondo, mentre noi rinchiuse in un ghetto ci sentivamo come studenti di una scuola differenziale per handicappate ricche, a studiare solo una parte del pensiero, per giunta ormai fuori moda. Mi ricordo ancora la mia giovane insegnante di Storia e Filosofia, che considerava Darwin un diavolo e che giustificava la persecuzione delle streghe come il giusto castigo per chi aveva ripudiato Dio e ospitato nel proprio corpo il demonio e via via fino ai primordi, quando Adamo, privato di una costola, aveva dovuto accettare suo malgrado al proprio fianco lesistenza della donna tentatrice e traditrice. Tutte cose che aveva imparato nella stessa scuola cattolica, che a suo tempo aveva frequentato, e che insegnava a noi, perch le insegnassimo alle nostre discepole future. Era cos convinta della giustezza delle sue affermazioni che sembrava pensasse che le avesse elaborate Dio stesso, mentre il mondo andava avanti veloce come un treno e noi sulla pensilina a guardarlo passare oltre e allontanarsi. La mia scuola si era ridotta ad ospitare le figlie della parte pi retriva della societ e ci mi amareggi alquanto.

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Sesta si addorment di nuovo e stavolta sogn cose piacevoli, perch una volta sveglia ricordava vagamente il loro contenuto. Alle sette, come ogni mattina, si svegli con la bocca secca e con la testa che le sembrava un pallone sottoposto ad una pressione eccessiva. Si alz e si diresse verso il telefono. Compose un numero. Dopo un tempo interminabile, una voce le rispose dallaltro capo. Pronto? Pronto! Sono Sesta. Per piacere mi passi tuo padre? Non posso, mi dispiace. E in bagno che fuma di nascosto, perch non vuole che io prenda il suo stesso vizio e allora ha fatto finta di smettere e si nasconde per fumare, anche perch teme un mio giudizio negativo sulla sua scarsa coerenza. Ho capito. Digli solo che richiamo tra poco e che si sbrighi a lavarsi i denti. Pronto? si ud la voce di Corrado. Sono riuscito a prendere a volo la telefonata, prima che chiudessi. Sai, ero in bagno che mi lavavo i denti... Capisco! Perch mi hai chiamato alla buon'ora? Volevo dirti che ho molto riflettuto sulla tua proposta di lasciare per sempre Ulisse e venire a vivere con te. Questa volta la risposta definitiva: no! Capiscimi, Corrado, non te la devi prendere, ma da pi di ventanni che sto insieme con lui e ora non me la sento di mettere tutto in gioco e ribattere le carte.

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Me laspettavo, sai. Questa la decima volta che cambi parere e a me il numero dieci porta sfiga. Sar, ma penso che la migliore cosa per tutti sia rimanere amici, come siamo stati in questi meravigliosi due anni, e non fare nessun passo in avanti di cui un giorno potremmo pentirci. Finora non abbiamo fatto niente di cui vergognarci e deve essere sempre cos. Tu hai un figlio da educare con lesempio e io una figlia della stessa et. In pi non dimenticare che io ho anche un marito fedele, che sarebbe criminale tradire. Anzi forse meglio che non ci vediamo pi. Il nostro amore, anche se platonico, sempre peccato di pensiero e io gi ho tanti problemi a dormire per otto ore di seguito. Corrado era stranamente silenzioso e questo impensier Sesta. Che sia svenuto? pens con terrore. E gi stava iniziando a pentirsi di essere stata cos categorica e definitiva. Corrado? chiam. Ci sei? S. Ti stavo ascoltando e stavo riflettendo. Il fatto non ti sembri strano, ma devo confessarti che stavolta sono daccordo con te. Sai, finalmente ho preso il coraggio a due mani e ho partecipato a mio figlio la decisione che stavamo per prendere. E stato categorico: No! ha detto e non mi ha neanche voluto spiegare il motivo, perch considerava lidea cos assurda e quindi indegna di considerazione. Io lo capisco. Da quando sua madre andata via e ci ha lasciati soli, lui era un bambino, io gli ho fatto da padre, madre, sorella e fratello. Egli oggi non pu minimamente immaginare che un estraneo entri nella nostra vita e sconvolga il nostro mnage di coppia. Penso anchio che la migliore soluzione sia di smettere di vederci. Un corno! url a bassa voce Sesta per non farsi sentire dai fratelli e dalle sorelle. E assurdo che tu ti faccia comandare da un bamboccio di ventanni. Sai che ti dico: noi continueremo a vederci da amici e poi si vedr! Hai capito, Corrado? S, ho capito. Va bene e speriamo che anche stavolta tu abbia ragione. Che il Signore ce la mandi buona.

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Secondo, dopo che i suoi fratelli si erano alzati da tavola e ognuno si era predisposto a trascorrere la notte della veglia nel migliore dei modi, era sparito. Lo cerchiamo dove pi probabilmente pensiamo di trovarlo, vale a dire accanto al corpo senza vita del padre. L, per, non c. Accanto al feretro c Prima che piange e si dispera per i motivi che conosciamo, avendone gi parlato allinizio del nostro racconto. Aspettiamo senza disturbare, rispettando il suo dolore, quando vediamo entrare Quinto che si mette a parlare, dopo tanto tempo, con lei. Non vogliamo ascoltare, perch non c'interessa ripetere il contenuto della loro conversazione in quanto abbiamo altro da fare: dobbiamo scoprire dove Secondo si rintanato a sfogare il proprio dolore per la perdita del padre. 52

Entriamo nella stanza di Settimo e lo troviamo che piange disperato, perch era intensamente legato a suo padre; inoltre non ha altri affetti, solo. Anche stasera, come ogni sera, per addormentarsi, si sta procurando un po di piacere fai da te: lunica soddisfazione che gli rimasta. Per discrezione preferiamo non disturbarlo, chiedendogli notizie di Secondo. Sicuramente ignora dove suo fratello si sia rintanato e qualsiasi domanda a proposito sarebbe, oltre che inopportuna, anche inutile. Entriamo cos in cucina in silenzio e con passo felpato, perch abbiamo notato che in questa stanza la luce ancora accesa e sicuramente qualcuno si sta attardando per ammazzare il tempo. Con nostro rammarico ci accorgiamo che qui, pur essendoci Quinto, Sesta, Ottavo e Nono che animatamente discutono di grandi problemi (Sesta in verit sembra meno interessata e si seduta alla poltrona collocata vicino al camino, quella che usava la sera il padre per guardare il fuoco e ignorare la televisione che lo annoiava) di Secondo non c traccia. Siamo veramente preoccupati: pi il tempo passa e linsuccesso della nostra ricerca si sta facendo sempre pi evidente, a causa della misteriosa assenza. Che sia uscito senza dire niente ai suoi fratelli? Ci sembra una soluzione poco corretta e, conoscendolo bene, sappiamo quanto egli sia attaccato agli aspetti formali delle relazioni umane. Ci sarebbe un posto dove non siamo stati, ma razionalmente ci sentiamo di escludere a priori che egli possa trovarsi l in una serata come questa. Pi per mettere in pace la nostra coscienza e anche perch dobbiamo assolutamente trovarlo per poter continuare la nostra storia, ci avviamo verso lo studio, che fu solo di suo padre. Non bussiamo, perch sarebbe ridicolo, ma entriamo silenziosamente. La porta, che immette nella stanza, di legno massiccio, senza vetri, e non lascia trapelare nessuna luce. Suo padre aveva preferito cos, perch, quando rifletteva o studiava, non voleva essere disturbato da ci che avveniva nelle altre stanze, che invece avevano tutte porte a vetri in modo che alloccorrenza, se egli lo desiderava, poteva vedere tutto quello che accadeva oltre. Varcata la soglia subito il ritmo cardiaco del nostro cuore subisce una precipitosa accelerazione: la stanza quasi al buio, solo la luce della scrivania accesa e seduto alla sedia c un uomo di spalle che scrive. Dopo un rapido calcolo mentale, ci convinciamo che non pu essere il vecchio genitore; allora ci avviciniamo con cautela e scopriamo con soddisfazione che l, seduto, intento a scrivere, c proprio lui: Secondo, colui che disperatamente stavamo cercando in tutti i meandri della sua vasta casa. Al momento siamo soddisfatti, ma una preoccupazione ancora presente nel nostro animo. Ci poniamo frettolosamente la domanda del perch di questa sua scelta e la risposta c' subito data di riflesso. Notiamo che sta scrivendo con molta concentrazione; tanto concentrato che non si accorto minimamente della nostra presenza. Ne siamo contenti e soddisfatti. Possiamo avvicinarci ancora di pi per leggere cosa sta scrivendo. Meraviglia: una lettera. Infatti davanti a lui c un foglio di carta tutto vergato da scrittura sottile, lineare e precisa, ma ci che ci colpisce il fatto che sta piangendo, come un bambino. A questo punto non possiamo che scoprirci incuriositi e indiscreti, ma la voglia di conoscere il motivo del suo dolore ci ha preso tutti e anche se verremo a conoscenza di fatti personali, che lui sicuramente non ci avrebbe raccontato di sua spontanea volont, ci assumiamo la responsabilit morale di leggere una lettera privata. Quindi, scusandoci in anticipo con Secondo, procediamo.

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Senza data Cara Elisa, ti scrivo e non ti parlo personalmente, perch ho tentato di farlo pi volte, ma tutto stato inutile. Quello che tra poco ti dir di una tale importanza per me, per te e per Matteo, che, quando accadr, la nostra vita ne sar sconvolta totalmente. Non ho messo la data in alto a destra, perch non so quando ti spedir questo mio scritto. So solo che te lo devo spedire, anche se mi costa immensamente, e so che ti arrecher molto dolore. Tu sai quanto io ho fatto per non darti mai alcun dispiacere, per farti trascorrere una vita serena e spensierata, nei limiti del possibile. Ora ho scoperto che qualcosa pi forte di tutte le mie forze me lo impedisce e mi sento totalmente impotente di fronte ad avvenimenti pi grandi di me. Ho organizzato la nostra vita in modo che tutto scorresse senza inciampi: la fede, che abbiamo sempre riposto nel nostro Dio, ci ha dato in ogni istante la forza di superare ogni ostacolo e ci ha permesso di dare una spiegazione alla sofferenza e al dolore, per renderli pi sopportabili e alla nostra portata. Oggi non sono pi convinto di niente, mi ritrovo alla bella et di cinquantaquattro anni, n troppo vecchio per vivere una seconda vita terrena con te, n troppo giovane, per fortuna, con tutti i problemi della giovinezza superati. Ho un lavoro soddisfacente e abbastanza redditizio, una moglie che a quarantanni in pieno fulgore (per inciso ti voglio confidare che mai sei stata cos bella e dolce come adesso), un figlio che mi ha reso orgoglioso di essere padre. Ero felice: spesso svegliandomi la mattina, un po prima dello squillo della sveglia, mi sentivo soddisfatto della mia famiglia e della mia vita. Ti guardavo dormire al mio fianco, serena e tranquilla, sognare sorridente, e un senso di orgoglio mi prendeva tutto. Inconsciamente ero convinto di essere io lartefice del tuo appagamento. E al solo pensiero della giornata che mi stavo accingendo a trascorre, provavo una gran voglia di schizzare fuori del letto e mettermi subito allopera. Allimprovviso tutto franato: pochi giorni fa senza dirti niente ho fatto, oltre alle analisi di routine, anche quelle specifiche, perch ho un terrore smisurato del mostro, e sono venuto a sapere che dentro di me si annida un tumore maligno, contro cui oggi c poco da combattere, e che in cinque mesi circa mi annienter. Solo tu puoi immaginare il mio stato danimo in questo momento. Quante volte ci ho pensato, ascoltando la notizia di una prematura dipartita di qualche conoscente o personaggio famoso. Come si vivono quei giorni brevissimi? Cosa una persona condannata pensa per darsi forza e andare avanti senza schiantarsi allimprovviso? Sapere che a breve, forzatamente e senza alcuna colpa, tu sarai condannato a morte, senza possibilit di grazia o perdono, qualcosa per me inconcepibile. Essere strappato dalle braccia della donna, che tu ami pi di te stesso, ed essere allontanato dal figlio, sangue del tuo sangue, mi sembra la disgrazia pi orribile che possa capitare ad un essere pensante. Eppure tu stai bene, ragioni, sei in grado di programmare, sei pieno di vita e cerchi la vita, ami e ti senti amato, ti percepisci 54

forte come non mai. Sei, in apparenza e sul momento, libero. Eppure la spada di Damocle l che pende sulla tua testa e non c scampo: tra cinque mesi essa cadr inesorabilmente, che tu lo voglia o no. E poi la fine. Io so gi che cosa tu stai disperatamente escogitando per cercare di farmi coraggio, dopo che per tutta la nostra vita io lho fatto a te, perch dei due tu sei sempre stata meno forte di me. Mi dirai che devo sperare che veramente i preti dicano la verit, quando parlano di un altro mondo, naturalmente migliore di questo. Mi dirai che devo credere nella possibilit che i morti possano tornare a loro piacimento sulla terra per stare vicino a chi amano, per aiutarli, proteggerli e indirizzarli verso il giusto fine. Mi dirai che un giorno (il pi lontano possibile, dico io, anche se con un po di dolore), ci rincontreremo, io, tu e Matteo e allora s che saremo felici e nessuno ci potr mai separare per leternit. Lo dici sempre, per consolarti, quando muore qualcuno che tu conosci, siamo di passaggio su questa terra oppure la vita terrena niente di fronte alleternit. Sicuramente me le ripeterai queste frasi e io sono sicuro che per la prima volta le odier. Io faccio parte di quella generazione che non ebbe il coraggio di ribellarsi ai padri apertamente, ma dentro il proprio animo covava una silenziosa rivolta, tanto che nei confronti dei propri figli fin per stravolgere gli eterni insegnamenti educativi paterni, finendo per diventare schiava dei propri rampolli. Ebbene io ora sento che questatroce esperienza mi ha trasformato, (forse tu dirai la disperazione rende ciechi), ma io non posso ammettere che da timorato di Dio diventi tumorato da Dio. Non giusto. Non leale. Io lho sempre rispettato sopra ogni cosa, lho servito, lho pregato. Mi sono sempre comportato secondo gli insegnamenti che i suoi sacerdoti ci hanno trasmesso, al punto da essere considerato lo zimbello dei miei amici e dei miei colleghi molto pi pragmatici, (cos si definiscono oggi) di me. Io non volevo premi, perch i premi si danno ai bambini: io cercavo una sola cosa, cio di vivere con i miei simili in modo onesto e collaborativo, come dovrebbero vivere i veri fratelli di sangue e di fede. Non ho mai preteso regali di vite migliori, n mi sono lasciato invaghire dalla sirena delleternit (mi bastava una vita terrena lunga secondo la media epocale), non volevo morire per andare in giro la notte, mi bastava vivere per andare in giro di giorno. E qual stato il risultato: condannato a morte senza appello totalmente innocente e nel pieno della propria esistenza. Cara amata sposa, non ti voglio nascondere che in questo momento sono disperato, perch mi sento tradito e abbandonato, orfano due volte: di Padre e di padre. Non posso, infatti, ammettere che un Padre si possa comportare nei confronti di un figlio fedele e incolpevole in questo orrendo modo. Preferisco, mia dolce Elisa, (e perdonami per quello che sto per dire, perch sono sicuro che tu non lo condividerai), credere che egli non esista veramente e tutto sia regolato dal caso, piuttosto che esista e si comporti cos. Non c giustificazione che regga. Avrei preferito essere disilluso per tutta la vita ed essere illuso a cinque mesi dalla morte certa. Avrei forse mille volte preferito cos, forse la mia morte sarebbe stata meno terrificante. Tu con la tua infinita dolcezza sicuramente mi rammenterai che sto

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bestemmiando. Lo so e mi assumo, come ho sempre fatto nella mia vita, tutte le responsabilit e le conseguenze del mio gesto. Anche la scienza mi ha deluso: per anni ho contribuito nel mio piccolo economicamente, sperando in una scoperta che avrebbe dato la vita a tanti disperati come me, ma purtroppo sicuramente essa lo far dopo la mia morte, nel momento in cui converr di pi. Cos da mio padre mi sento preso in giro: non fumare, non bere, conduci una vita sana, mentre affoghiamo in un mare di smog, dal cielo ci piovono particelle radioattive e perfino i tralicci irradiano oltre allelettricit anche onde mortali. Chiss in futuro, quando scopriranno la vera causa di quest'ecatombe, quante risate si faranno delle nostre ossessive preoccupazioni individuali, chiss se non diranno che proprie esse erano una delle cause, anche se non la pi importante, del nostro male che ci porteremo, senza ombra di dubbio, nel terzo millennio. Io ora non ho altro da aggiungere. Quando avr il coraggio di spedire questa lettera e tu verrai a conoscenza del nostro dramma, sicuramente avremo tante occasione di parlarne e farcene una ragione. Ti abbraccio forte forte. Tuo per sempre. Secondo

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Siamo pentiti: in questo momento avremmo preferito che qualche minuto fa non avessimo mai preso la decisione di spiare nellintimo del suo animo, venendo a conoscenza del terribile segreto, che neanche sua moglie conosce. Purtroppo pensavamo ad una confessione leggera, una di quelle scappatelle che un uomo, che ha superato i cinquantanni, mette in conto di fare con una giovincella, prima che sia troppo tardi. Non sappiamo come consolarlo. E troppo grande il suo dolore e la sua delusione soprattutto, per essere leniti da parole che risulterebbero inevitabilmente di circostanza. Lui stesso ha avvisato la moglie di non usare le solite frasi, che si dicono ormai senza convinzione e si accettano in silenzio, perch non ha senso mettersi a litigare su questi luoghi comuni. Stiamo con le spalle addossati ad una parete della stanza e ci accorgiamo che improvvisamente Secondo si alza, buttando a terra la poltrona, su cui poco prima stava comodamente seduto. E veramente disperato. Come se fosse ubriaco o incapace di controllare armoniosamente tutti i muscoli utili per il movimento, si dirige verso la libreria e avidamente cerca un libro, che possa lenire il suo immenso dolore. Suo padre era possessore di una biblioteca di cui andava fiero, sia per la quantit di volumi ammassati e ordinati sugli scaffali e sia per la qualit delle rilegature che da sole valevano un indiscusso valore.

