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La rosa tatuata

Mangiacavallo ha accompagnato Serafina a casa sua.


Il dialogo fra di loro si farà pieno di strane esitazioni, frasi spezzate e gesti di assaggio. Entrambi hanno i
nervi stremati dopo le dure prove che hanno rispettivamente affrontato. La loro comunicazione a tentoni ha
una curiosa dolcezza e intimità, come l'incontro di due bambini solitari che si vedono per la prima volta. E'
per entrambi uno strano lusso, voluttuoso come il primo vento fresco della sera dopo una giornata rovente.

Int casa Serafina


Serafina è seduta e piange appoggiata al tavolo dove cuce. Mangiacavallo entra in casa e chiude la porta.
Vedendola piangere si emoziona e piangono insieme rumorosamente - Serafina è seduta e Mangiacavallo è
in piedi e si gira di spalle
Mangiacavallo inizia a singhiozzare – Serafina si volta a guardarlo e inizia a singhiozzare a sua volta

Mangiacavallo: Quando vedo piangere qualcuno, piango anche io. Sono sensibile, ho il cuore tenero

Serafina: Ma che c’entrate voi? Perchè dovete piangere?

Serafina si asciuga le lacrime con un fazzoletto

M: Sì lo so, e poi non è da uomo

S: Cocchi bota un omo po' chianciri come –

M: Voi siete comprensiva, qualche volta un uomo ha bisogno di piangere come una donna

S: E certo! Un omo non è così diverso da noi. Prendete!

Serafina gli porge un fazzoletto.

M: Ah. Grazie. Se voi la smettete, smetto anch’io eh?

S: No (Tc)! Prima smettete voi, e dopo smetto io

M: No, no! Prima voi, le signore prima

Mangiacavallo le restituisce il fazzoletto usato

S: Eh? Le signore prima. Ecco, ho smesso. Va bene?

M: Bene, allora smetto anch’io

S:Iiii! Avete la camisa strappata, eh?

M: Eh già signora delle Rose. L’avete strappata voi quando vi ho diviso dal parroco

S: Mi vero è! M’avite a scusare. Ve l’accomodo io!

M: Lasciate andare, non vale la pena

S: Ma sì ve l’accomodo io. Date, date qua

Serafina si mette gli occhiali

M: Ho voglia di ridere adesso


S: Eccu, chistu ci vulia

Serafina prende ago e filo

M: Mi dispiace che avete perso la borsetta. Quanti soldi c’erano nella borsetta? Molti?

S: Ma a voi che cosa ve ne importa, lasciate che me ne preoccupi io. Dai su, datemi la camicia. Che vi
dispiace aprire le persiane? Un ci viu

M: Subito

S: Basta così / Accussì! Bono, bono

Serafina lo guarda

S: No!

M: Che succede?

S: La luce sulle vostre spalle mi fici arricurdare n’omo, ca vivia ca

M: Cosa?

S: Cose i fodde! Ma i vostri sono di Napoli, per caso?

M: No, siciliani

Serafina si punge con l’ago

S: Siciliani?

M: Già. Che c’è di strano?

S: Niente, niente, niente!

M: Che c’è?

S: Niente, niente! Ti rissi nente!

M: Avete un bagno qui?

S: Ah?

M: Dico se avete una stanza da bagno

S: Eh certo, certo ca c’è un bagno

M: A casa mia non c’è per esempio

S: No?

M: Vorrei darmi una sciacquata, perché ho paura di puzzare come un capra

S: Bedda matre, pi carità! Accomodatevi pure. Da quella parte

M: Con permesso
S: Prego, prego, prego. Oh Matruzza Santa. (si toglie gli occhiali) Matruzza Santa, nun ci pozzu cririri!... 'Na
faccia i pagghiazzu comu chidda, cu corpo i me maritu? Ca fitia como na crapa

Serafina si rivolge alla statuetta della Madonna

S: Oh Matruzza, oh Matruzza! Parlatemi! E’ un segno? Matruzza!

Si sente cantare dal bagno

M: Laa, la la la la la, la, la

S: Oh, pi faure!

