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Università degli Studi di Padova

DIPARTIMENTO DI MATEMATICA “TULLIO LEVI-CIVITA”


Corso di Laurea Triennale in Matematica

La dualità di Pontryagin-van Kampen


nella categoria dei gruppi abeliani
localmente compatti

Relatore: Laureando:
Prof. Riccardo Colpi Francesco Roana
Matricola 1201718

Anno Accademico 2020/2021


24 Settembre 2021
Ai miei nonni
4
Indice

Introduzione 7

1 Il linguaggio della teoria delle categorie 9


1.1 Categorie e funtori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.1.1 Categorie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.1.2 Funtori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
1.1.3 Aggiunzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
1.2 Categorie abeliane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
1.2.1 Categorie additive . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
1.2.2 Categorie preabeliane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
1.2.3 Categorie abeliane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
1.2.4 Successioni e funtori esatti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
1.3 Categorie quasi-abeliane e la categoria lcab . . . . . . . . . . . . . . 21
1.3.1 Categorie quasi-abeliane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
1.3.2 La categoria lcab . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22

2 Gruppi topologici e gruppo dei caratteri 25


2.1 Gruppi topologici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
2.1.1 Definizione e intorni dello zero . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
2.1.2 Prodotti e quozienti di gruppi topologici . . . . . . . . . . . . 26
2.1.3 Compattezza e locale compattezza nei gruppi topologici . . . 27
2.1.4 Altre proprietà dei gruppi topologici . . . . . . . . . . . . . . 27
2.2 Il gruppo dei caratteri di un gruppo topologico . . . . . . . . . . . . 28
2.2.1 Duale di un gruppo topologico . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
2.2.2 Separazione dei punti di un gruppo topologico . . . . . . . . 32

3 La dualità di Pontryagin-van Kampen 35


3.1 Morfismi trasposti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
3.2 Il teorema di dualità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36

4 Alcune applicazioni del teorema di dualità 43


4.1 Annullatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
4.2 Teoremi di struttura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
4.3 Altre applicazioni interessanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45

Bibliografia 47

5
6
Introduzione

Questo elaborato ha l’obiettivo di illustrare la dualità di Pontryagin-van Kampen


nel caso generale di gruppi abeliani topologici localmente compatti.
Dato un gruppo abeliano topologico G, si dice carattere di G un morfismo con-
tinuo di gruppi G → T, dove T è il gruppo additivo quoziente R/Z. L’insieme dei
caratteri di G, opportunamente topologizzato e con l’operazione definita puntual-
mente, risulta anch’esso un gruppo topologico, detto gruppo dei caratteri o duale
secondo Pontryagin di G, denotato con G. b Si dimostra che il duale di un gruppo
abeliano localmente compatto è ancora localmente compatto e che, se G è il duale
bb
di G (o biduale di G), esiste un morfismo naturale di gruppi
b

ωG : G → G
bb

definito ponendo ωG (x) = x̃, dove x̃ indica il morfismo di valutazione x̃(ξ) = ξ(x)
per ogni ξ ∈ G. b Il risultato principale della teoria, ovvero il teorema di dualità,
afferma che nel caso di gruppi abeliani localmente compatti ωG è un isomorfismo e
un omeomorfismo.
Partendo dai risultati di Lev Pontryagin nella loro rivisitazione più moderna,
esposta per esempio nel testo di Sidney Morris [8], viene affrontato l’argomento dal
punto di vista categoriale, cosı̀ da renderlo più moderno ed elegante.
È prima necessario, quindi, studiare le nozioni basilari della teoria delle cate-
gorie, cosı̀ da poter introdurre il giusto linguaggio e analizzare l’ambiente in cui si
sviluppa la dualità in esame. Questo viene fatto nel primo capitolo, dove infatti
si parte dalle definizioni di funtore, aggiunzione tra funtori e di dualità tra catego-
rie, per poi esporre i concetti di categoria abeliana e quasi-abeliana. Quest’ultimo
in particolare permette di approfondire la categoria dei gruppi abeliani localmen-
te compatti e di intravvedere come questa non crei solo il contesto adatto per la
teoria elaborata da Pontryagin, ma abbia anche delle proprietà sufficienti per farci
omologia e coomologia, pur non essendo abeliana (si veda [5]).
È poi necessario investigare la teoria dei gruppi topologici, cosı̀ da creare i pre-
supposti per poter enunciare e dimostrare il teorema di Pontryagin-van Kampen.
Questo viene affrontato nel secondo capitolo, dove vengono date le definizioni di
base e vengono viste le proprietà principali della suddetta teoria, per poi studiare il
gruppo dei caratteri, presentarne alcuni esempi fondamentali e chiudere con alcuni
teoremi importanti sulla separazione dei punti, come il teorema di Peter-Weyl.
Ecco dunque che nel terzo capitolo viene studiata la dualità di Pontryagin-van
Kampen: viene spiegato che esiste un funtore controvariante nella categoria dei
gruppi abeliani topologici localmente compatti e, dopo aver studiato come casi par-
ticolari quello compatto e quello discreto, si usa la teoria delle successioni esatte per

7
dimostrare il teorema fondamentale nella sua generalità, provando che tale funtore
dà luogo a una dualità di categorie.
Si conclude questa tesi con un ultimo capitolo in cui vengono analizzate al-
cune applicazioni rilevanti, tra cui un teorema di struttura per i gruppi abeliani
localmente compatti.
Vorrei, infine, mettere in evidenza quanto la teoria in esame sia allo stesso tempo
un esempio di eleganza, soprattutto nel vestito della teoria delle categorie, di forza,
dato che permette di giungere a un teorema di struttura, e di stretta connessione
tra i vari campi della matematica, visto che vengono utilizzati strumenti avanzati di
topologia, analisi e teoria dei gruppi. Questi sono tre dei tanti aspetti che mettono
in risalto la bellezza della nostra disciplina.

8
Capitolo 1

Il linguaggio della teoria delle


categorie

Questo primo capitolo ha l’obiettivo di presentare alcune nozioni della teoria delle
categorie, utili allo scopo di studiare col giusto linguaggio il teorema di dualità e di
comprendere meglio l’ambiente in cui si sviluppa. In particolare, nella prima sezione
vengono esposti i concetti di funtori aggiunti e di equivalenza e dualità di catego-
rie; nella seconda vengono definite le categorie abeliane, delle quali le categorie dei
gruppi abeliani astratti e dei gruppi abeliani con topologia compatta sono due esem-
pi importanti; nella terza vengono infine introdotte le categorie quasi-abeliane allo
scopo di analizzare la categoria dei gruppi abeliani topologici localmente compatti,
oggetto del teorema di Pontryagin-van Kampen.

1.1 Categorie e funtori


1.1.1 Categorie
Definizione 1.1.1. Una categoria C è il seguente concetto:

1. Una classe Ob C di elementi, detti oggetti della categoria C.

2. Per ogni coppia ordinata (X, Y ) di oggetti di C, un insieme HomC (X, Y ), detto
insieme dei morfismi da X a Y , con la seguente proprietà:

HomC (X, Y ) ∩ HomC (A, B) = ∅ per ogni (X, Y ) ̸= (A, B)

f
Si denota f ∈ HomC (X, Y ) con f : X → Y oppure X − → Y e si dice che X e
Y sono rispettivamente il dominio e il codominio di f .

3. Per ogni terna (X, Y, Z) di oggetti di C, una mappa

ϑ(X, Y, Z) : HomC (X, Y ) × HomC (Y, Z) → HomC (X, Z)

detta mappa di composizione dei morfismi.


Se f ∈ HomC (X, Y ) e g ∈ HomC (X, Y ), si scrive gf = g ◦ f in luogo di
ϑ(X, Y, Z)(f, g).

9
10 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE

f g h
4. Associatività della mappa di composizione: se X −
→ Y →
− Z −
→ T , allora
h(gf ) = (hg)f .

5. Per ogni X ∈ Ob C, un morfismo idX : X → X, detto morfismo identità di X,


tale che, se f : Y → X e g : X → Z, si ha idX f = f e g idX = g.

Esempio 1.1.2. Gli insiemi sono gli oggetti della categoria set: dati due insiemi X
e Y , l’insieme dei morfismi è Homset (X, Y ) = Y X , cioè l’insieme delle funzioni da
X a Y, dotato dell’usuale mappa di composizione tra funzioni

Esempio 1.1.3. I gruppi abeliani sono gli oggetti della categoria ab: dati due
gruppi abeliani A e B, l’insieme dei morfismi Homab (A, B) corrisponde con l’insieme
degli omomorfismi di gruppo da A ad B, dotato dell’usuale mappa di composizione,
cioè f : A → B è morfismo in ab se, e solo se, f (a + b) = f (a) + f (b) per ogni
a, b ∈ A.

Definizione 1.1.4. Data una categoria C, si dice categoria duale e si indica con C o
la categoria cosı̀ definita:

1. Ob C o = Ob C e se X ∈ Ob C, allora l’oggetto X visto come oggetto di C o si


indica X o e si dice duale di X;

2. HomC o (X o , Y o ) = HomC (Y, X) e se f ∈ HomC (Y, X), allora il morfismo f


visto come elemento di HomC o (X o , Y o ) si indica con f o e si dice duale di f ;

3. la legge di composizione dei morfismi in C o è data da:

(f g)o = g o f o

Definizione 1.1.5. Data una categoria C, C ′ si dice sottocategoria di C se è cosı̀


definita:

1. Ob C ′ ⊆ Ob C;

2. HomC ′ (X, Y ) ⊆ HomC (X, Y ) per ogni X, Y ∈ Ob C ′ ;

3. la mappa di composizione dei morfismi in C ′ è indotta dalla mappa di compo-


sizione dei morfismi in C;

4. i morfismi identità di C ′ sono anche morfismi identità di C.

Inoltre si dice che C ′ è una sottocategoria piena di C se vale la proprietà che


HomC ′ (X, Y ) = HomC (X, Y ) per ogni X, Y ∈ Ob C ′ .

Definizione 1.1.6. Sia C una categoria e sia f ∈ HomC (X, Y ). Allora f si dice:

1. monomorfismo se f u = f v implica u = v per ogni coppia di morfismi u, v con


codominio X;

2. epimorfismo se f o è monomorfismo, cioè se uf = vf implica u = v per ogni


coppia di morfismi u, v con dominio Y ;

3. bimorfismo se f è sia epimorfismo che monomorfismo;

10
1.1. CATEGORIE E FUNTORI 11

4. retrazione se esiste g ∈ HomC (Y, X) tale che f g = idY ;

5. sezione se f o è retrazione, cioè se esiste h ∈ HomC (Y, X) tale che hf = idX ;

6. isomorfismo se f è sia retrazione che sezione. In tal caso si dice che X e Y


sono isomorfi e si scrive X ∼
=Y.
Osservazione 1.1.7. Se f è isomorfismo, allora esistono g, h ∈ HomC (Y, X) tali che
f g = idY e hf = idX . In tal caso si ha g = idX g = (hf )g = h(f g) = h idY = h.
g è detto il morfismo inverso di f e viene indicato con f −1 .
Esempio 1.1.8. Nella categoria ab un morfismo f è monomorfismo se, e solo se, è
iniettivo, mentre è epimorfismo se, e solo se, è suriettivo.

1.1.2 Funtori
Definizione 1.1.9. Siano C e D due categorie. Un funtore covariante F da C a D
è il dato di:
1. una mappa sugli oggetti

Ob C → Ob D, X 7→ F (X)

2. per ogni coppia (X, Y ) di oggetti di C, una mappa



F (X, Y ) : HomC (X, Y ) → HomD F (X), F (Y )

(nel seguito viene scritto F (f ) = F (X, Y )(f ) per alleggerire la notazione) con
le seguenti proprietà:

(a) F (idX ) = idF (X) ;


f g
(b) se X −
→Y →
− Z, allora F (gf ) = F (g)F (f ).

Invece, un funtore F : C → D si dice controvariante se, per ogni coppia (X, Y ) di


oggetti di C, esiste una mappa

F (X, Y ) : HomC (X, Y ) → HomD F (Y ), F (X)

con le seguenti proprietà:


1. F (idX ) = idF (X) ;
f g
2. se X −
→Y →
− Z, allora F (gf ) = F (f )F (g).
Osservazione 1.1.10. È immediato notare che ogni funtore controvariante C → D è
naturalmente associato a uno, ed un solo, funtore covariante C o → D e uno, ed un
solo, funtore covariante C → Do .
Definizione 1.1.11. Sia F : C → D un funtore. Si dice che F è fedele se per ogni
coppia di morfismi f, g di C tale che F (f ) = F (g) si ha f = g. Si dice che F è pieno
se per ogni coppia X, Y ∈ Ob C e per ogni morfismo g ∈ HomD F (X), F (Y ) esiste
un morfismo f ∈ HomC (X, Y ) tale che g = F (f ).

11
12 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE

Esempio 1.1.12. Sia C una categoria. Il funtore identità di C è IdC : C → C tale


che IdC (X) = X per ogni X ∈ Ob C e IdC (f ) = f per ognif ∈ HomC (X, Y ).
Esempio 1.1.13. Sia C una categoria e sia X ∈ Ob C. Si definisce il funtore
covariante hX = HomC (X, ·) : C → set come segue:
• per ogni Y ∈ Ob C si ha hX (Y ) = HomC (X, Y );

• per ogni f ∈ HomC (A, B) e per ogni A, B ∈ Ob C si ha

hX (f ) : HomC (X, A) → HomC (X, B), g 7→ hX (f )(g) = f g

Analogamente, si può definire il funtore controvariante hX = HomC (·, X) : C → set.


