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Azioni sulle costruzioni

Pesi propri dei materiali strutturali


Carichi permanenti non strutturali
Carichi variabili
Azione sismica
Azioni del vento
Azioni della neve
Azioni della temperatura
Azioni eccezionali
Incendio
Esplosioni
Urti
Pesi propri dei materiali strutturali
Carichi permanenti non strutturali

Carichi non rimovibili durante il normale esercizio della costruzione, quali quelli relativi a
tamponature esterne, divisori interni, massetti, isolamenti, pavimenti e rivestimenti del
piano di calpestio, intonaci, controsoffitti, impianti.

In linea di massima, in presenza di orizzontamenti anche con orditura unidirezionale ma


con capacità di ripartizione trasversale, (caldana con rete elettrosaldata, travetti
rompitratta) i carichi permanenti portati ed i carichi variabili potranno assumersi, per la
verifica d’insieme, come uniformemente ripartiti.

I tramezzi e gli impianti leggeri di edifici per abitazioni e uffici possono assumersi, in
genere, come carichi equivalenti distribuiti, purché i solai abbiano adeguata capacità di
ripartizione trasversale.
Carichi permanenti non strutturali

Elementi divisori interni

Il peso proprio di elementi divisori interni potrà essere ragguagliato ad un carico


permanente portato uniformemente distribuito g2, purché vengano adottate le misure
costruttive atte ad assicurare una adeguata ripartizione del carico. Il carico uniformemente
distribuito g2 ora definito dipende dal peso proprio per unità di lunghezza G2 delle partizioni
nel modo seguente:

- per elementi divisori con G2 £1.00 kN/m: g2 = 0.40 kN/m2;


- per elementi divisori con 1.00 < G2 £ 2.00 kN/m: g2 = 0.80 kN/m2;
- per elementi divisori con 2.00 < G2 £ 3.00 kN/m: g2 = 1.20 kN/m2;
- per elementi divisori con 3.00 < G2 £ 4.00 kN/m: g2 = 1.60 kN/m2;
- per elementi divisori con 4.00 < G2 £ 5.00 kN/m: g2 = 2.00 kN/m2.

Ad es.: divisorio in mattoni forati di spessore 10 cm e altezza 3 m: G2 @ 3.5 kN/m, g2 =


1.60 kN/m2.
Sovraccarichi

I sovraccarichi comprendono i carichi legati alla destinazione d’uso dell’opera; i modelli di


tali azioni possono essere costituiti da:
- carichi verticali uniformemente distribuiti qk [kN/m2];
- carichi verticali concentrati Qk [kN];
- carichi orizzontali lineari Hk [kN/m].

I sovraccarichi verticali concentrati Qk formano oggetto di verifiche locali distinte e non si


applicano contemporaneamente ai carichi verticali ripartiti utilizzati nelle verifiche
dell’edificio nel suo insieme; essi devono essere applicati su impronte di carico
appropriate all’utilizzo ed alla forma dell’orizzontamento; in assenza di precise indicazioni
può essere considerata una forma dell’impronta di carico quadrata pari a 50 x 50 mm,
salvo che per le rimesse, i parcheggi e le aree di transito (categorie F e G). Per le
costruzioni di categoria F, i carichi si applicano su due impronte di 100 x 100 mm, distanti
assialmente 1.80 m. Per le costruzioni di categoria G, i carichi si applicano su due
impronte di 200 x 200 mm, distanti assialmente 1.80 m.
- carichi orizzontali lineari Hk
I valori nominali e/o caratteristici di qk, Qk ed Hk sono riportati nella Tab. 3.1.II. Tali valori sono comprensivi degli effe
ordinari, purché non vi sia rischio di rilevanti amplificazioni dinamiche della risposta delle strutture.

Sovraccarichi
Tab. 3.1.II - Valori dei sovraccarichi per le diverse categorie d’uso delle costruzioni
qk Qk Hk
Cat. Ambienti
[kN/m ] 2 [kN] [kN/m]
Ambienti ad uso residenziale
Aree per attività domestiche e residenziali; sono
compresi in questa categoria i locali di abitazione e
A relativi servizi, gli alberghi (ad esclusione delle aree 2,00 2,00 1,00
soggette ad affollamento), camere di degenza di
ospedali
Scale comuni, balconi, ballatoi 4,00 4,00 2,00
Uffici
Cat. B1 Uffici non aperti al pubblico 2,00 2,00 1,00
B
Cat. B2 Uffici aperti al pubblico 3,00 2,00 1,00
Scale comuni, balconi e ballatoi 4,00 4,00 2,00
Ambienti suscettibili di affollamento
Cat. C1 Aree con tavoli, quali scuole, caffè, ristoran-
3,00 3,00 1,00
ti, sale per banchetti, lettura e ricevimento
Cat. C2 Aree con posti a sedere fissi, quali chiese,
teatri, cinema, sale per conferenze e attesa, aule 4,00 4,00 2,00
universitarie e aule magne
Cat. C3 Ambienti privi di ostacoli al movimento
delle persone, quali musei, sale per esposizioni,
5,00 5,00 3,00
aree d’accesso a uffici, ad alberghi e ospedali, ad
C atri di stazioni ferroviarie
Cat. C4. Aree con possibile svolgimento di attività
5,00 5,00 3,00
fisiche, quali sale da ballo, palestre, palcoscenici.
Cat. C5. Aree suscettibili di grandi affollamenti,
quali edifici per eventi pubblici, sale da concerto,
5,00 5,00 3,00
palazzetti per lo sport e relative tribune, gradinate e
piattaforme ferroviarie.
Secondo categoria d’uso servita, con le
Scale comuni, balconi e ballatoi seguenti limitazioni
4,00 4,00 2,00
20-2-2018 Supplemento ordinario n. 8 alla GAZZETTA UFFICIALE Ser
Sovraccarichi
qk Qk Hk
Cat. Ambienti
[kN/m ] 2 [kN] [kN/m]
Ambienti ad uso commerciale
Cat. D1 Negozi 4,00 4,00 2,00
D Cat. D2 Centri commerciali, mercati, grandi magaz-
5,00 5,00 2,00
zini
Scale comuni, balconi e ballatoi Secondo categoria d’uso servita
Aree per immagazzinamento e uso commerciale
ed uso industriale
Cat. E1 Aree per accumulo di merci e relative aree
E d’accesso, quali biblioteche, archivi, magazzini, 6,00 7,00 1,00*
depositi, laboratori manifatturieri

Cat. E2 Ambienti ad uso industriale da valutarsi caso per caso

Rimesse e aree per traffico di veicoli (esclusi i


ponti)
Cat. F Rimesse, aree per traffico, parcheggio e sosta
2,50 2 x 10,00 1,00**
di veicoli leggeri (peso a pieno carico fino a 30 kN)
F-G
Cat. G Aree per traffico e parcheggio di veicoli me-
da valutarsi caso per caso e comunque
di (peso a pieno carico compreso fra 30 kN e 160
non minori di
kN), quali rampe d’accesso, zone di carico e scarico
5,00 2 x 50,00 1,00**
merci.
Coperture
Cat. H Coperture accessibili per sola manutenzione
0,50 1,20 1,00
e riparazione
H-I-K Cat. I Coperture praticabili di ambienti di categoria
secondo categorie di appartenenza
d’uso compresa fra A e D
Cat. K Coperture per usi speciali, quali impianti,
da valutarsi caso per caso
eliporti.
* non comprende le azioni orizzontali eventualmente esercitate dai materiali immagazzinati.
** per i soli parapetti o partizioni nelle zone pedonali. Le azioni sulle barriere esercitate dagli automezzi dovranno essere
valutate caso per caso.

