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Gianluca Occhetta
Note di
TOPOLOGIA GENERALE
e primi elementi di topologia algebrica
Dipartimento di Matematica
Università di Trento
Via Sommarive 14
38050 - Povo (TN)
Queste note raccolgono gli argomenti (alcuni variabili negli anni) svolti nel corso
di Geometria IV unità didattica del Corso di Laurea in Matematica dell’Università
di Trento dall’a.a. 2002-2003 all’a.a. 2008-2009.
In appendice sono invece contenuti approfondimenti sulle nozioni di compattezza
proposti agli studenti del percorso di eccellenza.
Per alcune parti di queste note, nonché per suggerimenti e correzioni, sono debitore
a Davide Panizzolo, Elisa Tasso, Roberto Pignatelli, Riccardo Ghiloni e Valentina
Paterno. Sono anche grato agli studenti che mi hanno via via segnalato imprecisioni
e proposto modifiche e mi assumo la responsabilità di tutti gli errori che possono
essere rimasti.
Gianluca Occhetta
iii
Indice
Indice iv
I Topologia generale 1
1 Spazi topologici 3
1.1 Generalità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2 Confronto tra topologie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.3 Base di una topologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
1.4 Applicazioni continue . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
3 Proprietà topologiche 33
3.1 Spazi compatti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
3.2 Spazi di Hausdorff . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
3.3 Spazi connessi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
3.4 Spazi connessi per archi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
4 Superfici topologiche 49
4.1 Varietà topologiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
4.2 Somma connessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51
4.3 Triangolazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
4.4 Orientabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
4.5 Teorema di classificazione delle superfici compatte - Prima parte . . 55
iv
Indice
II Topologia algebrica 63
5 Omotopia 65
5.1 Omotopia di applicazioni continue . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65
5.2 Tipo d’omotopia - Retratti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67
5.3 CW-complessi finiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70
6 Il gruppo fondamentale 75
6.1 Il gruppo fondamentale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75
6.2 Omomorfismo indotto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78
6.3 Teorema di invarianza per omotopia . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80
6.4 Il gruppo fondamentale di S1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
Parte I
Topologia generale
Capitolo 1
Spazi topologici
1.1 GENERALITÀ
1. ∅ ∈ τ , X ∈ τ .
Esempi 1.2.
Se {Uj }j∈J sono elementi non banali di τ allora per ogni j si ha |Ujc | <
+∞. Allora (∪ Uj )c = ∩ Ujc , e quindi, per ogni j, (∪ Uj )c ⊂ Ujc ; essendo
|Ujc | < +∞ allora anche |(∪ Uj )c | < +∞ e quindi ∪ Uj ∈ τ .
Se U1 , U2 sono elementi non banali di τ (e quindi |U1c | < +∞, |U2c | < +∞)
allora (U1 ∩ U2 )c = U1c ∪ U2c è un insieme finito, in quanto unione finita di
insiemi finiti, e pertanto U1 ∩ U2 ∈ τ .
1. Spazi topologici
1. ∅, X sono chiusi.
Dimostrazione. Esercizio.
Definizione 1.5. Sia x ∈ X; un intorno di x è un sottoinsieme W ⊂ X che con-
tiene un aperto U che contiene x: x ∈ U ⊂ W . Normalmente dicendo intorno
sottintenderemo intorno aperto.
Definizione 1.6. Sia Y ⊂ X; un punto y ∈ Y è interno a Y se esiste un intorno W
di y tale che W ⊂ Y .
L’insieme di tutti i punti interni di Y si chiama interno di Y , e si denota con Y̊ .
Equivalentemente Y̊ è il più grande aperto di X contenuto in Y .
Esempio 1.11. Se Y = [0, 1) in (R, τε ) allora Y̊ = (0, 1), Y = [0, 1] e ∂Y = {0, 1};
considerando lo stesso insieme come sottospazio di R con la topologia delle
semirette si ha invece Y̊ = ∅, Y = [0, +∞) e ∂Y = [0, +∞).
Esempio 1.12. Sia X = [−1, 1] con la topologia dell’esempio 1.2 g) e sia Y =
[−1/4, 1].
Y non contiene aperti del secondo tipo, mentre qualsiasi sottoinsieme di Y che
non contiene lo zero è aperto. Quindi Y̊ = Y \ {0}.
I chiusi non banali di X sono i sottoinsiemi che contengono lo zero e quelli che
hanno intersezione vuota con (−1, 1), quindi Y è chiuso e Y = Y .
La frontiera di Y è quindi costituita dal punto 0, ∂Y = {0}.
1. Spazi topologici
Questa è una relazione d’ordine parziale: due topologie diverse possono non
essere confrontabili.
Proposizione 1.16. (Caratterizzazione delle basi) Se B è una base per una topologia τ
su X, allora
1) ∀x ∈ X ∃B ∈ B t.c. x ∈ B.
La condizione 2).
B1
B2
B3
x
S U1 , U2 ∈ τ e verifichiamo che U1 ∩ U2 ∈ τ .
abbiamo definitoSτ ; siano infine
Scriviamo U1 = i∈I Bi , U2 = j∈J Bj ; allora
[ [ [
U1 ∩ U2 = ( Bi ) ∩ ( Bj ) = (Bi ∩ Bj ).
i∈I j∈J i∈I, j∈J
e) Sia X = N≥2 l’insieme dei numeri interi maggiori o uguali a due, sia
Un = {x ∈ X | x divide n} e sia B = {Un }n∈X . Allora B è la base per
una topologia su X, detta Topologia dei divisori.
Esercizio 1.18. Sia X un insieme e U = {Ui }i∈I una collezione di suoi sottoin-
siemi; U si dice sottobase per una topologia τ se le intersezioni finite di elementi
di U sono una base per la topologia τ .
S
1. Provare che U è una sottobase se e solo se X ⊂ Ui .
2. Trovare una sottobase della topologia euclidea su R.
Definizione 1.19. Due basi B1 e B2 si dicono equivalenti se generano la stessa
topologia.
Proposizione 1.20. (Criterio di equivalenza delle basi) Due basi B1 e B2 sono equiva-
lenti se e solo se sono verificate le seguenti condizioni:
1. ∀B1 ∈ B1 , ∀x ∈ B1 ∃B2 ∈ B2 t.c. x ∈ B2 ⊂ B1 .
2. ∀B2 ∈ B2 , ∀x ∈ B2 ∃B1 ∈ B1 t.c. x ∈ B1 ⊂ B2 .
1. Spazi topologici
Dimostrazione. Esercizio.
Esempio 1.21. In R2 i dischi senza bordo e i rettangoli senza bordo sono basi per
la stessa topologia (quella euclidea).
B1 B2
B2 x
x
B
1
Esempi 1.24.
⇒) Ovvio.
⇒) Ovvio.
Dimostrazione. Esercizio.
Osservazione 1.26. Nel caso in cui (X, τ ) = (Y, σ) = (R, τε ) la definizione (1.22)
è equivalente all’usuale definizione di continuità dell’analisi.
Dimostrazione. Sia f : R → R una funzione tale che, per ogni x0 ∈ R e per
ogni ε > 0 esiste δ tale che se ||x − x0 || < δ allora ||f (x) − f (x0 )|| < ε.
Vogliamo mostrare che questa funzione è continua nel senso della Definizione
(1.22), cioè vogliamo mostrare che, se U è un aperto del codominio allora f −1 (U )
è aperto. Sia x0 un punto di f −1 (U ); mostreremo che tale punto è punto interno.
