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Esistono dei blocchi alla creatività, che la limitano, sono blocchi di differente matrice:
Di natura culturale:
● desiderio di conformarsi a modelli sociali,
● usare sempre il “no” di fronte alle nuove idee
● la tendenza al tutto o niente
● eccessiva fiducia nelle statistiche e nelle esperienze passate
● convinzione che sogno e immaginazione siano attività infantili (ma è falso)
● disagio nel giocare (aspetto che dimostra un blocco alla creatività)
● precedenza ai fattori pratici ed economici immediati
● scarsa capacità di trasformare e modificare le proprie idee
● convinzione che il dubbio sia socialmente sconveniente
● eccessiva fede nella logica della ragione
● esaltazione dello spirito di gruppo che porta al conformismo (eccessiva adesione
all’idea del gruppo non porta all’interazione e scambio di idee ma al conformismo,
forma di appiattimento
Di tipo percettivo:
● incapacità di interrogarsi oltre l’evidenza
● incapacità di distinguere tra causa ed effetto
● difficoltà a definire il problema e a scomporlo in elementi di base
● difficoltà a distinguere tra fatti e problemi
● incapacità di utilizzare tutti i sensi nel processo creativo
● difficoltà a percepire relazioni insolite tra idee e oggetti (es: capire che gusto ha un
cd, usare un senso lontano da quelli comunemente utilizzati per l’idea creativa su un
ogg)
● punti di vista troppo stretti
● il ritenersi non creativi
FIDUCIA
(In cosa consiste, quali tipi ci sono e come può essere mantenuta nel tempo)
Definizione di fiducia: senso di affidamento e sicurezza che viene da speranza o da stima
fondata su qualcosa o qualcuno.
La fiducia si può formare a due livelli:
Speranza→fiducia per via emozionale (quando è frutto del primo incontro: es utilizzo per la
prima volta un servizio e mi ha ispirato fiducia, non ho info concrete in merito
all’attrezzatura /bene/persona, in questo caso la fiducia è l’effetto della comunicazione
verbale e paraverbale, quindi quello che una persona dice ma anche il suo atteggiamento)
7.03.22 LEZ 10
chi è l’imprenditore? quali sono i connotati tipici dell’imprenditore? quali sono le fasi della
nascita di un’impresa? +le dimensioni dell’agire imprenditoriale.
(problema attuale: dipendenza da risorse primarie dal petrolio e gas metano dalla russia che
comportano un rimbalzo della situa russa a liv di economia nazionale che ne sta risentendo)
3. fase del progetto: qui si compie un’attività importante, ossia si formula una
valutazione di fattibilità dell’idea in termini economico-tecnici, in questa fase si deve
predisporre il business plan, che è un documento composto da una serie di parti
necessario per valutare la fattibilità economico- tecnica di un determinato progetto.
Per comporre un business plan sono necessarie conoscenze specifiche
/professionali, che sono: competenze di marketing, finanziarie, di comunicazione,
manageriali, perché a partire dagli obiettivi, strategie è necessario sviluppare tutto
quello che si intende fare attraverso il nuovo progetto d’impresa, non solo in termini
astratti ma numerici, quantitativi (analisi della convenienza economica: parte che si
sviluppa nel business plan, ma anche durante la vita dell’impresa per valutare
l’avanzamento dei lavori).
4. fase delle relazioni: una volta che abbiamo definito il progetto, esso servirà da
supporto nell’attivazione delle relazioni, fase in cui l’imprenditore presenta la propria
idea nella società, affinché venga accettata e la società (=collettività) esprima la sua
fiducia nei confronti del sogg, ciò dipende dall’impegno dell’imprenditore nel
realizzare un business plan chiaro e che non veicoli aspettative eccessive, che
trasmetta entusiasmo e ottimismo, quanto più ci riesce, tanto più sarà la risposta in
termini di fiducia. Questa è la fase più critica soprattutto per i nuovi imprenditori,
perché non hanno capitali disponibili a sostegno dell’investimento quindi devono
appoggiarsi ad altri. Qualunque sia la via della fiducia che l’imprenditore genera, in
ogni caso deve generarla per poter essere finanziato.
BUSINESS PLAN:
Cos’è? A cosa serve? (funzioni e condizioni di efficacia) Come è fatto?
è un imp strumento di valutazione economico-finanziaria (cap 11, paragrafo 11.5 pag 348), è
il documento col quale l’imprenditore può valutare in modo approfondito la fattibilità
economico-tecnica della propria idea di business, mostrandolo anche ai terzi finanziatori
dell’idea, al fine che possano convincersi della solidità finanziaria della proposta e la
convenienza economica.
Si concretizza in uno studio che include l’analisi del mercato, del settore, e della
concorrenza.
Dall’altra parte si concentra sull’azienda, su come essa può presentarsi (cioè con quali
obiettivi), con quali prodotti, strategie e forma organizzativa.
Questa visione/indagine sia dal lato dell’analisi di mercato che internamente all’impresa,
deve avere un orizzonte temporale di breve periodo che misura il grado di attrattività
economica e fattibilità finanziaria dell’iniziativa nel breve termine. Ma occorre anche proporre
la stessa analisi nel lungo periodo per far capire qual è la visione imprenditoriale di lungo
termine in modo chiaro e coerente. (al di là di quello che l’imprenditore vuole fare nel breve
termine per entrare nel mercato, e poi come intende muoversi una volta che è entrato nel
mercato.
Il business plan è il racconto del futuro di un’idea e per scrivere sto racconto sono
necessarie 3 cose:
- presenza dell’idea
- scansione del tempo
- buona capacità espressiva (la capacità di veicolare una buona idea dipende anche
dal livello espressivo del testo che si è scritto)
A cosa serve?
Ha due funzioni: internamente:
- serve come strumento di gestione e pianificazione dell’impresa
- mezzo di diffusione e condivisione dei valori e delle informazioni all’interno
dell’impresa
(una volta che l’impresa mette a disposizione dei propri collaboratori il business plan, vuol dire che
intende coinvolgerli nel perseguimento delle scelte strategiche che sono state programmate) ↓
Condizione di efficacia: costante opera di verifica e di aggiornamento del business plan al
fine di misurare eventuali scostamenti tra i risultati attesi e quelli effettivamente raggiunti
dall’azienda.
(Se voglio che il BP sia efficace non basta consegnarlo a tutti i dipendenti, devo fargli capire
quanto è importante)
Come è fatto il business plan? Si compone di una serie di elementi, non c’è una struttura
obbligatoria. Deve contenere: (poi come vengano organizzati dipende dall’inventiva
dell’imprenditore e del professionista che lo redigono)
- idea imprenditoriale
- struttura organizzativa dell’azienda
- analisi del mercato di riferimento e più in generale del contesto in cui si inserisce
l’idea imprenditoriale
- il piano delle vendite del prodotto (cioè per ciascun anno quanti prodotti stimo
possano essere venduti)
- piano di produzione (quanti prodotti stimo posso produrre per ciascun anno)
- piano degli investimenti (dove e in che misura penso di dover investire nel corso
degli anni)
- piano economico-finanziario
- la valutazione del possibile impatto del progetto sul mercato economico-finanziario e
occupazionale
- la valutazione della sostenibilità dell’iniziativa
(sostenibilità: economica, ambientale e sociale, 3 ambiti nei quali viene valutata la
sostenibilità, per capire cosa sia possiamo pensare che abbiamo ricevuto questo mondo in
prestito dai nostri figli e non in eredità dai nostri genitori, cioè dovremmo trattarlo in modo
tale che i nostri figli possano beneficiarne come abbiamo fatto noi)
→Possibile struttura del business plan sulla pagina moodle (tabella 4 pag 353)
8.03.22
SWOT consente di evidenziare, fare un’analisi interna ed esterna all’impresa e consente di
mettere a punto i punti di forza e debolezza dell’impresa e minacce e opportunità che
provengono dall’ambiente in cui l’impresa opera.