I valori riportati nella Tab. 3.1.II sono riferiti a condizioni di uso corrente delle rispettive categorie. Altri regolamen
Sovraccarichi

I sovraccarichi orizzontali lineari Hk devono essere utilizzati per verifiche locali e non si
comnbinano con i carichi utilizzati nelle verifiche dell’edificio nel suo insieme.
I sovraccarichi orizzontali lineari devono essere applicati alle pareti alla quota di 1.20 m
dal rispettivo piano di calpestio; devono essere applicati ai parapetti o ai mancorrenti alla
quota del bordo superiore.
Le verifiche locali riguardano, in relazione alle condizioni d’uso, gli elementi verticali
bidimensionali quali i tramezzi, le pareti, i tamponamenti esterni, comunque realizzati,
con esclusione di divisori mobili (che comunque devono garantire sufficiente stabilità in
esercizio).
Il soddisfacimento della prescrizione può essere documentato anche per via
sperimentale, e comunque mettendo in conto i vincoli che il manufatto possiede e tutte le
risorse che il tipo costruttivo consente.

In presenza di carichi atipici (quali macchinari, serbatoi, depositi interni, impianti, etc.) le
intensità devono essere valutate caso per caso, in funzione dei massimi prevedibili: tali
valori dovranno essere indicati esplicitamente nelle documentazioni di progetto e di
collaudo statico.
Azione sismica
0.6

0.4
Acceleration [g]

0.2

-0.2

-0.4
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30
Time [sec]

30
20
Velocity [cm/sec]

10
0
-10 L’Aquila, 06/04/2009
-20
-30 GX066X
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30
Time [sec]

4
2
Displacement [cm]

0
-2
-4
-6
-8

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30
Time [sec]

Le azioni sismiche di progetto, in base alle quali valutare il rispetto dei diversi stati limite
considerati, si definiscono a partire dalla “pericolosità sismica di base” del sito di
costruzione.
La pericolosità sismica è definita in termini di accelerazione orizzontale massima attesa
ag in condizioni di campo libero su sito di riferimento rigido con superficie topografica
orizzontale.
Azione sismica

Pericolosità sismica di base

L’accelerazione massima attesa ag dipende dal periodo di ritorno considerato: terremoti


più intensi hanno accelerazioni elevate e ricorrono raramente (hanno periodi di
ritorno lunghi), terremoti più deboli hanno accelerazioni basse e ricorrono
frequentemente (hanno periodi di ritorno brevi).

L’Aquila
ag per diversi periodi di ritorno (http://esse1.mi.ingv.it)

TR = 975 anni
TR = 475 anni

TR = 50 anni
TR = 30 anni

1/TR
Azione sismica

Pericolosità sismica di base

Il valore di ag è definito su un reticolo di riferimento (latitudine, longitudine) per diversi


periodi di ritorno TR compresi tra 30 e 2475 anni (http://www.cslp.it,
http://esse1.mi.ingv.it).

TR = 30 anni TR = 50 anni TR = 475 anni TR = 975 anni


Azione sismica

Pericolosità sismica di base

Reticolo di riferimento per TR = 475 anni (http://esse1.mi.ingv.it)


Stati limite e relative probabilità di superamento

Stati limite di esercizio

Stato Limite di Operatività (SLO): a seguito del terremoto la costruzione nel suo
complesso, includendo gli elementi strutturali, quelli non strutturali e le apparecchiature
rilevanti alla sua funzione, non deve subire danni ed interruzioni d'uso significativi.

Probabilità di superamento nel periodo di riferimento: PV = 81%


R

Stato Limite di Danno (SLD): a seguito del terremoto la costruzione nel suo complesso,
includendo gli elementi strutturali, quelli non strutturali e le apparecchiature rilevanti alla
sua funzione, subisce danni tali da non mettere a rischio gli utenti e da non compromettere
significativamente la capacità di resistenza e di rigidezza nei confronti delle azioni verticali
ed orizzontali, mantenendosi immediatamente utilizzabile pur nell’interruzione d’uso di
parte delle apparecchiature.
Probabilità di superamento nel periodo di riferimento: PV = 63%
R
Stati limite e relative probabilità di superamento

Stati limite ultimi

Stato Limite di salvaguardia della Vita (SLV): a seguito del terremoto la costruzione
subisce rotture e crolli dei componenti non strutturali ed impiantistici e significativi danni dei
componenti strutturali cui si associa una perdita significativa di rigidezza nei confronti delle
azioni orizzontali; la costruzione conserva invece una parte della resistenza e rigidezza per
azioni verticali e un margine di sicurezza nei confronti del collasso per azioni sismiche
orizzontali.

Probabilità di superamento nel periodo di riferimento: PV = 10%


R

Stato Limite di prevenzione del Collasso (SLC): a seguito del terremoto la costruzione
subisce gravi rotture e crolli dei componenti non strutturali ed impiantistici e danni molto
gravi dei componenti strutturali; la costruzione conserva ancora un margine di sicurezza
per azioni verticali ed un esiguo margine di sicurezza nei confronti del collasso per azioni
orizzontali.

Probabilità di superamento nel periodo di riferimento: PV = 5%


R
Stati limite e relative probabilità di superamento

Si calcola preliminarmente il periodo di riferimento VR:

VR = VN CU ³ 35 anni

Per ciascuno stato limite, e la corrispondente probabilità di superamento PV , si


R
determina il periodo di ritorno dell’azione sismica TR tramite la formula:

VR
TR = -
ln(1 - PVR )

Per i diversi periodi di ritorno così ottenuti, si determina, per il sito in esame,
l’accelerazione massima attesa ag.
Stati limite e relative probabilità di superamento

Ad esempio, per VN = 50 anni, e CU = 1, si ha il periodo di riferimento:


VR = VN CU = 50 anni

Gli stati limite hanno le probabilità di superamento e i periodi di ritorno:


VR
SLO PVR = 0.81 TR = - = 30 anni
ln(1 - PVR )
SLD PVR = 0.63 TR = 50 anni

SLV PVR = 0.10 TR = 475 anni

SLC PVR = 0.05 TR = 975 anni

Per i diversi periodi di ritorno così ottenuti, il reticolo di riferimento fornisce l’accelerazione
massima attesa ag.
Risposta della struttura

La sola conoscenza dell’accelerazione massima attesa è insufficiente per determinare la


risposta della struttura, che dipende anche dalla durata e dal contenuto in frequenza
dell’azione.

