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CANZONIERE DI PETRARCA
Letteratura Italiana
Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano
79 pag.
Componimento 1: presso di voi che ascoltate in poesie staccate tra loro il suono di quei sospiri d’amore di
cui nutrivo il mio animo, al tempo del mio primo traviamento giovanile, quando in parte ero un uomo
diverso da quello che sono adesso: dei diversi stili con i quali io piango e mi esprimo fra le inutili speranze e
l’inutile dolore, se c’è qualcuno che sappia per esperienza che cos’è l’amore, spero di trovare presso di lui
compassione e perdono. Ma ora mi accorgo chiaramente di come per molto tempo sono stato oggetto di
discorso per tutto il popolo per la qual cosa spesso mi vergogno di me stesso con me stesso; e la vergogna è
il frutto del mio vaneggiare ed il pentimento ed il sapere con certezza che tutto ciò che riguarda la vita
terrena è di breve durata.
Componimento 2: per operare una sua elegante vendetta e punire in una sola volta mille offese, amore
riprese l’arco di nascosto come colui che attende luogo e tempo per nuocere. Il mio coraggio era concentrato
intorno al cuore per difendersi lì e negli occhi allorché discese il colpo mortale laggiù dove ogni freccia era
solita spuntarsi. Perciò, sconvolta al primo assalto, non ebbe né il tempo né la forza necessari per prendere le
armi al bisogno, né per ritirarmi con accortezza in quella rocca alta e dura da raggiungere per difendermi dal
tormento dal quale oggi vorrebbe ma non può difendermi.
Componimento 3: era il giorno in cui i raggi del sole si scoloriscono per il dolore del suo creatore quando io
fui preso da amore e non pensai a difendermi perché i vostri begli occhi, oh mia signora, mi conquistarono.
Non mi sembrava il momento di proteggermi contro i colpi d’amore: perciò andavo sicuro, senza timori:
motivo per cui i miei tormenti cominciarono durante il dolore comune. Amore mi trovò del tutto disarmato e
trovò aperta la via per il cuore attraverso gli occhi che sono diventati sorgente di lacrime: perciò, a mio
parere, non fu onorevole per lui colpire con la freccia me quando ero in quello stato e a lei, che era armata,
non mostrare nemmeno l’arco.
Componimento 4: colui che mostrò un’infinita capacità di progettare e realizzare il suo ammirabile
creato(=Dio), che creò i due emisferi terrestri e che creò Giove più tranquillo di Marte, incarnandosi per
illuminare le carte che avevano tenuta nascosta la loro verità già per molti anni, tolse Giovanni e Pietro dalle
reti e fece posto per loro nel regno dei cieli. Non fece dono di sé, nascendo, a Roma ma alla Giudea, gli
piacque sempre molto esaltare la povertà sopra ogni condizione; ed ora ci ha regalato un sole proveniente da
un piccolo borgo, tale da farci ringraziare la natura e quei luoghi dai quali nacque una donna così bella.
Componimento 5: quando emetto la voce per chiamarvi, con il nome che amore mi scrisse nel cuore,
lodando si inizia a sentire fuori dalle labbra il suono delle prime lettere del suo nome. La vostra condizione
regale, che incontro subito dopo, raddoppia la forza di fronte all’alta impresa; ma la sillaba finale mi urla:-
taci perché onorarla è un peso per spalle diverse dalle tue.- Così il vostro stesso nome insegna a lodarvi ed a
riverirvi solamente chiamandovi, oh voi che siete degna di reverenza ed onore: se non che forse Apollo si
sdegna che a parlare dei suoi rami sempre verdi si faccia avanti una presuntuosa lingua mortale.
Componimento 6: il mio appetito sessuale è così sviato per inseguire costei che è volta in fuga(che fugge da
me)e che vola di fronte al mio lento correre privo del peso e dell’impaccio dei lacci di Amore, al punto che
quanto più richiamandolo lo dirigo sulla strada sicura, tanto meno mi ascolta: e non mi serve nemmeno
spronarlo o tirarlo con la briglia poiché Amore lo rende riluttante per la sua natura. E dopo che si
impadronisce del freno con la forza io rimango in suo potere e mi conduce mio malgrado alla morte dello
spirito: tutto ciò solamente per giungere alla pianta di alloro da cui si coglie un frutto acerbo, che quando
viene guastato affligge più che conforta i dolori degli altri.
Componimento 8: libere ed in pace passavamo per questa vita caduca che ogni essere vivente desidera
senza il sospetto di trovare lungo la via qualcosa che risultasse insidiosa per noi ai piedi delle colline dove
nacque(prese per la prima volta la bella veste delle sembianze terrene) colei che spesso fa destare dal sonno
in lacrime colui che ci invia da te. Ma nel misero stato in cui ci troviamo venendo dall’altra vita libera e
serena ora che siamo vicine alla morte abbiamo un solo conforto: che sia fatta vendetta di colui che ci
conduce qui il quale, schiavo della volontà altrui(Laura) sarà ridotto allo stremo e rimarrà legato con una
catena più dura della nostra.
L’anima che è resa gentile da Dio, poiché da nessun altro può venire tale grazia, possiede uno stato simile a
quello del suo creatore: perciò non è mai sazia di perdonare chi con il cuore e l’apparenza umile chiede
perdono dopo quante si voglia offese. E se contro la sua natura tollera di farsi molto pregare, si specchia in
Lui, e lo fa solo affinché il peccare risulti più spaventoso: poiché non si pente bene di un peccato chi è pronto
a commetterne un altro. Dopo che la mia signora mossa da compassione si degnò di guardarmi, riconobbe e
vide che la pena era uguale al peccato, benigna mi restituì al primo stato(=alla condizione umana). Ma al
mondo non c’è nulla di cui un uomo saggio possa fidarsi: poiché pregandola io nuovamente, mi tramutò i
nervi e le ossa in dura pietra; e così rimasi voce spogliata dal corpo, chiamando la Morte, e solo lei, per
nome.
Spirito dolente ed errante(mi ricordo) per grotte deserte e remote, piansi per molti anni il mio ardire senza
freni: e di nuovo trovai la fine a quel male e ritornai nelle membra terrene, ma credo solamente per sentire in
quella forma ancora più dolore. Io assecondai a tal punto il mio desiderio che un dì mi mossi a cacciare come
ero solito fare; e quella creatura selvaggia bella e crudele stava nuda in una fonte quando il sole ardeva più
forte. Io, poiché non mi soddisfo con un’altra visione, stessi a guardarla: quindi ella ebbe vergogna; e per
vendicarsi o per nascondersi, mi lanciò l’acqua nel viso con le mani. Dirò ora la verità(e potrà sembrare una
bugia)io mi sentì tirare via dalla mia forma umana e mi trasformai rapidamente in un cervo solitario e
vagante di selva in selva: ed ancora oggi fuggo lo stormo/l’assalto dei miei cani.
Oh canzone, io non fui mai quella nuvola d’oro che poi discese sulla terra sotto forma di pioggia preziosa al
punto tale da spegnere parzialmente l’ardente desiderio di Giove; ma fui la fiamma che un bello sguardo
accese, e fui l’uccello che sale di più per l’aria esaltando colei che onoro nelle mie poesie: né per quanto mi
trasformassi seppi lasciare il primo alloro(=Laura) che solamente con la sua dolce ombra è in grado di
liberarmi il cuore da ogni passione meno bella.
Componimento 24: se la fronda onorata che pone un limite all’ira del cielo, quando il grande Giove tuona,
non mi avesse negato la corona che suole ornare chi scrive poesie, io sarei stato amico di quelle vostre
dee(=delle muse) le quali la nostra età abbandona vilmente; ma quella ingiustizia mi spinge lontano
dall’inventrice delle prime olive(=Minerva): la sabbia dell’Etiopia non arde sotto il sole più ardente quanto
io ribollo di sdegno per aver perso questa mia cosa tanto amata. Cercate dunque una fonte più tranquilla
poiché la mia è povera di ogni liquido al di fuori di quello che verso lacrimando.
Componimento 25: Amore piangeva ed anche io ogni tanto con lui, dal quale i miei passi non furono mai
lontani, osservando per gli effetti strani ed acerbi la vostra anima sciolta dai suoi nodi. Ora che Dio l’ha
riportata alla strada giusta, levando al cielo con il cuore entrambe le mani, ringrazio lui che ascolta, per sua
grazia, benignamente le giuste preghiere degli uomini. E se lungo la strada che vi conduceva di nuovo alla
vita amorosa avete trovato corsi d’acqua o monti per farvi rinunciare il bel proposito, fu per mostrarvi quanto
è spinoso il sentiero e quanto è aspra e selvaggia la salita dalla quale conviene che si appoggi l’uomo se
punta al vero valore.