Punti di forza:
conoscenze, competenze, know how, brevetti e licenze, tecnologie innovative che sono di
proprietà, rete di distribuzione forte (rapporti di collaborazione con fornitori e distributori),
una forte brand image (immagine legata al brand) e alleanze competitive.
Punti di debolezza:
risorse finanziarie non adeguate, immagine di brand debole, carenze gestionali, rete di
fornitori/ rivenditori debole, tecnologie/ strutture obsolete, quindi costi unitari elevati.
Dal lato della domanda, in un'ottica esterna, possiamo avere come opportunità di sviluppo:
aumento della domanda, espansione in nuovi mercati, strategia di integrazione verticale
(implica che si svolgano più fasi del processo produttivo, dall’acquisto delle materie prime al
contatto col cliente finale, es di azienda totalmente integrata: ikea), altra opportunità:
acquisizione di tecnologie innovative protette da brevetto
Minacce:
nuovi entranti, potenziali concorrenti, il fatto che il consumatore possa cambiare il proprio
gusto e orientarsi verso altre tipologie di prodotti e produttori, presenza di nuovi fenomeni
sociali (guerre, ecologia), riforme normative.
(Le dinamiche esterne possono fungere da rivoluzione a una posizione strategica ben
organizzata).
Sono presenti nell'imprenditore ma non nello stesso modo, (di solito spiccano
imprenditorialità e leadership).
pag 87
Ci sono anche grandi imprese familiari in senso lato tipo Barilla, ma nel contesto ita non
sono molte, quando si raggiunge una certa dimensione aziendale e produttiva si tende ad
orientarsi verso una gestione prevalentemente manageriale.
I manager tendono a soddisfare le esigenze della proprietà quindi degli shareholder che
vogliono vedere massimizzata la propria quota azionaria (=imprese quotate in cui bisogna
produrre una rendicontazione trimestrale)
Le imprese manageriali quando sono quotate coincidono con le fabric companies (piu
presenti nel tessuto territoriale statunitense, dove il capitalismo in senso manageriale è
molto più forte e le grandi multinazionali sono svincolate dall’essenza della famiglia)
Le decisioni di produzione sono critiche perché vincolano l’impresa per lunghi periodi di
tempo (pluriennale), una volta questa funzione era riservata agli ingegneri, ora riguarda
anche il management pk le decisioni influenzano la competitività dell’impresa,
L’impresa è competitiva quando è efficiente (+ ricavi per - costi), efficace, mejo qualità dei prodotti,
capacità di rendere unico il prodotto nella mente del cliente→strategia, ottenere un particolare livello
di qualità e garantirlo anche di fronte a una riduzione dei costi, poi
● l’elasticità= l’impresa è in grado di rispondere a variazioni quantitative della
domanda senza incorrere in un eccessivo aggravio di costi, cioè con la mia
dotazione di strumenti e attrezzature sono capace di rispondere a un incremento
della domanda senza dover sostenere più costi. La domanda può subire un
incremento congiunturale o strutturale.
● flessibilità= fa riferimento alla capacità dell’impresa di far fronte a variazioni
qualitative della domanda senza incorrere a un eccessivo aggravio di costi, tali
variazioni possono essere ad es la richiesta di un cliente per un prodotto
personalizzato, per soddisfarlo è necessario avere una dotazione tecnica flessibile, a
questo proposito si utilizzano diversi tipi di software per consentire una gestione dei
macchinari che permetta di modificare il processo produttivo per adattarlo a una
domanda personalizzata: automazione flessibile (l’automazione flessibile è un nuovo
sistema produttivo che si basa sull’uso di robot industriali capaci di flessibilità tale da
cambiare rapidamente il tipo di produzione.), posso essere flessibile incrementando i
costi oppure con la standardizzazione.
● Time to order (o lead time di produzione)= tempo che intercorre dal momento in cui
il cliente effettua l’ordine al momento della consegna del prodotto, più questo tempo
è ridotto, maggiore è la competitività dell’impresa.
ex post: si valuta la qualità del processo produttivo dopo che si è già prodotto
ex-ante:Total quality management: prima che si avvii il processo produttivo, si valuta la
qualità ad ogni fase del processo produttivo.
Produrre non è una cosa semplice, esempio: la fiat tipo: 12 versioni, 7 motori, 3
allestimenti…
In teoria 385.560 combinazioni.
Obiettivi della produzione: riprendere gli aspetti nei quali i fattori della produzione possono
contribuire a migliorare la competitività dell’impresa.
● efficienza, flessibilità, elasticità, qualità, tempi, lavoro non troppo ripetitivo,
sicurezza/salute, controllo inquinamento(=rispetto dell’ambiente).
La funzione di produzione non deve comportare un lavoro troppo ripetitivo per i dipendenti e
prestare attenzione alla sicurezza del cliente finale.
Quindi la differenza tra le due è che l’imprenditore conoscendo la propria realtà produttiva
tiene conto di una serie di fattori.
I fattori che consentono di passare dalla capacità prod nominale a quella effettiva sono:
● qualità delle materie prime,
● professionalità degli addetti,
● tempi di fermata (=derivanti da guasti ad esempio, che si possono prevedere fino a
un certo punto, si possono eliminare con un’attività di manutenzione preventiva, o
ordinaria o straordinaria, o momenti nei quali la produzione del servizio va sospesa
per fattori contingenti, es per fattori atmosferici. minori sono i tempi di fermata
maggiore sarà la coincidenza tra capacità produttiva effettiva e nominale),
● organizzazione del lavoro (turnazione del lavoro per quei lavori che devono essere
continuativi, che se vengono interrotti sono enormi i costi per riavviarli). Migliore è
l’organizzazione del lavoro, maggiore sarà la possibilità che la capacità produttiva
effettiva eguagli quella nominale.
Economie da sfruttamento:
Sono il fenomeno per cui i costi totali unitari di produzione diminuiscono al crescere della
quantità prodotta per effetto di una ripartizione dei costi fissi su un maggiore volume di
produzione. I costi fissi sono quelli che l’impresa sostiene sempre indipendentemente dalla
quantità prodotta (es affitto), ci sono anche costi variabili che dipendono strettamente dalla
quantità che io produco, (materie prime).
Il costo totale di un prodotto diminuisce al crescere della quantità prodotta per effetto della
ripartizione dei costi fissi su un numero maggiore di prodotti realizzati.
economie di scala:
Fenomeno per cui i costi tot unitari di produzione diminuiscono per effetto di una dimensione
produttiva maggiore, cioè se la mia dimensione produttiva= capacità produttiva, aumenta nel
lungo periodo, allora avrò una riduzione dei costi tot unitari quindi avrò lo stesso fenomeno
che accade per le economie da sfruttamento ma mentre queste ultime fanno riferimento a un
orizzonte tempo breve e una quantità produttiva data, le economie di scala invece fanno
riferimento all’aumentare della scala produttiva.
Quando la capacità produttiva aumenta, il costo totale unitario si abbassa.
I risparmi dovuti alla scala di produzione dipendono da:
- relazione area-volume: deriva da una legge di non proporzionalità tra i costi di
realizzazione dei grandi manufatti (=fabbricati industriali, raffinerie, cisterne) e la
capacità produttiva che in essi si può generare. Nella realizzazione di questi grandi
manufatti si è osservato che i costi per realizzarli sono strettamente collegati all’area.
Il costo tipicamente si misura in metro quadro, mentre la capacità produttiva è
direttamente proporzionale al volume del manufatto, quindi il costo di realizzazione di
un nuovo investimento è pari alla superficie ,ma la capacità produttiva è pari al
volume e il costo. Quindi la capacità produttiva aumenta di molto rispetto al costo
totale unitario.
