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Dipingere per me è come fissare un fatto interiore, in dolce abbandono, un lento ricercare di

forme, che mi alletta, che mi procura gioia. La pittura è la forma intuitiva attraverso la via del
Colore. Il primo movimento della coscienza è il sentire, cui succede il desiderare, quindi il volere,
infine il pensare. Altrettanto accade per la pittura; senonchè, dopo il volere, anzichè il pensare,
segue il dipingere.
Archivio Del Maestro Paolo Pasotto Presso Associazione Culturale “Paolo Friends”

PAOLO PASOTTO
(Bologna, 4 settembre 1930 - Bologna, 18 novembre 2015)
Vol. 1
Catalogo Generale
Edizioni Archivio Paolo Pasotto
A cura di
Giorgio Di Genova
Testi critici
Giorgio Di Genova
Renato Barilli
Virgilio Guidi
Umbro Apollonio
Paolo Rizzi
Luigi Lambertini
Francesco Arcangeli

Postfazione
Marco Vinetti

Coordinamento generale
Giovanni Crotti e Gianluca Mastellari
Autenticità e archiviazione delle opere
Direzione scientifica

In caso di informazioni sopravvenute o alla luce di nuove conoscenze scienti-


fiche, l’Archivio Paolo Pasotto si riserva di modificare il proprio giudizio e/o
la datazione su un’opera precedentemente esaminata dal Comitato scientifico.

Direzione artistica
Massimiliano Brunato
Stampa
Edizioni Archivio Paolo Pasotto

Copertina
1964, Senza Titolo, Olio su tela, 130x130
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma
o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta
dell’editore.
Retro Copertina
1964, Senza Titolo, Olio su tela, 97x131,5
© 2018 Archivio del maestro Paolo Pasotto presso
Associazione culturale “Paolo Friends”
Paolo Pasotto
(Bologna, 4 settembre 1930 - Bologna, 18 novembre 2015)

a cura di
Giorgio Di Genova

Edizioni Archivio Paolo Pasotto


Indice

Paolo Pasotto, pag. 11 Anni ‘50 pag. 31


ovvero del coniugare
il colore Anni ‘60 pag. 39
Giorgio Di Genova
Anni ‘70 pag. 93
Testi della critica pag. 14
- Pasotto, Galleria Ferrari Anni ‘80 pag. 132
Verona
Renato Barilli Anni ‘90 pag. 180
- Galleria dell’arte
Santo Stefano, Venezia, Anni 2000 pag. 274
21-31 ott. 1961,
Virgilio Guidi Scultura e teatro pag. 388
- Testo critico alla mostra - L’ottusità del male
personale 554 alla Galleria del (e il bastone di Fagiolino)
Cavallino di Venezia 1963, Giovanni Simoncini
Stamperia di Venezia - Il trionfo del lavoro
Umbro Apollonio (scena: esterno Sandrone;
- “ll Gazzettino” Venezia, Trio presidente, lo Perfido)
2 apr. 1963,. Paolo Pasotto
Paolo Rizzi - Teatro del navile
- Rivista “Segnacolo”: Bologna
2 - marzo/aprile 1965, Paolo Pasotto
edizioni del segnacolo - Opere
Luigi Lambertini - Bibliografia per immagini
- Scritto critico sulla personale
di Paolo Pasotto alla Galleria Antroposofia pag. 404
Catalogo generale San Luca, Bologna 1968 - Introduzione
dei dipinti di Paolo Pasotto, Francesco Arcangeli Giovanni Simoncini
la cui commissione ha ritenuto idonei - La mèta della terra
requisiti di autenticità e Anni ‘40 pag. 24 Rudolf Steiner
di qualità delle opere pubblicate in - Logica plausibilità rivelazione
questo volume.
Indice
- Bibliografia articoli di
Paolo Pasotto
giornale anni “60
- Paolo Pasotto sul
- Bibliografia per immagine
concetto di Stato
articoli di giornale anni “60
Nereo Villa
- Bibliografia
Postfazione pag. 528
- Bibliografia per
- “La ierofania mistica
immagini
dell’apogeo”.
Marco Vinetti
Universo Pasotto pag. 435
- La permanenza della memoria
- Iole
- Momento magico del destino
Abitazioni e studi di Paolo
Pasotto
- Collezione privata Bonazzi e
Elkoubi
- Cartella Personale di Marietta
Sfriso

Documenti storici pag. 444

Biografia pag. 462

Bibliografia generale pag. 472


- Bibliografia mostre
personali
- Bibliografia mostre
collettive
- Bibliografia per immagine ca-
taloghi monografici
- Bibliografia per immagine
mostre collettive e riviste
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Paolo Pasotto, ovvero del to che Ombre si differenzia da quanto Sergio