Componimento 26: sulla riva non si vede nessuna nave che ha combattuto e vinto le onde più lieta di me,
quando la gente con un aspetto impaurito si prostra a ringraziare lungo la riva; ne chi si libera dal cercare
dopo aver già avuto attorcigliata intorno al collo la corda è più lieto di me, vedendo che era stata deposta
Quando il sole gira le ruote infiammate del suo carro per lasciare lo spazio alla notte, cosicché discende dagli
altissimi monti la maggiore ombra(=il buio notturno), l’avido contadino riprende le armi e con voci e
melodie rustiche scaccia ogni ambascia dal suo cuore; e poi riempie la tavola di cibi poveri, simili a quelle
ghiande(dell’età dell’oro)che tutti onoravano pur rifuggendo. Ma chi vuole si rallegri di quando in quando,
che io non ho ancora avuto neppure un’ora, non dico lieta, ma riposata, né per girare di cieli né di
pianeti(=mai).
Quando il pastore vede calare i raggi del gran pianeta(=il sole) verso il nido dove abita, ed imbrunire le
contrade orientali, si alza in piedi e con il solito bastone, lascia l’erba(=il pascolo) e le fontane e i faggi
muove il suo gregge con dolcezza; dopodiché sparge di verdi fronde per farsi un giaciglio o una casetta o una
grotta situata lontano dalla gente. Ahi crudele Amore, tu in quell’ora più mi spingi a seguire la voce, i passi e
le orme di questa fiera, che tu non stringi nelle tue morse dalle quali si nasconde e fugge, che mi arreca
dolore.
Ed i naviganti gettano i corpi sul duro legno della nave e sotto i ruvidi panni in qualche insenatura marina
riparata dopo che il sole si nasconde. Ma io, per quanto il sole si tuffi in mezzo alle onde, e lasci la Spagna
dietro alle sue spalle e Granada ed il Marocco e le Colonne d’Ercole, e gli uomini e le donne e l’insieme
degli esseri viventi e gli animali acquietino i loro mali, io non pongo fine al mio irriducibile affanno; e mi
duole il fatto che ogni giorno questo danno cresce poiché sono già vicino al decimo anno che questa voglia
amorosa cresce sempre e non posso indovinare chi me ne libererà.
E poiché parlando sfogo un po’ il mio affanno, vedo alla sera tornare i buoi sciolti dalle campagne e dai colli
arati: perché a me non sono tolti i miei sospiri? Perché non mi viene tolto il gravoso gioco d’amore? Perché
di giorno e di notte i miei occhi sono molli di pianto? Povero me, che volli tenere fissi i miei occhi sul suo
bel viso la prima volta che la vidi per scolpirlo nell’immaginazione del cuore dal quale non sarà mai
cancellato né con la forza né con artificio(=per nessun motivo), finché non sarò dato in preda a colei che
separa tutto(=la morte)! Ed anche di lei non so cosa credere.
Oh canzone, se lo stare con me dal mattino alla sera ti ha reso simile a me, tu non vorrai mostrarti in nessun
luogo; e ti curerai così poco delle lodi che le altre persone potrebbero farti che ti basterà procedere di altura
in altura pensando a come mi ha conciato il fuoco di questa pietra focaia sulla quale io mi appoggio.
Componimento 51: avrebbe dovuto avvicinarsi ancora poco ai miei occhi la luce che da lontano li
abbaglia(=Laura)che io avrei modificato completamente il mio aspetto come fece Dafne in Tessaglia. E
siccome non posso trasformarmi in lei più di quanto io non abbia già fatto(non che questo la renda pietosa),
oggi sarei una statua dall’aspetto tormentoso scolpita nella pietra più dura, o nel diamante o nel marmo
bianco, bianco forse per la paura, o nel quarzo molto duro, poi sarei stato pregiato dal volgo avido e sciocco;
e sarei liberato dal gravoso ed aspro giogo d’amore, al punto che io invidio quel vecchio stanco che con le
sue spalle fa ombra al Marocco(=Atlante).
Componimento 52: al suo amante(=Atteone)piacque Diana quando per un caso fortunato la vide tutta nuda
in mezzo alle gelide acque, non più di quanto piacque a me la pastorella alpina e crudele intenta a bagnare un
velo leggiadro che rinchiude i capelli vaghi e biondi all’aria, al punto che mi fece, quando egli arde nel
cielo(=a mezzogiorno)tremare tutto di un gelo d’amore.
E se nel cielo si curano delle cose di qua(del mondo terreno)le anime che sono cittadine lassù ed hanno
abbandonato i loro corpi in terra, ti pregano di porre fine alla lunga guerra civile a causa della quale la gente
non si sente sicura cosicché il pellegrinaggio alle chiese dei beati si è interrotto: che furono già venerate e
che ora in tempo di guerra sono rese quasi grotte per i ladroni, al punto che le loro porte si chiudono
solamente in faccia alle persone buone e tra gli altari e le statue spogliate dagli ornamenti pare che si ordisca
ogni impresa crudele. Deh quanti orribili atti! E non senza campane che furono poste in alt per ringraziare
Dio si incomincia l’assalto.
Le donne lacrimose e la moltitudine inerme dei fanciulli ed i vecchi stanchi che hanno in odio la loro
debolezza e l’interminabile vita, ed i frati benedettini, francescani e domenicani con le altre schiere
travagliate ed inferme gridano:” oh signore nostro aiuto, aiuto.” E la povera gente sgomenta ti mostra le sue
piaghe a mille a mille, che renderebbero pio tra gli altri addirittura Annibale. E se guardi bene alla casa di
Dio(=Roma)che oggi arde tutta, spegnendo assai poche scintille saranno tranquille le bramosie che si
mostrano così infiammate cosicché le tue opere saranno lodate nel cielo.
Gli Orsini, i conti di Tuscolo, i Savelli, i conti di Vico e i Caetani recano spesso offesa ad una grande colonna
di marmo e procurano danno a loro stessi: di costoro si duole quella gentile donna(=Roma)che ti ha chiamato
affinché tu estirpi da lei le piante selvatiche che non sono capaci di fiorire. E’ già passato più del millesimo
anno da quando vennero a mancare in lei quelle anime nobili che l’avevano posizionata nel ruolo di gloria e
fama che aveva. Ahi gente senza antenati altera oltre misura, irriverente a tanta e tale madre! Tu marito, tu
padre: ci si aspetta ogni soccorso dalla tua mano in quanto il maggior padre(=il papa)è intento ad un’altra
opera.
Raramente accade che la fortuna maligna non contrasti le nobili imprese, fortuna che male si accorda alle
imprese coraggiose. Questa volta, sgombrando il passaggio dal quale tu entrasti, si fa perdonare da me molte
altre offese, poiché almeno in questo discorda da se stessa: in quanto, a memoria d’uomo, non fu mai aperta
la via ad uomo mortale per farsi, come è successo a te, eterno per la sua fama, che puoi risollevare la
monarchia più nobile al suo stato originario, se io non valuto male. Quanta gloria ti arrecherà il dire:” gli eroi
antichi la aiutarono quando era giovane e forte; questo in vecchiaia le evitò la morte!”
Sopra il Campidoglio, oh canzone, vedrai il cavaliere che l’Italia intera onora che è preoccupato più del bene
pubblico che di se stesso. Digli:” uno che non ti ha ancora visto da vicino, come tuttavia ci si innamora per
Tutte le cose delle quali il mondo è adorno uscirono buone dalle mani dell’eterno mastro(=il creatore); ma la
bellezza fisica abbaglia me, che non sono in grado di entrare così in profondità. E se al vero
splendore(=quello interiore)mai ritornerò, l’occhio non potrà stare fermo, in questo modo la sua colpa lo ha
Oh canzone, una tua sorella è poco più avanti di te e sento prepararsi nella mia mente l’altra; perciò io scrivo
altre carte.
Componimento 73: poiché per mio destino quell’accesa voglia che mi ha sempre costretto a sospirare(=il
desiderio amoroso), Amore, mi costringe a parlare e mi invoglia a poetare, sia la mia scorta e mi insegni il
cammino e accordi le mie rime con il desiderio: ma in modo che il cuore si strugga a causa dell’eccessiva
dolcezza, come io temo, per via di quello che io sento dove gli occhi degli altri non arrivano(=nell’anima);
perché il poetare mi infiamma e mi fa combattere, né per quanto mi ingegni trovo diminuito il grande ardore
della mente/animo così come era solito per cui io mi spavento e tremo, anzi mi struggo al suono delle parole
proprio come se io fossi un uomo di ghiaccio messo al sole.
Nel cominciare le lodi degli occhi credevo di trovare poetando qualche breve riposo e qualche tregua al mio
ardente desiderio. Questa speranza mi dette l’ardire di esprimere quello che io sentivo/i miei sentimenti: ora
mi abbandona nel momento in cui sarebbe utile e si dilegua. Ma comunque conviene che io prosegua
nell’alta impresa continuando le amoroso note/i miei canti d’amore, visto che il volere che mi trasporta è così
possente; e la ragione che teneva il freno è morta e non lo può contrastare. Amore mi mostri almeno a parlare
poetando in modo che, se mai percuoterà gli orecchi della mia dolce nemica, la farà amica della pietà e non
mia(se non amorosa almeno pietosa).
