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LA SPIRITUALITÀ KOINONICA: CERCARE IL FRATELLO

Lc 1,39-45

INTRODUZIONE
Non si cammina da soli, ma sempre insieme.
Camminare insieme è la garanzia dell’arrivo.
Se ciò che conta è arrivare alla meta, allora abbiamo bisogno di una guida.
Senza guida non si scala una montagna.

Ma non basta lo Spirito Santo che è dentro di noi?


Lo Spirito Santo è lo Spirito dato ad un popolo; mai si riduce al singolo. Nessun
discepolo basta a se stesso. L’opera dello Spirito è formare un corpo (cfr. At 2,1-
4.39.44.48). Essere pieno dello Spirito si traduce in legami stabili per cui dove vi è un
discepolo allora vi è necessariamente un altro.
Tutti abbiamo bisogno di un amico, di un fratello, di uno che ci accompagna nel
cammino.
Diversamente non saremmo chiesa, non saremmo koinonia.

CORPO
Ora cosa dice la scrittura? Lc 1,39-45

Maria ha avuto bisogno di Elisabetta.


Anzi è l’angelo stesso che le indica di andare in fretta da Elisabetta per essere
confermata nella chiamata ad essere la madre del Messia. Elisabetta è la conferma di
Maria.
Pertanto ognuno di noi ha bisogno di andare da Elisabetta per verificare il suo
cammino ed essere confermati.
Elisabetta è parente di Maria: la conferma viene sempre dal tuo fratello che con te
condivide la stessa chiamata.

1- Maria riceve l’annuncio dell’angelo (cfr. Lc 1,26-28).


Per Maria si tratta di qualcosa di assolutamente nuovo.
Non sappiamo se vede l’angelo, ma sicuramente sente le sue parole che la turbano.
Maria sente per la prima volta un annuncio sconvolgente: rallegrati tu che sei stata e
sei oggetto della benevolenza di Dio.
Maria deve gioire perché amata e ha trovato grazia presso Dio.
E’ l’esperienza che in qualche modo tutti dobbiamo fare: rimanere turbati = meravigliati
perché siamo amati da Dio. Si è turbati per l’annuncio stesso.
Maria si aggrappa alla parola e alla luce di questa parola giudicherà tutto ciò che da
ora in avanti le succederà.
Ma sarà vera? Dovrò gioire veramente? E’ possibile una vita amati da Dio?
L’accoglienza di questa parola iniziale permette a Maria di accogliere lo sviluppo del
vero significato dell’annuncio: sarai madre del Messia.
Dall’accoglienza dell’essere oggetto dell’amore di Dio, Maria accoglie in seguito la
proposta di essere madre e così scopre la potenza dello Spirito Santo e concepirà in
modo miracoloso. Dall’accoglienza della parola, dipenderà il suo futuro, il senso cella
sua vita e alla luce di questo annunciò comprenderà gli eventi futuri.

Senza l’accoglienza della prima parola, non ci sarà la seconda parola.


Il piano di Dio si realizza passo dopo passo con l’accoglienza paziente e fiduciosa di
ogni singolo passo. Diversamente non vedrò mai la benedizione che ne segue.
Tentazione: avere chiaro tutto prima di fare un passo.
I passi si fanno in base alla luce di oggi.
Le cose nuove, impossibili all’uomo, sono possibili se da parte nostra vi è l’accoglienza
della parola che si rivela passo dopo passo: solo allora il progetto di Dio si dispiegherà
in tutta la sua forza.
Ecco che io devo aggrapparmi alla parola, proclamarla e alla luce di essa giudicare
ogni cosa. La parola accolta e proclamata cambia la mia vita.

2- Nell’annuncio dell’angelo a Maria però vi è anche una indicazione precisa: parla di


Elisabetta (cfr. Lc 1,36)
Ogni benedizione che il Signore dona a noi, tocca sempre anche i nostri fratelli.
Come dice Paolo al carceriere di Filippi: credi e sarai salvato tu e la tua famiglia (At
16,31).
E’ il dono di essere un corpo: se un membro è onorato, tutti sono onorati (cfr. 1Cor
12,26).
Elisabetta non è solo il segno di veridicità dell’esperienza di Maria, è il dono stesso di
Dio che va al di là dei nostri confini. E’ un invito a Maria a vedere che ogni dono è
legato agli altri e che formiamo un solo corpo. Il progetto del Signore abbraccia anche
gli altri.
Bisogna imparare a gioire per il dono dei fratelli sapendo che la benedizione del fratello
è benedizione anche per la mia vita. Questo fa nascere la gratitudine reciproca e
l’efficacia dei ministeri.

