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ROSSANA ADELE ROSSI si sofferma sulla riflessione di Papa Francesco che si reca alla tomba di don
Milani. Questa sua vita ripropone il sistema educativo di don Lorenzo. Egli riconosce a pieno la dignità
dell’uomo. Inoltre, si sofferma sulla parola SCUOLA, che ha il compito di formare i bambini/ragazzi a
costruire una propria identità attraverso le competenze critiche. In questo luogo tutti dovevano essere
uguali. Don Milani viene considero un modello da seguire. La scuola di Barbiana, invece, è considerata una
scuola di diritti e doveri che elimina tutte le disuguaglianze sociali.
MONS FRANCESCO SAVINO è il vicepresidente della conferenza episcopale italiana. Egli si sofferma sulla
riflessione del mondo in cui viviamo, ovvero un mondo SFIGURATO di ingiustizie, dal cambiamento e di
disuguaglianze. Parla del TEMPO: noi oggi viviamo in un tempo buio, scuro. Un grande filosofo giapponese
parla della fine della storia oggi viviamo in un mondo di narcisismo ed egoismo.
Miseria della politica analfabetismo della politica. Oggi le disuguaglianze e le ingiustizie mettono a rischio
la DEMOCRAZIA. Oggi il modello di economia toglie ai giovani il presente e il futuro. Per questo motivo si
suppone che i giovani calabresi abbandonino la propria terra.
Esistono 3 radici della vita che sono:
1. RADICE RELIGIOSA: don Lorenzo era un ebreo. RADICE EBRAICA-CRISTIANA.
2. RADICE STORICA: egli afferma che è importante capire la storia.
3. RADICE POLITICA: aveva una grande visione della politica e della visione liberale e socialista.
Esistono anche tre aspetti della figura di don Lorenzo Milani:
1. Dal Vangelo di Matteo “l’albero si riconosce dai frutti”. Don Milani è stato generativo
2. Don Lorenzo Milani nasce in una famiglia borghese. Egli però capisce che i poveri lo hanno
convertito e capisce che la sua missione educativa deve partire degli ultimi. La scuola è diventata
per lui un LUOGO TEOLOGICO.
3. Don Lorenzo è stato scartato; non veniva capito. Egli ha trasformato l’esilio in un ESOLO.
La scuola 8° sacramento.
IGNORANZA causa di tanti problemi.
APPUNTI AGGIUNTIVI
2) Don Lorenzo Milani è stato prima UOMO DELLA CHIESA e poi anche un PEDAGOGISTA. Papa Francesco il
20 giugno 2017 ha detto di dare ai poveri una mano. Esso ha accolto in pieno questo significato e spinge la
scuola a una conoscenza libera e riconosce nella scuola, come nella chiesa, la piena libertà umana. Don
Lorenzo è stato maestro e intuiva la necessità di istituire la scuola popolare, piccola ma con un grande
progetto. Esso sosteneva i CETI SOCIALI aiutandoli e diceva che, se si fossero persi i ragazzi difficili non
sarebbe stato più una scuola. “I CARE” viene tradotto con “mi sta a cuore”. La scuola di Barbiana costituisce
una scuola educativa di diritti e doveri per tutti. Il docente deve costruire la cura educativa. Nell’alunno, la
figura di don Milani è attuale e si sa che egli si schiera dalla parte degli ultimi, dei poveri.
3) il sacerdote e educatore conosciuto da Savino è don Lorenzo Milani. Don Lorenzo Milani afferma che “il
tempo ingloba tutti” e noi stiamo vivendo in un tempo difficilmente bassa, ma la notte ha la sua paura che ci
aiuta a raggiungere l’alba. Savino ci dice che non bisogna mai essere neutrali, ma bisogna prendere una
posizione. Don Milani è stato generativo.
SEMINARIO DEL 16/11/2023
1° ESERCIZIO
1) GIUSEPPE VALARIOTI: attivista e politico italiano
2) SCONFITTA: è un male per i popoli
3) MAFIA: fenomeno criminale
2° ESERCIZIO
TERESA FAMA’ è un avvocato. Lei parla di Saveria e Carmela che parlano dei loro congiunti a Don Luigi. I
loro mariti non venivano ricordati e questo non stava bene, perciò nasce LIBERA un’associazione, nomi e
numeri contro le mafie.
GIUSEPPE VALARIOTI si era accorto che la ndrangheta stava cambiando e per questo si era messo in
mezzo. Egli pensava che la scuola bloccava la criminalità. Faceva lezioni fuori in un parco ai giovani del
quartiere.
DON LUIGI CIOTTI è il Presidente del gruppo BELE.