Sia y0 = f (x0 ); y0 è contenuto in U , che è aperto; pertanto esiste ε > 0 tale che
(y0 − ε, y0 + ε) ⊂ U . In corrispondenza di tale ε esiste δ tale che se ||x − x0 || < δ
allora ||f (x) − f (x0 )|| < ε; in particolare se ||x − x0 || < δ allora f (x) ∈ U .
Pertanto (x0 − δ, x0 + δ) è un intorno di x0 contenuto in f −1 (U ).
Supponiamo ora che f soddisfi la Definizione (1.22), e sia x0 un punto del domi-
nio. Sia ε > 0 e sia U = f −1 ((f (x0 ) − ε, f (x0 ) + ε)); essendo controimmagine di
un aperto, U è aperto. Il punto x0 è interno ad U , quindi esiste un intorno di x0 ,
che possiamo assumere del tipo (x0 − δ, x0 + δ), contenuto in U . L’immagine di
tale intorno è contenuta in f (U ) ⊂ (f (x0 ) − ε, f (x0 ) + ε) e l’asserto è provato.
Se si conosce una base per la topologia di Y è sufficiente verificare la continuità
sugli elementi della base:
Proposizione 1.27. Sia f : (X, τ ) → (Y, σ) un’applicazione tra spazi topologici, e sia
B una base per σ. Allora f è continua se e solo se f −1 (B) ∈ τ per ogni B ∈ B.
Dimostrazione. Se f è un’applicazione continua allora f −1 (B) ∈ τ per ogni
B ∈ B perché gli elementi di B sono particolari elementi di σ.
Viceversa,
S se f −1 (B) ∈ τ per ogni B ∈ B, poiché
S ogniS V ∈ σ si puòSscrivere come
−1 −1
V = Bi con Bi ∈ B, si ha f (V ) = f ( Bi ) = f −1 (Bi ) e f −1 (Bi ) ∈ τ
in quanto unione di elementi di τ .
Esercizio 1.28. Sia (X, τ ) l’insieme N≥2 con la topologia dei divisori.
Si provi che le applicazioni fk : X → X definite ponendo fk (n) = kn sono continue,
mentre l’applicazione g : X → X definita ponendo g(n) = n + 1 non lo è.
Definizione 1.29. Un’applicazione f : X → Y si dice aperta se f (U ) è aperto in
Y per ogni U aperto in X. Un’applicazione f : X → Y si dice chiusa se f (C) è
chiuso in Y per ogni C chiuso in X.
Osservazione 1.30. f può essere aperta, chiusa, aperta e chiusa senza essere
continua. Verificare che
1. Se (X, τ ) = (Y, σ) = (R, τs ) e f : X → Y è definita ponendo f (x) = x2
allora l’applicazione f è chiusa, non aperta e non continua.
2. Se (X, τ ) = (R2 , τε ) e (Y, σ) = (R, τε ) e f : X → Y è definita ponendo
f (x, y) = x allora l’applicazione f è aperta, non chiusa e continua (Cf.
sezione (2.2)).
1. Spazi topologici
10
Capitolo 2
a) Due intervalli di R che includono gli estremi, con la topologia indotta dalla
topologia euclidea, sono tra loro omeomorfi.
11
b) Allo stesso modo due intervalli di R che non includono gli estremi, con la
topologia indotta dalla topologia euclidea, sono tra loro omeomorfi.
e) Gli intervalli di R che non includono gli estremi, con la topologia indotta
da quella euclidea, sono omeomorfi alle semirette prive dell’estremo con
la topologia indotta da quella euclidea.
In virtù degli esempi precedenti basta mostrare che l’intervallo (0, 1) è
omeomorfo alla semiretta (1, +∞), e ciò si ottiene considerando l’omeo-
morfismo f : (0, 1) → (1, +∞) definito da f (x) = 1/x.
f) Gli intervalli di R che non includono gli estremi, con la topologia indotta
da quella euclidea, sono omeomorfi a R con la topologia euclidea.
Basta mostrare che l’intervallo (−π/2, π/2) è omeomorfo a R, e ciò si ot-
tiene considerando l’omeomorfismo f : (−π/2, π/2) → R dato da f (x) =
tan(x).
g) Gli intervalli di R che non includono gli estremi, con la topologia indotta
da quella euclidea, non sono omeomorfi agli intervalli di R che includono
gli estremi, con la topologia indotta da quella euclidea. Lo dimostreremo
più avanti, utilizzando la nozione di connessione (Cf. Esempio (3.43)).
12
Esercizio 2.6. Sia X l’insieme [0, 1] ∪ {2} con la topologia che ha come base gli
aperti della topologia indotta da quella euclidea su [0, 1] e gli insiemi della forma
(a, 1) ∪ {2} con a ∈ [0, 1). Si consideri l’applicazione f : [−1, 1] → X definita
ponendo (
|x| x 6= 1
f (x) =
2 x=1
Si stabilisca se tale applicazione è continua quando [−1, 1] ha rispettivamente la
topologia grossolana, la topologia cofinita, la topologia euclidea o la topologia di-
screta.
X × YG
ww GG
πX ww GGπY
w GG
ww GG
{w
w #
X Y
Le proiezioni sui fattori sono applicazioni continue, anzi, la topologia prodotto
è la topologia meno fine che rende continue le proiezioni.
Osservazione 2.9. Le proiezioni sono applicazioni aperte.
13
14
= {z ∈ Z | f (z) ∈ U, g(z) ∈ V } = f −1 (U ) ∩ g −1 (V ),
e la tesi segue perciò dalla continuità di f e g.
Esercizio 2.14. Sia (X, τX ) lo spazio topologico R con la topologia che ha per base
i sottoinsiemi del tipo [a, b) con a < b ∈ R e sia Z lo spazio prodotto (X, τX ) ×
(X, τX ). Qual è la topologia indotta dalla topologia prodotto sui sottoinsiemi T1 =
{(x, x) | x ∈ R} e T2 = {(x, −x) | x ∈ R}?
15
16
a) X = R, A = [−1, 1].
b) X = R, A = (−1, 1).
Notiamo anche, perché sarà utile in seguito, che, nel secondo caso, ogni aper-
to del quoziente che contiene il punto f (−1) - essendo immagine di un aperto
saturo che contiene A perché ogni aperto che contiene −1 ha intersezione non
vuota con A - contiene anche f (A).
Esempio 2.23. Sia X = R × [0, 1] lo spazio prodotto tra R con la topologia eucli-
dea e [0, 1] con la topologia euclidea. Si consideri su X la relazione di equivalen-
za ∼ cosı̀ definita: (x, y) ∼ (x′ , y ′ ) se e solo se (x, y) = (x′ , y ′ ) oppure y = y ′ 6= 0 e
sia Y lo spazio quoziente X/∼.
X Y
17
X Y X
−1
f (f(A))
A f(A)
A = A1 ∪ B2 × R = (A1 × ({0} ∪ B2 )) ∪ (R × B2 )
18
πX πY
F
X/∼X / Y /∼Y
19
/ S1 e
I
w;
∨ S1
g www
ww
f ww
www
w
I /A
c) X = S1 × I, A = S1 × {1}; X/A ≃ D2 .