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Secondo non era mai entrato in quella stanza, perch il genitore non aveva mai permesso a nessuno di metterci piede, neanche alla compagna della sua esistenza. Ora invece poteva non solo entrare e sedersi alla poltrona, ma anche ammirare e stupirsi di quella meravigliosa raccolta di opere darte. Con un certo timore l'uomo avvicina la mano ad un volume il cui titolo gli sembra familiare. Quante volte da piccolo aveva letto le Sacre scritture e in esse aveva trovato ogni volta la tranquillit e la serenit di chi sa di non essere solo, anche nei momenti pi disperati. E lui di momenti difficili ne aveva trascorsi tanti. Ai nostri tempi fare lindustriale e applicare nel contempo la dottrina sociale della chiesa, non cosa da poco. Leconomia ha le sue leggi ferree e quasi mai si adattano ai principi cattolici, anzi spesso ne sono agli antipodi. La frase, che sentiva pi spesso alle riunioni di colleghi disperati per le pretese assurde dei sindacati e furenti perch lo ritenevano una serpe in seno, era: Non siamo samaritani, oppure Non siamo un'associazione caritatevole, come se tutte e due le possibilit fossero cose assurde e contro ragione. Ed egli non si stancava mai di parlare di un capitalismo umano, che mette al centro luomo e le sue esigenze, un capitalismo che ripudia il denaro come molla scatenante e che non si pone come obiettivo fondamentale la ricerca del massimo profitto, ma il benessere generale. E tutti a ridere sotto i baffi e a dire che s aveva ragione, bravo, erano tutti daccordo, belle parole, ma poi si scopriva che quello assumeva in nero, quellaltro non pagava le tasse, quel talaltro allungava lorario delle operaie (e certe volte anche le mani) senza pagare straordinari e intanto si veniva a sapere quel poco che la magistratura o chi altro scopriva, facendo il loro dovere. Si diceva, senza vergogna, e pudore che quello che si era scoperto era solo la punta di un iceberg e allora tutti a scandalizzarsi di un costume che si sapeva nel profondo essere regola e che non poteva essere altrimenti. Solo Secondo era convinto che poteva essere diverso e dava tanto fastidio quando invece di esprimere la sua solidariet allamico-collega che si riteneva ingiustamente perseguitato, egli gli rivolgeva pubblicamente questa semplice constatazione: Non sei un buon cattolico, se agisci cos. E a furia di dirlo, alla fine era giunto alla triste conclusione che estremamente difficile conciliare il diavolo con lacqua santa. E allora proprio in questi momenti di dubbio estremo, prendeva la Bibbia e in essa cercava la via giusta, anche se questo suo atteggiamento di non rivolgersi al suo padre spirituale spesso gli aveva procurato qualche accusa di presunzione. Era questo lunico peccato che ammettesse e, anche se era affezionato alla sua copia semplice e senza rilegatura lasciata a casa, con un po di riluttanza alza la mano per prendere il volume paterno, ma sente stranamente che qualcosa non va. Data la dimensione notevole essendo un volume vecchio, si aspetta un peso non indifferente, tanto che ha per ogni precauzione avvicinato tutte e due le mani per realizzare correttamente lo scopo che si posto. La cosa che lo colpisce invece lestrema leggerezza del tutto innaturale del volume. Lo apre, tremando, e quello che scopre, inorridendo, che dentro non contiene nulla: una scatola completamente vuota. Fuori di s, lo scaglia a terra, mentre un atroce dubbio gli attraversa lanimo. Furiosamente estrae un altro volume dallo scaffale e lo apre: vuoto anchesso. Non ancora convinto e appagato si scaglia su di un altro ancora, ottenendo il medesimo risultato. Fremente continua la sua ricerca, senza risparmio, finch non giunge alla tremenda conclusione che tutti i volumi, cos ben allineati e rilegati, sono tutti miseramente vuoti. Allora si mette le mani nei capelli e urla disperato, con tutto il fiato che ha in gola, la sua rabbia contro un padre bugiardo e assurdo, che aveva fatto dellapparenza la sua indiscussa 57

potenza culturale. Non gli rimane altro da fare e piange a calde lacrime, seduto su quella sedia, che suo padre aveva in passato utilizzato tanto sapientemente e cos a lungo per ingannarlo.

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Quarta entr nella stanza come una furia. Secondo! Che cos successo? Calmati! Cristo, non conviene prendersela tanto per una dipartita. Daltra parte era vecchio, ormai, e combinava pi danni che vantaggi. Secondo era in piedi, accanto alla vasta libreria ormai vuota, con un volume in mano e con lo sguardo allucinato guardava il mucchio di scatole, tutte ugualmente vuote, ammassate al centro della stanza. Sua sorella non riusciva a capire che cosa stesse succedendo e lo guardava con occhi interrogativi. Secondo, te lo chiedo ancora una volta: che sta accadendo? Luomo, a quest'altro richiamo della sorella, sembr rinsavire. La guard intensamente, come se avesse difficolt a mettere a fuoco la sua figura. Poi disse: Capisci, sorella. Egli ci ha sempre ingannato, fingendo di sapere e rinchiudendosi qui dentro per cercare quelle risposte inappellabili, che ci ha sempre rifilato alle nostre domande. In realt non cera niente da trovare in queste sue scatole vuote. Dico sue, perch egli (e pronunci questo pronome personale alzando il tono della voce) le aveva svuotate di ogni contenuto ed agiva alla cieca, specialmente negli ultimi anni della sua esistenza, tamponando le falle che ogni giorno immancabilmente si aprivano e rischiavano di diventare tragiche voragini. Non aveva altro scopo che conservare il potere pi a lungo possibile e, pi percepiva che esso stava per sfuggirgli di mano, pi gli si attaccava in modo disperato, come se la sua stessa vita dipendesse totalmente da esso. Forse in futuro scopriremo che molti strani e terribili avvenimenti accaduti negli ultimi venticinque anni hanno una sola e semplice spiegazione e ununica matrice: la sua insaziabile sete di potere e la sua folle paura di perderlo. Il potere una parola maschile, non a caso, fratello, intervenne Quarta per cercare di riportare la conversazione su un binario pi concreto e pi congeniale al suo modo di pensare. Quindi subito continu: Egli era un maschio, e come tutti i maschi, voleva comandare sullaltra met del cielo. No, non secondo me giusto dire questo obiett Secondo che ormai sembrava essere tornato in s. Non tutti i maschi sono uguali. Io ho cercato con la mia Elisa di costruire una famiglia unita e basata sullamore. Non ho mai approfittato dei privilegi, che la societ mi concedeva, perch avevo chiaro il mio modello di vita matrimoniale. Gi!, lo interruppe Quarta. Non eri tu che hai consigliato ad Elisa di lasciare il lavoro, appena vi siete sposati? Non sei tu che tratta la sua compagna, come una minorata psichica, da proteggere totalmente come se fosse cristallo purissimo?

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Certo, ma perch mi molto cara. E la persona, dopo mio figlio Matteo, che amo senza riserve. Loro due sono la vita per me. Le ho consigliato di smettere di lavorare, perch so per una donna cosa significa lavorare e portare avanti la famiglia nel frattempo. So cosa significa farsi strada in un mondo dove i maschi dettano legge e spesso impongono le loro condizioni capestro. Lho consigliata a dedicarsi alla casa e alla famiglia, perch, essendo cattolici, non abbiamo mai programmato la nascita di figli e quindi da un momento allaltro poteva rimanere incinta ed entrare in conflitto con il suo lavoro. Vedi che parlando non fai che confermare quello che poco fa ti dicevo: anche tu sei bacato, nonostante tua onest, pi di qualsiasi altro tuo simile. Anche il tuo essere cattolico significativo: non sono i cattolici che credono che Eva sia nata dalla costola d'Adamo? Non sono i cattolici che credono con certezza che il povero Adamo mangi la mela che Eva gli offr incautamente e subdolamente?. Non sono i cattolici che hanno perseguitato le donne nel Medioevo, perch ricettacoli facili di satana? E le donne sacerdote a quando? Secondo era prostrato e di fronte a sua sorella, nonostante fosse pi giovane di sei anni di lui, prov quel sentimento di fastidio che provava quando si trovava di fronte a persone che avevano secondo lui fatto delle loro particolari convinzioni un universo chiuso e difendevano la loro cittadella con fanatismo e intolleranza. Io non dico tent Secondo di abbozzare una minima difesa dignitosa, che la Chiesa sia progressista, anzi. Alcune volte ho il sospetto che sia in ritardo di cento anni, nonostante tutti i tentativi dammodernamento, ma questo il rischio che si paga a servire le masse, tutte le masse, perch per non perdere nessuno devi continuamente frenare e stare al passo. Una religione non ha il compito di cambiare il mondo, non lo scopo per cui nata, bens deve cercare di alleviare in qualche misura le miserie degli uomini in questo mondo, in vista di quello pi importante, perch definitivo. E bravo il fratellino, ma nessuna religione, quindi, si dovrebbe porre il compito di guida terrena, ma tu sai che le tentazioni teocratiche sono insite in loro. Tuttavia c una sola strada per svecchiare questa societ maschilista e fallocratica: le donne si devono unire tra loro e separarsi dal maschio nemico, finch non avranno vinto e avranno ottenuto la sua resa incondizionata. Per vincere devono affinare le loro armi moderne, come la cultura; devono produrre su ogni cosa il punto di vista della donna, devono storcere la canna dalla loro parte, dopo che per millenni accaduto lopposto. La nostra met del cielo deve circondarsi di mura, elevandole all'infinito. Nessun uomo deve penetrare, i nostri giganteschi portoni saranno chiusi e sbarrati dallinterno. Naturalmente non sono cos sciocca da pensare che tu possa essere daccordo con me. La guerra lunga e scorrer molto sangue! concluse la donna retoricamente, come le piaceva, perch le dava la carica e le faceva accapponare la pelle. Secondo non sapeva pi cosa dire per rispondere a sua sorella: egli era un uomo pacifico e aveva fatto di questo valore uno dei cardini della sua vita. Certo egli non credeva che la donna avesse raggiunto la completa parit con luomo, ma non era il caso di scatenare una guerra cruenta, che avrebbe prodotto tanto dolore. Egli era venuto a conoscenza subito, ormai erano passati dieci anni, della volont della sorella di divorziare da suo marito e tenere con s la figlia che a quei tempi aveva quattro anni. Il marito di Quarta si chiamava Roberto e Secondo non gli era stato mai contro, perch lo riteneva una persona tranquilla e molto affezionato alla moglie e alla figlia Samanta. I due uomini avevano la stessa et e non erano solo cognati, ma da 59

tempo amici. Avevano frequentato luniversit insieme, poi le loro strade si erano divise, perch Roberto aveva optato per la libera professione ed aveva aperto, dopo un duro tirocinio, uno studio legale tutto suo, specializzandosi in cause tributarie. Era cos bravo e scrupoloso nello svolgere il suo lavoro che Secondo, spesso, era ricorso a lui nella sua battaglia contro il fisco rapace. Per questo ed altri motivi, si erano frequentati costantemente e tra loro si era stabilito un legame profondo e sincero, tanto che Roberto lo considerava un suo consigliere in questioni matrimoniali e spesso lo interpellava aprendogli il suo animo ferito e dolorante.

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Capisci, Secondo, disse Roberto tenendosi le mani tra i capelli, perch abbiamo deciso di separarci? La nostra vita era diventata un inferno e io non ce la facevo pi a continuare a vivere in questa situazione. Quarta mi accusa di tutto e mi rende la vita impossibile. Dopo la nascita di Samanta si messa in testa di aprire una palestra per sole donne, dove lo scopo principale imparare a difendersi dagli uomini aggressori. Io non ci trovo nulla di male. E giusto che la donna impari a difendersi, visto che viviamo in una societ molto violenta, ma sembra che il nemico non sia solo costituito dai maschi violentatori, ma da tutti i maschi (me compreso), perch sostiene che ogni maschio di per se stesso un potenziale violentatore. Ella faceva di tutto per portare dalla sua parte Samanta e la nostra casa era diventata un campo di battaglia. Mi dispiace che io debba dirti queste cose riguardanti tua sorella, ma sei lunico vero amico che ho. Roberto era veramente affranto e combattuto tra due opposte volont: da una parte voleva sfogarsi con me e dallaltra un senso di vergogna e di pudore lo tratteneva dal dare libero sfogo al suo racconto. Non ti preoccupare gli dissi. Anche se sono il fratello di tua moglie, il caso ha voluto che tu fossi anche il mio pi caro amico e io mi sento anche responsabile del vostro matrimonio, perch, frequentando me, tu lhai conosciuta e te ne sei innamorato. Per tutti questi motivi io, se posso, cercher di aiutarvi senza prendere partito a priori per nessuno di voi due, ma, cercando, per il bene di Samanta, che lunica incolpevole, di aiutarvi secondo le mie possibilit. Io ora, se non ti disturba, voglio sapere come facevate a letto, visto che un momento delicato, ma nello stesso tempo fondamentale, per la vita di due persone. A queste parole vidi Roberto farsi paonazzo e iniziare a balbettare, perch sicuramente era a disagio. Se non te la senti, possiamo parlare di qualche altro aspetto del vostro rapporto cercai di tranquillizzarlo, perch non bello vedere un uomo maturo in questatroce situazione, specialmente se il tuo pi caro amico. No! disse ad un tratto con decisione. E inutile nascondere la testa sotto la sabbia, anche perch lo verresti a sapere lo stesso e in quel caso non so se sar in grado di darti una mia

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spiegazione dei fatti. Il fatto grave: ieri sera Quarta mi ha denunciato alla magistratura per stupro continuato, sostenendo che io le impongo con la violenza di fare allamore. A queste parole mi misi a ridere, perch sul momento mi sembr cos comica la faccenda che non riusc a trattenermi. Poi, mi resi conto della gravit della situazione e tornai ad essere serio, non prima di aver notato un sentimento di rabbia affiorare sul volto del mio amico. Non so quanto tempo il giudice si preso per analizzare il mio caso. Da un momento allaltro potrei essere arrestato e finire in galera, per poi essere trascinato in un tribunale con quest'infamante accusa. A me sinceramente sembrava tutto cos assurdo ed ero sicuro che era solo un momento difficile che i due coniugi stavano attraversando, ma ero fermamente convinto che prima o poi tutto si sarebbe risolto per il meglio. Per questo mi sent in dovere di azzardare: Ma come erano i vostri rapporti prima della lite? Pessimi!, rispose prontamente Roberto, come se non stesse aspettando altra domanda. Anzi, finch Samanta non nata, tutto si svolto tranquillamente e i nostri rapporti intimi sono stati regolari. Non che ci fosse tanto trasporto nei nostri incontri amorosi, ma io non ci facevo caso e attribuivo tutto al fatto che ancora non c'eravamo affinati sessualmente. Lei una volta leggendo a letto Il Gattopardo si mise a ridere, quando arriv al punto in cui il principe di Salina diceva pi o meno queste testuali parole: Il primo anno lamore fuoco e fiamme, poi per tutta la vita cenere. Dopo aver terminato di ridere e vedendo che io mi ero sollevato a sedere per capire che cosa stesse succedendo, lesse ad alta voce la frase in questione. Ha esagerato ancora una volta disse: un anno di fuoco e chi mai lha visto? Beato lui. Devo confessarti che rimasi male, perch sembrava, o io credevo tale, che attribuisse il mancato trasporto sessuale a me, quando invece penso che il motivo vero fosse una mancata intesa reciproca. Quarta non era stata mai una seduttrice, anzi aveva fatto di tutto per mascherare i suoi attributi sessuali che potessero in qualsiasi maniera eccitare un uomo. Le sue scelte in materia di taglio di capelli, vestiti, scarpe e perfino tipo di occhiali erano sempre fatte col criterio: devono piacere a me soprattutto, come se a lei non interessasse conquistare me. Non posso mai dimenticare la sua mania di lavarsi i denti prima di ogni bacio (naturalmente a bocca serrata) e il disinfettarsi il cavo orale dopo, il suo sbadigliare ogni volta che mi avvicinavo per abbracciarla, che era il modo pi spompante di incontrare il maschio. Non sapevo cosa rispondere a Roberto, perch tutto mi sembrava cos assurdo e cos lontano dallamore che Elisa nutriva per me, fatto d'affetto, tenerezza e spiritualit. Cos chiesi a bruciapelo a Roberto, che nel frattempo era tornato a tenersi la testa tra le due mani: Hai detto che questa storia cominciata dopo la nascita di Samanta, ma secondo te, cosa ha scatenato il conflitto? Luomo alz la testa e candidamente ammise: Mi scopr con la sua migliore amica a letto qualche giorno dopo la nascita della nostra bimba.

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Elisa quella sera, sola e senza Secondo per la prima volta nella sua vita, non riusciva a prendere sonno. La giornata non era stata particolarmente eccitante, perch si era svolta come sempre, priva di novit, proprio compiaceva a lei. Era stata in parrocchia fino a sera, aveva incontrato i ragazzi che dovevano fare la prima comunione e con loro si era divertita a chiacchierare e a farli divertire. Era dal tempo, in cui Matteo era partito per frequentare luniversit, che aveva un po perso lo scopo della sua vita e dopo un normale periodo doloroso di depressione aveva deciso di voltare pagina e dare un senso diverso alla sua esistenza, frequentando un corso per catechista e assumendosi delle responsabilit allinterno della sua comunit religiosa. Tutto si era svolto con semplicit e normalit, finch non era successo che un ritardo mestruale non laveva messa in subbuglio. Forse era questattesa che la rendeva nervosa o era lassenza di Secondo, che era stato costretto a vegliare quella sera il suo povero babbo deceduto, fatto sta non riusciva a prendere sonno e si voltava e rivoltava nel letto, bench avesse gi recitato le preghiere pi volte, come accadeva quando era in arretrato per qualche motivo dovuto a stanchezza e saldava una sola volta tutti i debiti. Stavolta non aveva motivo di recuperare, ma aveva cercato, senza confessarlo a se stessa, di usare le preghiere un po come i laici usano contare le pecore per addormentarsi. Tutti i tentativi erano stati vani e pi si rivoltava nel letto e pi si sentiva nervosa e gli occhi non volevano minimamente chiudersi. Un figlio, che nasce quando la madre ha quarantanni, non la fine del mondo. Infatti molte sue conoscenti, che non prendevano precauzioni anticoncezionali, erano diventate mamme dopo i quaranta e avevano portato avanti la gravidanza con pazienza e dignit, prendendo le dovute precauzioni per non mettere in mostra troppo spudoratamente quei cambiamenti fisici legati in maniera inscindibile al nuovo stato procreatore. Perch allora si sentiva nervosa se lo aveva sempre messo in conto un avvenimento di tale portata? Visto che non aveva alcuna intenzione di addormentarsi, prese allora una drastica decisione. Scost di scatto le coperte, infil pantofole e vestaglia e si sedette al suo tavolino che aveva in camera da letto. Apr il cassetto e tir fuori il quaderno su cui da un po di tempo aveva preso labitudine di scrivere nel periodo, in cui era in crisi, i suoi pensieri e poi far leggere tutto a suo marito, per chiedere conferma o consiglio, visto che era pi maturo di lei. Ci pens un po, poi scrisse di botto.