3° ESERCIZIO
Giuseppe è stato ucciso all’età di 30 anni. Era un ragazzo pieno di vita e di sogni. Carmela Ferro si era
innamorata di Peppe ai tempi del liceo. Lui proveniva da una famiglia di agricoltori. Peppe era un uomo
pieno di valori. Laureatosi, decide di conoscere i valori degli agricoltori calabresi. Oltre a essere un politico,
era un intellettuale. Per Giuseppe, Rosarno, città a lui cara, era una terra piena di ingiustizie. Grazie agli studi
umanistici, ha avuto modo di studiare le diverse civiltà che si erano evolute. Peppe pensava che il male
peggiore era la SCONFITTA. Egli non voleva lasciare Rosarno perché voleva aiutare la sua gente. Un giorno
incontra Peppino Lavorato. A suo onore a Rosarno è stato aperto il MUSEO MEDMA (grande sogno di
Peppe). Inoltre, fece parte della cooperativa RINASCITA per aiutare gli agricoltori e la gente di Rosarno e di
Gioia Tauro, ma come sempre le infiltrazioni mafiose si erano inserite nella cooperazione. Lui aveva
denunciato ciò, e questo alla mafia non piaceva. Lo scontro più duro, però, fu avvenuto nel 1980 al
momento delle elezioni. Durante la campagna elettorale fu incendiata la macchina di Peppino. Una sera,
dopo aver mangiato al ristorante fu ucciso da 2 colpi di pistola da due uomini che lo avevano aspettato
dietro una siepe. Quella sera, la vita di Peppa terminò. PEPPE NON HA AVUTO MAI GIUSTIZIA.
VANESSA si sofferma a parlare dell’anti-ndrangheta calabrese. Lei era la pro-nipote di Peppe. Lei lo
descrive come una persona studiosa e intellettuale. Negli anni ’70 ci sono stati dei cambiamenti per la
mafia. La scelta di Peppe di lottare non fu una buona idea, infatti i genitori di Giuseppe erano contrari alle
idee del figlio. Peppe non voleva riscattare solo sé stesso, ma anche i giovani.
4° ESERCIZIO
GIANCARLO COSTABILE ci dice di dover cambiare e affrontare la vita, di riprenderci i diritti che ci
spettano. La differenza tra la Calabria degli anni ’70 e di oggi: comportamenti meschini.
All’epoca parlare di cambiamento era difficile. Oggi noi tutti dobbiamo prendere esempio da Giuseppe
Valarioti.
SEMINARIO 22/11/2023
2) Quando si parla di mafia pensiamo subito alla Sicilia e a Matteo Messina Denaro, uomo più ricercato.
La ndrangheta del crotonese si sta evolvendo con molte capacità informatiche.
Ci sono elementi che dimostrano che nella provincia di KR ci sono operazioni di criptovalute. La ndrangheta
oggi è capace di gestire denaro e potere contemporaneamente. Antonio Nicaso dopo gli attentati a Palermo
va in America, Canada dove partecipa a delle proteste contro la mafia. La Calabria deve essere una terra
vera, ma soprattutto aiutata.
3) Ndrangheta crotonese ha marcato tutti settori per aumentare la sua ricchezza per orientarsi verso
fenomeni di finanza clandestina. La messaggistica bancaria può essere alterata: un'alterazione in codice.
Questa cosa oggi non ha una regolamentazione, perché siamo rimasti ancora indietro. Oggi ci sono
magistrati che analizzano che la criminalità sta diventando qualcosa di diverso.
Quando si doveva dimostrare che c'era un'attività associativa legata alla produzione di vino, si hanno avuto
diverse difficoltà.
Per dimostrare un'attività era molto difficile, soprattutto far comprendere agli altri ciò. C'erano imprenditori
soggiogati o responsabili. Questo crea una distorsione del mercato.
4) Il libro nasce da due considerazioni fondamentali: la vicenda rispecchia l'evoluzione della ndrangheta,
sempre più silente e camaleontica (si mimetizza con un nuovo volto, non dimenticando le proprie origini). In
Emilia Romagna i giudici utilizzano l'espressione colonizzazione, il cutrese è stato capace di colonizzare le
aree produttive del Paese. L'altro elemento è la rivoluzione della Calabria.
Quello che possiamo fare noi oggi è proseguire questo percorso raccontando i fatti aderendo alla realtà.
La Calabria è una terra difficile.