Consideriamo l’applicazione p : S1 × I → D2 , che manda (x, t) in (1 − t)x;
tale applicazione passa al quoziente perché tutti i punti di A sono man-
dati nello stesso punto di D2 e pertanto risulta definita un’applicazione
20
21
Q Q Q P P b P
a a a a a a
P P P Q P b P
CILINDRO NASTRO DI TORO
MOEBIUS
22
P b P Q b P Q b R
a a a a a b
P b P P b Q P a Q
BOTTIGLIA PIANO PROIETTIVO SFERA
DI KLEIN REALE
Osservazione 2.31. Gli ultimi due spazi (il piano proiettivo reale e la sfera) pos-
sono essere visti anche come quozienti di D2 (anzi, questo è il modo con cui
solitamente vengono rappresentati come quozienti):
a a
P P P Q
a a
vn+1 λwn+1
23
r R2
24
R2
r R2
B
l
A
O
25
R2
R2
B l
O
A A
Un altro modello di RP1 è dunque dato dalla semicirconferenza con i due estre-
mi A identificati.
A cosa corrispondono gli aperti di RP1 in questo nuovo modello? Ci sono due
tipi diversi di elementi della base della topologia: quelli che contengono il punto
A e quelli che non lo contengono. Entrambi i tipi di aperti sono, come nel caso
precedente, intersezioni di aperti di RP1 con la semicirconferenza; li vediamo
rappresentati entrambi in figura.
R2
A 1 O 1
26
2
2
1 1 =
A A 1
Torniamo al modello della retta proiettiva dato dal fascio di rette di R2 per 0 e
consideriamo la retta y = 1 (omeomorfa a R1 )
r R2
s l
27
r R3
Gli aperti di RP2 sono gli insiemi di rette di R3 per 0 i cui punti formano un
sottoinsieme aperto di R3 nella topologia euclidea.
R3
S2 : x2 + y 2 + z 2 = 1.
Ogni retta per 0 taglia la sfera in due punti antipodali e viceversa, data una
coppia di punti antipodali sulla sfera, essa individua un’unica retta di R3 per 0.
28
R3
Quindi un’altro modello di RP2 è dato dalle coppie di punti antipodali su una
superficie sferica.
Una base per gli aperti in questo modello di RP2 è formata dalle coppie di
calotte sferiche aperte antipodali, che sono intersezioni degli aperti nel modello
precedente con la sfera S2 .
R3
29
R3
B A
O
1
2
Gli aperti che non intersecano il bordo del disco sono gli stessi della topologia
euclidea, mentre quelli che intersecano il bordo sono come in figura.
Torniamo al modello di piano proiettivo come stella di rette di R3 per 0, e
consideriamo il piano Π di equazione z = 1 (che è omeomorfo a R2 ).
R3
30
Ogni retta della stella, che non giace sul piano z = 0, taglia Π in un punto,
mentre le rette sul piano z = 0 non hanno intersezione con Π.
Quindi RP2 meno un fascio di rette è in corrispondenza biunivoca con R2 (in
realtà questa corrispondenza biunivoca è un omeomorfismo, se su R2 prendia-
mo la topologia euclidea).
Dunque, insiemisticamente RP2 è un R2 a cui sono stati aggiunti dei punti che
corrispondono alle rette di un fascio di rette, e cioè un RP1 .
31
Capitolo 3
Proprietà topologiche
Definizione 3.4. Uno spazio topologico X si dice compatto se e solo se per ogni
ricoprimento aperto U è possibile trovare un sottoricoprimento V costituito da
un numero finito di elementi.
Esempi 3.5.
33
3. Proprietà topologiche
Corollario 3.8.
34
Teorema 3.9. L’intervallo I = [0, 1] con la topologia indotta da quella euclidea è uno
spazio topologico compatto.
Corollario 3.10.
Dimostrazione. ⇐) Segue dal fatto che le proiezioni sui fattori sono applica-
zioni continue.
⇒) Sia U = {Wj }j∈J un ricoprimento aperto di X × Y ; ricordando che ogni Wj
è unione di aperti elementari Ujk × Vjk ; otteniamo cosı̀ un nuovo ricoprimento
aperto di X × Y , V = {Ujk × Vjk }j∈J,k∈K .
Y x
Vi
X Ux
35
3. Proprietà topologiche
xt
U xt x V i U jkx V jk Wj
Corollario 3.14.
36
Esercizio 3.15. Sia R la retta reale con la topologia euclidea, e sia A = {a, b}
un insieme formato da due elementi distinti con la topologia banale. Sia infine
Y = R × A lo spazio prodotto.
Si considerino i seguenti sottoinsiemi di Y :
Definizione 3.18. Uno spazio topologico X si dice compatto per successioni se ogni
successione ammette una sottosuccessione convergente.
Esercizio 3.21. Mostrare che se uno spazio topologico verifica il secondo assioma
di numerabilità, allora verifica anche il primo.
37
3. Proprietà topologiche
d) Uno spazio topologico con almeno due punti in cui non esistono due aperti
disgiunti non è evidentemente di Hausdorff.
38
X A X/A
I 0, 1 S1
I 0, 1/2, 1 S1 ∨ S1
S1 × I S1 × {1} D2
39
3. Proprietà topologiche
Dimostrazione. Esercizio.
Esempi 3.36.
40
b) Uno spazio topologico in cui non esistono due aperti disgiunti è evidente-
mente connesso.
Esercizio 3.37. Stabilire se sono o meno connessi gli spazi topologici g) e h) degli
esempi (1.2).
Corollario 3.39.
Teorema 3.40. L’intervallo [0, 1] con la topologia indotta da quella euclidea è connesso.
41
3. Proprietà topologiche
111111
000000
000000
111111
000000
111111
000000
111111
000000
111111
000000
111111
000000
111111
42
Dimostrazione. Il disco può essere visto come unione dei suoi diametri, omeo-
morfi ad intervalli di R e quindi connessi, la sfera Sn come unione di due emi-
sferi, omeomorfi a Dn e Rn+1 \{0} come unione di Sn e delle rette per l’origine.
Si applica quindi la proposizione sull’unione di connessi.
43
3. Proprietà topologiche
Definizione 3.55. Dati due cammini f, g tali che f (1) = g(0), è possibile definire
il cammino prodotto:
(
f (2t) t ∈ [0, 1/2]
(f ∗ g)(t) =
g(2t − 1) t ∈ [1/2, 1]
l’applicazione f ∗ g è continua per il seguente
Lemma 3.56. (Lemma d’incollamento) Sia X uno spazio topologico e A, B due sottoin-
siemi chiusi di X tali che X = A ∪ B; siano f : A → Z e g : B → Z due applicazioni
continue tali che f (x) = g(x) se x ∈ A ∩ B; allora l’applicazione h : X → Z definita
ponendo (
f (x) x ∈ A
h(x) =
g(x) x ∈ B
44
è continua.
Dimostrazione. Esercizio.
Definizione 3.57. Uno spazio topologico X è connesso per archi se ∀x, y ∈ X esiste
un cammino che ha x come punto iniziale e y come punto finale.
Esempi 3.58.
Esercizio 3.59. Stabilire se sono o meno connessi per archi gli spazi topologici g)
e h) degli esempi (1.2).
45
3. Proprietà topologiche
Corollario 3.63.
Corollario 3.64. RPn è connesso per archi; i quozienti di I2 sono connessi per archi, Sn
è connesso per archi in quanto immagine di Rn+1 \{0} tramite l’applicazione continua
f : Rn+1 \{0} → Sn che manda x in ||x||
x
.
46
Esercizio 3.69. Sia I l’intervallo [0, 1] con la topologia euclidea, e sia J l’intervallo
[0, 1] con la topologia i cui aperti non banali sono gli intervalli [0, k) con 0 < k ≤ 1.
Sia X = J × I con la topologia prodotto. Dimostrare che Z = {0, 1} × I è connesso
per archi.