Serafina si alza.
Mangiacavallo esce dal bagno – si asciuga il corpo con un asciugamano e canticchia.
Raggiunge Serafina, che adesso è sopra una scala/sedia per prendere una bottiglia di spumante

M: Ho finito!

S: Mi facisti scantare / Iiii, mi scantavo!

M: Mi sono lavato e mi sento meglio. E voi vi sentite meglio?

S: Molto meglio, grazie. Adesso che ho pianto, mi sento molto meglio

Serafina sta per cadere, ride

M: Ah, allora siamo a posto

S: Già, e adesso non posso più salire

M: Volete dire scendere

S: Sì, scendere volevo dire. Scendere

Mangiacavallo la aiuta a scendere, prendendola in braccio

M: E che cosa avete in mano? Una bottiglia di vino?

S: Ah?

M: Quello che cos’è? Vino?

S: Ah, spumante è! Vedete?

Serafina porge la bottiglia di spumante a Mangiacavallo.

S: Viene dalle terre della famiglia di mio marito. Una grande famiglia, sapete? I Delle Rose, baroni

M: Baroni?

S: Sì, io ero una contadina, ma ho sposato un barone. Ho sposato un barone e un n’avia mancu scarpe ai pere.

M: E che contano le scarpe? Avevate tre cose più importanti, il cuore, un bel viso e una bella figura. E un
barone è un essere umano, come un camionista

S: Adesso però è meglio che vi cucio la camicia


Serafina si siede, si rimette gli occhiali. Mangiacavallo si siede accanto a lei e posa la bottiglia sul tavolo.

M: Eh sì, grazie. Io sono una persona molto franca, e voglio dirvi una cosa. Mia sorella maggiore ci teneva
molto che ci conoscessimo

S: Sì, e picchì?

M: Beh diceva, quella signora tanto carina, la vedova, la baronessa, è sola, tu sei solo. Perchè non cerchi di
conoscerla? Voleva che ci conoscessimo anche prima di oggi

S: Mmm! Anche io sono una persona molto franca e allora vi dirò qualcosa. Dite a vostra sorella che io non
ho bisogno di conoscere a nuddu, perché mio marito è con me. Noi non ci siamo separati mai, è come se lo
vedessi, è qui, in quella.. la vedete?

M: Bottiglia?

S: Bottiglia? Urna, urna di marmo. Venite.

Serafina e Mangiacavallo si avvicinano all’urna.

S: Queste sono le sue ceneri, c’è tuttu u me core ca dintra

M: Mi dispiace, non sapevo -

S: No, non vi scusate. Il parroco non voleva, dice che è contro le leggi della chiesa. E u saccio, ma io dovevo
pur avere qualcosa di lui. E questo è quanto ho potuto avere.

M: Vedrete che Dio ha perdonato

S: E cosa vi fa pinsare ca Dio ha perdonato?

M: Io lo conosco

S: Voi lo conoscete?

M: Lo conosco, e ha perdonato. Vedrete

S: Nessuno può immaginare, cosa vuol dire esser soli

M: Non c’è proprio nulla di male, e poi i corpi si decompongono, le ceneri sono pulite, no?

Serafina va a prendere una cornice appesa al muro – sono lei e il marito

S: La nostra fotografia del matrimonio. Chista sugnu eo, sposa a quartordici anni, e chistu è me maritu

M: Ah, che bell’uomo!

S: Era accussì beddo me marito! Na rosa! E aveva una rosa tatuata sul petto

M: Una rosa tatuata?

Serafina posa la cornice

S: Ca comu? Na rosa tatuata

M: Voglio vederla
S: Chi bo taliare? Vestito è docu!

M: Eh già, che stupido

S: Sentite, ma voi ci credete alle cose soprannaturali? Io vorrei raccontarvi una cosa ma, non dovete
scandalizzarvi

M: Scandalizzarmi? Siamo tutti e due adulti, no?

S: Dunque mio marito aveva questa rosa tatuata sul petto. Una notte io mi sono svegliata con un gran
bruciore proprio qua, addumavu a luce in camera da letto e mi taliavu au specchio. Sul mio petto, ho visto il
tatuaggio di mio marito. Qui, proprio qui, il suo tatuaggio ho visto!

M: Che strano!

S: E quella notte... bisogna che vi parli con franchezza...

