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Relatore: Laureando:
Prof. Riccardo Colpi Francesco Roana
Matricola 1201718
Introduzione 7
Bibliografia 47
5
6
Introduzione
ωG : G → G
bb
definito ponendo ωG (x) = x̃, dove x̃ indica il morfismo di valutazione x̃(ξ) = ξ(x)
per ogni ξ ∈ G. b Il risultato principale della teoria, ovvero il teorema di dualità,
afferma che nel caso di gruppi abeliani localmente compatti ωG è un isomorfismo e
un omeomorfismo.
Partendo dai risultati di Lev Pontryagin nella loro rivisitazione più moderna,
esposta per esempio nel testo di Sidney Morris [8], viene affrontato l’argomento dal
punto di vista categoriale, cosı̀ da renderlo più moderno ed elegante.
È prima necessario, quindi, studiare le nozioni basilari della teoria delle cate-
gorie, cosı̀ da poter introdurre il giusto linguaggio e analizzare l’ambiente in cui si
sviluppa la dualità in esame. Questo viene fatto nel primo capitolo, dove infatti
si parte dalle definizioni di funtore, aggiunzione tra funtori e di dualità tra catego-
rie, per poi esporre i concetti di categoria abeliana e quasi-abeliana. Quest’ultimo
in particolare permette di approfondire la categoria dei gruppi abeliani localmen-
te compatti e di intravvedere come questa non crei solo il contesto adatto per la
teoria elaborata da Pontryagin, ma abbia anche delle proprietà sufficienti per farci
omologia e coomologia, pur non essendo abeliana (si veda [5]).
È poi necessario investigare la teoria dei gruppi topologici, cosı̀ da creare i pre-
supposti per poter enunciare e dimostrare il teorema di Pontryagin-van Kampen.
Questo viene affrontato nel secondo capitolo, dove vengono date le definizioni di
base e vengono viste le proprietà principali della suddetta teoria, per poi studiare il
gruppo dei caratteri, presentarne alcuni esempi fondamentali e chiudere con alcuni
teoremi importanti sulla separazione dei punti, come il teorema di Peter-Weyl.
Ecco dunque che nel terzo capitolo viene studiata la dualità di Pontryagin-van
Kampen: viene spiegato che esiste un funtore controvariante nella categoria dei
gruppi abeliani topologici localmente compatti e, dopo aver studiato come casi par-
ticolari quello compatto e quello discreto, si usa la teoria delle successioni esatte per
7
dimostrare il teorema fondamentale nella sua generalità, provando che tale funtore
dà luogo a una dualità di categorie.
Si conclude questa tesi con un ultimo capitolo in cui vengono analizzate al-
cune applicazioni rilevanti, tra cui un teorema di struttura per i gruppi abeliani
localmente compatti.
Vorrei, infine, mettere in evidenza quanto la teoria in esame sia allo stesso tempo
un esempio di eleganza, soprattutto nel vestito della teoria delle categorie, di forza,
dato che permette di giungere a un teorema di struttura, e di stretta connessione
tra i vari campi della matematica, visto che vengono utilizzati strumenti avanzati di
topologia, analisi e teoria dei gruppi. Questi sono tre dei tanti aspetti che mettono
in risalto la bellezza della nostra disciplina.
8
Capitolo 1
Questo primo capitolo ha l’obiettivo di presentare alcune nozioni della teoria delle
categorie, utili allo scopo di studiare col giusto linguaggio il teorema di dualità e di
comprendere meglio l’ambiente in cui si sviluppa. In particolare, nella prima sezione
vengono esposti i concetti di funtori aggiunti e di equivalenza e dualità di catego-
rie; nella seconda vengono definite le categorie abeliane, delle quali le categorie dei
gruppi abeliani astratti e dei gruppi abeliani con topologia compatta sono due esem-
pi importanti; nella terza vengono infine introdotte le categorie quasi-abeliane allo
scopo di analizzare la categoria dei gruppi abeliani topologici localmente compatti,
oggetto del teorema di Pontryagin-van Kampen.