coniugare il colore Lombardo nei primi anni Sessanta faceva con
Giorgio Di Genova gli smalti su tela, della serie Gesti tipici. Con-
trariamente alle silhouettes del pop romano,
alquanto bloccate nel nero, le Ombre di Pasot-
to sono un vero e proprio precipitato di colore.
E lo sono anche quando egli usa il colore come
percorsi lineari, cioè con intenti grafici, com’è Ombre, 1968, Olio su tela, 73x92 cm
in Comp. C009, tanto che si può asserire che
egli disegna col colore, come stanno a testimo-
niare diverse altre sue opere, tra cui mi sembra
Nelle mie peregrinazioni di oltre cinquant’anni in tal senso molto pertinente Rosa rosae… del
ho potuto mettere a fuoco la diversità dei lin- 1967, Olio su tela, in cui nella soffusa atmosfe-
guaggi pittorici, che, pur essendo molto variati, ra pittorica affiorano per segni cromatici cele-
possono essere suddivisi in due versanti, cioè sti, rosa e rossi un volto femminile e una rosa,
quelli propri ai temperamenti grafici e quelli appunto. Insomma l’ottica di Pasotto era così
propri ai temperamenti cromatici. Al primo immersa nel colore che in esso veniva fagocita-
versante, tanto per fare qualche nome esem- to ogni impulso disegnativo, ricondotto a pura
plificativo, appartengono Toulouse-Lautrec, eco cromatica.
Klimt, Schiele, Modigliani, al secondo Renoir, Ripercorrendo l’intera produzione pittorica di
Monet, Bonnard, Poliakoff. Naturalmente cia- Paolo si percepisce pienamente quanto il colo- Comp. B994, 1960, Olio su tela, 95,5x119 cm
scuno, e non potrebbe essere altrimenti, trat- re sia stato fondamentale per lui, ed a tal punto
tandosi di artisti, estrinseca il proprio tempera- che esso indubbiamente è sempre stato tutt’u-
mento, sia coniugando il rapporto tra disegno no con la sua immaginazione.
e colore, sia declinando le modulazioni croma- Ogni dipinto di Pasotto è una sorta di disce-
tiche, in modi personali. sa negli inferi della coscienza, coscienza che
La pittura di Paolo Pasotto appartiene al se- negli anni Sessanta ha coinciso con le viscere
condo versante, anche in quei momenti in cui di quella Carne Universale evocata dall’artista
egli ha utilizzato soluzioni grafiche, appunto bolognese sulla base del suo radicato mistici-
affidate alle mutazioni cromatiche, per lo più a smo. Anzi, proprio su tale base si può, a mio
due colori, com’è in Ombre del 1968, ed in di- avviso, affermare che per Pasotto il colore è
verse composizioni degli anni Sessanta (e penso stato il Verbo, ovvero, fuor di metafora mistica,
a Comp. B994 del 1960, e soprattutto a Comp. il verbo con cui egli - dipinto dopo dipinto - ha
C009 del 1964,). Ed è proprio per tale affla- coniugato i modi del suo indicativo presente. Rosa Rosae, 1967, Olio su tela, 81x116 cm
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Di qui provengono le oscillazioni del suo co-


niugare il cromatismo, ora con forti tendenze
al monocromo, ora con amalgami di differenti
colori, anche fluidamente modulati, ed ora ad-
dirittura con evocazioni di fantasmatiche ima-
go, tutto sommato trasparenti, ottenute con
l’aerografo, in cui è fondamentale il concorso
della luce, sempre declinata assieme al colore
in soluzioni varie e variegate, fino alle esplosio-
ni cromatiche, tra cui citerei Trasparenze del
1999, a cui tante altre più o meno simili com-
posizioni di colore-luce sono seguite.
Comp. C009, 1964, Olio su tela, 130x130 cm Trasparenze, 1999, Olio su tela, 100x100 cm
Queste oscillazioni sono tutte tappe della sua
anabasi verso il colore-Verbo, che negli ultimi
anni ha raggiunto la sua piena maturità nel-
la cospicua serie di olii su tela, anche di gran-
de formato, nonché su quelli su cartone cm.
100x70, seguita dalla più tarda serie degli olii
su carta cm.50x30.
Con questi lavori, a mio parere frutto delle
estasi del suo misticismo, Pasotto ci ha lascia-
to una sorta di testamento pittorico. Un testa-
mento tipico di un visionario del colore, segua-
ce dell’antroposofia steineriana, quale egli è
stato senza soluzione di continuità. In ottem-
peranza a tale visionarietà negli anni Settanta
l’artista era riuscito a far riaffiorare nella sua
immaginazione scene da Campi Elisi. I suoi
Campi Elisi, ovviamente. Ovvero visioni popo-
late da fantasmatiche immagini di adolescenti,
donne e famiglie, che nel dicembre 2015 volli
documentare. Mi riferisco alla mostra a tema
Scenari dell’Imagerie, da me curata a Vibo Va-
S.T., 1963, Olio su tela, 54x65 cm, Coll. GDG, Roma. lentia in occasione della VII edizione del Pre-
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mio Internazionale Lìmen Arte, mostra che, matiche e delle fluidità dell’esistere, che spesso,
essendo Pasotto scomparso un mese prima, parafrasando il grande Ungaretti, s’illuminano
volli dedicare a lui. d’immenso.
In essa avevo appunto inserito la sua aerogra- Giorgio Di Genova
fia su tela, del 1970-71 Figure, che, dopo aver
parlato del suo approdo alle varie visioni dei
Campi Elisi, definii: “La più significativa di tali
visioni in linea col suo misticismo è senza dub-
bio il gruppo di eteree Figure, che si aggirano
nella impalpabile e diffusa luce ultraterrena
qui presente”, precisando poi: “Figure” appar-
tiene agli anni precedenti la svolta, che portò
Pasotto a smaterializzare le sue visioni e per-
tanto affidarle alla sola modulazione dei colori
in opere di lirismo assoluto. Del resto per lui la
Paolo Pasotto e Giorgio Di Genova 2006
corposità era solo un rivestimento momenta- Presentazione della personale alla Galleria Lydia
Palumbo Scalzi - Latina
neo della Materia, come nel 2003 asseriva in
un brano del suo opuscolo Logica plausibilità
rivelazione: ‘La tanto conclamata magnitudo
della Materia si riduce, pertanto, a morto ma-
teriale da costruzione che da solo, al massimo,
arriva a cristallizzare; e, quando si dà come
Energia, si rivela essere solamente nuda forza
che se ne fugge dal di sotto: la Vita, la Cresci-
ta, la Rigenerazione, idealità che incontriamo S.T., 1964, Olio su tela, 38x61 cm, Coll. GDG, Roma.
già nei vegetali, non appartengono affatto all’I-
dea-Materia. E l’Idea ‘pentola’ - idea fisica – è
lontana dalla Materia anche se ne è rivestita’”.
In questi assoluti di Materia, Energia, Rivela-
zione, Idea “pentola” si condensa tutto il mi-
sticismo di Paolo Pasotto, da lui trasferito nel
colore e nella luce dei suoi dipinti. Soprattutto
nelle carte estreme, lasciateci come testamento, Figure 1970/71 Aerografia su tela, - dittico 198 x141
cm (collezione privata, Vibo Valentia)
in cui riaffiorano talora gli echi delle grafie cro-
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Testi della critica della propria funzionalità anonima. E invece


