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PARAFRASI COMPLETA DEL

CANZONIERE DI PETRARCA
Letteratura Italiana
Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano
79 pag.

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PARAFRASI CANZONIERE

Componimento 1: presso di voi che ascoltate in poesie staccate tra loro il suono di quei sospiri d’amore di
cui nutrivo il mio animo, al tempo del mio primo traviamento giovanile, quando in parte ero un uomo
diverso da quello che sono adesso: dei diversi stili con i quali io piango e mi esprimo fra le inutili speranze e
l’inutile dolore, se c’è qualcuno che sappia per esperienza che cos’è l’amore, spero di trovare presso di lui
compassione e perdono. Ma ora mi accorgo chiaramente di come per molto tempo sono stato oggetto di
discorso per tutto il popolo per la qual cosa spesso mi vergogno di me stesso con me stesso; e la vergogna è
il frutto del mio vaneggiare ed il pentimento ed il sapere con certezza che tutto ciò che riguarda la vita
terrena è di breve durata.
Componimento 2: per operare una sua elegante vendetta e punire in una sola volta mille offese, amore
riprese l’arco di nascosto come colui che attende luogo e tempo per nuocere. Il mio coraggio era concentrato
intorno al cuore per difendersi lì e negli occhi allorché discese il colpo mortale laggiù dove ogni freccia era
solita spuntarsi. Perciò, sconvolta al primo assalto, non ebbe né il tempo né la forza necessari per prendere le
armi al bisogno, né per ritirarmi con accortezza in quella rocca alta e dura da raggiungere per difendermi dal
tormento dal quale oggi vorrebbe ma non può difendermi.
Componimento 3: era il giorno in cui i raggi del sole si scoloriscono per il dolore del suo creatore quando io
fui preso da amore e non pensai a difendermi perché i vostri begli occhi, oh mia signora, mi conquistarono.
Non mi sembrava il momento di proteggermi contro i colpi d’amore: perciò andavo sicuro, senza timori:
motivo per cui i miei tormenti cominciarono durante il dolore comune. Amore mi trovò del tutto disarmato e
trovò aperta la via per il cuore attraverso gli occhi che sono diventati sorgente di lacrime: perciò, a mio
parere, non fu onorevole per lui colpire con la freccia me quando ero in quello stato e a lei, che era armata,
non mostrare nemmeno l’arco.
Componimento 4: colui che mostrò un’infinita capacità di progettare e realizzare il suo ammirabile
creato(=Dio), che creò i due emisferi terrestri e che creò Giove più tranquillo di Marte, incarnandosi per
illuminare le carte che avevano tenuta nascosta la loro verità già per molti anni, tolse Giovanni e Pietro dalle
reti e fece posto per loro nel regno dei cieli. Non fece dono di sé, nascendo, a Roma ma alla Giudea, gli
piacque sempre molto esaltare la povertà sopra ogni condizione; ed ora ci ha regalato un sole proveniente da
un piccolo borgo, tale da farci ringraziare la natura e quei luoghi dai quali nacque una donna così bella.
Componimento 5: quando emetto la voce per chiamarvi, con il nome che amore mi scrisse nel cuore,
lodando si inizia a sentire fuori dalle labbra il suono delle prime lettere del suo nome. La vostra condizione
regale, che incontro subito dopo, raddoppia la forza di fronte all’alta impresa; ma la sillaba finale mi urla:-
taci perché onorarla è un peso per spalle diverse dalle tue.- Così il vostro stesso nome insegna a lodarvi ed a
riverirvi solamente chiamandovi, oh voi che siete degna di reverenza ed onore: se non che forse Apollo si
sdegna che a parlare dei suoi rami sempre verdi si faccia avanti una presuntuosa lingua mortale.
Componimento 6: il mio appetito sessuale è così sviato per inseguire costei che è volta in fuga(che fugge da
me)e che vola di fronte al mio lento correre privo del peso e dell’impaccio dei lacci di Amore, al punto che
quanto più richiamandolo lo dirigo sulla strada sicura, tanto meno mi ascolta: e non mi serve nemmeno
spronarlo o tirarlo con la briglia poiché Amore lo rende riluttante per la sua natura. E dopo che si
impadronisce del freno con la forza io rimango in suo potere e mi conduce mio malgrado alla morte dello
spirito: tutto ciò solamente per giungere alla pianta di alloro da cui si coglie un frutto acerbo, che quando
viene guastato affligge più che conforta i dolori degli altri.