Definizione 1.1.14. Siano C e D categorie e siano F e G funtori covarianti da C a
D. Si dice che esiste un morfismo funtoriale (o una trasformazione naturale) u dal
funtore F al funtore G se per ogni X ∈ Ob C esiste un morfismo uX : F (X) → G(X)
in D che rende commutativo il diagramma seguente per ogni f : X → Y morfismo
in C
uX
F (X) G(X)
F (f ) G(f )
uY
F (Y ) G(Y )
In particolare, se uX è isomorfismo per ogni X ∈ Ob C, allora u è detto isomor-
fismo funtoriale (o isomorfismo naturale) e si scrive F ∼
= G.
Nel caso in cui F : C → D e G : C → D siano funtori controvarianti, il diagramma
commutativo è dato da
uX
F (X) G(X)
F (f ) G(f )
uY
F (Y ) G(Y )

1.1.3 Aggiunzioni
Se X e Y sono oggetti in una categoria C, per alleggerire la notazione viene denotato
nel seguito con [X, Y ]C l’insieme HomC (X, Y ) di tutti i morfismi in C da X a Y .
Definizione 1.1.15. Siano C e D categorie e F : C → D e G : D → C funtori
covarianti. Si dice che la coppia ⟨F, G⟩ è un’aggiunzione (F è aggiunto sinistro di G
e G è aggiunto destro di F ) se per ogni X ∈ Ob C e per ogni Y ∈ Ob D esiste una
biezione di insiemi    
φX,Y : F (X), Y D → X, G(Y ) C
che è naturale in X e in Y , cioè tale che per ogni f ∈ [X, X ′ ]C e per ogni g ∈ [Y, Y ′ ]D
i seguenti diagrammi canonicamente costruiti siano commutativi:
φX,Y φX ′ ,Y
F (X ′ ), Y D
       ′ 
F (X), Y D X, G(Y ) C X , G(Y ) C
hF (X) (g) hX (G(g)) hY (F (f )) hG(Y ) (f )
φX,Y ′ φX,Y
′ X, G(Y ′ ) C
       
F (X), Y D
F (X), Y D X, G(Y ) C

12
1.1. CATEGORIE E FUNTORI 13

In particolare, si denota con σX : X → GF (X) il morfismo φX,F (X) (idF (X) ) e con
ρY : F G(Y ) → Y il morfismo φ−1
G(Y ),Y (idG(Y ) ).

Osservazione 1.1.16. Dato che φX,Y è una biezione naturale, le mappe definite da

σ = (σX )X∈Ob C : IdC → GF e ρ = (ρY )Y ∈Ob D : F G → IdD

sono morfismi funtoriali, detti rispettivamente unità e counità dell’aggiunzione.

Definizione 1.1.17. Se sia σ che ρ sono isomorfismi funtoriali, si dice che la coppia
di funtori ⟨F, G⟩ è un’equivalenza di categorie tra C e D.

Segue ora un’utile caratterizzazione delle aggiunzioni.

Proposizione 1.1.18 ([6, p. 83]). Siano F : C → D e G : D → C una coppia di


funtori aggiunti con unità σ : IdC → GF e counità ρ : F G → IdD . Allora per ogni
X ∈ Ob C e per ogni Y ∈ Ob D i seguenti diagrammi sono commutativi:

F (σX ) σG(Y )
F (X) F GF (X) G(Y ) GF G(Y )
ρF (X) G(ρY )
idF (X) idG(Y )
F (X) G(Y )

Tali condizioni su σ e su ρ caratterizzano quali morfismi funtoriali sono anche


unità e counità di una aggiunzione. Infatti si può enunciare la seguente:

Proposizione 1.1.19 ([6, p. 83]). Siano F : C → D e G : D → C due funtori e


siano σ : IdC → GF e ρ : F G → IdD due morfismi funtoriali tali per cui i due
diagrammi della Proposizione 1.1.18 commutino. Allora per ogni X ∈ Ob C e per
ogni Y ∈ Ob D la mappa

φX,Y : F (X), Y D → X, G(Y ) C , φX,Y (β) = G(β)σX e φ−1


   
X,Y (α) = ρY F (α)

definisce un’aggiunzione ⟨F, G⟩, di cui σ e ρ sono rispettivamente l’unità e la cou-


nità.

Teorema 1.1.20. Sia F : C → D un funtore covariante. Allora sono equivalenti:

1. esiste un funtore G : D → C aggiunto destro di F tale che l’aggiunzione ⟨F, G⟩


definisca un’equivalenza di categorie;

2. esistono un funtore G : D → C e due isomorfismi funtoriali GF ∼


= IdC e
FG ∼ = IdD ;

3. F è fedele, pieno e per ogni Y ∈ Ob D esiste X ∈ Ob C tale che F (X) ∼


=Y.

Dimostrazione. (1 ⇒ 2) È già stato visto in precedenza: gli isomorfismi funtoriali


sono l’unità e la counità dell’aggiunzione.
(2 ⇒ 3) Poiché IdC → GF è un isomorfismo funtoriale, la mappa sui morfismi
f 7→ GF (f ) è una biezione e, in particolare, f 7→ F (f ) è iniettiva, cioè il funtore F è
fedele. Analogamente anche IdD → F G è un isomorfismo funtoriale, di conseguenza

13
14 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE

g 7→ F G(g) è una biezione e dunque f 7→ F (f ) è suriettiva, cioè F è pieno. Infine,


per ogni Y ∈ Ob D si ha che Y ∼ = F (X) scegliendo X = G(Y ).
(3 ⇒ 1) Per ipotesi per ogni Y ∈ Ob D esistono X0 ∈ Ob C e un isomorfismo
ρY : F (X0 ) → Y . Si ponga X0 = G0 (Y ). Per ogni morfismo f : F (X) → Y ,
poiché F è fedele e pieno, esiste un unico morfismo g : X → G0 (Y ) tale per cui f si
fattorizza nella forma f = ρY ◦ F (g).
F (g)
F (X) F G0 (Y )
ρY
f
Y
Pertanto G0 determina univocamente un funtore G : D → C per cui ρ : F G → IdD
è naturale e inoltre ⟨F, G⟩ è un’aggiunzione di cui l’isomorfismo naturale ρ =
(ρY )Y ∈Ob D è la counità. Se σ = (σX )X∈Ob C è l’unità dell’aggiunzione, allora
F (σX ) ◦ ρF (X) = idF (X) per ogni X ∈ Ob C, perciò F (σX ) è invertibile. Poiché F è
fedele e pieno, σX è invertibile e quindi ⟨F, G⟩ è un’equivalenza di categorie.
Si presentano i concetti di aggiunzione ed equivalenza di categorie nel caso di
funtori controvarianti.
Definizione 1.1.21. Siano C e D categorie e F : C → D e G : D → C funtori
controvarianti. Si dice che la coppia ⟨F, G⟩ è un’aggiunzione (o che F e G sono
aggiunti sulla destra) se per ogni X ∈ Ob C e per ogni Y ∈ Ob D esiste una biezione
naturale    
φX,Y : Y, F (X) D → X, G(Y ) C
Osservazione 1.1.22. In particolare, nel caso di Y = F (X) e di X = G(Y ) si
ottengono i morfismi
ωX = φX,F (X) (idF (X) ) : X → GF (X)
ωY′ = φ−1
G(Y ),Y (idG(Y ) ) : Y → F G(X)
che generano le due unità dell’aggiunzione
ω = (ωX )X∈Ob C : IdC → GF
ω ′ = (ωY′ )Y ∈Ob D : IdD → F G
Definizione 1.1.23. Nel caso in cui ω e ω ′ siano isomorfismi funtoriali, si dice che
l’aggiunzione ⟨F, G⟩ è una dualità di categorie.
Si possono enunciare anche una caratterizzazione di aggiunzione per funtori con-
trovarianti e una caratterizzazione di dualità di categorie come segue, semplicemente
dualizzando gli enunciati delle Proposizioni 1.1.18 e 1.1.19 e del Teorema 1.1.20.
Proposizione 1.1.24. Siano F : C → D e G : D → C una coppia di funtori contro-
varianti aggiunti sulla destra con unità ω : IdC → GF e ω ′ : IdD → F G. Allora per
ogni X ∈ Ob C e per ogni Y ∈ Ob D i seguenti diagrammi sono commutativi:

ωF (X) ωG(Y )
F (X) F GF (X) G(Y ) GF G(Y )
′ )
G(ωY
F (ωX )
idF (X) idG(Y )
F (X) G(Y )

14
1.2. CATEGORIE ABELIANE 15

Viceversa, siano F : C → D e G : D → C due funtori controvarianti e siano


ω : IdC → GF e ω ′ : IdD → F G due morfismi funtoriali tali per cui tutti e due i
diagrammi precedenti commutino. Allora per ogni X ∈ Ob C e per ogni Y ∈ Ob D
la mappa

φX,Y : Y, F (X) D → X, G(Y ) C , φX,Y (f ) = G(f )ωX e φ−1 ′


   
X,Y (g) = F (g)ωY

definisce un’aggiunzione ⟨F, G⟩, di cui ω e ω ′ sono le due unità.

Teorema 1.1.25. Sia F : C → D un funtore controvariante. Allora sono equivalenti:

1. esiste un funtore controvariante G : D → C tale per cui F e G siano aggiunti


sulla destra e l’aggiunzione ⟨F, G⟩ definisca una dualità di categorie;

2. esistono un funtore controvariante G : D → C e due isomorfismi funtoriali


GF ∼ = IdC e F G ∼
= IdD ;

3. F è fedele, pieno e per ogni Y ∈ Ob D esiste X ∈ Ob C tale che F (X) ∼


=Y.

1.2 Categorie abeliane


1.2.1 Categorie additive
Definizione 1.2.1. Si dice che una categoria C è preadditiva se per ogni coppia di
oggetti (X, Y ) in C l’insieme [X, Y ]C ha una struttura di gruppo abeliano (rispetto
a +) compatibile con la legge di composizione, cioè tale che

(g1 + g2 )f1 = g1 f1 + g2 f1
g1 (f1 + f2 ) = g1 f1 + g1 f2

per ogni f1 , f2 ∈ [X, Y ]C e per ogni g1 , g2 ∈ [Y, Z]C .

Esempio 1.2.2. La categoria ab è preadditiva, infatti, dati A e B gruppi abeliani,


[A, B]ab ha struttura di gruppo abeliano se dotato della somma sulle componenti
(f + g)(a) = f (a) + g(a) per ogni a ∈ A.

Definizione 1.2.3. Sia I un insieme Q di indici, C una categoria Q e {Xi }i∈I una
famiglia di oggetti di C. La coppia i∈I Xi , {πi }i∈I (viene scritto Xi se non vi
è ambiguità) si dice prodotto della famiglia {Xi }i∈I se:
Q 
1. πj ∈ Xi , Xj C per ogni j ∈ I;

2. vale la seguente proprietà: per ogni


Q insieme di morfismi {fi : Y → Xi }i∈I
esiste un unico morfismo f : Y → Xi che rende commutativo il diagramma
seguente:
fj
Y Xj

∃!f πj
Q
Xi

15
16 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE

` 
Invece la coppia Xi , {ιi }i∈I si dice coprodotto della famiglia {Xi }i∈I se:
 ` 
1. ιj ∈ Xj , Xi C per ogni j ∈ I;

2. vale la seguente proprietà: `


per ogni insieme di morfismi {gi : Xi → Y }i∈I
esiste un unico morfismo g : Xi → Y che rende commutativo il diagramma
seguente:
gj
Xj Y

ιj ∃!g
`
Xi

Proposizione 1.2.4 ([10, p. 18]). DataQun insieme finito di oggetti


`n {X1 , . . . , Xn } di
n
una categoria preadditiva C, il prodotto i=1 Xi e il coprodotto i=1 Xi , se esistono,
sono isomorfi.

Definizione 1.2.5. Una categoria C si dice additiva se è preadditiva con prodotti


e coprodotti finiti.

Esempio 1.2.6. La categoria ab è additiva. Infatti, data una famiglia (Ai )i∈I di
gruppi abeliani, il loro prodotto è il prodotto diretto
Y 
Ai = (ai )i∈I : ai ∈ Ai
i∈I

dotato delle proiezioni


Y
πj : Ai → Aj , (ai )i∈I 7→ aj
i∈I
` Q
Il coprodotto, invece, è il sottogruppo i∈I Ai di i∈I Ai delle sequenze con entrate
quasi tutte nulle dotato delle mappe
a
ι j : Aj → Ai , aj 7→ (xi )i∈I
i∈I

dove xj = aj e xi = 0 per ogni i ̸= j.

1.2.2 Categorie preabeliane


Definizione 1.2.7. Sia C una categoria. 0 ∈ Ob C è detto:

1. oggetto nullo di C se per ogni X ∈ Ob C l’insieme [X, 0]C ha esattamente un


elemento;

2. oggetto conullo se è un oggetto nullo per la categoria duale C o ;

3. zero oggetto se è sia oggetto nullo che oggetto conullo.

