Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
La Remunerazione Dell'imprenditore: Approfondimento 2 Modulo 2 Unità 3 1 Di 3
La Remunerazione Dell'imprenditore: Approfondimento 2 Modulo 2 Unità 3 1 Di 3
La remunerazione dell’imprenditore
Un’impresa è in equilibrio economico quando in un certo periodo l’ammontare dei ricavi di
competenza supera l’ammontare dei costi di competenza: la differenza fra i ricavi e i costi di
competenza forma l’utile (reddito positivo), che costituisce il compenso spettante all’imprenditore o
ai soci. In caso di reddito negativo i proprietari non ottengono alcun compenso, anzi subiscono una
perdita che riduce il patrimonio netto dell’impresa. Il fatto che un’impresa ottenga un utile non
significa però che il capitale proprio sia remunerato “adeguatamente”.
L’imprenditore che ha investito dei capitali nell’attività aziendale vuole ricavare dalla stessa una
remunerazione (interesse di computo) commisurata ai tassi di interesse di mercato. Se inoltre
l’imprenditore, come spesso accade nelle piccole e medie imprese, presta nella propria azienda
un’attività lavorativa, il reddito deve consentirgli un compenso (stipendio direzionale)
commisurato alla quantità e alla qualità del lavoro effettuato. Nessun compenso a tale titolo dovrà
essere conteggiato nell’ipotesi contraria. Gestire un’impresa è economicamente conveniente quando
il reddito positivo supera la somma dello stipendio direzionale e dell’interesse di computo, dando
luogo a un profitto. Il profitto rappresenta la remunerazione della funzione imprenditoriale in senso
stretto, intesa come attività di coordinamento e combinazione di fattori produttivi e assunzione di
rischi. L’imprenditore non ha convenienza a gestire l’azienda quando il reddito dell’attività
imprenditoriale non copre gli oneri figurativi (interesse di computo e stipendio direzionale). Egli
infatti guadagnerebbe di più investendo i suoi capitali in titoli o depositandoli in banca e svolgendo
la propria attività come lavoratore dipendente presso terzi.
Nella Situazione economica di un’impresa non troviamo contabilizzati né lo stipen-dio direzionale
né l’interesse di computo in quanto essi non provocano esborsi monetari e quindi non sono
calcolati tra i costi materialmente sostenuti dall’azienda (come i salari e gli stipendi pagati ai
dipendenti o gli interessi pagati a banche e ad altri finanziatori). Questo spiega perché tali costi sono
chiamati oneri figurativi. Affinché l’investimento di energie e di capitali propri nell’impresa possa
essere considerato remunerativo è necessario che il reddito positivo conseguito sia superiore alla
somma dello stipendio direzionale e dell’interesse di computo, dando quindi un profitto.
Un imprenditore individuale ha investito nella propria impresa 650 000 euro e ha conseguito in un
anno un reddito di 130 000 euro. L’attività lavorativa che svolge nell’impresa è stimata in 60 000
euro annui. Sui capitali investiti, in base ai tassi correnti di mercato, potrebbe percepire un
interesse netto pari al 5%.
Approfondimento 2 modulo 2 unità 3 2 di 3
La gestione aziendale si trova in equilibrio economico e compensa tutti i fattori produttivi in essa
impiegati. Il reddito può considerarsi remunerativo. L’imprenditore ottiene, infatti, oltre alla
remunerazione del proprio lavoro e del proprio capitale, anche un profitto per l’attività
imprenditoriale vera e propria.
Un imprenditore individuale ha investito nella propria impresa 500 000 euro e ha conseguito in un
anno un reddito di 60 000 euro. Egli svolge nell’azienda la sua attività di lavoro valutata in 48 000
euro annui. Il tasso medio corrente degli investimenti di mercato è del 4%. Il reddito conseguito è
remunerativo?
Il calcolo mette in evidenza che il reddito non è remunerativo per l’imprenditore; non solo egli non
riceve alcun compenso per la sua funzione imprenditoriale e per il rischio affrontato, ma non
vengono completamente remunerati i fattori produttivi (lavoro e capitale) impiegati.
Un imprenditore individuale ha investito nella propria impresa 876 000 euro a titolo di capitale
proprio. Nel primo anno di attività (esercizio n1) ha effettuato le seguenti operazioni:
I costi per servizi comprendono costi di pubblicità per 10 500 euro pagati anticipatamente per il
periodo 1/01/n2-1/04/n2. Gli ammortamenti del fabbricato e delle attrezzature commerciali
vengono calcolati in 25 800 euro.
Sapendo che l’imprenditore lavora nell’impresa e la sua attività lavorativa viene valutata 61 000
euro e che il tasso medio corrente degli investimenti di mercato è pari al 4,75%, determiniamo il
profitto conseguito.
Costi Ricavi
Acquisti di merci 1 359 000 Vendite di merci 1 756 000
Costi per servizi 95 500 Rimanenze finali di merci 171 000
Costi per personale 89 000
Ammortamenti 25 800
Totale costi 1 569 300
Utile di esercizio 357 700
Totale a pareggio 1 927 000 Totale ricavi 1 927 000
Il profitto (in senso economico) viene determinato come differenza fra il reddito di esercizio e la
somma fra l’interesse di computo e lo stipendio direzionale.
Profitto in senso economico: euro (357 700 − 41 610 − 61 000) = euro 255 090