In particolare, strutture con frequenze proprie di vibrazione vicine a quelle del terremoto,
subiscono un’amplificazione dinamica maggiore di strutture con frequenze proprie
distanti.

Si osserva anche che:

- la risposta della struttura a un singolo accelerogramma non sarebbe rappresentativa


della classe di terremoti che possono interessare il sito;

- il calcolo della risposta sotto un determinato accelerogramma potrebbe essere effettuato


solamente per via numerica;

- d’altra parte, ai fini delle verifiche, interessa solamente il valore massimo della risposta.
Spettro di risposta

Tutti questi problemi sono risolti dallo spettro di risposta. Esso fornisce direttamente la
risposta massima della struttura – in termini di accelerazione, velocità o spostamento – in
funzione della frequenza propria, o più comunemente del periodo proprio di vibrazione
(inverso della frequenza propria).

Tale risposta va intesa come la risposta mediana (frattile 50%) per la classe di terremoti
che possono verificarsi nel sito di costruzione.
Spettro di risposta elastico in accelerazione delle
componenti orizzontali

Tratto ad Tratto a Tratto a


accelerazione velocità spostamento
costante costante costante
10

Se(T) (m/s2) 5

4
S ag 3

0
0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4
T (s)

TB TC Periodo proprio
TD
della struttura
Spettro di risposta elastico in accelerazione delle
componenti orizzontali

Lo spettro di risposta elastico delle componenti orizzontali è espresso da una forma


spettrale (spettro normalizzato) riferita a uno smorzamento convenzionale del 5%,
moltiplicata per il valore dell’accelerazione orizzontale massima ag su sito di riferimento
rigido orizzontale.

éT 1 æ T öù
Se (T ) = ag S h Fo ê + çç1 - ÷÷ú 0 £ T < TB
ë TB hFo è TB øû
Se (T ) = ag S h Fo TB £ T < TC
TC
Se (T ) = ag S h Fo TC £ T < TD
T
TT
Se (T ) = ag S h Fo C 2D TD £ T
T

Sia la forma spettrale che il valore di ag variano al variare della probabilità di superamento
nel periodo di riferimento.
Spettro di risposta elastico in accelerazione delle
componenti orizzontali

Il coefficiente S tiene conto della categoria di sottosuolo e delle condizioni


topografiche:

S = S S ST

essendo SS il coefficiente di amplificazione stratigrafica e ST il coefficiente di


amplificazione topografica (v. seguito).

Il fattore h altera lo spettro elastico per coefficienti di smorzamento viscosi


convenzionali x diversi dal 5%, mediante la relazione:

10
h= ³ 0.55
5+x

dove x (espresso in percentuale) è valutato sulla base di materiali, tipologia strutturale e


terreno di fondazione.
Spettro di risposta elastico in accelerazione delle
componenti orizzontali

Il coefficiente Fo quantifica l’amplificazione spettrale massima, su sito di riferimento


rigido orizzontale, ed è definito sul reticolo di riferimento (http://www.cslp.it,
http://esse1.mi.ingv.it).

Variabilità di Fo con TR: andamento medio sul territorio nazionale e intervallo di confidenza
al 95%.
Spettro di risposta elastico in accelerazione delle
componenti orizzontali

TC è il periodo corrispondente all’inizio del tratto a velocità costante:


TC = CC TC*
dove TC* è definito sul reticolo di riferimento (http://www.cslp.it, http://esse1.mi.ingv.it).

Variabilità di TC* con TR: andamento medio sul territorio nazionale e intervallo di
confidenza al 95%.
Spettro di risposta elastico in accelerazione delle
componenti orizzontali

TB è il periodo corrispondente all’inizio del tratto dello spettro ad accelerazione costante:

TC
TB =
3

TD è il periodo corrispondente all’inizio del tratto a spostamento costante:


ag
TD = 4.0 + 1.6
g
muri di sostegno di terrapieni, la profondità è riferita al piano di imposta della fondazione.
Per depositi con profondità H del substrato superiore a 30 m, la velocità equivalente delle onde di taglio
metro VS,30, ottenuto ponendo H=30 m nella precedente espressione e considerando le proprietà degli str
profondità.
Categorie
Le di sottosuolo
categorie di sottosuolo che permettono l’utilizzo dell’approccio semplificato sono definite in Tab. 3.2.II

Tab. 3.2.II – Categorie di sottosuolo che permettono l’utilizzo dell’approccio semplificato.


Categoria Caratteristiche della superficie topografica
Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di velocità delle onde
A di taglio superiori a 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie terreni di caratteri-
stiche meccaniche più scadenti con spessore massimo pari a 3 m.
Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina molto consi-
B stenti, caratterizzati da un miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da
valori di velocità equivalente compresi tra 360 m/s e 800 m/s.
Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consi-
stenti con profondità del substrato superiori a 30 m, caratterizzati da un miglioramento del-
C
le proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra
180 m/s e 360 m/s.
Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o di terreni a grana fina scarsamente consi-
stenti, con profondità del substrato superiori a 30 m, caratterizzati da un miglioramento del-
D
le proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra
100 e 180 m/s.
Terreni con caratteristiche e valori di velocità equivalente riconducibili a quelle definite per le catego-
E
rie C o D, con profondità del substrato non superiore a 30 m.

— 46 —
Amplificazione stratigrafica

2 4

1,75 3,5

3
1,5
A
A
B 2,5 B
Ss 1,25 C
Cc C
D
2 D
E
1 E

1,5
0,75
1

0,5
0,25 0,35 0,45 0,55 0,65 0,75 0,85 0,95 1,05 1,15 1,25 0,5
0,1 0,15 0,2 0,25 0,3 0,35 0,4 0,45 0,5 0,55 0,6
Fo ag / g
Tc* (s)
Amplificazione topografica

Categorie topografiche

Per condizioni topografiche complesse è necessario predisporre specifiche analisi di


risposta sismica locale. Per configurazioni superficiali semplici si può adottare la seguente
classificazione.

Le categorie topografiche si riferiscono a configurazioni geometriche prevalentemente


bidimensionali, creste o dorsali allungate, e devono essere considerate nella definizione
dell’azione sismica se di altezza maggiore di 30 m.
Amplificazione topografica
Per tener conto delle condizioni topografiche e in assenza di specifiche analisi di risposta sismica locale, si utilizzano i
Amplificazione topografica
coefficiente topografico ST riportati nella Tab. 3.2.V, in funzione delle categorie topografiche definite nel § 3.2.2 e dell’u
dell’opera o dell’intervento.