- legge dei grandi numeri che deriva dalla statistica, afferma che più un fenomeno
diventa grande più è prevedibile/regolare (se lancio la monetina, all’aumentare delle
volte che la lancio, il fenomeno tende a stabilizzarsi quindi ci sarà un’ampia
possibilità di avere testa o croce), all’aumentare della domanda e quindi della
dimensione produttiva per soddisfare questa domanda, la domanda stessa diventa
più regolare riducendo la necessità di scorte, le scorte per poterle mantenere in
magazzino rappresentano un costo fisso. Ecco perché all’aumento della domanda
che tende a diventare stabile, è meno necessario tenere scorte in magazzino quindi i
costi hanno un andamento meno che proporzionale rispetto all’aumento del volume
produttivo e la conseguenza è la riduzione del costo totale unitario.
- costi di progettazione e installazione: costi che devo sostenere per acquistare e
installare un nuovo impianto, questi costi si sostengono una tantum cioè una sola
volta prima di iniziare la produzione, dopodiché non vengono più sostenuti. Il loro
ammontare è indipendente dal numero di impianti che inserisco nella catena
produttiva, quindi al numero di prodotti che vado a realizzare. Se ho una dimensione
produttiva maggiore, quel costo inciderà sempre meno.
- specializzazione del lavoro: ognuno può fare in modo più attento un compito
specifico e questo consente una migliore divisione dei compiti, maggiore velocità
nell’esecuzione dei compiti e una maggiore efficienza generale e di conseguenza
risparmi dal lato dei costi.
- imperfetta divisibilità di alcuni fattori: ci sono alcuni fattori prod che non possono
essere inseriti nel processo produttivo in misura inferiore rispetto ad una quota
minima per cui non vengono adeguatamente sfruttati fintanto che l’impresa non ha
certe dimensioni, rimangono parzialmente sfruttati finché l’impresa non diventa
sufficientemente grande. Questi fattori sono ad esempio il compenso spettante al
dipendente che svolge attività amministrativa (posso avere un dipendente o 2, ma il
costo di 2 è doppio rispetto a 1 dipendente, ma se io ho un’impresa di piccole
dimensione può essere sufficiente che faccia ricorso a terzi con un servizio
professionale per coprire le mie necessità contabili, amministrative, se comincio a
crescere ho bisogno di un addetto che svolga queste attività, se le dimensioni
diventano maggiori, da 1 dipendente può essere necessario averne un altro, quando
ho bisogno di più di una persona, la seconda persona per un po’ sarà un costo non
sfruttato in modo efficiente = imperfetta divisibilità.
ECONOMIE DI APPRENDIMENTO:
Fenomeno che presenta lo stesso andamento delle economie di scala e da sfruttamento
(sull’asse y costo totale unitario, sull’asse delle x, che è il valore che varia, c’è il valore della
produzione cumulata).
Economie di apprendimento: fenomeno per cui ripetendo la stessa attività per un numero
elevato di volte, si acquisiscono competenze che consentono di velocizzare e migliorare il
processo produttivo, quindi i costi associati alla realizzazione del singolo prodotto
diminuiscono. Questa rappresentazione rispetto alle altre tiene conto della variabile tempo.
Posso beneficiare delle economie di apprendimento a seguito del passaggio del tempo,
attraverso il quale miglioro il mio apprendimento e sono più efficiente ed efficace nel
realizzare un certo tipo di attività produttiva (si diventa più rapidi ed esperti).
● Dove produrre?
problema che riguarda due ambiti, significa: come disporre internamente le
attrezzature, impianti e macchinari per garantire la max efficienza del processo
produttivo. Per capire dove produrre devo fare una distinzione tra ottica interna e
ottica esterna. In ottica interna il problema del dove produrre si chiama:
LAYOUT di produzione→ consiste nella disposizione fisica delle strutture edilizie, degli
impianti, delle macchine, delle attrezzature e dei posti di lavoro all’interno della fabbrica.
(dove ho la mia sede produttiva come sono disposti gli edifici?, come dispongo le macchine
in un edificio. Qual è la successione migliore dei posti di lavoro?) (Alternativamente possono
esserci processi produttivi che beneficiano maggiormente di isole di lavoro distinte)
Obiettivi del layout:
- ottimizzare uso e spazio
- creare migliori condizioni di lavoro
● Chi produce?
Correlata all’organizzazione del processo produttivo. Per poter rispondere bisogna
tenere conto dei vincoli di ordine tecnologico, ogni impresa può organizzare in modo
diverso il proprio processo produttivo.
Le alternative sono due:
- decidere di produrre prevalentemente all’interno della nostra azienda,
perseguendo una strategia di tipo MAKE/ integrazione
- perseguire una strategia di tipo BUY/ decentramento, facendo produrre tutto
all’esterno e acquisendo il prodotto finito da vendere al consumatore
→Sono due scelte che fanno riferimento al processo produttivo:
La strategia di integrazione può essere di due tipi:
- orizzontale→ (L'integrazione orizzontale è l'espansione dell'attività dell'impresa a prodotti,
processi e know-how affini alla filiera tecnologico-produttiva già esistente.) ci riferiamo alla
capacità produttiva, per dire che l’impresa sta cercando di accrescere la propria capacità
produttiva attraverso investimenti industriali. Questa si svolge quando svolgo al mio interno
una fase produttiva nuova o svolgo completamente al mio interno una fase che prima era in
parte esternalizzata, perché se la domanda accresce il valore medio non è più adeguato e per
accrescere la mia capacità produttiva posso acquisire nuovi investimenti, quindi
un’integrazione orizzontale per via interna. Oppure integrazione orizzontale per via
esterna cioè procedo ad acquisire unità operative già esistenti.
(Questa è la strategia che adotto nell’ipotesi in cui si prefiguri un incremento della
domanda e ho bisogno di accrescere la mia capacità produttiva)
- verticale→ strategia di integrare le fasi precedenti o successive a quella che io svolgo
internamente. Utile il concetto di filiera di produzione dove ci sono tutte le imprese che
rientrano nella realizzazione di un determinato prodotto (dalla materia prima al prodotto
finito). Quando abbiamo l’integrazione verticale discendente cioè verso il mercato di
sbocco, se è un’integrazione verticale ascendente, va a monte, anche in questo
caso l’integrazione delle fasi a monte o a valle può avvenire per via interna,
acquisendo gli impianti e i macchinari ex novo, o per via esterna acquisendo imprese
che lavorano nelle fasi precedenti o successive rispetto a quelle che l’impresa svolge
al suo interno.
Le imprese che tipicamente ricorrono alla strategia di integrazione sono quelle che
appartengono al settore siderurgico, le cui fasi possono essere integrate facilmente, mentre
nel settore del mobile o tessile si ricorre prevalentemente all’esternalizzazione delle fasi
della produzione e quindi alla strategia di decentramento.
Due casi di imprese che sono particolarmente integrate sono: Ikea (eccezione pk fa parte
del settore del mobile dove solitamente prevale il decentramento), e Zara (anche questo fa
eccezione pk è settore tessile).
● Strategia di decentramento:
Si entra nel mondo dei rapporti tra imprese, dove il prodotto finale è frutto di interazione tra
l’attività di diverse imprese, spesso si tratta di piccole imprese. Questa collaborazione può
essere di diversi tipi, a seconda del grado di autonomia dei soggetti, del grado di specificità
delle competenze possedute e di continuità del rapporto.
Possiamo identificare tre categorie:
- relazione basata sulla gerarchia: esiste un rapporto di lungo periodo (continuità del
rapporto), la gerarchia è comandata da un’impresa (quindi non c’è autonomia dei
soggetti), c’è un soggetto che governa e gli altri sono sottoposti ad esso. C’è
specificità delle competenze in quanto ogni soggetto svolge una propria attività;
- modello del mercato: dove c’è un gruppo di imprese che si relazionano per un
periodo di tempo breve, non c’è continuità nei rapporti, c’è autonomia dei soggetti
perché ciascun soggetto ha la propria autonomia e la mantiene e ci sono anche le
competenze specifiche, manca solo la continuità dei rapporti. Le imprese si
relazionano con soggetti in base alla convenienza economica;
Come produrre?