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Riflessioni di una donna in dubbio. Sono quasi sicura di essere rimasta incinta. Non ho la certezza, perch ancora non ho fatto alcuna analisi, ma sento chiaramente dentro di me che qualcosa accaduto: una nuova vita stata generata e il pi grande miracolo di Dio si ripetuto per lennesima volta. Sono felice, perch Lui lo ha voluto, ritenendomi degna a quarantanni di essere ancora una volta fattrice di una sua creatura. Ormai avevo perso ogni speranza e con Secondo non ne parlavamo pi, ma non ho alcun dubbio che egli ne sar felice al mio pari. Anche se la bimba (dico bimba, perch desidero ardentemente che sia una femmina e sicuramente Lui mi avr accontentata) avr a ventanni un padre di settantaquattro anni e una madre di sessanta, sono certa che non ci sar nessun problema, come io non ne ho avuti con i miei genitori, perch non let che genera divisione, bens il differente credo religioso, ed io sono sicura che sar una buona cristiana come noi siamo e come noi le insegneremo. Dopo lesperienza fatta con Matteo, che a causa di un amico sconsiderato, si lasciato trascinare fuori dalla nostra comunit, abbracciando la religione dellateismo, con Marianna ( questo il nome che ho sempre pensato di dare ad una figlia femmina) sar tutto diverso, perch ella sar sempre al mio fianco come una sorella. E poi non detto che Matteo, superata let della sconsideratezza, non torni alla ragione e alla retta via. Marianna non andr via, sar il bastone della nostra vecchiaia e potr vivere con suo marito e con i suoi figli qui da noi. La casa, in previsione di molte nascite, abbastanza grande e io e Secondo ci ritireremo nella parte posteriore per non dare fastidio alla coppia di giovani e ai loro pargoletti. Saremo felici, senza affanni e preoccupazioni e ci godremo il giusto e meritato riposo, se Dio lo vorr. Ora smetto di scrivere, perch mi sento pi tranquilla e il sonno sta arrivando a gran galoppo. Domani far le analisi e se il risultato sar positivo dar la bella notizia a Secondo e festeggeremo. Buona notte.

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Terzo era seduto in una comoda poltrona in uno dei salotti della casa. Era rilassato e guardava la televisione. Per distendersi ancora di pi, come era sua consuetudine, si era riempito un bicchiere di whisky e lo stava sorseggiando. Nel frattempo per rendere lazione pi rapida si era accesa una sigaretta e la fumava lentamente, divertendosi a formare, senza riuscirci, cerchi di fumo, come faceva quando fumava il sigaro. Passando da un canale televisivo allaltro, perch non trovava niente di avvincente, si era fermato ad assistere ad uno spettacolo hard, 63

visto che a casa sua, essendo sposato con una donna molto sospettosa, non era possibile farlo. In quel momento stava assistendo ad un rapporto sessuale tra due belle ragazze e sinceramente si sentiva infastidito da quelle scene. Non che lui ci trovasse niente di male teoricamente che due donne si amassero, come non era contrario praticamente che due uomini provassero reciproca attrazione fisica. Quello che non riusciva a digerire era che quel teoricamente (delle donne) non riusciva, nonostante le avesse provate tutte, a trasformarlo in praticamente. Insomma ogni volta che vedeva due donne toccarsi, baciarsi e via discorrendo, percepiva come se nella scena ci fosse una persona mancante, cio lui stesso, e bastava immaginarsi tra quelle due donne per provare un senso di giustizia realizzata. Egli non aveva mai tradito realmente sua moglie, ma col pensiero lo aveva fatto milioni di volte, provando lo stesso un sentimento di vuoto, dopo che tutto era passato. Questa morte del padre non lo aveva di molto scosso, perch pi volte il genitore era stato sul punto di gettare la spugna, ma era riuscito sempre a riprendersi e a tornare stabilmente in sella. Inoltre con suo padre, a causa di concezioni ideologiche opposte, non aveva mai avuto un rapporto tranquillo, anzi spesso i contrasti avevano predominato sugli accordi. Egli non era pi un ragazzino e si reputava abbastanza autosufficiente in tutti i sensi. Daltra parte aveva superato ormai da un anno la cinquantina e, come andava dicendo in maniera un po ossessiva, stava vivendo la sua seconda vita. Questo preoccupava non poco sua moglie, perch non aveva ben chiaro se nella seconda vita di suo marito ella avrebbe svolto la stessa funzione che nella prima, tanto da essere sempre la sua compagna. In realt era una domanda la cui risposta si presentava un po difficile in quanto Terzo, per la verit, anche se spesso negli ultimi tempi se lera posta, non aveva ancora dato una risposta chiara e precisa, soprattutto a se stesso. Egli svolgeva il lavoro di organizzatore statale di produzione e diffusione culturale. Sembrava tanto a chi non lo conosceva bene che stesse a capo di qualche tipografia statale. Ma a chi gli chiedeva facendosi coraggio, come suo figlio, quando era piccolo e doveva rispondere alle domande intriganti della maestra, che cosa volesse dire, egli rispondeva, quasi vergognandosi, che era rettore di una universit di provincia. Lo diceva, quasi scusandosi, non perch fosse un falso modesto, bens perch dentro il suo animo si sentiva un lavoratore come gli altri e il lauto stipendio che percepiva lo condannava ad essere un privilegiato. Spesso nelle riunioni di sezione di partito, seduto a fianco a fianco con metalmeccanici, edili, sottoproletari, che, quando non ruttavano, scoreggiavano sonoramente, si sentiva un po a disagio a intervenire per parlare male della societ capitalistica a nome degli sfruttati. Cos se ne stava sempre in silenzio, bench avesse tante cose da dire, ma per non essere frainteso e considerato il solito saputone e per non richiamare lattenzione su se stesso. I suoi compagni di partito lo avevano conosciuto cos e, dopo un'iniziale curiosit, si erano convinti alcuni che era scemo, altri che era sordomuto, e tutti si erano messi a compatirlo, provando per un certo sentimento di distanza nei suoi confronti, tanto che le sedie, poste nelle vicinanze della sua, rimanevano sempre vuote. Egli aveva sempre interpretato questo distacco come una critica velata al suo essere sociale, tanto che faceva di tutto per dimostrare che non corrispondeva alla sua coscienza, in quanto questultima era molto pi rivoluzionaria. Cos esageratamente assumeva tutte le 64

posizioni morali del partito, esasperandole, peggio di un adepto fanatico: aveva fatto, quindi, dellonest la sua bandiera preferita e della modestia il suo stile di vita. Era cos onesto che non faceva nessuno sforzo per esserlo, in una societ che proprio in quegli anni si scopriva corrotta fino alle fondamenta, tanto che bastava alzare una pietra a caso per scoprirvi una matassa di vermi putridi e rivoltanti. Spesso famigliari e conoscenti gli facevano capire con concetti velati che esagerava, ma egli caparbiamente sembrava non capire mai le allusioni gentili e disinteressate. Era cos onesto che applicava il codice della strada alla lettera e andava anche oltre, interpretando soggettivamente ci che necessariamente doveva essere applicato oggettivamente. Bastava, infatti, che al semaforo si accendesse il giallo che egli prontamente schiacciava il pedale del freno, anche se era in prossimit dellincrocio e il buon senso propendesse per uno sgombero rapido del posto. Allora, si udiva alle sue spalle un clamore di claxon, schiacciati allimpazzata e una volta perfino fu speronato da un automobilista pi intraprendente e pi maleducato degli altri colleghi. Alle feste di partito era il primo ad assumersi compiti pratici, manuali, che richiedevano energia tutta muscolare e poca intellettiva e ci convalidava lopinione negativa che i suoi compagni si erano fatti di lui. Nonostante ci, sul luogo di lavoro era molto stimato, in quanto era un acuto conoscitore della sua materia e per il fatto che immancabilmente stava sul posto di lavoro non meno di otto ore giornaliere, incluso il sabato e alcune volte, ma solo eccezionalmente, si portava a casa il lavoro da svolgere la domenica. Largomento dei suoi interessi di studioso era molto astruso, o forse era lui che lo rendeva incomprensibile, come malignamente sostenevano i suoi colleghi invidiosi, anche se pubblicava periodicamente libri su libri, che disgraziatamente nessuno aveva il coraggio di leggere e soprattutto di comprare. I primi tempi, anche se riluttante, si era fatto convincere da suo padre che era da sciocchi insistere a lanciare sul mercato un prodotto che la nostra societ edonistica non poteva minimamente apprezzare. Daltra parte, trattando argomenti cos ostici per le masse, era impensabile che potesse la vendita coprire le spese di stampa e di distribuzione. Non era come quegli scritti di sua moglie, racconti e romanzi leggeri, che potenzialmente, anche se ancora inutilmente, erano stati ideati per un pubblico molto vasto. Cos tutti e tre, lui, sua moglie e suo padre, si erano presentati, dopo accese discussioni, ad un onesto stampatore, che si era rivelato anche un acuto editore. Si era fatto consegnare i dattiloscritti e si era preso del tempo per farli leggere e valutare da un'quipe di stimati studiosi, i cui nomi teneva segreti, per evitare che fossero influenzati. Poi si era fatto sentire e aveva fissato un appuntamento.

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Quella sera Terzo era molto nervoso, quando si rec allappuntamento con lo stampatore-editore. Era, a quei tempi, molto ingenuo e agli inizi della carriera. Per fortuna cera con lui sua moglie, che gli faceva coraggio, essendo anche lei sulla stessa barca. La sede della casa editrice era ubicata in un palazzo molto signorile e ci stava a significare che gli affari andavano bene alleditore, nonostante il calo generale delle vendite della carta stampata e nonostante il fatto che, tanto per generalizzare, litaliano medio si sarebbe fatto sbudellare, piuttosto che comprare un libro. La sua bellissima segretaria li accolse molto cordialmente e, dopo essersi messa in contatto con il suo manager, li introdusse in una stanza, che al paragone con la sua alluniversit, pens tristemente Terzo, sembrava una reggia luna e una catapecchia laltra. Leditore era giovane e dallaria rampante, ma molto educato. Li fece accomodare e da uomo pratico qual era and subito al sodo. Caro professore esord, sar franco. La commissione incaricata di esaminare i suoi scritti ha decretato che i suoi lavori sono fuori mercato, cio non esiste un numero sufficiente di lettori cui rivolgersi (sperando che tutti i potenziali clienti comprino poi il suo libro, peraltro molto voluminoso) che possano coprire le alte spese di produzione. Pertanto noi abbiamo bisogno che lei ci venga incontro a coprire parzialmente le spese. La nostra esperienza ci dice che listituzione, in cui lei lavora, mette a disposizione dei fondi per la pubblicazione di opere di contenuto altamente scientifico. Lei pu fare come crede, ma io le consiglierei di beneficiare di tale opportunit. Se lei sar daccordo con me, potremo passare subito alla stesura del contratto. Terzo era frastornato. Si era recato allappuntamento con la segreta convinzione che i suoi lavori avrebbero trovato facile collocazione in quelle prestigiose collane, che erano magnificate nel catalogo, e mai gli era passato per la mente che avrebbe dovuto in realt pagare le spese di stampa e di distribuzione. Non era per i soldi, che peraltro non erano nemmeno suoi, ma era per una questione di principio, perch in passato da studente si era sempre preso gioco di quei professori che non erano in grado di pubblicare lavori che si autofinanziassero con le vendite dei volumi. Ma... prov a chiedere, poi subito si corresse. Mi scusi se sono indiscreto, tuttavia sento il bisogno di saperne di pi. Come possibile che tante opere di astruso argomento scientifico, presenti nel catalogo della sua casa editrice si vendano a tal punto da autofinanziarsi e il mio lavoro nasca senza speranza? Sar stato certamente giudicato scadente? Guardi, caro professore, lei da studioso sapr che leconomia una scienza esatta e, nonostante io sia un mecenate, alla fine devo pur far quadrare il bilancio. La nostra commissione non ha lincarico di valutare la qualit scientifica del lavoro, sarebbe un'impresa molto ardua, bens deve sondare il livello di gradimento presso il pubblico ed esprimere un giudizio positivo o negativo. Il problema che gi si vende poco e leditoria in crisi, ma il problema ancor pi grave, se si pensa che pi alto il livello scientifico di un libro e pi basso il suo livello di gradimento.

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Oggi chi compra un libro lo fa per svagarsi, per fare un regalino piacevole e divertente, per leggere in treno e ammazzare il tempo, pertanto predilige libri leggeri, allegri e divertenti, naturalmente poco costosi, usa e getta, da non conservare, perch occupano spazio e fanno polvere, attirano i topi, se uno vive in campagna; insomma tutto lopposto del suo libro. Devono essere libretti che si acquistano per moda, che occorre pubblicizzare nelle trasmissioni televisive giuste. Lei se lo immagina un suo libro presentato una domenica pomeriggio in una trasmissione televisiva di largo ascolto per la famiglia medio-bassa che non ha voglia di uscire, perch asociale o perch fuori piove? Non solo non si venderebbe una copia in pi del suo capolavoro scientifico, ma farebbe crollare il gradimento della stessa trasmissione televisiva. Terzo era esterrefatto per tanta franchezza e non capiva pi niente. Ma gli altri testi della collana scientifica come fanno ad autofinanziarsi? chiese alla fine. Caro professore, pensavo di essere stato chiaro. Si pu consolare. In Italia non esiste quasi testo, a mio modesto parere, che sia in grado di camminare con le sue sole gambe. E triste, ma cos. A questa definitiva condanna, Terzo non os pi ribattere e si sottomise totalmente alla volont di chi era pi esperto di lui. Solo per i racconti di sua moglie leditore-mecenate decise di provare a pubblicare un libretto a spese della casa editrice, visto i costi bassi e largomento interessante, ma solo per prova. Inizi cos la carriera di scrittore di Terzo: opere molto pesanti, molto rilegate per durare nel tempo e fare bella mostra di s in biblioteca, opere costose che il pubblico comprava indirettamente, contribuendo col pagare le tasse e senza ricevere nessuna copia in casa, fortunatamente, anche perch non avrebbe saputo dove metterla. Per quanto riguarda invece i lavori di sua moglie le cose andarono diversamente: dato il contenuto frivolo, si vendevano bene e leditore era soddisfatto. Non solo riuscivano ad autofinanziarsi, ma producevano perfino alla conta delle vendite un certo margine di guadagno per la scrittrice. Ci cre in famiglia non poca gelosia da parte di Terzo, ma le ferree leggi del mercato sono implacabili.

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Terzo si era un po annoiato a guardare quel programma hard, in quanto i partecipanti ripetevano sempre gli stessi esercizi stereotipati. Decise di cambiare canale e s'imbatt con linizio del telegiornale della notte. Dopo tante frivolezze, un programma serio ci voleva. Una volta lette le notizie di carattere internazionale, molto pi importanti, perch essendo truculente (guerre, atti terroristici, stupri di massa, podofila esotica, ecc. ecc.) attiravano di pi lattenzione dellascoltatore, si pass alla politica interna, naturalmente meno 67

interessante della precedente. Eppure non fu proprio cos anche questa volta, perch la fine del 1993 stava segnando contemporaneamente la fine della I Repubblica, che giaceva agonizzante e ci scatenava nel telespettatore il piacere masochistico di sapere di quanto era stato truffato e di come sarebbe andata a finire, neanche che fosse un film e non la triste realt. Inoltre cera un non so che di godimento: vedere quei personaggi, che un tempo erano stati capaci di scatenare invidie macroscopiche per la grande ricchezza e per l'infinito potere posseduti, rotolarsi nella polvere e implorare piet e perdono, era un piacere senza paragoni. E poi, non erano solo disonesti, ma soprattutto sciocchi, perch si erano fatti beccare con le mani nella marmellata, come tanti pivelli (almeno cos pensavano coloro che ancora non erano stati scoperti). E allora il telecronista, con sadica precisione, si metteva ad elencare i successi di Mani pulite: quanti deputati, senatori, dirigenti di importanti istituzioni statali, segretari di partiti di governo e cos via fino ai gradini pi bassi, tutti scoperti con le mani nel sacco a fregare quattrini pubblici, come se pescassero in un pozzo senza fondo. Una faccenda che fa accapponare la pelle pensava Terzo, ascoltando e guardando il programma televisivo con sempre maggiore disgusto. Poi di colpo, il suo cuore si ferm per alcuni lunghissimi secondi, perch sullo schermo apparve il suo editore-mecenate con le manette ai polsi, coperti da un pastrano e in mano un fascio di fogli, con cui tentava disperatamente di coprirsi il volto, mentre i due poliziotti, che saldamente lo tenevano sottobraccio, gli abbassavano le mani, per accontentare telecamere e macchine fotografiche, che sembravano impazzite per il gran da fare. Terzo si alz di scatto e meccanicamente fece un gesto che faceva a casa sua, quando voleva ascoltare anche la voce e non si accontentava della sola immagine e, pur avendo il telecomando in mano, spinse sul televisore il pulsante, che serviva per alzare il volume. ...le indagini sono a buon punto e gli inquirenti sono convinti di aver scoperto una grossa truffa ai danni dello Stato, portata avanti dalleditore e dal mondo accademico delluniversit locale. La truffa consisteva nellutilizzare fondi statali con la scusa di pubblicare libri di docenti ad alto contenuto scientifico e non in grado di autofinanziarsi. Questi soldi invece finivano una parte nelle tasche delleditore e unaltra nelle tasche degli stessi docenti, come falso compenso per le vendite di libercoli di loro parenti stretti. Tutti comprenderanno come al di l di poche copie fittizie, stampate per sviare i sospetti, non ci fosse nessuna iniziativa culturale ed editoriale. Eppure se si sfoglia il catalogo si ha limpressione di avere davanti una casa editrice tra le pi prolifiche dItalia e, puntando lattenzione sui nomi di stimabili docenti universitari, si pu evincere come la truffa sia estesa in quantit di persone coinvolte e in qualit, in quanto perfino un rettore delluniversit figura tra i pubblicisti pi ricorrenti. Le indagini sono solo agli inizi e si prospettano sviluppi davvero imprevedibili e sorprendenti. Terzo si abbandon di colpo sulla poltrona, come se avesse ricevuto un colpo di pistola in pieno petto, con gli occhi sbarrati, senza dare prova d'essere vivo e di respirare, come fanno tutti i comuni mortali. Poi con estrema lentezza alz il telecomando, come se fosse unarma e spar. Il televisore si spense allistante.