Io dico: se è vero che nell’età antica gli animi furono più solleciti al vero onore e che alcuni uomini
industriosi si aggirarono per diversi paesi oltrepassando monti e mari e cercando le cose onorevole e
Componimento 116: pieno di quella indicibile dolcezza che i miei occhi trassero dal bel viso nel giorno in
cui li avrei chiusi volentieri(nel senso di morire ma anche di diventare cieco)per non dover guardare una
bellezza minore alla sua, lascia quello che io più desidero(=la vista di Laura); ed ho la mente così abituata a
contemplare solo lei che non vede altro e per antica abitudine disprezza ed odia tutto ciò che non è lei.
Giunsi pensoso solamente con Amore in una valle chiusa da ogni lato(=Valchiusa)che è sollievo per i miei
sospiri stanchi. Lì non ci sono donne ma fontane e sassi e ovunque io guardo trovo l’immagine di quel giorno
che il mio pensiero raffigura.
Componimento 117: se il sasso, dal quale è più chiusa questa valle dal quale deriva il suo nome, tenesse
rivolto il viso a Roma e le spalle a Babele come se avesse una natura schiva, i miei sospiri avrebbero una
strada più agevole per andare dove la loro speranza è viva: adesso procedono in maniera sparpagliata e
tuttavia ognuno arriva là dove io lo mando tanto che nessuno fallisce la meta. Ed essi sono di là(da dove sta
Laura)accolti in maniera così dolce, come io me ne rendo conto, che nessuno torna mai indietro: con così
tanto piacere stanno in quei luoghi. Il dolore è degli occhi che, non appena si fa giorno, per gran desiderio
dei luoghi che sono a loro tolti, mi costringono a salire sulla rupe piangendo e con affanno.
Componimento 118: è passato il sedicesimo anno da che comincia a sospirare a causa dell’amore ed io
supero gli anni verso l’estremo della mia vita; e mi sembra che appena ieri fosse il principio di tanto affanno.
L’amaro del mio amore mi è dolce ed il mio danno mi è utile ed il mio vivere è grave; e prego che la mia vita
duri più a lungo della spietata Fortuna ma allo stesso tempo temo che la morte chiuda prima che questa
avvenga gli occhi dai quali nasce il mio canto(=di Laura). Ora io sono qui, misero, e vorrei essere altrove; e
vorrei avere più forza di volontà ma la mia volontà viene meno; e faccio quanto posso per ridurmi
all’impotenza; e le fresche lacrime che derivano da antichi desideri provano come io sia ancora quello che
ero solito essere e che non sono cambiato malgrado mille rivolgimenti.
Componimento 119: una donna molto più bella e lucente del sole e di pari età mi trasse nella sua schiera per
mezzo della sua famosa bellezza quando ero ancora immaturo. Questa nei pensieri, nelle opere e nelle
parole(perciò che è una delle cose rare al mondo)mi fu sempre guida per innumerevoli camini attraente e
distaccata al tempo stesso. Solo per opera sua cambiai rispetto a quello che ero dopo che sostenni da vicino
la vista dei suoi occhi; per suo amore io mi ero messo a lavorare alla faticosa impresa dell’Africa
decisamente per tempo: al punto che, se io arriverò al porto desiderato(=la fine dell’opera), spero di vivere
grazie alla fama che mi procurerò da lei per molto tempo anche dopo che sarò morto.
Io volevo dire:- questa è una cosa impossibile-; quando essa:- ora guarda- e levai gli occhi verso un luogo un
po’ più in alto e appartato- donna che a pochi uomini si mostrò in ogni tempo.- subito inchinai la fronte
vergognosa, sentendo nascere dentro di me un nuovo e maggiore fuoco d’amore; ed ella ne sorrise dicendo:-
io vedo bene cosa provi. Così come il sole con i suoi possenti raggi fa subito sparire ogni altra stella, così ora
il mio aspetto appare meno bello in quanto oscurato dalla maggiore luce della Virtù. Ma per questo io non ti
escludo dai miei amici, perché lei ed io fummo generate dallo stesso padre e fummo partorite insieme, lei
prima ed io dopo.-
Intanto si sciolse il nodo di vergogna che si era stretto intorno alla mia lingua quando rimasi confuso, nel
momento in cui mi accorsi che lei si era accorta della mia reazione; ed incominciai a dire:- se è vero quello
che sento, beato il padre e benedetto il giorno che ha adornato il mondo di voi e tutto il tempo che io passai
a vedervi; e se qualche volta lascia la retta via, me ne dispiaccio fortemente, molto di più di quanto non
mostro; ma se fossi degno di sentire di più circa la vostra natura, sappiate che ardo dal desiderio.- mi rispose
pensosa e tenne il suo sguardo così fisso che mi arrivarono nel cuore non solo le sue parole ma anche il suo
viso:
-così come piacque al nostro padre eterno ognuna di noi nacque immortale. Miseri, a voi mortali a che cosa
giova? Sarebbe meglio se non lo fossimo. Un tempo fummo amate, belle, giovani e leggiadre: ed ora siamo
giunte al punto che costei(=la virtù)sbatte le ali per tornare alla sua antica dimora(=il cielo); io sono per mia
natura un’ombra e quindi non posso esistere. Ed ora ti ho detto quanto in così breve tempo puoi comprendere
da te.- dopo che mosse i suoi piedi dicendo:- non temere che io mi allontani-, colse una ghirlanda da un
verde albero di alloro che avvolse con le sue mani intorno alla mia testa.
Oh canzone, a chi dovesse definire oscuro il tuo contenuto rispondi:- non mi interessa perché spero presto di
rendere manifesto tramite una voce più chiara un altro messaggio. Io venni solo per svegliare gli altri se non
mi ingannò quando mi separai da lui chi mi impose questo compito.-
Componimento 120: quelle pietose rime nelle quali conobbi il vostro ingegno e il vostro generoso affetto,
ebbero tanto vigore nel mio animo che subito presi in mano questa penna per rassicurarvi circa il fatto che gli
estremi morsi di quella che come tutti io aspetto(=della morte)non ho mai sperimentato ma solamente senza
timore corsi fino alla porta della sua dimora; poi tornai indietro perché io vidi scritto sopra che non era
ancora giunto il termine assegnato alla mia vita, benché non leggessi né la data né l’ora della mia morte
Componimento 137: l’avida Avignone ha riempito il sacco fino al punto di scoppiare di ciò che provoca
l’ira di Dio e di vizi empi e rei, ed ha preso come suoi dei non la giustizia e la sapienza(=Giove e Pallade) ma
la lussuria e la crapula(=Venere e Bacco). Mi struggo e mi fiacco aspettando che giustizia venga fatta; ma in
ogni caso vedo che nel futuro ci sarà per lei un nuovo sultano il quale riunificherà la curia, non abbastanza
presto come vorrei, e quella riunificazione sarà effettuata a Bagdad. I suoi idoli(Bacco e Venere)saranno
abbattuti per terra e le torri superbe, nemiche del cielo(come Babele), con i loro custodi saranno bruciate
dentro e fuori(=anima e corpo). Anime belle ed amiche della virtù governeranno il mondo; e poi vedremo il
mondo farsi tutto d’oro(=ritorno all’età dell’oro)e pieno delle opere antiche.
Componimento 138: sorgente di dolore, albergo di rabbia, scuola di errori e tempio di eresie, già santa a
Roma ora è falsa e malvagia ad Avignone, e a causa di ciò si piange e si emettono sospiri; oh fucina di
inganni, oh orribile prigione, dove il bene muore ed il male si nutre e si crea, inferno sulla terra, ci vorrà un
grande miracolo per evitare che Cristo si arrabbi con te. Fondata in una povertà casta ed umile alzi ora le
corna in atto di aperta ribellione contro i tuoi fondatori(Cristo+ apostoli)puttana sfacciata: e dove hai messo
la speranza? Nei tuoi adulteri? Nelle enormi ricchezze nate in malo modo? Costantino non ritorna ma tolga
l’inferno che sostiene.
Componimento 139: quando più stendo le ali verso di voi desideroso di vedervi, oh dolce schiera amica di
monaci certosini, tanto più la fortuna mi impedisce il volo usando tanto vischio e mi fa proseguire errando. Il
cuore che nonostante quello che vuole la fortuna mando in giro, è sempre con voi in quella valle aperta alla
vista(=valle di Gapeau)dove il nostro mare abbraccia di più la terra; giorni fa mi separai da lui(=cuore)
lacrimando. Io andai a sinistra verso Avignone mentre lui mantenne il cammino dritto per la vostra valle, io
trainato a forza, lui scortato da amore, lui è a Gerusalemme(città della libertà riconquistata) mentre io sono in
Egitto(esilio). Ma la pazienza è un conforto nel dolore, perché già per lunga abitudine stabilitasi tra noi, il
nostro stare insieme è raro e breve.
Componimento 140: amore, che vive e regna nel mio pensiero ed ha il suo trono maggiore nel mio cuore,
ogni tanto arriva armato nel volto: qui si accampa e pone la sua insegna in atto di sfida. Quella che insegna
ad amare ed a sopportare(=Laura)e che vuole che il grande desiderio e l’accesa speranza siano frenate dalla
ragione, dalla vergogna e dalla reverenza si indigna fra sé del nostro ardire(nell’esternare l’amore). A causa
di ciò amore fugge spaventato al cuore abbandonando ogni sua impresa e piange e trema; lì si nasconde e
non è più visibile all’esterno. Che cosa posso fare io se anche il mio signore ha paura se non stare con lui
fino alla morte? Perché è una bella morte quella di chi muore amando in modo puro.