M: Eh certo. Ve l’ho già detto, dite

S: Quella fu la notte in cui ho concepito me figghiu. U picciriddu ca pirdivu, quannu pirdivu puru a Rosario,
me maritu.

M: Strano. E volete farmi vedere la vostra rosa tatuata?

S: Chi? Ma chi sta ricennu? E’ andata via adesso, è rimasta solo un momento. Mai io l’ho vista! Chiara l’ho
vista, chiara. Mi credete vero?

Si risiedono

M: Certo, certo che ci credo. Ma può anche darsi che sia tornata

S: Io non so proprio perché vi sto raccontando certe cose. Proprio perché mi è piaciuto quello che avete
detto. Che i corpi si decompongono e le ceneri rimangono pure e immacolate.

Serafina riprende in mano la camicia da cucire e si rimette gli occhiali

S: Sì, ma ca ce su certe cristiane, ca hanno u gusto ri sporcare tutti i cose. M’avite a crirere. Mi capitaro certe
donnacce a casa oi e mi cuntaro na bugia a proposito ri me maritu. Accussì laria, accussì laria ca si a cririsse
vira .. runpissi l'urna... e ghittassi i cìnniri! A pezzi a facissi, a pezzi!

M: Ma... baronessa!

S:E dopu pigghiassi sta scupa e i scupassi fora ra potta i rarreri comu tanta munnizza!

M: Signora per carità. Non rompete la bottiglia.

Serafina scoppia a ridere

M: Non la bottiglia

S: No! La bottiglia, no. Non abbiate paura. La bottiglia, no. Volete aprirla, per bere un po'?

M: Ah certo, subito

Serafina si alza e va verso la finestra. Mangiacavallo la segue, tentando di aprire la bottiglia.

S: Grazie. Oh comu me finì!


M: Si può sapere che calunnia vi hanno detto?

Serafina si siede

S: No, no, no, no! Un ne vogghiu parrare. Un ci crio. E’ una bugia. Un ci crio. E’ una bugia. Nella memoria,
nel mio cuore è rimasta pura.

Mangiacavallo stappa la bottiglia, facendo rumore e rovesciandola sia a terra che a Serafina.
Serafina si spaventa, poi ridono.

M: Mi piacciono le donne che ridono di cuore

S: A voi piacciono pure quelle che piangono di cuore

M: A me piace tutto quello che una donna fa di cuore

S: Taliateve n’faccia

Da fuori si sente un clacson. Mangiacavallo lascia la bottiglia in mano a Serafina e si precipita alla finestra

S: Chi successe?

M: Ehi bambini! Giù dal camion, giù le zampe da quelle banane! ( a S.) Mi ero dimenticato.

Serafina si alza.

S: Voi trasportate… trasportate banane?

M: Sì signora.

S: In un camion da cinque tonnellate?

M: No, è da tre

S: Tre? Mio marito lavorava con uno da cinque.

M: Ma lui era un barone

S: Era.. già. Ma voi trasportate solo banane, vero?

M: Solo banane, che altro?

S: Mio marito trasportava banane, ma sotto le banane c’era dell’altro. Era proprio un selvaggio. Era
selvaggio come.. Ma dov’è che l’ho sentito dire questo? Selvaggio come? Mu scurdavu. Che rabbia,
cominciavo a ricordare una cosa e poi la mente ti si annebbia

Serafina si allontana e riempie un bicchiere di spumante, per Mangiacavallo.

S: Anche le banane!

Serafina beve lo spumante. Mangiacavallo osserva la casa

M: Avete una bella casetta, proprio comoda

S: Ah, ah. E invece la vostra com’è?

M: Uuuh, una casa con tre persone a carico.


Serafina riempie lo stesso bicchiere di spumante e lo porge a Mangiacavallo

S: Prego. E chi è che avete a carico?

M: Mmm, buono!

Serafina si siede. Mangiacavallo si versa altro spumante, prendendolo dalle mani di Serafina.

M: Dicevo, prima una sorella zitella, poi una nonna tre quarti scema, poi un padre che non vale la suola delle
scarpe che porto. Scusatemi, eh! Hanno la mania del TreSette. Giocano sempre, mattina, giorno e sera e si
scolano bottiglie di birra

S: Hanno anche la mania del bere?