Componimento 8: libere ed in pace passavamo per questa vita caduca che ogni essere vivente desidera
senza il sospetto di trovare lungo la via qualcosa che risultasse insidiosa per noi ai piedi delle colline dove
nacque(prese per la prima volta la bella veste delle sembianze terrene) colei che spesso fa destare dal sonno
in lacrime colui che ci invia da te. Ma nel misero stato in cui ci troviamo venendo dall’altra vita libera e
serena ora che siamo vicine alla morte abbiamo un solo conforto: che sia fatta vendetta di colui che ci
conduce qui il quale, schiavo della volontà altrui(Laura) sarà ridotto allo stremo e rimarrà legato con una
catena più dura della nostra.

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Componimento 9: quando il pianeta che serve per distinguere le ore ritorna ad abitare con il Toro, cade dalle
corna infiammate del toro un influsso che riveste il mondo di un fresco colore; e non solo adorna di fioretti
quello che ci appare in superficie, intendo i fiumi e le colline, ma feconda l’umore del terreno all’interno
dove non penetra mai la luce del sole, da cui il frutto che vi mando e simili si raccolgono: allo stesso modo
Laura, che è pari ad un sole tra le altre donne, genera dentro di me muovendo i raggi dei begli occhi pensieri,
atti e parole d’amore; ma comunque ella indirizzi o muova gli occhi non viene mai per me la primavera.
Componimento 10: oh gloriosa colonna su cui si fondano la nostra speranza e l’illustre nome della stirpe
romana che la collera di Giove con la sua tempesta non ha ancora deviato dalla retta via: qui non ci sono
palazzi, teatri o logge ma al loro posto ci sono un abete, un faggio ed un pino tra la verde erba ed il monte
che è vicino da cui si scende e si sale componendo poesie, innalzano il nostro intelletto dalla terra al cielo; e
l’usignolo che si lamenta e piange dolcemente tutte le notti all’ombra, ci riempie il cuore di pensieri
d’amore; ma solamente tu che, oh mio signore, sei separato da noi tronchi e rendi imperfetta questa felicità.
Componimento 11: non vi vidi, oh mia signora, deporre il velo o di giorno o di sera da quando conoscete il
grande desiderio che mi scaccia dal cuore ogni altra voglia. Mentre io tenevo nascosti i miei desideri
d’amore che hanno ucciso la ragione con il loro desiderio vidi la benevolenza ornare il vostro volto; ma dopo
che Amore vi fece accorgere dei miei sentimenti, i capelli biondi furono coperti dal velo, e lo sguardo
amoroso fu rivolto all’interno. Quello che desideravo di più da voi mi è stato tolto: in questa maniera mi
tratta il velo che per mia pena mortale al caldo e al freddo(in ogni tempo)nasconde la luce che mi riempie di
dolcezza dai vostri occhi.
Componimento 12: se la mia vita si può difendere tanto a lungo dall’aspro tormento e dagli affanni che veda
per effetto della vecchiaia, oh mia signora, la luce dei vostri begli occhi spenta, ed i capelli d’oro diventare
d’argento, ed abbandonare le ghirlande ed i vestiti di colore verde, ed scolorirsi il viso che nei miei mali mi
rende pauroso e lento il lamentarmi: finalmente Amore mi darà tanto coraggio che io vi rivelerò le mie pene
d’amore quali sono stati gli anni, i giorni e le ore; e se l’età avanzata(il tempo)è contrario ai desideri amorosi,
almeno verrà qualche conforto al mio dolore da tardi sospiri.