2. Per ogni coppia ordinata (X, Y ) di oggetti di C, un insieme HomC (X, Y ), detto
insieme dei morfismi da X a Y , con la seguente proprietà:
f
Si denota f ∈ HomC (X, Y ) con f : X → Y oppure X − → Y e si dice che X e
Y sono rispettivamente il dominio e il codominio di f .
9
10 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE
f g h
4. Associatività della mappa di composizione: se X −
→ Y →
− Z −
→ T , allora
h(gf ) = (hg)f .
Esempio 1.1.2. Gli insiemi sono gli oggetti della categoria set: dati due insiemi X
e Y , l’insieme dei morfismi è Homset (X, Y ) = Y X , cioè l’insieme delle funzioni da
X a Y, dotato dell’usuale mappa di composizione tra funzioni
Esempio 1.1.3. I gruppi abeliani sono gli oggetti della categoria ab: dati due
gruppi abeliani A e B, l’insieme dei morfismi Homab (A, B) corrisponde con l’insieme
degli omomorfismi di gruppo da A ad B, dotato dell’usuale mappa di composizione,
cioè f : A → B è morfismo in ab se, e solo se, f (a + b) = f (a) + f (b) per ogni
a, b ∈ A.
Definizione 1.1.4. Data una categoria C, si dice categoria duale e si indica con C o
la categoria cosı̀ definita:
(f g)o = g o f o
1. Ob C ′ ⊆ Ob C;
Definizione 1.1.6. Sia C una categoria e sia f ∈ HomC (X, Y ). Allora f si dice:
10
1.1. CATEGORIE E FUNTORI 11
1.1.2 Funtori
Definizione 1.1.9. Siano C e D due categorie. Un funtore covariante F da C a D
è il dato di:
1. una mappa sugli oggetti
Ob C → Ob D, X 7→ F (X)
(nel seguito viene scritto F (f ) = F (X, Y )(f ) per alleggerire la notazione) con
le seguenti proprietà:
11
12 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE
1.1.3 Aggiunzioni
Se X e Y sono oggetti in una categoria C, per alleggerire la notazione viene denotato
nel seguito con [X, Y ]C l’insieme HomC (X, Y ) di tutti i morfismi in C da X a Y .
Definizione 1.1.15. Siano C e D categorie e F : C → D e G : D → C funtori
covarianti. Si dice che la coppia ⟨F, G⟩ è un’aggiunzione (F è aggiunto sinistro di G
e G è aggiunto destro di F ) se per ogni X ∈ Ob C e per ogni Y ∈ Ob D esiste una
biezione di insiemi
φX,Y : F (X), Y D → X, G(Y ) C
che è naturale in X e in Y , cioè tale che per ogni f ∈ [X, X ′ ]C e per ogni g ∈ [Y, Y ′ ]D
i seguenti diagrammi canonicamente costruiti siano commutativi:
φX,Y φX ′ ,Y
F (X ′ ), Y D
′
F (X), Y D X, G(Y ) C X , G(Y ) C
hF (X) (g) hX (G(g)) hY (F (f )) hG(Y ) (f )
φX,Y ′ φX,Y
′ X, G(Y ′ ) C
F (X), Y D
F (X), Y D X, G(Y ) C
12
1.1. CATEGORIE E FUNTORI 13
In particolare, si denota con σX : X → GF (X) il morfismo φX,F (X) (idF (X) ) e con
ρY : F G(Y ) → Y il morfismo φ−1
G(Y ),Y (idG(Y ) ).
Osservazione 1.1.16. Dato che φX,Y è una biezione naturale, le mappe definite da
Definizione 1.1.17. Se sia σ che ρ sono isomorfismi funtoriali, si dice che la coppia
di funtori ⟨F, G⟩ è un’equivalenza di categorie tra C e D.