Legato alla modalità di processo produttivo identificato. Possiamo decidere di produrre
seguendo il processo produttivo artigianale o industriale.
Prima cosa da fare è rispondere a una domanda: perché esiste? Perché il mondo sarebbe
peggio se la mia impresa non esistesse?
Le risposte servono per definire la mission dell’impresa, cioè la parte più profonda e
invariante della personalità dell’impresa, risponde alle due domande precedentemente
nominate.
Come definire la mission? Partiamo dalle nostre competenze e valori, basandosi su esse
l’imprenditore dice qual è la ragione per cui esiste la sua impresa, da essi deriva la mission.
17.03.22
CONCETTO DI STRATEGIA:
“comportamento imprenditoriale di lungo termine volto al raggiungimento degli obiettivi
primari di gestione definiti in funzione dell’evoluzione ambientale.”
La strategia è
● un pensiero che si traduce in un insieme di azioni;
● orientamento al cambiamento
● proiezione di lungo periodo
● persegue obiettivi generali in coerenza con la mission aziendale
● formulata a livello di alta direzione (top management= colui che definisce e applica la
strategia, CEO, amministratore delegato, colui che sta al vertice e governa tutta la
gerarchia manageriale e operativa)
● relativamente vincolante: la strategia è vincolante nel breve periodo
● caratterizzata dall’intenzionalità: la mia scelta è frutto di un percorso di analisi delle
variabili in gioco e di definizione della mia decisione, quindi razionalmente decido
dove voglio andare. La strategia non sempre è frutto di una strategia intenzionale
perché ci sono sempre variabili che non si sono previste
Quindi ogni strategia è frutto di una progettazione razionale che avviene in modo
centralizzato e di adattamento decentralizzato.
Tra l’altro gli individui hanno un livello di razionalità limitata perché non possediamo tutto lo
scibile possibile, non possiamo prevedere tutto, quindi la strategia razionale non è frutto di
una decisione razionale assoluta ma frutto di un percorso logico limitato da alcuni vincoli.
Oltre tutto ci sono una serie di fenomeni esterni che possono determinare uno scollamento tra la
strategia deliberata e quella emergente, la strategia emergente a sua volta può essere differente dalla
strategia effettivamente realizzata perché quest’ultima dovrebbe essere la concreta applicazione di
quello che si è definito a livello di top management, ma in realtà emergono elementi che necessitano
una presa di posizione da parte del management, elementi quali mutamenti nel contesto ambientale,
sociale (es.eventi bellici attuali stanno determinando una situazione emergente imprevista, per la
quale non sono in grado le aziende di prevedere la situazione futura, anche le persone che hanno un
certo bagaglio di conoscenze, ognuno vede il futuro da un diverso punto di vista, non c’è una
direzione sicura→ COMPLESSITÀ AMBIENTALE : l’emergere di questo fenomeno, di fronte alla
chiusura di possibili attività o rapporti commerciali, ci sono situazioni che comportano l’emergere di
strategie che non sono più il frutto di una strategia razionale ma sono l’adattamento della decisione
pianificata a quelli che sono i mutamenti del contesto, per cui se io opero in un settore e attingo a
risorse provenienti dalla russia, bisogna rivedere l’orientamento strategico.
Qui nasce la strategia emergente, che è frutto di intuito, fiuto imprenditoriale, di necessità
per uscire da condizioni critiche.
Non esiste una strategia, esistono diversi livelli di decisione strategica, non tutte le strategie
sono dello stesso tipo, ci sono sostanzialmente ⅔ livelli strategici:
● strategie complessive, o a livello corporate strategy: si va a definire il campo di
azione dell’impresa, scegliendo i settori e le aree strategiche d’affari (strategic
business unit) nelle quali l’impresa intende operare e competere.
● strategie competitive: definite a livello di singola area strategica d’affari (sbu) e
definiscono il comportamento competitivo dell’impresa a livello della singola area
strategica d’affari, cioè mi dicono come l’impresa ha deciso di fronteggiare la
concorrenza nella specifica area strategica d’affari.
Richiamo:
-Mercato =insieme degli atti di scambio che si manifestano attorno ad un prodotto e in uno
specifico ambito territoriale, il mercato contempla il concetto di relazione tra domanda e
offerta
-Settore: sinonimo di industria, non contempla l’idea della relazione, per cui parliamo di tutte
le imprese che sono produttrici di un determinato prodotto e che sono tra loro in
competizione. (facciamo riferimento solo al lato dell’offerta), per definire il settore si fa
riferimento alle categorie merceologiche proposte dall'ISTAT nel codice ateco, che riguarda
tutte le attività produttive, a ciascuna attività viene affiancato un codice che viene utilizzato
dalle imprese per iscriversi nella camera di commercio, serve per capire quali imprese sono
in competizione diretta tra loro.
-ASA o SBU: strategic business unit, è l’insieme dei produttori con prodotti in concorrenza
tra loro. Differenza tra ASA e settore: nell’ASA non si tratta di prodotti identici, sono solo
prodotti in concorrenza tra loro e la concorrenza può essere attuale, potenziale, dei prodotti
sostitutivi. Per capire l’asa dobbiamo ricorrere al modello tridimensionale proposto da:
21.03.22
LA STRATEGIA COMPLESSIVA:
● Strategia che ci dice in quali strategic business unit l’impresa intende operare, in
questo modo la strategia complessiva contribuisce a definire il percorso di sviluppo
futuro dell’impresa.
● Strategie complessive principalmente orientate allo sviluppo dell’impresa; ma non ci
sono solo le strategie di sviluppo in un’impresa, ci sono anche ad esempio strategie
che riguardano l’uscita dal mercato: strategia di disinvestimento, anche la scelta di
uscire da un’asa specifica è una scelta strategica complessiva.
● è importante capire qual è il momento giusto per uscire da un mercato perché questo
non determini pesanti conseguenze per l’impresa. Se un’impresa opera in più aree
strategiche d’affari allora opererà in un’asa in meno. Se sono un’impresa focalizzata
in un’unica asa e decido di disinvestire, allora sto decidendo di chiudere la mia
attività.
● Ma anche le strategie di disinvestimento sono complessive.
PRODOTTI:
● Primo quadrante in alto a sx con l’incrocio tra prodotti esistenti e mercati esistenti:
quando l’impresa persegue la strategia di penetrazione del mercato: strategia di
sviluppo monosettoriale. L'impresa decide di continuare ad operare nella stessa area
di attività nella quale già opera con gli stessi prodotti. Si tratta di un mantenimento o
aumento della quota di mercato all’interno dello stesso mercato con gli stessi
prodotti. Per aumentare la propria quota di mercato e quindi realizzare una strategia
di penetrazione del mercato ci sono 3 alternative:
- convincere i propri clienti ad acquistare una maggiore quantità di prodotti creando ad
esempio nuove occasioni o funzioni d’uso. (es: le notti bianche che coincidono con
l'apertura di negozi in orario avanzato, generano una nuova occasione d’uso, altro
esempio: il vino che prima era vino da tavola, poi viene utilizzato per lo spritz).
- sottrarre clienti alla concorrenza
- acquisire nuovi clienti
La penetrazione del mercato può essere ottenuta attraverso uno o una combinazione di
questi strumenti competitivi: la differenziazione del proprio prodotto (il consumatore lo
percepisce migliore rispetto a quelli della concorrenza, perché il prodotto ha una miglior
qualità o ha servizi aggiuntivi);
Altro modo per incrementare la quota di mercato è quella di operare sulla leva del prezzo,
quindi ridurre il prezzo di vendita. Se parliamo di un’impresa che sul mercato è leader di
costo, agire sulla leva del prezzo non è problematico, anzi sarà una scelta efficace, sarà
anche efficace se per esempio abbiamo di fronte un cliente con una domanda
particolarmente elastica (cioè il cliente è sensibile a piccole variazioni di prezzo).