16
1.2. CATEGORIE ABELIANE 17

Definizione 1.2.8. Sia C una categoria con zero oggetto 0 e siano X, Y ∈ Ob C.


f : X → Y è detto zero morfismo se fattorizza tramite zero, cioè se esistono due
morfismi g : X → 0 e h : 0 → Y che rendono commutativo il seguente diagramma:
f
X Y
g h
0
Osservazione 1.2.9. Se C ammette uno zero oggetto, allora ogni insieme [X, Y ]C
ammette esattamente uno zero morfismo, denotato con 0X,Y oppure semplicemente
con 0.
Definizione 1.2.10. Sia C una categoria con zero oggetto e sia f : X → Y un
morfismo. Il morfismo k = ker f : K → X è detto nucleo di f se f k = 0 e per ogni
g : Z → X tale che f g = 0 esiste un unico morfismo φ : Z → K tale che kφ = f .
Se esiste, è unico a meno di isomorfismo. Il conucleo di f , c = coker f : Y → C, è
definito dualmente.
Osservazione 1.2.11. Si verifica facilmente che ogni nucleo k è un monomorfismo e,
dualmente, che ogni conucleo c è un epimorfismo.
Osservazione 1.2.12. Sia C una categoria con zero oggetto e sia f : X → Y un
monomorfismo. Allora f 00,X = 00,Y e se g è un altro morfismo tale che f g = 00,Y ,
risulta che g = 00,X , poiché f è monomorfismo. Dunque 00,X : 0 → X è il nucleo di
f . Analogamente, se f : X → Y è un epimorfismo, allora 0Y,0 : Y → 0 è il conucleo
di f .
Da qui in avanti si assume tacitamente che ogni categoria additiva abbia zero
oggetto.
Definizione 1.2.13. Sia C una categoria preadditiva. Sia f : X → Y un morfismo
di C e sia c : Y → C il conucleo di f . Allora il nucleo di c, se esiste, è detto
immagine di f e si indica con im f . Dualmente, dato il nucleo di f k : K → X,
allora il conucleo di k, se esiste, è detto coimmagine di f e si indica con coim f .
Proposizione 1.2.14. Sia C una categoria preadditiva e sia f : X → Y un mor-
fismo di C. Si assuma che esistano ker f, coker f, im f e coim f . Allora esiste
un unico morfismo f¯: Coim f → Im f tale che f sia la composizione dei seguenti
morfismi:
p f¯ j
X −→ Coim f −→ Im f −→ Y
dove p = coim f e j = im f . f¯ è detto parallelo di f e l’uguaglianza f = j f¯p è detta
fattorizzazione canonica di f .
Dimostrazione. L’unicità si dimostra come segue: se j f¯p = j f˜p, allora, dato che j
è monomorfismo essendo un nucleo, si ha che f¯p = f˜p e, dato che p è epimorfismo
essendo un conucleo, segue che f¯ = f˜. Per dimostrare l’esistenza di f¯, invece, si
consideri il seguente diagramma:
k p
Ker f X Coker k = Coim f
f
c j
Coker f Y Ker c = Im f

17
18 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE

dove k e c sono rispettivamente nucleo e conucleo di f . Dato che f k = 0 e p è un


conucleo di k, esiste un morfismo f ′ : Coim f → Y tale che f ′ p = f . Inoltre cf ′ = 0,
infatti, essendo p epimorfismo, basta provare che (cf ′ )p = 0 e questo è vero perché
(cf ′ )p = c(f ′ p) = cf = 0. Allora, essendo j nucleo di c, esiste f¯: Coim f → Im f
tale che j f¯ = f ′ .

Definizione 1.2.15. Una categoria additiva C è detta preabeliana se per ogni


morfismo f in C esistono ker f e coker f .

Osservazione 1.2.16. Segue immediatamente che in una categoria preabeliana ogni


morfismo possiede un’immagine, una coimmagine e una fattorizzazione canonica.

Esempio 1.2.17. La categoria ab è preabeliana.


 Infatti, dato
f : A → B morfismo
di gruppi abeliani, se si pone Ker f = a ∈ A : f (a) = 0 (che a sua volta ha
struttura di gruppo abeliano), allora il morfismo di inclusione

i(f ) : Ker f → X, a 7→ a

definisce il nucleo di f .
Si ponga ora Coker f = B/f (A), dove B/f (A) indica il gruppo quoziente di B
con il sottogruppo f (A), allora la proiezione canonica

p(f ) : B → Coker f, b 7→ b + f (A)

è il conucleo di f .

1.2.3 Categorie abeliane


Definizione 1.2.18. Sia C una categoria. Dato il diagramma seguente

X
f (A)
Z g Y

dove f e g sono morfismi in C e X, Y, Z ∈ Ob C, si dice pullback di tale diagramma


l’oggetto P B con due morfismi p1 : P B → X e p2 : P B → Z tale per cui:

1. il diagramma
p1
PB X
p2 f

Z g Y

è commutativo;

2. per ogni altra terna (Q, q1 , q2 ), dove Q ∈ Ob C e q1 : Q → X e q2 : Q → Z sono


morfismi in C tali che f q1 = gq2 , esiste un unico morfismo u : Q → P B tale

18
1.2. CATEGORIE ABELIANE 19

che p1 u = q1 e p2 u = q2 , ovvero il seguente diagramma è commutativo:


q1
Q
u
p1
PB X
q2
p2 f

Z g Y

Analogamente, dato il diagramma

f
Y X
g (C)
Z

si dice pushout di tale diagramma l’oggetto P O con due morfismi i1 : X → P O e


i2 : Z → P O tale per cui:

1. il diagramma
f
Y X
g i1

Z i2
PO

è commutativo;

2. per ogni altra terna (Q, j1 , j2 ), dove j1 : X → Q e j2 : Z → Q sono morfismi


tali che j1 f = j2 g, esiste un unico morfismo u : P O → Q tale che ui1 = j1 e
ui2 = j2 , ovvero il seguente diagramma è commutativo:

f
Y X
g i1
j1
Z i2
PO
u

j2 Q

Esempio 1.2.19. Nella categoria ab, dato un angolo, cioè un diagramma come (A)
nella definizione precedente, si vede che un pullback del diagramma è dato dalla
terna (PB, p1 , p2 ), dove P B è un gruppo isomorfo al sottogruppo K di X ⊕ Z dato
da K = (x, z) : f (x) = g(z) e p1 e p2 sono le restrizioni delle proiezioni X⊕Z → X
e X ⊕ Z → Z a K. Invece, dato un coangolo, ovvero un diagramma come (C) nella
definizione precedente, si vede che un pushout di tale diagramma nella categoria ab
è dato dalla terna (P O, i1 , i2 ), dove P O è isomorfo
 al gruppo (X ⊕ Z)/H con H
sottogruppo generato dalle coppie f (y), −g(y) per ogni y ∈ Y e i1 e i2 sono le
mappe i1 : X → P O, i1 (x) = (x + H, H) e i2 : Z → P O, i1 (z) = (H, z + H).

19
20 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE

Proposizione 1.2.20 ([10, p. 26]). In una categoria preabeliana esistono pullback


e pushout.

Definizione 1.2.21. Una categoria preabeliana C è detta abeliana se per ogni


morfismo f : X → Y in C il parallelo di f , ovvero il morfismo f¯: Coim f → Im f , è
un isomorfismo.

Esempio 1.2.22. La categoria ab è abeliana, infatti si può vedere che, se f : A → B


è morfismo di gruppi abeliani, Im f = f (A) e Coim f = A/ Ker f e dal primo
teorema di isomorfismo per i gruppi si ha che f¯ è un isomorfismo.

Esempio 1.2.23. Anche la categoria cab, che ha come oggetti i gruppi abeliani
topologici compatti e di Hausdorff e come morfismi gli omomorfismi di gruppo
continui, è una categoria abeliana. Infatti è preadditiva per lo stesso motivo di ab e
ha prodotti finiti, coprodotti finiti, nuclei e conuclei costruiti algebricamente come in
ab e dotati delle seguenti topologie che li rendono compatti e di Hausdorff: i prodotti
e coprodotti finiti hanno la topologia prodotto, i nuclei hanno topologia indotta
e i conuclei hanno topologia quoziente. Inoltre, ancora per il primo teorema di
isomorfismo e per il fatto che per ogni f : G → H morfismo in cab Coim f = G/ Ker f
è compatto e Im f = f (G) è di Hausdorff, si ha che f¯ è un isomorfismo e quindi cab
è abeliana.

Esempio 1.2.24. Anche la categoria vectK , che ha come spazi vettoriali su un cam-
po K e come morfismi le mappe lineari, è abeliana. Questo si dimostra esattamente
come per il caso della categoria ab.

1.2.4 Successioni e funtori esatti


Definizione 1.2.25. Siano C una categoria, I un insieme di indici e (Xi )i∈I ⊆ Ob C
una famiglia di oggetti dotati di morfismi fi : Xi → Xi+1 . Allora la successione
fi−1 fi
· · · → Xi−1 −−−→ Xi −
→ Xi+1 → . . .

si dice esatta se im fi = ker fi+1 per ogni i ∈ I.


Si dice successione esatta breve una successione esatta della forma
f g
0→X−
→Y →
− Z→0

Proposizione 1.2.26 ([7, p. 18]). In una categoria abeliana C:


f
1. 0 → X −
→ Y è esatta se, e solo se, f è un monomorfismo;
f
2. X −
→ Y → 0 è esatta se, e solo se, f è un epimorfismo;
f
3. 0 → X −
→ Y → 0 è esatta se, e solo se, f è un isomorfismo.

Definizione 1.2.27. Siano C e D due categorie abeliane. Si dice che un funtore


covariante F : C → D è esatto se preserva le successioni esatte brevi, cioè se la
successione
F (f ) F (g)
0 → F (X) −−−→ F (Y ) −−−→ F (Z) → 0

20
1.3. CATEGORIE QUASI-ABELIANE E LA CATEGORIA LCAB 21

è esatta per ogni successione esatta breve


f g
0→X−
→Y →
− Z→0
Se invece il funtore F è controvariante, allora si dice esatto se lo è il corrispondente
funtore covariante F o : C o → D.
Proposizione 1.2.28. Nella categoria ab, si assuma che le due righe orizzontali
siano esatte nel seguente diagramma commutativo
i1 q1
0 G1 G G2 0
f1 f f2
i2 q2
0 H1 H H2 0
Se i morfismi f1 e f2 sono suriettivi (rispettivamente iniettivi), allora anche f è
suriettivo (rispettivamente iniettivo).
Dimostrazione. Si assuma che f1 e f2 siano suriettivi. Dato che la seconda riga è
esatta, si ha che Ker q2 = Im i2 . Inoltre vale che
Ker q2 = Im i2 ≤ f (G) (∗)
 
Infatti, se x ∈ H1 , allora i2 (x) ∈ i2 f1 (G1 ) = f i1 (G1 ) ≤ f (G) grazie alla
suriettività di f1 . Questo prova (∗). Ora, per verificare la suriettività di f , si prenda
y ∈ H. Allora q2 (y) ∈ f2 q1 (G) = q2 f (G) per la suriettività di f2 e q1 . Perciò si
ha q2 (y) = q2 (z) per qualche z ∈ f (G) e dunque y ∈ z+Ker q2 ≤ f (G)+f (G) = f (G)
grazie a (∗), da cui la tesi.
Si supponga ora che f1 e f2 siano iniettivi. Per provare che f è iniettivo,  si
assuma che f (x) = 0 per qualche x ∈ G. Allora 0 = q2 f (x) = f2 q1 (x) . Dato
che f2 è iniettivo, si deduce che q1 (x) = 0, cioè x ∈ Ker q1 = Im i1 =i1 (G). Sia
quindi x = i1 (y) per qualche y ∈ G1 . Allora f (x) = f i1 (y) = i2 f1 (y) = 0. Ora,
siccome sia i2 che f1 sono iniettivi, si ha che y = 0 e di conseguenza che x = 0, da
cui la tesi.

1.3 Categorie quasi-abeliane e la categoria lcab


1.3.1 Categorie quasi-abeliane
Definizione 1.3.1. Siano C una categoria additiva e f : X → Y un morfismo di
C. Si dice che il morfismo f è stretto se il suo parallelo f¯: Coim f → Im f è un
isomorfismo.
Osservazione 1.3.2. In una categoria abeliana ogni morfismo f è stretto.
Definizione 1.3.3. Una categoria additiva C si dice quasi-abeliana se, dato il
seguente diagramma commutativo

X X′
f f′

Y Y′
le due condizioni duali seguenti sono soddisfatte:

21
22 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE

1. se X è un pullback e f ′ è un epimorfismo stretto, allora anche f è un epimor-


fismo stretto;
2. se Y ′ è un pushout e f è un monomorfismo stretto, allora anche f ′ è un
monomorfismo stretto.
Proposizione 1.3.4 ([12, p. 10]). Siano C una categoria quasi-abeliana e f : X → Y
un morfismo di C. Allora il parallelo di f , f¯: Coim f → Im f , è un bimorfismo.