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PARTE SECONDA

Prima lo guard intensamente unaltra volta e prov rabbia verso se stessa: pi il tempo passava e pi sentiva indifferenza verso quel corpo senza vita. Un tempo, fantasticando su questi momenti, mai e poi mai avrebbe immaginato che il proprio animo si sarebbe potuto svuotare di tutto lodio che conteneva nei riguardi di suo padre. Un senso di niente la dominava e questo la rendeva nervosa. Troppo presto pensava, senza che fossi preparata e ci avessi pensato su. Ancora una volta mi hai fatto del male. Come la violenza delle onde da te generate, che hanno prodotto dolore e distruzione, cos questa calma apparente nullifica ogni mia volont. Mi sento come quelle navi a vela ottocentesche, scampate da un terribile tifone, con vele a brandelli e parti di legno danneggiate, timone compreso, che allimprovviso si ritrovano posate su un mare piatto e lattiginoso e prigioniere in una bolla d'aria calda, spessa e immobile. Eppure non sono finita. A cinquantasette anni sono ancora una donna attiva e dicono: di successo. Si alz, perch sentiva che non ce la faceva pi a stare seduta e si diresse in bagno. La casa era deserta e silenziosa. Tutti dormivano. Una volta entrata, accese la luce e chiuse la porta a chiave alle sue spalle. Non si sentiva stanca, ma priva d'energia. Si guard allo specchio e si scrut ogni angolo del viso. Era contenta. Tutto a posto. La pelle era sempre liscia, rosea, senza una ruga, polposa. Gli occhi di un verde intenso, pi luminosi che mai, la fronte ampia e il naso piccolo e affilato: tutto era proporzionato e gradevole. Si piaceva. Lunica cosa, su cui era dovuta intervenire, erano stati i capelli. Non che lei non li avesse ondulati e vaporosi, ma cera il fatto che con let avevano imboccato la loro strada naturale ed erano comparsi i primi fili bianchi. Cos, dopo una breve consultazione, aveva deciso che il suo nuovo colore di capelli sarebbe stato il rosso, che ben si addiceva ai suoi occhi verdi. Il risultato era stato fantastico. Il suo viso aperto e volitivo aveva guadagnato in bellezza e luminosit, conferendo a tutto il suo corpo unidea di curato, pulito e profumato. Neanche la nottata, rubata da lui e trascorsa insonne, aveva lasciato i suoi segni e Prima prov un senso di sollievo. Dur poco purtroppo, perch allimprovviso le venne in mente che aveva un fastidioso problema, che andava risolto: da una settimana non si faceva vedere da quella cagna bastarda di Lica, che aveva deciso un anno fa di adottarla come padrona e non cera stato verso di liberarsene. Ogni volta che pensava a quellessere, che non amava e che le rubava tanto tempo della sua vita, provava un senso di angoscia. Non che fosse egoista o pensasse che il tuo tempo era tanto prezioso da essere impiegato per attivit superiori, ma il 69

fatto era che non riusciva a metabolizzare il fatto che lei non lo aveva n desiderato, n cercato un cane: non aveva bisogno di compagnia, perch stava bene cos. E allora quellimporsi a tutti i costi era stato percepito da Prima come un atto di violenza nei suoi confronti che allinizio aveva subito passivamente con dolore, ma che poi aveva scatenato la sua ribellione. Mi sento ridicola pensava. Con tanti problemi che esistono e angosciano il mondo, io mi sono scelto proprio quello pi stupido; tanto stupido che non riesco a risolvere e mi sta rovinando lesistenza. Ma non da me subire e star male per colpa di quella stupida. Si spazzol con cura i capelli, che portava sciolti sulle spalle, si rifece il trucco e usc dal bagno. Ormai stava nascendo un nuovo giorno e una tenue luce iniziava a filtrare dalle finestre. Mi devo sbrigare. Anche se ho tempo, devo tornare prima che i miei fratelli si sveglino. Oggi il giorno giusto per risolvere, una volta per tutte, il mio problema. Prese una busta e vi mise dentro delle crocchette per cani, poi, guardandosi alle spalle per assicurarsi che fosse sola; entr nel ripostiglio, apr uno sportello, che stava in alto, e afferr una boccetta, che conteneva un potente topicida, e lestamente lo fece sparire nella busta. Indoss il cappotto ed usc.

Prima stava seduta sotto un grande albero dulivo maestoso non solo per la sua mole, ma anche per laccuratezza con cui si era costruito, rendendo armoniose quelle forme cos decise ed esagerate. Stava leggendo un libro, che le era stato inviato da Osvaldo, un suo amico scrittore. Lo trovava noioso e ogni tanto alternava la lettura con un beato sonnellino, che era indice del massimo della rilassatezza. Era serena. Il luogo dove lei stava in quel momento era suo e lo aveva acquistato un anno prima. Non era un granch, ma a lei bastava per fungerle da tana, quando aveva bisogno di stare sola: due ettari di uliveto con una casina al centro, molto ben recuperata, poco distante dalla citt, quel tanto che bastava per definirla casa di campagna e non di periferia cittadina. L trascorreva i momenti pi belli, che mai aveva condiviso con alcuno, perch ne era gelosissima. Mentre aveva gli occhi chiusi e stava fluttuando in uno spazio senza confini, leggera come una piuma, sent un lieve rumore di rametto spezzato ai suoi piedi. Si scosse, perch era pur sempre in un luogo non completamente sotto il suo stretto controllo e spalanc gli occhi per accertarsi del motivo del lieve rumore. Quello che vide la terrorizz, anche se le riusciva difficile spiegare in seguito il motivo vero di tanto terrore: semplicemente ai suoi piedi vide un piccolo cane che la osservava, facendole moine con tutto il corpo. La cosa era orrenda, perch il cane era spaventoso: cos magro che si poteva studiare tutto lapparato osseo senza radiografie, spelacchiato, perch malato e sporco, con croste disseminate su quella ristretta pelle rossiccia, come se fosse infiammata.

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Prima si sollev di scatto, come per fuggire nel caso in cui la bestia si fosse avvicinata un po troppo per i suoi gusti. Poi not che anche quellaltro, sicuramente spaventato dal suo improvviso scatto, si era allontanato e nascosto dietro al tronco dellalbero. Ebbe il tempo di chiedersi perch si era spaventata tanto, tenuto conto che alla fin fine quellessere era pur sempre un cuccioletto appena svezzato. La risposta la trov appena da dietro al tronco spunt la faccia della bestia: era di una bruttezza spaventosa, tanto che non sembrava un cane normale, bens un incrocio tra bestie geneticamente diverse, come un cane selvatico e una volpe, un incrocio mal riuscito della natura insomma. Ecco a chi mi rassomiglia: pens Prima, a un licaone. S! E pi simile ad un licaone che ad un cane. Fa proprio paura. Intanto la bestia, tranquillizzata dallo stare immobile di Prima con le braccia serrate al petto, stringendo il libro come se da esso aspettasse aiuto al pari di una corazza, era uscito dal suo nascondiglio e scodinzolando furiosamente cercava di avvicinarsi alla donna aspettandosi carezze e forse pi sicuramente cibo. Prima poggi il libro sulla sedia e opt improvvisamente per un aiuto pi concreto e sicuro. Aveva notato a poca distanza un bastone, che un tempo era stato ramo dellalbero e ora giaceva a terra, privo di scopo apparente. In un lampo la donna afferr larma atavica e, gridando con tutta la voce che possedeva: Via! Via!, si scagli sulla bestia con la chiara intenzione di colpirla, se non si fosse prontamente messa in fuga. Il cucciolo non si scompose e continu ad avanzare, come se niente fosse, scodinzolando e facendo moine per accattivarsi la simpatia della donna. Ormai non si poteva pi tergiversare: la distanza si era ridotta inesorabilmente e andava presa subito una decisione. Prima, continuando ad urlare, scagli il bastone contro il mostriciattolo, visto che in mano sua non aveva nessuna forza dissuasiva, senza per colpirlo a causa del terrore, che le bloccava il corpo e la mente. Poi, non avendo altre opportunit, si volt di scatto e si mise a correre verso casa. Entr come una furia e chiuse, sbattendola con forza, la porta alle sue spalle. Si accost ad una parete e si appoggi, respirando affannosamente e chiudendo gli occhi.

Questo era il ricordo che le era rimasto nella mente in modo indelebile, tanto da farle riprovare, ogni volta che le tornava alla coscienza, tutto il terrore che aveva provato tre anni prima, e alcune volte entrava perfino nei suoi sogni. Per infondersi coraggio, Prima pens che ormai aveva preso una decisione definitiva, anche se dolorosa e si chiuse silenziosamente la porta dellappartamento alle spalle. Una volta in strada fu investita da unaria fredda e umida: sicuramente nella notte aveva piovuto, ma la giornata si annunciava serena. Prima di salire in macchina, pens che era da stupidi mettersi in viaggio con lo stomaco vuoto e si diresse verso il bar, che era proprio di fronte casa sua. Si 71

stava sedendo ad un tavolo vuoto, quando a pochi metri riconobbe di spalle, seduto pure lui e intento a fare colazione, il suo amico Osvaldo. Non potendolo ignorare si accost e quasi gli url alle spalle per fargli paura: Ti ho scoperto, nottambulo! Luomo si volt di scatto e il suo viso s'illumin. Stavo giusto pensando a te in questo momento, Prima. Stando seduti a pochi metri dalla casa in cui abita una cara amica, non si pu fare a meno di pensarla. Sai proprio ieri ho finito di leggere il tuo ultimo libro... Ti piaciuto? lo incalz subito la donna. Diciamo che interessante. Solo interessante? Prima, lo sai che tu segui un genere di scrittura molto diverso dal mio, che per me interessante, ma non coinvolgente. Luomo si era fatto serio e si capiva che era in difficolt ad esprimere il suo punto di vista. Si passava in continuazione la mano sulla fronte abbastanza ampia, perch era privo di capelli nella parte centrale della testa. Doveva avere circa let della donna che gli sedeva di fronte e che lo guardava in modo ironico, ma dimostrava molti pi anni, perch trascurava il suo aspetto fisico, preferendo dare di s limmagine di uomo sofferente ed eternamente in crisi. Il fatto che nei tuoi libri non parli mai damore e lamore la molla della vita. Forse questa la ragione per cui non hai mai sfondato e il pubblico ti ama poco. Gi intervenne Prima, facendosi seria. Tu invece sai cos lamore, vero, Osvaldo? Con tre matrimoni falliti alle spalle ti puoi considerare un dottore in materia e quindi puoi pontificare nei tuoi libri dallalto della cattedra. E che fa il dottor Osvaldo, specialista in amore eterno? Scrive un bel libro strappalacrime in cui il giovane protagonista, non contento di amori semplici e banali con ragazze del suo paese, di chi va ad innamorarsi perdutamente? Della prostituta extracomunitaria, naturalmente, che, nonostante il mestieraccio che fa, buona come il pane, dolce come il miele e pura come lacqua di fonte. Il mestiere lo fa controvoglia, ma ha un figlio da mantenere nel suo paese dorigine. Il nostro protagonista che s'inventa di tanto originale? La porta sulla buona strada, la sposa e riunisce la famiglia, adottando il piccolo bastardo. Stupendo, Osvaldo! Ah, lamore la forza che muove la ruota della vita! Stupendo! Pensi che i due si ameranno per tutta la vita? Sicuramente s, perch lex prostituta non pu che essere in eterno riconoscente al suo salvatore. No? E tutto qui quello che riesci a creare con la tua fantasia letteraria, mio caro Osvaldo? L'uomo, che non si aspettava una stroncatura cos radicale, rimase per alcuni attimi con la bocca aperta per la meraviglia, poi ebbe la forza di reagire. Prima, stamattina ti trovo particolarmente acida. Conoscendomi da tempo tu sai benissimo che per me letteratura e vita non sono separate: veramente io ho vissuto unesperienza uguale a quella che ho narrato nel libro, solo la conclusione un po diversa. Un po diversa? Scommettiamo che lamore eterno ti ha lasciato gi? Prima! Come hai fatto ad indovinare? Intuito femminile, caro Osvaldo. Limportante che non bisogna farne accenno nei libri. Occorre che tutto finisca bene. La gente compra i libri, se li compra, perch vuole conferme e consolazione.

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E allora, se cos, perch ti accanisci a raccontare quelle storie piene di dolore, di sangue inutile e di violenza gratuita? Perch tutti i tuoi personaggi sono balordi, che non hanno niente da fare che seminare disordine e terrore, senza alcuna giustificazione o motivazione plausibile? La risposta semplice, caro Osvaldo. Io non scrivo per illudere gli ingenui (sarebbe troppo facile), bens per far spalancare gli occhi al mio lettore e fargli vedere quale sar la societ di domani, se non s'interverr in tempo. Se quello che tu scrivi ha una minima possibilit di realizzazione, amica mia, vuol dire che stiamo proprio freschi. Tra i due cal il silenzio e il cameriere ne approfitt per servire la colazione, che era stata precedentemente ordinata e che fu velocemente consumata. Poi Prima finse di guardare lorologio: E tardi disse. Dobbiamo vederci pi spesso, Osvaldo e non lasciare mano libera al caso. Ti telefono. Pag la sua colazione ed usc quasi di corsa.

Mentre guidava lautomobile e si dirigeva verso la sua casa di campagna con lintento di risolvere una volta per tutte il suo problema, Prima cercava, scavando nella memoria, di trovare una giustificazione razionale e morale a quello che stava per compiere. Dopotutto sopprimere un cane randagio non la fine del mondo. Chi che non si trovato costretto a sopprimere cuccioli di cane o gatto appena nati, perch pur indispensabile regolare queste nascite selvagge e non subirle? A questo punto le veniva in mente la signora dei gatti che abitava vicino casa sua che non aveva mai avuto il coraggio di prendere in pugno la situazione e si era trovata in poco tempo sommersa e schiava di una moltitudine di felini divenuti i veri proprietari del suo giardino e perfino della sua casa. Lei non voleva diventare la signora dei cani, anche perch non provava nessun trasporto per questo genere di animali. E poi il solo pensiero che Lica potesse essere la matriarca di una moltitudine di creature orrende, la faceva stare male. Ma perch si chiedeva aveva ceduto allinizio? Forse in quel momento commise lerrore fondamentale. Si sarebbe dovuta mostrare pi decisa e pratica? Neanche per il cavolo. Il fatto era che Lica aveva deciso che lei era la sua unica ancora di salvezza e non si sarebbe, per nessuna ragione al mondo, separata dalla donna. Prima si rivedeva chiusa in casa, terrorizzata, che spiava da dietro gli scuri accostati quel mostriciattolo, sperando che si decidesse ad andare via da solo. Pi lo osservava e pi gli faceva pena: Quello non campa neanche un giorno, cos denutrito e malato pensava. Forse ha solo sete e fame. Se gli do da bere e da mangiare, pu darsi che dopo se ne vada. E un randagio girovago e forse ama questo tipo di vita. Si diresse in cucina, prese dal mobile due contenitori 'usa e getta' di alluminio, in uno ci vers dellacqua e nellaltro dei biscotti e si diresse verso la porta di ingresso. Silenziosamente 73

lapr e depose le vaschette a terra. Poi chiuse prontamente luscio, perch l'aveva sentita arrivare. Attese in silenzio, mentre udiva sgranocchiare i biscotti, forse un po duri per una bestia che non ha ancora dei forti denti molari. Attese ancora, anche quando non sent alcun rumore che testimoniasse la presenza del mostro. Poi, dopo un tempo interminabile, si fece coraggio e silenziosamente apr un po la porta, quel tanto di spazio per tirare fuori la testa ed avere pi agio per guardare meglio. Non ce nera bisogno. Proprio di fronte a lei, alla distanza di un paio di metri, accovacciata stava in attesa la bestia, quel prodigio negativo della natura, scodinzolando e fissando la sua nuova padrona, per ringraziare. Prima prov un crollo psicologico: aveva fallito. Forse aveva ottenuto lopposto. Il cane ora era convinto di aver trovato una sistemazione definitiva e nemmeno le cannonate lo avrebbero convinto a sloggiare. Cosa fare? Non si poteva stare l in eterno. Una soluzione bisognava trovarla. La prima cosa che le venne in mente fu: adesso indosso un paio di guanti, esco fuori, lo metto in una scatola, vado in campagna, molto lontano da qui, e lo abbandono. Appena elabor la parola 'abbandono', subito le venne in mente la campagna pubblicitaria in cui si spiega che chi abbandona un cane un criminale, perch non solo fa male alla bestia, ma pu anche rendersi colpevole indirettamente d'incidenti stradali mortali. No! Labbandono proprio no. Non era segno di civilt, anche se lei non si sentiva responsabile, perch quel cane non lo aveva mai voluto, cio non era suo ed era stato abbandonato da altri, forse non aveva mai avuto un padrone, perch figlio di randagio. Spostarlo di luogo non era poi un gesto riprovevole, ma gi s'immaginava di essere colta sul fatto, mentre sta aprendo la scatola e sta costringendo la bestia riluttante a prendere la sua strada o mentre sgommando si allontana inseguita per un tratto di strada dal cucciolo disperato. Scart, quindi, questa soluzione. Troppo coinvolgente e crudele. E allora che fare? Ebbe unidea folgorante: E semplice. Telefono ad un canile e spiego la situazione. Chi meglio di loro pu aiutarmi a trovare una soluzione civile al mio problema? Prima corse nel soggiorno, afferr le pagine gialle e fiduciosamente and a cercare alla voce canili. Rimase sconcertata: solo un numero di telefono di un canile privato. Non si scoraggi, fece il numero ed attese. Una voce femminile le rispose e fu cos gentile che ascolt in silenzio tutta la storia, che confusamente Prima si dette da fare a raccontare. Poi l'interlocutrice fece presente che erano al massimo dellaccoglienza e che non potevano assolutamente accettare altri arrivi, cos le consigli di rivolgersi alla Polizia municipale del paese pi vicino. Ubbidiente la donna fece il numero di telefono per venire a sapere che il comune non disponeva di canili pubblici e che si serviva di quello pi vicino, pagando una costosa pensione completa, tanto costosa che conveniva ridurre al massimo il numero dei fortunati cani, riservando il trattamento solo a quei randagi che si erano macchiati di gravi colpe verso gli umani. Per adesso, quindi, doveva risolvere da sola il problema, con la certezza che in futuro la struttura comunale avrebbe risolto il problema randagismo. A questo punto Prima fu dettagliatamente informata che era stata istituita lanagrafe canina, come per gli umani: ogni nascita andava dichiarata, cos ogni morte certificata. Ogni cane legalizzato aveva una sua carta didentit incorporata sotto pelle di cui non poteva disfarsi e ci scoraggiava i suoi padroni ogni inizio destate ad abbandonarlo. Capisco disse Prima, ma per i randagi gi esistenti, che si impongono a persone che non possono adottarli, qual la soluzione immediata? 74

La voce dallaltra parte del telefono si fece a questo punto un po triste. Per adesso, purtroppo possiamo fare ben poco, ma in futuro, quando avremo i soldi per costruire un canile municipale, potremo togliere dalla strada tutti i randagi, sterilizzarli e aspettare che cessino la loro esistenza. Prevediamo che in dieci anni il problema sar completamente risolto.