47
Capitolo 4
Superfici topologiche
Definizione 4.1. Uno spazio topologico X si dice localmente euclideo se ogni suo
punto x ha un intorno aperto U omeomorfo a D̊n (o, equivalentemente, a Rn ).
Sia ϕ : U → D̊n l’omeomorfismo; la coppia (U, ϕ) è detta carta locale, U è detto
dominio della carta locale.
Diamo senza dimostrazione il seguente:
Teorema 4.2. Se x appartiene ai domini di due diverse carte locali, n non cambia.
(Teorema di invarianza della dimensione).
Proposizione 4.3. Se X è connesso, allora n è lo stesso per tutti i punti, e viene detto
dimensione di X.
Dimostrazione. Sia p0 ∈ X un punto con un intorno aperto omeomorfo a D̊n , e
consideriamo il sottoinsieme W = {p ∈ X | p ha un intorno omeomorfo a D̊n }.
Sia q ∈ W e sia U un intorno di q omeomorfo a D̊n ; ogni punto di U ha U come
intorno, e quindi U ⊂ W e W è aperto.
Analogamente, se q 6∈ W , allora q possiede un intorno V omeomorfo ad un disco
aperto D̊m , con m 6= n, e lo stesso è vero per ogni punto di V , quindi V ⊂ W c e
W c è aperto. Poiché W è non vuoto, aperto e chiuso nel connesso X segue che
W = X.
Definizione 4.4. Uno spazio topologico connesso, di Hausdorff, localmente eu-
clideo a base numerabile si dice varietà topologica.
Osservazione 4.5. Poiché una varietà topologica è connessa, la sua dimensione
è ben definita.
Osservazione 4.6. E’ necessario richiedere che una varietà topologica sia uno
spazio di Hausdorff, in quanto tale condizione non è conseguenza dell’essere
49
4. Superfici topologiche
localmente euclideo.
Si consideri lo spazio X ottenuto come prodotto di R con la topologia euclidea
e di uno spazio formato da due punti a, b con la topologia discreta, e sia Y il
quoziente di X ottenuto identificando i punti (x, a) e (x, b) se x > 0.
Si può dimostrare (esercizio!) che Y è localmente euclideo, ma non di Hausdorff.
Esempio 4.7. Alcuni esempi di varietà topologiche
a) Rn .
b) Cn (è omeomorfo a R2n ).
c) Sn . La sfera di dimensione n è coperta da due aperti omeomorfi a Rn :
Uα = Sn \ {N = (0, 0, . . . , 0, 1)} e Uβ = Sn \ {S = (0, 0, . . . , 0, −1)} e xα e xβ
sono cosı̀ definite
n x1 xn
xα : Uα → R : (x1 , . . . , xn+1 ) → ,...,
1 − xn+1 1 − xn+1
n x1 xn
xβ : Uβ → R : (x1 , . . . , xn+1 ) → ,...,
1 + xn+1 1 + xn+1
d) Un aperto connesso di una varietà topologica è una varietà topologica.
e) Il toro è una varietà topologica.
Sia L = {(m, n) ∈ R2 | m, n ∈ Z}, e consideriamo il gruppo quoziente R2 /L,
con proiezione sul quoziente π : R2 → R2 /L. Due punti x e y di R2 hanno
la stessa immagine se e solo se x − y ∈ L.
Dotiamo R2 /L della topologia quoziente; allora la proiezione π è un’appli-
cazione aperta. Infatti
[
π −1 (π(U )) = (ω + U ).
ω∈L
Bx = {y ∈ R2 | |x − y| < ε}.
50
Proposizione 4.8. Uno spazio topologico connesso e localmente euclideo è connesso per
archi.
La situazione è molto più complessa già per n = 2, e questo è il caso che stu-
dieremo, aggiungendo l’ipotesi della compattezza. Da ora in poi ci occuperemo
cioè solo di superfici topologiche compatte, cioè di varietà topologiche compatte
di dimensione 2.
51
4. Superfici topologiche
S = S1 #S2 .
a d
a d
b c c
b
b b c c
1111
0000
0000
1111 111
000
000
111
0000
1111
0000
1111 000
111
000
111 γ γ
a a d
d
b c
a
d
T2 = T1 # T 1
aba−1 b −1cdc−1d −1
b c
a d
52
4.3. Triangolazioni
a b
1111
0000 11111
00000
0000
1111
0000
1111 00000
11111
00000
11111
0000
1111 00000
11111 γ γ
a b a b
a b
U2 = U 1 # U 1
aabb
a b
4.3 TRIANGOLAZIONI
• L’insieme vuoto;
53
4. Superfici topologiche
Teorema 4.15. (Teorema di Radò) Ogni superficie è triangolabile e ogni superficie com-
patta ammette una triangolazione finita.
Osservazione 4.16. Per la validità del teorema precedente la condizione che una
superficie sia uno spazio topologico a base numerabile è essenziale.
4.4 ORIENTABILITÀ
54
55
4. Superfici topologiche
11111111
00000000
a
11111111
00000000
00000000
11111111
a
00000000
11111111
00000000
11111111 00000000
11111111
00000000
11111111
00000000
11111111
00000000
11111111
00000000 b
11111111 00000000
11111111
00000000
11111111
c b
00000000
11111111 b 11111111
00000000
00000000
11111111
b 00000000
11111111
00000000
11111111 00000000
11111111
00000000
11111111
00000000
11111111
c
00000000
11111111
00000000
11111111 00000000
11111111
00000000
11111111 a
00000000
11111111 00000000
11111111
00000000
11111111 111111111111111
000000000000000
11111111
00000000
00000000
11111111
000000000000000
111111111111111
a a
00000000
11111111
00000000
11111111
a a 000000000000000
111111111111111
00000000
11111111
00000000
11111111
11111111
00000000 11111111
00000000 000000000000000
111111111111111
00000000
11111111
00000000
11111111 c
00000000
11111111 00000000
11111111 000000000000000
111111111111111
00000000
11111111
00000000
11111111
00000000
11111111 00000000c
11111111
a 000000000000000
111111111111111
00000000
11111111
00000000
11111111
000000000000000
111111111111111
00000000
11111111
00000000
11111111
c
00000000
11111111
b b 11111111
00000000
00000000
11111111
00000000
11111111
000000000000000
111111111111111
00000000
11111111
00000000
11111111 00000000
11111111 c
00000000
11111111 00000000
11111111
00000000
11111111 00000000
11111111
Dimostrazione della prima parte.
Passo 1: Ogni superficie compatta è quoziente di un poligono piano:
T3’
T1’
T2’
T4’
56
T6’
T5’
T5’ T6’
T4’
T2’ T2’
T1’ T1’
Q
a a
P
P P P a a P
Q a
In figura vediamo come sia possibile eliminare coppie adiacenti del primo tipo
se il poligono ha almeno quattro lati. Se il poligono ha solamente due lati ci sono
due possibilità: o è del tipo aa−1 e quindi la superficie è una sfera, o è del tipo
aa e quindi la superficie è un piano proiettivo reale.
57
4. Superfici topologiche
11111111111
00000000000
Q c P
00000000000
11111111111
00000000000
11111111111
a b
00000000000P
11111111111
00000000000
11111111111
c
a
1111111111111111
0000000000000000 Q
0000000000000000
1111111111111111
0000000000000000
1111111111111111
c
0000000000000000
1111111111111111
b
Q P
a
Se nel poligono ci sono solo coppie del secondo tipo, dopo un numero finito
di applicazioni del passo 4 otteniamo una superficie il cui poligono è del ti-
po a1 a1 . . . ah ah , cioè una superficie Uh , e abbiamo finito. Nel caso che ci siano
coppie del primo tipo continuiamo con il
Passo 5: Raggruppare le coppie del primo tipo.