Componimento 13: quando Amore dimorando nel bel viso di costei viene insieme a lei fra le altre donne a
poco a poco, quanto più ciascuna è meno bella di lei tanto cresce il desiderio che mi fa innamorare. Io
benedico il luogo, il tempo e l’ora in cui i miei occhi guardarono così in alto e dico:” anima, devi ringraziare
molto il momento in cui fosti degnata di un così grande onore. Da lei ti deriva il pensiero amoroso che
mentre lo segui ti avvicina al sommo bene facendoti apprezzare poco quello che ogni uomo desidera; da lei ti
viene l’animosa attitudine ad atti virtuosi che ti guida verso il cielo passando per il sentiero favorevole, al
punto che io già vado fiero della speranza(di conseguire il sommo bene).
Componimento 14: miei occhi stanchi, mentre io vi rivolgo nel bel viso di colei che vi ha spenti, si prego di
stare in guardia in quanto già vi minaccia Amore e quindi io sospiro(per questa minaccia). La morte sola può
chiudere il cammino amoroso che conduce i miei pensieri amorosi al dolce porto che è la loro salvezza; ma
un minore ostacolo può celarvi la vostra luce(il volto di Laura)perché siete formati meno perfetti e di minore
potenza. Perciò, dolenti, prima che giungano le ore del pianto, che sono già così vicine, prendete ora un
breve conforto al lungo martirio.
Componimento 15: io mi volto indietro ad ogni passo con il corpo stanco che porto a fatica, ed allora mi
conforto un po’ grazie alla vostra aria che mi permette di proseguire dicendo:” ohimè stanco!” Dopodiché
ripensando al dolce bene che io lascio, al lungo cammino che mi aspetta e a quanto la mia vita sia breve,
fermo i piedi sbigottito e pallido ed abbasso gli occhi verso terra lacrimando. Alle volte mi assale durante i
tristi pianti un dubbio: come possono queste membra vivere lontano dal loro spirito? Ma mi risponde allora
Amore: non ti ricordi che questo è un privilegio di coloro che amano che sono liberati dalle proprietà umane?
Componimento 16: il vecchietto dai capelli bianchi parte dal dolce luogo dove ha trascroso la sua vita e
dalla famiglia sbigottita che vede partire il caro padre; di lì trascinando l’invecchiato corpo per gli ultimi
giorni della sua vita, quanto più gli riesce, si dà forza con la buona volontà, fiaccato dagli anni e spossato dal
cammino; e giunge a Roma, seguendo il desiderio, per vedere l’immagine di colui che spera ancora di vedere

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lassù nel cielo(=cristo): allo stesso modo, stanco, io vado cercando negli altri, per quanto è possibile, oh mia
signora, la desiderata vostra vera forma(=la vostra immagine).
Componimento 17: mio piovono lacrime amare sul viso insieme ad un vento angoscioso di sospiri quando
mi capita di girare gli occhi verso di voi che siete l’unico motivo per cui sono diviso dal mondo. E’ vero che
la sua risata dolce e mansueta acquieta i miei desideri amorosi e mi sottrae al fuoco delle sofferenze che
questi generano, finché io sono intento a guardarli; ma poi i miei spiriti si congelano quando vedo, al
momento della separazione, le stelle fatali per me(occhi di Laura) togliere da me i loro atti soavi(=sguardi
soavi). Alla fine dischiusa grazie alle chiavi amorose(degli occhi)l’anima esce dal cuore per seguirvi; e con
molta angoscia si strappa dal cuore.
Componimento 18: quando io sono tutto rivolto verso quella parte dove splende il bel viso di Laura, e mi è
rimasta in mente la luce che mi consuma e mi strugge dentro pezzo per pezzo, io, che temo che il cuore mi si
spezzi e che vedo avvicinarsi la fine della mia vita, proseguo come un cieco, senza vista, che non sa dove si
sta andando ma comunque si allontana. Allo stesso modo davanti ai colpi mortali fuggo: ma non così
velocemente da evitare che il desiderio amoroso non venga con me come è solito fare. Proseguo in silenzio
perché le parole che parlano di morte farebbero piangere le persone; mentre io desidero che le mie lacrime si
spargano in solitudine.