Prima ebbe cos la conferma che il proprio problema se lo doveva risolvere da sola e che nessuno le sarebbe venuto in aiuto. Ma come? Scart soluzioni violente, tipo affogamento nel pilone, sgozzamento con coltello, impiccagione e alla fine non le rimase altro da fare che darsi tempo, rimandando la risoluzione del problema in un momento pi creativo. Cos per evitare che il cane, in realt si rivel ad una pi accurata indagine di sesso femminile, morisse di fame e lo avesse sulla coscienza lei, inizi a nutrirlo per farlo un po ingrassare, poi lo cur per guarire la scabbia e la rogna, di cui era ampliamente affetto e infine si affezion perfino un poco. La sua segreta speranza era quella di trasformarlo in una cagnetta normale e cercare nel frattempo qualche bravo contadino nei paraggi, che si prendesse limpegno di adottarla. In realt nonostante che lanimale ingrassasse a vista docchio, anche perch una volta guarita di tutte le malattie della pelle, di cui era affetta, aveva messo fuori anche un po di pelo, non riusciva ad assumere fattezze canine e per togliere alla sua padrona ogni speranza di possibile separazione si perfino azzopp, andando a finire sotto una macchina. Fu a quel punto che Prima, vedendo quel mostriciattolo, a cui aveva nel frattempo dato il nome di Lica, venirle incontro con quella zampetta anteriore destra sollevata, perse ogni speranza di trovare una soluzione civile al suo problema e con dolore sub e accett la violenza. Ma prima di darsi per vinta, ella tent un ultimo pazzesco tentativo. Ormai era una questione di principio: un animale privo d'intelligenza non poteva vincere una battaglia contro un essere umano. Cos nottetempo si rec al canile privato con lintento di abbandonare Lica nelle vicinanze della porta dingresso, come un tempo facevano le ragazze madri, lasciando il loro inconsapevole e incolpevole bimbo nelle vicinanze della porta principale di un convento o di una chiesa. Il canile era naturalmente posto fuori citt in mezzo ad una campagna brulla e per arrivarci bisognava percorrere una stradina tutta dissestata. Prima lavor tutta la notte per realizzare il suo piano. Per non farsi accorgere da suo padre, non port a casa in citt il cane. Il canile era dallaltra parte dellabitato urbano, rispetto alla sua casa di campagna. Quindi la sera che aveva deciso per la realizzazione del colpo, finch and a prendere Lica, torn in citt e raggiunse il canile, trascorse tutta la notte, anche perch una pioggia battente rese tutto molto pi lento e complicato. La cagna era molto nervosa, forse non gradiva con quel tempaccio uscire da casa o aveva intuito qualcosa, fatto sta abbaiava in continuazione, vomit e defec in 75

macchina, come se da una settimana si fosse inutilmente sforzata di fare. Nonostante tutto, Prima riusc a raggiungere il canile nottetempo, prima che albeggiasse o spiovesse, Parcheggi vicino lingresso principale e scese, per prendere lo scatolone di cartone, ormai sporco e puzzolente, depositato sul sedile posteriore. A quel punto Lica non se lo fece ripetere una seconda volta e inizi ad abbaiare, come non mai. Agli orecchi della donna sembrava che la cagna usasse un megafono, per questo era nervosissima e rischi pi volte di farsi cadere di mano lodiato pacco. Nonostante si fosse bagnata tutta da capo a piedi, Prima eroicamente riusc a deporre laborrito fardello in un punto riparato vicino al cancello, poi, per paura che la cagna col cambiare della direzione della pioggia finisse annegata, suon pi volte il campanello e corse verso la sua auto per fuggire prima che uscisse il guardiano. Fu a quel punto che avvenne ci che nella sua memoria stato catalogato come uno dei momenti di vergogna abissale, vissuta da adulta. Era successo che salita in macchina precipitosamente, si era scagliata sulle chiavi davviamento per far partire a razzo lautovettura, ma come succede spesso agli sfortunati, che si trovano malauguratamente in simili frangenti, il motore non ne voleva sapere di avviarsi. Sar stata la pioggia intensa, che aveva riempito le pozzanghere, finendo col bagnare calotta e candele, sar stato il nervosismo, che aveva contribuito a farle ingolfare il motore, ma il risultato fu inesorabilmente lo stesso: inchiodata sotto la pioggia nel vano tentativo di far partire la vettura recalcitrante e un uomo, che le bussava attraverso i vetri con lo scatolone di Lica nelle mani e che con il sorriso pi ironico e odioso, che ci potesse essere stampato sulla faccia di un uomo, le diceva: Signora, ha dimenticato questo! E cos aveva perso ogni speranza di trovare una soluzione alla malvista cagnetta e aveva deciso di non farsene un problema. Fossero tutti come questi i drammi umani... soleva ripetere a tutti quelli a cui per sfogarsi ripeteva per filo e per segno tutta la storia canina. Ma la parola fine non era stata ancora pronunciata.

Prima era molto nervosa: il suo ultimo libro non stava andando bene nelle vendite e la critica si era accanita particolarmente contro di lei, accusandola di istigare i giovani alla violenza. Arriv la mattina inoltrata alla sua casa di campagna e la cosa che desiderava di pi era quella di chiudersi nella sua tana e leccarsi le ferite per qualche giorno. Col telecomando apr il cancello ed entr nel viale alberato. Scese dalla macchina e stava per raggiungere la porta dingresso, quando un abbaiare corale la paralizz. A pochi metri di distanza dietro ad un muretto stava Lica, seduta in mezzo ad un branco di cani randagi, felice come una regina. Il suo abbaiare era stato un saluto come per dire: Ciao, vedi che ho amici. Non li ho invitati io, si sono fermati da soli. Sono cos simpatici. Ci stiamo tanto divertendo.

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Per i suoi amici invece labbaiare della padrona del territorio fu interpretato come ostile nei confronti dellumana invadenza e, visto che cerano, si misero tutti insieme a contestare limprovvido arrivo, alzandosi allunisono in piedi. Fu cos che Prima pot ammirare come la natura si fosse sbizzarrita a realizzare quegli incroci: ogni individuo era diverso dallaltro; chi era alto chi basso, chi grosso chi piccolo, ma soprattutto erano riusciti a rimescolare cos bene il lavoro di selezione, realizzato dalluomo per tanti millenni che ne erano venuti fuori dei mostri, che nessuna fantasia, bench allenata allorrido, sarebbe mai riuscita a realizzare. Inoltre, dove non era riuscita madre natura, si era accanito lautomobilista o le malattie, causate dalla scarsa igiene. Prima prov paura, poi rabbia e infine ira incontrollata. Afferr un bastone, che era a portata di mano e prov ancora una volta a gridare: Via! Via!, ma non ottenendo altro risultato che vedere uscire dalle bocche i canini e sentire labbaio generico trasformato in ringhio minaccioso. La donna arretr terrorizzata, come se si trovasse davanti un branco di lupi selvaggi, poi afferr la prima pietra che si trov in prossimit dei piedi e la scagli in mezzo al gruppo. Il risultato fu positivo. Mentre Lica guaiva disperata, a causa dellinterruzione della festa, i cani in maniera disordinata si diedero precipitosamente alla fuga.

Mentre Prima percorreva quei pochi chilometri, che la separavano dal luogo dove avrebbe commesso quellatto cos vergognoso, ma necessario per la sua salute mentale, con la mano destra, senza guardare, tocc la busta che aveva poggiato sul sedile accanto. Cerc lapertura e vi ficc la mano. Estrasse la boccetta che conteneva il potente veleno e con un solo occhio lesse le istruzioni. Dopo averle memorizzate, rimise a posto il flacone e si concentr sulla guida.

Non ti era bastato importi contro la mia volont. Dovevi a tutti costi umiliarmi, stravincendo. Ogni giorno che passava ingrossavi quel tuo pancione orrendo su cui si ergevano sempre pi imperiose le tue mammelle. Stavi sdraiata sotto un albero, allombra, come una matriarca. Mi guardavi e lunico sentimento che riuscivo a captare nei tuoi occhi era lironia. Sto per diventare madre sembrava che mi comunicassi. Sono appena unadolescente e gi metto al mondo dei figli. Saranno tanti. Forse anche dieci. E tu che ormai non puoi pi averne provi rabbia nei miei confronti. Ti immagini? Dieci figli e tutti miei. 77

Fu a quel punto che decisi di eliminarti. Come un tumore maligno ti eri imposta alla mia volont, provocandomi problemi e preoccupazioni. Come un cancro, stavi crescendo invadendo il mio spazio. Dieci gangli ti sarebbero cresciuti e tu saresti divenuta sempre pi potente e a quel punto non sarei stata in grado di fermarti pi. Era la mia ultima carta da giocare, se volevo salvarmi.

Prima svolt langolo e vide il cancello di quella che un tempo era stata la sua tana e che oggi si era trasformata nel suo incubo. Parcheggi senza entrare. Pochi minuti sarebbero bastati. Il tempo di riempire una ciotola di crocchette e versarci sopra il potente veleno. Poi la fuga. Apr il cancello e stranamente Lica non le corse incontro come faceva sempre. Che se ne sia andata col suo Romeo, pens la donna. Mi risparmierebbe langoscia presente e il dolore futuro. Mosse alcuni passi lungo il viale, guardando a destra e a sinistra come una ladra e procedendo con estrema circospezione. Un miracolo, come quelli che succedono nelle fiabe. Solo un miracolo pu salvarci tutte e due. Poi allimprovviso sent il sangue gelarsi: da uno stanzino che aveva la porta sempre aperta le giunse un debole guaire. Si avvicin: era sicura di trovare Lica col suo Romeo e istintivamente la sua mano afferr un bastone, poggiato al muro. Entr con cautela e lo spettacolo che le si par davanti non lo avrebbe mai dimenticato. Lica era sdraiata a terra su una rete di plastica, che in genere era usata per raccogliere le olive, la sua pancia era tutta protesa in avanti e cinque bestioline le pendevano dai capezzoli. In un primo momento Prima prov orrore e disgusto alla vista di quei cricetini ancora sporchi di liquido amniotico, con gli occhi chiusi, ma affamati come tigri. Poi guard la madre che nel sentirla entrare aveva sollevato la testa e la osservava. Che hai combinato, scellerata le grid Prima con tutta la rabbia che aveva in corpo. Lanimale cap che la donna le stava parlando, ma non che cosa le volesse comunicare e lo prese per un complimento e un augurio di lunga vita ai suoi discendenti. Inizi allora a guaire, ad agitare la coda, senza muovere il busto, e infine ad esprimere con gli occhi tutta la gioia, che in quel momento provava. Prima sent che qualcosa stava accadendo dentro di lei e prov rabbia. Stette l in silenzio a pensare cosa doveva fare, poi si chin, prese la ciotola dellacqua e and al rubinetto per riempirla. Torn e la pos ancora gocciolante vicino alla madre. Apr la busta, prese le crocchette e le vers in un'altra ciotola asciutta. Afferr la boccetta del veleno e la guard scuotendo la testa, dopo aver lanciato un rapido sguardo alla cagna, che leccava beata i suoi cuccioletti. Rimise nella busta la boccetta e si alz.

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Ciao, Lica disse. Verr a trovarti appena posso. Dobbiamo darci da fare per tirare su quelle tue cinque canaglie. La cagna le fece capire che era felice e che le andava bene. Poi con gli occhi luccicanti la ringrazi. Almeno questo percep la donna prima di andarsene.

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Mentre Prima era fuori casa per risolvere il suo problema urgente, Terzo si svegli di colpo, perch, nonostante si sentisse stanchissimo e avesse la testa che gli scoppiava, al solo pensiero che larresto del suo editore faceva parte del mondo della realt e non dei sogni, percep una mano invisibile attanagliargli le viscere. Stava sdraiato su di un divano abbastanza comodo, ma invece di trovare riposo tutto quello che aveva ottenuto era un dolore generalizzato a tutte le ossa e diversi crampi muscolari, forse a causa del freddo, che non abbandonava mai la grande casa paterna. Come se non bastasse, la cosa che lo addolorava di pi era un cerchio fastidiosissimo alla testa e un cuneo che cercava di perforargli la tempia destra e non gli permetteva di pensare con lucidit. Inoltre la bocca era secca e pastosa, come se fosse stata colla lultima cosa che la sera precedente si era ficcato in bocca. Fece mente locale, per cercare di trovare il motivo di tanto disagio fisico e non si dovette sforzare molto per trovare una giustificazione attendibile: la sera prima, per trovare pace, aveva un po abusato del vino che aveva trovato in cucina. Non che lui fosse astemio, anzi. Il fatto che un bicchiere tira laltro e alla fine difficile raccapezzarsi e dire basta. Per la verit aveva preso questabitudine da un po di tempo e non cera sera che non sentisse il bisogno di lasciarsi andare dopo una giornata faticosa, per oscurare quellangoscia, che lo prendeva al calar del sole, quando, facendo il bilancio delle attivit svolte durante la giornata, il consuntivo era sempre inferiore al preventivo, e ci rischiava alla lunga di far saltare tutti i piani e progetti a lunga scadenza. Inoltre cera questa storia nuova delleditore incarcerato e gi Terzo, nonostante fosse innocente come un bimbo, ormai si vedeva ingiustamente, ma irrimediabilmente, sbattuto in galera per chiss quanti anni. Come avrebbe fatto in carcere a continuare la sua ricerca, per cui veniva pagato, era cosa che non riusciva minimamente ad immaginare, perch le patrie galere erano sempre state un territorio a lui totalmente sconosciuto. Insomma la sera precedente non era stata una delle pi tranquille e il fondo della bottiglia gli era apparso pi nitido del normale. Adesso si sentiva stanco e depresso e non aveva nessuna voglia di alzarsi e di affrontare unaltra giornata, sicuramente peggiore della precedente. Il buio ancora avvolgeva la stanza, nonostante gli scuri fossero lievemente aperti, e Terzo sper che gli rimanesse abbastanza tempo per recuperare le forze. Si gir e rigir per un lasso di tempo, che a lui sembr infinito, poi si decise a gettare uno sguardo allorologio, che aveva al polso: diamine, erano le sette e non gli rimaneva altro da fare che alzarsi.

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Spostarsi dal divano fu la cosa pi difficile e dolorosa che avesse mai fatto: raccogliere tutti i muscoli e comandarli secondo necessit non qualcosa di facile se in quel preciso momento essi si sono votati allanarchia pi estrema. Nonostante ci Terzo si diresse lentamente e barcollante verso il bagno per provare con una doccia a mettere in riga i ribelli. Accese la luce che era situata sopra lo specchio e con estremo fastidio not che le occhiaie si erano accentuate in larghezza e colore. Il baffo era particolarmente bianco e le rughe pi profonde del solito. Lo spettacolo di se stesso non lo entusiasm minimamente. Devo radermi pens. Chiss se in carcere ti lasciano la libert di sbarbarti da solo o devi sottostare ad un barbiere? Questa riflessione non lo entusiasm per niente, anzi accrebbe langoscia, che gi aveva superato ogni limite tollerabile. Si sciacqu il viso, gettando acqua freddissima sulla fronte, ma non prov il minimo sollievo. Accese la radiolina, che trov sul davanzale della finestra, e si sintonizz su un canale locale. Forse, conviene che mi sbarbi prima della doccia pens. Non c nessuna ragione plausibile, ma il fatto che mi sta rincrescendo di spogliarmi. Incominci ad insaponarsi il viso e mentre il sapone svolgeva diligentemente il suo compito, si mise ad affilare su una striscia di cuoio il rasoio di suo padre. Bellaiuto mi hai dato, presentandomi quel criminale. Hai rovinato la mia esistenza. Sicuramente finir in carcere e il mio nome sar infangato per sempre. Anche se prover la mia innocenza, ci sar sempre qualcuno che penser che sono stato prosciolto, perch sono in combutta con il giudice, forse che lho corrotto e chi sa quali altri pensieri terribili verranno in mente a chi toccher incontrarmi. Far ridere anche i polli.

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Terzo era seduto su una sedia alquanto scomoda e traballante. Nella sua sezione di partito larredo della stanza era lultima preoccupazione del segretario. Manifesti ce nerano tanti affissi ai muri, anche perch bisognava coprire quelle fastidiose macchie di umidit, che ormai si erano tanto estese da coprire tutta la superficie delle pareti. Essendo una sezione proletaria (tendente al sottoproletariato) e dovendo il responsabile coprire le spese con le misere entrate (tessere e sottoscrizioni) di persone che mai e poi mai avrebbero pareggiato il proprio bilancio a fine mese, non era il caso proprio di scialare, sottraendo utile e prezioso denaro allattivit politica e devolvendolo a qualche negozio di futile arredamento. Proprio per questo motivo Terzo si era impegnato a contribuire ogni fine mese con una somma di denaro, considerata dagli altri comuni militanti una cifra pazzesca. Questo aveva alimentato il sospetto che luomo fosse molto ricco e che avesse la coscienza sporca, tanto da ricorrere a questo facile lavaggio, ormai ampiamente collaudato dagli avversari politici. Nessuno

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si era potuto rendere conto della verit, a causa del suo imperterrito silenzio, che non aveva mai infranto, come se avesse fatto un voto. Sta di fatto che lo spazio tra la sua sedia e quella dei compagni di sezione si allargava sempre di pi e, nonostante la sala fosse minuta, aveva a disposizione tutto lo spazio utile per cadere a terra, qualora la sedia avesse deciso di porre fine ai suoi giorni. Quella sera si stava discutendo di un argomento importante: quali iniziative doveva prendere la sezione per appoggiare il movimento Mani pulite e ci aveva scatenato la favella di tutti i partecipanti allassise, escluso naturalmente Terzo, che immobile e con i muscoli tutti tesi per reggersi in quella scomoda posizione e su quellattrezzo, che non offriva nessuna garanzia, ascoltava impassibile gli oratori accalorati. Questi oratori avevano tutti un vezzo comune: quando parlavano di corrotti borghesi, pieni di denaro sporco, puntavano gli sguardi tutti sul nostro e con gli occhi accesi per lira proponevano condanne esemplari ed educative. Ormai la convinzione era cos generalizzata che non cera nessuno, che non ne fosse convinto, e il clima si era fatto alquanto teso. Fu cos che, mentre la platea si scatenava in un battito irrefrenabile di mani e urla da stadio, il pi vecchio compagno di sezione si alz e pass distrattamente davanti a Terzo prima di raggiungere il tavolo della presidenza, sganciandogli un peto silenzioso ad altezza di viso, essendo il ricevente seduto compostamente. Questo, non essendo preparato ad un simile attacco, ebbe un attimo di sbandamento psicologico e soprattutto fisico, quel tanto che poteva bastare per sciogliere la tensione muscolare. Il risultato fu catastrofico: la sedia, ormai esaurita, cedette improvvisamente di schianto e il nostro rettore si trov in una situazione alquanto imbarazzante, tanto da convincerlo nei giorni seguenti a cambiare per sempre sezione di riferimento.