Componimento 141: come ogni tanto durante la stagione calda la falena abituata a volare verso la luce vola
negli occhi di altra gente per suo diletto e a causa di ciò avviene che lei muoia e l’altro sia infastidito: allo
stesso modo io corro sempre verso il mio sole che mi è fatale(=Laura)dagli occhi del quale mi proviene tanta
dolcezza che il freno della ragione non apprezza e la ragione è vinta dal desiderio. E vedo bene come quelli
mi schifino e so che di questo morirò di sicuro perché la mia forza vitale non regge tale affanno; ma amore
mi abbaglia così soavemente che io piango le noie di Laura e non il mio danno; cosicché l’anima abbagliata
consente alla sua morte.
Componimento 149: con il passare del tempo diventa meno dura l’angelica figura ed il dolce sorriso e
l’espressione del bel viso e degli occhi leggiadri diventa meno severa. Che cosa fanno con me oramai questi
sospiri che nascevano dal dolore e mostravano all’esterno la mia angosciosa e disperata vita? Se accade che
io giri il volto da quella parte(=verso Laura)per calmare il cuore, mi sembra di vedere amore sostenere la mia
causa ed aiutarmi: né perciò reputo già finita la guerra, né reputo tranquillo ogni stato del mio cuore; perché
più arde in me il desiderio più mi rincuora la speranza.
Componimento 150: -che cosa fai anima? A che cosa pensi? Troveremo mai pace? Avremo mai tregua? O
saremo sempre in condizione di guerra? -che cosa sarà di noi non lo so; ma, per quello che io posso vedere, il
nostro male non piace ai suoi begli occhi. -a che giova questo se con quegli occhi lei ci fa diventare ghiaccio
d’estate e fuoco d’inverno? -non lei ma chi li governa(=Amore). -questo a cosa ci giova se lei vede ciò e
tace? -alle volte la lingua sta in silenzio ed il cuore si lamenta ad alta voce e, nell’aspetto lieta e senza
lacrime, piange nel suo intimo dove lo sguardo degli altri non vede. -nonostante ciò la mente non si calma
rompendo così il dolore che si raccoglie e ristagna in lei perché l’uomo misero non crede alla grande
speranza(che Laura provi dolore per lui e lo ami).
Componimento 151: un marinaio stanco non fuggì mai nel porto per salvarsi da una cupa e tempestosa onda
marina come io fuggo dove il grande desiderio mi sprona e rivolge(=negli occhi di Laura) dal fosco e torbido
pensiero(=dalla disperazione). Né è mai successo che una luce divina abbagliasse l’occhio umano come la
mia è stata abbagliata dal raggio altero proveniente dal bel dolce e soave bianco della sua cornea e dal nero
della sua pupilla nei quali amore rende dorate ed aguzza le sue frecce. Non ancora cieco lo vedo
rappresentato; nudo, tranne in quelle zone che il pudore vuole coperte; fanciullo con le ali: non dipinto ma
vivo. Da lì mi mostra quello che tiene nascosto a molti, che punto per punto io leggo dentro ai begli occhi
tutto quello che dico e scrivo circa amore.
Componimento 152: questa belva umile, cuore di tigre o di orsa, che nell’aspetto è umana ma la cui bellezza
proviene dal cielo, mi gira in riso ed in pianto, fra paura e speranza al punto da mettere in forse ogni mia
condizione. Se presto non mi accoglie come innamorato o non mi lascia libero ma continua a tenermi come
è solito fare nell’incertezza, basandomi su quello che io sento dal veleno che dalle vene mi arriva al cuore,
oh amore, la mia vita è finita. La forza vitale fragile e stanca ormai non può più sopportare tanti mutamenti
di stato che in un solo momento la fanno ardere, agghiacciare, arrossire ed impallidire. Fuggendo dalla vita
Componimento 175: quando mi viene davanti nella mente il tempo ed il luogo in cui perdetti me stesso ed
in cui amore mi avvolse con le sue mani tramite un nodo in modo da rendere l’amare un qualcosa di dolce ed
il piangere un giogo, sono tutto zolfo ed esca pronta a prendere fuoco(=sono pronto ad accendermi
completamente) ed il mio cuore è un fuoco acceso nel suo interno da quei sospiri soavi, che sento sempre
nella memoria, in modo tale da godere mentre ardo, ed io vivo per questo e mi importa poco del resto. Quel
sole, che è l’unico che risplende davanti ai miei occhi, mi scalda ancora con i suoi raggi vaganti qui(nel
ricordo)oggi al tramonto nello stesso modo in cui mi scaldò un tempo; e mi infiamma in questa maniera
anche da lontano al punto che la memoria, sempre viva ed inalterabile, mi mostra sempre quel nodo, quel
luogo e quel momento.
Componimento 176: io procedo sicuro in mezzo ai boschi inospitali e selvaggi nei quali vanno con grande
rischio uomini armati perché non può spaventarmi nulla che non sia il sole che ha i raggi splendenti di reale
amore; e procedo cantando(oh pensieri folli)lei che nemmeno il destino potrebbe mandare lontano da me
visto che la vedo nei miei occhi e mi pare di vedere con lei donne e fanciulle che in realtà sono abeti e faggi.
Mi sembra di udirla sentendo i rami e le brezze e le fronde e gli uccelli che si lamentano e l’acqua che fugge
mormorando attraverso l’erba verde. Raramente mi piacquero così tanto un silenzio, un solitario orrore nato
da una selva ombrosa se non fosse che sono troppo lontano dal mio sole.
Componimento 177: amore, che mette le ali ai piedi ed ai cuori dei suoi seguaci per farli arrivare vivi
volando al terzo cielo(=di Venere)mi ha mostrato, passando attraverso le famose Ardenne, mille campi e
mille fiumi in un solo giorno. È stato dolce per me essere stato in quel luogo, dove Marte armato ferisce
senza darne avviso(imboscate), da solo e senza armi, quasi come se fossi una barca in mezzo al mare senza
timone né albero(=alla deriva), pieno di pensieri gravosi e disdegnosi(per la lontananza di Laura).solo dopo
essere giunto alla fine della giornata oscura, ricordando da dove vengo e con quali piume sento nascere la
paura dal mio troppo ardimento. Ma il bel paese della Provenza ed il Rodano, fiume che provoca diletto,
rassicurano con un’accoglienza serena, il cuore già girato verso dove abita la sua luce(=Avignone).
Componimento 178: nello stesso momento amore mi sprona e mi frena, mi rassicura e mi spaventa, mi fa
ardere e mi fa bruciare, mi provoca gradimento e sdegno, mi chiama a sé e mi scaccia, mi fornisce speranza
e pena, conduce il mio cuore stanco verso l’alto ed il basso: a causa di ciò il desiderio errante perde la
traccia/si smarrisce e sembra che il suo massimo piacere gli sia sgradito, di smarrimento così strano è piena
la mia mente. Un pensiero amico mostra alla mente un guado per andare subito dove spera di essere
contenta(=Roma)che non si risolve attraverso le lacrime degli occhi ma è un guado reale; dopo, con forza
quasi maggiore la strappa da là bisogna che segua un’altra via e contro la sua volontà acconsente alla lunga
morte sua e mia(=della mente e del corpo).
Componimento 179: oh Geri, quando talvolta la mia dolce nemica, che è così altera, si arrabbia con me, mi
viene fornito un conforto affinché non muoia che è il solo per la cui potenza l’anima respira ancora(=è
ancora viva). Ogni volta che lei sdegnosa distoglie i suoi occhi da me(forse perché spera di privare la mia
vita della sua luce?)io le mostro i miei così pieni di umiltà che ella deve per forza ritrarre ogni suo sdegno. E
se così non fosse l’andare a vedere lei sarebbe come guardare il volto di Medusa che pietrificava la gente che
la guardava. Quindi tu agisci nello stesso modo: poiché io vedo escluso ogni latro aiuto ed il fuggire non
serve a niente davanti alle ali che usa il nostro signore(=Amore).
Che io ho già cercato più di mille vie per provare se una cosa mortale, senza di loro(occhi di Laura)mi
potesse tenere in vita anche solo un giorno. L’anima, poiché non ha mai tregua, corre sempre alle faville
angeliche; ed io che sono fatto di cera ritorno al fuoco che mi strugge; ed osservo intorno per scoprire
quando si allenta la guardi a quello che io desidero(=sguardo di Laura); e come un uccello che si posa sul
ramo dove ha meno paura e lì viene subito catturato, così io rubo dal suo bel volto ora uno ed ora un altro
sguardo; e nello stesso momento mi nutro ed ardo di ciò.