3- Maria aveva bisogno realmente di Elisabetta?


Maria è più grande, depositaria di un dono più grande.
Il più grande ha bisogno del più piccolo.
Maria doveva essere confermata da Elisabetta e questo per comando divino.

Essere confermati dal fratello non è una scelta del singolo, ma è una indicazione
divina.
Se vuoi essere confermato, allora vai dal fratello.
Colui che si auto-conferma, si auto-esclude.
Questo significa essere chiesa e che siamo chiamati a vivere la salvezza nella chiesa;
in essa c’è la pienezza della salvezza. E’ come dire che se voglio vivere pienamente la
salvezza, ho bisogno di un corpo, ho bisogno della comunità.
Attenzione alle spiritualità individualiste che mettono il dubbio sulla necessità di una
conferma da parte del fratello. Queste correnti distruggono la comunità.

Certo Maria poteva aspettare e si sarebbe confermata da sola dell’autenticità della


chiamata.
Ma questo non è il pensiero biblico. La conferma viene prima di tutto dai fratelli con i
quali si forma un corpo, non dai segni verso i quali non si entra in relazione.
La conferma viene sempre da un fratello che devo ascoltare e con il quale devo
confrontarmi.

4- Ma perché Elisabetta?
Non vi erano altre persone migliori di Elisabetta?
Forse si, ma ciò che conta non è se esistono persone migliori di Elisabetta.
E se Elisabetta fosse oramai “sclerotica”, inadatta? Non c’era uno migliore e più vicino.
Perché Elisabetta che si era nascosta per la vergogna essendo una vecchia sterile
incinta. La gravidanza di Elisabetta poteva apparire più che un miracolo, una attrazione
da circo.
La risposta è perché Elisabetta era parente di Maria.
Essere parente è vivere la stessa esperienza di fede. Maria e Elisabetta vivevano la
stessa benedizione, la stessa chiamata.
L’angelo non ha chiesto a Maria cosa provava per Elisabetta e se era di suo
gradimento.

Dio ti manda dal fratello che con te condivide la stessa chiamata, la stessa storia, la
stessa sofferenza, lo stesso cammino comunitario. E’ questo fratello che ti conosce,
che devi amare e da lui essere amato.
Il fratello non lo scegli tu, ma ti è dato.
Elisabetta è pure il tuo pastore capace di confermarti. Impara a venire a lui come Maria
da Elisabetta.
Non importa la sua statura spirituale e umana, ma ciò che conta è che condivide lo
stesso cammino.
Bisogna imparare ad avere fiducia nel fratello che cammina con te.

La tentazione è di scegliere un consigliere e un amico tra i perfetti, di accogliere la


conferma in base alla forza spirituale del fratello.
In realtà si vorrebbe accogliere solo ciò che per noi è perfetto, ma non il fratello così
come è. Questa non è vera accoglienza, ma è giudicare il fratello e il modo di fare di
Dio che ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti (cfr. 1Cor 1,27-29).
Questo ci guarisce dalla superbia e dalla vanagloria.
Sono i fratelli che confermano, non le conferme dei fratelli.
Vorremmo obbedire solo a chi è “santo”. M ala docilità di misura non sulla perfezione
verso cui devi obbedienza, ma nella fede nel Signore che si manifesta nella povertà del
fratello.

Noi siamo chiamati a camminare assieme ai fratelli che confermano, non con le
conferme dei fratelli.
La tentazione è di circondarci di maestri secondo le nostre voglie (2Tm 4,3) che
sempre danno ragione a ciò che noi sentiamo e non ci spingono a convertirci. Questa è
idolatria e accidia spirituale. E’ un cancro che distrugge la vera accoglienza e si crea
una comunità di perfetti che prima o poi si disfacerà perché le relazioni sono basate
non sull’amore, ma sulla perfezione e nessuno è perfetto (Rm 3,23).
Solo accogliendo il fratello che conferma impareremo cosa sia la misericordi:
perdonare ed essere perdonati.
Una comunità è matura quando cerca non le conferme dei fratelli, ma il fratello che
conferma, il tuo fratello con il quale cammini nella stessa chiamata.
5- Maria corre in fretta da Elisabetta.

