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COME PREPARARSI
Sul processo, sul contenuto e sulle emozioni
Un giorno, per caso, Roger si trovò seduto accanto a un suo ex studente su un volo da New York a
Boston, e non poté resistere alla tentazione di chiedere all'avvocato cosa ricordasse del workshop
sulle tecniche di negoziazione a cui aveva partecipato diversi anni prima. Dopo aver pensato per un
paio di minuti, l'ex studente rispose che ricordava ancora tre lezioni importanti:
Prepararsi.
Prepararsi.
Prepararsi.
Era un bravo studente: molto spesso non traiamo il massimo beneficio dai nostri pensieri e dalle
nostre emozioni perché non ci prepariamo.
Ci sono due ragioni fondamentali per cui persino i negoziatori più esperti spesso non si preparano
abbastanza. La prima è che probabilmente non hanno un metodo strutturato per prepararsi prima
di negoziare:
presumono che prepararsi significhi studiare la documentazione e decidere quando fare l'incontro
e quanti soldi chiedere o offrire. Tuttavia, studiarsi bene i documenti del caso non serve a
preparare un negoziatore ad avviare un processo negoziale efficace, a capire gli interessi di
ciascuna parte e a gestire le emozioni in gioco.
La seconda ragione è che spesso i negoziatori non hanno l'abitudine di imparare dai negoziati
precedenti: le vecchie abitudini sono dure a morire. Che si tratti di relazionarsi con il capo, con un
collega o con il proprio coniuge, i negoziatori tendono a reiterare comportamenti dannosi che
suscitano emozioni problematiche in se stessi e negli altri. Alcuni entrano in una sala riunioni
spaventati e ansiosi, mentre altri sono eccessivamente sicuri di sé; alcuni ammutoliscono se la loro
offerta viene rifiutata, altri se ne vanno sbattendo la porta. Qualunque siano le circostanze, troppo
spesso i negoziatori non imparano nulla dalle interazioni passate, né mettono in pratica certe
lezioni. Se una riunione va male, è raro che un negoziatore se ne assuma la responsabilità; al
contrario, attribuisce il fallimento della trattativa alla controparte.
Con una preparazione accurata, possiamo stimolare quelle emozioni positive che contribuiscono al
successo "di un negoziato; allo scopo, questo capitolo offre dei consigli su come strutturare la
propria preparazione e su come imparare dal passato.
Immagazzinare conoscenze sul campo, anche attraverso episodi negativi, è un modo eccellente di
fare esperienza per qualunque negoziatore: se prestiamo attenzione, possiamo imparare dai
fallimenti tanto quanto dai successi. Come altre forme di addestramento sul campo, la
negoziazione è fortemente favorita se ci sforziamo di mettere in pratica ciò che impariamo.
Se i negoziatori non prendono l'abitudine di riflettere sul risultato del negoziato, facendo tesoro
delle esperienze passate, buona parte di ciò che hanno appreso svanirà. Le lezioni imparate
sbiadiscono nella mente se non le trasformiamo in regole per agire. Riflettendo su un negoziato
appena dopo che si è concluso, possiamo trasformare la comprensione implicita di ciò che è
accaduto in una regola esplicita per il futuro, quindi decidere come applicarla nelle interazioni con
il nostro partner sentimentale, con il capo, con i colleghi, con la controparte in una trattativa
eccetera. Il contesto può variare, ma la capacità di raggiungere il nostro obiettivo
migliorerà sempre.
Subito dopo un negoziato, dovremmo prenderci dai trenta ai sessanta minuti per riflettere.
Un'avvocatessa appartenente a uno studio legale di Washington prese talmente alla lettera questo
consiglio che riuscì a convincere gli altri soci e collaboratori a fare altrettanto. Alla fine di ogni
negoziato, gli avvocati dello studio tornavano in ufficio e passavano un'ora a riflettere su quello che
era successo: invece di fare le solite discussioni sulla trattativa appena conclusa, usavano quell'ora
di tempo in modo costruttivo cercando di analizzare come erano andate le cose. Gli avvocati si
resero conto che un'analisi approfondita dell'accaduto era molto più utile - e gradevole - di uno
sfogo collettivo fine a se stesso.