Coefficiente di amplificazione topografica


Tab. 3.2.V – Valori massimi del coefficiente di amplificazione topografica ST
Categoria topografica Ubicazione dell’opera o dell’intervento ST
T1 - 1,0
T2 In corrispondenza della sommità del pendio 1,2
T3 In corrispondenza della cresta di un rilievo con 1,2
pendenza media minore o uguale a 30°
T4 In corrispondenza della cresta di un rilievo con 1,4
pendenza media maggiore di 30°

La
La variazione
variazione spaziale del coefficiente
spaziale di amplificazione
del coefficiente topografica
di amplificazione è definita daè un
topografica decremento
definita da unlineare con l’altezza d
o del rilievo, dalla
decremento sommità
lineare con ol’altezza
dalla cresta,
deldove ST assume
pendio il valore
o rilievo, dallamassimo
sommità riportato nella
o cresta Tab.alla
fino 3.2.V, fino alla base, d
base
sume valore unitario.
dove ST assume valore unitario.
3.2.3.2.2 Spettro di risposta elastico in accelerazione della componente verticale
Lo spettro di risposta elastico in accelerazione della componente verticale del moto sismico, Sve, è definito dalle espressio
T 1 T
0 T < TB Sve (T) ag S Fv 1
TB Fo TB

TB T < TC Sve (T) ag S Fv


3.2.8
TC
TC T < TD Sve (T) ag S Fv
T
Esempio di applicazione

Programma Spettri-NTC ver. 1.0.3 (http://www.cslp.it)

Fase 1. Individuazione della pericolosità del sito


Spettri di risposta per i periodi di ritorno di riferimento

Fase 2. Scelta della strategia di progettazione


Spettri di risposta elastici per i diversi stati limite

Fase 3. Determinazione dell’azione di progetto


Spettri di risposta elastici per i diversi stati limite, che tengono in conto la
risposta sismica locale
Spettri di risposta di progetto per gli stati limite ultimi

Le capacità dissipative delle strutture possono essere messe in conto attraverso una
riduzione delle forze elastiche, che tenga conto in modo semplificato della capacità
dissipativa anelastica della struttura, della sua sovraresistenza, dell’incremento del suo
periodo proprio a seguito delle plasticizzazioni. In tal caso, lo spettro di risposta di
progetto Sd(T) da utilizzare è lo spettro elastico con le ordinate ridotte sostituendo η con
1/q, dove q è il fattore di comportamento.

Fo é T q æ T öù
S d (T ) = ag S ê + ç1 - ÷÷ú
ç 0 £ T < TB
q ë TB Fo è TB øû
F
S d (T ) = ag S o TB £ T < TC
q
F T
S d (T ) = ag S o C TC £ T < TD
q T
F TT
S d (T ) = ag S o C 2D TD £ T
q T
Spettri di risposta di progetto per gli stati limite ultimi
q=2 q =3 q=4 q=5 q = 5,85

4,5

3,5

2,5
Sd(T) (m/s2)
2

1,5

0,5

0
0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4
T (s)

Programma Spettri-NTC ver. 1.0.3 (http://www.cslp.it)


Fase 3. Determinazione dell’azione di progetto
Spettri di progetto (inelastici) per gli SLU
Esempio di applicazione
Trasverso: Fattore di smorzamento: Portale con trasverso rigido
m = 8000 kg x = 0.05
Pilastri: Periodo:
Sezione 35 ´ 35 cm 2 2p
T1 = = 0.09732 s
w1
h = 3.00 m
E = 30 000 MPa

Dal programma Spettri-NTC: Per T = T1 (SLV, q = 3.3)


(L’Aquila, TR = 475 anni) S d (T1 ) = 0.291 g
ag = 0.261 g l è un coefficiente pari a 0.85 se la
W =mg costruzione ha almeno tre orizzontamenti e
Fo = 2.364 Forza orizzontale: se T1 < 2TC, pari a 1.0 in tutti gli altri casi
W
TC* = 0.347 s Fh = S d (T1 ) l = 0.291 ´ 9.81 ´ 8000 ´ 1 = 22 838 N = 22.838 kN
g

Momento flettente sul singolo pilastro:


1 1
M= Fh h = ´ 22.838 ´ 3.00 = 17.13 kN m
4 4
Azioni del vento

Il vento esercita sulle costruzioni azioni che variano nel tempo e nello spazio provocando,
in generale, effetti dinamici.
La direzione del vento si considera generalmente orizzontale.
Per le costruzioni usuali tali azioni sono convenzionalmente ricondotte alle azioni statiche
equivalenti.
Per le costruzioni di forma o tipologia inusuale, oppure di grande altezza o lunghezza, o di
rilevante snellezza e leggerezza, o di notevole flessibilità e ridotte capacità dissipative, il
vento può dare luogo ad effetti la cui valutazione richiede l’uso di metodologie di calcolo e
sperimentali adeguate allo stato dell’arte e che tengano conto della dinamica del sistema.

Il crollo del Tacoma Narrows Bridge del 7


novembre 1940. Le cause del crollo sono
da ricercarsi nelle oscillazioni torsionali
indotte dal distacco periodico di vortici di
von Karman (fenomeno di instabilità
aeroelastica detto anche flutter). Sotto
l'azione di un vento costante di circa 65
km/h, la scia dei vortici di von Karman
trasmetteva alla struttura delle coppie
torcenti pulsanti alla stessa frequenza
torsionale del ponte, facendolo oscillare
con ampiezze via via crescenti fino al
collasso.
calcolo e sperimentali adeguate allo stato dell’arte.

3.3.1. VELOCITÀ BASE DI RIFERIMENTO


La velocità base di riferimento vb è il valore medio su 10 minuti, a 10 m di altezza sul suolo su un terreno pianeggiante e omoge-
neo di categoria di esposizione II (vedi Tab. 3.3.II), riferito ad un periodo di ritorno TR = 50 anni.
Velocità base di riferimento
In mancanza di specifiche ed adeguate indagini statistiche, vb è data dall’espressione:
vb v b,0 ca 3.3.1
Vb,0 è la velocità base di riferimento al livello del mare, assegnata nella Tab. 3.3.I in funzione della zona in cui sorge la co-
La velocità
struzionebase di riferimento del vento vb è il valore medio su 10 minuti, a 10 m di
(Fig. 3.3.1);
caltezza
a è ildal suolo
coefficiente su un fornito
di altitudine terreno
dallapianeggiante
relazione: e omogeneo di categoria di esposizione II
(vedi seguito), riferito ad un periodo di ritorno TR = 50 anni.
ca 1 per a s a0
In mancanza di specifiche
as ed adeguate indagini statistiche,
[3.3.1.b] vb è data dall’espressione:
ca 1 ks 1 per a 0 as 1500 m
a0
vb = vb0 ca
dove:
adove:
0, ks sono parametri forniti nella Tab. 3.3.I in funzione della zona in cui sorge la costruzione (Fig. 3.3.1);
as è l’altitudine sul livello del mare del sito ove sorge la costruzione.
v è la velocità base di riferimento al livello del mare, assegnata nella Tabella in funzione
b0zonazione non tiene conto di aspetti specifici e locali che, se necessario, dovranno essere definiti singolarmente.
Tale
della zona in cui sorge la costruzione;
Tab. 3.3.I -Valori dei parametri vb,0, a0, ks
Zona Descrizione vb,0 [m/s] a0 [m] ks

Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige,


1 Veneto, Friuli Venezia Giulia (con l’eccezione della pro- 25 1000 0,40
vincia di Trieste)
2 Emilia Romagna 25 750 0,45
Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia,
3 Campania, Basilicata, Calabria (esclusa la provincia di 27 500 0,37
Reggio Calabria)
4 Sicilia e provincia di Reggio Calabria 28 500 0,36
Sardegna (zona a oriente della retta congiungente Capo
5 28 750 0,40
Teulada con l’Isola di Maddalena)
Sardegna (zona a occidente della retta congiungente Capo
6 28 500 0,36
Teulada con l’Isola di Maddalena)
7 Liguria 28 1000 0,54
8 Provincia di Trieste 30 1500 0,50
9 Isole (con l’eccezione di Sicilia e Sardegna) e mare aperto 31 500 0,32
Velocità base di riferimento

ca è il coefficiente di altitudine fornito dalla relazione:

ca = 1 per as £ a0
æa ö
ca = 1 + k s çç s - 1÷÷ per a0 < as £ 1500 m
è a0 ø
in cui:
a0, ks sono forniti nella Tabella precedente in funzione della zona in cui sorge la costruzione;
as è l’altitudine sul livello del mare del sito ove sorge la costruzione.

Per altitudini superiori a 1500 m sul livello del mare, i valori della velocità base di riferimento
possono essere ricavati da opportuna documentazione o da indagini statistiche
adeguatamente comprovate, riferite alle condizioni locali di clima e di esposizione. Fatte
salve tali valutazioni, comunque raccomandate in prossimità di vette e crinali, i valori
utilizzati non dovranno essere minori di quelli previsti per 1500 m di altitudine.
Velocità di riferimento

La velocità di riferimento vr è il valore medio su 10 minuti, a 10 m di altezza dal suolo


su un terreno pianeggiante e omogeneo di categoria di esposizione II (vedi seguito),
riferito al periodo di ritorno di progetto TR. Tale velocità è definita dalla relazione:
vr = vb cr
dove cr è il coefficiente di ritorno, funzione del periodo di ritorno di progetto TR:

é æ 1 öù
cr = 0.75 1 - 0.2 ln ê- lnçç1 - ÷÷ú
ë è TR øû
e TR è il periodo di ritorno espresso in anni.

Ove non specificato diversamente, si assumerà TR = 50 anni, cui corrisponde cr = 1. Per


un’opera di nuova realizzazione in fase di costruzione o per le fasi transitorie relative a
interventi sulle costruzioni esistenti, il periodo di ritorno dell’azione potrà essere ridotto
come di seguito specificato:
- per fasi di costruzione o fasi transitorie con durata prevista in sede di progetto non
superiore a tre mesi, si assumerà TR ³ 5 anni;
- per fasi di costruzione o fasi transitorie con durata prevista in sede di progetto
compresa fra tre mesi e un anno, si assumerà TR ³ 10 anni.
Azioni statiche equivalenti

Le azioni statiche del vento sono costituite da pressioni e depressioni agenti


normalmente alle superfici, sia esterne che interne, degli elementi che compongono la
costruzione.
L’azione del vento sul singolo elemento viene determinata considerando la combinazione
più gravosa della pressione agente sulla superficie esterna e della pressione agente sulla
superficie interna dell’elemento.
Nel caso di costruzioni o elementi di grande estensione, si deve inoltre tenere conto delle
azioni tangenti esercitate dal vento.

L’azione d’insieme esercitata dal vento su una costruzione


è data dalla risultante delle azioni sui singoli elementi,
considerando come direzione del vento, quella
corrispondente ad uno degli assi principali della pianta
della costruzione; in casi particolari, come ad esempio per
le torri a base quadrata o rettangolare, si deve
considerare anche l’ipotesi di vento spirante secondo la
direzione di una delle diagonali.
Pressione del vento

La pressione del vento è data dall’espressione:

pressione cinetica di riferimento


coefficiente di esposizione
coefficiente di pressione
coefficiente dinamico

p = qr ce cp cd

Pressione cinetica di riferimento

1
qr = r vr2
2

in cui r è la densità dell’aria, assunta convenzionalmente costante e pari a 1.25 kg/m3.


Pressione del vento

Coefficiente di esposizione

Il coefficiente di esposizione dipende dall’altezza z sul suolo del punto considerato, dalla
topografia del terreno, e dalla categoria di esposizione del sito ove sorge la costruzione
(v. seguito).
In assenza di analisi specifiche che tengano in conto la direzione di provenienza del vento
e l’effettiva scabrezza e topografia del terreno che circonda la costruzione, per altezze sul
suolo £ 200 m, il coefficiente di esposizione è dato dalla formula:
Categoria di esposizione

z é zù
ce ( z ) = k r2ct ln ê 7 + ct ln ú per z ³ zmin
z0 ë z 0û

ce ( z ) = ce ( zmin ) per z < zmin


Pressione del vento

Coefficiente di esposizione

ct è il coefficiente di topografia.

Il coefficiente di topografia è posto generalmente pari a 1, sia per le zone pianeggianti sia
per quelle ondulate, collinose e montane.

Nel caso di costruzioni ubicate presso la sommità di colline o pendii isolati il coefficiente
di topografia può essere ricavato da dati suffragati da opportuna documentazione.
Pressione del vento

Coefficiente di esposizione
20-2-2018 Supplemento ordinario n. 8 alla GAZZETTA UFFICIALE Seri

La categoria di esposizione dipende dalla posizione geografica del sito ove sorge la
costruzioneTab.
e della
3.3.III - classe di rugosità
Classi di rugosità del terreno del terreno.
Classe di rugosità del terreno Descrizione

Aree urbane in cui almeno il 15% della superficie sia coperto da


A
edifici la cui altezza media superi i 15 m
B Aree urbane (non di classe A), suburbane, industriali e boschive
Aree con ostacoli diffusi (alberi, case, muri, recinzioni,....); aree
C
con rugosità non riconducibile alle classi A, B, D
a) Mare e relativa fascia costiera (entro 2 km dalla costa);
b) Lago (con larghezza massima pari ad almeno 1 km) e relativa
fascia costiera (entro 1 km dalla costa)
D
c) Aree prive di ostacoli o con al più rari ostacoli isolati (aperta
campagna, aeroporti, aree agricole, pascoli, zone paludose o
sabbiose, superfici innevate o ghiacciate, ....)
L’assegnazione della classe di rugosità non dipende dalla conformazione orografica e topografica del ter-
reno. Si può assumere che il sito appartenga alla Classe A o B, purché la costruzione si trovi nell’area rela-
tiva per non meno di 1 km e comunque per non meno di 20 volte l’altezza della costruzione, per tutti i
settori di provenienza del vento ampi almeno 30°. Si deve assumere che il sito appartenga alla Classe D,
qualora la costruzione sorga nelle aree indicate con le lettere a) o b), oppure entro un raggio di 1 km da
essa vi sia un settore ampio 30°, dove il 90% del terreno sia del tipo indicato con la lettera c). Laddove
sussistano dubbi sulla scelta della classe di rugosità, si deve assegnare la classe più sfavorevole (l’azione
del vento è in genere minima in Classe A e massima in Classe D).
Pressione del vento