ritengo che nel recupero dell’Art Nouveau non
sia da vedere una mera avventura di gusto re-
“Paolo Pasotto” Galleria Ferrari di trospettivo e specialistico, ma qualcosa di as-
Verona mostra n.87 20/05/1966, sai più incisivo, di più strettamente legato alle
edizione Galleria Ferrari ragioni intime degli anni ‘90 e quella in cui ci
Renato Barilli troviamo oggi. Allora, gli artisti sentirono di
dover reagire allo sfacelo, allo spappolamento
di ogni contorno e figura cui aveva portato la
stagione impressionista; ed ecco quindi un avi-
do impegnarsi nel recupero della « linea », del
profilo stilizzato che chiudesse forme e spazi
con estremo rigore, con segno fermo e nitido.
Ma d’altra parte la reazione dell’Art Nouveau
contro l’impressionismo non giunse mai a rom-
24 Giugno 2018 pere del tutto i ponti con il padre odiato-ama-
Ho scritto una presentazione specifica nel 1966, su Pa- to, come è possibile scorgere osservando che il
olo Pasotto, per la personale alla Galleria Ferrari di Ve- linearismo cui si fece ricorso in quel tempo fu
rona (oltre al testo della mostra Prospettive 1 al Palaz- pur sempre animato da un’intensa carica vita-
zo dei Diamanti a Ferrara 1966,). Con Paolo Pasotto listica: linearismo mosso da un fuoco interno,
però non ho più avuto rapporti dopo gli anni’60, anche procedente per curve, per onde, per ardimenti
perchè lui era un personaggio difficile e solitario. In que- funambolici; in tutti i casi, profondamente di-
sto testo mi riconosco in pieno, ben volentieri consiglio di verso da il clima di astrattismo geometrico soli-
riprenderlo pari pari, senza bisogno di aggiungere nulla. damente squadrato che poi prevarrà col nuovo
secolo. Chi non vede a questo punto i motivi di
Uno dei dati irrefutabili della situazione attua- affinità con la nostra situazione? Dove, come
le è il rinnovato interesse per i fenomeni di fine ormai è chiaro, il tema fondamentale è certo
1965, Paolo Pasotto nel suo studio in Via Drapperie, 6 Bologna
Ottocento: Art Nouveau, liberty, Jugendstil, dato dal recupero della “figura”, dell’oggetto,
o come altro si voglia dire. E’ questo un dato usciti malconci e negletti dalla stagione infor-
a tutta prima aberrante, mal conciliabile con male.
certo clima prevalente ai nostri giorni, dedito Ma dove anche, come appare dai risultati mi-
più che altro agli esercizi neo-geometrici in gliori e più probanti, tale recupero avviene sen-
chiave optical, o alla celebrazione di un pae- za dimenticare il fluido “mondo della vita” che
saggio tecnologico, avveniristico, compiaciuto ci sta alle spalle, e senza permettere quindi che
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i contorni degli oggetti si irrigidiscano troppo, seguace dell’Art Nouveau. In primo luogo, ha
fino a nascondere di essere cresciuti da qualche sfoltito quel suo polipaio di viscere, compiendo
germe, da qualche embrione primordiale. uno sforzo di individuazione: non più l’imma-
Questo discorsetto di apertura si adatta mol- gine di un ventre collettivo esteso all’infinito,
to bene al percorso di un pittore a prima vi- ma una porzione ben recintata di epidermide:
sta appartato e isolato come Pasotto. ll quale, senza tuttavia toccare l’estremo opposto, senza
come tutti quelli che non sono nati appena ieri, giungere cioè al profilo di un singolo, staccato
ha alle spalle un’esperienza informale, che per individuo, poiché un motivo cui Pasotto non
gradi ha poi portato ad altri esiti, senza però ha rinunciato è quello del “vivere insieme”
doverla ripudiare. Già nel periodo informale di dell’allacciamento stretto e indiviso. Si noti co-
qualche anno fa, Pasotto aveva compiuto una munque che abbiamo dovuto parlare di epi-
scelta di fondo, scartando il regno della materia dermide. Da una vivisezione delle tempestose
inorganica e anche quello vegetale, per pun- profondità viscerali, Pasotto passa infatti a una
tare piuttosto sul regno animale, che è quel- pacata descrizione di vaste, espanse superfici di
Paolo Pasotto nel suo ultimo studio in Via Jacopo Di Paolo
Bologna lo ove l’indistinto rigoglio di natura sembra nudo: nudo femminile potremmo dire, in via
compiere lo sforzo maggiore per giungere a alquanto approssimata e imprecisa, dato che
un qualche grado di definizione. E nello stesso l’artista evita certe esplicite precisazioni ana-
tempo il regno della carne è il meno innocente, grafiche; nudo comunque colmo di attributi
quello che più presto si carica di implicazioni sessuali, chiamato ad affascinare morbosa-
psicologiche, di significati torbidi e complessi. mente, a esercitare un’intensa azione affettiva.
Pasotto ci offriva allora vaste superfici ove si Tanto per cominciare, Pasotto trae partito,
dipanava un groviglio di viscere, una matassa per i suoi giochi lineari da certi normali tratti
di vesciche ora emergenti, ora sprofondanti. E anatomici: il segno affondante che separa un
appunto già allora, il tema non consentiva di braccio o una gamba dal resto del corpo, segno
abbandonarsi per intero a un effetto di “natu- che si dirama, al punto d’attacco in tante pie-
ra”, ma richiedeva un inizio di stilizzazione, di ghette disposte a ventaglio. E qui siamo quasi
definizione elegante, nel tracciato sinuoso di al limite della « citazione » pari pari dall’Art
ciascuno di quegli elementi organici. Ma certo Nouveau; basti pensare a Egon Schiele, ai raf-
quello che nell’assieme dominava, era il motivo finati, splendidi giochi lineari che egli seppe
tipicamente informale del groviglio del “bruli- trarre impaginando nei modi più impensati
care”: il ritmo di proliferazione indistinta aveva quei motivi anatomici, insaccando, distorcen-
Paolo Pasotto negli studi televisivi di Arte Tivù
partita vinta sullo stato anagrafico dei singoli do, piegando i suoi nudi nelle pose più eccen-
componenti. In seguito, Pasotto ha compiuto triche e studiate.
operazioni singolarmente affini a quelle di un Si aggiunga che, mentre Schiele, dati i tempi,
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era ancora legato a ragioni di verosimiglianza, Galleria d’Arte