Mi nutro della mia morte e vivo nelle fiamme; ben strano cibo la morte e ben strana una salamandra in forma
umana; ma non è un miracolo perché lo vuole amore. Agnello vissi felice un tempo nella sofferente mandria
degli amanti; ora al termine della mia vita la fortuna e l’amore mi trattano secondo la loro usanza: ed è
naturale che sia così come è naturale che ci siano rose e viole in primavera e neve e ghiaccio in inverno.
Perciò se io mi procuro or qui ora là cibi per il corto vivere, anche se questo volesse dire che è furto, una
donna così ricca dovrebbe essere contenta se qualcun altro vive delle sue ricchezze senza nemmeno che lei
se ne accorga.
Chi è che non conosce grazie a che cosa io vivo e vissi sempre dal momento in cui vidi per la prima volta
cambiare vita ed abitudine a quei begli occhi? Se qualcuno non lo credesse pensi che per quanto si cerchi per
terra e per tutti i mari nessuno potrà sapere tutti i vari temperamenti umani. C’è gente che vive di
odori(Astomi), ad esempio, presso il grande fiume Gange; io qui quieto i fragili e famelici spiriti vitali di
fuoco e luce. Amore, e te lo voglio proprio dire, è sconveniente ad un signore essere così poco generoso. Tu
hai le frecce e l’arco: fai in modo che io muoia per colpa della tua mano e non consumandomi di desiderio,
perché un bel morire onora tutta la vita.
La fiamma chiusa è più ardente; e se cresce ancora non può più nascondersi in nessun modo: amore io lo so
perché provo questa sensazione sotto il tuo dominio. Lo vedesti bene quando arsi così silenziosamente; ora
Oh mia canzone, io starò fermo sul campo di combattimento perché è un disonore morire fuggendo; e
rimprovero a me stesso tali lamenti visto che la mia sorte, il mio pianto, i miei sospiri e la mia morte sono
così dolci. Oh servo d’amore che leggi queste rime, il mondo non ha un bene che pareggi il mio male.
Componimento 208: rapido fiume, che dalla sorgente montana rodendo intorno, dalla qual cosa prendi il tuo
nome, scendi di giorno e di notte con me dove Amore mi conduce e dove solamente la natura conduce
te(=Avignone), vai avanti: né il sonno né la stanchezza frenano il tuo corso; e prima che tu versi il tuo tributo
d’acqua al mare, guarda attentamente dove l’erba è più verde e l’aria è più serena. Lì si trova quel nostro sole
vivo e dolce che adorna ed infiora la tua riva sinistra: forse(o che cosa oso mai sperare?)anche il mio tardare
le provoca dolore. Baciale il piede o la mano bella e bianca; dille, con i baci e non con le parole:- lo spirito è
pronto/veloce ma la carne/il corpo è stanco ed ha quindi bisogno di riposo.
Componimento 209: i dolci colli dove lascia me stesso, partendo da dove non posso mai partire con l’animo
ed il pensiero, mi sono sempre davanti agli occhi e mi è sempre addosso quel caro peso che amore mi ha
affidato. Mi meraviglio spesso con me di me stesso perché io procedo senza interruzioni e non mi sono
ancora allontano dal bel giogo d’amore scosso molte volte invano, ma quanto più me ne allontano tanto più
me ne avvicino. E come un cervo ferito da una freccia che con il ferro arroventato dentro il fianco fugge e
prova tanto più dolore quanto più si affretta, tale sono io con quella freccia nel lato sinistro che mi consuma
e mi diletta allo stesso tempo, mi struggo di dolore e mi stanco di fuggire.
Componimento 210: per quanto si cerchi per ogni costa marina dallo spagnolo Ebro(=da
occidente)all’indiano Jhelum(=ad oriente), dal mare rosso(=Mar rosso=il sud)alle onde del mar
Caspio(=nord), né in cielo né in terra vi è più di una fenice. Quale corvo situato alla mia destra o quale
cornacchia situata alla mia sinistra potrebbe cantare il mio destino e quale parca potrebbe avvolgerlo
sull’aspo(=allungarmi la vita)? Poiché io trovo la pietà(=Laura)sorda come un aspide, misero me, dalla quale
io speravo di essere felice. Io non voglio parlare di lei: ma riempie tutto il cuore di chi la vede di dolcezza e
d’amore visto quanta ne ha con sé e quanta ne porge agli altri; ma per rendere queste dolcezze amare ed
empie verso di me, o non si accorge, o finge di non accorgersi o non si preoccupa del fatto che le mie
tempie(=i miei capelli)stanno diventando bianchi prematuramente.
Componimento 211: la passione mi incita, l’amore mi guida e mi indica la strada, il piacere mi tira e
l’abitudine mi trasporta, la speranza mi lusinga e mi riconforta e porge di già la mano destra al cuore già
stanco per aiutarlo; ed il misero la prende senza accorgersi della nostra scorta cieca e sleale(=amore): i sensi
con la loro irrazionalità regnano e la ragione è morta; da un desiderio errante ne risorge un altro. La virtù,
l’onore, la bellezza, l’atto nobile e le dolci parole mi hanno preso nei bei rami del lauro dove il cuore rimane
soavemente invischiato. Nel 1327, precisamente al mattutino, il sesto giorno di aprile, entrai nel labirinto e
non vedo come uscirne.
Componimento 212: io che mi beo di sogni e che sono contento di languire, di abbracciare le ombre e di
inseguire l’aria estiva, nuoto in un mare che non ha fondo né riva(=senza confini), aro sull’acqua, costruisco
sulla sabbia e scrivo nel vento; e guardo tanto attentamente il sole(=Laura)che esso ha già spento la mia
capacità visiva con il suo splendore, e caccio con un bue zoppo, infermo e lento una cerva errante e veloce
nel fuggire(=Laura). Cieco e stanco per ogni altra cosa che non sia il mio danno che cerco giorno e
Componimento 220: da dove amore tolse l’oro e da quale filone per creare due trecce bionde di tal fatta? Ed
in quali spine colse le rose delle guance ed in quale campo le brine tenere e fresche(perché appena cadute)del
colorito, e diede loro polso e respiro(=la vita)? Da dove le perle dei denti nei quali infrange ed articola parole
dolci, oneste e rare? Da dove tante bellezze e così divine, di quella fronte serena più del cielo? Da quali
angeli venne e da quali sfere celesti, quel celeste cantare che mi distrugge al punto che mi avanza ormai poco
in grado di consumarsi? Da quale sole nacque l’alma luce altera di quei begli occhi dai quali io ricavo guerra
e pace che mi tormentano il cuore nel ghiaccio della freddezza della donna e nel fuoco dell’ardore della
passione.
Componimento 221: quale mio destino, quale forza o quale inganno mi riconduce disarmato al campo di
battaglia dove sono vinto? E se io ne esco vivo mi meraviglierò; se morirò ne ricaverò il danno. Nono sarà
un danno ma un vantaggio: così dolcemente stanno nel mio cuore le fiamme ed il loro chiaro lampo che lo
abbaglia e lo strugge, ed io avvampo ed è già il ventesimo anno che ardo. Sento i messaggeri della
morte(=ho un presentimento di morte)quando vedo apparire e folgorare da lontano i begli occhi; poi, se
succede che avvicinandosi li rivolga verso di me, amore mi blandisce e ferisce con tale dolcezza che io non
sono in grado di ripensarlo nonché di ridirlo: perché né l’intelletto né le parole giungono al vero.
Componimento 222: oh donne liete ed afflitte, accompagnate(perché sono una brigata)e sole(perché Laura
non è con loro) che andate parlando per la via, dov’è la mia vita e la mia morte(=Laura)? Perché non è con
voi come è solita? -siamo contente perché ricordiamo quel sole di Laura ma siamo addolorate perché
l’invidia e la gelosia ci privano della sua dolce compagnia, perché si dispiace del bene degli altri come se
fosse un suo male.- chi pone il freno agli amanti o fornisce loro la legge? -all’anima nessuno, al corpo l’ira
ed il malumore del geloso: questo che ora è in lei ogni tanto capita anche a noi. Ma spesso si può leggere
nella fronte il cuore con i suoi sentimenti: in questo modo vedemmo oscurarsi la nobile bellezza e gli occhi
suoi farsi tutti rugiadosi di lacrime.
Componimento 223: quando il sole bagna in mare il carro dorato e l’aria del nostro emisfero e la mia mente
si oscurano, con il cielo, le stelle e la luna ottengo la promessa di una notte dura ed angosciosa. Poi(=una
volta scesa la notte)narro alla tale che non mi ascolta(=Laura)tutte le mie fatiche giornaliere, una per una, e
mi lamento con il mondo, con la mia cieca fortuna, con l’amore, con la mia signora e con me stesso. Il sonno
è bandito ed il riposo impossibile; ma ricevo soltanto sospiri e lamenti fino all’alba nonché lacrime che
Componimento 243: fresco, ombroso, fiorito e verde colle dove siede ora cantando ed ora pensando colei
che toglie la fama a chiunque altro e che rende testimonianza degli spiriti celesti in terra: il mio cuore che mi
volle lasciare per stare con lei(e fece una cosa molto assennata e ancora di più se sceglierà di non tornare mai
indietro)ora procede numerando dove l’erba è segnata dalle impronte prodotte dal bel piede di Laura ed è
bagnata dalle lacrime provenienti dai miei occhi. Si stringe a lei ed a ciascun passo dice:- deh se solo fosse
qui ora anche solo per un po’ quel misero che è già stanco di piangere e di vivere! Lei ride di queste parole
ed il gioco d’amore non è pari: tu sei il paradiso ed io un sasso senza cuore, oh luogo sacro, avventuroso e
dolce.