1.3.2 La categoria lcab


Nei prossimi capitoli si lavora principalmente con la categoria lcab che ha come
oggetti i gruppi abeliani topologici localmente compatti e di Hausdorff e come mor-
fismi gli omomorfismi di gruppo continui per la topologia considerata. L’obiettivo
di quest’ultimo sotto-paragrafo di questo capitolo è studiare le proprietà di tale
categoria e dimostrare in particolare che non è abeliana, ma quasi-abeliana.
Ecco alcune proprietà della categoria lcab:
• La categoria ab dei gruppi abeliani con topologia discreta e la categoria cab
dei gruppi abeliani topologici compatti e di Hausdorff sono due sottocategorie
piene di lcab.
• Si può vedere esattamente come nel caso di ab che lcab è una categoria
additiva.
• Per ogni morfismo f : A → B, l’inclusione Ker f → A, dove Ker f = f −1 (0),
è il suo nucleo, mentre la proiezione canonica B → B/f (A) è il suo conucleo
(la chiusura dell’immagine garantisce che il gruppo quoziente sia di Hausdorff
per il Lemma 2.1.13 e localmente compatto per il Lemma 2.1.20)). Questo
permette di concludere che la categoria lcab è preabeliana e quindi, in parti-
colare, che dato il morfismo f esiste il suo parallelo f¯. Si può vedere, infatti,
che il parallelo di f è f¯: A/ Ker f → f (A).
• Essendo preabeliana, esistono anche pullback e pushout e infatti questi si
possono trovare esattamente e hanno la seguente struttura: un pullback di un
diagramma come (A) nella categoria lcab è dato dalla terna (PB, p1 , p2 ), dove
P B è isomorfo al sottogruppo K di X ⊕ Z definito da K = (x, z) : f (x) =
g(z) con topologia indotta dalla topologia prodotto di X ⊕Z e p1 e p2 sono le
restrizioni delle proiezioni canoniche a K; invece un pushout di un diagramma
come (C) in lcab è dato dalla terna (P O, i1 , i2 ), dove P O è isomorfo al gruppo
(X ⊕ Z)/H dotato della topologia quoziente della  topologia prodotto, con H
sottogruppo generato dalle coppie f (y), −g(y) per ogni y ∈ Y (H è chiuso
cosı̀ che il gruppo quoziente sia di Hausdorff e localmente compatto), mentre
i1 e i2 sono le mappe i1 : X → P O, i1 (x) = (x + H, H) e i2 : Z → P O,
i1 (z) = (H, z + H).
• Un morfismo f : A → B è monomorfismo se, e solo se, Ker f = {0} ed è
epimorfismo se, e solo se, Coker f = B/f (A) = {0}.
• Il morfismo di inclusione Q → R è sia monomorfismo che epimorfismo in lcab,
ma non è un isomorfismo. Ciò prova che lcab non è una categoria abeliana.

22
1.3. CATEGORIE QUASI-ABELIANE E LA CATEGORIA LCAB 23

Per dimostrare che la categoria lcab è quasi-abeliana, è necessaria prima la


seguente osservazione sui morfismi stretti in tale categoria.
Osservazione 1.3.5. Un monomorfismo f in lcab è stretto se, e solo se, è chiuso,
mentre un epimorfismo f in lcab è stretto se, e solo se, è aperto. (Questo fatto
segue da [2, Teorema 3.6.2]).

Proposizione 1.3.6. Nel seguente diagramma commutativo in lcab


α
A A′
f f′

B β
B′

1. se A è un pullback e f ′ è un epimorfismo stretto, allora anche f lo è;

2. se B ′ è un pushout e f è un monomorfismo stretto, allora anche f ′ lo è.

In altre parole, la categoria lcab è una categoria quasi-abeliana.

Dimostrazione. 1. Se f ′ è epimorfismo stretto, allora ha immagine densa ed è aperto


per l’osservazione precedente. Allora anche la mappa
 ′    ′ 
′ f −β 1 −β f 0
F = = : A′ ⊕ B → B ′ ⊕ B
0 1 0 1 0 1

ha immaginedensa ed è aperta. Ora, dato che A è un pullback del diagramma, si


∼ ′ ′ ′ ′
ha che A = (a , b) ∈ A ⊕ B : f (a ) = β(b) e f è la restrizione della proiezione
A′ ⊕ B → B a A. Perciò f è esattamente la restrizione della mappa F ′ all’immagine
inversa di {0} × B e quindi è suriettiva per costruzione e rimane aperta.
2. Se f ′ è monomorfismo, allora è iniettivo e chiuso per l’osservazione precedente.
Allora anche la mappa
    
1 −α 1 0 1 −α
F = = : A′ ⊕ A → A′ ⊕ B
0 f 0 f 0 1

è iniettiva e chiusa. Ora, dato che B ′ è un pushout del diagramma, si ha che
B′ ∼= (A′ ⊕ B)/H dove H è il sottogruppo generato dalle coppie −α(a), f (a) per
ogni a ∈ A e f ′ è la mappa A′ → B ′ definita da f ′ (a′ ) = (a′ + H, H). Perciò f ′ è
esattamente la mappa che si ottiene da F dividendo il dominio per il sottogruppo
chiuso {0} × A e il codominio per la sua immagine tramite F e quindi è iniettiva
per costruzione e rimane chiusa.

23
24 CAPITOLO 1. IL LINGUAGGIO DELLA TEORIA DELLE CATEGORIE

24
Capitolo 2

Gruppi topologici e gruppo dei


caratteri

Questo secondo capitolo ha l’obiettivo di esporre tutti i concetti e i risultati che


sono utili per dimostrare il teorema di dualità. È diviso in due sezioni: nella prima
vengono presentati i gruppi topologici e le loro principali proprietà, mentre nella
seconda viene definito il gruppo dei caratteri di un gruppo topologico e vengono
dimostrati alcuni risultati importanti su di esso.

2.1 Gruppi topologici


Nel seguito per i gruppi viene utilizzata la notazione additiva. In particolare, viene
denotato con 0G (o solamente 0) l’elemento neutro e con −a l’elemento opposto di
a ∈ G.

2.1.1 Definizione e intorni dello zero


Definizione 2.1.1. Un gruppo topologico è una coppia (G, τ ) dove G è un gruppo
e (G, τ ) è uno spazio topologico tale che la topologia τ sia compatibile con la legge
di gruppo di G, ovvero tale che la mappa

δ : G × G → G, (x, y) 7→ x − y (GT)

sia continua (dove G × G è dotato della topologia prodotto).


Osservazione 2.1.2. È facile verificare che la condizione (GT) è soddisfatta se, e solo
se, valgono le seguenti due condizioni
1. la mappa µ : G × G → G definita da (x, y) 7→ x + y è continua;
2. la mappa − idG : G → G definita da x 7→ −x è continua.
Esempio 2.1.3. Ogni gruppo dotato della topologia discreta o della topologia
banale è un gruppo topologico.
Esempio 2.1.4. Il gruppo additivo R e il gruppo moltiplicativo S dei numeri com-
plessi z tali che |z| = 1 equipaggiati il primo della topologia usuale euclidea e il
secondo della topologia indotta dall’inclusione in C sono gruppi topologici.

25
26 CAPITOLO 2. GRUPPI TOPOLOGICI E GRUPPO DEI CARATTERI

Osservazione 2.1.5. Sia G un gruppo topologico e sia a ∈ G, allora le traslazioni


at ta
x 7−
→ a + x e x 7−→ x + a sono omeomorfismi, essendo mappe continue con inversa
continua.
Proposizione 2.1.6. Un gruppo topologico (G, τ ) è uno spazio topologico omogeneo,
cioè per ogni a, b ∈ G esiste un omeomorfismo f : G → G tale che f (a) = b.
Dimostrazione. Dati a, b ∈ G, la traslazione t−a+b manda a in b ed è un omeomor-
fismo per l’osservazione precedente, da cui la tesi.

Osservazione 2.1.7. Quest’ultima proposizione permette di stabilire le proprietà


topologiche locali di G studiando gli intorni di un solo elemento, per esempio quelli
di 0. Dunque, per ogni a ∈ G, il filtro di intorni di a risulta essere
 
V(a) = a + V(0) = a + U : U ∈ V(0) = V(0) + a = U + a : U ∈ V(0)
Definizione 2.1.8. Siano G e H gruppi topologici e sia f : G → H un omomorfismo.
Allora f è detto isomorfismo topologico se è contemporaneamente un isomorfismo
di gruppi e un omeomorfismo.

2.1.2 Prodotti e quozienti di gruppi topologici

Q Sia (Gi )i∈I una famiglia di gruppi topologici. Allora il pro-


Proposizione 2.1.9.
dotto diretto G = i∈I Gi dotato della topologia prodotto è un gruppo topologico.
Osservazione 2.1.10. Si ricorda che il filtro V(0G ) di tutti gli intorni di 0G nella
topologia prodotto di G ha una base di intorni della forma
Y
Uji × · · · × Ujn × Gi
i∈I∖J

dove J = {j1 , . . . , jn } varia tra tutti i sottoinsiemi finiti di I e Uj ∈ V(0Gj ) per ogni
j ∈ J.
Proposizione 2.1.11. Siano G un gruppo topologico e H un suo sottogruppo nor-
male. Si considerino il gruppo quoziente G/H e la proiezione canonica π : G → G/H.
Allora G/H dotato della topologia quoziente è un gruppo topologico.
Osservazione 2.1.12. Dato che G è un gruppo topologico, si ha che la topologia
quoziente consiste di tutti gli insiemi π(U ) al variare di U nella famigliaSdi tutti gli
insiemi aperti di G, infatti in tal caso si ha che π −1 (π(U )) = H + U = h∈H h + U
è aperto perché ogni h + U lo è, quindi π(U ) è aperto. Ciò dimostra anche che il
morfismo π è aperto.
Lemma 2.1.13. Siano G un gruppo topologico e H un suo sottogruppo normale.
Allora:
1. il quoziente G/H è discreto se, e solo se, H è aperto;
2. il quoziente G/H è di Hausdorff se, e solo se, H è chiuso.
Dimostrazione. 1. Sia π : G → G/H la proiezione canonica. Se G/H è discreto,
allora H = π −1 (0G/H ) è aperto, dato che il singoletto {0G/H } lo è. Viceversa, se H
è aperto, allora {0G/H } = π(H) è aperto poiché la mappa π è aperta.
2. Per la prova del secondo punto si veda [2, Lemma 4.1.7].

26
2.1. GRUPPI TOPOLOGICI 27

2.1.3 Compattezza e locale compattezza nei gruppi topologici


Definizione 2.1.14. Un gruppo topologico G si dice (localmente) compatto se lo
è come spazio topologico. In particolare, un gruppo topologico G è localmente
compatto se, e solo se, esiste un intorno compatto di 0 in G.
Nel seguito tutti i gruppi localmente compatti vengono supposti di Hausdorff.
Proposizione 2.1.15 ([1, Teorema 1.4.30]). Siano G un gruppo topologico, K un
suo sottoinsieme compatto e C un suo sottoinsieme chiuso. Allora K + C e C + K
sono chiusi in G.
Definizione 2.1.16. Una mappa continua tra spazi topologici f : X → Y si dice
perfetta se è chiusa e tutte le fibre f −1 (y) sono sottoinsiemi compatti di X.
Osservazione 2.1.17 ([4, Teorema 3.7.2]). Si può dimostrare che se f : X → Y è una
mappa perfetta, allora per ogni sottoinsieme compatto K di Y la sua preimmagine
f −1 (K) è un sottoinsieme compatto di X.
Lemma 2.1.18. Siano G un gruppo topologico e H un suo sottogruppo normale
compatto. Allora la proiezione canonica π : G → G/H è perfetta.
Dimostrazione. Sia C un sottoinsieme chiuso di G. Allora C + H è chiuso dalla
Proposizione 2.1.15. Inoltre C + H è, ovviamente, l’unione di una certa famiglia di
classi laterali sinistre, ovvero C + H = π −1 π(C). Segue dalla definizione di mappa
quoziente che l’insieme π(C) è chiuso nello spazio quoziente G/H, cioè π è chiusa.
Sia ora y ∈ G/H. Allora π(x) = y per qualche x ∈ G, quindi π −1 (y) = x + H è
un sottoinsieme compatto di G. Di conseguenza le fibre di π sono compatte e π è
perfetta.

Grazie all’Osservazione 2.1.17 si ha il seguente corollario:


Corollario 2.1.19. Siano G un gruppo topologico e H un suo sottogruppo normale
chiuso. Se H e G/H sono compatti, allora anche G è compatto.
Lemma 2.1.20. Siano G ∈ lcab e H un suo sottogruppo chiuso. Allora G/H ∈
lcab, con G/H gruppo topologico quoziente.
Dimostrazione. La mappa π : G → G/H è continua e aperta e quindi preserva la
locale compattezza.

2.1.4 Altre proprietà dei gruppi topologici


Definizione 2.1.21. Uno spazio topologico X si dice σ-compatto se è costituito
dall’unione numerabile di insiemi compatti.
Viene enunciato ora un risultato importante sui gruppi abeliani localmente com-
patti, ovvero il teorema della mappa aperta. Una dimostrazione di tale teorema si
può trovare in [8, p. 23] o in [2, Teorema 7.3.1].
Teorema 2.1.22 (Teorema della mappa aperta). Siano G e H due gruppi topologici
localmente compatti e sia f un omomorfismo continuo e suriettivo da G in H. Se
G è σ-compatto, allora f è aperta.

27
28 CAPITOLO 2. GRUPPI TOPOLOGICI E GRUPPO DEI CARATTERI

Definizione 2.1.23. Un gruppo topologico G si dice compattamente generato se


esiste
S un sottoinsieme
 compatto K di G che genera G, cioè tale che G = ⟨K⟩ =
n∈N n K ∪ (−K) .