Pasotto, più libero, può permettersi di moltipli- Santo Stefano, Venezia,
care a piacimento queste zampe d’oca, questi 21-31 ott. 1961,
geroglifici della carne. Virgilio Guidi
E poi, ovviamente, egli sa trarre partito dalla
presenza degli organi sessuali, ma qui più che
mai si affranca dal verosimile, dalla “natura”; i
segni del sesso vengono cosi stilizzati, “cultura-
lizzati”, si potrebbe dire.
E infine, un terzo ordine di interventi, questa
volta decisamente artificiali, non giustificati
cioè da nessun appiglio verosimile, naturalisti-
co, eppure nello stesso tempo decisi a insinuarsi
sulla falsariga dei segni anatomici e sessuali, di Molti giorni fa Paolo Pasotto mi scrisse una
Virgilio Guidi nella galleria Santo Stefano di Venezia con
mascherarsi quasi dietro il loro aspetto di inno- lunga lettera dalla quale trascrivo alcuni mo-
Giorgio Zamberlan e sua figlia Uccia
cenza e di normalità. Si tratta di tutta una serie menti, “lo parto dal concetto dell’Assoluto”.
di atti di violenza, inflitti dall’artista a quei suoi ”Per assoluto intendo sfera senza limite, che
insaccati, e ora risultanti da lunghe cicatrici, da nulla esclude di tempo e di spazio in qualsia-
suture ramificate, da labbra che si aprono in si dimensione”. “Qui contraddizione, illusione
luoghi imprevisti, cosi smentendo, per tale loro ed irreale, non possono non essere elementi di
collocazione aberrante, la falsa innocenza con concretezza identici ai loro convenzionali op-
cui si presentano, il tentativo ipocrita di esser posti”. “Comprende l’assoluto, il tempo fuori
presi per segni naturali, provvisti di precisa giu- da ogni concettibilità di oggettivo e soggettivo,
stificazione anatomica. D’altra parte, è anche di principio e di fine. Nego perciò concetti di
vero che tutta questa violenza evita le tinte for- creazione e di distruzione”.
ti, clamorose, scomposte, intende esplicarsi con Affermo altresì che la condizione Esistere vede
severo controllo stilistico, svolgersi come sa- le cose da un punto periferico, ed ingenuamen-
piente e raffinato cerimoniale. Si tratta di una te le valuta nell’illusione di un divenire assur-
artificialità squisita, volutamente perversa, che do”. “... i films delle Esistenze, apparentemente
può costituire un provvido correttivo all’artifi- dissociate nella loro integrale totalità di già re-
cialità d’accatto, di pura mimesi, cui si danno alizzata compiutezza, intessono l’Assoluto del
Entrata della galleria Santo Stefano di Venezia
oggi tutti i cultori delle immagini standard del loro immutabile disegno; un bicchiere è una
cartellone e del fumetto. linea che si attorciglia in tutto ciò che Esistere
Renato Barilli manifesta nella parvenza dello spostarsi di quel
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bicchiere stesso; linea che porta in testa vetro seriscono nella immensa problematica attuale
in fusione e in coda vetro in frantumi...” e non solo, certo, in quella della pittura.
Ed ancora più giù: “E’ l’esistenza invero, cosa Virgilio Guidi
unitaria ed unica, quella dell’assoluto: l’Esse-
re”. E più giù ancora: “Riconosco nel -Pia-
cere- la molla di tutto: ogni minimo atto è in
funzione di piacere e di felicità, che in ultima Testo critico alla mostra
Invito alla personale di Pasotto alla Galleria Del analisi è amore: cioè autodistruzione nel di- personale 554 alla Galleria del
Cavallino di Venezia
strutto oggetto”. Cavallino di Venezia 1963,
E concludendo: “Sostengo la posizione di co- Stamperia di Venezia
loro che oggi hanno sete inconsapevole di as- Umbro Apollonio
soluto, e non già di sterili viaggi interplanetari
proposti dal divenire assurdo. Sete di autodi-
struzione nella voluttà ineffabile dell’abbando-
no nel tutto. Il che è poi religiosità”.
Io ho fatto il portavoce finora (non della Casa
Bianca). Conobbi questo giovane sedicenne a
Bologna, voglioso già della pittura, anche se
allora silenzioso, era però ansioso e meditati-
vo. Come risulta oggi da quello che di lui ho Non sono pochi coloro che sanno trarre pro-
trasmesso. E avendomi egli chiesto una “pre- fitto dalle relazioni culturali fino magari a
Paolo Pasotto nel 1965, alla storica osteria del Sole a Bologna
sentazione” alla sua prima mostra ho creduto conquistarsi notevole rinomanza sagacemente
giusto far di questa una “autopresentazione”. incorporando la loro condizione di epigoni in
Anche perché fra tante sue affermazioni e ne- forme fascinose.
gazioni non saprei, nel momento, che cosa Taluni, al contrario, se ne stanno appartati e
dire, trattandosi di dire su un catalogo di mo- lasciano passare davanti a sé le vicende presen-
stra. Rimarrebbe da dire assai sui suoi dipinti ti paghi di coltivare un mondo segreto di sogni
esposti, sulle loro risultanze estetiche, su certi e di visioni per il quale vanno ricercando for-
valori innegabilmente espressivi e coerenti al me adeguate. Tra quest’ultimi fa parte Paolo
suo pensiero. Pasotto, che affronta, come distaccato appunto
Per i quali valori lo consigliai a far la mossa di dai tumulti e dalle incertezze contemporanee,
Paolo Pasotto, Giorgio Di Genova, Iole Minarini Pasotto, Edoardo questa esposizione. Non so fino a qual punto è una sicurezza interiore i cui tremori sono sem-
Brandani 2006 Presentazione della personale alla Galleria Lydia
Palumbo Scalzi Latina data, in queste sue opere, chiara l’ansia verso pre contenuti e velati. Si potrebbe dire che il
“l’assoluto”. Sono esse, tuttavia, opere che s’in- pittore rimane equidistante tanto dalle parven-
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ze visibili e oggettive, quanto dai turbamenti Paolo Pasotto al Cavallino