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Terzo davanti allo specchio con la faccia insaponata si rammaricava solo di una cosa: quella sera non era stato in grado di spiegare ai presenti, che ridevano a crepapelle, la sua situazione ed aveva lasciato nei compagni la convinzione che, col suo allontanamento, si fossero liberati di un giuda o meglio di un serpente velenoso. E ora che cosa si poteva aspettare? La radio avrebbe divulgato la notizia, che tra i beneficati dalleditore disonesto cera anche lui con tanto di nome e cognome e professione. In una citt piccola di provincia queste notiziole sono scoop giganteschi, che travolgono la vita di chi il soggetto di tanta attenzione. Langoscia lo attanagliava, ma pens lo stesso di iniziare il pi piacevole rito mattiniero. Mentre stava procedendo a sbarbarsi la guancia destra, la radio comunic che stava per trasmettere il radiogiornale. Terzo ebbe un sussulto. I nervi messi a dura prova fecero una defendance e la mano part a scatto con il rasoio verso lorecchio. Fu un attimo. Mentre luomo piangeva disperato, toccandosi la parte del viso priva ormai di padiglione, la candida crema da barba iniziava a colorarsi di rosso. Afferr disperato quel pezzo 81

di cartilagine avvolta di pelle che giaceva nel lavandino e decise che doveva correre al Pronto soccorso per chiedere aiuto. Aveva sentito dire che al reparto di Chirurgia plastica dellospedale avevano riattaccato un dito ad un paziente. Che difficolt avrebbero trovato a riattaccare un orecchio? si domand. Si avvolse la testa in un asciugamano e, mentre depositava lorgano amputato di recente in un altro tessuto immacolato, si ricord che si doveva sciacquare il viso prima di uscire per non essere scambiato per Babbo Natale. Mentre nervosamente si accingeva a compiere il suo dovere estetico, la radio dette la notizia che leditore era stato da poco rilasciato per totale assenza di indizi. Nel corso della notte il rivale in campo editoriale, che lo aveva denunciato avendo come unico movente linvidia, preso da una crisi di coscienza, aveva giurato e spergiurato sullinnocenza del rivale. Terzo era troppo preso dai suoi problemi per ascoltare la notizia, anche perch lunico padiglione auricolare rimastogli integro era intasato dalla schiuma da barba. Fin velocemente di lavarsi, spense la radio e la luce e, chiudendosi la porta alle spalle, si diresse in tutta fretta verso lospedale con quellasciugamano avvolto intorno al viso e legato in testa, cos buffo da farlo assomigliare pi ad un uovo di Pasqua.

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Il rumore della porta sbattuta violentemente svegli Quinto, che vivendo per tanti anni da single, era abituato a dormire nel pi assoluto silenzio. Dopo aver sbadigliato pi volte, si alz e si stiracchi. Prima di andare in cucina per fare colazione, si diresse verso la stanza dove suo padre riposava per sempre. Si avvicin al feretro e accese una lampada. Una puzza penetrante e fastidiosa lo colp. Il cadavere continuava inesorabilmente a decomporsi, ammorbando laria. Quanta paura mi facevi pens. Fosti con me inflessibile senza motivo, con un ragazzo che aveva voglia solo di migliorare il mondo. Non mi chiamasti mai vicino a te per scambiare con me due chiacchiere, per capire le mie istanze. Eri troppo sicuro delle tue idee, delle tue ragioni e delle tue convinzioni che il mondo andasse conservato cos come era. Per te era il migliore mondo possibile, nonostante scricchiolasse in tutti i suoi ingranaggi. Non potevi tollerare nessun minimo cambiamento, perch qualsiasi novit metteva in discussione i vostri privilegi. Provasti paura e scatenasti la violenza pi cieca e sproporzionata. Il risultato fu che degli innocenti pagarono per colpe, che non avevano commesso. Bastava essere pi lungimiranti, pi cauti, pi intelligenti. La storia recente purtroppo non ti aveva insegnato niente: ha vinto chi ha fatto finta di cambiare tutto nella forma, lasciando immutata la sostanza. Ma tu non avevi quella lungimiranza che ti avrebbe permesso di sopravvivere, non possedevi quellintelligenza, quella calma e furbizia, che hanno oggi coloro che contano. Eri ormai entrato nella fase senile della tua esistenza e ti eri attaccato caparbiamente alla futilit della forma e dellapparenza. La vita era andata avanti troppo 82

rapidamente fuori di te e tu non possedevi quella sveltezza giovanile, che ti avrebbe permesso unadeguatezza immediata. Eri nato in altri tempi ed eri stato programmato per ben altre avventure. Ora, dopo tanti anni di reciproca guerra, mi fai quasi pena, vedendoti ridotto cos miseramente. Chi lavrebbe mai potuto immaginare, qualche anno fa, che eri un colosso dai piedi dargilla e che saresti franato cos repentinamente e fragorosamente? La cosa pi sconcertante che il tuo motto negli ultimi giorni della tua esistenza stato: muoia Sansone con tutti i filistei, cio tu hai tentato di travolgere nella tua caduta tutto e tutti, ma la Storia andata avanti lo stesso e il tuo piano non poteva che essere destinato al fallimento. Noi oggi, officiando la tua morte, festeggiamo nel frattempo la nostra rinascita, ma senza gioia da parte mia. Se venticinque anni fa, mentre alzavo la mia esile barricata contro il tuo potere corrotto e corruttore mi avessero predetto la tua fine catastrofica e ingloriosa, sarei scoppiato dalla gioia. Oggi francamente la tua fine non mi fa n caldo n freddo. Non ho pi let per crearmi illusioni. So che altri prenderanno il tuo posto ed essi, dopo un iniziale differenziarsi dal tuo operato passato, ripercorreranno le vecchie e battute strade, forse con gambe pi elastiche e braccia pi lunghe, un cervello pi fresco e un paio di scarpe da ginnastica appena comprate. Anch'essi silluderanno di essere i pi potenti della Terra, senza vedere i fili sottili, che partendo da loro, confluiscono nelle mani sapienti dei loro burattinai, che un tempo furono i tuoi. Ora riposa in pace e cancella ogni illusione che qualche scienziato pazzo ti possa ridare la vita, perch saresti solo un mostro vivente. Quinto si allontan velocemente dal corpo putrescente di suo padre, anche perch lodore del cadavere era diventato insopportabile. Pens di recarsi in cucina a fare colazione, come aveva pensato, uscendo dalla sua stanza un po di tempo prima, ma cambi subito idea, perch la bocca del suo stomaco si era chiusa e non mandava alcun segnale. Andr a farmi qualche risata da Ottavo-Nono pens. Quelli l ti mettono sempre di buon umore solo a vederli. Si accost alla loro porta, poggi lorecchio vicino al legno freddo, ma non ud alcun rumore. Staranno sicuramente ancora dormendo. Nella loro situazione particolare sar un grosso problema addormentarsi e naturalmente la mattina fanno tardi. Tanto in questo periodo hanno poco da fare. Cautamente poggi la mano sulla maniglia della porta e, ancora pi dolcemente, labbass. Quello che vide lo sorprese alquanto: la stanza era illuminata, il letto immacolato e dei due fratelli non cera nessuna traccia. Che siano usciti, quando ho sentito sbattere la porta? pens. Dove mai saranno andati nella loro condizione infelice? Si guard intorno, sperando di trovare una risposta alla sua domanda, e, posando gli occhi sul tavolino, che era appoggiato al muro, la trov. Un foglio di carta scritto era steso al centro del largo piano e, incuriosito, Quinto lo afferr senza esitazione e si mise a leggere. Care sorelle e cari fratelli cera scritto con una grafia alcune volte chiara e precisa e altre grossolana e quasi indecifrabile. Vi annunciamo, non senza grande dolore, il nostro allontanamento dalla casa paterna e da voi amati congiunti. La morte di nostro padre ci ha sconvolti, al punto da nutrire, a causa del nostro legame strettissimo con lui, il dubbio che per noi non ci sia pi nulla da fare e che la nostra esistenza sia seriamente minacciata dalla mancanza di scopo e radiose prospettive future. Egli in un momento di infinita potenza ci aveva creati a sua immagine e somiglianza, ci aveva educati secondo i suoi principi pi profondi in 83

un momento in cui stava iniziando a percepire la possibilit di una sua fine. Noi dovevamo essere i suoi sostituti in una societ immutabile, perch perfetta, ma egli non aveva fatto i conti con le possibili trasformazioni, che la realt chiamata a compiere per sopravvivere. Allimprovviso siamo anche noi, come lui, divenuti inutili e, piuttosto che vivere nascosti qui, preferiamo far perdere le nostre tracce. Ma nessuno si faccia illusioni. Passata la bufera, noi torneremo e chiederemo di occupare a pieno diritto il posto che ci spetta e che purtroppo momentaneamente e dolorosamente abbiamo preferito liberare in questo momento contingente. Vi abbracciamo e vi pensiamo. I vostri cari fratelli Ottavo-Nono

Un sorriso incresp le labbra di Quinto. Vi siete comportati, come da copione. Mi sarei meravigliato se avessi trovato qui stesi sui letti i vostri corpi senza vita. Mi sarei fatto tante domande e forse qualche dubbio sulle mie certezze mi sarebbe pur venuto. Comportandovi in questo modo invece, mi avete dato la conferma che quello che penso si avvicina molto alla realt e che non frutto del mio proverbiale pessimismo della ragione. Quello che ancora non so, e non immagino ancora minimamente, quando tornerete, cio quanto tempo occorre, perch questa fase eccezionale si chiuda, e torni la normalit. Quinto scopr che aveva ripreso ad avere fame e stavolta,, senza indugi e senza deviare, si diresse in cucina e si prepar una lauta colazione. Tanto pens non cambia niente.

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Settimo entr in cucina, mentre suo fratello stava sorseggiando un t nero e caldo. Aveva le occhiaie molto profonde, come se avesse pianto tutta la notte o si fosse addormentato non senza prima darsi piacere. Salve fratello! prontamente salut Quinto. Sembra che la nottata appena trascorsa non sia stata delle pi riposanti! Settimo non rispose, perch non aveva nessun interesse ad accettare la provocazione. Si sedette di peso su di una sedia accostata al tavolo e si port la mano sulla fronte. Io senza di lui non riesco a vivere. Disse rantolando. Lui mi stato sempre vicino, mi ha consigliato, spronato, indirizzato. Con lui io sono cresciuto e mi sono affermato nella vita. Tra noi non c stata mai una separazione e ora mi sento come se il mondo mi fosse crollato addosso allimprovviso. 84

Fai come me. Appena abbiamo un po di tempo ci ritiriamo in un placido e tranquillo monastero. Impariamo a zappare e coltivare, ci alziamo allalba e ci corichiamo al tramonto, leggiamo e cantiamo. Questa vita, fratello mio. Mentre stava per terminare la frase, il campanello della porta dingresso squill ed, essendo pi giovane dei due, Settimo si alz e si diresse verso lingresso per aprire, non senza aver detto prima la frase di rito: Chi sar mai a questora? Spalancando la porta, rimase paralizzato. Sul pianerottolo Maria e padre Faustino con le facce tristi per la circostanza porsero contemporaneamente la mano per fare le loro condoglianze al giovane. Settimo non alz la sua, ma si fece da parte per farli accomodare. Condoglianze vivissime disse padre Faustino. Abbiamo preferito venire per porgergliele personalmente, perch Maria ha molto insistito. Suo padre era molto amico del vostro e i due erano molto legati, oltre che da vincoli di et, anche da ideali comuni. Non dovevate disturbarvi disse il giovane con gli occhi fissi sul pavimento. Nessun disturbo volle prontamente precisare Maria con un sorriso radioso, che aveva preso prontamente il posto di quello mesto con cui si era presentata. Quando unazione si fa con molto piacere, la parola disturbo non esiste. Settimo fece strada, ma, arrivati al centro della stanza, dove era provvisoriamente collocato il feretro, si dovette fermare. Un odore nauseabondo lo invest, sopraffacendo quello molto intenso e piacevole di Maria. I due visitatori si fermarono prudentemente a distanza anche loro, si fecero il segno della croce e iniziarono a pregare. Padre Faustino and pi in l. Coraggiosamente tir fuori della tasca un fazzoletto profumato e se lo port al naso. Cos protetto si avvicin al feretro, si sedette e inizi a recitare le orazioni. Maria, facendosi di nuovo il segno della croce, dopo qualche minuto, comunic chiaramente a Settimo che ne aveva abbastanza e si diresse verso lingresso. Nellattesa che padre Faustino sbrigasse le sue incombenze, i due giovani si sedettero su di un divano, che era situato al lato sinistro della piccola stanza. Mi dispiace tanto, Settimo. So che eravate molto legati. Il suo allontanamento forzato e improvviso avr sicuramente sconvolto la tua vita. Anchio ho provato lo stesso sentimento di abbandono e la paura di non farcela a camminare da sola. Quella voglia di farla finita, di dire basta a questa vita ingrata, che non ci riserva che amarezze e delusioni. Vedendo che il giovane non rispondeva, anzi con gli occhi abbassati sembrava proprio che non la stesse ascoltando, Maria dolcemente, come lei sola sapeva fare, gli prese le mani tra le sue e cominci ad accarezzarle. Settimo sent improvvisamente che una falla si era aperta nel suo animo e che una valanga prorompeva inesorabile, spazzando via ogni difesa. Alz il suo viso e suoi occhi umidi incrociarono quelli della donna. Quanto era dolci gli occhi di Maria quella mattina soleva pensare Settimo, anche dopo tanti anni passati da quel momento. Solo mia madre era capace di guardarmi con tanta tenerezza e affetto, quando ero triste e svogliato pens in quel momento il giovane, rapito e incapace di opporre qualsiasi resistenza.

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Vediamoci, Settimo. Non devi vivere da solo il tuo dolore, perch esso risulter, cos, indistruttibile. Esci, svagati, incontra gente attiva e positiva, che ti dia la forza e il coraggio di uscire dal baratro in cui ti trovi. Io nel momento nero della mia disgrazia ho avuto la fortuna di conoscere padre Faustino, il migliore padre spirituale che abbia mai incontrato. Senza di lui io non saprei oggi dire con certezza dove sarei finita. Coraggio, anche tu dai la possibilit e la gioia al tuo prossimo di aiutarti. Nel pronunciare le ultime parole colme daffetto, la donna si port la mano di Settimo a contatto della sua guancia bollente e fu cos che la vide padre Faustino, uscendo dalla stanza in silenzio per colpa di quelle maledette scarpe di para. Il sacerdote si blocc, come se avesse visto il demonio in persona e spalanc gli occhi. Poi, accorgendosi che la sua presenza era stata notata e Maria aveva lestamente ritirato via la mano, si calm e torn a sorridere, anche se stavolta un po meno spontaneamente. Purtroppo, quando Dio comanda disse usando un tono ecclesiale, noi non possiamo ribellarci. La vita e la morte sono nelle sue mani e mai e poi mai luomo potr avere larroganza e la presunzione di sostituirsi a Lui. Noi non possiamo far altro che rendere i passaggi meno traumatici con la speranza che un giorno tutto questo dolore possa avere fine. Maria si era gi alzata e porgeva per lultima volta le sue sentite condoglianze e pi a bassa voce diceva: Vediamoci, Settimo. Lunione fa la forza. E tu in questo momento ne hai tanto bisogno. S, s, continuava a ripetere il padrone di casa, mentre anche padre Faustino si accomiatava. Poi chiuse la porta e si ferm, appoggiato con le spalle al legno, per riprendere le forze e darsi una calmata. Ti sei comportata molto male sent la voce alterata del prelato filtrare oltre l'uscio. Non ti posso lasciare un attimo da sola. E di rimando la voce della donna ancora pi alterata: Mi hai proprio stufata, Fausto! Poi sent la porta dellascensore aprirsi e rinchiudersi di scatto. A questo punto Settimo ebbe il coraggio di guardare dallo spioncino, per verificare se il pianerottolo era stato definitivamente liberato. Ma con somma meraviglia vide padre Faustino, che disperatamente cercava di fermare lascensore, che intanto era partito, portandosi con s solo la donna. Poi non avendo altra alternativa luomo si accinse a scendere le scale a piedi, muovendo la testa sconsolato.

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Mentre lentamente Settimo ritornava verso la cucina per finire la colazione, Secondo con cappotto e cappello e una busta da lettera, in mano si dirigeva verso la porta dingresso. Mostrava di avere molta fretta. Ebbe solo il tempo di dire:

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Torno subito. Il tempo di imbucare questa lettera. Se qualcuno viene per me, ditegli che star qui a momenti. Senza attendere risposta attravers la soglia dellappartamento e spar, chiudendosi la porta alle sue spalle. Usc dal condominio paterno e si ferm un attimo per respirare a pieni polmoni. Poi decisamente si diresse verso la sua auto parcheggiata di fronte. Era umida di brina, ma a lui non importava niente. Aveva preso la decisione di far giungere quel maledetto messaggio a sua moglie subito. Prima lo leggeva e meglio era. Col comando elettronico apr la portiera e si sedette, posando la busta sul sedile a fianco. Indoss la cintura di sicurezza, avvi il motore, quindi, part sgommando. Guid come un automa, senza essere cosciente. Per fortuna il traffico era ancora limitato. Lasfalto era bagnato e anche il vetro era umido. Azion il tergicristallo e sent un leggero languorino allo stomaco. Si ricord che non aveva fatto colazione e pens che avrebbe provveduto appena ritornato a casa. Il mostro va alimentato pens, mentre scendeva dall'auto di fronte a casa sua e si dirigeva verso il portone a lui tanto familiare. Estrasse le chiavi e apr il portone. Si avvicin alle cassette delle lettere e, dopo un attimo di esitazione, imbuc la missiva cos scottante. Poi usc di corsa come un ladro e torn nella casa di suo padre.