E’ uno stile di vita: si va verso il fratello senza perdere tempo.


Più doni hai, più in fretta vai verso il fratello.
Non lasciare a domani se oggi puoi incontrare il tuo fratello.
Incontrare il fratello e la comunità diventa una nostra priorità.

Maria viaggia verso la montagna.


La montagna rappresenta anche il luogo della nostra oasi, delle nostre oasi: lì c’è la
città dove vive Elisabetta.
Frequenta le oasi per essere confermato.
Camparmò è nato sulla montagna: frequentare Camparmò è un nostro obbligo
spirituale.
E’ il luogo scelto dal Signore e da cui è nata la nostra vita ed è fonte del nostro essere
Koinonia Giovanni Battista. Camparmò non è sostituibile.

6- Maria e Elisabetta si incontrano.


La base del loro incontro è il saluto, la parola annunciata.

Qui entra la spiritualità della parola: siamo evangelizzatori e dobbiamo incoraggiarci a


vicenda raccontano ciò che il Signore fa nella nostra vita.
Incoraggia sempre il fratello perché il Signore è più grande delle nostre debolezze,
perché il Signore è fedele, perché siamo stati e siamo amati da Dio.
Anche quando parli dei problemi, delle difficoltà e delle problematiche della tua
comunità vedi la mano di Dio: incoraggia alla speranza: Dio è fedele. Maria e
Elisabetta lo sapevano.

7- Maria ed Elisabetta sperimentano una effusione di Spirito santo e di gioia.

L’incontro tra i fratelli sempre produce una effusione di Spirito Santo che si manifesta
nella gioia.
La vera gioia e la presenza dello Spirito non è solo da ricercare nelle manifestazioni
carismatiche o in eventi particolarmente straordinari, ma nell’incontro tra fratelli.
Non si misura la nostra spiritualità con il numero dei miracoli, ma con la capacità di
stare con i fratelli e nella fiducia verso i fratelli e verso il pastore.
La tentazione è di cercare le manifestazioni carismatiche per non cercare il fratello e
eludere la conversione alle esigenze del corpo.
Quando per trovare l’esperienza dello Spirito si deve cercare altrove dalla propria
comunità dove il Signore ti ha chiamato, poni attenzione che in realtà non sia un non
volersi convertire al modo di manifestarsi del Signore nella comunità. Siamo una
koinonia e quindi la via privilegiata attraverso la quale il Signore si manifesterà sarà
attraverso la comunione fraterna con i fratelli che ti ha donato. A questo modo siamo
chiamati a convertirci (Sal 133,3b).

Conclusione
La fede di Maria viene confermata da Elisabetta e Elisabetta si sente parte di un
progetto ancora più grande.
Elisabetta conferma Maria. Maria dona a Elisabetta una visione più grande.

La nostra fede e la nostra gioia si rafforzano in base al nostro incontrarsi nel Signore.
Questa è la nostra spiritualità: il Signore è in mezzo a noi e attraverso di noi si
manifesta.
Se volgiamo essere una comunità carismatica, cerchiamo il nostro fratello che ci
conferma e non cerchiamo le conferme del fratello. Così crescerà la fiducia reciproca.
Maria ha cercato Elisabetta che l’ha confermata; non ha cercato la conferma di
Elisabetta.
Maria si fermò presso Elisabetta per tre mesi prima di ritornare alla propria casa: si
ferma per stare con la parente Elisabetta.
Se vuoi scalare la montagna della vita, scegli un guida sicura che ti accompagni
durante viaggio: il fratello che ora è accanto a te.
Guardalo con questa ottica e scoprirai che è tuo parente e insieme arriverete sicuri alla
meta.

La nostra spiritualità è cercare il fratello.


Cerca il fratello e giungerai alla meta.
La sicurezza di Maria dipende da Elisabetta; la tua sicurezza dipende dal tuo fratello.
Se vuoi essere una Maria, allora scegli la tua Elisabetta perché senza Elisabetta non ci
sarà Maria.
La nostra Koinonia cammina perché Maria e Elisabetta si sono incontrate.

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