Si può attuare questa tecnica con gli altri negoziatori, con un collega oppure da soli. Se ci sono
diversi negoziatori dalla nostra parte, è buona norma invitarli tutti a partecipare: l'importanza di
coinvolgerli deriva dal fatto che diverse persone osservano e ricordano gli stessi eventi in modi
completamente diversi. In un negoziato con più partecipanti, accadono così tante cose e così in
fretta che spesso succede come nella favola dei ciechi e dell'elefante. Toccando diverse parti
dell'ele-fante, ognuno dei ciechi si fa un'idea completamente diversa su com'è l'animale: conoscere
il punto di vista di più persone contribuirà a far sentire ciascuno più umile riguardo al fatto di
«sapere » cosa è successo, e al tempo stesso ognuno si farà un'idea più completa dell'interazione.
Se non riusciamo a convincere i nostri colleghi a riflettere insieme a noi su un negoziato,
facciamolo da so-
li: riflettere su un negoziato è comunque un'opportuni-
, tà unica per continuare a imparare; anche mentre torniamo a casa in macchina, possiamo passare
qualche minuto a riflettere sul negoziato del giorno.
Stabilire cosa ha funzionato e cosa bisogna fare meglio
Alcune persone evitano di riflettere sul negoziato perché hanno paura di essere giudicate e
criticate. È importante chiarire che lo scopo di un momento di riflessione è di aiutare le persone a
imparare dalle proprie esperienze. Un modo semplice ed efficace di analizzare un negoziato
consiste nel porsi due domande: che cosa ha funzionato e che cosa bisogna migliorare in futuro.
Per iniziare, cominciamo col chiederci: «Che cosa hanno fatto bene i negoziatori della controparte?
Per-ché? » Potremmo imparare qualcosa da loro ripensando a ciò che hanno detto o fatto per
migliorare il processo di negoziazione. Hanno posto delle domande che hanno stimolato gli altri a
parlare dei propri interessi? Hanno proposto di andare a pranzo insieme prima del prossimo
meeting per creare un senso di affilia-zione?
Allo stesso tempo, cosa ha fatto la controparte di sbagliato durante il negoziato o cosa avrebbe
potuto fare meglio? Se dovessimo scambiarci dei consigli sinceri, cosa potremmo suggerire di fare
diversamente la prossima volta? Perché?
Infine, che errori abbiamo commesso? Perché? Possiamo trasformarli in regole da seguire per il
futuro?
Cosa vogliamo ripetere e cosa cambiare? Dopo aver estrapolato delle linee guida, possiamo
immaginare come potrebbero essere applicate in casi diversi, in casa, al lavoro o con i
rappresentanti di altre organizzazioni con cui trattiamo.
Concentrarsi sulle emozioni, sul processo e sul contenuto
Nel riflettere sulle cose che hanno funzionato e su quelle da migliorare, dobbiamo concentrarci su
tre aspetti importanti: le emozioni, il processo e il contenuto.
Che cosa ha funzionato nel modo in cui tanto noi quanto la controparte abbiamo gestito ciascuno
di questi aspetti? Che cosa si sarebbe potuto fare diversamente?
Cerchiamo di ricordare le emozioni che ciascuno dei partecipanti sembra aver provato: c'è
qualcosa che ci ha seccato, entusiasmato, interessato o fatto arrabbiare?
Che cosa potremmo fare la prossima volta per placare le emozioni negative?
Le emozioni più facili da rievocare sono probabilmente quelle che sono state stimolate dalle
dimostrazioni di apprezzamento (o dalla loro assenza): ripercorriamo mentalmente la lista delle
esigenze primarie e chiediamoci quali sensazioni potrebbero essere state provocate in noi stessi e
negli altri.
1. Apprezzamento
Ci siamo sentiti compresi, ascoltati e valorizzati?
La controparte si è sentita apprezzata?
2. Affiliazione
Siamo stati trattati da colleghi? (o da avversari?)
Riteniamo che la controparte pensi di essere stata trattata come un collega?
3. Autonomia
Ci sembra che la nostra autonomia sia stata rispet-tata?
Riteniamo che la controparte pensi che la sua autonomia sia stata rispettata?
