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LUCREZIA MARIA MASSARO IVA ESABAC 17/05/2020

VERIFICA DI RELIGIONE
Sono passati esattamente 2 mesi e 13 giorni dal DPCM, giorno in cui è iniziata la reclusione di tutto il popolo
italiano. Quello che sembrava un incubo si è insinuato sempre di più nella nostra vita quotidiana tanto da
sconvolgerla pienamente. Niente più scuola, lavoro, viaggi, serate con gli amici e passeggiate in famiglia. Di
colpo la libertà dell’individuo è diventato un ricordo sopito, e l’incontrollabile pandemia di coronavirus ha
fatto del mondo la sua casa.
Dapprima la quarantena assoluta, poi la possibilità di andare a trovare SOLO i propri parenti ed infine la
quasi libertà di poter uscire (sempre con le dovute precauzioni).
Tutto questo con una lentezza così logorante, da essere stata capace di sfiorare le fragilità e le angosce più
intime dell’uomo, portandolo ad abbracciare l’oscurità. In una situazione così incresciosa è
stato difficile per tutti riuscire ad abituarsi all’idea di dover rimanere segregati in casa, a tal punto che per
alcuni questa difficoltà è sfociata in una serie di reazioni controproducenti sia per sé stessi che per gli altri.
Dopo secoli passati ad estirpare dallo spirito umano ogni traccia di razzismo, ecco che si è presentata
l’occasione giusta per vanificare tutto. Come
ben sappiamo il virus è nato in Cina e lì ha iniziato a diffondersi a macchia d’olio a partire da Novembre
2019. Ma qualunque sia stato il suo processo di formazione non importa, perché l’unica cosa che conta è il
termine “Cina” e tutto ciò che è ad esso correlato. Come volevasi dimostrare già dal principio, in Italia un
numero sempre più importante di persone ha iniziato ad evitare sia i negozi che i ristoranti di gestione
asiatica. Successivamente bambini e ragazzi cinesi sono stati CACCIATI dalle loro scuole perché ritenuti
soggetti altamente pericolosi e, dulcis in fundo, tutti i social network hanno iniziato a pullulare di commenti
pieni di astio, disprezzo e critiche nei confronti del popolo cinese e della sua cultura.
Cade proprio a pennello la celebre citazione del filosofo inglese Thomas Hobbes : ”HOMO
HOMINI LUPUS” poiché descrive perfettamente la situazione che è andata creandosi a causa della perfidia
dell’essere umano; uno stato di lotta continua contro sé stessi (perché un uomo che augura il male all’altro
non si può che definire una “bestia”) e contro gli altri (individui uguali a lui che hanno il suo stesso diritto di
vivere e di essere liberi). Una condizione che ha spinto l’uomo sin dalla storia più antica a trovare un capro
espiatorio a cui addossare una colpa che in realtà non esiste.
Finché il mondo continuerà a funzionare in questo modo, ahimè, non si potrà parlare di “miglioramento
dell’umanità” o di “agire per il bene dell’umanità”. Per poterlo fare occorrerebbe
risolvere il problema partendo dalla sua radice, ma se quest’ultima dovesse essere incagliata in profondità, il
lavoro diventerebbe faticoso e difficile e, purtrppo,a nessuno piace sporcarsi le mani.

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