● Quando incrociamo prodotti esistenti con nuovi mercati avremo lo sviluppo del
mercato e l’ingresso in nuovi mercati: strategia monosettoriale e potenzialmente
internazionale. Continua a svolgere la stessa attività ma offre i suoi prodotti a diversi
mercati. Per metterla in pratica:
- sviluppo del mercato in senso geografico (nuovi mercati geografici) (nuovi
rischi ma anche diversificazione dei rischi);
- nuove tipologie di clienti/ funzioni d’uso (creare nuove funzioni per lo stesso
prodotto) (es: brioski/ bicarbonato, o anche la camomilla per impacchi lenitivi).
● Incrocio tra prodotti nuovi e mercati nuovi: diversificazione: unica strategia che parla
di sviluppo polisettoriale. Quando si parla di diversificazione ci può essere una novità
che è totale o che non è così radicale tra la produzione vecchia e quella nuova, (alla
vecchia viene affiancata quella nuova).
Esistono due tipi di diversificazione:
- Laterale: la situazione nella quale le aree strategiche d’affari nuove e
vecchie presentano relazioni, connessioni di carattere tecnico-produttivo
oppure di marketing, di distribuzione, di vendita. Carattere tecnico-produttivo=
ho la possibilità di utilizzare le stesse tecnologie di prodotto o processo, stessi
mercati di approvvigionamento, stesse materie prime per realizzare due
prodotti differenti. Connessioni di marketing si hanno quando si ha la
possibilità di usufruire dello stesso canale distributivo o della stessa
campagna pubblicitaria, così si consegue la cosiddetta economia di
scopo/ampiezza/interrelazione.
- Conglomerale: quando non ci sono connessioni di tipo tecnico-produttivo ne
di marketing o di distribuzione e vendita tra le asa vecchie e nuove, il che
significa che l’impresa decide di operare in asa totalmente differenti, così
ottiene una maggiore diversificazione del rischio. Es: un’impresa che opera
nel settore (michelin fa gomme e stelle per i ristoranti).
22.03.22
La diversificazione come tipo di strategia porta una serie di benefici: consente di ridurre il
livello di rischio, o meglio ripartire il rischio imprenditoriale su diverse attività.
Svantaggi:
● crescenza eccessiva: diseconomie di scala
● burocratizzazione, irrigidimento perché la struttura è eccessivamente grande
● connessa perdita di controllo sulla gestione e le imp difficoltà di coordinamento delle
varie attività aziendali
● quando siamo più grandi abbiamo maggiore possibilità di attirare concorrenza
● possiamo non avere personale adeguatamente formato, o possibilità finanziarie
Quando scegliamo una strategia di sviluppo a livello corporate dovremmo essere pronti a
stabilire le strategie competitive per essere certi di avere vantaggio competitivo.
Quando un’impresa ha definito in quali asa vuole operare, deve decidere come vuole
competere in ciascuna asa, tenendo conto delle risorse e competenze disponibili
nell’impresa.
Importante è considerare l’analisi swot, per capire come competere devo avere
consapevolezza di quali sono i miei punti di forza, debolezza, minacce e opportunità che
provengono dal contesto.
Le strategie competitive sono: la decisione presa a livello di singola area strategica d’affari
su come l’impresa decide di competere, qual è l’elemento sul quale l’impresa decide di
competere all’interno di ogni singola asa, in questa è necessario conoscere la concorrenza
presente nel mercato, quali sono i concorrenti che possono entrare nel mercato, cioè qual è
la concorrenza potenziale diretta (= possibili entranti nel nuovo mercato) e quali sono le
minacce provenienti dai prodotti sostitutivi (concorrenza potenziale indiretta).
Così posso arrivare a rilevare qual è l'aspetto sul quale voglio fondare il vantaggio
competitivo.
24.03.22
Differenziazione di prodotto (un prodotto e la sua asa) e diversificazione della
produzione (differenti asa). Sono due livelli strategici distinti, la prima è competitiva,
modificabile, la seconda di top management relativa all’azienda nel suo complesso,
difficilmente modificabile nel breve termine.
Dopo aver definito le strategie competitive, l’impresa subentra il sistema d’offerta
dell’impresa, sistema di offerta dato dall’insieme di variabili che definiscono il sistema
complessivo dell'impresa
4 p del marketing:
- product: per ciascun prodotto si va a definire il prezzo;
- price: se vendo un prodotto di lusso, non posso che collocarlo in una fascia alta di
prezzo, altrimenti non viene percepito il lusso collegato al prodotto;
- place (=distribuzione): scelta della distribuzione, capire se vendo il prodotto in ipermercati,
centri commerciali, negozi monomarca (o col nome dell’azienda), negozi individuati, non
catene di negozi come nei centri commerciali→ distribuzione selettiva o elettiva.
- promotion (=comunicazione) può essere di natura elettiva, destinata a particolari
categorie di persone in modo che raggiunga un potenziale cliente.
Esistono quelli che intervenendo sul capitale investito determinano un certo livello di
redditività, e si tratta di calcoli che hanno un orizzonte temporale medio-lungo e si chiamano
ANALISI DEGLI INVESTIMENTI.
Quando invece ragiono sui ricavi e i costi, quindi vado a considerare scelte che modificano
la combinazione tra ricavi e costi presenti nell’impresa, avremo un orizzonte temporale di
breve periodo e avremo i problemi di CONFRONTO OPERATIVO.
Oggi si verifica un esborso iniziale cospicuo e certo, nel futuro avremo una serie (un
susseguirsi) di introiti ed esborsi che sono incerti sia per ammontare che per momento di
manifestazione I ricavi sono dati dalla vendita dei prodotti che realizzo con gli impianti che
ho acquistato, i costi sono dati dall’acquisto delle materie prime e dei fattori produttivi.
La durata temporale tra oggi e il futuro è pluriennale.
Caratteristiche dell’investimento industriale:
● ingente esborso monetario iniziale certo
● benefici futuri incerti, prodotti dall’investimento che produce un flusso reddituale
(differenza tra ricavi e costi che dovrebbe essere positivo, ma per questi costi non
sappiamo quando si verificano né l'entità, proponiamo unicamente delle stime)
● durata pluriennale
● recupero indiretto: recupero del valore dell’investimento (l’esborso iniziale certo), tale
recupero non avviene attraverso la cessione sul mercato dello stesso investimento,
bensì il recupero è indiretto, normalmente non avviene tramite la vendita del cespite
(immobilizzazione immateriale) ma attraverso la vendita degli output prodotti dal
cespite. (es: compro un macchinario per fare biscotti, poi ho il recupero indiretto
attraverso la vendita dei biscotti che produco, non del macchinario stesso).
● aritmetici: non tengono conto del diverso valore del denaro nel tempo, è una
semplificazione.
PBP aritmetico, (periodo di recupero)
ROI (return on investment, redditività del capitale investito)
Per portare il denaro da un momento all’altro nella linea del tempo, per trasportarlo dal futuro
al presente è necessario applicare il principio di attualizzazione, consiste nel riportare i
diversi valori in gioco ad un tempo omogeneo tramite un'operazione di matematica
finanziaria.
28.03.22
(Recupero diretto= io acquisto un bene e per rientrare i soldi che ho speso per quel bene,
vendo lo stesso bene che ho acquistato.
Recupero indiretto= acquisto un bene strumentale e per il recupero della somma sborsata
non vendo il macchinario acquistato ma i prodotti che ottengo facendo funzionare tale
macchinario).
A determinare il valore del denaro ci sono vari fattori tra cui il livello dei prezzi, di inflazione
ecc.
Ciò che mantiene lo stesso valore sono beni fisici, il denaro ha un valore variabile.
Trasportare il denaro nel tempo ha un costo. Se un’impresa va in una banca per richiedere
uno sconto in fattura, si ottiene rinunciando a una parte del compenso incluso nella fattura
(questo succede quando voglio la fattura subito senza aspettare).
Questa anticipazione del denaro dal futuro al presente si chiama ATTUALIZZAZIONE, il
denaro ha un valore diverso a seconda del momento in cui è disponibile.
