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Dopo aver letto le parole di Papa Francesco non può che sorgere spontanea una riflessione sull’evoluzione

della storia, dai tempi della rivoluzione Francese fino ai giorni nostri. Quei valori che porteranno
all’abbattimento dell’Ancien Regime e all’affermazione di una società amministrata e diretta dalla
borghesia, la cui ascesa è in seguito emancipazione, che consentiranno il passaggio dal feudalesimo al
capitalismo. Eventi politici e ricostruzioni storiografiche, storie di idee, di valori e di cambiamenti, hanno
avuto un impatto significativo nella Francia di cui si racconta, ma soprattutto un’eco in tutta la storia
mondiale e al di là di qualsiasi limite e circoscrizione cronologici. “Liberté, Égalité, Fraternité” non sono solo
simboli di una rivolta, ma dei valori che esprimono a pieno i concetti di uguaglianza e solidarietà. Per molti
anni ci è sembrato che il mondo fosse riuscito ad andare avanti, a porre le basi di una corretta integrazione,
a sconfiggere le disuguaglianze e a raggiungere la convivenza pacifica tra popoli. Ma, come ci fa notare Papa
Francesco, al giorno d’oggi l’umanità ha sviluppato nuove ideologie, nuove forme di egoismo, dimenticando
quasi del tutto le conquiste ottenute dalle generazioni precedenti. Si ha l’impressione generale che si stia
sviluppando un vero e proprio scisma tra il singolo e la comunità umana, un regresso sociale che genera
conflitti, nazionalismi e mette da parte il bene comune. Per dare una spiegazione a questo regresso bisogna
analizzare gli aspetti più drammatici del nostro tempo. In primo luogo la politica: ormai concentrata sulle
strategie di marketing più efficienti e rappresentata da elementi che impiegano tempo e risorse unicamente
per distruggersi a vicenda. Il quadro prosegue con una riflessione sui diritti umani, i quali risultano
fondamentali per uno sviluppo economico e sociale del paese. Ad esempio la migrazione e il razzismo non
fanno che accrescere questa involuzione e a contribuire alla perdita del senso sociale. È come se si fosse
diffusa una mentalità individualista, che secondo il pontefice o la fede stessa è frutto del peccato. Per poter
guardare avanti e cercare di superare a piccoli passi questo declino è importante non solo prender
coscienza di dover dare continuità alle conquiste ottenute dalle generazioni precedenti, le quali vanno
portate avanti ogni giorno, ma anche agire concretamente per trovare una via d’uscita. Il Papa chiede un
cambio di prospettiva radicale non solo a livello interpersonale o statale, ma anche nelle relazioni
internazionali. Ciò presuppone un’apertura al multilateralismo, dove ogni paese è anche dello straniero e le
grandi imprese non sfruttano i paesi più poveri per trarne un profitto. Fraternità e amicizia sociale non sono
soltanto utopie. Necessitano la capacità di trovare percorsi che ne assicurino la reale possibilità, anche
coinvolgendo le scienze sociali, in modo che popolo e persona siano due termini correlativi. La soluzione del
pontefice può essere sicuramente racchiusa nel dialogo, che ci permette di conoscere ciò che deve essere
sempre affermato e rispettato, nonostante spesso il dialogo si confonda con un febbrile scambio di
opinioni, che in realtà è un monologo nel quale predomina l’aggressività (ad esempio nei social network). Il
vero dialogo presuppone il rispetto dei punti di vista altrui, pur non condividendo gli stessi interessi o le
medesime convinzioni. È in questo che risiede la fratellanza ed è l’unico strumento che possiede l’uomo per
poter giungere al bene comune.

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