Sei sulla pagina 1di 4

Una breve riflessione sull'adolescenza

"I genitori dovrebbero dare ai figli radici e ali" (W. Goethe) L' adolescente, nel quale circola il sangue dell'esilio e di un padre (A.Rimbaud) Ella aveva la grazie fuggevole dello stile che caratterizza la pi delicata delle transizioni in adolescenza , due crepuscoli mescolati , il principio di una donna nella fine di una bambina ( V. Hugo ) In queste poche righe espresso tutto il paradosso della delicata transizione adolescenziale, di cui si parla, in genere, solo in termini di crisi o di disturbo del comportamento. Infatti, nella letteratura psicologica, sociologica, psicoanalitica la figura adolescente quasi sempre un significante muto oppure, al massimo, una figura disegnata fra termini quali separazione e individuazione, termini che riportano ladolescente alle vicende della prima infanzia togliendo spessore alla questione del proprio posto nel mondo e del divenire adulto. Allo stesso modo nelle rappresentazioni storiche e sociali gli adolescenti si strutturano come figure dellassenza, in senso simbolico, n bambini n adulti, definibili con Bataille, gli appartenenti alla comunit dei senza comunit. In buona sostanza, cosa intende il mondo adulto con il termine adolescenza? Vediamo due definizioni da dizionario. Devoto Oli: et nella quale continua lo sviluppo e la crescita, tra la puerizia e let adulta. De Mauro: periodo della vita umana di passaggio dalla fanciullezza all'et adulta, caratterizzato dal raggiungimento della maturit sessuale. E' evidente, gi ad una prima superficiale lettura, come la definizione si compia con i due termini tra e passaggio, a sottolineare una idea di una terra di mezzo non ben identificata. Nel senso comune, l'adolescenza non sembra proprio essere un'et dello sviluppo, quanto altres un tempo senza senso, sospeso in una crisi che rompe equilibri e rende il soggetto perturbato e perturbante. Vorrei portare per l'attenzione sulla definizione del De Mauro (edizione del 2000) che introduce una caratterizzazione importante per tracciare il contorno della figura adolescente, la questione sessuale: l'adolescenza inizia con l'immaturit sessuale e termina con la maturit sessuale. Al di l dell'importante abbinamento concettuale adolescente/sfera sessuale, che ci teniamo come primo punto sul quale riflettere, viene da chiedersi come potrebbe essere modificata questa definizione in un periodo storico nel quale l'et di accesso ai primi rapporti sessuali sta velocemente diminuendo, elemento che costringe a porre sul tavolo della discussione una questione non propriamente secondaria: quando inizia l'adolescenza? Se ci infiliamo nel ginepraio dell'et, non ne usciamo pi. vero che il parametro biologico fondato sul fatto che per ogni essere umano, nella pubert, si attiva tutta la costellazione neuro-endocrina del soggetto e che questo evento modifica pesantemente la sua organizzazione psichica e la sua vita mentale, costringendolo ad una pesante revisione. Ma altrettanto vero che questo lavoro di revisione debba essere accompagnato da un adulto che possa far progredire l'adolescente nella sua assunzione di responsabilit e nella ricerca della propria identit. Ecco quindi che, a mio avviso, preferibile accostarsi all'adolescenza pi in termini di descrizione evolutiva, ontologica, che di definizione cronobiologica stretta ed esaustiva. Conviene pertanto riprendere il suggerimento del De Mauro che ci indirizza nella sfera sessuale per incontrare l'adolescente. Gi Freud si muove in tal senso per parlare dell'adolescenza, termine che peraltro nella sua opera non si trova mai. Al suo posto c' invece il termine pubert che apparentemente sposta il problema evolutivo sul piano dello sviluppo organico, della maturazione sessuale.