Osservazione 2.1.24. Se unSgruppo topologico G è compattamente


 generato, allora
è σ-compatto. Infatti G = n∈N n K ∪ (−K) e n K ∪ (−K) è compatto per ogni
n ∈ N.

Proposizione 2.1.25. Ogni gruppo abeliano localmente compatto ha un sottogruppo


aperto e compattamente generato.

Dimostrazione. Sia V un intorno compatto simmetrico dello 0 e sia H = ⟨V ⟩ il


sottogruppo generato
S algebricamente da V . Allora H è compattamente generato
e si ha H = n∈N nV . Inoltre H è aperto. Infatti se h ∈ H, allora h ∈ nV per
un qualche n ∈ N. Quindi h ∈ h + V ⊆ (n + 1)V ⊆ H, cioè H contiene l’intorno
h + V di h. Essendo h un elemento arbitrario di H, allora H è aperto in G, da cui
la tesi.

Definizione 2.1.26. Un gruppo topologico abeliano si dice:

1. elementarmente compatto se è topologicamente isomorfo a Ts × F , dove s è


un intero positivo e F è un gruppo abeliano finito;

2. elementarmente localmente compatto se è topologicamente isomorfo a Rn ×


Zm × Ts × F , dove n, m, s sono interi positivi e F è un gruppo abeliano finito.

Proposizione 2.1.27 ([2, Proposizione 11.3.1]). Sia G un gruppo abeliano local-


mente compatto compattamente generato. Allora esiste un sottogruppo discreto H
di G tale che H ∼
= Zn per qualche n ∈ N e G/H è compatto.

Proposizione 2.1.28 ([2, Proposizione 11.3.2]). Sia G un gruppo abeliano local-


mente compatto compattamente generato. Allora esiste un sottogruppo compatto K
di G tale per cui G/K è un gruppo abeliano elementarmente localmente compatto.

2.2 Il gruppo dei caratteri di un gruppo topologico


È opportuno iniziare questa seconda sezione osservando che, dato il gruppo additivo
T = R/Z dotato della topologiaquoziente indotta dalla proiezione R → R/Z e dato
il gruppo moltiplicativo S = z ∈ C : |z| = 1 dotato della topologia indotta
dall’inclusione in C, si ha che T e S sono topologicamente isomorfi. Infatti si nota
subito che la mappa

φ : (T, +) → (S, ·), t + Z 7→ e2πit

è ben definita, è isomorfismo ed è omeomorfismo.

28
2.2. IL GRUPPO DEI CARATTERI DI UN GRUPPO TOPOLOGICO 29

2.2.1 Duale di un gruppo topologico


D’ora in poi tutti i gruppi in questione vengono tacitamente supposti abeliani.
Dati due gruppi G e H, si denota con Hom(G, H) il gruppo di tutti gli omomor-
fismi da G in H, dove l’operazione è definita puntualmente. Viene usato, in partico-
lare, il gruppo G∗ = Hom(G, T), scritto con notazione additiva. Talvolta, però, può
essere necessario usare allo stesso modo la forma moltiplicativa G∗ ∼
= Hom(G, S).
Osservazione 2.2.1. Sia G un gruppo. Allora il gruppo Hom(G, S) è chiuso nel pro-
dotto SG e quindi G∗ ∼= Hom(G, S) è compatto. Infatti si considerino le proiezioni
G
πx : S → S per ogni x ∈ G e le seguenti uguaglianze:
\ 
G∗ = f ∈ SG : f (h + g) = f (h)f (g) =

h,g∈G
\ 
f ∈ SG : πh+g (f ) = πh (f )πg (f ) =

=
h,g∈G
\  \
−1 −1
f ∈ SG : (πh+g

= πh πg )(f ) = 1 = Ker(πh+g πh πg )
h,g∈G h,g∈G

−1
Siccome πx è continua per ogni x ∈ G e {1} è chiuso in S, allora tutti i Ker(πh+g πh πg )
∗ ∗
sono chiusi e di conseguenza anche G è chiuso. Inoltre G è compatto, dato che
SG lo è per il teorema di Tychonov.
Dati due gruppi topologici G e H, si denota con Chom(G, H) il gruppo degli
omomorfismi continui da G in H, dove l’operazione è definita puntualmente. Sia
B una base di intorni di 0H . Per ogni sottoinsieme compatto K di G e per ogni
U ∈ B si pone:

W (K; U ) = f ∈ Chom(G, H) : f (K) ⊆ U

Gli insiemi di questo tipo formano una base di intorni di 0 in Chom(G, H) per una
topologia di gruppo, detta topologia della convergenza uniforme sui compatti.

Definizione 2.2.2. Sia G un gruppo topologico. Un carattere di G è un omomor-


fismo continuo di gruppi ξ : G → T. Il gruppo dei caratteri di G o duale secondo
Pontryagin di G è il gruppo
b = Chom(G, T) ∼
G = Chom(G, S)

dotato della topologia della convergenza uniforme sui compatti.

Vengono ora studiate le proprietà topologiche del gruppo dei caratteri in deter-
minate situazioni.

Definizione 2.2.3. Dato un gruppo topologico G, si dice che G non ha sottogruppi


piccoli se esiste in G un intorno di 0 che non contiene sottogruppi diversi da {0}.
Un tale intorno si dice intorno piccolo di 0 in G.

Proposizione 2.2.4 ([9, p. 161]). T non ha sottogruppi piccoli.

29
30 CAPITOLO 2. GRUPPI TOPOLOGICI E GRUPPO DEI CARATTERI

Proposizione 2.2.5. Sia G un gruppo topologico.

1. se G è compatto, allora G
b è discreto;

2. se G è discreto, allora G
b è compatto.

Dimostrazione. 1. Dato che T non ha sottogruppi piccoli, sia U un intorno piccolo


di 0T in T. Allora W (G; U ) è un intorno di base di 0Gb in G. b Osserviamo che
se ξ ∈ W (G; U ), allora ξ è un omeomorfismo di gruppi e dunque ξ(G) ⊆ U è un
sottogruppo di T, di conseguenza ξ = 0Gb . In altre parole W (G; U ) = {0Gb } e perciò
Gb è discreto.
2. Poiché G è discreto, allora ogni omomorfismo G → T è continuo, cioè G b=

G = Hom(G, T). Ora, la topologia di convergenza uniforme sui compatti di G b
G
corrisponde esattamente con la topologia indotta da T su G = G. ∗ b Sia infatti F
un insieme finito (e dunque compatto) di G e sia U un intorno aperto di 0T in T,
allora
\
πx−1 (U ) ∩ G∗ = ξ ∈ G∗ : πx (ξ) ∈ U per ogni x ∈ F =


x∈F
= ξ ∈ G∗ : ξ(x) ∈ U per ogni x ∈ F = W (F ; U )


Inoltre dall’Osservazione 2.2.1 si ha che G∗ = Hom(G, T) con la topologia indotta


da TG è compatto e quindi si può concludere che G
b è compatto.

Teorema 2.2.6. Se G ∈ lcab, allora G


b ∈ lcab.

Dimostrazione. Preliminarmente, per k ∈ N ∖ {0} si definisca



Λk = x + Z ∈ T : |x| < 1/3k

e si noti che Λk : k ∈ N ∖ {0} costituisce una base di intorni di 0T in T. Si noti
anche che se γ è un elemento di T con la proprietà jγ ∈ Λ1 per ogni j = 0, . . . , m,
allora γ ∈ Λm . Poiché G ∈ lcab, esiste un intorno U ∈ V(0) a chiusura compatta.
L’obiettivo è dimostrare che W (U ; Λ4 ) è un intorno di 0 in Gb a chiusura compatta
e, dato che W (U ; Λ4 ) ⊆ W (U ; Λ4 ), è sufficiente mostrare che quest’ultimo intorno
è compatto.
Si ponga, per K ⊆ G compatto e Z intorno di 0T in T

W ′ (K; Z) = f ∈ G∗ : f (K) ⊆ Z


e si consideri su di essi la topologia debole indotta da G∗ e perciò da TG .


Vale che W = W ′ (U ; Λ4 ) = W (U ; Λ4 ). Si osservi subito, infatti, che banalmente
si ha W (U ; Λ4 ) ⊆ W ′ (U ; Λ4 ). Bisogna quindi provare che W ′ (U ; Λ4 ) ⊆ W (U ; Λ4 ),
cioè che se f ′ ∈ G∗ con la proprietà f ′ (U ) ⊆ Λ4 , allora f ′ è continuo. Fissa-
to k ∈ N, sia V ∈ V(0) con la proprietà kV ⊆ U e sia x ∈ V . Allora anche
f ′ (x), 2f ′ (x), . . . , kf ′ (x) ∈ Λ4 ⊂ Λ1 , cosı̀ f ′ (x) ∈ Λk . In altre parole per ogni intor-
no di base Λk esiste un intorno V ∈ V(0) tale che f ′ (V ) ⊆ Λk , cioè f ′ è continuo e
quindi è un carattere di G.
Inoltre si ha che W ′ (U ; Λ4 ) è compatto in G∗ . Infatti, se πx : TG → T è la
proiezione definita dalla valutazione in x per x ∈ G, si ha che πx−1 (Λ4 ) ∩ G∗ è

30
2.2. IL GRUPPO DEI CARATTERI DI UN GRUPPO TOPOLOGICO 31

chiuso in G∗ , dunque anche W ′ (U ; Λ4 ) = x∈U πx−1 (Λ4 ) ∩ G∗ è chiuso in G∗ e di


T 

conseguenza è compatto perché G∗ è compatto.


Per concludere, quindi, viene dimostrato che la topologia debole τ indotta da TG
su W coincide con la topologia τs su W indotta da G. b Da questo infatti si deduce
che W è compatto in G, da cui la tesi. Dato che τs è più fine di τ , basta mostrare
b
che τs ⊆ τ , ovvero
 che se f ∈ W , K è un sottoinsieme compatto di G e k ∈ N, allora
f + W (K; Λk ) ∩ W , che è un intorno di base di f in (W, τs ), è anche un intorno di
f in (W, τ ). Per fare ciò è necessario ricordare che una base per gli intorni dello zero
in (W, τ ) è data dagli f + W ′ (F ; Λm ) ∩ W al variare di F sottoinsieme finito di


G e di m ∈ N. Siano dunque f ∈ W , K sottoinsieme compatto di G, k ∈ N e V un


intorno di 0G in G tale che 2kV ⊆ U . Allora la famiglia {a + V ⊆ G : a ∈ K} è un
ricoprimento aperto di K compatto, quindi esiste un sottoinsieme finito F ⊆ K tale
che K ⊆ F + V . Sia ora h′ ∈ W ′ (F ; Λ2k ) tale che f + h′ ∈ W = W ′ (U ; Λ4 ), allora
h′ = (f + h′ ) − f è un carattere di G. Inoltre h′ (U ) ⊆ Λ2 . Sia ora x ∈ V , allora
si ha h′ (x), 2h′ (x), . . . , 2kh′ (x) ∈ Λ2 ⊂ Λ1 , da cui segue che h′ (x) ∈ Λ2k . Perciò
h′ (V ) ∈ Λ2k e poiché

h′ (K) ⊆ h′ (F + V ) ⊆ Λ2k + Λ2k ⊆ Λk

si conclude che h′ ∈ W ′ (K; Λk ).

Esempio 2.2.7. Dato il gruppo additivo (Z, +), il suo duale è Z b ∼


= T. Infatti la
mappa g : Zb → T definita da g(ξ) = ξ(1) per ogni ξ : Z → T carattere di Z è un
isomorfismo, è continua ed è anche chiusa perché Z
b è compatto e T è di Hausdorff,
pertanto è un isomorfismo topologico.

Esempio 2.2.8. Si consideri il gruppo additivo (T, +). Prima di calcolarne il duale
è opportuno ricordare la struttura degli endomorfismi e degli automorfismi continui
di T: è noto, infatti, che ogni omomorfismo continuo ξ : T → T ha la forma k · idT
per qualche k ∈ Z e, in particolare, che i soli isomorfismi topologici ξ : T → T sono
± idT [cfr. 2, Lemma 12.2.1]. Questo permette di affermare che T b ∼= Z. Infatti,
dato che ogni ξ ∈ T ha la forma ξ = k · idT per qualche k ∈ Z, si può definire un
b
omomorfismo g : T b → Z mediante l’assegnazione ξ 7→ k e questo è sia iniettivo che
suriettivo. Inoltre sia Tb che Z sono discreti e perciò g è un isomorfismo topologico.

Esempio 2.2.9. Dato il gruppo additivo (R, +), il suo duale è R b ∼= R. Infatti
sia ξ un carattere di R. Se Ker ξ = R, allora ξ = 0. Se invece Ker R ̸= R, sia
t il più piccolo reale positivo in Ker ξ, che esiste, altrimenti Ker ξ sarebbe un sot-
toinsieme chiuso e denso di R. Allora Ker ξ è un sottogruppo chiuso non banale
di R e quindi è un gruppo ciclico infinito generato da t. Di conseguenza il gruppo
quoziente R/ Ker ξ risulta isomorfo a T e dunque, come ricordato all’esempio prece-
dente, esistono esattamente due isomorfismi R/ Ker ξ → T indotti algebricamente,
che corrispondono alle mappe ξ = ξ1/t e ξ = ξ−1/t , dove ξa (x) = ax + Z. Pertanto
ogni ξ è della forma ξd per qualche d ∈ R e perciò l’omomorfismo g : R → R b definito
dall’assegnazione d 7→ ξd è un isomorfismo. Inoltre, essendoci su R b la topologia di
convergenza uniforme sui compatti ed essendo R σ-compatto, g è anche isomorfismo
topologico.