Categorie di esposizione
Pressione del vento

Coefficiente di pressione

Il coefficiente di pressione cp dipende dalla tipologia e dalla geometria della costruzione e


dal suo orientamento rispetto alla direzione del vento. Esso può essere ricavato da dati
suffragati da opportuna documentazione o da prove sperimentali in galleria del
vento.
Pressione del vento

Coefficiente di pressione

Istruzioni
In riferimento alle costruzioni di forma regolare, si forniscono, tre distinte serie di
coefficienti di pressione esterna:
- coefficienti globali cpe, che possono essere utilizzati in tutti i casi in cui la
rappresentazione delle azioni aerodinamiche del vento possa essere effettuata in
maniera semplificata, rivolta alla valutazione delle azioni globali su porzioni estese di
costruzioni o delle risultanti delle azioni indotte dal vento sugli elementi principali della
struttura;
- coefficienti locali cpe,10, che consentono una rappresentazione più realistica dell’effettivo
campo di pressione che si instaura sulle superfici delle costruzioni e che possono
essere impiegati sia in alternativa ai coefficienti di pressione globali cpe, sia per
quantificare la pressione locale sugli elementi con area di incidenza maggiore o
uguale a 10 m2;
- coefficienti locali cpe,1 che consentono la quantificazione della pressione locale su
elementi di piccole dimensioni con un’area di incidenza minore o uguale a 1 m2 (quali
elementi di rivestimento ed i loro fissaggi).
Pressione del vento

Coefficiente di pressione

Istruzioni
Per i coefficienti di pressione locali relativi a un’area di incidenza compresa fra 1 e 10 m2, il
valore è pari a:

cpeA = cpe,1 – (cpe,1 – cpe,10) log10(A)

in cui A è l’area di incidenza della pressione del vento.


zione della pressione esterna si
Per la valutazione assumeranno,
della pressione esternanei casi più comuni,
si assumeranno, nei casi gli
più schemi dischemi
comuni, gli seguito riportati;
di seguito per pl
riportati;
nel presente documento
contemplate nele presente
per ulteriori
documento approfondimenti sui criteri di
e per ulteriori approfondimenti sui analisi
criteri di costituiscono utileu
analisi costituiscono
l’Eurocodice
EN-1991-1-4 e le IstruzioniEN-1991-1-4
CNR DT207.e le Istruzioni
Per le CNR
forme DT207.
nonPer le forme non contemplate
contemplate nei documentinei documenti
citati sicitati
potrà si potrà ri
ricorr
letteratura o a prove specifiche in galleria del vento o, infine, a simulazioni di fluidodinamica computazion
Pressione
a prove specifiche del vento
in galleria del vento o, infine, a simulazioni di fluidodinamica computazionale
strumenti di comprovata validità scientifica.
comprovata validità scientifica.
C3.3.8.1.1 Pareti verticali
Coefficiente di pressione
Pareti verticali
I coefficienti globali cpe da assumere sulle pareti di un edificio a pianta rettangolare sono riportati in Figura C3
C3.3.I
globali cpeIstruzioni
da assumere sulle pareti di un edificio a pianta rettangolare sono riportati in Figura C3.3.2
Pareti verticali

(a) (b)
a) Parametri caratteristici di edifici a pianta rettangolare,
b) Edifici a pianta rettangolare: cpe per facce sopravento, sottovento e laterali
Figura C3.3.2
(a) (b)
Tabella C3.3.I: Edifici
a)aParametri
pianta rettangolare: cpe per facce
caratteristici di sopravento, sottovento
edifici a pianta e laterali
rettangolare,
Faccia sopravento C laterale
Faccia = 2,0 C sottovento
Faccia !"#$%
b) Edifici a pianta rettangolare: cpeUper facce sopravento, sottovento
U
e laterali
!"#$%$&'$$$(pe= 0,7 + 0,1·h/d !"#$%$)*+'$$$(pe= -0,5 - -0,8·h/d !"#$%$&'$$$(pe= -0,3 - 0,2·h/d
h/d > 1: cpe= 0,8
Figura C3.3.2
h/d > 0,5: cpe= -0,9 &$,$!"#$%$+'$$$(pe= -0,5 -0,05·(h/d-1)

I coefficienticpe
: Edifici a pianta rettangolare: locali cpe,10 esopravento,
per facce di dettagliosottovento
cpe,1 da assumere
e lateralisulle pareti di un edificio a pianta rettangolare sono rip
C3.3.3 e in Tabella C3.3.II, il valore della dimensione e è pari al minimo tra b e 2h.
Pressione
C3.3.8.1.3 del
Coperture a faldavento
singola
L’altezza di riferimento !#" per le coperture inclinate a semplice falda è pari alla quota massima della copertura stessa. Per le
inclinazioni -!"#$%$#&!"$'(('))*$+,)*$)-+*)-.*/0'$,1$(,2'$3-$('4*)tura piana (§ C3.3.8.1.2). I coefficienti globali da assumere sulle
Coefficiente
coperture di di
a singola falda pressione
un edificio a pianta rettangolare, nel caso di vento ortogonale alla direzione del colmo sono riportati
in Figura C3.3.8 e in Tabella C3.3.V. 5*11,$ 6'/,$ !"#%#$ 45° la pressione può variare rapidamente da valori negativi a valori
positivi, per cui vengono forniti valori dei coefficienti di pressione con entrambi i segni; in generale, si considerano ambedue le
Istruzioni
condizioni di carico, valutando quale può condurre a situazioni più gravose per la struttura o l’elemento strutturale considerato.
Coperture a falda singola: vento perpendicolare alla direzione del colmo

!"#$%&'()*)*+ - Schema di riferimento per coperture a semplice falda

Figura C3.3.8 - Coperture a semplice falda: valori del coefficiente cpe: vento perpendicolare alla direzione del colmo.
Pressione del vento

Coefficiente di pressione
11-2-2019 Supplemento ordinario n. 5 alla GAZZETTA UFFICIALE Serie generale - n. 35
Istruzioni
Coperture a falda singola: vento parallelo alla direzione del colmo

Figura C3.3.9 - Coefficienti di pressione per coperture a semplice falda: vento parallelo alla direzione del colmo

Tabella C3.3.VI - !"#$$%&%#'(%)*%)+,#--%"'#)+#,)&"+#,(.,#)/)-#0+1%&#)$/1*/)23)%')456)7#'(")+/,/11#1")/11/)*%,#8%"'#)*#1)&"10".