Supponiamo quindi che ci sia almeno una coppia del primo tipo. In tal caso ne
deve esistere un’altra tale che queste due coppie si separano a vicenda.
58
Infatti, se cosı̀ non fosse, ci troveremmo in una situazione come quella in figura,
in cui tutti i lati nella parte rossa si identificano con lati nella parte rossa (in alto)
e tutti i lati nella parte blu si identificano con lati nella parte blu (in basso).
a a
Questa situazione non è possibile, perché in tal caso i due estremi di a non ven-
gono identificati, in contraddizione con il passo 3.
Pertanto esistono due coppie del primo tipo che si separano a vicenda come in
figura, e tali coppie possono essere raggruppate tagliando due volte in corri-
spondenza degli estremi finali dei lati.
111
00000000000
11111111111
000 b
000
111
00000000000
11111111111
000
111 000
111
c c
11
00 11111111
0000
1111
00000000
d
00000000000
11111111111
000
111 000
111 00
11
00
11
0000
1111
00000000
11111111
0000
1111
00000000
11111111 c
00000000000
11111111111
000
111 000
111
00000000000
11111111111
000
111 000
111
a a a
00
11a
000
111 0000
1111
00000000
11111111
00
11 0000
1111
00000000
11111111
a
d 111
000
00
11 0000
1111
00000000
11111111
000
111
00
11
000
111
00
11
c
a a
000
111
00
11
b 000
111
00
11
000
111
11111111111
000
111
00000000000
000
111 00
11
000
111
00
11
d
000
111
00000000000
11111111111
000
111 000
111
00000000000
11111111111
000
111 000
111
00
11
000
111
00000000000
11111111111
000
111 000
111
00
11
000
111
b c c 00
11 c
Se nel poligono compaiono solo coppie del primo tipo, dopo un numero finito
di applicazioni del passo 5 otteniamo una superficie il cui poligono è del tipo
a1 b1 a−1 −1 −1 −1
1 b1 . . . ag bg ag bg , cioè una superficie Tg , e abbiamo finito. Resta aperto
il caso in cui nel poligono compaiano coppie del primo e del secondo tipo, cioè
che il poligono sia del tipo a1 b1 a−1 −1
1 b1 . . . c1 c1 . . . .
Tale caso viene risolto dal seguente lemma
59
4. Superfici topologiche
Mostreremo che entrambe sono omeomorfe alla superficie quoziente del poli-
gono
dadbab−1 .
b
b b
111111
000000
b
11111111111111
00000000000000 000000
111111
000000
111111
a c 00000000000000
11111111111111
00000000000000
11111111111111 a 000000
111111
d
d
00000000000000
11111111111111 000000
111111
a c
00000000000000
11111111111111 000000
111111
000000
111111
11111111111111
00000000000000 00000000000000
11111111111111
00000000000000
11111111111111 000000
111111
00000000000000
11111111111111 00000000000000
11111111111111 000000
111111
000000
111111
00000000000000
11111111111111
d
000000
111111
00000000000000
11111111111111
00000000000000
11111111111111
a
000000
111111
b c
00000000000000
11111111111111
b
000000
111111
a
000000
111111
00000000000000
11111111111111 b
000000
111111
00000000000000
11111111111111
a
d
d 000000
111111
β
11111111111111
00000000000000
β
00000000000000
11111111111111
00000000000000
11111111111111
δ 00000000000000
11111111111111
α
β α
00000000000000
11111111111111
δ γ
11111111111111111111
00000000000000000000 00000000000000
11111111111111
00000000000000000000
11111111111111111111
00000000000000000000
11111111111111111111 00000000000000
11111111111111
α δ 00000000000000000000
11111111111111111111 00000000000000
11111111111111
00000000000000
11111111111111
1111111111111111111
0000000000000000000
00
11 00000000000000000000
11111111111111111111
γ β
00000000000000000000
11111111111111111111 00000000000000
11111111111111
0000000000000000000
1111111111111111111
00
11 00000000000000000000
11111111111111111111 00000000000000
11111111111111
0000000000000000000
1111111111111111111
00
11
0000000000000000000
1111111111111111111
00
11 00000000000000000000
11111111111111111111
00
11 α 00000000000000
11111111111111
β
0000000000000000000
1111111111111111111
β γ 11
00 α 00
11 δ 00000000000000
11111111111111
0000000000000000000
1111111111111111111
00
11 00
11
00
11 00000000000000
11111111111111
0000000000000000000
1111111111111111111
00
11 00
11 00000000000000
11111111111111
0000000000000000000
1111111111111111111
δ
00
11 00
11
00
11
00000000000000
11111111111111
δ
00
11
60
Esempio 4.28. Concludiamo con un esempio di applicazione dei passi della di-
mostrazione del teorema: classificare la superficie il cui poligono rappresentati-
vo è il seguente:
abca−1 cb.
P a Q P a Q P P d P
111111111111111
000000000000000
000000000000000
111111111111111
c c c
000000000000000
111111111111111
000000000000000
111111111111111
c c d c b
000000000000000
111111111111111
d
000000000000000
111111111111111
000000000000000 P
111111111111111
Q P Q 000000000000000
111111111111111 Q P Q Q
b b b b b b b c
P a Q P a Q
11111111111111
00000000000000
Q
Q
P 11111111111111
00000000000000 P d P
00000000000000
11111111111111
00000000000000
11111111111111
c
00000000000000
11111111111111
00000000000000
11111111111111
d
00000000000000
11111111111111
00000000000000 P
11111111111111
P d P P d P P d P
111111
000000
000000
111111
000000
111111
000000
111111
c
000000
111111
b b b
000000
111111
000000
111111
Q111111
Q b P Q b P
000000 Q
11111111111111
00000000000000 11111111111111
00000000000000
000000
111111
e e
000000 e
111111 00000000000000
11111111111111 00000000000000
11111111111111
000000
111111 00000000000000
11111111111111 00000000000000
11111111111111
000000
111111 00000000000000
11111111111111
00000000000000
11111111111111 00000000000000
11111111111111
00000000000000
11111111111111
000000
111111
b
000000
111111
c c
00000000000000
11111111111111
e
c
00000000000000
11111111111111
e
000000
111111 00000000000000
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111111 d d
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11111111111111 d
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11111111111111
P P P P P P
P d P P d P P P f P
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f
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e e e e f d
f
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P d P P
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d P P d 0000000000
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P d P P d P
P a Q
P c P P c Q
a b a b
c c
P P P P
Q P b c c d
P P Q Q
b b
d d d b
P a P P a P
P a Q
61
Parte II
Topologia algebrica
63
Capitolo 5
Omotopia
α
P
β
f1
f0
65
5. Omotopia
In tal caso scriveremo f0 ∼ f1 ; poniamo poi ft (x) = F (x, t). Abbiamo cioè una
famiglia di funzioni continue che varia con continuità.
Esempi 5.2.
Come mostra il terzo esempio l’omotopia non è ancora la nozione adeguata per
formalizzare l’esempio dei cammini sulla sfera e sul toro. In quel caso, infatti,
tutti i cammini intermedi devono avere lo stesso punto iniziale e lo stesso punto
finale. Introduciamo quindi una nuova definizione:
Definizione 5.4. Due cammini che abbiano lo stesso punto iniziale e lo stesso
punto finale si dicono omotopi se sono omotopi relativamente a {0, 1}.
66
F (s, 0) = α(s);
F (s, 1) = β(s);
F (0, t) = α(0) = β(0) = x0 ;
F (1, t) = α(1) = β(1) = x1 .