31
32 CAPITOLO 2. GRUPPI TOPOLOGICI E GRUPPO DEI CARATTERI

×H ∼
Lemma 2.2.10. Siano G e H gruppi topologici. Allora G\ =Gb × H.
b

Dimostrazione. Sia Φ : G b×H b → G\ × H la mappa definita da Φ(ξ1 , ξ2 )(x1 , x2 ) =


ξ1 (x1 ) + ξ2 (x2 ) per ogni (ξ1 , ξ2 ) ∈ G
b×H b e per ogni (x1 , x2 ) ∈ G × H. Allora Φ è
un omomorfismo, infatti

Φ(ξ1 + χ1 , ξ2 + χ2 )(x1 , x2 ) = (ξ1 + χ1 )(x1 ) + (ξ2 + χ2 )(x2 ) =


= ξ1 (x1 ) + χ1 (x1 ) + ξ2 (x2 ) + χ2 (x2 ) = Φ(ξ1 , ξ2 )(x1 , x2 ) + Φ(χ1 , χ2 )(x1 , x2 )

Inoltre Φ è iniettiva, perché



Ker Φ = (ξ, χ) ∈ G b×H b : Φ(ξ, χ) = 0 =

= (ξ, χ) ∈ G b×H b : Φ(ξ, χ)(x, y) = 0 per ogni (x, y) ∈ G × H =

= (ξ, χ) ∈ G b×H b : ξ(x) + χ(y) = 0 per ogni (x, y) ∈ G × H =

= (ξ, χ) ∈ G b×H b : ξ(x) = 0 e χ(y) = 0 per ogni (x, y) ∈ G × H =

= (0, 0)

Per provare che Φ è suriettiva, si prenda ψ ∈ G\ × H e poi si osservi che vale


ψ(x1 , x2 ) = ψ(x1 , 0) + ψ(0, x2 ). Si definisca ora ψ1 (x1 ) = ψ(x1 , 0) per ogni x1 ∈ G
e ψ2 (x2 ) = ψ(0, x2 ) per ogni x2 ∈ H.Allora si ha ψ1 ∈ G, b ψ2 ∈ H b e ψ = Φ(ψ1 , ψ2 ).
Si ha ora che Φ è continua. Sia W (K, U ) un intorno aperto di 0 in G\ × H, con K
sottoinsieme compatto di G×H e U intorno aperto di 0T in T. Dato che le proiezioni
πG e πH di G × H su G e H sono continue, si ha che KG = πG (K) e KH = πH (K)
sono compatti in G e in H rispettivamente. Prendendo un intorno  aperto V di 0T
in T tale che V + V ⊆ U , segue che Φ W (KG , V ) × W (KH , V ) ⊆ W (K, U ).
Rimane da provare che Φ è aperta. Si considerino gli intorni aperti W (KG , UG )
dello zero in Gb e W (KH , UH ) dello zero in H b , dove KG ⊆ G e KH ⊆ H sono

compatti e UG e UH sono intorni aperti di 0T in T. Allora K = KG ∪ {0} ×
KH ∪ {0} è un sottoinsieme compatto di G × H, U = UG ∩ UH è un intorno
aperto dello 0T in T e si ha che W (K, U ) ⊆ Φ W (KG , UG ) × W (KH , UH ) . Infatti
se χ ∈ W (K, U ), allora χ = Φ(χ1 , χ2 ), dove χ1 (x1 ) = χ(x1 , 0) ∈ U ⊆ UG per ogni
x1 ∈ KG e χ2 (x2 ) = χ(0, x2 ) ∈ U ⊆ UH per ogni x2 ∈ KH .

2.2.2 Separazione dei punti di un gruppo topologico


Definizione 2.2.11. Siano G e H due gruppi topologici e sia X un insieme di
omomorfismi da G in H. Si dice che X separa i punti di G se per ogni g ∈ G ∖ {0}
esiste χ ∈ X tale che χ(g) ̸= 0.
È necessario, per ciò che viene studiato in questo sotto-paragrafo, enunciare un
risultato classico di estensione degli omomorfismi che hanno come codominio un
gruppo abeliano divisibile.
Teorema 2.2.12 ([2, Teorema 2.1.10]). Siano G un gruppo abeliano, H un suo sot-
togruppo e D un gruppo abeliano divisibile. Allora per ogni omomorfismo f : H → D
esiste un omomorfismo f¯: G → D tale che f¯|H = f . Inoltre se a ∈ G ∖ H e D
contiene elementi di ordine finito arbitrario, allora f¯ può essere scelto tale che
f¯(a) ̸= 0.

32
2.2. IL GRUPPO DEI CARATTERI DI UN GRUPPO TOPOLOGICO 33

Tale teorema viene utilizzato in questa tesi per gli omomorfismi con codomonio
T, come nella dimostrazione del seguente:

Corollario 2.2.13. Se G è un gruppo abeliano, allora G∗ = Hom(G, T) separa i


punti di G.

Dimostrazione. Sia a ∈ G ∖ {0}. Allora per il teorema precedente esiste χ ∈ G∗


tale che χ(a) ̸= 0.

Osservazione 2.2.14. Nel contesto di questo elaborato si può rileggere il corollario


appena dimostrato nel seguente modo: se G è un gruppo abeliano topologico con
b = G∗ separa i punti di G.
topologia discreta, allora il suo duale G
Vengono ora presentati dei risultati sulla separazione dei punti nel caso in cui il
gruppo in questione sia compatto. La dimostrazione dei primi due di questi richiede
di introdurre strumenti di analisi sui gruppi, per esempio l’integrale di Haar. Si può
trovare una loro prova in [2, Corollario 11.2.1 e Corollario 11.2.3].

Teorema 2.2.15 (di Peter-Weyl). Se G è un gruppo topologico compatto, allora G


b
separa i punti di G.

Proposizione 2.2.16. Sia G un gruppo topologico compatto e sia H un sottogruppo


b Se H separa i punti di G, allora H = G.
di G. b

Proposizione 2.2.17. Siano G un gruppo compatto, H un sottogruppo chiuso di


G e x ∈ G ∖ H. Allora esiste un carattere ξ di G tale che ξ(H) = 0 e ξ(x) ̸= 0.

Dimostrazione. Poiché H è chiuso in G, si ha che G/H con la topologia quoziente è


un gruppo topologico compatto di Hausdorff. Allora per il Teorema di Peter-Weyl
2.2.15 esiste un carattere η di G/H tale che η(x + H) ̸= 0. Componendo η con
la proiezione canonica G → G/H si ottiene un carattere ξ di G con le proprietà
richieste.

Per concludere questa sezione e questo capitolo, vengono proposti una genera-
lizzazione del Teorema di Peter-Weyl 2.2.15 al caso localmente compatto e un suo
corollario.

Teorema 2.2.18. Se G ∈ lcab, allora G


b separa i punti di G.

Dimostrazione.

Sia V un intorno compatto di 0 in G. Si prenda x ∈ G∖{0}. Allora
G1 = V ∪ {x} è un sottogruppo di G compattamente generato e aperto (infatti ha
interno non vuoto). In particolare G1 è localmente compatto. Dalla Proposizione
2.1.27 esiste un sottogruppoTdiscreto H di G1 tale che H ∼ = Zm per qualche m ∈ N e
G1 /H è compatto. Perciò n∈N∖{0} nH = {0} e dunque esiste un n ∈ N ∖ {0} tale
che x ∈ / nH. Inoltre dato che H/nH è finito e che G1 /H è compatto, dal Lemma
2.1.19 si deduce che anche G2 = G1 /nH è compatto. Si consideri la proiezione
canonica π : G1 → G2 e si noti che π(x) = y ̸= 0. Dal Teorema di Peter-Weyl 2.2.15
esiste ξ ∈ Gb 2 tale che ξ(y) ̸= 0. Di conseguenza χ = ξ ◦ π ∈ G
b 1 e χ(x) ̸= 0. Ora, dal
Teorema 2.2.12 esiste un χ̄ ∈ G b tale che χ̄|G = χ e, dato che G1 è un sottogruppo
1
aperto di G, tale estensione è continua (perché la sua restrizione a G1 è continua),
da cui la tesi.

33
34 CAPITOLO 2. GRUPPI TOPOLOGICI E GRUPPO DEI CARATTERI

Corollario 2.2.19. Sia G ∈ lcab e sia K un suo sottogruppo compatto. Allora per
ogni χ ∈ K
b esiste ξ ∈ G
b tale che ξ|K = χ.

Dimostrazione. Sia H = {χ ∈ K b : esiste ξ ∈ Gb con ξ|K = χ}. Per il teorema


precedente si ha che G separa i punti di G, perciò H separa i punti di K. Ora
b
applicando la Proposizione 2.2.16 si conclude che H = K.
b

34
Capitolo 3

La dualità di Pontryagin-van
Kampen

Il terzo capitolo ha l’obiettivo di arrivare ad enunciare e a dimostrare il teorema


di dualità di Pontryagin-van Kampen per i gruppi topologici localmente compat-
ti. Per raggiungerlo è necessario introdurre le nozioni di morfismo trasposto nella
prima sezione, cosı̀ da permettere di leggere l’operatore di dualità come un funtore
controvariante, e di morfismo canonico di un gruppo nel suo biduale nella seconda.

3.1 Morfismi trasposti


Definizione 3.1.1. Siano G e H gruppi topologici e f : G → H un omomorfismo
di gruppi. Si definisce morfismo trasposto di f il morfismo

fb: H
b → G,
b χ 7→ χ ◦ f

Lemma 3.1.2. Se f : G → H è un omomorfismo continuo di gruppi topologici,


allora fb(χ) = χ ◦ f è ancora un omomorfismo continuo di gruppi. Inoltre se f (G)
è denso in H, allora fb è iniettivo.
Dimostrazione. Dati χ, ξ ∈ H,
b si ha che

fb(χ + ξ) = (χ + ξ) ◦ f = χ ◦ f + ξ ◦ f = fb(χ) + fb(ξ)

e ciò mostra che fb è omomorfismo di gruppi. Siano ora K ⊆ G compatto e U ⊆ T


un intorno di 0T e dunque W (K; U ) ⊆ G b intorno di base di 0 b . Dato che f è
G

continuo, f (K) ⊆ H è compatto e cosı̀ W f (K); U è un intorno di 0Hb in H.
b Sia
 
χ ∈ W f (K); U , allora si ha fb(χ)(K) = χ ◦ f (K) = χ f (K) ⊆ U , in altre parole

fb W f (K); U ⊆ W (K; U ) e questo mostra che fb è continuo.
Infine, sia f (G) denso in H. Se fb(χ) = 0, allora χ ◦ f = 0. Dalla densità di
f (G) in H si deduce quindi che χ = 0, da cui la tesi.

Osservazione 3.1.3. Traducendo ciò che si è appena visto nel linguaggio della teoria
delle categorie, si è mostrato che esiste un funtore controvariante D : lcab → lcab
definito da G 7→ G b sugli oggetti e da f 7→ fb sui morfismi. Tale funtore è detto
funtore della dualità di Pontryagin-van Kampen.

35
36 CAPITOLO 3. LA DUALITÀ DI PONTRYAGIN-VAN KAMPEN

Lemma 3.1.4. Siano G ∈ lcab, H un sottogruppo di G e i : H → G l’inclusione


canoninca di H in G. Se H è chiuso e π : G → G/H è la proiezione canonica,
allora la successione
[ − π
b b bı b
0 → G/H →G →
− H (1)

è esatta. Inoltre π [ → Im π
b : G/H b è aperta e se H è compatto o aperto, allora bı è
aperta e suriettiva.

Dimostrazione. Dal Lemma 3.1.2 si ha che π b è un monomorfismo, dato che π è


suriettiva. Inoltre si ha che bı ◦ π b = πd ◦ i = 0, cioè Im π
b ⊆ Kerbı. Sia ora ξ ∈

Kerbı = χ ∈ G : χ(H) = {0} , allora ξ(H) = {0}. Quindi esiste ξ1 ∈ G/H
b [ tale
che ξ = ξ1 ◦ π (cioè ξ = π b(ξ1 )) e perciò si può concludere che Kerbı = Im π b, da cui
l’esattezza di (1).
Si prova ora che π [ → Im π
b : G/H b è aperta: siano L un sottoinsieme compatto di
G/H e U un intorno di 0T in T. Sia K un insieme compatto di G tale che π(K) = L.