Fascia sopravento di !"#!#$%" cpe,A &'('!)*'('!/50
profondità pari al minimo tra
15°<! cpe,A &'('$)$!
b/2 ed h
Pressione
!"#"#$#%#&
del vento
Coperture a falda doppia
L’altezza di riferimento !#" per le coperture inclinate a doppia falda (Figura C3.3.11) è pari alla quota massima della copertura
stessa. Per le inclinazioni -!"#$#%!"&'(('))*&+,)*&)-+*)-.*/0'&,1&(,2'&3-&('4*)05),&4-,/,67&
Coefficiente di pressione
I coefficienti globali da assumere sulla falda sopravento di coperture a falda doppia di un edificio a pianta rettangolare, nel caso
di vento perpendicolare alla direzio/*&3*1&('1.'8&2'/'&95*11-&4*)&1*&('4*)05)*&,&+,13,&2-/:'1,7&;*11,&<'/,&="#&$&#>!"&?,1*&95,/0'&
Istruzioni
previsto per le coperture a falda singola circa la variazione di segno della pressione.
Per la falda sottovento,
Coperture a faldasi doppia:
fa riferimento ai valori
vento riportati in Tabella alla
perpendicolare C3.3.IX e Figura C3.3.12.
direzione del colmo

Figura C3.3.11 - Schema di riferimento per coperture a falda doppia


Tabella C3.3.IX - !"#$$%&%#'(%)*%)+,#--%"'#)+#,)&"+#,(.,#)/)*"++%/)$/0*/)12)%')345)6#'(")%')*%,#7%"'#)+/,/00#0/)/0)&"08".
Pressione del vento

Coefficiente di pressione

Istruzioni
Coperture a falda doppia: vento parallelo alla direzione del colmo
Nel caso di vento parallelo alla direzione del colmo, i coefficienti di pressione sono riportati nella Tabella C3.3.X e Figura C3.3.13.

Figura C3.3.13 - Coefficienti di pressione per coperture a doppia falda: vento in direzione parallela al colmo

Tabella C3.3.X - !"#$$%&%#'(%)*%)+,#--%"'#)+#,)&"+#,(.,#)/)*"++%/)$/0*/)12)%')345)6#'(")%')*%,#7%"'#)+/,/00#0/)/0)&"08".


Pressione del vento

Coefficiente dinamico

Il coefficiente dinamico tiene in conto degli effetti riduttivi associati alla non
contemporaneità delle massime pressioni locali e degli effetti amplificativi dovuti alla
risposta dinamica della struttura.

Esso può essere assunto cautelativamente pari ad 1 nelle costruzioni di tipologia


ricorrente, quali gli edifici di forma regolare non eccedenti 80 m di altezza ed i
capannoni industriali, oppure può essere determinato mediante analisi specifiche o
facendo riferimento a dati di comprovata affidabilità.
&
cp ! '
(%&' per torri con elementi aventi !sezione !di forma diversa dalla circolare
L’azione di insieme esercitata dal vento spirante normalmente ad una delle pareti va valutata con
parte piena di una sola faccia.
Azione tangente del vento
Per vento spirante secondo la bisettrice dell’angolo formato da due pareti, l’azione d’insieme
definita.
L’azione tangente
Salvoper unità di superficie
documentazione parallela
specifica, all’azione
i medesimi del vento
coefficienti è datacautelativamente anche per t
si adottano
dall’espressione:
quali non è da applicare il coefficiente 1,15 suddetto.

pf = qr ce cf C3.3.8.8! COEFFICIENTE DI ATTRITO


In assenza di più precise valutazioni suffragate da opportuna documentazione o da prove sper
in cui cf è il coefficiente
assumerannod’attrito, funzione
i valori riportati della
nella scabrezza
Tabella C3.3.XIX.della superficie sulla quale il
vento esercitaTabella
l’azione tangente.
C3.3.XIX - Valori del coefficiente d’attrito

Superficie Coefficiente d’attrito cf

Liscia (acciaio, cemento a faccia liscia..) 0,01


Scabra (cemento a faccia scabra, catrame..) 0,02
Molto scabra (ondulata, costolata, piegata..) 0,04

— 70 —
Azioni della neve

Il carico provocato dalla neve sulle coperture è dato dall’espressione:

valore di riferimento del carico neve al suolo


coefficiente di esposizione
coefficiente termico
coefficiente di forma della copertura

qs = qsk CE Ct µi

Valore di riferimento del carico neve al suolo

Il carico della neve al suolo dipende dalle condizioni locali di clima e di esposizione,
considerata la variabilità delle precipitazioni nevose da zona a zona.

In mancanza di adeguate indagini statistiche e specifici studi locali, che tengano conto sia dell’altezza
del manto nevoso che della sua densità, il carico di riferimento neve al suolo, per località poste a quota
inferiore a 1500 m sul livello del mare, non dovrà essere assunto minore di quello calcolato in base alle
espressioni di normativa, cui corrispondono valori associati ad un periodo di ritorno pari a 50 anni.
Per altitudini superiori a 1500 m sul livello del mare si dovrà fare riferimento alle condizioni locali di
clima e di esposizione utilizzando comunque valori di carico neve non inferiori a quelli previsti per 1500
m.
Zone di carico neve

Zona I – Alpina
Aosta, Belluno, Bergamo, Biella, Bolzano, Brescia, Como,
Cuneo, Lecco, Pordenone, Sondrio, Torino, Trento, Udine,
Verbania, Vercelli, Vicenza

qsk = 1.50 kN/m 2 as £ 200 m


qsk = 1.39 [1 + (as / 728) 2 ] kN/m 2 as > 200 m

Zona I – Mediterranea
Alessandria, Ancona, Asti, Bologna, Cremona, Forlì-Cesena,
Lodi, Milano, Modena, Novara, Parma, Pavia, Pesaro e
Urbino, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Treviso,
Varese

qsk = 1.50 kN/m 2 as £ 200 m


qsk = 1.35 [1 + (as / 602) 2 ] kN/m 2 as > 200 m
Zone di carico neve

Zona II
Arezzo, Ascoli Piceno, Bari, Campobasso, Chieti, Ferrara,
Firenze, Foggia, Genova, Gorizia, Imperia, Isernia, La
Spezia, Lucca, Macerata, Mantova, Massa Carrara, Padova,
Perugia, Pescara, Pistoia, Prato, Rovigo, Savona, Teramo,
Trieste, Venezia, Verona

qsk = 1.00 kN/m 2 as £ 200 m


qsk = 0.85 [1 + (as / 481) 2 ] kN/m 2 as > 200 m

Zona III
Agrigento, Avellino, Benevento, Brindisi, Cagliari,
Caltanissetta, Carbonia-Iglesias, Caserta, Catania,
Catanzaro, Cosenza, Crotone, Enna, Frosinone, Grosseto,
L’Aquila, Latina, Lecce, Livorno, Matera, Medio Campidano,
Messina, Napoli, Nuoro, Ogliastra, Olbia Tempio, Oristano,
Palermo, Pisa, Potenza, Ragusa, Reggio Calabria, Rieti,
Roma, Salerno, Sassari, Siena, Siracusa, Taranto, Terni,
Trapani, Vibo Valentia, Viterbo

qsk = 0.60 kN/m 2 as £ 200 m


qsk = 0.51 [1 + (as / 481) 2 ] kN/m 2 as > 200 m
Azioni della neve

Coefficiente di esposizione

Il coefficiente di esposizione CE tiene conto delle caratteristiche specifiche dell’area in


cui sorge l’opera.