Componimento 244: il male mi opprime ma mi spaventa il futuro che può essere peggiore verso il quale
vedo un cammino così largo e piano, perché io sono entrato in una frenesia simile alla tua e con un pensiero
ostinato vaneggio insieme a te; non so se chiedere a dio guerra o pace perché il danno della guerra è grave
ma la vergogna dell’arrendersi è colpevole. Ma poi perché penare nel dubbio? Di noi non sarà che ciò che è
già stato ordinato nel sommo seggio di Dio. Benché io non sia degno di quel grande onore che tu mi fai,
perché sei ingannato da amore che spesso fa vedere male anche chi ha gli occhi buoni, tuttavia il mio
consiglio è di alzare l’anima a quel regno celeste perché la strada è lunga ed il tempo della nostra vita è
breve.
Componimento 245: due rose fresche colte in paradiso l’altro ieri, essendo il primo giorno di maggio,
furono il bel dono che un amante anziano e saggio divise in parti uguali tra due giovani amanti con un modo
di parlare così dolce ed un sorriso tale da far innamorare un uomo selvaggio, questo dono fece cambiare il
viso con un raggio sfavillante ed amoroso(=fece arrossire)sia l’uno che l’altro(entrambi i giovani amanti). -il
sole non vede una coppia d’amanti come la vostra(=non c’è una coppia come voi sulla terra)-diceva ridendo
e sospirando(pensando ai suoi amori di un tempo)nello stesso momento; e stringendoli entrambi si rivolgeva
all’uno ed all’altro. Così divide le rose e le parole per le quali il cuore stanco si rallegra ancora e teme: oh
felice eloquenza, oh giorno lieto!
Componimento 246: l’aria che sospirando soavemente muove il verde lauro ed i capelli dorati rende con le
sue sembianze leggiadre e straordinarie le anime lontane dai corpi. Candida rosa nata fra le dure spine del
mondo, quando succederà che se ne trovi nel mondo una pari a lei che è il vanto del nostro tempo? Oh Dio
vivente, ti prego di farmi morire prima di lei: cosicché io non veda la grande perdita pubblica e non veda
rimanere senza il suo sole il mondo e nemmeno i miei occhi che non hanno un’altra luce; e nemmeno
Componimento 248: chi vuole vedere tutto quello che la natura ed il cielo possono fare in mezzo a noi,
venga a vedere questo unico sole non solo per i miei occhi ma anche per il mondo cieco a cui non
interessano più le virtù; e venga subito perché la morte rapisce prima i migliore lasciando stare i malvagi:
questa creatura mortale che è attesa in paradiso passa e non può durare. Se arriva in tempo vedrà ogni virtù,
ogni bellezza ogni costume regale congiunti in un solo corpo con mirabile armonia; allora dirà che le mie
rime sono mute rispetto a tutto quello che lei è e che l’ingegno è abbagliato dalla troppa luce; ma se tarda
ancora avrà da piangere per sempre.
Componimento 249: quanta paura provo quando mi ricordo del giorno in cui lascia per l’ultima volta la mia
signora grave e pensosa ed il mio cuore lì con lei! Eppure non c’è una cosa alla quale io ripenso così
volentieri e così spesso. Io la rivedo stare modestamente in mezzo alle altre donne come un rosa che si trova
in mezzo a fiori minori, né felice né addolorata come chi ha paura di qualcosa e non sente altro male se non
questo timore. Aveva deposto l’abituale leggiadria, le perle, le ghirlande, i panni allegri, il sorriso, il canto ed
il parlare dolcemente cortese. Così in questo stato incerto lasciai la mia vita(=Laura): adesso tristi presagi e
sogni e pensieri lugubri mi assaltano e voglia dio che non si avverino.
Componimento 250: la mia signora era solita consolarmi in sogno con quel suo aspetto dolce ed angelico;
adesso mi spaventa e mi rattrista e non posso difendermi dal dolore e dalla paura: perché spesso mi sembra
di vedere nel suo volto una vera pietà mista con un profondo dolore e mi sembra di sentire cose a causa delle
quali il mio cuore si persuade che dovrà presto abbandonare la gioia e la speranza. Lei mi dice:- non ti
ricordi di quell’ultima sera quando lascia i tuoi occhi molli di pianto e costretta dall’ora tarda me ne andai?
Io non potei dirtelo allora e non volli nemmeno; ma te lo dico adesso come cosa conosciuta e vera: non
sperare di vedermi mai più sulla terra.-
Componimento 251: oh visione misera ed orribile! E’ dunque vero che l’anima vivificante che soleva
rendere contenta la mia vita in pene e buone speranze sarà morta prematuramente? Ma come è possibile che
una notizia così grande non risuoni per altri messaggeri ma che io la debba sentire attraverso lei stessa? Non
lo permettano dio e la natura e che la mia triste supposizione sia falsa. A me piace solamente sperare di poter
vedere di nuovo il bel viso adorno che mi tiene in vita e che onora il nostro tempo. Se è già uscita fuori dalla
sua bella dimora(=dal suo bel corpo)per salire al soggiorno eterno(=Paradiso) io prego affinché non tardi a
venire il mio ultimo giorno.
Componimento 252: nello stato di dubbio in cui mi trovo ora piango ed ora canto, spero e temo; e sfogo la
mia angoscia in sospiri ed in rime: amore usa sopra il mio cuore molto afflitto tutte le sue lime(i suoi
tormenti). Accadrà mai che quel bel viso santo rende a questi occhi le loro luci di una volta o li condanni ad
un pianto senza fine(misero, non so che pensare di me stesso)? E per entrare nel soggiorno dei beati che gli
spetta di diritto non si curi di che cosa accada sulla terra dei miei occhi(=di loro)dei quali è il sole e che non
vedono nessun altro? Vivo con una tale paura ed in uno stato di guerra tale che non sono più quello che fui e
che vivo come uno che percorrendo una via incerta teme e sbaglia.
Componimento 253: oh sguardi dolci, oh paroline accorte ci sarà mai il giorno in cui vi rivedrò e vi sentirò
di nuovo? Oh chiome bionde con le quali amore mi annoda il cuore che conduce, così avvinto, a morte; oh
bel viso fornito a me per un doloroso destino dal quale io sempre ricaverà solo pianto e mai goduria: oh
Componimento 255: questi amanti lieti e tranquilli sono soliti desiderare la sera ed odiare l’alba; a me la
sera raddoppia il dolore ed i pianti mentre la mattina è l’ora più felice: perché spesso nello stesso momento
un sole(=Laura)e l’altro si schiudono quasi come se fossero due orienti, così simili in bellezza e lucentezza,
che anche il cielo si innamora della terra(e non solo la terra del cielo); come già avvenne quando il sole-
Apollo si innamorò di Dafne la quale, trasformandosi, fece verdeggiare i primi rami che hanno messo radici
nel mio cuore al punto che amo sempre Laura più di me stesso. In questo modo mi trattano due ore
contrarie(mattino e sera); è quindi giusto che io desideri chi mi acquieta(mattino)mentre tema ed odi chi mi
produce affanno(sera).
Componimento 256: se solo io potessi vendicarmi di colei ce mi distrugge con gli sguardi e le parole e che
poi per accrescere il mio dolore si nasconde e fugge nascondendomi in questo modo gli occhi dolci e crudeli.
Così consumandoli a poco a poco succhia i miei afflitti e stanchi spiriti vitali, e standomi sul cuore quasi
come un leone feroce ruggisce di notte proprio quando io dovrei avere pace. L’anima, che la morte provocata
dall’angoscia scaccia, si separa da me e, sciolta dal nodo corporeo, si reca da lei che pure la minaccia. Mi
meraviglio molto se qualche volta mentre le(a Laura) parla, piange e l’abbraccia non interrompe il suo sonno
se lei(Laura) lo ascolta.
Componimento 257: gli occhi desiderosi ed intenti erano fermi a guardare quel bel viso che io sospiro e
desidero quando amore(=Laura)frappose quella mano onorata che amo come seconda dopo il viso come se
volesse dire:” che cosa pensi?/a quali fantasticherie ti abbandoni?”. Preso come un pesce all’amo o come un
giovane uccello dal vischio su un ramo lì nel bel viso dal quale impara ad agire rettamente seguendo
l’esempio vivente, il cuore non riportò alla realtà i sensi occupati nella contemplazione. Ma lo sguardo,
privato del suo oggetto(=il volto), quasi come se stesse sognando si apriva una via immaginando, senza la
quale via il suo bene è incompleto. L’anima tra l’una e l’altra mia gloria(=tra il viso e la mano)sentiva in sé
non so quale diletto mai provato prima e non so quale straordinaria dolcezza.