Allora π b WHb (L; U ) = Im π b ∩ WGb (K; U ), cioè π [ → Im π
b : G/H b è aperta.
Sia H compatto. Per mostrare che bı è suriettiva bisogna vedere che per ogni
χ∈H b esiste ξ ∈ G b tale che ξ|H = χ. Questo segue dal Corollario 2.2.19. Inoltre,
essendo H compatto, si ha che H b è discreto e di conseguenza bı è ovviamente aperta.
Sia invece H aperto e sia χ ∈ H. b Allora ogni estensione ξ : G → T di χ è conti-
nua. Inoltre tale estensione esiste per il Teorema 2.2.12, pertanto ξ ∈ G b e ξ|H = χ,
cioè bı è suriettiva. Rimane da provare che è aperta. Sia K un intorno compatto di
0G in G tale che K ⊆ H. Allora W = WGb (K; Λ4 ) è un intorno compatto di 0Gb in G b
(si veda la dimostrazione del Teorema 2.2.6 per questa ultima affermazione). Dato
che bı è suriettiva, V = bı(W ) = WHb (K, Λ4 ) è un intorno di 0Hb in H. b Ora, M = ⟨W ⟩
e M1 = ⟨V ⟩ sono sottogruppi aperti compattamente generati rispettivamente di G b
e H e bı(M ) = M1 . Dato che M è σ-compatto dall’Osservazione 2.1.24, si può appli-
b
care il Teorema della mappa aperta 2.1.22 all’omomorfismo continuo bı|M : M → M1
e quindi bı è aperta.

Una conseguenza importante del precedente risultato è la seguente proprietà di


esattezza del funtore D:

Corollario 3.1.5. Siano G ∈ lcab, G1 un suo sottogruppo e G2 = G/G1 . Se la


f h
successione 0 → G1 −
→G− → G2 → 0 in lcab è esatta con G1 compatto o G2 discreto,
h
b fb
allora 0 → Gb2 −
→Gb−→G b 1 → 0 è esatta con la stessa proprietà.

Dimostrazione. Se G2 = G/G1 è discreto, per il Lemma 2.1.13 risulta che G1 è


aperto. Pertanto, essendo G1 aperto o compatto, fb è suriettiva e perciò per il
lemma precedente si ha che la successione duale è esatta.

3.2 Il teorema di dualità


Definizione 3.2.1. Sia G un gruppo topologico. Si indica con G = Chom(G,
b T) il
bb
biduale di G. Per ogni x ∈ G si definisce

x̃ : G
b → T, ξ 7→ ξ(x)

36
3.2. IL TEOREMA DI DUALITÀ 37

il morfismo di valutazione in x. Infine, si dice morfismo canonico di G nel biduale


l’omomorfismo di gruppi
ωG : G → G, x 7→ x̃
bb

Proposizione 3.2.2. Sia G un gruppo topologico. Allora ωG (x) = x̃ ∈ G e


bb

ωG : G → G è un omomorfismo. Inoltre se G ∈ lcab, allora l’omomorfismo ωG


bb
è continuo.
Dimostrazione. Si ha che x̃ ∈ G. Infatti x̃ è un omomorfismo continuo, dato che
bb
per ogni χ, ψ ∈ G vale
b

x̃(χ + ψ) = (χ + ψ)(x) = χ(x) + ψ(x) = x̃(χ) + x̃(ψ)



e che se U è un intorno aperto di 0 in T, allora x̃ W {x}, U ⊆ U .
Inoltre ωG è omomorfismo. Siano x, y ∈ G e sia χ ∈ G. b Si ha che ωG (x+y)(χ) =
χ(x + y) = χ(x) + χ(y) = ωG (x)(χ) + ωG (y)(χ).
Infine, sia G ∈ lcab. Per mostrare la continuità di ωG , basta verificarne la con-
tinuità in 0G . Sia quindi A un intorno aperto di 0T in T e sia K un sottoinsieme
compatto di G. b Allora W = W (K; A) è un intorno aperto dello zero in G. L’obietti-
bb
vo è trovare un intorno di 0G che sia mandato dentro W . Sia U un intorno a chiusura
compatta di 0G in G. Sia B un intorno aperto simmetrico di 0 in T con B + B ⊆ A.
Allora W (U ; B) è un intorno aperto di 0 in G. b Dato che K è compatto, esistono
 
finiti caratteri χ1 , . . . , χm di G tali che K ⊆ χ1 +W (U ; B) ∪· · ·∪ χm +W (U ; B) .
Ora, dato che le χi sono continue, per ogni i = 1, . . . , m esiste un intorno aperto
Vi di 0G in G tale che χi (Vi ) ⊆ B e Vi ⊆ U . Sia V = V1 ∩ · · · ∩ Vm ⊆ U e si noti
che χi (V ) ⊆ B per ogni i = 1, . . . , m. Allora ωG (V ) ⊆ W (K; A). Infatti, se x ∈ V
e χ ∈ K, si ha che χi (x) ∈ B per ogni i = 1, . . . , m ed esiste i0 ∈ {1, . . . , m} tale
che χ ∈ χi0 + W (U ; B). Quindi χ(x) = χi0 (x) + ψ(x) con ψ ∈ W (U ; B) e allora
ωG (x)(χ) = χ(x) ∈ B + B ⊆ A.
Definizione 3.2.3. Si dice che un gruppo topologico G soddisfa il teorema di
dualità di Pontryagin-van Kampen o, più brevemente, che è riflessivo se ωG è un
isomorfismo topologico.

Qn Se i gruppi topologici Gi sono riflessivi per i = 1, 2, . . . , n, allora


Lemma 3.2.4.
anche G = i=1 Gi è riflessivo.

Dimostrazione. Applicando il Lemma 2.2.10 due volte, si ottiene un isomorfismo


j: n G Rimane da verificare che il prodotto π : G → ni=1 G
Q Q
i → G. i degli
bb bb bb
i=1
isomorfismi ωGi : Gi → Gi dati per ipotesi composto con l’isomorfismo j dà preci-
bb
samente ωG : siano x = (x1 , . . . , xn ) ∈ G e χ ∈ G
b con χ = Φ(χ1 , . . . , χn ) (si veda la
notazione del Lemma 2.2.10), allora si ha
ωG (x)(χ) = χ(x) = χ(x1 , . . . , xn ) =
= χ1 (x1 ) + · · · + χn (xn ) =
= ωG1 (x1 )(χ1 ) + · · · + ωGn (xn )(χn ) =

= j ωG1 (x1 ), . . . , ωGn (xn ) (χ1 , . . . , χn ) =
= j ◦ π(x1 , . . . , xn )(χ) = j ◦ π(x)(χ)
cioè ωG = j ◦ π, da cui la tesi.
37
38 CAPITOLO 3. LA DUALITÀ DI PONTRYAGIN-VAN KAMPEN

Abbiamo già visto che D è un funtore controvariante lcab → lcab. Il teorema di


dualità di Pontryagin-van Kampen afferma che ω è un isomorfismo funtoriale dal
funtore identità Idlcab al funtore covariante DD : lcab → lcab. Prima di enunciare e
dimostrare il teorema, quindi, è necessario provare che ω è un morfismo funtoriale.

Proposizione 3.2.5. ω è un morfismo funtoriale da Idlcab a DD : lcab → lcab.

Dimostrazione. Dalla Proposizione 3.2.2 ωG è continuo per ogni G ∈ lcab. Inoltre


per ogni omomorfismo continuo f : G → H il diagramma seguente commuta:
f
G H
ωG ωH

G H
bb b
b
fb
b

Infatti se x ∈ G e ξ ∈ H,
b allora ωH (f (x))(ξ) = ξ(f (x)). D’altro canto si ha anche

   
fb ωG (x) (ξ) = ωG (x) ◦ fb (ξ) = ωG (x) fb(ξ) = ωG (x)(ξ ◦ f ) = ξ f (x)
b

 b
Di conseguenza vale ωH f (x) = fb(ωG )(x) per ogni x ∈ G.

Osservazione 3.2.6. Si noti che Ker ωG = {0} se, e solo se, G


b separa i punti di G.
Infatti per x ∈ G si ha che

ωG (x) = 0 ⇔ x̃ = 0 ⇔ ξ(x) = 0 per ogni ξ ∈ G


b

e perciò Ker ωG = {0} se, e solo se, per ogni x ∈ G ∖ {0} esiste ξ ∈ G b tale che
ξ(x) ̸= 0, cioè se, e solo se, G separa i punti di G.
b
Pertanto, nel caso della categoria lcab, dal Teorema 2.2.18 si ha che Ker ωG = {0}
e quindi ωG è un monomorfismo per ogni G ∈ lcab. Inoltre si ha che ωG (G) è un
sottogruppo di G che separa i punti di G.
bb b

È arrivato dunque il momento di dimostrare il teorema di dualità di Pontryagin-


van Kampen. Per la dimostrazione presentata in questo eleborato è necessario
procedere nel seguente ordine: bisogna per prima cosa provarlo per i gruppi abeliani
compatti e discreti, poi per i gruppi abeliani elementarmente localmente compatti
e infine nel suo caso generale, cioè nel caso di gruppi abeliani localmente compatti.

Teorema 3.2.7 (Teorema di dualità di Pontryagin-van Kampen: caso compatto


e discreto). Se G è un gruppo topologico compatto o discreto, allora ωG è un
isomorfismo topologico.

Dimostrazione. Se G è discreto, allora G b separa i punti di G per l’Osservazione


2.2.14, mentre se G è compatto, allora G b separa i punti di G per il Teorema di
Peter-Weyl 2.2.15. Perciò ωG è iniettiva per l’Osservazione 3.2.6.
Se G è discreto, allora G
b è compatto. Inoltre ωG (G) separa i punti di G.
b Allora
per la Proposizione 2.2.16 si ha che ωG (G) = G. Dato che G è discreto, ωG è un
bb bb
isomorfismo topologico.

38
3.2. IL TEOREMA DI DUALITÀ 39

Sia ora G compatto. Sappiamo già che ωG è un monomorfismo continuo per la


Proposizione 3.2.2 e l’Osservazione 3.2.6. Inoltre ωG è aperta per il Teorema della
mappa aperta 2.1.22. Pertanto è sufficiente provarne la suriettività. Supponiamo
per assurdo che ωG (G) sia un sottogruppo proprio di G. Dalla compattezza di G
bb

si deduce che ωG (G) è compatto e quindi chiuso in G. Dalla Proposizione 2.2.17


bb
b 
applicata a G/ω G (G) si ha che esiste ξ ∈ G ∖ {0} tale che ξ ωG (G) = {0}. Dato
bb bb
che G b è discreto, ω b è un isomorfismo topologico e perciò esiste χ ∈ G
G 
b tale che

ωGb (χ) = ξ. Di conseguenza per ogni x ∈ G si ha 0 = ξ ωG (x) = ωGb (χ) ωG (x) =
ωG (x)(χ) = χ(x). Segue che χ = 0 e dunque ξ = 0, che è assurdo.

Teorema 3.2.8 (Teorema di dualità di Pontryagin-van Kampen: caso elementar-


mente localmente compatto). Se G è un gruppo elementarmente localmente com-
patto, allora ωG è un isomorfismo topologico.

Dimostrazione. Dati il Lemma 3.2.4 e il Teorema precedente 3.2.7, basta provare


che ωR è un isomorfismo topologico. Questo segue dall’Esempio 2.2.9. Infatti si sa
che R
b è topologicamente isomorfo a R, quindi si può concludere immediatamente
che R è topologicamente isomorfo a R.
b
b

Si è giunti, dunque, al teorema principale di questa tesi, che prova che il morfismo
funtoriale ω dal funtore Idlcab al funtore DD : lcab → lcab è in realtà un isomorfismo
funtoriale.

Teorema 3.2.9 (Teorema di dualità di Pontryagin-van Kampen: caso generale).


Se G ∈ lcab, allora ωG è un isomorfismo topologico da G su G.
bb

Dimostrazione. Il piano di questa dimostrazione è inserire il gruppo abeliano local-


mente compatto dato G in una successione esatta breve appropriata
f h
0 → G1 −
→G−
→ G2 → 0

in lcab con G1 compatto o G2 discreto, tale che sia G1 che G2 soddisfino il teorema
di dualità. Dal Corollario 3.1.5, infatti, si ha che anche le successioni

h
b fb bb fbb bb bhb bb
0→G
b2 −
→Gb−
→Gb1 → 0 e 0→G 1 −
→G− → G2 → 0

sono esatte brevi. Inoltre dalla Proposizione 3.2.5 segue che il seguente diagramma
commuta:
f h
0 G1 G G2 0
ωG1 ωG ωG2

0 G G G 0
bb bb bb
1 2
fb h
b b
b

Ora, si ha che ωG1 , ωG e ωG2 sono iniettive per l’Osservazione 3.2.6 e che ωG1 e ωG2
sono suriettive su scelta di G1 e G2 , dunque anche ωG deve essere suriettiva per il
Lemma 1.2.28.

39
40 CAPITOLO 3. LA DUALITÀ DI PONTRYAGIN-VAN KAMPEN

Se G ∈ lcab è compattamente generato, allora per la Proposizione 2.1.28 si può


scegliere G1 compatto e G2 abeliano elementarmente localmente compatto. Perciò
sia G1 che G2 soddisfano il teorema di dualità per i Teoremi 3.2.7 e 3.2.8 e quindi
ωG è suriettiva per il ragionamento precedente. Dato che allora ωG è un isomorfismo
continuo e che G è σ-compatto (si veda l’Osservazione 2.1.24), si può concludere
per il Teorema della mappa aperta 2.1.22 che ωG è un isomorfismo topologico.
Nel caso generale di G ∈ lcab, per la Proposizione 2.1.25 si può prendere un sotto-
gruppo aperto e compattamente generato G1 di G. Questo produce una successione
f h
esatta 0 → G1 − → G − → G2 → 0 con G1 compattamente generato e G2 ∼ = G/G1
discreto (per il Lemma 2.1.13). Dal caso precedente si ha che ωG1 è un isomorfismo
topologico, mentre ωG2 lo è grazie al Teorema di dualità 3.2.7. Di conseguenza ωG
è un isomorfismo continuo. Inoltre ωG |f (G1 ) : f (G1 ) → fb(G 1 ) è aperta perché f , f e
b bb bb
ωG1 lo sono e il diagramma commuta, per cui ωG |f (G1 ) è un isomorfismo topologico.
Essendo ora f (G1 ) e fb(G 1 ) sottogruppi aperti rispettivamente di G e di G, si può
b bb bb
concludere che anche ωG è un isomorfismo topologico.