Componimento 19: nel mondo ci sono animali con una vista così alta e superba che si conserva integra
anche quando incontra il sole; ci sono altri animali che, siccome la luce del sole gli procura fastidio, non
escono fuori dai loro nidi se non verso sera; e ci sono anche altri animali, con un folle desiderio che poiché
sperano di trovare gioia nel fuoco in quanto splende sperimentano la sua altra proprietà, quella del bruciare:
stanco, il mio posto è in quest’ultima schiera. Poiché io non sono capace di guardare la luce di questa donna
ne tantomeno di ripararmi grazie ai luoghi tenebrosi o alle ore tarde: tuttavia il mio destino mi conduce a
vederla con gli occhi lacrimanti e deboli; e io so bene che vado dietro a quello che mi brucia.
Componimento 20: vergognandomi alle volte di non aver ancora lodato da parte mia con componimenti
poetici la vostra bellezza, oh donna, ricorro con la memoria alla prima volta che vi vidi, così bella che ci
potrà mai più esser qualche altra donna che mi piaccia. Ma ritengo lo sforzo non adatto alle mie braccia ed il
lavoro tale da non dover esser rifinito con la mia lima: perciò l’intelletto che valuta la sua forza si ghiaccia
tutto nell’operazione dello scrivere. E’ già accaduto più volte che io mi sia trovato ad aprire le labbra per
cantare la tua bellezza ma poi la voce mi rimase in mezzo al petto: ma quale altra voce potrebbe mai salire
tanto in alto? Più volte comincia a scrivere versi: ma la penna e la mano e l’intelletto rimasero sconfitti alla
prima prova.
Componimento 21: oh mia dolce nemica, innumerevoli volte vi ho offerto il cuore per fare la pace con i
vostri begli occhi: ma a voi non piace guardare con la mente alta così in basso. E se forse qualche altra donna
spera di avere questo cuore vive con una speranza debole ed ingannevole: questo cuore non potrà mai essere
mio nello stesso modo di prima poiché io disprezzo ciò che a voi non piace. Adesso se io lo scaccio ed esso
non trova nel suo esilio infelice alcun soccorso in voi, né è in grado di stare da solo, né di andare dove
un’altra donna lo chiama, potrebbe smarrire il suo cammino naturale: che colpa grave che sarebbe per
entrambi noi, e sarebbe molto più grave per voi in quanto vi ama molto più di me.
Componimento 22: per tutti gli essere animati che abitano la terra, se non per quelli che odiano il sole, il
tempo di lavorare con fatica(soffrire, faticare) è lungo quanto il giorno; dopo che il cielo accende le sue
stelle, c’è chi ritorna a casa e chi si annida nel bosco per riposarsi fino all’alba. Ed io, da quando la bell’alba
comincia a scuotere il buio da intorno alla terra svegliando in ogni bosco gli animali, non ho mai tregua dai
sospiri di dolore durante il giorno; poi quando vedo fiammeggiare le stelle vado piangendo e desiderando il
giorno. Quando la sera scaccia il chiaro giorno e le nostre tenebre diventano l’alba di altri, miro tormentato le
crudeli stelle che mi hanno plasmato di materia sensibile(=mi hanno fatto uomo): e maledico il giorno in cui
vidi il sole(=Laura) che mi rende nell’aspetto simile ad un uomo cresciuto in zone selvagge. Non credo che
abbia mai vissuto nel bosco una belva così feroce, di notte o di giorno, come costei che io piango di notte e
di giorno e non mi stanca né la notte né l’alba: perché, benché io sia un corpo mortale, il mio desiderio
irremovibile deriva dalle stelle. Prima che io ritorni a voi, oh stelle lucenti, o prima che io precipiti giù
nell’amorosa selva, abbandonando il corpo che diventerà polvere, potessi io vedere in lei pietà anche solo per

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un giorno che mi ricompenserebbe di molti anni di dolore, e dal tramontare del sole fino all’alba potrebbe
rendermi felice. Oh se fossi con lei da quando il sole se ne va e non ci vedesse nessun se non le stelle,
solamente per una notte e che non arrivasse mai l’alba; e non si trasformasse in un verde alloro per uscirmi
dalle braccia come accadde il giorno in cui Apollo la seguì qui giù in terra. Ma io sarò sottoterra in un bosco
secco ed il giorno sarà pieno di fitte stelle prima che spunti il sole su un giorno così fortunato.