Componimento 258: uscivano folgorando così dolcemente verso di me vive faville dalle due belle luci degli
occhi di Laura e contemporaneamente uscivano da un cuore saggio con sospiri fiumi così soavi di parole
nobili che solo il ricordare sembra che mi consumi ogni volta che ritorno con la mente a quel giorno,
ripensando a come vennero meno i miei spiriti vitali al variare del suo modo abituale di porsi in maniera
dura. L’anima, sempre nutrita a dolore e affanni(quanto è grande il potere di un’abitudine inveterata!)fu così
malferma di fronte al doppi piacere(provocato dagli occhi e dalle parole)che al solo assaggiare il bene per il
insolito tremando e di paura e di speranza fu spesso in dubbio circa l’abbandonarmi.
Componimento 259: ho sempre ricercato una vita solitaria(lo sanno le rive dei fiumi, le campagne ed i
boschi)per fuggire agli ingegni sordi e ciechi al bene che hanno smarrito la strada verso il cielo(=abitanti di
Avignone); e se a questo riguardo fosse compiuto il mio desiderio, fuori dalla dolce aria dei paesi
toscani(=Italia)almeno mi avrebbe la Sorga, che mi aiuta a piangere ed a cantare, tra i suoi bei campi
ombrosi. Ma la mia sorte, che mi è sempre stata nemica, mi rispinge verso il luogo dove io mi sdegno di
vedere il mio tesoro(=Laura)vivere in mezzo al fango della corruzione. Ma questa volta si è resa amica della
mano con cui scrivo(=destra)e ciò non è indegno(=me lo sono meritato): solamente amore vide ciò e ne è a
conoscenza la mia signora ed io.
Oh donne, voi che avete ammirato la sua bellezza e la vita angelica con quel portamento celestiale in terra,
addoloratevi per me e vi vinca la pietà non di lei, che è salita a tanta pace lasciandomi in questo stato di
affanno: al punto che, se altri(natura e destino)mi sbarrano ancora per molto tempo la strada per seguirla, è
solo quello che mi dice amore a trattenermi dal non recidere il nodo che mi tiene in vita. Ma egli ragiona
dentro di me in questo modo:
-frena il gran dolore che ti porta fuori dal ragionevole; perché a causa delle passioni eccessive si perde la
possibilità di salire al cielo a cui il tuo cuore aspira dove vive colei che alla gente che guarda dalla terra
sembra morta(=Laura), e sorride fra sé delle sue belle spoglie mortali e sospira solo per te; prega che tu non
estingua la sua fama che si diffonde ancora grazie alle tue poesie in molte parti del mondo e che anzi la voce
renda più illustre il suo nome, se i suoi occhi ti furono dolci o cari.-
Fuggi i luoghi sereni e verdi, non avvicinarti ai luoghi da dove provengono risa o canti, non canzone mia ma
pianto/plantcus: non fa per te il trovarti fra gente allegra, vedova sconsolata vestita di nero.
Fammi sentire un po’ di quell’aria nobile fuori così come la sento ancora nella mia interiorità; la quale era in
grado, cantando, di acquietare gli sdegni e l’ira, di rasserenare la mente tempestosa e di sgombrare la mente
da ogni nebbia oscura e vile(=da ogni pensiero impuro e basso)e sollevare il mio stile al di sopra delle sue
possibilità dove ora non potrebbe più andare. Fai in modo che la speranza sia uguale al desiderio; e poiché
l’anima è più forte nella sua giurisdizione, rendi agli occhi ed alle orecchie il proprio oggetto
sensibile(=Laura), senza il quale il loro operare è imperfetto ed il mio vivere è come morire. Adesso usi
invano la tua forza sopra di me mentre la terra ricopre il mio primo amore.
Fai in modo che io possa rivedere il bello sguardo che fu come un sole sopra il ghiaccio dove io ero solito
andare carico; fai in modo che io ti possa trovare nel varco degli occhi dal quale il mio cuore passò senza più
tornare indietro; prendi le frecce dorate che fanno innamorare e prendi l’arco, e fammi sentire, come eri
solito fare, con il suono le parole dalle quali io imparai che cos’è l’amore; muovi la lingua di Laura
dov’erano sempre disposti gli ami(=Le parole)dai quali fui catturato e l’esca(=i discorsi)che io desidero in
continuazione; e nascondi i tuoi lacci fra i capelli crespi e biondi perché la mia volontà non rimane
invischiata da nessun’altra parte; spargi con le tua mani al vento le chiome, legami lì, e così puoi farmi
contento.
Non ci sia mai chi mi sciolga dal laccio dorato(=dal laccio delle chiome bionde)sia che esse siano lasciate
libere ad arte o intrecciate o acconciate in alto, o dall’ardente spirito della sua vista dolcemente severa, la
quale di giorno e di notte(=sempre)teneva fresca in me il desiderio amoroso più dell’alloro e del mirto
quando il bosco si veste e spoglia di fronde e la campagna d’erba. Ma poiché la morte è stata così superba da
spezzare il nodo dal quale temevo di liberarmi(=dal quale non volevo liberarmi),e poiché non puoi, per
quanto tu giri il mondo, trovare materia per ordire il tuo secondo inganno(=trovare un’altra donna che sia in
grado di farmi innamorare), a che serve, oh amore, che tu riprovi le tue astuzie? Ormai è passata la stagione
della giovinezza/dell’amore e hai perduto le armi a causa delle quali io tremavo(=le attrattive di Laura):
ormai che cosa puoi farmi?
Le tue armi furono gli occhi dai quali uscivano le saette accese di un fuoco invisibile e temevano poco la
ragione perché contro il cielo serve a poco la difesa degli esseri umani; il pensare e lo stare zitta, il riso ed il
gioco, il portamento onesto la cortese conversazione, le parole che se udite avrebbero fatto diventare nobile
un’anima villana, che ora da una parte ora dall’altra udivi essere tanto lodata; e lo stare seduta e lo stare
Componimento 305: la bella anima di Laura liberata dal quel corpo, la natura non riuscì più a crearne uno
più bello, dal cielo presta attenzione alla mia vita oscura che è spinta a piangere mentre prima(quando Laura
era viva) era avvolta in pensieri così lieti. Il desiderio dei sensi(l’errore amoroso)che mi rese un tempo aspro
e crudele il tuo aspetto, è uscito dal mio cuore: ormai lei completamente sicura della castità dei miei
sentimenti, rivolge a me gli occhi ed ascolta i miei sospiri. Guarda la grande rupe da cui nasce la Sorga e lì
vedrai un uomo(il poeta) che, stando da solo tra l’erba e l’acqua, si nutre solo del ricordo di te e del dolore.
Vuoi che abbandoni e lasci con lo sguardo il luogo dove il tuo corpo giace sepolto e dove nacque il nostro
amore(=Avignone)affinché tu non veda nei tuoi concittadini quello che non ti piacque quando eri viva(=l
corruzione).
Componimento 306: quel sole che mi mostrava il cammino favorevole(=Laura)per salire al cielo tramite
azioni che procurano gloria, ritornando a Dio, chiuse la mia luce e la sua prigione terrena(=il suo corpo)fra
pochi sassi: per la qual cosa io sono reso un animale selvatico che con i piedi erranti e stanchi conduco il
cuore pesante di dolore e gli occhi umidi per le lacrime e bassi nel mondo che è per me un deserto
montagnoso e scosceso. In questa condizione vado cercando in ogni luogo dove la vidi; e solamente tu che
mi tormenti, amore, vieni con me e mi mostri dove andare. Io non la trovo: ma vedo le sue orme sante tutte
rivolte verso la strada più elevata che conduce al cielo e lontane dalle acque infernali dell’Averno e dello
Stige.
Componimento 307: io pensavo di essere abbastanza abile nel volare con le ali dell’ingegno, non per la loro
virtù ma per quella di chi le apre(=amore), per sollevarmi ad un canto adeguato al bel nodo(=Laura)dal quale
la morte mi ha sciolto e con il quale ancora mi lega amore. Mi trovai rispetto all’opera più lento e fragile di
un piccolo ramo il cui gran fascio di fronde fa inclinare verso il basso e dissi:- cade chi prova a salire troppo
in alto né si fa bene da alcuno quello che il cielo nega.- non potrebbe mai volare una penna d’ingegno e
nemmeno uno stile grave o una parola, fino a dove volò la natura fabbricando il mio dolce legame(=Laura).
La seguì amore nell’adornarlo con cura così mirabile che io non ero nemmeno degno di vederla: ma ciò
accadde per mia fortuna.
Componimento 308: quella per amore della quale preferì la Sorga all’Arno(=Valchiusa alla Toscana)ed una
libera povertà alle ricchezze che asserviscono morendo tramutò in amaro le sue sante dolcezze delle quali io
vissi mentre ora mi consumo e mi smagrisco. Da allora ho riprovato più volte invano a dipingere in versi per
i posteri le sue bellezze affinché l’amino e l’apprezzino: e nemmeno riesco a rappresentare come se fosse
vivo il suo bel viso con il mio stile. I pregi che non furono mai di nessun’altra donna ma solo suoi, che
furono in lei così abbondanti come le stelle nel cielo, tuttavia ho l’ardire di abbozzare, ma solo uno o due: ma
dopo che giungo all’anima, la parte divina che fu un sole luminoso e di breve durata nel mondo, lì vengono
meno l’ardire, l’ingegno e l’arte.