generatisi nel suo animo. Paolo Rizzi
Vestigia di ignote muraglie istoriate, dissepolte
e ancora ricoperte di sabbia iridescente oppure
intravviste nei fondi equorei d’una luce velata;
rilievi muschiosi e indecifrabili di favolose ar-
cheologie che la storia non registra; e poi labi-
rinti rocciosi sfiorati da luminescenze di crepu-
scolo. Ne viene un organismo il cui impianto si
costruisce grado a grado, con lentezza e dentro
un silenzio incombente, ma anche con risoluta La sua è, anzitutto, una pittura illusionistica:
padronanza del motivo che lo ispira. Pasotto si essa crea sulla tela, parvenze di misteriose su-
crea così un rilievo plastico continuo e flessibile perfici in rilievo, quasi istoriate da mano arcai-
dentro un’atmosfera opaca fino a figurare una ca immerse in un silenzio di millenni, velate di
struttura appena lievemente inquieta nella sua luce lattiginosa.
pur salda architettura. La suggestione è abilmente raggiunta seppur
Rispetto alle molteplici riprese della tecnica in- permane un certo fastidio ottico per la sfocatu-
formale, queste pitture rappresentano una pro- ra dell’immagine.
posta d’ordine più immaginario, quasi una ver- Non tutto si riduce, in verità, ad un effettismo
sione razionalizzata delle suggestioni surreali, di superficie come parrebbe dalla iterata te-
dove i termini del discorso fluiscono con calma matica dell’«opera aperta»; ma certo lo spun-
inattaccabile e le trasparenze danno soltanto to può essere suscettibile di svolgimenti meno
fremiti repressi. Se poi il tema sia piuttosto uni- univoci.
voco ed il processo creativo paia restringersi in Paolo Rizzi
iterata formula compositiva, ciò non toglie che
tale fedeltà al motivo presenti prove atte a ga-
rantire non immeritate fortune.
Umbro Apollonio

Carlo Cardazzo mecenate di Paolo Pasotto - (Galleria del


Cavallino, Venezia)
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Rivista “Segnacolo”: gativo: «PASOTTO 00-180» Meglio bussare;