Coefficiente termico

Il coefficiente termico tiene conto della riduzione del carico della neve a causa dello
scioglimento della stessa, causato dalla perdita di calore della costruzione.
Tale coefficiente dipende dalle proprietà di isolamento termico del materiale utilizzato in
copertura. In assenza di uno specifico e documentato studio, deve essere posto Ct = 1.
Azioni della neve

Coefficiente di forma della copertura

a: angolo formato dalla falda con l’orizzontale (espresso in gradi sessagesimali)

Copertura a una falda

Si assume che la neve non sia impedita di scivolare. Se l’estremità


più bassa della falda termina con un parapetto, una barriera od
altre ostruzioni, allora il coefficiente di forma non potrà essere
assunto inferiore a 0.8, indipendentemente dall’angolo a.
Azioni della neve

Copertura a due falde

Si devono considerare le tre condizioni di carico alternative, denominate Caso I, Caso II e


Caso III.

Si assume che la neve non sia impedita di


scivolare. Se l’estremità più bassa della
falda termina con un parapetto, una barriera
od altre ostruzioni, allora il coefficiente di
forma non potrà essere assunto inferiore a
0.8, indipendentemente dall’angolo a.
Supplemento ordinario n. 5 alla GAZZETTA UFFICIALE Serie generale - n. 35
Azioni della neve

Copertura a più falde


A A DUE FALDE (O PIÙ)

alternativa, le due condizioni Caso (i) ed Caso (ii) riportate nella Figura C3.4.3.
Si devono considerare, in alternativa, le due condizioni Caso (i) ed Caso (ii)

Caso (i) µ1(! 1)! µ1(! 2)! µ1(! 1)! µ1(! 2)!

µ2(! )! ! = (! " $ % ! # &'#


Caso (ii)

µ1(! 1)! µ1(! 2)!

!"! !#! !"! !#!

!"#$%&'()*+*) - Coefficiente di forma per il carico neve – Coperture a più falde

e le falde convergenti in un compluvio abbiano una inclinazione superiore a 60°, si dovrà prestare
a scelta dei coefficienti di forma da utilizzare. In particolare si dovrà tenere presente che l’intensità degli
a formare nelle zone di compluvio è funzione dell’azione di redistribuzione della neve operata dal vento
uvio.
Azioni eccezionali

Le azioni eccezionali sono quelle che si presentano in occasione di eventi quali incendi,
esplosioni ed urti.

E’ opportuno che le costruzioni possiedano un grado adeguato di robustezza, in funzione


dell’uso previsto della costruzione, individuando gli scenari di rischio e le azioni
eccezionali rilevanti ai fini della sua progettazione.

Per le costruzioni in cui sia necessario limitare il rischio d’incendio per la salvaguardia
dell’individuo e della collettività, nonché delle proprietà limitrofe e dei beni direttamente
esposti al fuoco, devono essere eseguite verifiche specifiche del livello di prestazione
strutturale antincendio.

Le strutture devono essere altresì verificate nei confronti delle esplosioni e degli urti per
verosimili scenari di rischio o su richiesta del committente.

Le azioni eccezionali considerate nel progetto saranno combinate con le altre azioni
mediante la regola di combinazione eccezionale.
Incendio

Per incendio, si intende la combustione autoalimentata ed incontrollata di materiali


combustibili presenti in un compartimento.

Per compartimento antincendio si intende una parte della costruzione delimitata da


elementi costruttivi idonei a garantire, sotto l’azione del fuoco e per un dato intervallo di
tempo, la capacità di compartimentazione.

La capacità di compartimentazione in caso di incendio è l’attitudine di un elemento


costruttivo a conservare, sotto l’azione del fuoco, oltre alla propria stabilità, un sufficiente
isolamento termico ed una sufficiente tenuta ai fumi ed ai gas caldi della combustione,
nonché tutte le altre prestazioni se richieste.

La capacità portante in caso di incendio è l’attitudine di una struttura, di una parte della
struttura o di un elemento strutturale a conservare una sufficiente resistenza meccanica
sotto l’azione del fuoco con riferimento alle altre azioni agenti.

La resistenza al fuoco riguarda la capacità portante in caso di incendio per una


struttura, per una parte della struttura o per un elemento strutturale nonché la capacità di
compartimentazione rispetto all’incendio per gli elementi di separazione sia strutturali,
come muri e solai, sia non strutturali, come porte e tramezzi.
Incendio

Per carico di incendio si intende il potenziale termico netto della totalità dei materiali
combustibili contenuti in uno spazio, corretto in base ai parametri indicativi della
partecipazione alla combustione dei singoli materiali [MJ].

Per carico d’incendio specifico si intende il carico di incendio riferito all’unità di superficie
lorda [MJ/m2].

Le classi di resistenza al fuoco sono: 15, 20, 30, 45, 60, 90, 120, 180, 240 e 360; esse
esprimono il tempo, in minuti primi, durante il quale la resistenza al fuoco deve essere
garantita.

L’incendio convenzionale di progetto è definito attraverso una curva di incendio che


rappresenta l’andamento, in funzione del tempo, della temperatura dei gas di
combustione nell’intorno della superficie degli elementi strutturali.
Incendio

Curva nominale d’incendio


1200 1200

1000 1000

800 800

q g (°C) 600
q g (°C) 600

400 400

200 200

0 0
0 10 20 30 40 50 60 0 5 10 15 20 25 30

t (min) t (min)
Incendio di materiali combustibili prevalentemente di natura Incendio di quantità rilevanti di idrocarburi
cellulosica (curva d’incendio nominale di riferimento) (curva nominale degli idrocarburi)

1200

1000

800 Curva d’incendio per strutture poste


q g (°C) 600 all’esterno del compartimento in cui si
400
sviluppa l’incendio (curva nominale esterna)
200

0
0 5 10 15 20 25 30

t (min)
Esplosioni

Gli effetti delle esplosioni possono essere tenuti in conto nella progettazione di quelle
costruzioni in cui sono possono presentarsi miscele esplosive di polveri o gas in aria o
sono contenuti materiali esplosivi.

Sono escluse le azioni derivanti da esplosioni che si verificano all’esterno della


costruzione.

Categoria di azione 1 – Effetti trascurabili sulle strutture


Non è richiesto alcun tipo di verifica.
Esplosioni

Categoria di azione 2 – Effetti localizzati su parte delle strutture


Ove negli ambienti a rischio di esplosione siano presenti idonei pannelli di sfogo, si può
utilizzare la pressione statica equivalente nominale pd, espressa in kN/m2, data dal
maggiore fra:
pd = 3 + pv
pv 0.04
pd = 3 + +
2 æ Av ö 2
ç ÷
èV ø
in cui:
pv: pressione statica uniformemente distribuita in corrispondenza della quale le aperture di
sfogo cedono (kN/m2);
Av: area delle aperture di sfogo (m2);
V: volume dell’ambiente (m2).

Categoria di azione 3 – Effetti generalizzati sulle strutture


Devono essere effettuati studi più approfonditi.
Urti

Urti da traffico veicolare

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