Componimento 309: amore vuole che io dipinga e mostri a chi non lo vide il sublime e straordinario
miracolo che è Laura che apparve nel mondo durante il nostro tempo e non volle restarvi, che non appena ci
mostrò il cielo, subito se lo riprese per adornare i suoi cerchi stellati. Amore, che dapprima mi sciolse alla
poesia la lingua, dopo ha mille volte rivolto invano l’ingegno, il tempo, le penne, la carta e l’inchiostro
all’opera di celebrare Laura. Le rime non sono ancora giunte alla perfezione: lo vedo in me; e lo prova
benissimo chiunque sino ad oggi abbia scritto o parlato d’amore. Chi è in grado di giudicare rettamente ,
Se potessi avere adesso uno stile che suscita pietà al punto da poter togliere la mia Laura alla Morte come
Orfeo strappò la sua Euridice grazie ad un canto senza rime, io vivrei più felice che mai! Se questa cosa non
può avvenire, che una di queste notti chiuda definitivamente queste due fonti di pianto che sono i miei occhi.
Amore io ho pianto per moltissimi anni il mio grave danno(morte di L.)con uno stile doloroso e da te non
spero di ricevere notti meno crudeli; perciò ho pregato la morte affinché mi tolga da qui per rendermi felice
nel posto dove si trova colei per la quale canto e piango in rima.
Componimento 355: oh tempo, oh cielo mutevole che fuggendo inganni i mortali miseri e ciechi, oh giorni
veloci più del vento e delle frecce, adesso per esperienza riconosco i vostri inganni: ma vi scuso e
rimprovero me stesso perché la natura vi aprì le ali per volare via e a me diede gli occhi per non essere cieco
ma io li tenni sempre fissi in ciò che mi era di danno e da questa cosa ricavo solo vergogna e dolore. E
sarebbe ora, anzi è già passata ormai, di voltarli verso un oggetto più stabile e di porre fine ai miei guai
infiniti; l’anima non si sottrae dal tuo giogo, amore, ma da ciò che nell’amore le nuoce: con che fatica fa
questo tu lo sai; infatti la virtù non si consegue per caso ma necessita di esercizio continuo.
Componimento 356: la mia anima sacra sospira così spesso durante il mio riposo agitato che io prendo
l’ardire di dirle la pena che ho sentito e sento tuttora cosa che, mentre ella era in vita, non avrei osato fare.
Incomincio a dire da quello sguardo che fa innamorare che fu l’inizio del tormento così lungo poi proseguo
dicendo come amore mi ha consumato misero e contento di giorno in giorno, di ora in ora. Laura tace e con
il volto dipinto di pietà guarda fissamente soltanto me; intanto sospira ed adorna il viso con lacrime oneste:
perciò la mia anima vinta dal dolore, mentre piangendo si arrabbia con se stessa, uscita dal sonno ritorna a
sé.
Componimento 357: ogni giorno mi sembra più lungo di mille anni prima che io possa seguire la mia cara e
fidata guida che mi condusse nel mondo e che ora mi conduce attraverso una via migliore ad una vita senza
affanni(beatitudine eterna): e gli inganni del mondo non mi possono trattenere dal seguirla perché io li
conosco; e tanta luce(di L. beata)risplende dentro al mio cuore fin dal cielo che io incomincio a contare il
tempo che devo attendere ed i danni che mi vengono nell’attesa. E non devo nemmeno temere la minaccia
della morte perché Cristo soffrì con dolori peggiori per rendermi risoluto e forte nel seguirlo; e recentemente
entrò in ogni vena di colei che mi era stata data in sorte(=Laura) senza turbare la sua fronte serena.
Componimento 358:la morte non può rendere amaro il dolce viso mentre il dolce viso può addolcire la
morte. Che bisogno c’è di altre guide per morire bene? Colei dalla quale imparo tutte le cose positive mi
guida; e colui che non fu avaro del suo sangue/che sparse generosamente il suo sangue a ruppe con il piede le
porte dell’inferno(=Cristo)sembra offrirmi conforto con la sua morte. Dunque vieni morte: la tua venuta mi
è cara. E non tardare che ormai è decisamente arrivata l’ora; e se anche non fosse arrivata sappi che io sono
morto in quel momento in cui la mia signora trapassò da questa vita. Da quel momento in avanti non ho
vissuto un solo giorno: fui con lei durante la via della vita e sono giunto con lei fino alla fine ed ho terminato
la mia vita con i suoi piedi.
Rispondo:” l’unico motivo per cui piango è perché io sono rimasto nelle tenebre e nel dolore, sono sempre
stato certo del tuo salire al cielo come si è certi di una cosa che si vede da vicino. Per quale motivo dio e la
natura avrebbero messo in un cuore giovane così tante virtù se la salvezza eterna non fosse stata destinata
come ricompensa per il tuo agire rettamente, oh una delle anime rare, che vivesti nobilmente qui sulla terra
in mezzo a noi e che improvvisamente volasti in cielo?
Ma io che cosa devo fare d’altro se non piangere, misero e solo come sono, visto che senza te non sono
nulla? Ah se solo fossi morto bambino all’epoca del latte e della culla così da non dover sperimentare le
maniere d’amore!” E lei:” per quel motivo continui a piangere ed a distruggerti? Quanto sarebbe stato meglio
alzare le ali da terra e pesare con una giusta bilancia le cose mortali e queste tue dolci chiacchiere fallaci e
seguirmi, se è vero che mi ami così tanto, raccogliendo qualcuno di questi rami(del lauro e della palma)!”
Allora io risposi:” io voglio chiedere che cosa vogliono significare quelle due fronde?” Ed ella:” risponditi tu
stesso, tu la cui penna tanto onora una di quelle(del lauro): la palma indica la vittoria ed io, sebbene ancora
giovane, vinsi il mondo con le sue tentazioni e me stessa; il lauro denota il trionfo del quale io sono degna
grazie a quel signore che mi diede la forza(=Dio). Adesso tu, se il mondo e le sue tentazioni ti fanno
violenza, rivolgiti a lui, chiedigli aiuto, cosicché potremo essere insieme a lui alla fine della tua vita”.
Dico io:” sono questi i capelli biondi e nodo ventoso che ancora mi stringe e quei begli occhi che furono il
mio sole?” Dice:” non sbagliare insieme agli sciocchi che credono alla realtà dell’immagine sognata, e non
parlare o credere secondo quanto fanno loro. Io sono uno spirito puro senza corpo e risiedo lieta nel cielo:
quello che tu cerchi(=il mio corpo)è polvere già da molti anni ma per liberarti dai tuoi affanni mi è concesso
apparirti in questo modo; ma nuovamente sarò quella(=con il corpo)dopo la resurrezione e sarò bella più che
mai e ancora più cara per te, ancora così dura e pia per salvare te insieme a me”.
Io piango; ed ella mi asciuga il volto con le sue mani e sospira dolcemente e si arrabbia (del pianto e della
mia debolezza)con parole che potrebbero spezzare i sassi: e dopo questo se ne va ed insieme a lei anche il
sonno.
Componimento 360: quell’antico mio dolce ed empio signore(=Amore)ho fatto citare davanti alla Ragione
che governa la parte più alta della nostra natura e che risiede nel capo, lì, come l’oro che si purifica nel
fuoco, mi presento carico di dolore, paura ed orrore, quasi come un uomo che teme di morire e chiede
giustizia; ed incomincio a dire:- mia signora, io misi quando ero molto giovane il piede sinistro nel regno di
costui, da questa cosa ricavai solamente ira e sdegno; e tanti e così atroci tormento soffrì lì che alla fine
quella mia pazienza infinita fu vinta ed io ebbi in odio la vita.
In questo modo il mio tempo è passato fino a questo momento nelle fiamme e nel dolore: e quante cose utili
ho disprezzato e quante feste per servire questo crudele lusinghiere(=amore)! E quale ingegno ha parole così
pronte da racchiudere la mia condizione infelice e le mie tante e così gravose e giuste querele contro questo
ingrato? Oh poco miele mischiato con molto aloe e fiele(poco dolce V/S molto amaro)! In quale condizione
di amarezza ha abituato a stare la mia vita con la sua falsa dolcezza che mi attrasse nella schiera amorosa!
Perché se io non mi inganno, la mia indole era tale da sollevarmi in alto da terra: egli mi tolse dalla mia
condizione di pace per pormi in guerra.
Il giorno della mia morte si avvicina e non può essere ancora molto lontano considerata la velocità con la
quale il tempo corre e vola, Vergine unica, la consapevolezza dei peccati commessi e l’imminenza della
morte pungolano il cuore. Raccomandami a tuo figlio(Cristo salvatore), che è uomo e Dio reale, affinché
accolga il mio ultimo spirito(l’anima che uscirà per ultima dal corpo)in pace.
THE END