M: E la mania del Lotto

S: Pure!

M: Da primavera mia sorella ha avuto problemi femminili... soprattutto mentali, io credo... ha lasciato la cura
della casa alla nonna scema e la cara vecchietta pensa che non ci sia bisogno di pagare i conti e che i soldi sia
meglio giocarseli al Lotto. Si giocherebbe l’anima, ha un sistema perfetto che però non funziona mai e il
conto del droghiere sale, sale, sale.

Mangiacavallo alza il bicchiere verso l’alto e Serafina gli guarda il petto

M: E’ meglio che telefoni al principale e gli spiego perché ho fatto tardi

S: E’ un intercomunale?

M: Non vi preoccupate

S: No, no, no! Per carità, mica mi preoccupo. Basta che pagate.

M: Ora vi dico cosa mi piacerebbe!

S: Sintemo

Serafina si alza e lo osserva

M: Scusate. Pronto, signorina? La società di proticoltura a Biloxi, 2468 esatto. Il mio numero è 6689. 6689.
Io vorrei una donna in gamba e anche matura, capito? E non importa se è un po' troppo grassa e se non tiene
molto a vestire. Quello che conta in una donna è l’intelligenza e il buon senso, vero?

S: Eh gia!

M: E mi piacerebbe che avesse una bella casettina ammobiliata e un lavoro avviato per conto proprio

S: Ho capito, ho capito. E una donna con casa, mobilio e lavoro si va a prendere un uomo con tre persone a
carico, la mania del TreSette, della birra e del Lotto. Che affare!

Serafina riprende a cucire la camicia. Si siede.

M: Offro amore e affetto in un mondo che è freddo e deserto

S: Può darsi che sia deserto, ma in quanto a freddo proprio oggi non direi
M: L’amore e l’affetto che posso offrire io vanno bene per il caldo e per il freddo in questo mondo vuoto. Ma
non ho altro! Mangiacavallo ha solo questo

S: Cu?

M: Io Alvaro Mangiacavallo

S: Ah se, se.

M: Non l’ho inventato, mi chiamo Mangiacavallo, il guaio è che non ho un cavallo da mangiare. Sono il
nipote dell’idiota del villaggio di Ribera

S: Vedo che vi piace scherzare, ah?

M: No, non scherzo. E’ vero, lui inseguì mia nonna in un campo di riso, lei scivolò su un sacco. Bum.
Alvaro, eccolo qua

S: Dovreste parlare con un po' più di rispetto dei vostri parenti

M: Cosa debbo rispettare? Il sasso che fece scivolare la nonna?

S: Ma rispettate almeno voi stesso. Non lavorate per vivere?

M: Se non lavorassi per vivere mi rispetterei di più

S: Ah!

M: Baronessa sono pieno di salute e ho un esistenza senza vero amore. Sfido io, le ragazze che vediamo nelle
fotografie sui giornali che cos’hanno? Un po' di ciccia qui, un po' di ciccia qua e la testa vuota come una
zucca

S: Dite un po' è un’interurbana? E’ occupata la linea, sì?

M: E’ occupato il padrone

S: Uh, il padrone. Allora riattaccate il ricevitore

M: Eccolo, eccolo. Pronto signor Paganò? Come vanno oggi gli affari alla compagnia di Proticoltura? Sì,
Mangiacavallo. Sì, sì. Cosa? Di che vi lamentate? Che ho fatto? Cosa? Signor Paganò, un momento! Io..

S: Beh! Chi ci fu?

M: Eh che ci fu? Un uomo con tre persone a carico licenziato. Il camion ancora è da pagare.

S: Oh.. un ci viu chiu! Sentite facciamo una cosa. Aprite quel cassetto. Là dentro c’è un pacco con una
camicia. Mettetevi pure quella per stasera. La vostra la passerete a prendere poi.

M: C’è scritto un nome

S: Non lo voglio sapere, non mi interessa. Buttatelo via, fuori dalla finestra

M: Va bene. Seta, seta pura. E’ troppo bella per Mangiacavallo, tutto qui è troppo bello per Mangiacavallo

S: Niente è troppo bello per un uomo, se l’uomo lo merita. Mettetevela, va! Ve la do di gran cuore

Mangiacavallo indossa la camicia


S: Vi piace?