Attualizzazione è una regola mate che consente di riportare i diversi valori in esame, in
questo caso i diversi introiti ed esborsi futuri ad un tempo omogeneo, cioè tutti allo stesso
momento temporale. Tutto quello che deve avvenire in futuro, entrate e uscite, io prendo
ciascuna e la porto a un tempo zero.
Devo sapere qual è il flusso di entrate e uscite future, che si chiama FLUSSO DI CASSA,
rappresentazione della successione di incassi ed esborsi che si verificano nel corso della
vita utile.
La ricchezza prodotta dall’investimento, cioè il flusso delle disponibilità, relativa a tutti gli
anni di vita utile, è maggiore rispetto alla ricchezza assorbita dall’investimento (cioè quello
che io oggi pago per effettuare l’investimento.
Formula mate: un investimento è conveniente quando
I<∑ D att
Quando I è minore della sommatoria delle disponibilità, di ciascun anno di vita utile,
attualizzate. (La E strana si chiama sommatoria).
Questa formula (disequazione) è la formula di base per il calcolo del primo metodo
finanziario, l’EVA (= eccesso di valore attualizzato), il flusso reddituale futuro che è
attualizzato è in eccesso rispetto al valore I (costo dell’investimento) quindi mi rimane un
risultato positivo. L’EVA non mi dice quanto rende l’investimento, non dà alcuna info
riguardo la redditività ma dice qual è il livello minimo per poter accettare di effettuare un
investimento.
Se: EVA >0 → ∑ D att > I → recupero l’I (e ho anche una produzione di reddito)
ESERCIZIO 1:
Prima cosa da fare è dire di che tipo di problema si tratta, in questo caso problema di analisi
degli investimenti risolvibile con il metodo dell’EVA.
● passaggio numero 1: calcolo il valore dell’investimento, cioè di I. In questo caso è
dato dal costo dell’impianto + costi di installazione e collaudo, perché li sostengo una
volta sola, quindi vanno patrimonializzati cioè vanno ad aumentare il valore del costo
dell’investimento.
I= 40.000 + 2.000= 42.000
● calcolo il valore delle disponibilità, date dalla differenza tra ricavi e costi,
cioè D= R - C, i ricavi non ci sono scritti ma abbiamo il prezzo unitario, quindi
Dobbiamo mettere tutti i costi che sono monetari e che riguardano la gestione
caratteristica.
- Manodopera, materie prime, materiali di consumo energia, spese generali,
manutenzioni
● identificare la vita utile, la durata corrispondente alla vita utile è n= 5 anni, perchè
scelgo la minore tra le tre durate proposte.
● identificare costo capitale i= 18 %
● calcolo l’EVA: -I + ∑ D att > 0
31.03.22
Il fattore di attualizzazione lo troviamo nella tavola 1 e 2.
Si ricava incrociando i dati relativi alla vita utile (n) col costo del capitale (i).
Sono due tavole perché:
● Tav 1 si usa quando il flusso di disponibilità cambia di anno in anno, identificando per
ciascun anno lo specifico fattore di attualizzazione. Quello nella tav 1 servono per
identificare le disponibilità di un anno di vita utile. Quando nell’arco della vita utile ci
sia anche solo un anno variabile. Fattori V alla n
● Con disponibilità costante, usiamo tav 2, e identifichiamo un solo valore per
l'attualizzazione del flusso.
● Valore residuo dell’investimento (VRNI= valore residuo del nuovo impianto) che si
effettua al tempo 0, corrisponde al valore che si presume di realizzare quando al
termine della vita utile si rivenderà l’impianto in un mercato secondario.
Sommato all’ultima disponibilità della vita utile.
Dn + VRNI (dn= disp dell'ultimo anno)
Quando acquisto un impianto immagino che alla fine della vita utile potrà valere
qualcosa, valore residuo/ valore di realizzo.
● contributo a fondo perduto (CFP): somma di denaro elargita dallo stato o ente
pubblico per sostenere gli investimenti, per questa somma di denaro ricevuta dallo
stato, l’impresa non deve pagare interessi e non ha vincolo di rimborso nel tempo.
(non va restituito). Va trattato in modo diverso a seconda del momento in cui si
presenta nell’impresa, generalmente avviene quando si effettua l’investimento, ma
non è detto che sto contributo sia disponibile immediatamente (entro 2 anni
dobbiamo averlo).
Se è disponibile a liv monetario al tempo zero, lo porterò in riduzione del valore
dell’investimento, facendo attenzione ai segni.
- Se disp in tempo 0: riduce il valore di 1 ; I- CFP o - I + CFP
- Se disp durante la vita utile: aumenta il valore delle disponibilità dell’anno in
cui viene erogato. Dn + CFP
Indice di profittabilità che mi dice quale tra 2 o più progetti di investimento alternativo risulta
essere più conveniente.
Quando ci troviamo di fronte a 2 o più alternative di investimento con diverso valore di I,
perché quando il valore di I è uguale basta confrontare l’EVA, e sceglierò il progetto che ha
un EVA più elevato.
Quando ci troviamo progetti con investimento diverso, per confrontarli dobbiamo
relativizzare il valore dell’EVA, che è assoluto, non è confrontabile tra alternative di
investimento a meno che non ci sia una comune base che è quella del valore I.
ESERCIZIO 2:
Di che problema si tratta e come intendiamo risolverlo?
Si tratta di un problema di analisi degli investimenti risolvibile con il metodo dell’indice di
profittabilità, procedo col calcolo dell’eva per ciascuna alternativa e successivamente col
calcolo dell’IP.
Alternativa A:
1. calcolo il valore dell’investimento I= 150.000
2. calcolo il valore delle D= R-C =200.000 - (50.000 + 90.000+ 10.000+ 8.000+
13.000)= 200.000 - 171.000 = 29.000
3. vita utile n= 10
4. costo capitale i= 8%
5. calcolo eva di a -I + ∑ D att > 0
-150.000+ 29.000 * 6,7101 >0 (tav 2 pk disponib costante)
RISULTATO: 44.592,9 >0
Lavorazione presso terzi= sono un costo, non confondere con lavorazione per conto di terzi
(lavorazioni c/ terzi) queste le faccio io a favore di terzi, quindi i terzi pagano me e per me
sono un ricavo).
Prova a calcolare l’eva dell’alternativa B e l’IP facendo eva fratto investimento e prova a dire
qual è l’alternativa + conveniente
Alternativa B:
1. I= 200.000
2. D= R- C= 210.000 - (47.000 + 90.000+ 7.000+ 9.000+ 15.000)= 210.000- 168.000=
42.000
3. n=10
4. i= 8%
5. -I + ∑ D att > 0 -200.000 + 42.000 * 6,7101= 81.824,2 >0
CALCOLO IP:
EVA DI a: 44.592,9
EVA di b: 81.824,2
1. Calcolo I=150.000
2. Calcolo D: D= 29.000
D1= 29.000
D2: 29.000 + 8.000 = 37.000
Da D3 a D10= 29.000
3. Calcolo n n=10aa
4. Calcolo i i=8%
5. calcolo eva
guarda tav 1 colonna dell 8% dall’uno al 10 e riportiamo quei valori al posto di v, poi fai 10
moltiplicazioni e la somma algebrica dei valori
(V è il fattore di attualizzazione e il numero è l’anno di vita utile)
D costanti : + facile in sto caso pk avremo una incognita nella formula dell’eva che è la i
dove di solito mettiamo il costo del capitale, la lasciamo incognita e troveremo un a figurato
ad n al tasso i come incognita uguale ad un numero che è dato dall’investimento /
disponibilità. Quel numero lo andremo a cercare nella tavola nella riga corrispondente a n e
probabilmente lo troveremo tra due tassi, non in una colonna perfetto. lo troveremo collocato
in un intervallo tra due tassi. Quel fattore di attualizzazione di cui non conosciamo i lo
troviamo nella tav 2 collocato tra due costi del capitale e questi due tassi saranno l’estremo
destro e sinistro, quindi avremo un tir compreso tra questi due valori (es tra 10 e 12%, basta
dire che il tir di questo investimento è compreso tra queste due percentuali).