Ma come elabora Freud la questione sessuale? Proviamo ad operare una estrema sintesi dunzionale al nostro discorso. Per prima cosa la sessualit non ha inizio con la pubert ma si manifesta gi prima, nellinfanzia, con i connotati di un evento la cui azione traumatica si esplica in differita ed assume valore traumatico in un secondo tempo, proprio con il manifestarsi della pubert. Linizio della sessualit si articola quindi in due tempi di cui il secondo (adolescenza) rappresenta il momento logico di rielaborazione del primo. Queste considerazioni culminano nella stesura, nel 1905, nei Tre saggi sulla teoria sessuale dove Freud constata anche che il compito pi importante e doloroso dello sviluppo adolescente staccarsi dall'autorit genitoriale. E' un conflitto mortale, sul piano simbolico ovviamente, quello che mette l'adolescente a confronto con il proprio padre, il padre della Legge. Del resto, non proprio questo che ci indica la scena del mito, quando il giovane adolescente Edipo uccide il vecchio padre Laio sulla via di Tebe? Un piccolo inciso rispetto all'Edipo, concetto che ha perso il suo carattere originario di complesso per assumere quello fondamentale di architrave e di pietra fondante della personalit di ognuno. Questo perch la legge edipica, con il corollario necessario della castrazione, la legge basilare che segna e fonda la personalit, gettando le basi per l'inserimento nel sociale e nella comunit, luogo elettivo delle regole, dei limiti e delle castrazioni. E' contro questa autorit che l'adolescente deve gettarsi, anima e corpo, per staccarsene e provare a prendere, egli stesso, il posto del Padre, il posto di chi detta e custodisce le regole. Maschi o femmine, il discorso non cambia: l'adolescenza sempre un attacco al Padre, ed alla sua funzione. Per questo cos importante il concetto di castrazione, vero e proprio caposaldo educativo ed evolutivo sul quale torneremo pi avanti. Mi sembra particolarmente importante sottolineare come gi in queste poche prime e incomplete righe appaia evidente come ogni soggetto possa definirsi - nel senso pi lato del termine solo ed esclusivamente in rapporto con un Altro. A questo proposito credo sia necessaria una piccola digressione su questo aspetto, in quanto momento fondante la soggettivit umana, facendo riferimento a J. Lacan e alla sua teorizzazione attorno allo stadio dello specchio. Esso si situa tra i 6 e i 18 mesi e consiste in un' anticipazione dell'acquisizione dell'unit del corpo da parte dell' in-fans, termine che Lacan usa per definire il bambino prima dell'acquisizione del linguaggio. Il bambino pu vedersi nellimmagine speculare, pu indicarsi, pu riconoscersi nellimmagine che laltro gli restituisce. Ed proprio questa la funzione dello specchio: produrre uno sdoppiamento nel soggetto che pu cos oggettivarsi nellimmagine speculare, nellaltro da s, al fine di potersi riconoscere in un'alterit che lo identifica. Nelle prime esperienze speculari il bambino sorretto dall'adulto e, posto dinanzi alla sua immagine, a lui si rivolge: in questo gesto Lacan individua la funzione primordiale dell'altro. Il punto nodale dello stadio dello specchio sta proprio in questo vedersi con lo sguardo dell'altro rivolto su di s, in questo abbozzo di identificazione. Ma, direte voi, perch questa digressione sullo stadio dello specchio se stavamo parlando di adolescenza? Per la semplice ragione che l'essere umano impara a conoscere il suo corpo e il suo desiderio tramite l'altro e in una modalit che gli appare necessariamente asimmetrica. Perch si costituisca lessere umano deve avvenire lincontro con il desiderio dellAltro, con lAltro che riconosce la domanda di riconoscimento del soggetto (scena della madre e del bambino: vedi, tu sei...) Ecco allora che stadio dello specchio non un momento di sviluppo genetico ma il momento di avvento storico nel corso del quale si organizza la struttura del soggetto. Questa forma che il bambino vede nello specchio rappresenta il suo io-ideale mentre il bambino in carne ed ossa, quello al di qua dello specchio, in uno stato di frammentazione e dipendenza (le corp