Componimento 23: canterò, poiché cantando il dolore si mitiga, come, nel dolce tempo della mia giovinezza
che vide nascere ancora quasi in erba(immatura) la voglia feroce che purtroppo per me crebbe, io vissi in una
condizione libera mentre nell’albergo del mio cuore si aveva in sdegno Amore. Poi proseguirò descrivendo
come l’amore si prese male per il mio disprezzo per lui e di ciò che mi accadde in modo che io sono
diventato un esempio per molta altra gente: farò ciò benché il mio duro strazio sia già stato scritto altrove(in
altri versi)al punto che già mille penne sono stanche per via di quel lavoro e benché quasi in ogni valle
rimbombi già il suono dei miei gravi sospiri che mostrano la mia vita penosa. E se in questo la memoria non
mi aiuta, come è solita fare, la scusino i tormenti ed il pensiero che solo la angoscia, a tal punto che le fa
voltare le spalle ad ogni altro(pensiero), e mi porta a perdere coscienza di me stesso: perché è padrone della
mia interiorità mentre io ho il potere solo del mio corpo.
Io dico che dal giorno in cui Amore mi colpì per la prima volta erano passati molti anni al punto che io
cambiavo l’aspetto giovanile; ed intorno al mio cuore pensieri gelidi(antitetici al fuoco della
passione)avevano creato un’incrostazione dura quasi quanto i diamanti che non permetteva l’affievolirsi del
mio rigido proposito di non amare. Le lacrime non mi bagnavano ancora il petto né non mi permettevano di
dormire, e ciò che in me era ancora assente(l’amore)mi sembrava un evento strano negli altri. Ah quanto
sono diverso da quello che fui! La morte giudica la vita e la sera giudica il giorno(= bisogna giudicare la vita
dalla sua fine e la giornata dalla sera). L’amore rendendosi conto che fino ad allora nessuna delle sue frecce
era riuscita a passarmi sotto la veste(=a colpirmi), prese in suo aiuto una donna potente verso la quale poco
mi giovò né mi giova l’intelletto né la forza né il chiedere perdono; e i due mi trasformarono in quello che
sono ora facendo di me, uomo vivo, un verde lauro che non perde le foglie a causa dell’inverno.
Tale diventai quando mi accorsi per la prima volta della mia persona trasfigurata, e quando vidi i capelli
trasformarsi in quelle fronde con cui un giorno avevo sperato di poterli incoronare, ed i piedi sui quali prima
stavo ritto e mi muovevo e correvo, poiché ogni parte del corpo obbedisce all’anima, diventare due radice
presso i flutti non del Peneo ma del Rodano e mutarsi entrambe le mie braccia in due rami! Né oggi mi
agghiaccia meno di paura l’essermi ricoperto di bianche piume dopo che la mia speranza che saliva troppo in
alto fu fulminata e giacque morta: poiché non sapevo né dove né quando potessi ritrovare la mia speranza, di
giorno e di notte vagavo piangendo da solo la dove mi fu tolta, cercando sulle rive e dentro il fiume; da quel
momento in poi finché poté la mia lingua non tacque mai la sua infelice caduta(della speranza): quindi io
presi con la voce il colore di un cigno.
Così vagai lungo le amate rive e pur volendo parlare cantavo sempre invocando pietà con voce non mia/non
umana; né mai in accordi così dolci e soavi seppi intonare i lamenti d’amore al punto da far addolcire quel
cuore aspro e feroce. Come fu aspra questa pena se solo il ricordo mi fa soffrire: ma molto più di quello mi
affligge ricordare ciò che più oltre c’è bisogno che io dica della mia nemica dolce ed acerba benché sia di
natura tale che ogni parlare ecceda. Questa che con lo sguardo rapisce l’anima mi aprì il petto e si
impossessò del mio cuore dicendomi:” non fare parola di ciò”. Dopo la rividi da sola con un altro
atteggiamento tale che io non la riconobbi, oh legato alle apparenze, e quindi le dissi la verità(che era
innamorato) pieno di paura; ed ella tornando immediatamente nel suo atteggiamento usuale mi tramutò, oh
povero me, in un sasso mezzo morto e sbigottito.