D non costanti:si cerca l’i che annulla l’equazione per tentativi successivi.
Bisogna impostare la formula dell’eva e poi ipotizziamo un tasso e andremo a sostituirlo
dentro la formula dell’eva (quindi usare fattori correttivi che non ci vengono dati nell'esercizio
ma bisognerà procedere per tentativi (es: un tasso del 10 %, otteniamo un eva maggiore di
zero, vuol dire che abbiamo scelto un tasso troppo basso, dobbiamo scegliere un tasso che
attualizza di più pk il costo del capitale è maggiore, quindi prova con 14% fino a che non
troviamo l’intervallo in cui si colloca il tir, che da un lato è relativo al tasso di interesse che
produce un eva negativo e dall’altro lato al tasso di interesse che produce un eva positivo.
ESERCIZIO 3:
chiede di valutare prima la redditività e poi la convenienza ad ampliare l’agenzia.
Per poter esprimerci in relazione alla convenienza è necessario conoscere il tasso soglia is
(= tasso minimo accettabile dall’imprenditore) con il quale l’imprenditore aspira per
quell’investimento.
Risolvibile col metodo del tir pk nel testo chiedono la redditività e poi confronteremo il tir col
tasso soglia, se il tir> del tasso soglia allora l’investimento sarà conveniente, se è inferiore,
l’investimento non è conveniente.
1. calcolo valore investimento: I= 210.000, bisogna ridurlo di 10.000 perche li
incassiamo contestualmente all’investimento e quindi il contributo a fondo perduto lo
riduciamo quindi -210.000 + 10.000= 200.000
2. calcolo D = R-C = 150.000 - (25.000+ 13.000 + 55.000 + 9.000) = 150.000 -
102.000= 48.000
Le D sono costanti quindi usiamo la formula a figurato ad n al tasso i per calcolare il
tir a n┐i = I/D
3. n = 10 aa
4. Calcolo il tir ponendo EVA=0
-I + D x an⅂i =0
-200.000+ 48.000 x a10⅂i= 0
a10⅂i= I/D = 200.000/ 48.000= 4,1667
IPOTESI 1: TIR=16%
-210.000 + 48.000 X a10⅂ 16% + 10.000 x v2= 0
-210.000 + 48.000 x 4,8332 + 10.000 x 0,7432=
-210.000 + 231.993,6 + 7,432 = + 29.425,6
Poichè EVA >0 devo ipotizzare un TIR più elevato rispetto al 16%
IPOTESI 3: TIR=18%
-210.000 + 48.000 x a10 ⅂ 18% + 10.000 x v2=0
-210.000 + 48.000 x 4,4941 + 10.000 x 0,7182 = +12.898,6
Non è basso, uguale a 0.
Non avendo nelle tavole di attualizzazione valori di i compresi tra il 18% e il 20% concludo
che il TIR è compreso tra 18% e 20% ossia:
18%< TIR< 20%
● RISPOSTA: Poiché TIR >is (is=16%) l’investimento è redditizio e conveniente.
(il TIR deve essere maggiore del is per essere conveniente, per essere redditizio basta che il
tir>0)
0 -I -I
L’ultima colonna in realtà non si compila tutta, pk se si compilasse tutta vorrebbe dire che
l’investimento non verrebbe recuperato durante gli anni di vita utile, si compilerà fino al punto
nel quale l’investimento da recuperare passa da un segno meno a un valore positivo.
L’ultima colonna è l’unica che possiamo non completare interamente ed è l’unica in cui si
passa da un segno negativo a positivo.
5/04/22
ESERCIZIO 4:
T I D Vn D att. I da
recuperare
0 740.000 740.000
Per poter dire se l’investimento è conveniente o meno devo avere un periodo soglia fissato.
In questo caso non è indicato, un buon valore però è rappresentato dalla metà della vita
utile.
● Nei metodi aritmetici le D vengono calcolate in modo diverso pk non si tiene conto
del diverso valore del denaro nel tempo, non si contano gli ammortamenti, ma gli
oneri finanziari vanno inseriti pk non c’è il procedimento di attualizzazione. Tra i
metodi aritmetici abbiamo il PBP aritmetico e il ROI.
ALIQUOTA FISCALE:
Ipotesi che ci capiti l'Aliquota fiscale, la quale colpisce il reddito (differenza tra ricavi e costi),
si calcolano le D (=R-C) e queste rappresenteranno la D lorda.
● D= R-C = D lorda
● D imponibile= disponibilità lorda - ammortamenti- oneri finanziari’
(Sulla D imponibile applico l’imposta).
Sulla D imponibile calcolo il PRELIEVO FISCALE.
● Prelievo fiscale = D imponibile x aliquota fiscale
● D nette= D lorda - prelievo fiscale
Concetto di longevità: dal punto di vista etimologico si intende il carattere di chi ha una vita
molto lunga, longevo= chi vive più della media delle persone.
Per le imprese: chi vive più della vita media delle imprese. peccato che sia diventata molto
corta, che si aggira attorno ai 5 anni.
Longevità potrebbe voler dire vivere più di 5 anni ma non è una definizione condivisa pk
dovrebbe essere almeno 50 anni a livello pratico e teorico.
Le imprese più longeve al mondo sono quelle giapponesi (nate nel 705 e 717)
(le italiane più longeve sono i casoli( attività vinicola), marinelli).
VITALITÀ:
● La longevità richiama l’idea dell’eterna giovinezza”
- sia nell’uomo (l’elisir di lunga vita)
- sia nelle organizzazioni (la longeva- giovinezza)
● L’impresa longeva unisce lunga età e giovinezza quindi:
- saggezza ed esuberanza(=tipica dell’età giovane)
- esperienza e desiderio di nuovo
- prudenza ed apertura (verso nuove esperienze)
Il tutto in modo armonico, che fa prevalere ora l’una, ora l’altra attitudine in funzione della
situazione da affrontare.
L’impresa di per sé non ha una durata, vive oltre la vita del suo fondatore, è un istituto fatto
per sopravvivere.
Termine di STORICITÀ:
● pertinente alla storia
● appartenente alla storia
● appartenente alle origini di un fenomeno
● fatto/realtà che si presume sia destinata a rimanere nella memoria e per questo ad
avere conseguenze importanti nel futuro.
Impresa= realtà ricca di memoria e destinata a rimanere nella memoria (imprese mirabili, es:
impresa di adriano olivetti).
Il tema della longevità d’impresa si inserisce prevalentemente nel filone degli studi sulle
imprese familiari, sia a livello nazionale che internazionale.
RICERCA:
Solo più recentemente si è proceduto a sviluppare approfondimenti sui fattori che hanno
consentito alle imprese longeve di svilupparsi e di avere successo.
Innanzitutto si cerca di capire qual è il profilo di queste imprese a livello anagrafico,
dimensionale, la mission, posizione competitiva e la governance…
Due aspetti importanti:
● qual è il pensiero dominante delle imprese longeve riguardo ai valori importanti per
affrontare le sfide manageriali future, cioè il sentire, che coincide con i valori ritenuti
fondamentali per affrontare le sfide manageriali future
● indagine sulle condotte/ comportamenti rilevanti per affrontare le sfide manageriali
future
● è stato chiesto alle imprese quali sono secondo loro i fattori che gli hanno consentito
di diventare longeve
Sono state presentate a queste imprese un elenco di 30 sfide manageriali future ed è stato
chiesto loro di esprimersi in termini di valori e azioni, queste sfide sono collegate a valori da
un lato e azioni dall’altro. Sulla base delle preferenze espresse sono stati identificati i 4
principali valori e le principali condotte collegate all’agire di queste imprese.