F (σX ) σG(Y )
F (X) F GF (X) G(Y ) GF G(Y )
ρF (X) G(ρY )
idF (X) idG(Y )
F (X) G(Y )
13
14 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE
14
1.2. CATEGORIE ABELIANE 15
(g1 + g2 )f1 = g1 f1 + g2 f1
g1 (f1 + f2 ) = g1 f1 + g1 f2
Definizione 1.2.3. Sia I un insieme Q di indici, C una categoria Q e {Xi }i∈I una
famiglia di oggetti di C. La coppia i∈I Xi , {πi }i∈I (viene scritto Xi se non vi
è ambiguità) si dice prodotto della famiglia {Xi }i∈I se:
Q
1. πj ∈ Xi , Xj C per ogni j ∈ I;
∃!f πj
Q
Xi
15
16 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE
`
Invece la coppia Xi , {ιi }i∈I si dice coprodotto della famiglia {Xi }i∈I se:
`
1. ιj ∈ Xj , Xi C per ogni j ∈ I;
ιj ∃!g
`
Xi
Esempio 1.2.6. La categoria ab è additiva. Infatti, data una famiglia (Ai )i∈I di
gruppi abeliani, il loro prodotto è il prodotto diretto
Y
Ai = (ai )i∈I : ai ∈ Ai
i∈I
16
1.2. CATEGORIE ABELIANE 17
17
18 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE
i(f ) : Ker f → X, a 7→ a
definisce il nucleo di f .
Si ponga ora Coker f = B/f (A), dove B/f (A) indica il gruppo quoziente di B
con il sottogruppo f (A), allora la proiezione canonica
è il conucleo di f .
X
f (A)
Z g Y
1. il diagramma
p1
PB X
p2 f
Z g Y
è commutativo;
18
1.2. CATEGORIE ABELIANE 19
Z g Y
f
Y X
g (C)
Z
1. il diagramma
f
Y X
g i1
Z i2
PO
è commutativo;
f
Y X
g i1
j1
Z i2
PO
u
j2 Q
Esempio 1.2.19. Nella categoria ab, dato un angolo, cioè un diagramma come (A)
nella definizione precedente, si vede che un pullback del diagramma è dato dalla
terna (PB, p1 , p2 ), dove P B è un gruppo isomorfo al sottogruppo K di X ⊕ Z dato
da K = (x, z) : f (x) = g(z) e p1 e p2 sono le restrizioni delle proiezioni X⊕Z → X
e X ⊕ Z → Z a K. Invece, dato un coangolo, ovvero un diagramma come (C) nella
definizione precedente, si vede che un pushout di tale diagramma nella categoria ab
è dato dalla terna (P O, i1 , i2 ), dove P O è isomorfo
al gruppo (X ⊕ Z)/H con H
sottogruppo generato dalle coppie f (y), −g(y) per ogni y ∈ Y e i1 e i2 sono le
mappe i1 : X → P O, i1 (x) = (x + H, H) e i2 : Z → P O, i1 (z) = (H, z + H).
19
20 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE
Esempio 1.2.23. Anche la categoria cab, che ha come oggetti i gruppi abeliani
topologici compatti e di Hausdorff e come morfismi gli omomorfismi di gruppo
continui, è una categoria abeliana. Infatti è preadditiva per lo stesso motivo di ab e
ha prodotti finiti, coprodotti finiti, nuclei e conuclei costruiti algebricamente come in
ab e dotati delle seguenti topologie che li rendono compatti e di Hausdorff: i prodotti
e coprodotti finiti hanno la topologia prodotto, i nuclei hanno topologia indotta
e i conuclei hanno topologia quoziente. Inoltre, ancora per il primo teorema di
isomorfismo e per il fatto che per ogni f : G → H morfismo in cab Coim f = G/ Ker f
è compatto e Im f = f (G) è di Hausdorff, si ha che f¯ è un isomorfismo e quindi cab
è abeliana.