Ella parlava con aspetto così alterato che mi faceva tremare dentro quella pietra udendo:” io forse non sono
chi tu credi”. E dicevo a me stesso:” se costei mi spetra nessun tipo di vita sarà mai noioso o triste; torna, oh
mio signore(=amore), a farmi piangere.” Non so come eppure io mossi di là i piedi, non incolpando altra
gente ma solamente me stesso, e stessi tutto quel giorno a metà tra il vivo ed il morto. Ma poiché il tempo è
poco, la penna non può seguire da vicino il volere: quindi proseguo tralasciando molte cose che sono invece
scritte nella mente e parlo solo di alcune che suscitano meraviglia in chi le ascolta. La morte mi si era
avvolta intorno al cuore e restando zitto non potevo trarlo dalle sue mani o prestare soccorso alle forze vitali

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languenti; le vive voci mi erano vietate; quindi io gridai con la carta e l’inchiostro: io non appartengo più a
me, no. Se io muoio il danno è vostro.
Credevo di rendermi in questo modo da indegno di fronte ai suoi occhi a degno di perdono, e questa speranza
mi aveva reso ardito: ma se talvolta l’umiltà placa il disdegno altre volte lo infiamma; ed io conobbi questa
cosa in seguito, quando passai un lungo periodo circondato dalle tenebre: poiché di fronte a quelle preghiere
la mia luce(=Laura)era sparita. Ed io non ritrovando intorno l’ombra di lei e nemmeno l’orma dei suoi piedi,
un giorno mi gettai stanco sull’erba come un viandante che si getta a dormire per la via. Lì accusando il
raggio fuggitivo allentai il freno alle lacrime tristi e le lasciai cadere come parve loro; la neve non scomparve
mai così in fretta sotto il sole come io mi sentì sciogliermi completamente e diventare una fontana ai piedi di
un faggio. Molto a lungo tenni bagnato quel viaggio. Chi ha mai sentito di un uomo vivo che è diventato una
fonte? E parlo di cose ben conosciute.

L’anima che è resa gentile da Dio, poiché da nessun altro può venire tale grazia, possiede uno stato simile a
quello del suo creatore: perciò non è mai sazia di perdonare chi con il cuore e l’apparenza umile chiede
perdono dopo quante si voglia offese. E se contro la sua natura tollera di farsi molto pregare, si specchia in
Lui, e lo fa solo affinché il peccare risulti più spaventoso: poiché non si pente bene di un peccato chi è pronto
a commetterne un altro. Dopo che la mia signora mossa da compassione si degnò di guardarmi, riconobbe e
vide che la pena era uguale al peccato, benigna mi restituì al primo stato(=alla condizione umana). Ma al
mondo non c’è nulla di cui un uomo saggio possa fidarsi: poiché pregandola io nuovamente, mi tramutò i
nervi e le ossa in dura pietra; e così rimasi voce spogliata dal corpo, chiamando la Morte, e solo lei, per
nome.
Spirito dolente ed errante(mi ricordo) per grotte deserte e remote, piansi per molti anni il mio ardire senza
freni: e di nuovo trovai la fine a quel male e ritornai nelle membra terrene, ma credo solamente per sentire in
quella forma ancora più dolore. Io assecondai a tal punto il mio desiderio che un dì mi mossi a cacciare come
ero solito fare; e quella creatura selvaggia bella e crudele stava nuda in una fonte quando il sole ardeva più
forte. Io, poiché non mi soddisfo con un’altra visione, stessi a guardarla: quindi ella ebbe vergogna; e per
vendicarsi o per nascondersi, mi lanciò l’acqua nel viso con le mani. Dirò ora la verità(e potrà sembrare una
bugia)io mi sentì tirare via dalla mia forma umana e mi trasformai rapidamente in un cervo solitario e
vagante di selva in selva: ed ancora oggi fuggo lo stormo/l’assalto dei miei cani.