morcel) che lo specchio sembra abolire. Lidentificazione primaria con limmagine speculare allorigine del rapporto che ogni soggetto intrattiene con laggressivit ce ne dovremo ricordare quando tratteremo della devianza, della violenza, degli atti anti sociali - che trova la sua radice non tanto nellesperienza di frustrazione quanto proprio in questo stadio. Da un lato c' limmagine ideale, dallaltro un corpo debole e impotente, un corpo che punta a realizzare una coincidenza impossibile con lideale e che, proprio per questo, in una relazione di permanente rivalit con s stesso. Il rapporto soggetto/ideale destinato ad unaltalena tra linfatuazione affascinata e la distruttivit aggressiva: laltro, il simile, oggetto di aggressivit in quanto oltre a rappresentare lio ideale del soggetto, anche colui che possiede il suo oggetto del desiderio. Come non pensare alle tante scene dell'adolescenza? Riprendiamo il nostro discorso. Abbiamo parlato delladolescenza come di un momento di rielaborazione logica dellinfanzia, cio di un momento in cui le esperienze acquistano una nuova significazione. Con la pubert, a complicare il tutto, irrompe il godimento genitale che ripropone linadeguatezza del soggetto a trattare la pulsionalit. Per questo la pubert la riedizione di un trauma infantile come incontro con una realt sessuale incontrollabile: la maturit sessuale mette violentemente a nudo il fatto che non c un oggetto che possa dispensare quella soddisfazione che gli imperativi pulsionali impongono. Ci che consente alladolescente di viaggiare, senza affondare, attraverso il mare della pulsionalit anzitutto la costruzione di uno spazio psichico interno, cio di uno spazio definito da limiti e allinterno del quale possibile uno scambio tra entit differenti. La sua costruzione si fonda su due pilastri: Il primo lassetto narcisistico, inteso non come difesa o aspetto regressivo, ma come area di investimento costitutivo e strutturante. Per capire meglio questo aspetto ricorriamo a Winnicott, lautore che ha maggiormente studiato le basi narcisistiche. Tali basi si costituiscono attraverso le prime interazioni tra il bambino e lambiente attraverso il gioco relazionale, dove ci che conta che il bambino sia nutrito dall'oggetto senza essere consapevole di ci che deve alloggetto, senza prendere coscienza della differenza tra s e loggetto. Quando il bambino mosso da una necessit come la fame ed arriva il seno che lo nutre, egli non sa che esso appartiene al corpo di un altro. Per lui non c ancora un altro, perch nemmeno la madre un oggetto separato, non c' altro da s e, di conseguenza, pensa che quelloggetto che arriva al momento giusto sia creato da lui, con la genesi di un piccolo delirio di onnipotenza. Al di l di questo, la cosa veramente importante che vi sia qualcuno - la madre - che garantisca al figlio l'illusione per la quale larrivo delloggetto appetibile sarebbe in stretta relazione con una propria capacit creativa. E' quindi necessario che qualcuno materializzi, renda concreta la spinta del bambino allinvenzione. Il secondo pilastro il processo di differenziazione, inteso come processo che raggruppa tutti i meccanismi che contribuiscono a rendere sempre pi complesso il nostro apparato psichico. Il processo di differenziazione costituisce tutto il lavoro che il soggetto svolge a livello delle rappresentazioni: differenziazione dellimmagine materna e paterna, per esempio. Esso consente di risolvere il paradosso dello sviluppo umano: per essere me stesso devo nutrirmi degli altri, per essere me stesso devo incorporare e interiorizzare, ma se mi nutro degli altri non sono pi io. Il grande problema dello sviluppo proprio la capacit di interiorizzare e contemporaneamente di differenziarsi. Ora la conclusione del lavoro adolescente, cio la conquista di un'identit sessuata, certamente la conseguenza di un lavoro di svincolamento dalle immagini genitoriali e di un' accettazione dei vissuti di dubbio, mancanza, solitudine. Ma sono proprio le nostre introiezioni e identificazioni infantili a costituirci ed l'interiorizzazione di