Esempio 1.2.24. Anche la categoria vectK , che ha come spazi vettoriali su un cam-
po K e come morfismi le mappe lineari, è abeliana. Questo si dimostra esattamente
come per il caso della categoria ab.
20
1.3. CATEGORIE QUASI-ABELIANE E LA CATEGORIA LCAB 21
X X′
f f′
Y Y′
le due condizioni duali seguenti sono soddisfatte:
21
22 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE
22
1.3. CATEGORIE QUASI-ABELIANE E LA CATEGORIA LCAB 23
B β
B′
è iniettiva e chiusa. Ora, dato che B ′ è un pushout del diagramma, si ha che
B′ ∼= (A′ ⊕ B)/H dove H è il sottogruppo generato dalle coppie −α(a), f (a) per
ogni a ∈ A e f ′ è la mappa A′ → B ′ definita da f ′ (a′ ) = (a′ + H, H). Perciò f ′ è
esattamente la mappa che si ottiene da F dividendo il dominio per il sottogruppo
chiuso {0} × A e il codominio per la sua immagine tramite F e quindi è iniettiva
per costruzione e rimane chiusa.
23
24 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE
24
Capitolo 2
δ : G × G → G, (x, y) 7→ x − y (GT)
25
26 CAPITOLO 2. GRUPPI TOPOLOGICI E GRUPPO DEI CARATTERI
dove J = {j1 , . . . , jn } varia tra tutti i sottoinsiemi finiti di I e Uj ∈ V(0Gj ) per ogni
j ∈ J.
Proposizione 2.1.11. Siano G un gruppo topologico e H un suo sottogruppo nor-
male. Si considerino il gruppo quoziente G/H e la proiezione canonica π : G → G/H.
Allora G/H dotato della topologia quoziente è un gruppo topologico.
Osservazione 2.1.12. Dato che G è un gruppo topologico, si ha che la topologia
quoziente consiste di tutti gli insiemi π(U ) al variare di U nella famigliaSdi tutti gli
insiemi aperti di G, infatti in tal caso si ha che π −1 (π(U )) = H + U = h∈H h + U
è aperto perché ogni h + U lo è, quindi π(U ) è aperto. Ciò dimostra anche che il
morfismo π è aperto.
Lemma 2.1.13. Siano G un gruppo topologico e H un suo sottogruppo normale.
Allora:
1. il quoziente G/H è discreto se, e solo se, H è aperto;
2. il quoziente G/H è di Hausdorff se, e solo se, H è chiuso.
Dimostrazione. 1. Sia π : G → G/H la proiezione canonica. Se G/H è discreto,
allora H = π −1 (0G/H ) è aperto, dato che il singoletto {0G/H } lo è. Viceversa, se H
è aperto, allora {0G/H } = π(H) è aperto poiché la mappa π è aperta.
2. Per la prova del secondo punto si veda [2, Lemma 4.1.7].
26
2.1. GRUPPI TOPOLOGICI 27
27
28 CAPITOLO 2. GRUPPI TOPOLOGICI E GRUPPO DEI CARATTERI
28
2.2. IL GRUPPO DEI CARATTERI DI UN GRUPPO TOPOLOGICO 29
h,g∈G
\
f ∈ SG : πh+g (f ) = πh (f )πg (f ) =
=
h,g∈G
\ \
−1 −1
f ∈ SG : (πh+g
= πh πg )(f ) = 1 = Ker(πh+g πh πg )
h,g∈G h,g∈G
−1
Siccome πx è continua per ogni x ∈ G e {1} è chiuso in S, allora tutti i Ker(πh+g πh πg )
∗ ∗
sono chiusi e di conseguenza anche G è chiuso. Inoltre G è compatto, dato che
SG lo è per il teorema di Tychonov.
