Sei sulla pagina 1di 1

Salute&Benessere

Anestesisti: '7 su 10 in
intensive è no vax, metà
negazionista'
Cosi' diminuisce tasso sopravvivenza
di chi è ricoverato

Redazione ANSA ROMA 04 gennaio 2022 09:17

"Rispetto ad un anno fa e' cambiato il tipo di


paziente ricoverato nelle terapie intensive: 7 su 10
sono no vax, di questi la metà sono anche
negazionisti, quindi non negano solo vaccino ma
l'esistenza stessa del Covid e l'utilità del cure.
Vi arrivano in condizioni gravissime, dopo
settimane senza cure o con pseudo cure.
E spesso, una volta ricoverati, rifiutano procedure
salvavita. Di conseguenza, la sopravvivenza di
pazienti Covid che arrivano in terapia intensiva sta
diminuendo rispetto a mesi fa". Così all'ANSA, il
presidente della Società Italiana di Anestesia
Analgesia Rianimazione Terapia Intensiva (Siaarti)
Antonino Giarratano, che aggiunge: "in passato
solo i malati oncologici terminali rifiutavano le
cure, ora le rifiutano persone che possono esser
salvate". "Non era mai capitato prima - prosegue
Giarratano, direttore partimento Emergenza e
Urgenza del Policlinico universitario di Palermo -
di ricoverare in terapia intensiva soggetti che,
sapendo che stavano andando in arresto cardiaco,
rifiutassero ventilazione meccanica, emodialisi o
circolazione extracorporea. Ora, in alcuni casi,
rifiutano persino la flebo con gli zuccheri o
l'ossigeno per via nasale, perché 'non sanno cosa
ci sia dentro'". Da nord a sud, la situazione è
pesante: "abbiamo un numero inferiore di
ricoverati rispetto a un anno fa ma con un disagio
più grave perché non sono diminuiti i ricoveri in
terapia intensiva non covid, come quelli dovuti a
incidenti stradali e sepsi. Tra l'altro si avvicina
anche il picco influenzale". Un anno fa le cure
scarseggiavano e bisognava capire come riuscire
a curare tutti. Ora è il contrario: "abbiamo le
intensive piene di persone che non vogliono esser
curate". L'altro lato della medaglia è "un
popolazione sanitaria bombardata da minacce di
azioni legali, che non ce la fa più. Perché quando
hai pochi minuti per intubare o ventilare un
paziente, spesso devi scegliere tra sottoporgli il
consenso informato o salvargli la vita". Questo,
conclude Giarratano, "è aspetto totalmente nuovo
che va deontologicamente e eticamente ristudiato,
serve una rivalutazione normativa".
Insieme al rapido incremento dei ricoveri
ospedalieri del nostro Paese, si registra anche
quello di "casi di pazienti con quadri clinici severi
correlati a Covid-19 che rifiutano il ricovero in
Terapia Intensiva o di sottoporsi a trattamenti di
supporto vitale giudicati utili e appropriati dai
curanti". A scriverlo, in un documento pubblicato
sul portale, è la Società Italiana di Anestesia
Analgesia Rianimazione Terapia Intensiva
(Siaarti) che sottolinea: "per quanto le circostanze
possano essere difficili e faticose, al rifiuto ripetuto
e ostinato del paziente non deve far seguito il suo
'abbandono'".
L'allarme degli anestesisti - Nel testo dal titolo
"Pandemia e rifiuto dei trattamenti di supporto
vitale", la Siaarti richiama "alcuni elementi di
carattere generale riguardanti il consenso alle cure
e il relativo percorso decisionale", in preciso
riferimento al Codice di Deontologia Medica,
sottolineando che "nessun trattamento sanitario
può essere imposto a chicchessia, anche se il
trattamento diagnostico o terapeutico proposto sia
un trattamento 'salva vita'". Anche laddove gli
operatori sanitari si trovino ad avere a che fare
con 'negazionisti' o 'no-vax', non devono mai venir
meno un atteggiamento rispettoso e 'non
giudicante', anche se questo rappresenta 'un
aspetto gravoso e doloroso per i medici e per gli
infermieri'. La tensione per offrire chance di vita,
sempre orientata a valutare con attenzione la
proporzionalità delle cure, si legge, "richiede a tutti
noi lo sforzo di spiegare e motivare per tempo, con
la massima attenzione e rispetto, in modo chiaro,
veritiero e documentato", ma anche "con
ragionevole insistenza" l'utilità dell'impiego di
trattamenti di supporto vitale, "compresa, se
clinicamente appropriata, la ventilazione invasiva".
"Per quanto le circostanze possano essere difficili
e faticose - si precisa - al rifiuto ripetuto e ostinato
del paziente non deve far seguito il suo
'abbandono'. Deve piuttosto essergli sempre
garantito un adeguato livello di cure e, qualora
necessario, la loro rimodulazione in chiave
palliativa". Come tali, conclude la società
scientifica, "tutte le fasi, le motivazioni e le
decisioni relative al consenso a trattamenti
diagnostico-terapeutici, compresi quelli di supporto
vitale, o al loro rifiuto devono essere documentati
di volta in volta nella cartella clinica".

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Facebook
TwitterLinkedin Mail

sezionidelsito

Home

Sanità

Medicina

Stili di Vita

Alimentazione

Cefalea

Focus Vaccini

Focus Reuma

Focus Sarcomi

Video

Bambini

Longevità

Denti e gengive

Lei Lui

Si può vincere

Diabete

Professional 

Salute&Benessere
P.I. IT00876481003 - © Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati

Modifica consenso Cookie

Potrebbero piacerti anche