n°2 - marzo/aprile 1965, alle nocche contro il legno risponde dall’altra
edizioni del segnacolo parte un rumore di passi, poi i soliti convene-
Luigi Lambertini voli.
Lo studio è largo, alto. Chi si aspettava un
“buco” viene subito smentito. Un ballatoio lo
sovrasta e gli corre intorno con una ringhiera
metallica. Pare addirittura il «Gabinetto del
dottor Calligaris» per quei grossi tubi che lo
incorniciano...
Pasotto intanto ha cominciato a sfilare i quadri
che sono accatastati contro i muri. Si muove a
Paolo Pasotto, Iole Minarini Pasotto e Lydia Palumbo Scal-
zi 2006 Presentazione della personale alla Galleria Lydia Incontro con Paolo Pasotto. scatti. Vari occhi di bue schermati sovrastano
Palumbo Scalzi - Latina
Una scala buia che odora di ragnatele e di gat- spenti e invece potrebbero investirci con i loro
ti; gradini limati dai passi lenti delle massaie coni di luce come per un terzo grado, Pasotto
che trascinano sporte cariche d’ortaggi compe- sparisce su per una scaletta con scricchiolio di
rati al vicino mercato. gradini di legno; i suoi passi rimbombano sul
Voci e grida di venditori si perdono lungo il ballatoio.
bruno polveroso delle rampe. Le superfici tenui dei dipinti svaporano in una
A metà del pianerottolo una porta grigia e pic- Teoria d’immagini. A volte sembra che siano
cola, incassata in una parete. Una puntina da dei geroglifici estenuati nella profondità del co-
disegno inchioda un foglietto di carta sul quale lore oppure... sbadigli di angeli.
è scritto: «PASOTTO 00-180». E questa similitudine può provocare una rispo-
Il personaggio del momento balena improvvi- sta.
so anche per chi non abbia visto i vari films --Forse sono sbadigli di angeli o di qualsiasi al-
dell’agente 007; l’affascinante, l’indomito e spi- tro essere o cosa perché l’unico fatto costan-
gliato difensore della legge... te dell’esistenza è la noia; una noia profonda
Mura di un palazzo che resiste da secoli, che quando non capita l’angoscia e allora... Beh! è
non sono soltanto immagini di ricordi recenti sempre preferibile quest’ultima.
come le floreali case della vecchia periferia che -Una pittura d’angoscia allora?
vengono demolite ora da ruspe speculatrici; --In certi momenti senz’altro
Paolo Pasotto
queste pareti da fortezza sono qualcosa di piú, -E quando?
quel qualcosa si chiama storia. --Quando si è troppo lucidi; quando si ha la
Eppure resta la scritta e il conseguente interro- coscienza dell’esistere come in questi quadri.
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Una coscienza d’esistere che diventa “numero” glio, legato con una lunga corda.
simbolo. Un quadro di quelli “aggiornati”? Mancano
Dal 1957, quando ancora dominava l’informa- però le strisce e la segnaletica stradale, ma po-
le, Pasotto ricerca, senza curarsi d’altro, e lascia trebbe essere un inizio. Invece niente di tutto
affiorare i suoi emblemi ora tetri, ora limpidi, questo.
come una teoria di voci lontane. Sono grida o Ogni tanto un tale da una finestra, che dà nella
canti? Sussurri o parole staccate? piccola corte, si diverte a sparare contro i vetri
--Non è inafferrabile, al contrario. Se è numero con una carabina ad aria compressa. Pasotto
vuol dire che è definito, decifrabile. Un simbo- espone allora il bersaglio... e quello smette.
lo poi non è altro che un numero digerito. --S’è parlato di angoscia, all’inizio ed è nor-
--Staranno pure sullo stomaco a qualcuno que- male. La pittura diventa angoscia quando si è
sti « numeri »! consapevoli dell’imposibilità d’andare oltre il
-Ricapitoliamo. Io credo che il non esistere «numero», oltre la frazionalità. Paolo Pasotto negli studi televisivi di Arte Tivù
non esista, chiaro? Pur rimanendo la realtà un --A questo punto quindi un “numero” un “esi-
fatto ambiguo. stere” vale l’altro; insomma “uno, nessuno,
Non accetto la realtà che rimanga circoscritta centomila” non importa. È l’esistere che conta.
da quel lasso di tempo che va dalla nascita alla --Esattamente, la vite di un orologio vale come
morte o dal rosso al violetto o dal Do al Si. un orologio intero; un sasso quanto una pepita.
Questi quindi, che per intenderci chiamiamo In altre parole non accetto gerarchie.
numeri e che in fondo lo sono, non mi stanno ---E noi quindi... siamo degli oggetti, uguali a
sullo stomaco presi di per sé, ma come dimen- loro?
sione relativa. ---No, dei numeri. E così si torna da capo,
Un rumore secco viene ad infrangersi contro Quindi il « numero » è il motivo dominante
un vetro. di questi quadri anche se invece di essere vera-
Pasotto s’interrompe e lascia i quadri, quasi mente un numero, una cifra, si tratta di un sus-
concitatamente si mette a cercare tra tela,i e seguirsi di entità cromatiche che si annullano e
cartoni. Un altro colpo. Che sia la « questio- si compenetrano una nell’altra, immerse in un
ne » Goldfinger arrivata all’ombra delle Due silenzio, in un Limbo definito da uno spazio,
Torri? « Non è niente, adesso rimedio io » dice quello della tela, e da un tempo, quello dell’at-
Paolo Pasotto negli studi televisivi di Arte Tivù
Pasotto continuando a cercare nel silenzio in- tesa e compenetrandosi allora sono in attesa
crinato da un tramestio di fogli e tele. dell’imponderabile e dell’assurdo o della logica
Poi si avvia alla finestra, la socchiude evitan- e dell’ordine?
do con cautela, di affacciarsi ed infila fuori un ---Se per logica intendiamo che con meno di
grande cartone, sul quale è disegnato un bersa- dieci pani e pesci sono state saziate cinquemila
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persone accetto questa «logica »; comunque ri- passare del tempo si è sempre più frazionata e
fiuto l’assurdo. In tutti i casi « l’imponderabile il discorso era pur sempre lo stesso, visto attra-