Dati due gruppi topologici G e H, si denota con Chom(G, H) il gruppo degli
omomorfismi continui da G in H, dove l’operazione è definita puntualmente. Sia
B una base di intorni di 0H . Per ogni sottoinsieme compatto K di G e per ogni
U ∈ B si pone:
W (K; U ) = f ∈ Chom(G, H) : f (K) ⊆ U
Gli insiemi di questo tipo formano una base di intorni di 0 in Chom(G, H) per una
topologia di gruppo, detta topologia della convergenza uniforme sui compatti.
Vengono ora studiate le proprietà topologiche del gruppo dei caratteri in deter-
minate situazioni.
29
30 CAPITOLO 2. GRUPPI TOPOLOGICI E GRUPPO DEI CARATTERI
1. se G è compatto, allora G
b è discreto;
2. se G è discreto, allora G
b è compatto.
x∈F
= ξ ∈ G∗ : ξ(x) ∈ U per ogni x ∈ F = W (F ; U )
W ′ (K; Z) = f ∈ G∗ : f (K) ⊆ Z
30
2.2. IL GRUPPO DEI CARATTERI DI UN GRUPPO TOPOLOGICO 31
Esempio 2.2.8. Si consideri il gruppo additivo (T, +). Prima di calcolarne il duale
è opportuno ricordare la struttura degli endomorfismi e degli automorfismi continui
di T: è noto, infatti, che ogni omomorfismo continuo ξ : T → T ha la forma k · idT
per qualche k ∈ Z e, in particolare, che i soli isomorfismi topologici ξ : T → T sono
± idT [cfr. 2, Lemma 12.2.1]. Questo permette di affermare che T b ∼= Z. Infatti,
dato che ogni ξ ∈ T ha la forma ξ = k · idT per qualche k ∈ Z, si può definire un
b
omomorfismo g : T b → Z mediante l’assegnazione ξ 7→ k e questo è sia iniettivo che
suriettivo. Inoltre sia Tb che Z sono discreti e perciò g è un isomorfismo topologico.
Esempio 2.2.9. Dato il gruppo additivo (R, +), il suo duale è R b ∼= R. Infatti
sia ξ un carattere di R. Se Ker ξ = R, allora ξ = 0. Se invece Ker R ̸= R, sia
t il più piccolo reale positivo in Ker ξ, che esiste, altrimenti Ker ξ sarebbe un sot-
toinsieme chiuso e denso di R. Allora Ker ξ è un sottogruppo chiuso non banale
di R e quindi è un gruppo ciclico infinito generato da t. Di conseguenza il gruppo
quoziente R/ Ker ξ risulta isomorfo a T e dunque, come ricordato all’esempio prece-
dente, esistono esattamente due isomorfismi R/ Ker ξ → T indotti algebricamente,
che corrispondono alle mappe ξ = ξ1/t e ξ = ξ−1/t , dove ξa (x) = ax + Z. Pertanto
ogni ξ è della forma ξd per qualche d ∈ R e perciò l’omomorfismo g : R → R b definito
dall’assegnazione d 7→ ξd è un isomorfismo. Inoltre, essendoci su R b la topologia di
convergenza uniforme sui compatti ed essendo R σ-compatto, g è anche isomorfismo
topologico.
31
32 CAPITOLO 2. GRUPPI TOPOLOGICI E GRUPPO DEI CARATTERI
×H ∼
Lemma 2.2.10. Siano G e H gruppi topologici. Allora G\ =Gb × H.
b
32
2.2. IL GRUPPO DEI CARATTERI DI UN GRUPPO TOPOLOGICO 33
Tale teorema viene utilizzato in questa tesi per gli omomorfismi con codomonio
T, come nella dimostrazione del seguente:
Per concludere questa sezione e questo capitolo, vengono proposti una genera-
lizzazione del Teorema di Peter-Weyl 2.2.15 al caso localmente compatto e un suo
corollario.
Dimostrazione.