GIANCARLO COSTABILE
“Siamo ciò che desideriamo di essere", insegna lo scrittore e poeta Coelho. E sarebbe opportuno non
dimenticarlo mai soprattutto alle nostre latitudini su cui grava una cultura della lamentazione e della
subalternità diffusa in tutti gli d strati della società. La costruzione di una pedagogia P del cambiamento in
Calabria passa prioritariamente dalla rottura di queste infrastrutture della rinuncia all'agire responsabile che
finiscono per compromettere la qualità della democrazia e l'accesso ai diritti di cittadinanza. La storia è
nostra e la fanno i popoli, diceva Allende. E adesso tocca ai calabresi mettersi, fin in fondo, in gioco. Osare,
Guardare oltre. Farsi fu- par turo, ribellandosi con decisione a stereotipi e pregiudizi infami prima che gli
stessi finiscano per diventare l'unico abito da indossare quotidianamente nella nostra socialità.
Una delle leve, probabilmente quella decisiva, per frantumare lo Li schema di potere mafioso dominante nei
nostri territori è rappresentata dall'affermazione di una nuova anti- mafia sociale in grado di definirsi nella
prassi educativa come grammatica del riscatto e narrazione della speranza.
Un'altra Calabria è possibile a patto di rifondare l'azione antimafia e in tal senso è decisivo il ruolo di Libera
che può aggregare le soggettività più orientate alla trasformazione politica e culturale dei rapporti di forza
attualmente esistenti, in questa sfortunata regione, tra élite e popolo. Luigi Ciotti parla di diritto alla rabbia:
«Rabbia per prendere le distanze dalla rassegnazione passiva, rabbia per allontanare gli alibi di un
accontentarsi, di un ras- segnarsi rispetto a ciò che ogni giorno viviamo». La rabbia, secondo il fondatore di
Libera, testimonia che siamo capaci di reagire, di agire in risposta ad eventi: «nella rabbia che si prova a
resistere e ad opporsi». L'antimafia calabrese deve riscoprire e coltivare questo diritto alla rabbia che nasce
dal rifiuto della rassegnazione e dell'indifferenza (fabbriche di relazioni socioeconomiche improntate alla
totale dipendenza e sudditanza verso il clientelismo mafioso). La ricostruzione dei diritti di prossimità
massacrati in terra di Calabria può rappresentare l'orizzonte di una strategia unitaria per i movimenti
antimafia che devono lasciarsi alle spalle sterili protagonismi per lavora- re dal basso a un processo di
coscientizzazione ed emancipazione delle popolazioni locali da vecchi e consunti schemi mentali.
L'alfabeto del noi, che è vocabolario di una nuova resistenza, è la sfida che attende tutti coloro che vogliono
davvero essere fautori di una nuova pedagogia civile dell'antimafia.
SEMINARIO 06/12/2023
ES. 1
LETTERE MINUSCOLE libro di letteratura sociale di Dionesalvi.
PAROLI RIBELLE parole che manipolano la società.
ES. 2
L'iniziativa di questo giorno è particolarmente importante. Il titolo del libro è "lettere minuscole". È un testo
di letteratura sociale di Dionesalvi.
Dionesalvi ha schierato le parole, che in una terra come la nostra non è facile.
Dionesalvi ha scelto di fare l'insegnante fuori Cosenza, insegna in una frazione in cui si vive una realtà in cui
l'azione ha un valore educativo se fatto con generosità. Insegna nella frazione di un paese di Cassano.
Le parole non nascono come pregiudizio, ma come ascolto. Le parole ascoltate modificano noi stessi.
L'educatore non giudica. L'apprendimento è una pratica collettiva. Dionesalvi viene considerato un punto di
riferimento per tutti, non solo perché è un insegnante ma perché ha costituito una comunità come
Barbiana. Realizzò un'esperienza educativa andando oltre la funzione docente costruendo una scuola rom.
In questa scuola la metodologia praticata è un'innovazione educativa sul metodo di Don Lorenzo Milani.
La Calabria è caratterizzata per una storia di lotte e Dionesalvi è stato una delle maggiori figure.
La scrittura di Dionesalvi è una scrittura ampia. Egli ci restituisce parole ribelli.
Le parole ribelli sono parole sovversive, capaci di rompere le logiche di dominio e che ci manipolano.
Le lettere nei poteri ufficiali non esistono, non hanno dignità di esistenza.
ES. 3
Claudio Dionesalvi è un insegnante ed è considerato una figura di rilevata importanza. Egli ci parla del ruolo
dell’insegnante: egli deve saper utilizzare la nuova tecnologia, ma con cautela e dei limiti. Le scuole sono
diventate il riflesso di una situazione drammatica. Il libro ha 2 nuclei fondamentali: memoria (oggi si è
persa) e emozioni (oggi non sono contenute nelle immagini). Quando scriviamo dobbiamo studiare.
Le dittature ti convincono a dire qualcosa indirettamente.
ES. 4
Per parlare di guerra dobbiamo approfondirne le cause. Per capire le guerre bisogna capire/studiare ciò che
è accaduto a un tale popolo, non solo nell’ultimo periodo ma dall’inzio.