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Orizzonti Filosofie
di Giuseppe Remuzzi
Sopra le righe
Pensiero/1 La repulsione di giudizio al centro del dibattito anche etico tra scienziati e filosofi italiani e stranieri
Una questione non solo estetica: lemozione negativa influenza le scelte morali Dalla lista di cose schifose di Nagel agli spot rivoltanti per bambini in India
Bibliografia Il testo pi divulgativo Thats Disgusting: Unraveling the Mysteries of Repulsion di Rachel Herz (Norton, 2012). Prendono di petto lanalisi dellemozione del disgusto sia Yuck! The Nature and Moral Significance of Disgust di Daniel Kelly (MIT Press, 2011) sia The Meaning of Disgust di Colin McGinn (Oxford University Press, 2011).
ILLUSTRAZIONE DI CHIARA DATTOLA
Solo negli ultimi mesi sono usciti diversi volumi sullargomento: dal divulgativo Thats Disgusting: Unraveling the Mysteries of Repulsion di Rachel Herz (Norton, 2012) a Savoring Disgust: The Foul and the Fair in Aesthetics di Carolyn Korsmeyer (Oxford University Press, 2011), pi concentrato sui riflessi artistici ed estetici. Ma ci sono soprattutto due saggi filosofici che hanno pre-
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Tiromancino
gli autori, che si sono gi attirati molte critiche e anche una (comunque ingiustificabile) sequela di insulti e minacce. Il caso, per, non si pu chiudere qui. Una rispettabile rivista di etica si prestata a dare legittimit a una pratica che un reato ed ancora una tragica realt, soprattutto in alcune regioni dellAsia. La leggendaria rupe di Sparta si perde nella notte dei tempi, persino i crimini nazisti iniziano a sbiadire nella memoria collettiva. Ma le crude scene descritte da Xinran in Le figlie perdute della Cina (Longanesi 2011) appartengono alloggi. Cos come il sacrificio rituale della neonata affogata nel latte che apre il film indiano Una nazione senza donne, proiettato anche in Italia. Le ultime polemiche hanno riacceso lattenzione su filosofi ben noti, che hanno equiparato aborto e infanticidio ben prima di Giubilini e Minerva. Il tempo non ha fatto cambiare idea a Peter Singer che ribadisce: Lo status morale del neonato un problema reale. Singer, figlio di ebrei viennesi emigrati in Australia, un accanito animalista e polemista avver-
so allo specismo, che la discriminazione degli esseri viventi sulla base dellappartenenza di specie, proprio come il razzismo discrimina in base alla razza. Nel libro Practical Ethics (Cambridge University Press) spiega la sua posizione: Un bambino di una settimana non un essere razionale e consapevole di s, mentre ci sono molti animali non-umani la cui razionalit, consapevolezza e capacit di sentire supera quella di un neonato. Da questa premessa discende che la vita di un neonato vale per lui stesso meno di quanto la vita di un maiale, un cane o uno scimpanz valga per lanimale non-umano. Qualche anno fa anche il bioeticista britannico John Harris ha dato scandalo affermando che non pu avvenire alcun cambiamento morale durante il passaggio nel canale del parto, ora per si tira fuori dal dibattito. Ho sempre distinto nettamente i miei contributi in discussioni intellettuali e proposte di regolamentazione. Non ho mai difeso linfanticidio come policy. Il direttore del Journal of Medical Ethics, un australiano di origini rumene, invece, passato allattacco. Dice Julian Savulescu: Quel che grave non sono le argomentazioni dellarticolo n la sua pubblicazione. Sono le risposte ostili che ha ricevuto. La libert accademica minacciata pi che mai dai fanatici che si oppongono ai valori liberal. Una toppa che apparsa a molti peggiore del buco: se tra i valori progressisti ci fosse il neonaticidio, il liberalismo assomiglierebbe davvero al mostro nazistoide che gli ultraconservatori dipingono.
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so di petto lanalisi di questa emozione: Yuck! The Nature and Moral Significance of Disgust di Daniel Kelly (MIT Press, 2011) e The Meaning of Disgust di Colin McGinn (Oxford University Press, 2011). I due tentano strade piuttosto diverse. McGinn ha un approccio fenomenologico, la sua conclusione che il disgusto linfelice risposta della mente allevidenza di essere intrappolati in un corpo animale che un giorno andr in putrefazione. Kelly invece usa un metodo funzionalista, si serve di modelli psicologici per spiegare comportamenti osservabili. Ottiene cos una sorta di genealogia della repulsione: in principio si combinano due risposte adattative primitive, quella relativa allingestione di tossine o sostanze dannose e la risposta alla presenza di virus e germi nellambiente. In un secondo momento queste diventano uninformazione trasmessa culturalmente. Infine, col sopravvenire delle norme sociali, ci che nasce come meccanismo biologico diventa convenzione, con lo scopo di rafforzare le barriere dei gruppi verso lesterno. Attraverso il disgusto ci si assicura che il contatto con chi al di fuori venga avvertito come contaminante.
Ora, se condividiamo la ricostruzione di Kelly, quale rilevanza etica dobbiamo attribuire al disgusto? Nessuna, la repulsione di qualcuno non serve a stabilire ci che giusto o sbagliato, risponde perentorio il filosofo della Purdue University. E sul punto c un certo consenso. Persino Leon Kass, guru teocon della bioetica sotto George W. Bush ha ammesso: La repulsione non un argomento. Alcune delle cose che ieri trovavamo ripugnanti, oggi sono accettate. Del resto, se ci serviamo del disgusto come base per giudizi morali, corriamo il rischio di giustificare anche i membri del Ku Klux Klan che sparavano alle coppie interrazziali perch profondamente disgustati da queste. Come ricorda ligienista Valerie Curtis, sono altre le ragioni per cui il disgusto importante: Pu essere sfruttato per combattere le cause comportamentali di malattie croniche derivanti da infezioni. Insomma, anzich servirsene per la morale meglio pensare alla salute. Curtis, per esempio, ha utilizzato le sue ricerche per campagne rivolte allinfanzia. Lultima in India, qui il protagonista negativo degli spot era Dirty man, un uomo grasso e trasandato che non si lava mai le mani ed colpito da continui attacchi di diarrea. S, fa schifo, riconosce Curtis. Ma giusto che sia rivoltante, cos si salvano le vite di milioni di bambini.
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