La governance:
- elevata incidenza dell’impresa familiare
- coincidenza tra famiglia del fondatore e attuali discendenti
- sostanziale coincidenza tra proprietà e governo dell’impresa
Capitalismo familiare puro in senso stretto
Si tratta di imprese che mostrano di avere una posizione competitiva, solo il 15 % dice di
essere un follower, il restante dice di essere leader in un mercato di nicchia.
Hanno un andamento del fatturato buono.
La strategia competitiva prevalente è la differenziazione seguita dalla focalizzazione e
l’ultima è la leadership di costo.
Molte di queste imprese hanno ricorso a lavorazioni presso terzi soprattutto a livello
nazionale.
Comunicazione online:
imprese dotate di siti web e social media in cui è presente la mission.
Raccogliendo le varie mission e mettendole tutte insieme siamo riusciti a costruire la tag
cloud ossia il grafico che rappresenta le parole più ricorrenti a livello di mission di queste
aziende, ci sono parole che sono ricorrenti e molto diffuse ma poco significative, es: qualità,
eccellenza, leadership, produzione, soddisfazione dei clienti, queste parole sono termini
neutri perché non evocano nella mente nulla di specifico relativo alle imprese longeve, non
evocano alcuna immagine nella mente.
Parole caratterizzanti che connotano in modo più specifico le realtà relative alle imprese
longeve: continuità, tradizione, territorio, famiglia e marchio.
Queste parole messe insieme sembra vogliano darci una connotazione specifica della mission delle
imprese longeve, sembra che vogliano dire che di fondo le imprese longeve esistono per →continuare
una tradizione produttiva fortemente radicata in un territorio attraverso l’impegno di una famiglia e
valorizzando un marchio storico.
ESAME: quali sono i valori connessi al sentire delle imprese longeve riguardo alle sfide
manageriali future?
7.04.22
TUTTA LA PARTE DEL LIBRO SUL TURISMO VA STUDIATA
In relazione alle affermazioni, la più condivisa è: “L’unica crisi pericolosa è la tragedia di non
voler lottare per superarla”.
La meno condivisa è “il capitale e il lavoro sono per loro natura in conflitto”.
Tutte e due vanno valutate positivamente perché, per l’ultima frase si intende che capitale e
lavoro non siano due realtà conflittuali.
Tutte le affermazioni esaminate costituiscono 4 gruppetti e ogni gruppo rappresenta un
valore:
legati al SENTIRE:
● valore del CAMBIAMENTO = vuol dire riconoscere una elevata significatività ad
alcuni aspetti importanti, se dico che “l’unica crisi pericolosa è la tragedia di non voler
lottare per superarla”, significa che l’unica crisi realmente pericolosa è che io non
abbia in me la voglia di cambiare, e questa frase conferma il cambiamento come
valore fondamentale per affrontare le sfide manageriali future.
“La consapevolezza che non si possono cambiare le cose se si continua a farle nello
stesso modo”, non si può pretendere che le cose cambino se io non decido di
cambiare il modo di farle.
Cambiamento è importante per affrontare le crisi e si innesca solo se impariamo a
cambiare le cose che facciamo, il cambiamento va vissuto nella prospettiva di
guardare al futuro.
Altro aspetto importante per il cambiamento è la passione per il viaggio. Gli
imprenditori che hanno avuto particolare successo a livello di attività imprenditoriale
sono spesso soggetti che amano viaggiare, non per affari e necessità ma amano
viaggiare perché amano imparare aspetti legati a culture diverse dalla propria, come
pure la passione per l’arte: l’arte come strumento che serve per disarticolare il
pensiero e stimolare l’innovazione.
La capacità di cambiare è anche funzione della potenza del sogno imprenditoriale.
Per l’impresa cambiare è sinonimo di evoluzione, rinnovamento.
Se metto al centro il valore del cambiamento sono consapevole che nel cammino
della mia esperienza imprenditoriale ci saranno momenti di maggiore o minore
problematicità, non mi aspetto che la mia attività d’impresa sia sempre florida, metto
in conto che ci saranno momenti problematici e di dover fare la fatica di cambiare per
far fronte alle difficoltà. Mettere al centro il cambiamento significa guardare al futuro
con la consapevolezza del passato.
● RISPETTO: in tutte le sue forme, unanimità da parte degli intervistati nel riconoscere
che la fiducia nasce dall’ascolto. La fiducia è un fattore produttivo originario insieme
a conoscenza e creatività e in questo caso la fiducia pone le basi per l’ascolto e
l’ascolto è una forma di rispetto del cliente. Rispetto è un atteggiamento di deferenza
verso qualcuno che si ritiene degno di stima e di onore. Questo sentimento di
deferenza verso qualcuno si declina in tanti modi, il primo è l’ascolto (ascoltare
anche ciò che non è udibile), dall’ascolto discende la possibilità di realizzare prodotti
che siano utili, funzionali e piacevoli dal punto di vista estetico, anche questa è una
forma di rispetto verso il cliente. Non realizzo qualcosa che è superfluo per lui.
Rispetto vuol dire accettare che la fonte del sapere in generale possa essere
conoscenza diffusa a tutti i livelli, abbandono della presunzione di sapere a favore di
un progresso continuo graduale. Altra manifestazione di rispetto: mantenere salde
radici nel reale, essere in grado di dare risposte concrete a tutti gli stakeholder, cioè
prodotti utili, funzionali e belli.
Per quanto riguarda la condotta, ossia il modo di comportarsi delle imprese longeve di fronte
alle sfide manageriali future, abbiamo identificato 4 componenti che sono allineate ai valori,
nello stesso modo col quale abbiamo identificato i valori: le sfide più importanti individuate e
rilette:
1. L’impresa deve attrezzarsi come cantiere dell’impossibile, nel senso che deve
prepararsi all’imprevisto (il contesto non è più prevedibile)
cantiere dell’impossibile= luogo fisico ma anche non fisico, nel quale si lavora nella
direzione di quello che appare irrealizzabile e a volte anche insensato.
L’imprenditore nella sua mente lavora per quello che sembra irrealizzabile.
Prepararsi all’imprevisto, sapersi confrontare con un mercato in decrescita e
diffondere la creatività e l’immaginazione umana sono delle condizioni indispensabili
perche l’impresa possa risultare un cantiere dell’impossibile, nel quale si è orientati
alla realizzazione di quello che è impossibile.
I fattori della longevità non sono i fattori di successo, ogni impresa ha la sua specifica realtà.
Non esistono formule del successo.
11.04.22
Per quel che riguarda il turismo, si può osservare il fenomeno sia dal lato della domanda che
dall’offerta, al momento guardiamo quello della domanda, chi sono coloro che richiedono un
servizio turistico?
Cioè tutte le attività organizzative a favore dei turisti, in cui sono comprese moltissime attività
imprenditoriali, nello specifico:
VEDI LIBRO
FILIERA DEL TURISMO: è la via attraverso la quale beni e servizi turistici partono dal
produttore e arrivano al cliente finale. è l'insieme di tutte le imprese turistiche.
vedi libro
12.04.22
Nel caso in cui ci sia scritto valore residuo e non sia specificato nulla: leggi bene il testo, se
si tratta di un investimento di sostituzione vi devono dire che valore residuo è, se non si dice
investimento di sostituzione ma solo investimento, fa riferimento al nuovo impianto.
…libro
Caratteri distintivi del B&B in sintesi:
● è un’attività ricettiva a conduzione familiare , svolta da soggetti privati nella propria
dimora o in prossimità della stessa
● esperienza di turismo relazionale: “ospitalità in famiglia”
● il numero massimo di stanze e posti letto adibiti varia a seconda della legge
regionale (dal limite minimo di 3 stanze e 6 posti letto a 5 stanze e 20 posti letto in
sicilia o 6 stanze e 12 posti letto in puglia…)
● la colazione, salvo diverse disposizioni, deve includere cibi non manipolati.
● è obbligatorio cessare l’ospitalità per diversi giorni dell’anno trattandosi di un’attività
saltuaria.
● non sono consentiti pernottamenti per un periodo superiore alle 30 giornate.
ESERCIZI: