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LA PIETÀ - TIZIANO VECELLIO

Dipinto a olio su tela realizzato tra il 1570 e il 1576, misura 389x351 cm.
La pietà è l’ultima opera che Tiziano ha realizzato prima della sua morte: Si tratta di un dipinto
tragico in cui Tiziano, quasi novantenne, ha ritratto sé stesso in ginocchio nei panni del vecchio
Nicodemo(discepolo di Gesù che aiutò a seppellire il suo corpo durante la crocifissione).
Il dipinto era stato progettato come ornamento per la cappella del Cristo nella basilica di Santa
Maria dei Frari, dove Tiziano aveva ottenuto il permesso di essere sepolto, in cambio della
realizzazione del quadro. Tiziano però non riuscì a portarla a termine poiché morì nel 1576,
durante una terribile pestilenza, infatti trasformò l’opera in un grande ex voto come mostra la
tavoletta in basso a destra con Tiziano e il figlio Orazio che chiedevano la salvezza dalla peste.
(Questo tema è ripreso dal braccio implorante di Nicodemo che esprime l’angoscia per la peste).
A portarla a termine sarà il suo allievo Palma il Giovane, che la modificò rifinendo il nicchino
centrale e aggiungendo il putto con la fiaccola in alto a destra (realizzato sopra ad un putto già
cominciato da Vecellio) e l’iscrizione centrale in basso, in latino, in cui informava di aver portato a
termine l’opera.
La scena è tragica: i temi sono la morte e il sacrificio della resurrezione.
A sinistra troviamo la Maddalena che grida per l’angoscia, alzando il braccio.
Il volto di Maria è costolato perché sa che suo figlio, dopo tre giorni, resusciterà dai morti.
A destra troviamo San Nicodemo in ginocchio che solleva il corpo morto di Gesù.
Il corpo di Gesù è leggermente sbavato nei contorni poiché Tiziano era diventato semi cieco e
pitturava con le dita: il risultato era una pittura densa e trasparente, definita “pittura croccante”
perché ricorda quasi la superficie del pane cotto fibroso.
Nel catino absidale mosaicato troviamo un pellicano che si lacera il petto per nutrire i figli con il
proprio sangue, ciò rappresenta il simbolo di sacrificio della resurrezione.
Ai lati della nicchia ci sono due statue, che rappresentano Mosè e la Sibilla, poggiate su pilastri
scolpiti, con accanto la figura di un leone che richiama San Marco.
Nel 1631 il dipinto fu trasferito nella Chiesa di sant’Angelo e nel 1814 all’Accademia di Venezia,
dove oggi è conservato.
Tiziano concepisce il colore come materia viva, che dà vita alla composizione pittorica.
Tre secoli dopo, non solo la pietà, ma anche l’annunciazione vengono apprezzate dagli artisti
impressionisti come Manet, Monet, Degas e Renoir, per questo motivo l’impressionismo si forma
grazie allo studio delle ultime opere di Vecelli, e perciò è un’opera conosciuta a livello mondiale.

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