4. Status
Pensiamo che il nostro status sia stato rispettato quando era opportuno?
Abbiamo rispettato quello della controparte?
5. Ruolo
Siamo rimasti soddisfatti dalle attività che abbiamo realizzato all'interno del nostro ruolo?
Abbiamo assunto dei ruoli temporanei che sono stati utili e appaganti?
Abbiamo ampliato il ruolo della controparte chiedendo dei consigli o dei suggerimenti?
Per quanto riguarda il processo, potremmo ripensare all'ordine del giorno, a come è stato fissato e
da chi: Fino a che punto è stato rispettato? Si è potuto procedere in modo spedito o qualcosa ha
impedito lo sviluppo del negoziato? Durante il negoziato, come e in base a che cosa le persone
hanno deciso di cosa parlare e quanto essere propositive? Cosa ha funzionato bene e cosa si
potrebbe modificare per il futuro?
Pensiamo a come si potrebbe migliorare l'ordine del giorno, cercando di creare un modello
standard da poter utilizzare per un altro negoziato.
Per analizzare i risultati concreti, possiamo semplicemente domandarci che cosa ha funzionato e
che cosa dovremmo cambiare in relazione a ciascuno dei sette elementi già discussi nel capitolo.
Per esempio, quali domande ci hanno aiutato a capire gli interessi della controparte? Cosa
cambieremmo la prossima volta?
Nel futuro; come potremmo incoraggiare una discussione più creativa sulle possibili opzioni?
Tenere un diario degli insegnamenti che abbiamo appreso
Possiamo annotarci in un diario ciò che abbiamo imparato dai vari negoziati. Possiamo scrivere i
nostri pensieri su un quaderno oppure al computer, registrando quello che abbiamo imparato
tanto dai successi quanto dagli errori, nostri e altrui. Nel tempo avremo la nostra guida personale
al negoziato.
Nell'articolare gli insegnamenti che abbiamo impa-rato, il nostro cervello immagazzinerà quelle
informazioni e le avrà sempre a disposizione; più spesso rispolveriamo e usiamo quelle idee e più
le avremo sempre a portata di mano.
In un seminario che teniamo sul ruolo delle emozioni nei negoziati, in cui gli studenti devono
tenere un diario settimanale sulle loro esperienze di gestione delle esigenze primarie, passiamo
due settimane ad analizzare ciascuna di esse, cominciando con l'autonomia.
Durante la prima settimana, gli studenti devono osservare e documentare le varie manifestazioni
dell'impatto emotivo che la loro esigenza di autonomia ha sulle interazioni quotidiane con gli altri;
durante la seconda settimana, il ruolo degli studenti diventa più attivo: devono cercare di
rispettare l'autonomia propria e altrui nelle loro interazioni quotidiane. Infine scrivono ciò che ha
funzionato e ciò che potrebbero migliorare in futuro per rispettare più efficacemente
quell'esigenza prima-ria.
Con il passare delle settimane, gli studenti imparano a osservare e a capire le esigenze primarie e
sviluppano delle tecniche per imparare dalle loro stesse esperienze negoziali. Alla fine del
semestre, chiediamo agli studenti di rileggere il diario e di scrivere un saggio su cosa pensano di
avere imparato. Riflettere sui loro pensieri, sentimenti e azioni li aiuta a memorizzare ciò che
hanno imparato.
IN SINTESI
Preparandoci in anticipo, possiamo migliorare il clima emotivo di un negoziato. Un negoziatore
preparato arriva alla riunione con una sicurezza emotiva sul contenuto e sul processo della
trattativa e sa anche come stimolare le emozioni positive in ciascuna delle parti.
Una preparazione efficace consta di due esercizi fondamentali.
• Stabilire un metodo di preparazione preciso. Dobbiamo essere preparati sia sul processo
negoziale che sulle questioni concrete e le emozioni in gioco.
• Imparare dai negoziati precedenti. L'esperienza non serve a molto se non impariamo da essa.
Dopo un negoziato, è importante riflettere sull'interazione in termini di processo, contenuto ed
emozioni, valutando cosa è stato fatto bene e cosa può essere migliorato in futuro.