Oh canzone, io non fui mai quella nuvola d’oro che poi discese sulla terra sotto forma di pioggia preziosa al
punto tale da spegnere parzialmente l’ardente desiderio di Giove; ma fui la fiamma che un bello sguardo
accese, e fui l’uccello che sale di più per l’aria esaltando colei che onoro nelle mie poesie: né per quanto mi
trasformassi seppi lasciare il primo alloro(=Laura) che solamente con la sua dolce ombra è in grado di
liberarmi il cuore da ogni passione meno bella.
Componimento 24: se la fronda onorata che pone un limite all’ira del cielo, quando il grande Giove tuona,
non mi avesse negato la corona che suole ornare chi scrive poesie, io sarei stato amico di quelle vostre
dee(=delle muse) le quali la nostra età abbandona vilmente; ma quella ingiustizia mi spinge lontano
dall’inventrice delle prime olive(=Minerva): la sabbia dell’Etiopia non arde sotto il sole più ardente quanto
io ribollo di sdegno per aver perso questa mia cosa tanto amata. Cercate dunque una fonte più tranquilla
poiché la mia è povera di ogni liquido al di fuori di quello che verso lacrimando.
Componimento 25: Amore piangeva ed anche io ogni tanto con lui, dal quale i miei passi non furono mai
lontani, osservando per gli effetti strani ed acerbi la vostra anima sciolta dai suoi nodi. Ora che Dio l’ha
riportata alla strada giusta, levando al cielo con il cuore entrambe le mani, ringrazio lui che ascolta, per sua
grazia, benignamente le giuste preghiere degli uomini. E se lungo la strada che vi conduceva di nuovo alla
vita amorosa avete trovato corsi d’acqua o monti per farvi rinunciare il bel proposito, fu per mostrarvi quanto
è spinoso il sentiero e quanto è aspra e selvaggia la salita dalla quale conviene che si appoggi l’uomo se
punta al vero valore.
Componimento 26: sulla riva non si vede nessuna nave che ha combattuto e vinto le onde più lieta di me,
quando la gente con un aspetto impaurito si prostra a ringraziare lungo la riva; ne chi si libera dal cercare
dopo aver già avuto attorcigliata intorno al collo la corda è più lieto di me, vedendo che era stata deposta

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quella spada che aveva fatto una guerra così lunga al mio signore(=Amore). E tutti voi che lodate in rima
Amore, rendete onore al buon tessitore dei detti amorosi, poiché prima era traviato: poiché nel paradiso c’è
più gloria e stima in un’anima convertita che in 99 altre perfette.
Componimento 27: il successore di Carlo(=Filippo VI di Valois), che con la corona del suo avo adorna la
sua chioma, ha già prese le armi per rompere le corna a Babilonia e a chi prende il nome da lei; ed il vicario
di Cristo(=papa Giovanni XXII) ritorna al nido(=sede originaria del papato) con il carico delle chiavi e del
mantello, cosicché nessun altro incidente non lo sposti, vedrà Bologna e poi la nobile Roma. La vostra
mansueta e nobile agnella(=Agnese Colonna) abbatte i lupi feroci: e così finisca sempre chi cospira contro le
unioni legittime. Consolate lei che ancora vi attende e Roma che si lamenta dell’assenza del suo sposo(=il
papa) e cingete ormai la spada in nome di Gesù(=fatevi crociato).
Componimento 28: oh anima bella e beata attesa in cielo che procedi vestita e non gravata come gli altri
della nostra umanità(=del nostro corpo): affinché ti risultino meno faticose ormai le strade, oh diletta a Dio,
oh obbediente ancella, dalle quali si passa dal mondo terreno al suo regno, ecco di nuovo un mite vento
occidentale(=Zefiro) che sospinge la tua barca, che ha già voltato le spalle al cieco mondo, per dirigersi
verso un porto migliore(=quello della beatitudine); il quale attraverso questa oscura valle dove piangiamo i
nostri peccati e quelli degli altri, liberata dagli antichi legami(della carne e delle passioni), per la via più
diretta, al cielo dove è rivolta.