Definizione 5.6. Si dice che due spazi topologici X e Y hanno lo stesso tipo d’o-
motopia (o che sono omotopicamente equivalenti) se esistono due applicazioni con-
tinue f : X → Y e g : Y → X tali che g ◦ f ∼ IdX e f ◦ g ∼ IdY . Scriveremo
X ∼ Y per indicare che X e Y hanno lo stesso tipo di omotopia.
Esempi 5.9.
b) Dn è contraibile.
c) Rn \{0} ∼ Sn−1 .
x
Siano f : Rn \{0} → Sn−1 la funzione f (x) = e g : Sn−1 → Rn \{0}
||x||
l’inclusione.
Dobbiamo verificare che g ◦ f ∼ IdRn \{0} e che f ◦ g ∼ IdSn−1 .
La prima affermazione segue dall’esempio (5.2) b), mentre la seconda è
immediata, essendo f ◦ g = IdSn−1 .
67
5. Omotopia
Definizione 5.10. Una proprietà omotopica è una proprietà invariante per equiva-
lenze omotopiche.
F :X ×I→X
Esempi 5.14.
68
A X
69
5. Omotopia
f
A / Y
i
X
in cui A, X e Y sono spazi topologici, i : A → X è l’inclusione e f è un’applica-
zione continua. Vogliamo costruire un nuovo spazio topologico incollando X e
Y tramite f , identificando cioè i punti di A con le loro immagini.
Per far ciò consideriamo lo spazio topologico X ∐Y e in esso consideriamo la re-
lazione di equivalenza ∼ generata dall’identificazione x ∼ f (x) per ogni x ∈ A.
Si dice spazio di aggiunzione di (X, Y, A, f ) lo spazio topologico Z = (X ∐ Y )/∼.
3. X = X N .
70
Esempi 5.19.
a) La sfera Sn .
b) Il disco Dn .
d) Il toro.
71
5. Omotopia
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73
Capitolo 6
Il gruppo fondamentale
In realtà quello che faremo sarà di più: mostreremo innanzitutto che l’insieme
π(X, x0 ) possiede una struttura di gruppo, e dimostreremo quindi che
Definizione 6.2. Sia X uno spazio topologico e x0 ∈ X un suo punto; sia π(X, x0 ) =
definito come sopra e siano [α], [β] ∈ π(X, x0 ).
Si definisce il prodotto di [α] e [β] nel seguente modo:
[α][β] = [α ∗ β].
Il fatto che tale operazione sia ben definita segue dalla seguente
Proposizione 6.3. Siano α e β due cammini in X tali che sia definito il prodotto α ∗ β,
e siano γ e δ altri due cammini tali che α ∼ γ e β ∼ δ; allora α ∗ β ∼ γ ∗ δ.
75
6. Il gruppo fondamentale
Teorema 6.4. π(X, x0 ) è un gruppo (in generale non abeliano) rispetto al prodotto di
classi di equivalenza di cappi appena definito.
Il risultato discende dai tre lemmi seguenti.
Lemma 6.5. Siano α, β e γ cammini tali che siano definiti i prodotti α ∗ β e β ∗ γ. Allora
(α ∗ β) ∗ γ ∼ α ∗ (β ∗ γ).
Dimostrazione. Dobbiamo mostrare che (α ∗ β) ∗ γ e α ∗ (β ∗ γ) sono omotopi;
questi due cammini si scrivono in questo modo
α(4s) s ∈ 0, 41
α(2s) s ∈ 0, 12
((α∗β)∗γ)(s) = β(4s − 1) s ∈ 41 , 12 (α∗(β∗γ))(s) = β(4s − 2) s ∈ 21 , 43
γ(2s − 1) s ∈ 21 , 1 γ(4s − 3) s ∈ 34 , 1
La figura mostra un modo di deformare i cammini uno nell’altro
I1 I2 I3
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s
s = (t+1)/4 s = (t+2)/4
76
t+2 4s−t−2
s− 4 4 4s − t − 2
f3 (s) = t+2 = 4−t−2 = .
1− 4 4
2−t
L’omotopia cercata è dunque
4s
α s ∈ 0, t+1
4
t+1
F (s, t) = β(4s − t − 1)
s ∈ t+1
4
, t+2
4
4s − t − 2
γ s ∈ t+2
4
,1
2−t
Lemma 6.6. Sia α un cammino con punto iniziale x0 e punto finale x1 e siano εx0 e εx1
i cammini costanti εx0 (s) = x0 e εx1 (s) = x1 . Allora
ε x0 ∗ α ∼ α ∼ α ∗ ε x 1 .
I
1 2
I
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0
1
0
1
0
1
0
1 s
s=(t−1)/2
Lemma 6.7. Sia α un cammino con punto iniziale x0 e punto finale x1 ; siano εx0 e εx1
i cammini costanti εx0 (s) = x0 e εx1 (s) = x1 e sia ᾱ il cammino inverso. Allora
α ∗ ᾱ ∼ εx0 ᾱ ∗ α ∼ εx1 .
77
6. Il gruppo fondamentale
Esempio 6.9. Se X = {∗}, allora π(X, ∗) = {1}, in quanto esiste un unico cam-
mino, quello costante.
Corollario 6.11. Se uno spazio X è connesso per archi, allora π(X, x) ≃ π(X, y)
∀x, y ∈ X.
78
T op. Gr
(X, x) π(X, x)
ϕ : (X, x) → (Y, y) ϕ∗ : π(X, x) → π(Y, y)
ψ◦ϕ ψ∗ ◦ ϕ∗
IdX Idπ(X,x)
(X, x) ≃ (Y, y) π(X, x) ≃ π(Y, y)
79
6. Il gruppo fondamentale
Vogliamo ora mostrare che spazi che hanno lo stesso tipo di omotopia hanno
gruppi fondamentali isomorfi; useremo il seguente lemma, che diamo senza
dimostrazione:
Lemma 6.14. Siano Φ, Ψ : X → Y continue e omotope, sia F : X × I → Y un’omoto-
pia tra Φ e Ψ e sia f (t) = F (x0 , t) (è un cammino che congiunge ϕ(x0 ) e ψ(x0 )). Allora
il seguente diagramma
Φ∗
π(X, x0 )N / π(Y, Φ(x0 ))
NNN nn
NNN
nnnnn
N nn uf
Ψ∗ NNN nw nn
'
π(Y, Ψ(x0 ))
commuta, cioè Ψ∗ = uf ◦ Φ∗ .
Teorema 6.15. (Teorema d’invarianza per omotopia) Siano X e Y spazi topologici, e
sia ϕ : X → Y un’equivalenza omotopica. Allora ϕ∗ : π(X, x) → π(Y, ϕ(x)) è un
isomorfismo.
Dimostrazione. X e Y sono spazi topologici omotopicamente equivalenti,
quindi esistono ϕ : X → Y e ψ : Y → X tali che ψ ◦ ϕ ∼ IdX e ϕ ◦ ψ ∼ IdY .
Sia F un’omotopia tra ψ ◦ ϕ e IdX , e sia f (t) = F (x, t); f è un arco che congiunge
ψ(ϕ(x)) a x. Applicando il Lemma (6.14) a ψ ◦ ϕ e IdX otteniamo il seguente
diagramma commutativo:
ϕ∗ ψ∗
π(X, x)M / π(Y, ϕ(x)) / π(X, ψ(ϕ(x)))
MMM nnn
MMM
nnnnn
Idπ(X,x) MMM& n uf
nv nn
π(X, x)
Poiché uf è un isomorfismo, allora ψ∗ ◦ ϕ∗ è un isomorfismo; in particolare ciò
implica che ψ∗ è suriettiva.
