Inventata dal maestro Vemu Mukunda, ora è stata portata in Italia da un suo discepolo, Riccardo Misto
La terapia del suono per liberare la mente
ECCO LO YOGA PER TUTTI
LA DISCIPLINA
Se il potere benefico dei suoni si unisce alla pratica
lʹeffetto wellness è assicurato. Che siate in spiaggia,
in un prato, in un bosco, il Nada Yoga o Yoga del
Suono permetterà alla vostra voce di lavorare in
sintonia con il corpo per lʹequilibrio psicofisico ed
energetico. Mantra e musica, note evocative di kirtan
e vibrazioni della campana tibetana: lʹarte orientale
della musicoterapia fu introdotta nel mondo
occidentale negli anni Settanta dal maestro indiano
Vemu Mukunda, fisico nucleare e musicista. Nada,
in Sanscrito, significa suono, flusso, vibrazione.
Mukunda coniugò i suoi studi scientifici con lʹantica
tradizione musicale dellʹIndia, deducendone che
ʺogni essere vivente è un suonoʺ, e i suoni generano
risposte fisiche e psichiche nellʹuomo.
I BENEFICI
Lʹobiettivo principale del Nada Yoga è quello di
trasformare i blocchi emotivi in energia rinnovata,
disponibile per scopi evolutivi e creativi. Riccardo
Misto, insegnante di Yoga del Suono, musicista e
musicoterapeuta (www.nadayoga.it) è stato allievo
diretto di Mukunda e spiega che questo yoga si può
fare seduti (su una sedia, oppure su un tappetino a
gambe incrociate) o in piedi, lʹinteressante che il
busto sia dritto.«Attraverso la musica, intesa come
disciplina su basi matematiche, lʹutilizzo di mantra e
suoni specifici ‐ precisa Misto ‐ si possono indurre
particolari effetti psichici e sciogliere blocchi
energetici emotivi causa di ansia, tristezza profonda,
attacchi di panico». Le scale musicali ʺterapeuticheʺ
alleggeriscono le emozioni e, come aggiunge Misto,
«contribuiscono a ripristinare lʹequilibrio degli
organi interni del corpo».
La pratica Nada Yoga, che affonda le sue radici negli
antichi testi sacri indiani Sangita Ratnakara e
Upanishad, sviluppa un ascolto più attento dei suoni
di cui noi stessi siamo fatti e di quelli che si
sperimentano nelle sessioni di canto e nelle
vocalizzazioni.
Riccardo Misto ricorda che «il canto armonico, che
sviluppa la consapevolezza, la creatività, lo stato
meditativo, affondale radici nella cultura tibetana».
In questo yoga la voce ha un ruolo centrale: secondo
Mukunda è lʹespressione vera delle
nostre emozioni e della personalità individuale e
ognuno possiede una vibrazione specifica, la ʺtonica
individualeʺ. Quando la voce e la nostra frequenza
vibratoria sono allineate, lʹenergia vive la pienezza
del benessere, con effetti sorprendenti sullo stato
psicofisico.
LA LEZIONE
Sangeeta Laura Biagi (https://souisound.it),
insegnante di Nada Yoga e volto noto dello Yoga
Festival, ci illustra una lezione tipo: «Lʹobiettivo è
uno stato di salute olistico per corpo e mente. Fra le
tecniche utilizzate i jathis, forme di respiro sonoro
associate a gesti con cui ci liberiamo da posture,
emozioni e forme mentali restrittive. Si scuotono
mani, braccia, gambe; si scuote la testa e si
ondeggiano i fianchi: inspirando dal naso e alzando
le braccia si emette un suono liberatorio, un whoosh,
mentre si ʺgettano viaʺ le sensazioni di chiusura».
Una pratica di Nada Yoga molto rilassante, continua
Laura, è il Brahma Mudra:
<<Ci si siede sui talloni con le ginocchia piegate, corpo eretto e rilassato;
poi a turno si ruota la testa a destra, inspirando, ed espirando si torna con
il volto al centro mentre si canta il suono Aahh; dopo si ruota la testa a
sinistra, inspirando, ed espirando. Si torna con il volto al centro è si canta
il suono Uuhh; poi si alza il rilento inspirando, ed espirando si torna con
il volto al centro e si canta il suono Iihh; infine si abbassa il mento
inspirando ed espirando si torna alla posizione iniziale cantando Mmm
>>. Il ciclo viene ripetuto almeno tre volte, e porta ad un rinnovato senso
di calma interiore; chiarezza mentale e autostima.
Maria Serena Patriarca
©Riproduzione riservata
<<LA CONSAPEVOLEZZA, LA CREATIVITÀ E
LO STATO MEDITATIVO AFFONDANO LE RADICI
NELLʹANTICA CULTURA TIBETANA»
LA TECNICA
Il respiro liberatorio imbriglia le emozioni
Si scuote la testa e si ondeggiano i fianchi: inspirando dal
naso e alzando le braccia si emette un suono liberatorio, un
whoosh, mentre si ʺgettano viaʺ le sensazioni di chiusura.
Poi si continua con altri esercizi respiratori, seduti sui talloni
con le ginocchia piegate.
Maria Serena Patriarca
©Riproduzione riservata