Per tradurre questo teorema in termini della teorie delle categorie è utile la
seguente:
Proposizione 3.2.10. Dati G, H ∈ lcab, i due diagrammi:
ω ′b b ωH b
G
G G H H
bb b b
b b b
′ )
D(ωH
D(ωG )
idG
b idH
b

G
b H
b

sono commutativi.
Dimostrazione. Nel primo caso bisogna mostrare che D(ωG ) ◦ ω ′b = idGb , ricordando
G
che ω = ω ′ . Sia quindi ξ ∈ G,
b allora vale
′ ˜ ˜

D(ωG ) ◦ ωGb (ξ) = D(ωG )(ξ) = ξ ◦ ωG = ξ

che è quanto si cercava. Il secondo caso è analogo.

Ecco, dunque, che è possibile enunciare il seguente teorema:


Teorema 3.2.11 (Teorema di Pontryagin-van Kampen in termini categoriali).
Dato il funtore controvariante D : lcab → lcab, esiste un’aggiunzione ⟨D, D⟩ con le
due unità coincidenti e date esattamente dal morfismo funtoriale ω : Idlcab → DD.
Inoltre tale aggiunzione definisce una dualità di categorie.
Dimostrazione. L’esistenza dell’aggiunzione segue dalla Proposizione 1.1.24 e dalla
proposizione precedente. Il fatto che questa definisca una dualità di categorie segue
dal Teorema di dualità di Pontryagin-van Kampen 3.2.9.

Corollario 3.2.12 (Teorema di Pontryagin-van Kampen nel caso discreto e com-


patto in termini categoriali). Siano A : cab → ab e C : ab → cab i funtori di dualità
ristretti rispettivamente alle sottocategorie cab e ab di lcab. Allora A e C sono
funtori aggiunti sulla destra con unità ω : Idcab → CA e ω ′ : Idab → AC e tale
aggiunzione definisce una dualità di categorie. Inoltre tali funtori sono esatti.

40
3.2. IL TEOREMA DI DUALITÀ 41

Dimostrazione. La prova dell’esistenza dell’aggiunzione è analoga alla dimostrazione


della Proposizione 3.2.10. Il fatto che sia una dualità di categorie segue dal Teorema
di dualità nel caso compatto e discreto 3.2.7. Infine il fatto che i funtori siano esatti
è una conseguenza del Corollario 3.1.5.

41
42 CAPITOLO 3. LA DUALITÀ DI PONTRYAGIN-VAN KAMPEN

42
Capitolo 4

Alcune applicazioni del teorema


di dualità

Quest’ultimo capitolo presenta alcune applicazioni del teorema di dualità. In par-


ticolare nella prima sezione viene definito l’annullatore di un gruppo topologico e
viene studiata la relazione che nasce da esso tra i sottogruppi chiusi di un gruppo
G ∈ lcab e i sottogruppi chiusi di G.
b Nella seconda, grazie anche ai risultati sugli
annullatori, si può dimostrare un teorema di struttura per i gruppi abeliani local-
mente compatti compattamente generati. Infine nella terza vengono elencate altre
applicazioni interessanti, omettendone, però, la dimostrazione.

4.1 Annullatori
Definizione 4.1.1. Dato un  sottoinsieme X di un gruppo topologico G, l’annulla-
tore di X in G è AGb (X) = χ ∈ G : χ(X) = {0} . Invece, dato un sottoinsieme Y
b b

di G,
b l’annullatore di Y in G è AG (Y ) = x ∈ G : χ(x) = 0 per ogni χ ∈ Y . Se
non vi è confusione, viene omesso il pedice Gb o G .

Osservazione 4.1.2. Se G ∈ lcab e M ⊆ G, allora AGb (M ) è un sottogruppo chiuso



b Infatti si ha A b (M ) = T
di G. ∈ b : χ(x) = 0 = T
G x∈M χ G x∈M Ker ωG (x) e i
Ker ωG (x) sono sottogruppi chiusi di G.
b
Grazie a tale definizione si può riscrivere il Lemma 3.1.4 notando che Kerbı =
Im π
b = AGb (H). Con tale riscrittura, dal Lemma in questione discendono immedia-
tamente i seguenti due corollari:

Corollario 4.1.3. Siano G ∈ lcab e H un suo sottogruppo chiuso. Allora si ha che


[ ∼
G/H b ∼
= AGb (H). Inoltre, se H è aperto o compatto, allora H b b (H).
= G/A G

Dimostrazione. Dato che π [ → Im π


b : G/H b è iniettiva, continua e aperta, allora
[ ∼
G/H = Im π b = AGb (H). Inoltre, se H è aperto o compatto, allora bı è aperta e
suriettiva e quindi dal primo teorema di isomorfismo per i gruppi segue la tesi.

43
44 CAPITOLO 4. ALCUNE APPLICAZIONI DEL TEOREMA DI DUALITÀ

Corollario 4.1.4. Siano G ∈ lcab e H un suo sottogruppo chiuso. Se a ∈ G ∖ H,


allora esiste χ ∈ A(H) tale che χ(a) ̸= 0.
[ → A b (H) l’isomorfismo topologico del corollario pre-
Dimostrazione. Sia ρ : G/H G
[ tale che ψ(a + H) ̸= 0. Pertanto
cedente. Dal Teorema 2.2.18 esiste ψ ∈ G/H
χ = ρ(ψ) ∈ AGb (H) e χ(a) = ρ(ψ)(a) = ψ(a + H) ̸= 0.

Viene ora messo in atto il teorema di dualità: dopo qualche risultato prepa-
ratorio, infatti, viene enunciata una prima elegante applicazione del teorema di
Pontryagin-van Kampen.
Osservazione 4.1.5. Sia G ∈ lcab e sia Y un sottoinsieme di G.
b Allora, grazie al
teorema di dualità, A bb (Y ) = ωG AG (Y ) . Infatti si ha
G


A bb (Y ) = ξ ∈ G : ξ(χ) = 0 per ogni χ ∈ Y =
bb
G

= ωG (x) ∈ G : ωG (x)(χ) = 0 per ogni χ ∈ Y con x ∈ G =
bb

= ωG (x) ∈ G : χ(x) = 0 per ogni χ ∈ Y con x ∈ G =
bb
 
= ωG x ∈ G : χ(x) = 0 per ogni χ ∈ Y =

= ωG AG (Y )

Lemma 4.1.6. Siano G ∈ lcab e H un sottogruppo chiuso di G. Allora


−1
 
H = AG AGb (H) = ωG A bb AGb (H)
G

Dimostrazione. La prima uguaglianza segue immediatamente dal Corollario 4.1.4.


La seconda, invece, segue dalla prima e dall’osservazione precedente.

Dall’Osservazione 4.1.2 segue che l’uguaglianza H = AG AGb (H) vale se, e solo
se, H è un sottogruppo chiuso di G.
b ∼
Proposizione 4.1.7. Siano G ∈ lcab e H un suo sottogruppo chiuso. Allora H =
G/A(H).
b
−1
Dimostrazione. Dato che, dal lemma precedente, si ha H = ωG (A bb (AGb (H))), allo-
G
\ 
ra esiste un isomorfismo topologico da H a G/A(H) dato da ϕ(h) α+A(H) = α(h)
b
per ogni h ∈ H e α ∈ G. b Questo dà origine a un altro isomorfismo topologi-
\
b\ → H.
co ϕb : G/A(H) b Dal Teorema di dualità di Pontryagin-van Kampen 3.2.9
\
ωG/A(H)
b è un isomorfismo topologico da G/A(H)
b b\
a G/A(H). La composizione dà
l’isomorfismo desiderato.

Mettendo assieme i due risultati precedenti, si ottiene una prima applicazione


del teorema di Pontryagin-van Kampen.

44
4.2. TEOREMI DI STRUTTURA 45

Teorema 4.1.8. Sia G ∈ lcab. Allora si ha che:

1. la corrispondenza H 7→ AGb (H), N 7→ AG (N ), dove H è un sottogruppo chiuso


di G e N è un sottogruppo chiuso di G, b definisce una biezione che inverte
l’ordine (dato dall’inclusione) tra la famiglia di tutti i sottogruppi chiusi di G
e la famiglia di tutti i sottogruppi chiusi di G;
b

2. per ogni sottogruppo chiuso H di G il gruppo duale H


b è isomorfo a G/A(H),
b
[
mentre A(H) è isomorfo al duale G/H.

Dimostrazione. La dimostrazione di 1. segue dal Lemma 4.1.6, mentre la prova di


2. segue dalla Proposizione 4.1.7.

4.2 Teoremi di struttura


Usando l’ultimo teorema della sezione precedente e il teorema di dualità, si può
provare il seguente teorema di struttura per i gruppi abeliani localmente compatti
compattamente generati.

Teorema 4.2.1. Sia G ∈ lcab e compattamente generato. Allora G ∼


= Rn ×Zm ×K,
dove n, m ∈ N e K è un gruppo abeliano compatto.

Dimostrazione. Per la Proposizione 2.1.28 esiste un sottogruppo compatto K di


G tale che G/K è un gruppo abeliano elementarmente localmente compatto, cioè
isomorfo a un gruppo della forma Rn × Zm × Ts × F con n, m, s ∈ N e F gruppo
abeliano finito. Prendendo un sottogruppo compatto più grande si può ottenere il
quoziente G/K della forma Rn × Zm per n, m ∈ N. Ora, il gruppo duale G b ha un
sottogruppo aperto A(K) ∼ [ ∼
= G/K = Rn × Tm , infatti A(K) = W (K; Λ1 ) perché K
è sottogruppo compatto e T non ha sottogruppi piccoli. Dato che tale sottogruppo
b ∼
è divisibile, si ha che G = Rn × Tm × D, dove D ∼ = G/A(K)
b è discreto per il

Lemma 2.1.13, quindi D = K per il Teorema 4.1.8. Prendendo i duali si ha che
b
G∼
bb ∼ n
=G = R × Zm × K.

Osservazione 4.2.2. Nella dimostrazione appena fatta si è usato il risultato seguente


sui gruppi divisibili: se H è un sottogruppo divisibile di un gruppo abeliano G, allora
G∼= H × G/H (si veda [9, p. 30]).
Facendo un uso più approfondito degli annullatori si può arrivare a dimostrare
anche il seguente teorema di struttura per i gruppi abeliani localmente compatti.

Teorema 4.2.3 ([3, Teorema 3.3.10]). Sia G ∈ lcab. Allora G ∼= Rn × G0 , dove G0


è un sottogruppo chiuso di G contenente un sottogruppo compatto aperto K.

4.3 Altre applicazioni interessanti


In quest’ultima sezione vengono enunciate altre applicazioni del teorema di dualità
senza darne dimostrazione. Queste permettono di stabilire alcune proprietà topo-
logiche importanti di un gruppo G ∈ lcab a partire dalle proprietà del suo duale.
Una prova di questi fatti si può trovare in [8, pp. 95–101].

45
46 CAPITOLO 4. ALCUNE APPLICAZIONI DEL TEOREMA DI DUALITÀ

Teorema 4.3.1. Sia G ∈ lcab. Allora G è metrizzabile se, e solo se, G


b è σ-
compatto.

Corollario 4.3.2. Sia G ∈ lcab. Allora G è compatto e metrizzabile se, e solo se,
G
b è numerabile.

Proposizione 4.3.3. Sia G ∈ lcab. Allora G è totalmente sconnesso se, e solo se,
per ogni χ ∈ Gb il più piccolo sottogruppo chiuso di G
b contenente χ è compatto (si
dice che ogni elemento di G è compatto).
b

Proposizione 4.3.4. Sia G ∈ lcab. Allora G è connesso se, e solo se, G


b non ha
sottogruppi compatti diversi da {0}.

Proposizione 4.3.5. Sia G un gruppo abeliano compatto di Hausdorff e sia C la


componente connesssa di 0 in G. Sia H il sottogruppo di torsione di G.
b Allora
[
H = AGb (C) e C = AG (H). Inoltre H è isomorfo a G/C.

Come immediata conseguenza di quest’ultimo, si ha la seguente caratterizzazione


dei gruppi compatti connessi.

Corollario 4.3.6. Un gruppo abeliano compatto di Haudorff è connesso se, e solo


se, il suo duale è un gruppo senza torsione.

Teorema 4.3.7. Sia G ∈ lcab. Se G è divisibile, allora G b è senza torsione. Inoltre


se G è compatto o discreto, allora G è divisibile se, e solo se, G
b è senza torsione.

Corollario 4.3.8. Sia G un gruppo abeliano compatto di Hausdorff. Allora le


seguenti affermazioni sono equivalenti:

1. G è connesso;

2. G
b è senza torsione;

3. G è divisibile.

Corollario 4.3.9. Ogni gruppo connesso in lcab è divisibile.

46
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1999_2_76__R3_0/.

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