Applicando ora il Lemma (6.14) all’omotopia G tra ϕ ◦ ψ e IdY e otteniamo il
seguente diagramma commutativo
ψ∗ ϕ
e∗
π(Y, ϕ(x)) / π(X, ψ(ϕ(x))) / π(Y, ϕ(ψ(ϕ(x))))
PPP
PPP kkk
PPP kkkkk
Idπ(Y,ϕ(x)) PPP( kkk ug
ku kk
π(Y, ϕ(x))
80
Xe
?
fe
p
Y / X
f
81
6. Il gruppo fondamentale
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82
Per costruzione α([tk , tk+1 ]) è contenuto in Ujk , la cui controimmagine p−1 (Ujk ) è
costituita da un’unione disgiunta di aperti Wj omeomorfi a Ujk mediante p.
Sia W l’aperto tra i Wj che contiene α ek (tk ); possiamo definire α
ek+1 nel seguente
modo (
αek (t) t ∈ [0, tk ]
α
ek+1 (t) =
(p|W )−1 α(t) t ∈ [tk , tk+1 ]
La continuità di α
ek+1 segue dal Lemma (3.56), e l’unicità dal Lemma (6.23).
Diamo senza dimostrazione il seguente fondamentale
α 0
−1
d
π(S1 , (1, 0)) / Z
[α] /α
e(1)
83
6. Il gruppo fondamentale
^
(α e0 ∗ βeαe0 (1) .
∗ β)0 = α
^
d([α][β]) = (α ∗ β)0 (1) = α e0 ∗ βeαe0 (1) =
= βeαe0 (1) = βe0 (1) + α
e0 (1) = d([α]) + d([β]).
Dimostrazione. Supponiamo per assurdo che tra i due spazi esista un omeo-
morfismo f : D2 → D̊2 . Sia x ∈ D2 un punto del bordo, e sia y = f (x).
La restrizione di f darebbe un omeomorfismo tra D2 \ x e D̊2 \ y, ma ciò è as-
surdo, in quanto D2 \ x è contraibile, e ha quindi gruppo fondamentale banale,
mentre D̊2 \ y ha una circonferenza come retratto di deformazione, e quindi il
suo gruppo fondamentale è isomorfo a Z.
84
Capitolo 7
Gruppi liberi
con xi ∈ S e ε(i) = ±1. Tali espressioni sono dette parole. W comprende anche
la parola vuota, che non contiene nessun simbolo.
Esempi 7.3.
a) S = ∅ G = {1}.
85
Relazioni
Nell’insieme W delle parole, oltre alla relazione ∼, definita sopra, possiamo in-
trodurre altre relazioni di equivalenza. Fissato un sottoinsieme R ⊂ W , diciamo
che due elementi di W sono R−equivalenti
w1 ∼R w2
detto gruppo con presentazione hS | Ri; l’insieme S è chiamato insieme dei genera-
tori, mentre l’insieme R è l’insieme dei relatori (o delle relazioni).
Esempi 7.5.
c) hx, y | xy = yxi ≃ Z ⊕ Z.
86
Sia X uno spazio topologico, U1 e U2 due suoi aperti non vuoti e connessi per
archi tali che X = U1 ∪ U2 e U1 ∩ U2 sia non vuoto e connesso per archi; sia
infine x0 un punto di U1 ∩ U2 . Le inclusioni danno luogo al seguente diagramma
commutativo
: U1 @
i1 vv @@ j
vvv @@ 1
vv @@
vv @
U1 ∩ UH2 >X
HH
HH ~~~
H ~
i2 HHH ~~
$ ~~ j2
U2
che induce un diagramma commutativo sui gruppi fondamentali
π(U1 , x0 )
n7 MMM
i1∗
nnnnn MMjM1∗
nnn MMM
nnn M&
π(U1 ∩ U2 , Px0 ) 8
π(X, x0 )
PPP
PPP qqqqq
PP qq
i2∗ PPP' qqq j2∗
π(U2 , x0 )
π(U1 , x0 ) = hS1 | R1 i
π(U2 , x0 ) = hS2 | R2 i
π(U1 ∩ U2 , x0 ) = hS | Ri
87
Ciò significa che “i1∗ s” è la parola che si ottiene scrivendo i1∗ s utilizzando gli
elementi di S1 , cioè i generatori di π(U1 , x0 ) e analogamente “i2∗ s” è la parola
che si ottiene scrivendo i2∗ s utilizzando gli elementi di S2 , cioè i generatori di
π(U2 , x0 ).
Siamo ora in grado di descrivere l’insieme RS :
π(X, x0 ) ≃ hS1 ∪ S2 | R1 ∪ R2 ∪ RS i.
Esempi 7.8.
U1 U2 U1 U2
π(Ui , x0 ) = h∅ | ∅i.
88
π(U1 ∩ U2 , x0 ) = hα | ∅i,
π(S2 , x0 ) = h∅ | ∅i
U1 U2 U1 U2
[α] / [i∗ α]
89
π(U1 ∩ U2 , x0 ) = h∅ | ∅i.
π(S1 ∨ S1 , x0 ) = hα, β | ∅i ≃ Z ∗ Z.
Possiamo in generale osservare che, dati due spazi topologici (X, x0 ) e (Y, y0 ), con
gruppi fondamentali π(X, x0 ) = hS1 | R1 i e π(Y, y0 ) = hS2 | R2 i e tali che x0
e y0 hanno un intorno contraibile in X e in Y rispettivamente, allora il gruppo
fondamentale dello spazio topologico Z, unione a un punto di (X, x0 ) e (Y, y0 ) è
dato da
π(Z, z0 ) = hS1 ∪ S2 | R1 ∪ R2 i.
i∗ uδ
π(S1 ∨ S1 , P ) / π(U1 , P ) / π(U1 , x0 )
π(U1 ∩ U2 ) = hγ | ∅i.
90
a
P P
b b
x0
δ
P a P
P
a
P
γ
b b
P P
a
a
a
b b
γ
b
a
P P
b b
x0
P a P
i∗ uδ
π(S1 ∨ S1 , P ) / π(U1 , P ) / π(U1 , x0 )
[ba−1 ba] / [i∗ bi∗ a−1 i∗ bi∗ a] / [δ̄i∗ bi∗ a−1 i∗ bi∗ aδ]
Pertanto δ̄i∗ bi∗ a−1 i∗ bi∗ aδ = δ̄i∗ bδ δ̄i∗ a−1 δ δ̄i∗ bδ δ̄i∗ aδ = βα−1 βα.
Ripetiamo il procedimento con la classe dell’immagine di γ in π(U2 , x0 ).
poiché tale gruppo è banale, avremo che anche i2∗ γ sarà banale: i2∗ γ = 1.
Possiamo quindi concludere che
91
P P
11111111111111111
00000000000000000
00000000000000000
11111111111111111
000000000
111111111
00000000000000000
11111111111111111
000000000
111111111
00000000000000000
11111111111111111
00000000000000000
11111111111111111
92
Esempi 7.15.
Ab(G) = ha, b | b2 = 1i ≃ Z ⊕ Z2 .
S orientabile ⇒ S ≃ Tg g ≥ 0.