Sia V un intorno compatto di 0 in G. Si prenda x ∈ G∖{0}. Allora
G1 = V ∪ {x} è un sottogruppo di G compattamente generato e aperto (infatti ha
interno non vuoto). In particolare G1 è localmente compatto. Dalla Proposizione
2.1.27 esiste un sottogruppoTdiscreto H di G1 tale che H ∼ = Zm per qualche m ∈ N e
G1 /H è compatto. Perciò n∈N∖{0} nH = {0} e dunque esiste un n ∈ N ∖ {0} tale
che x ∈ / nH. Inoltre dato che H/nH è finito e che G1 /H è compatto, dal Lemma
2.1.19 si deduce che anche G2 = G1 /nH è compatto. Si consideri la proiezione
canonica π : G1 → G2 e si noti che π(x) = y ̸= 0. Dal Teorema di Peter-Weyl 2.2.15
esiste ξ ∈ Gb 2 tale che ξ(y) ̸= 0. Di conseguenza χ = ξ ◦ π ∈ G
b 1 e χ(x) ̸= 0. Ora, dal
Teorema 2.2.12 esiste un χ̄ ∈ G b tale che χ̄|G = χ e, dato che G1 è un sottogruppo
1
aperto di G, tale estensione è continua (perché la sua restrizione a G1 è continua),
da cui la tesi.
33
34 CAPITOLO 2. GRUPPI TOPOLOGICI E GRUPPO DEI CARATTERI
Corollario 2.2.19. Sia G ∈ lcab e sia K un suo sottogruppo compatto. Allora per
ogni χ ∈ K
b esiste ξ ∈ G
b tale che ξ|K = χ.
34
Capitolo 3
La dualità di Pontryagin-van
Kampen
fb: H
b → G,
b χ 7→ χ ◦ f
Osservazione 3.1.3. Traducendo ciò che si è appena visto nel linguaggio della teoria
delle categorie, si è mostrato che esiste un funtore controvariante D : lcab → lcab
definito da G 7→ G b sugli oggetti e da f 7→ fb sui morfismi. Tale funtore è detto
funtore della dualità di Pontryagin-van Kampen.
35
36 CAPITOLO 3. LA DUALITÀ DI PONTRYAGIN-VAN KAMPEN
è esatta. Inoltre π [ → Im π
b : G/H b è aperta e se H è compatto o aperto, allora bı è
aperta e suriettiva.
x̃ : G
b → T, ξ 7→ ξ(x)
36
3.2. IL TEOREMA DI DUALITÀ 37
G H
bb b
b
fb
b
Infatti se x ∈ G e ξ ∈ H,
b allora ωH (f (x))(ξ) = ξ(f (x)). D’altro canto si ha anche
fb ωG (x) (ξ) = ωG (x) ◦ fb (ξ) = ωG (x) fb(ξ) = ωG (x)(ξ ◦ f ) = ξ f (x)
b
b
Di conseguenza vale ωH f (x) = fb(ωG )(x) per ogni x ∈ G.
e perciò Ker ωG = {0} se, e solo se, per ogni x ∈ G ∖ {0} esiste ξ ∈ G b tale che
ξ(x) ̸= 0, cioè se, e solo se, G separa i punti di G.
b
Pertanto, nel caso della categoria lcab, dal Teorema 2.2.18 si ha che Ker ωG = {0}
e quindi ωG è un monomorfismo per ogni G ∈ lcab. Inoltre si ha che ωG (G) è un
sottogruppo di G che separa i punti di G.
bb b
38
3.2. IL TEOREMA DI DUALITÀ 39
Si è giunti, dunque, al teorema principale di questa tesi, che prova che il morfismo
funtoriale ω dal funtore Idlcab al funtore DD : lcab → lcab è in realtà un isomorfismo
funtoriale.