M: Bella, vorrei –

S: Ma certo, prego!

Vanno davanti allo specchio

S: Che effetto vi fa la seta addosso?

M: Come le carezze di una mano di ragazza

S: Vi darà meno guai, credete a me

M: Non c’è nulla di più bello che scambiarsi dei regali, no? Vi sono più simpatico adesso?

S: Sapete cosa avrebbero dovuto farvi da bambino? Avrebbero dovuto mettervi due cerotti alle orecchie, per
tenerle più attaccate. Così, non vi sembra che stiate meglio? Mica così sporgenti come due ali di un piccolo
cherubino

SALVATORE Signora delle Rose! Ha la capra nel cortile!

Serafina corre alla finestra, spalanca violentemente le imposte e si spenzola fuori.

S: A striga c’è! Mi fa trasiri 'a crapa 'no cuttigghiu a mangiarmi i pummarori! Chidda avi u malocchiu, e
accussi magara 'a crapa! Anche la capra ha il malocchio. Mi entrò nel cortile anche la notte in cui persi
Rosario e u pìccirìddu! Maronnuzza mia! Faciti nesciri da' crapa no' cuttigghiu!

M: Non vi preoccupate, ci penso io. Ora l’acchiappo io, le do una lezione che ricorderà per un pezzo

S: Maleritta!

Mangiacavallo va fuori e lotta con la capra per legarla e alla fine ci riesce. Serafina batte le mani

M: Una cosa da niente

Mangiacavallo fa per mettersi la camicia

S: No, no! Tuttu sporcu no!

Serafina gli pulisce il braccia. Poi gli porge il fazzoletto per fargli pulire il petto

S: Qui. Così va meglio

M: Siete proprio gentile, signora!

S: Delle Rose

M: Signora Delle Rose. Ora devo andare

S: Lo so, lo so. Posso?

Gli mette la camicia, per guardare un’ultima volta le sue spalle

S: Oh, meraviglioso. Oh, meraviglioso! Scusate se sono un po' in disordine, ma non sono sempre vestita così.
Qualche volta mi vesto anch’ìo elegante. Quando c’era ancora mio marito, quando tornava a casa la sera, mi
facevo trovare tutta bella e in ordine. E qualche volta mettevo anche, eh sì, mi mettevo una rosa nei capelli
M: Una rosa nei capelli deve starvi bene

S: Sì, ma non per una vedova. Finìu il tempo delle rose

M: Perchè? E’ qui che vi sbagliate, è sempre per tutti il tempo delle rose

S: Dìte?

M: La rosa è.. la rosa è il cuore del mondo, come il cuore è il cuore dell’uomo, dico bene? Ma voi baronessa,
sapete che avete fatto?

S: No (tc), che ho fatto?

M: Avete chiuso il vostro cuore in quell’urna

S: Uuuh!

M: Ah, sì. Ma se durante un temporale o quando sulla strada passa un camion pesante, l’urna si spezza?

S: Ho capito

M: Guardate, guardate!

S: Ca a taliare? Nente viu

M: Il vostro cuore è volato via, come una rondinella. Rondinella felice, rondinella felice!

S: Ma che buffone che siete, io sto parlando seriamente e voi scherzate sempre

M: Il tuo cuore è come una rondinella felice

Si avvicinano

M: Quando ti riporto la camicia?

S: Ehm bene, quando vi ritrovate a passare di qui

M: Posso passare stasera, volete?

S: Va bene, però prima guardate la finestra. Se le persiane sono aperte e la luce è accesa, potete fermarvi per
riprendere la vostra … cammisa. Ma se le persiane sono chiuse, farete meglio a non fermarvi perché vuol
dire che la mia Rosa è a casa

M: Rosa?

S: Ah vero. Rosa è me figghia. Naturalmente non c’è nulla di male se ricevo qualcuno per fare quattru
chiacchiere, ma Rosa ha quindici anni e devo stare molto attenta a darle io il buon esempio

M (cantando): E guarderò le finestre, guarderò le finestre!

S: Buffone!

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