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Elisa si svegli stanca. Svegliarsi un modo di dire, perch quella notte non aveva chiuso occhio. La mattina seguente doveva andare al Centro analisi, per ritirare i risultati circa la sua gravidanza. Il giorno prima, senza dire niente a suo marito, perch voleva fargli una sorpresa, aveva portato per farle analizzare le sue urine in un contenitore sterile. In quella boccetta cera racchiuso gran parte del suo destino. Era felice, perch era sicura del risultato positivo. Il portare le analisi era stato per lei solo un atto compiuto per precauzione. Era certa di essere gravida, perch sentiva che dentro il suo corpo unaltra vita era nata e il miracolo si era compiuto ancora una volta. Era elettrizzata, perch era sicura che fosse femmina la nuova creatura che le cresceva in grembo e gi la vedeva l seduta di fronte a lei, grande e pronta ad ascoltarla, come una sorella. Come sarebbe stato bello per lei, che negli ultimi tempi non riusciva a tollerare la solitudine, avere una bimba da accudire per tanti anni, farsi compagnia e tornare bambina per esserle pi vicina. Far la casalinga non le aveva pesato. Finch aveva avuto il compito di crescere Matteo, non le era mai venuto in mente il fatto che potesse anche svolgere un lavoro fuori casa, visto che un po di tempo non le rimaneva mai. Ma i dubbi erano iniziati quando Matteo si era fatto grande, diciamo quando aveva iniziato a frequentare le scuole medie. Non cera giorno che non inventasse una scusa, per non farsi accompagnare a scuola o ad una festa di amici. Per il fatto che era scout, si sentiva autorizzato a credersi capace di sopravvivere in ogni evenienza e soprattutto in grado di sbrigarsela da solo, se si fosse trovato in difficolt. In poche parole la madre da un giorno allaltro si era trovata disoccupata, perch licenziata. Era 87

stato allora che le erano venuti i primi dubbi, circa il fatto di aver scelto in passato di fare solo la madre e la moglie. Un tempo forse, quando la donna aveva nellarco della sua vita pi di dieci gravidanze e altrettanti aborti naturali e non, lavorare fuori casa era veramente un problema (e lo sarebbe stato oggi anche per la previdenza sociale). Adesso, invece, con un figlio solo (e per giunta scout) il tempo libero si era molto dilatato. Non le restava che fare la moglie a tempo pieno. Ma anche qui il progresso della tecnica lavorava contro di lei: le macchine domestiche avevano completamente sostituito il lavoro della donna. Suo marito mangiava sempre fuori per motivi di lavoro e lei non aveva unamica a cui dire: Incontriamoci al tale pub, per prenderci un t. S, aveva limpegno della parrocchia, ma era un compito che non poteva durare per sempre. A lei piaceva stare con i bambini, fermarsi a chiacchierare con le mamme e con i giovani in procinto di sposarsi, dare dei consigli e mettere al loro servizio la propria esperienza. Ma pi il tempo passava e pi si accorgeva che per molte persone la religione era pi un abito da usare nelle occasioni convenienti e da lasciare nellarmadio nelle altre. Ogni giorno parlava con donne cattoliche separate e legalmente divorziate (per colpa del marito naturalmente), abortiste per necessit inconfessabili o per banali motivi di salute, che facevano uso di contraccettivi meccanici e chimici (sempre per motivi di salute avendo gli ormoni scombussolati o il marito malato di qualche infezione sessuale contagiosa). Lei risultava lunica fortunata ad avere un marito innamorato, sano e gli ormoni come si deve. Per lei era facile non sgarrare ed essere la prima, ma non si doveva fare illusioni, le sussurravano le sfortunate, perch Dio vede e sa tutti i problemi delle persone e per loro, ultime su questa terra, non ci poteva essere che un meritato primo posto nellaltro mondo. Lei rispondeva con un sorriso dolce di accettazione e ci faceva ancora pi arrabbiare le donne che la isolavano sempre di pi. Ecco perch questa nuova gravidanza le riempiva lanimo e la vita. Laspettava. Infatti non aveva mai usato contraccettivi e sapeva che da un momento allaltro poteva rimanere incinta. Lei aspettava solo il comando del Signore, ma sfortunatamente le innumerevoli e non controllate gravidanze cattoliche non si erano mai realizzate e lei si era dovuta difendere sempre dalle domande insidiose del proprio padre spirituale, che le chiedeva sempre pi insistentemente se era certa che suo marito non usasse qualche marchingegno per non metterla gravida (nel buio tutto possibile) e alla risposta negativa della donna, il santo padre s'informava se i rapporti intimi erano sempre regolari e quanto regolari. Infine la consigliava di pregare pi intensamente. Con questa gravidanza provvidenziale era tutto risolto e le pettegole sarebbero state tacitate, mentre lei con la sua meravigliosa bambola, stretta al seno, sarebbe entrata nella chiesa gremita di gente e tutte si sarebbero voltate a guardarla.

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Elisa, uscita sul pianerottolo, chiam lascensore. Abitando al quinto piano sarebbe stato normale prendere in passato lascensore, ma caparbiamente aveva sempre preferito fare ginnastica e scendere e salire le scale a piedi. Le sembrava un controsenso iscriversi ad un corso di ginnastica e poi prendere lautomobile per compiere un breve tragitto o risparmiare i suoi muscoli, privandoli di qualsiasi sforzo. Quel giorno per era di tuttaltro parere, dovendo provvedere ad unaltra creatura: era meglio economizzare le forze e non commettere stravaganze. Si sent strana, chiusa in quella cabina, e la discesa le procur una sensazione di vuoto allo stomaco. Fortunatamente tutto and per il meglio e una volta a terra ringrazi il Signore, per la protezione accordatale. Senza farci caso, pass davanti alle buche delle lettere allineate, e istintivamente una volta superatele, si gir indietro e vide qualcosa di bianco nella sua buca, che era lultima a destra. Nonostante fosse sicura che la busta in questione contenesse pubblicit (chi mai potrebbe scrivermi pens, se non qualche agenzia che vuole lanciare un nuovo prodotto o forse per lui), fu colpita dalla curiosit e torn indietro. Appena ebbe in mano la busta e, guardatala con pi attenzione rimase di stucco: sulla facciata principale cera scritto: Alla mia amata Elisa. Conosceva benissimo la scrittura di suo marito e non solo la scrittura, ma in quel momento pens che sicuramente qualcosa le sfuggiva del suo amato, perch non comprendeva che bisogno avesse di scriverle una lettera se si incontravano ogni giorno. Ebbe un brutto presentimento, e il primo pensiero fu che Secondo si fosse innamorato di unaltra donna e non avesse il coraggio di dirglielo apertamente. Questo sospetto dur pochissimo, perch, conoscendolo, tutto poteva pensare, allinfuori che lavesse tradita. E poi uno che tradisce difficilmente ha la faccia tosta di confessare ladulterio, scrivendo a caratteri cubitali sulla busta: Alla mia amata Elisa. Con le mani che le tremavano, strapp la busta e inizi a leggere quel foglio, fitto fitto di caratteri piccolissimi e ordinatissimi. Non aveva ancora voltato facciata che sent il bisogno di sedersi sugli scalini, perch le gambe iniziavano a tremarle e a dare segni di cedimento . Poi si dovette fermare per un po, dal momento che le lacrime avevano riempito i suoi occhi e non vedeva pi niente. Appena fu possibile, fin di leggere e finalmente pot dare sfogo liberamente al suo pianto. Vedeva gi il corpo del suo amato in una bara e lei sola ad accudire la sfortunata figlia, che non aveva fatto in tempo a vedere vivo il suo pap. Unangoscia indescrivibile la prese e anche lei inizi a provare lo stesso sentimento di rivolta, che il suo amato aveva gi provato. Fu un attimo e in seguito si vergogn tanto per questa falla, che stava per aprirsi nella corazza della fede. Subito si riprese, pensando che, se Dio aveva organizzato il tutto cos, una ragione sicuramente ci doveva essere e la Sua Provvidenza non poteva che avere una finalit buona, anche se al momento ignorata. Si sent meglio. Si asciug gli occhi e conserv la lettera nella borsa, dopo aver piegato diligentemente il foglio. Usc.

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Il Centro analisi non era molto lontano da casa sua, per questo motivo aveva coperto la distanza a piedi. Entr e si diresse subito verso lo sportello autorizzato a rilasciare i risultati. Era impaziente e, balbettando, pronunci il suo nome e cognome. Una bella signorina, con camice bianco, le sorrise ed Elisa pens che le sarebbe piaciuto se un giorno sua figlia avesse assunto le sembianze di quella ragazza. Poi, appreso cosa doveva cercare, la giovane si volt e apr uno schedario. La cosa curiosa consisteva nel fatto che il tempo passava e la ragazza non si voltava, ma continuava a cercare sempre pi insistentemente. Poi si volt con niente in mano e si avvicin al telefono. Fece un solo numero e chiese che fine avessero fatto i risultati delle analisi della signora. Ascolt la risposta e riagganci. Mi dispiace disse, Il direttore vuole vederla e laspetta nel suo ufficio. Elisa si sent sprofondare. Per quale motivo un direttore di un centro analisi convoca la cliente, che ha fatto nel suo laboratorio un banale test di gravidanza? Non certo per farle gli auguri o consolarla in caso di esito negativo. Questo era il secondo attacco dangoscia e pens che la giornata non era delle migliori. Come un'automa segu le indicazioni e senza essere cosciente si trov seduta davanti ad unimmensa scrivania di legno nero e lucido. Dallaltra parte un giovane dottore le sorrideva in modo esagerato e ci la preoccup ancora di pi. Mi scusi se lho fatta chiamare qui nel mio studio, ma le devo confessare una cosa che mai e poi mai avrei voluto che accadesse nel mio centro. Elisa faceva un po di difficolt a seguire il significato delle parole delluomo che le stava davanti, ma soprattutto non riusciva a capire dove volesse andare a parare. Io conosco da tempo suo marito e la cosa mi riempie di una tale vergogna che non ho avuto il coraggio di mandarlo a chiamare e ho preferito parlare con lei, per chiederle un immenso favore. Con molto tatto gli deve spiegare che i risultati delle analisi, che gli sono stati dati qualche giorno fa, non corrispondono al suo vero stato di salute, ma a quello di un altro paziente. Purtroppo per un errore del nostro operatore al computer, c stato un tragico sbaglio e a suo marito sono finiti in mano i risultati di un altro. Queste notizie ci fanno sorridere, se le apprendiamo dai giornali, ma, se capitano nel centro che tu dirigi, una tragedia. Elisa non sapeva se ridere o piangere. Le sembrava tutto cos assurdo. E i risultati delle mie analisi sono pronti? ebbe la lucidit di domandare. Il direttore torn a sorridere e le porse la busta. La donna senza dire niente si alz e usc. Raggiunse la prima panchina del parco e si sedette. Apr la busta e sapeva gi quale sarebbe stato il risultato. Infatti a caratteri cubitali cera scritto: NEGATIVO.

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Secondo stava parcheggiando la macchina vicino la casa di suo padre, quando vide accostarsi al portone Roberto. Apr velocemente il finestrino e grid: Roberto! 90

Luomo si blocc e cerc di capire da dove provenisse il richiamo e chi fosse lemittente. Poi, vedendo un braccio sporgersi dal finestrino e agitarsi, rispose: Ciao Secondo! Aspett che lamico parcheggiasse con calma e, quando gli si avvicin, lo abbracci con affetto. Da quanto tempo non ci vediamo. Avrei preferito incontrarti in altre circostanze" disse. Ho saputo della morte di tuo padre e me ne dispiace. Purtroppo la vita non sempre benigna con noi. Sincere condoglianze. Come sta tua sorella? Bene, penso. E tu? Uno schifo, come sempre! Allegria! Lasciamo perdere. Te ne parler dopo. Ora voglio vedere mia moglie. Salirono in silenzio. Secondo apr la porta con le sue chiavi ed entrarono nellappartamento, che nel frattempo era saturo di un odore acre e nauseabondo. Aspetta qui, che vado a chiamare Quarta. Si allontan. Si sent un vociare nella stanza attigua. Poi comparve la donna con la sua solita aria aggressiva. Roberto disse. Non mi potevi lasciare in pace almeno in questi frangenti? Scusami, Quarta. Volevo porgerti le mie condoglianze. Ti sono veramente vicino in questo momento di dolore. Come sei gentileIn altri momenti non te ne sei fregato del mio dolore. Neanche tu sei stata molto delicata con me. Te lo meritavi! E gi! Tu sei la santa! Sei forse venuto per litigare, come sempre? No! E che voglio chiederti un favore. Devi riprenderti Samanta! Non ce la faccio pi. Ho bisogno di un po di pace e con la presenza di nostra figlia non riesco a trovarla. Ho capito! Ti sei innamorato e nostra figlia ti di impiccio. Come sempre non hai capito niente! Come sempre Tu sei il razionale e io lemotiva. Ti dispiace se ci sediamo e ne parliamo con calma? Quarta fece strada, introducendolo in un salottino laterale allingresso. Si accomod su un divano e con un gesto del braccio gli intim di sedersi al suo fianco. Roberto si lasci cadere e, sprofondando, si port la mano alla fronte massaggiandola. Si notava che era a disagio, nervoso e stanco. La donna ne approfitt per ricordargli: Tu rappresenti la met del cielo. Quella che finora ha comandato, ma scordatelo. Oggi le cose sono cambiate. Le donne non sono pi quelle di una volta: abbiamo preso coscienza e siamo agguerrite. La nostra meta non pi terra di conquista e di devastazione da parte di voi maschi. Abbiamo alzato le nostre mura e a nessuno pi permesso profanare le nostre praterie Smettila, una buona volta con questa litania! esplose Roberto, guardandola fisso negli occhi. Sono rabaccia da Anni Settanta. Ormai avete vinto, lo ammetto. Agli sconfitti stato sempre concesso nel corso della storia, per, una pace onorevole. Non siamo gli ultimi arrivati. Abbiamo dominato per dodici mila anni, che non sono una bazzecola. Abbi almeno un minimo di rispetto! E sia! intervenne Quarta magnanima. E ora che cosa cerchi? 91

Non cerco niente. Ero solo venuto per dirti che non ce la faccio pi e che ti scongiuro di riprenderti Samanta. Perch il paparino, cos disponibile e affettuoso davanti al giudice, pronto ad accudire la sua creatura da buon maschio materno, ad un certo punto si accorge di non essere in grado di fare quello che milioni di donne hanno sempre saputo fare nel corso della storia? Ha forse finalmente compreso che accudire i figli molto pi gravoso che fare la guerra, andare a caccia e portare la pappa ogni giorno per i suoi cuccioli e la sua femmina? Forse che la storia va riscritta alla rovescia? Lascia perdere le questioni planetarie. Poco ci manca che mi attribuisci le colpe della fame del mondo, del terrorismo, dellinquinamento non pi sopportabile e di non so quale altra tragedia cosmica. Io voglio solo esprimerti il mio disagio personale, perch a me successo un guaio e da quel giorno non ho pi pace. Vai, allora, con il servizio, povero maschio sciovinista! Il problema che Samanta ha unamica del cuore, che si chiama Eulalia. Complimenti per il nome. Ma io non sono responsabile. Sar stato sicuramente suo padre a sceglierlo. Solo ad un uomo poteva venire in mente una tale assurdit. Sar stato un assiduo visionatore di quei programmi hard in cui la donna ridotta a mero oggetto di piacere di maschi musulmani e poligamici. Non ho fatto unindagine a proposito. Ma il fatto sta che ha diciottanni. Gli stessi di Samanta. S E che vuoi? E forse proibito ad una donna diventare maggiorenne? Preferiresti che rimanessimo sempre minorenni in modo da fare di noi quello che pi vi piace? Ti piacciono le schiave? Vorresti che si tornasse indietro nel tempo e fosse ufficializzata la tratta delle schiave? Non hai che da votare a destra, insulso reazionario Ma perch non la smetti di dire sempre fregnacce, santo Iddio! Io sto male e ti chiedo aiuto. E mai possibile che almeno una volta non ti comporti da stupida? Che vuoi sono una donna E allora se non ne puoi fare a meno, dimenticalo almeno in questo momento. Te lo chiedo per carit di Dio. Pure religioso sei diventato. La religione, si sa, stata sempre dalla parte dei potenti, maschi, e le donne intelligenti le ha bruciate, in nome di Dio. Di nuovo con le questioni metafisiche. Scusami, parla, io sono democratica e ho piet per i poveri disgraziati come te. Alleluia! Ora cuciti la bocca e ascoltami! Parla Salomone. Il fatto che da un mese Eulalia scappata di casa ed essendo maggiorenne non ha minimamente preoccupato i suoi genitori, anche perch venuta ad abitare da noi con la sua cara amica Samanta. E fin qui non ci trovo niente di sconvolgente. A tutti successo nella fase preadolescenziale di voler fuggire da casa e andare ad abitare a casa dellamica del cuore. E ci la cosa pi tranquillizzante che ci sia. E allora? 92

Il fatto che da alcuni giorni non trova di meglio che darmi il buongiorno, infilandosi sotto il piumone del nostro letto matrimoniale, dichiarando spudoratamente che soffre terribilmente il freddo nel suo letto e che solo vicino a me trova la pace corporea e la giusta temperatura esterna. Ma se ci non bastasse, si prende delle libert: incomincia a sfregare le sue gambe tra le mie, si contorce tutta e sfrega con il suo torace contro il petto del sottoscritto. Poi dal momento che ha superato la temperatura ideale, per abbassarla, incomincia a togliersi il pigiama e rimane nuda come mamma lha fatta. E come fatta? Sar una di quelle ragazze anoressiche, tutte ossa No, anzi, perfetta. Ha seni meravigliosi e sodi. Cosce ben tornite e vellutate. E tutta lopposto di te. Cristo! interruppe Quarta. E tu che fai? Niente! E come se avessi vicino Samanta. Oggi sono arrivato al punto di urlare, come un matto, per farla andare via dalla mia stanza e sono giunto al punto di tirarle uno schiaffo. Bravo! Su questo sono daccordo con te. Quando se lo meritano, se lo meritano, queste ragazzine strafottenti e prive di rispetto. Che si pensano! Non sono ancora nate e gi si credono donne fatte. Ma non sono altro che misere puttanelle. Si vogliono provare? Che si provino con quei rincoglioniti della loro et. Cos fanno paio. Hai fatto bene a parlarmene. Mi sento generosa. Domani torno a casa e le faccio capire chi che comanda. Anzi, adesso che ci penso, credo proprio che tu hai bisogno di una guida. Per farti piacere penso che riporto tutte le mie cose a casa nostra e riprendo possesso di ci che mi appartiene. Una mia presenza per un po di tempo vicino a te penso che pu servire per scoraggiarla e metterla a posto. Non puoi immaginare che esempio negativo pu essere per Samanta. Lei ancora una bambina. Ci vorr tempo e tanto tatto. Ma io sono paziente e cocciuta. Alla fine la spunter come sempre. E quello che mi aspettavo che mi dicessi, conoscendoti da tempo. Roberto si alz risollevato. Le offr la mano e, baciandola sulle guance, si conged. A domani disse uscendo dalla porta, mentre Quarta pensava tra s e s: E sempre un bel figo, quello stronzo.