» che aspetto è quell’imponderabile che può verso un grandangolare.
determinare la cessazione dell’attesa, la cessa- Attualmente invece ritorno ad una visione
zione insomma di un brutto sogno in funzione più accentrata e dai diminuiti elementi che
di un risveglio nella condizione unitaria che compongono l’immagine si può penetrare in
verrebbe a contrapporsi a quella di relatività altrettanti mondi che hanno sempre lo stesso
esistenziale in cui i « numeri » gravitano. linguaggio, il linguaggio della totalità.
Eppure esistono, fuori, uomini soltanto indaffa- La piccola porta grigia sta ormai per rinchiu-
rati; esiste la città antica ed anacronisticamente dersi. Prima di andare però bisogna chiedere
attuale; esiste un mercato, vecchio e sbreccato, il significato di quel numero, di vere cifre, di
tra vicoli e stradette che propone anche utensili quel «PASOTTO 00-180». È solo un messag-
di plastica. gio, nient’affatto fumettistico, per l’incaricato
Formicola il mercatino con i suoi odori di frut- che verrà a controllare il contatore della luce.
ta e di pesci e di pani ma per sfamare cinque- Luigi Lambertini
mila persone ne occorrono altrettanti.
Paolo Pasotto a La Pilla di Monzuno
I miracoli del giorno d’oggi sono le scatolette e
il “vitello d’oro”.., un grande barattolo di car- Scritto critico della personale di
ne conservata;.. Paolo Pasotto alla Galleria
--Io non credo però nell’evoluzione dell’umani- San Luca, Bologna, 1968
tà come tale ma in quella dell’individuo, sem- Francesco Arcangeli
pre che questa evoluzione approdi a qualcosa.
L’assoluto non può esprimersi come traguardo
della relatività. Allora l’evoluzione può avveni-
re unicamente nella scala dei numeri, abbiamo
così un immobilismo evolutivo.
-E questa non è una contraddizione? Se con-
sideriamo la totalità come un recipiente sen-
za confini qualunque reazione o agglomerato
che avviene dentro a questo recipiente non Nella pittura di Pasotto, un lungo fiato per-
farà mai aumentare né diminuire il peso del plesso imbarazza, insidiandoli proprio nel loro
Marzo 2015 Istituto S.anna di Bologna Pasotto continuò il
suo lavoro di archiviazione fino alla fine della sua vita recipiente medesimo. E ciò lo si ritrova anche apparente isolamento, gli oggetti, le forme,
nei miei quadri. In un primo tempo la loro su- le situazioni del mondo di oggi, inteso ormai
perficie era scandita da pochi elementi, con il dagli ideologi, spesso improvvisati, come una
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globalità cui si dà il nome di “civiltà dei consu- loro sorte non sfuggono, di volta in volta, tac-
mi”. E’ un mondo pulito, efficiente, ma squal- chi a spillo, una forma geometrica, tre cucchiai
lido; almeno in tante versioni italiane, dove e una tazza, un volto di donna a labbra pro-
spesso anche il timbro delle nuove tecniche e truse. E una vicenda, insomma, molto singo-
dei nuovi materiali sa di anonimo “rimedio” lare che qui accade, ben lontana dalle infinite
rispetto alla barbara astorica immediata in- prefabbricazioni debolmente intellettualistiche
sorgenza degli oggetti nelle registrazioni dei di cui siamo oggi, letteralmente assediati. Non
più potenti “popists” americani. Del resto, se sembra un pittore all’offensiva, Pasotto; ma la
Oldenburg ha sentito il bisogno di sottoporre qualità del suo “amalgama” è così tenace, così
la sua macchina da scrivere a una molle ma invischiante, così fondata, che la sua risposta
del tutto coinvolgente operazione di scasso, sa- al mondo di oggi si pone a livello delle più po-
rebbe strano che si volesse rifiutar legittimità tenti ondate alienanti. Così entrare nella sua
all’operazione più lenta e sottile dell’italiano mostra, sarà ancora come conoscere una per-
Pasotto...Allora tutto, nella pittura di Pasotto sona, direttamente; ed è la sorte inevitabile cui,
reagisce in modo singolare, ma non certo in- nemmeno in quest’epoca di assurdi disperati
congruo; e prevedibile, forse, se si ricorda quel travestimenti, si può sottrarre, non dirò l’arti- Paolo Pasotto 1987
suo “informale” morbido, pazzo, inquietante, sta, ma l’operatore il progettatore il designer
dove un “continuo” di materia e di spenti ful- l’evironmentista. Ci si confessa, sempre; anche
gori agiva senza respiro su tutto lo spazio della una civiltà collettiva e tecnologicamente “illu-
superficie dipinta. minata” si confessa, sempre. Saperlo, mi pare
Prevedibile, forse: ecco, ho toccato la possibilità ancora l’atteggiamento più importante, quello
d’un vero tramando personale entro la vicen- da tentare fino in fondo prima che la grande
da ardua d’un passaggio di civiltà improvviso, prefabbricazione collettiva finga di annullarci,
duro, totale. I modelli, son le rose viste sulle pa- e maturi gli strumenti per annullarci di fatto.
gine d’una rivista; ma le convenzioni di forma Per questo dipinti come quelli di Pasotto sfug-
e d’immagine, via via più obbliganti dacché gono, come ogni dipinto, come ogni opera de-
nuove tecniche di produzione e riproduzione gna di questo nome, a quella mercificazione su
vennero in corso, son rituffate a nuovo nel lim- cui tanto facilmente e da tante parti si teorizza.
bo, nell’intercapedine in cui Pasotto sembra Pasotto sa che l’arte, col suo “indiretto” , si in-
isolarle, nell’amalgama di cui l’artista sembra sinua, con forza non registrabile ma ininterrot-
Paolo Pasotto nel 1987
possedere l’ambiguo segreto. Ecco, allora, que- ta, entro le maglie della società: i suoi dipinti
ste rose, fragranti e insidiosamente famigliari lavorano a questo livello.
come in un vecchio pittore, ma stranamente Francesco Arcangeli
occupanti come in un artista nuovissimo: e alla
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AUTORITRATTO 2004, Olio su carta applicata su Cartone 50x70 cm


24 Anni ‘40
Opere su tela

OMAGGIO A VIRGILIO GUIDI, 1946, Olio su tela, - 40P503T


25

AUTORITRATTO, 1947, Olio su tela, 44x39 cm - 40P501T


26

S.T., 1947, Olio su tela, 39x44 cm - 40P502T


27

S.T., 1947, Olio su tela, - 40P504T


28

S.T., 1947, Olio su tela, 47x35 cm - 40P505T


29

S.T., 1947, Olio su tela, 54x44 cm - 40P1128T


30

S.T., 1948, Olio su Tavola,, 47x32 cm - 40P506T


Anni ‘50 31

Opere su tela

S.T., 1957, Olio su tela, 80x45,5 cm - 50P501T


32

S.T., 1957, Olio su tela, 67,5x53 cm - 50P503T


33

S.T., 1957, Olio su tela, - 50P507T


34

S.T., 1958, Olio su tela, 177x134 cm - 50P502T


35

S.T., 1958, Olio su tela, 60x50 cm - 50P504T


36

S.T., 1958, Olio su tela, - 50P505T


37

S.T., 1958, Olio su tela, - 50P506T


38

S.T., 1957, Olio su tela, 55x45 cm - 50P1129T


Anni ‘60 39

Opere su tela

S.T., 1960, Olio su tela, 43x43 cm - 60P1130T


40

COME UN ABBRACCIO, 1961, Olio su tela, 100x130 cm - 60P510T


41

S.T., 1961, Olio su tavola,, 46x35 cm - 60P1108T


42

S.T., 1961, Olio su Tavola,, 60x30 cm - 60P1132T


43

S.T., 1961, Olio su tela, 41x35 cm - 60P1127T


44

S.T., 1961, Olio su tela, 75x75 cm - 60P1210T


45

S.T., 1961, Olio su tela, 31x36 cm - 60P354T

S.T., 1962, Olio su tela, 33x55 cm - 60P355T


46

S.T., 1962, Olio su tela, 41x30 cm - 60P1133T


47

S.T., 1962, Olio su tela, 65x54 cm - 60P1117T


48

S.T., 1962, Olio su tela, 30x41 cm - 60P1134T


49

S.T., 1963, Olio su tela, 195x130 cm - 60P522T


50

S.T., 1963, Olio su tela, 195x130 cm - 60P521T


51

S.T., 1963, Olio su tela, 130x89 cm - 60P507T


52

S.T., 1963, Olio su tela, 89x130 cm - 60P508T


53

S.T., 1963, Olio su tela, 65x54 cm, Coll. GDG, Roma. - 60P516T
54

S.T., 1964, Olio su tela, 116x88 cm - 60P351T

S.T., 1964, Olio su tela, 31x115 cm - 60P356T


55

S.T., 1964, Olio su tela, 75x60 cm - 60P1135T


56

S.T., 1965, Olio su tela, 33x46 cm - 60P1308T


57

S.T., 1965, Olio su tela, 55x38 cm - 60P1309T


58

S.T. 1965 T.M. su carta, 26X40 cm - 60P1312C


59

S.T., 1964, Olio su tela, 97x131,5 cm - 60P519T


60

S.T., 1964, Olio su tela, 130x130 cm - 60P520T


61

S.T., 1965, Olio su tela, 97x195 cm - 60P353T

S.T., 1966, Olio su tela, 97x195 cm - 60P357T


62

S.T., 1966, Olio su tela, 130x195 cm - 60P358T

S.T., 1966, Olio su tela, 148x195 cm - 60P360T


63

S.T., 1964, Olio su tela, 61x38 cm, Coll. GDG, Roma. - 60P517T
64

S.T., 1964, Olio su tela, 31x115 cm - 60P511T


65

S.T., 1965, Olio su tela, 73x60 cm - 60P1139T


66

S.T., 1965, Olio su tela, 16,5x24 cm - 60P1136T

S.T., 1965, Olio su tela, 54x65 cm - 60P1137T


67

S.T., 1965, Olio su tela, 65,5x81,5 cm 6OP1138T


68

S.T., 1965, Olio su tela, 73x60 cm - 60P1121T


69

S.T., 1965, Olio su tela, 60x73 cm 6OP1119T


70

S.T., 1965, Olio su tela, 65x81 cm - 60P1123T

S.T., 1965, Olio su tela, 73x60 cm - 60P1125T


71

S.T., 1965, Olio su tela, 73x60 cm - 60P1110T

S.T., 1966, Olio su tela, 60x73 cm - 60P1112T


72

S.T., 1966, Olio su tela, 60x73 cm - 60P1140T


73

S.T., 1966, Olio su tela, 195x145 cm - 60P359T


74

IL LAVORO ITALIANO-IL BRACCIO E LA MENTE, 1966, Olio su tela, 145x145 cm - 60P513T


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S.T., 1966, Olio su tela, 130x195 cm - 60P514T


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S.T., 1966, Olio su tela, 195x145 cm - 60P515T


77

MACCHINA DA CUCIRE, 1966, Olio su tela, 65x54 cm - 60P1209T


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S.T., 1966, Olio su tela, 160x145 cm - 60P518T


79

S.T., 1966, Olio su tela, 73x60 cm - 6OP1126T


80

S.T., 1966, Olio su tela, 97x195 cm - 60P504T


81

S.T., 1967, Olio su tela, 116x81 cm - 60P1211T


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S.T., 1967, Olio su tela, 130x81 cm - 60P509T


83

PROIEZIONE,1967, Olio su tela, 65x54 cm - 60P1208T


84

S.T., 1967, Olio su tela, 73x60 cm - 60P1118T


85

S.T., 1967, Olio su tela, 116x81 cm - 60P506T


86

S.T., 1967, Olio su tela, 145X195 cm - 60P503T


87

S.T., 1967, Olio su tela, 50x63 cm - 60P501T


88

S.T., 1968, Olio su tela, 145x97 cm - 60P352T


89

S.T., 1968, Olio su tela, 145x145 cm - 60P512T


90

S.T., 1969, Olio su tela, 46x33 cm - 60P502T


91

S.T., 1969, Olio su tela, 116x81 cm - 60P506T bis Retro


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PADRE ALDO, 1969, Olio su tela, 97x195 cm - 60P505T

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