genitori rassicuranti a costituire il nostro sentimento di esistenza. La teoria della separazione come condizione della soggettivazione deve quindi essere bilanciata dalla constatazione che non ci si separa mai completamente da ci che si conosciuto, poich esso insiste sotto forma di ombra, traccia, vissuto. A consentire la soggettivazione il rimaneggiamento dei legami con le immagini genitoriali della prima infanzia anzich la separazione tout court da esse. In tutti i casi l'adolescenza si sviluppa in un continuo movimento di andata e ritorno , dunque non vi adolescenza che possa essere considerata normale. Bergeret, ne La violenza e la vita, la faccia nascosta dellEdipo, riconosce all'adolescente il compito di organizzare la propria vita riattualizzando il conflitto mortale con i genitori della nascita, nel tentativo di conquistare in maniera violenta ed autoaffermativa il proprio spazio vitale. La modalit violenta ed auto difensiva e costituisce, nellimmaginario, una minaccia di morte per i genitori. Tra genitori e figli esiste evidente una violenza reciproca. Winnicott parla di uccisione simbolica dei genitori e ci ricorda quanto sia importante, in questo momento, che i genitori sopravvivano senza attuare ritorsioni e tollerino i motivi dellodio dei figli assieme al loro stesso odio. Ma poich oggi questa autorit genitoriale o adulta non pi allo stesso posto e non pi cos efficiente, diventa sempre pi difficile staccarsi da qualcosa che non c' pi o non fa pi autorit traducendosi in nuovi sintomi o in pratiche di rottura. Amplificare un'autorit verso l'autoritarismo o provare a correggere i comportamenti degli adolescenti adattandoli a norme prestabilite, non sono proprio le scelte pi efficaci perch questo momento logico implica la necessit di separarsi dall'autorit o di inventarsi una risposta alla sua assenza. Ecco allora che si deve provare ad inventare un luogo per accogliere questo elemento di novit, tenendo conto di questa tensione necessaria tra ci che spinge all'esilio e l'ideale attraverso il quale l'adolescente tenta ancora di sostenere il proprio essere. Il risveglio delle pulsione fa di ogni adolescenza il sintomo della pubert (A.Stevens ), lo spinge a voler vivere la sua vita nel rifiuto ironico e provocatorio del sapere dell'Altro, sempre giudicato troppo antico o mancante di autenticit. L'impatto del cambiamento puberale sullo spazio delle rappresentazioni psichiche il punto unificante della molteplicit di linguaggi e figurazioni che definiscono l'adolescenza. Ma proprio in questo momento che l'adolescente entra nella crisi dell'articolazione all'Altro e rischia il suo io: cerca a cosa articolarsi ma provando ad afferrare la lingua unica della sensazione immediata che si gioca sul corpo. Il problema che nell'articolarsi alla sensazione immediata, rende il suo corpo il luogo unico della sua identit e lo scatenamento delle pulsioni la sua sola verit. Ma l'adolescente ha il compito di trovare una lingua, trovare la parola per dirsi all'Altro, ha il dovere etico di spiegare ci che lo fa soffrire, ha il compito di trovare un nuovo oggetto d'investimento e di inventare un nuovo legame sociale dove mettere al riparo il proprio divenire. Separarsi dall'ambiente familiare, scegliere un altro luogo ed eleggere nuovi oggetti sono le conseguenze di questi tempi adolescenti. L'amore che egli deve fare, come si dice nel linguaggio comune, pone l'incontro sul cammino del suo desiderio e lo spinge a smarcarsi dal bambino che stato. Alla fine della poesia I Vagabondi Rimbaud ci da la frase chiave dell'adolescenza Io, ansioso di trovare il luogo e la formula. Inventare una nuova lingua per il nuovo del corpo, una lingua comune alla comunit che egli cerca compito essenziale.

Potrebbero piacerti anche