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Prima, nel percorrere la strada che lavrebbe ricondotta a casa, si sentiva pi sollevata. Dopotutto non una grave incombenza" pensava. Io ci vado spesso in campagna e al limite, quando mi trovo in un periodo in cui assolutamente non mi posso muovere dalla citt, avviser Antonio che abita l vicino e sar lui a portarle da mangiare. Nella vita si trova sempre una soluzione, basta volerla. Si era fermata ad un incrocio e aspettava pazientemente che scattasse il rosso, quando vide un giovane dallaspetto molto trasandato, che le veniva incontro. Indossava dei pantaloni sporchi e strappati in pi punti, una camicia a quadroni portata fuori dei pantaloni, un paio di 93

sandali nonostante fossimo a dicembre, ma soprattutto una capigliatura senza forma e colore, che dava lidea di unto. Mentre la donna pensava con tristezza che eravamo nel 1993 e non nel 63, anche se una cosa era rimasta immutata in trentanni: lo spreco delle energie giovanili, una fitta le paralizz il respiro. Ebbe la forza di premere il pulsante e abbassare elettricamente il vetro alla sua destra. Si accost e grid: Ehi Decimo. Che ti venga un colpo! Il giovane si blocc come paralizzato e rivolse lentamente lo sguardo verso lauto da cui era partito lurlo. Vide un viso sorridente, che si sporgeva dal finestrino, e una mano che attirava la sua attenzione, nonostante non ce ne fosse bisogno. Quando comprese che si trattava di sua sorella, sembr oscurarsi in volto, poi si fece forza e si avvicin alla macchina. Salta su, imbranato, gli intim Prima, aprendogli lo sportello. Il giovane rimase un attimo nellindecisione se accettare o andarsene, poi opt per la soluzione pi comoda. Sei un gran bugiardo! Ma le sorprese le sai fare a meraviglia disse Prima abbracciandolo forte, dopo averlo attirato a s. Fu a quel punto che prov una strana sensazione: non solo luomo rimaneva impassibile e duro, come un manichino, ma la cosa che la sciocc fu che puzzava in modo nauseabondo. Che abbia preso un abbaglio, che non sia lui, che mi sia tirato in macchina uno sconosciuto? Oddio che star pensando? Che sono una vecchia sporcacciona, che con la scusa dello sbaglio mi butto sopra un maschio? Si stacc dallabbraccio e si allontan il pi possibile da quellindividuo, per quanto labitacolo di unautomobile possa consentire, per guardarlo meglio e fugare cos ogni dubbio. Questo intanto aveva abbassato il viso e guardava il pavimento dellauto, mentre i capelli lunghi e senza colore gli coprivano le guance. Ehi, guardami gli url. Oddio, sei proprio Decimo, ringraziando il Signore. La donna non sapeva cosa fare. Aveva risolto il rebus dellidentit, ma non aveva dipanato ancora il mistero di quel travestimento. Sapeva che gli intellettuali americani in fatto di eleganza non sono da prendere come esempio, ma secondo lei suo fratello aveva proprio esagerato. Allimprovviso ebbe unidea risolutiva: ingran la marcia e si diresse verso il parco della citt. Trov un posto nel parcheggio. Ora parliamo. Raccontami che cosa ti successo o giuro, quanto vero Iddio, che ti sculaccio, qui, seduta stante. Decimo si port le mani al viso, ma non pianse. Non sono mai stato negli Stati Uniti disse tutto dun fiato. Lui sapeva tutto, lui ha organizzato ogni cosa nei minimi particolari. Lui chi? url Prima, nonostante non ce ne fosse bisogno. Nostro padre! Egli dopo il fallimento con Ottavo-Nono aveva puntato tutte le sue aspettative su di me. Io dovevo rappresentare il suo trionfo. Io dovevo dimostrare che egli era ancora in grado di generare esseri superiori, capaci di camminare con le proprie gambe e alloccorrenza spiccare il volo. Egli pretendeva da me qualcosa che mi era impossibile far vedere di possedere. E allora amplific con linganno le mie qualit. Si affid a maghi della trasformazione, della chimica e della medicina. Fui seguito, analizzato, controllato e dopato in ogni azione della mia vita. Voleva rendermi superiore a tutti i costi e mi ha reso schiavo, succube e dipendente. Quando si rese conto di ci che aveva fatto, si invent la trovata dellAmerica per giustificare a voi il mio allontanamento, dove io avrei conseguito una 94

preparazione superiore, mentre mi rinchiudeva in un ospedale per farmi disintossicare. L ho trascorso i peggiori anni della mia vita e solo da qualche mese mi hanno dimesso, non perch sia guarito, ma perch egli non ha fatto pi arrivare la retta mensile, perch ormai si era completamente dimenticato di me. Prima lo guardava incredula. Se le avessero detto che pochi minuti prima del loro incontro Decimo era finito sotto un camion e aveva perduto la ragione di colpo, ci avrebbe creduto, senza il minimo dubbio. Ma Decimo domand Prima. Che cos tutta questa pagliacciata? Decimo non rispose. Forse per lui la sua situazione esistenziale era una cosa serissima e mai e poi mai avrebbe pensato di essere un pagliaccio. Poi quasi urlando allimprovviso disse: Ti sembra che abbia voglia di divertirmi nel mio stato? chiese. Per te, cara sorella, la vita stata sempre una passeggiata. Eri la sua preferita: ti rispettava e ti idolatrava. Eri la grande, la sua prima opera darte e ci teneva tanto a te. Io non rappresentavo altro per lui che un giocattolo, uno strumento nelle sue mani per rendere fattibile la sua ultima chance. Non ci credo!" Url Prima come unossessa. Tu mi stai mentendo! Ti stai prendendo gioco di me. Hai fatto fortuna in America e non vuoi condividere con noi il frutto dei tuoi successi. Me lo hai detto per telefono che l ti vergognavi di noi, che volevi ignorare la nostra banale esistenza, che tua moglie era ricca e potente Che moglie e moglie interruppe Decimo. Non sono neanche sposato, perch non ho trovato una disgraziata, pi disgraziata di me, che si facesse avanti. Oh Dio, oh Dio! Non ci capisco niente. Mi sento finita in uno di quegli incubi, che mi prendono da quando ero bambina, e non riesco a capire se sto sognando o vita vera." Purtroppo, certe volte la vita vera molto pi mostruosa degli incubi che la nostra torbida fantasia riesce a creare e io ne so purtroppo qualcosa. Vorrei anchio svegliarmi e scoprire, con sommo piacere, che la mia esistenza ben diversa da quella che apparentemente sembra e che ho davanti un cammino radioso da percorrere senza sforzo alcuno. Neanche la pubblicit sarebbe in grado di mascherare la mia vera realt. Prima si port le mani agli occhi e decise che non ce la faceva pi a resistere senza sfogarsi: scoppi a piangere e Decimo cap che la sua sorella credulona ormai si era convinta di quello che lui le aveva detto. Troppo credulona lei o troppo bravo io? pens, lasciandosi andare sul sedile.

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Decimo entr con passo deciso nellalbergo che aveva scelto, conoscendolo bene. Era ben vestito e laddetto alla ricezione fu contento che una persona cos perbene avesse scelto tra tante possibilit, che la citt offriva, proprio il suo luogo di lavoro. Posso esserle utile, signore? 95

Credo proprio che lei sia la persona giusta al posto giusto al momento giusto. Non posso pretendere di pi, non le pare? Lo credo anchio. Ora mi dica in che cosa posso esserle utile. Semplicemente avrei bisogno di una stanza per un numero di giorni che ancora devo definire. Benissimo. Nessun problema. Siamo qui per questo. Vediamo. La stanza numero 10 la migliore che abbiamo, come servizi e luminosit. Vuole che mandi qualcuno a prendere il suo bagaglio in macchina? Non ce n bisogno. Sono arrivato in aereo e ho solo la mia ventiquattrore. Bene. Mi lasci i documenti e lanticipo. Provveder subito a farla accompagnare nella sua stanza. Posso fare da me, grazie. Decimo con eleganza e con passo deciso si avvi verso lascensore e, aperta la porta, scomparve. Una volta entrato in stanza, si avvicin alla finestra e la spalanc. Un profumo penetrante di oleandri lo invest. Solo nella mia citt possibile respirare unaria cos profumata. Ora sono veramente sicuro di esserci. Guard lontano e vide le finestre di casa sua con le persiane chiuse. Stanno vegliando il vecchio, pens. Ora provo a telefonare." Era sicuro che gli avrebbe risposto Prima. Ricordava bene le consuetudini di casa sua, ma questa volta si sbagli. Sua sorella ormai aveva ricoperto il compito di capofamiglia in sostituzione di suo padre e non spettava a lei rispondere. "Non le posso dire che sono a pochi passi da lei" pensava, mentre aspettava che la donna gli rispondesse. "Mi credono in America a fare fortuna e non sanno che l'America l'ho trovata qui nel mio paese. Devo scombussolarli con una serie di bugie. Non posso dire la verit. Non me lo perdonerebbero mai." "Prima, ti sento lontana. Grida! Io sono a Washington!"

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Decimo ripose la cornetta al suo posto. Si sdrai sul letto e, incrociando le mani sotto la testa, si mise a pensare. Poi di scatto riprese la cornetta e fece un numero. "Monica" disse appena sent la voce. "Da quanto tempo." "Decimo, Cristo! E' un'eternit che non ti ci sente. Pensavo che fosti fuori piazza." "Ti piacerebbe, eh!" "E perch mai? Mica siamo concorrenti?" "Per la madonna, concorrenti no! "E allora, che cazzo vuoi? "Voglio,vederti!" "Adesso?" 96

"S!" "Ho un cliente sottomano che vale molto pi di te." "Non ci credo!" "Fai un'offerta!" "Due bigliettoni!" "Te ne dar tre" "Vengo! Dimmi solo dove sei." Decimo le disse dove soggiornava momentaneamente e torn a pensare. Poi di scatto si mosse e prese in mano la cornetta. Fece un altro numero. "Barbara", disse. "Sono Decimo." "E che cosa vuoi?" "Ti voglio!" Barbara trasal. "Sono tanti anni che non ti fai sentire, mostro. E ti presenti oggi come se non fosse passato che un giorno. Nel frattempo mi sono sposata e ho due figli." "E chi se ne frega. Non ti voglio mica in moglie." "E gi, lui vuole solo scoparmi. Degli aspetti burocratici lui se ne frega. E' stato sempre cos: appena sent puzza di matrimonio, se la squagli." "Ti volevo troppo bene." "Sei commovente, ma a me non la fai." "E perch mai: al suon di quel metallo ogni virt s'inchina." "Sai che te ne devi fare di quel metallo?" "No, dimmelo. Anche se me lo immagino." "Mettitelo in culo." "Ti ringrazio. Sei molto gentile. Ti volevo solo proporre un'ammucchiata a tre. Due sono gi disponibili, ci manca il terzo." "Vattelo a cercare tra le tue amiche. Non siamo tutte uguali, come tu pensi." "Ma va l. Siete tutte uguali. Sono millenni che lo offrite a pagamento. E' solo una questione di prezzo. Qual il tuo?" "Il mio prezzo fuori della tua portata." "Vediamo" "Ti sembrer sciocco, ma io credo nell'amore." "L'amoreSembri un'adolescente. La vita non ti ha insegnato niente, bambina? Quando ti convincerai che giunto il momento di crescere?" "La vita mi ha insegnato che si pu essere felici, amando un uomo e costruendo con lui un percorso fatto di comprensioni e tenerezze." "Sei proprio fottuta. Mi fai pena." "E tu mi esalti." "Vai a farti fottere!" "S, ci vado, ma da mio marito." Decimo pos il ricevitore nella forcella e si mise a pensare. Barbara era sempre stata una santarellina: una di quelle che te lo d, ma con parsimonia, dopo essere stata pregata e rassicurata. Lo considerano il loro bene prezioso, che 97

non possono sciupare o inflazionare. E' lo strumento che usano per fotterti; ne hanno una tale alta considerazione che lo scambiano solo con la contropartita del matrimonio. Niente male per una puttanella qualsiasi, che non in grado di fornire neanche una prestazione extra. Per questo tanti anni fa l'ho mandata a farsi fottere; era cos stupida che non riusciva ad afferrare il concetto base. Monica invece era tutta diversa: una ragazza intelligente, raffinata e moderna. Lei sapeva cogliere la palla al balzo e sapeva fiutare l'affare. E allora perch ho telefonato a Barbara? Per sfotterla e verificare se dopo tanti anni aveva messo la testa a posto e se posso annoverarla tra le persone intelligenti. Io di donne ne posso avere a iosa, perch me lo posso permettere. 'Un'hostess per ogni tipo di viaggio' il motto dell'agenzia, che ho messo in piedi da un po' di anni e che mi rende quanto una miniera d'oro, specialmente dopo la caduta del muro e il crollo del Comunismo. Santo crollo: di manna n' arrivata a vagonate; tutte smaniose di trovarsi un protettore e mettersi a lavorare dopo anni e anni di inattivit. Il Comunismo le aveva fottute: aveva loro tolto ogni spirito d'impresa, d'iniziativa privata, di gioia di vivere. Le aveva castrate e ridotte a bambole frigide. Arrivate in Italia, pensavano di essere arrivate in America: tutte volevano fare soldi a palate come top model, attrici, presentatrici, ballerine e non sapevano aprire bocca, muovere un passo, insomma niente che si possa definire in nessun modo arte. L'Americacerto che siete arrivate in America, ma America solo per chi ci sa fare. Datevi una mossa diamine! Alcune hanno capito e si sono affidate ad agenzie serie e preparate, che nel frattempo erano nate come funghi. Io non sono stato da meno: l'intelligenza per adattarmi ad ogni nuova situazione non mi manca e lavorare non mi ha mai infastidito. Il telefono, che aveva accanto, all'improvviso squill e Decimo balz a sedere. "Pronto" disse. E l'altro: "C' la signorina Monica che l'aspetta gi." "Le dica che sto arrivando."

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"Cristo, Decimo un'eternit che non ti fai sentire. Come vanno gli affari?" Monica era seduta su un divano della hall con le gambe accavallate e quasi completamente scoperte. Erano bellissime, tanto che tutti quelli che passavano non se la sentivano di non lanciare un'occhiata compiaciuta. Non era volgare, anzi. La figura era alta e slanciata, molto fine e delicata. "Una bella bambola" pens Decimo. "Se non fosse per quegli occhi diabolici, che non riesce a mascherare e per quelle tettine a tazza di caff che a me fanno schifo..." "Amore, sei sempre pi bella. Quasi quasi faccio una sciocchezza e ti lego a me per tutta la vita!" "Calmati, cocco. Il matrimonio non fa per noi. E' roba paleolitica. Se sto qui perch quando tu mi chiami sempre per propormi un affare. Non perdiamo altro tempo, sputa il rospo."

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Decimo le sorrise e la guard con tutta la dolcezza che sapevano esprimere i suoi occhi. "Monica, mi sono messo in proprio" le sussurr. "Non una novit. So che nella capitale hai messo su un'agenzia di collocamento per signorine di tutto il mondo e che va anche molto bene. Roba di lusso per gente di lusso." "S, vero, non ho mai nascosto il mio lato debole e sentimentale: se non faccio del bene, non riesco a dormire la notte. Ma stavolta un'altra cosa: ho fatto un salto ed ho arricchito la mia attivit. Sta per arrivare in Italia una valanga di roba buona, tutta roba chimica, altamente sofisticata. Non posso lasciarmi sfuggire l'occasione. Devo entrare nel mercato, altrimenti sono fottuto. Ho preso gi i dovuti contatti. Sono pronto. Mi servono ora solo una serie di corrieri di grosso calibro. Tu devi essere il mio corriere nel mondo della moda. Per il resto ci penso io. Ti va l'idea?" "E me lo chiedi? Io credo nell'amicizia e non ti lascerei mai solo a cavar con le mani le castagne dal fuoco." "Vediamoci uno di questi giorni e fissiamo tutto nei minimi dettagli." "Okey, adesso devo proprio andare. Ho un cliente che vuole essere accompagnato ad una cena importante e vuole far ingelosire sua moglie, che star a guardarlo di fronte al televisore." "Ma come, mi avevi assicurato che rimanevi da me?" "S, per tre bigliettoni? Sai che me ne faccio io di tre bigliettoni?" "Non lo voglio sapere, perch lo immagino e non ho voglia di ascoltare sconcezze, stasera." "A presto, cocco." Monica si alz in maniera felina e nello stesso modo se ne and, mentre Decimo pensava senza volerlo, d'istinto: "Che donna. Ci sa proprio fare. La conosco da pi di dieci anni e sono sempre pi convinto che proprio il tipo di donna che domani ci fotter."

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Dopo aver cenato, sal nella sua stanza. Non aveva voglia di uscire. In fin dei conti suo padre era morto e lui era in lutto. Una serata diversa dal solito era ci che gli serviva ogni tanto. Si sdrai sul letto. "Devo farmi vedere domani, ma come? Devo dire la verit? Non sarebbe da me, n posso giocare ancora la carta americana: fa solo ridere. La cosa migliore che continui a mentire; devo catapultare loro addosso tali e tante bugie che alla fine non devono capirci pi niente. Mi devo camuffare da vittima. Le vittime sono sempre pi bene accette dei carnefici. Siamo veramente un popolo di ipocriti." Non fece in tempo a pensare altro che si addorment di colpo.

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Decimo, lavato e messo a punto, stava seduto vicino a suo padre e faceva finta di pregare. Invece pensava: "Te ne sei andato al momento giusto e dopo di te non so proprio chi sar in grado di prendere il tuo posto vuoto. Sei stato un grande mediatore o hai saputo far finta di esserlo, ma adesso i tempi sono cambiati e tu eri ormai inadeguato. Oggi non pi momento di mediare; ci sar un po' di caos ad arte e poi lui il Regolatore senza regole prender il potere nella nostra famiglia e porter ordine e affari. Sembrer una rivoluzione, ma tutto sar solo apparenza. L'importante che tutto sia liberato da impacci che le ideologie e la morale continuamente apportano. Dobbiamo tornare alla libert vera, grande e smisurata, in cui, comanda l'uomo che dimostra nei fatti di essere capace di farlo. E' troppo composita la nostra societ e il denaro l'unico collante che possa tenerci uniti. Poi torner di nuovo il Grande Mediatore sotto mentite spoglie e tutto torner come prima. Solo gli stolti penseranno che tutto sia mutato, ma ci riguarder solo la forma, perch l'essenza rimarr intatta."

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A mezzogiorno tutti e dieci fratelli erano seduti a tavola ai loro posti di sempre. Fu naturale che Prima si alzasse e, dopo uno sguardo semicircolare, si mettesse a parlare. "Fratelli" disse. "Egli irrimediabilmente e definitivamente morto. Tra pochi momenti noi lo accompagneremo l dove riposer per sempre. In questo momento non mi sento di giudicarlo. Troppo poco tempo passato da quando ci ha repentinamente e, senza preavviso, reso orfani. Altre volte aveva dato segno di essere stanco e affaticato, di non essere pi in grado di svolgere il suo ruolo dirigente. Ma ogni volta egli ha superato la crisi, dando prova di immortalit, tanto che tutti ci stavamo convincendo che la sua dote principale fosse l'immortalit. Quando ormai c'eravamo liberati da ogni dubbio, ecco che egli implode miseramente. Anche se qualcuno di noi, sopraffatto dal dolore, si metter in testa l'insana idea, frutto di nostalgia e interesse, di farlo tornare in vita, non potr che sprofondare nel ridicolo. Questo poco, ma sicuro. Quello che succeder dopo, dipende da noi: potremo tenere unita la famiglia, pi di quanto non lo sia stato nel passato; potremo scatenare i nostri sentimenti pi egoistici e pensare ognuno per s; potremo fingere che niente sia successo e continuare a procedere sulla vecchia strada, che lui ha tracciato da giovane e smarrito da vecchio; potremo affidarci ad un altro uomo, mandato dalla Provvidenza, come se il primo non fosse bastato. Tutto possibile e i mezzi non ci mancano. Se questa la verit, per, nessuno si deve illudere che ci significhi che si possa completamente voltare pagina. 100

Questa l'unica cosa che non ci concesso, neanche di pensare. Egli nel bene e nel male stato il nostro capo e la nostra guida. Egli nella fortuna e nei momenti peggiori ci ha educati e indirizzati. Possiamo non condividere o condividere pienamente il suo operato, ma resta il fatto che geneticamente tutti siamo suoi discendenti. Forse tra tante generazioni ci sar una mutazione degna di questo nome, ma adesso non ci sono gli elementi perch la nostra fantasia possa minimamente ipotizzare una tale possibilit. Ora mangiate, fratelli, che la zuppetta rischia di raffreddarsi.

Finito di scrivere il 28.12.1999

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