S non orientabile ⇒ S ≃ Uh h ≥ 1.
a_2
11
00
b_2
00
11
b_2
a_2
b_1
11
00
00
11
00
11
a_1
b_1
1111
0000
a_1
93
a_2
11
00
b_2
00
11
b_2
a_2
b_1
11
00
a_1
00
11
b_1
1111
0000
a_1
b_1 a_2
a_1
b_2
a_2
11
00
b_2
00
11
b_2
a_2
b_1
11
00
00
11
00
11
a_1
b_1
1111
0000
a_1
94
Pertanto si ha che
95
P a P
b b
P a P
i∗ r∗
hb | ∅i / ha, b | aba−1 bi / hb | ∅i
96
A A A
C
Γ Γ Γ
Esercizio 7.20. Sia RP2 il disco unitario con i punti antipodali del bordo identi-
ficati, e sia γ l’immagine in RP2 di un diametro del disco. γ è un retratto e/o un
retratto di deformazione di RP2 ?
γ
P P
β
α
P
a) La circonferenza α.
b) La circonferenza β.
c) Il disco D.
97
Appendice A
99
Sappiamo già che la proprietà (A) e la proprietà (D) sono equivalenti. Vedremo
più avanti che anche le altre proprietà sono ad esse equivalenti.
Se X è uno spazio topologico qualsiasi la proprietà (A) è priva di senso. Le altre
proprietà hanno senso, ma non sono, in generale, equivalenti.
Osservazione A.5. La proprietà (C) è equivalente alla seguente:
(C1) Ogni ricoprimento numerabile di X ammette un sottoricoprimento finito.
Dimostrazione. Dimostriamo che (C) ⇒ (C1). Sia per assurdo {Un }n∈N un ri-
coprimento numerabile di X che non ammette un sottoricoprimento finito. Sia
x1 un punto di X \ U1 , x2 6= x1 un punto di X \ (U1 ∪ U2 ), e, per ogni n sia
xn ∈ X \ (U1 ∪ · · · ∪ Un ) e xn diverso dai punti precedenti.
I punti {xn } costituiscono un sottoinsieme infinito S di X, che ha quindi un
punto di accumulazione x. Tale punto appartiene ad uno degli aperti del rico-
primento numerabile: sia UN tale aperto. Per costruzione, i punti xn con n > N
non appartengono ad UN . Pertanto UN è un intorno di x che non contiene infiniti
punti di S, e questo è assurdo.
100
Dimostriamo ora che (C1) ⇒ (C). Supponiamo per assurdo che S ⊂ X sia
un sottoinsieme infinito che non ammette punti di accumulazione in X. Senza
perdità di generalità possiamo assumere che S sia numerabile.
Le ipotesi su S implicano che, per ogni x ∈ X esiste un intorno Ux ∋ x tale che
U ∩ S contiene un numero finito di punti di S.
Per ogni sottoinsieme finito F ⊂ S sia UF l’unione degli intorni Ux tali che Ux ∩
S = F ; gli aperti UF costituiscono un ricoprimento aperto numerabile (vedi
Osservazione (A.6)) di X, che quindi ammette un sottoricoprimento finito.
Ma ogni aperto del sottoricoprimento contiene al più un numero finito di punti
di S, e giungiamo perciò ad una contraddizione.
Definizione A.7. Diciamo che X è compatto per ricoprimenti se vale (D), compatto
per successioni se vale (B), numerabilmente compatto se vale (C).
Dimostrazione. Immediata.
Esempio A.11. Sia X l’intervallo [0, 1] con la topologia τ i cui aperti non vuoti
sono i sottoinsiemi il cui complementare è numerabile.
Tale spazio non è numerabilmente compatto: per mostrarlo si consideri il rico-
primento costruito nel seguente modo: sia xn = n1 , sia U = X \ {xn }n∈N e siano
Un = U ∪ {x1 , . . . , xn }. Da tale ricoprimento aperto (numerabile) non è possibile
estrarre un sotto ricoprimento finito.
X è pseudocompatto perché è iperconnesso (cioè non esistono due aperti a in-
tersezione vuota). Infatti ogni funzione continua su uno spazio iperconnesso
101
Compatto per
ricoprimentiG
GGGG
GGGG
GGGG
GGGG
GGGG
G ' Numerabilmente
7? +3 Pseudocompatto
v
v
v
vvvvv compatto
v
vvvv
v
vvvvvv
vvvv
Compatto per
successioni
Definizione A.12. Uno spazio topologico si dice di Lindelöf se ogni ricoprimen-
to aperto ammette un sottoricoprimento numerabile.
Proposizione A.13. Se X è di Lindelöf e numerabilmente compatto ⇒ X compatto per
ricoprimenti.
Dimostrazione. Immediata.
Definizione A.14. Si dice che X verifica il Secondo assioma di numerabilità se la
sua topologia ammette una base numerabile.
Teorema A.15. (Lindelöf) Se (X, τ ) ammette una base numerabile allora (X, τ ) è di
Lindelöf.
Dimostrazione. Sia {Uα }α∈A un ricoprimento aperto di X. Ogni elemento Uα
del ricoprimento si scrive come unione di elementi della base.
E’ possibile perciò costruire un nuovo ricoprimento costituito da elementi del-
la base (e quindi numerabile). Per ogni aperto di questo nuovo ricoprimento
si scelga un aperto del ricoprimento iniziale che lo contiene; si trova cosı̀ un
sottoricoprimento numerabile.
Esempio A.16. Sia X un insieme non numerabile, p un suo punto e τ la topologia
i cui aperti non banali sono i sottoinsiemi che non contengono p. Allora X è di
Lindelöf, ma non ammette una base numerabile.
Definizione A.17. Un sistema fondamentale di intorni per un punto x ∈ X è
una famiglia di intorni {Uix }i∈I con la proprietà che per ogni intorno V di x
esiste i ∈ I tale che Uix ⊂ V .
Definizione A.18. Uno spazio topologico X verifica il Primo assioma di numera-
bilità se ogni punto x ∈ X possiede un sistema fondamentale di intorni numera-
bile.
102
Corollario A.22. Per uno spazio metrico separabile la compattezza per ricoprimenti, la
compattezza per successioni e la numerabile compattezza sono proprietà equivalenti.
Esempio A.24. Sia X un insieme non numerabile con la topologia i cui aperti
non vuoti sono i sottoinsiemi che contengono un punto p fissato. Con tale to-
pologia X è separabile, in quanto il sottoinsieme {p} è denso, ma non verifica il
secondo assioma di numerabilità.
Quindi, per spazi topologici non metrici la separabilità e il II assioma di nume-
rabilità non sono equivalenti.
Il risultato principale di questa sezione è mostrare che, per spazi metrici, varie
nozioni di compattezza sono equivalenti:
103
104
d) In uno spazio localmente compatto non è vero che ogni punto ha un intor-
no a chiusura compatta. Per mostrarlo consideriamo un insieme infinito
X e p ∈ X un suo punto; poniamo su X la topologia τp , i cui aperti non
banali sono i sottoinsiemi che contengono p.
Sia x un punto di X; il sottoinsieme Ux = {x, p} è un aperto che contiene x
ed è compatto, quindi ogni punto di X ha un intorno compatto.
L’unico chiuso di X che contiene p è tutto lo spazio, pertanto la chiusura di
qualsiasi intorno di x è X, che non è compatto: per mostrarlo si consideri
come ricoprimento quello formato dagli aperti Ux = {x, p}.
Definizione A.32. Sia X uno spazio topologico e sia X ∗ l’insieme ottenuto ag-
giungendo a X un punto ∗; su tale insieme definiamo una topologia τ ∗ in questo
modo: U è un aperto non banale di τ ∗ se e solo se
i) U 6∋ ∗ e U ∈ τ .
105
106
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