in lcab con G1 compatto o G2 discreto, tale che sia G1 che G2 soddisfino il teorema
di dualità. Dal Corollario 3.1.5, infatti, si ha che anche le successioni
h
b fb bb fbb bb bhb bb
0→G
b2 −
→Gb−
→Gb1 → 0 e 0→G 1 −
→G− → G2 → 0
sono esatte brevi. Inoltre dalla Proposizione 3.2.5 segue che il seguente diagramma
commuta:
f h
0 G1 G G2 0
ωG1 ωG ωG2
0 G G G 0
bb bb bb
1 2
fb h
b b
b
Ora, si ha che ωG1 , ωG e ωG2 sono iniettive per l’Osservazione 3.2.6 e che ωG1 e ωG2
sono suriettive su scelta di G1 e G2 , dunque anche ωG deve essere suriettiva per il
Lemma 1.2.28.
39
40 CAPITOLO 3. LA DUALITÀ DI PONTRYAGIN-VAN KAMPEN
Per tradurre questo teorema in termini della teorie delle categorie è utile la
seguente:
Proposizione 3.2.10. Dati G, H ∈ lcab, i due diagrammi:
ω ′b b ωH b
G
G G H H
bb b b
b b b
′ )
D(ωH
D(ωG )
idG
b idH
b
G
b H
b
sono commutativi.
Dimostrazione. Nel primo caso bisogna mostrare che D(ωG ) ◦ ω ′b = idGb , ricordando
G
che ω = ω ′ . Sia quindi ξ ∈ G,
b allora vale
′ ˜ ˜
D(ωG ) ◦ ωGb (ξ) = D(ωG )(ξ) = ξ ◦ ωG = ξ
40
3.2. IL TEOREMA DI DUALITÀ 41
41
42 CAPITOLO 3. LA DUALITÀ DI PONTRYAGIN-VAN KAMPEN
42
Capitolo 4
4.1 Annullatori
Definizione 4.1.1. Dato un sottoinsieme X di un gruppo topologico G, l’annulla-
tore di X in G è AGb (X) = χ ∈ G : χ(X) = {0} . Invece, dato un sottoinsieme Y
b b
di G,
b l’annullatore di Y in G è AG (Y ) = x ∈ G : χ(x) = 0 per ogni χ ∈ Y . Se
non vi è confusione, viene omesso il pedice Gb o G .
43
44 CAPITOLO 4. ALCUNE APPLICAZIONI DEL TEOREMA DI DUALITÀ
Viene ora messo in atto il teorema di dualità: dopo qualche risultato prepa-
ratorio, infatti, viene enunciata una prima elegante applicazione del teorema di
Pontryagin-van Kampen.
Osservazione 4.1.5. Sia G ∈ lcab e sia Y un sottoinsieme di G.
b Allora, grazie al
teorema di dualità, A bb (Y ) = ωG AG (Y ) . Infatti si ha
G
A bb (Y ) = ξ ∈ G : ξ(χ) = 0 per ogni χ ∈ Y =
bb
G
= ωG (x) ∈ G : ωG (x)(χ) = 0 per ogni χ ∈ Y con x ∈ G =
bb
= ωG (x) ∈ G : χ(x) = 0 per ogni χ ∈ Y con x ∈ G =
bb
= ωG x ∈ G : χ(x) = 0 per ogni χ ∈ Y =
= ωG AG (Y )
44
4.2. TEOREMI DI STRUTTURA 45
45
46 CAPITOLO 4. ALCUNE APPLICAZIONI DEL TEOREMA DI DUALITÀ
Corollario 4.3.2. Sia G ∈ lcab. Allora G è compatto e metrizzabile se, e solo se,
G
b è numerabile.
Proposizione 4.3.3. Sia G ∈ lcab. Allora G è totalmente sconnesso se, e solo se,
per ogni χ ∈ Gb il più piccolo sottogruppo chiuso di G
b contenente χ è compatto (si
dice che ogni elemento di G è compatto).
b
1. G è connesso;
2. G
b è senza torsione;
3. G è divisibile.
46
Bibliografia
47