Forse le preghiere devote e amorose e le lacrime sante dei mortali sono arrivati davanti alla pietà
suprema(=Dio); ma forse non furono mai né tante né tali da piegare per merito loro anche in minima parte la
giustizia eterna fuori dal suo corso; ma quel re benevolo che governa il cielo rivolge gli occhi solamente per
grazia al luogo dove fu posto in croce, cosicché ispira nel petto al nuovo Carlo(=Filippo VI)la vendetta che
se tardata nuoce alla cristianità di modo che da molti anni in Europa la si attende con afflizione: così soccorre
la sua amata sposa(=la chiesa) colui che solo con la sua voce fa tremare e stare in angoscia
Babilonia(=Cristo).
Chiunque abiti tra la Garonna ed il monte e tra il Rodano, il Reno ed il mare accompagni le insegne cristiane;
e chi ha sempre desiderato di ottenere vera gloria dai Pirenei fino all’ultimo orizzonte, lascerà vuota Aragona
e la Spagna; l’amore per Cristo sprona all’alta impresa l’Inghilterra con le sue isole, diverse una dall’altra per
lingua, modo di combattere e foggia dei vestiti, che bagna l’oceano dal Polo a Gibilterra fino a dove risuona
la dottrina del santissimo Elicona(=il cristianesimo). Quale amore così onesto e degno, quali figli, quali
donne sono mai state stimolo per un progetto così giusto?
C’è una parte del mondo che giace costantemente nel ghiaccio e sotto una coltre di neve gelida sempre
lontana dal percorso del sole: là sotto i giorni brevi e nuvolosi nasce una popolazione alla quale non dispiace
morire che è per natura nemica della pace. Se questa popolazione, essendo più devota di quanto non è solita
essere, decide di unire la spada in battaglia insieme ai germani, conoscerai quanto siano da tenere in conto i
turchi, gli arabi, i caldei insieme a tutti coloro che pregano negli dei(=i pagani idolatri)al di qua del mare che
tinge le sue acque di rosso(=mar rosso): popolo che non indossa mai la corazza pauroso e pigro, che non
combatte mai con la spada ma affida i suoi colpi al vento.
Dunque ora è il momento di ritrarre il collo dall’antico giogo e di squarciare il velo che è stato avvolto
intorno ai nostri occhi e che il nobile ingegno che hai avuto dal cielo come dono di Dio e l’eloquenza
mostrino qui il loro valore o parlando o per mezzo dei già lodati inchiostri(=scritti): se non ti meravigli
leggendo di Orfeo e di Anfione, ancora meno ti meraviglierai del fatto che l’Italia con i suoi figli si sia
destata al suono del tuo chiaro sermone/delle tue chiare parole, al punto da prendere la lancia in nome di
Gesù; poiché se l’antica madre(=l’Italia) mira al vero, vedrà che in nessuna sua contesa ci furono mai motivi
così belli e nobili.
Tu che hai, per arricchirti di un bel tesoro di sapienza e di dottrina, sfogliato le carte antiche e moderne
volando verso il cielo nonostante il peso corporeo, sai quanto Roma molte volte fu generosa del suo sangue
nel vendicare le offese fatte ad altri, dal tempo dell’impero del figlio di Marte(=Romolo. Si parla cioè della
fondazione) al grande Augusto che ornò la propria chioma con il verde lauro per 3 volte uscendo vincitore da
contese(siamo prima di Cristo): ed ora(in epoca cristiana)perché non dovrebbe essere, non dico generosa, ma

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riconoscente e devota verso il glorioso figlio di Maria(=Cristo)vendicando le offese spietate? Come può
dunque la parte nemica sperare nella difesa umana se Cristo milita nella schiera opposta?
Pensa al temerario Serse che per calpestare le nostre spiagge fece oltraggio al mare creando nuovi ponti; e
vedrai tutte le donne persiane vestite a lutto per la morte dei mariti e tinto di rosso il mare di Salamina. E non
solo questa disfatta dello sciagurato popolo orientale ti assicura la vittoria ma anche Maratona e le strette
fatali che l’esercito guidato da Leonida difese con pochi soldati, ed altre mille disfatte di cui hai sentito
parlare o letto: perciò bisogna inchinarsi a Dio non solo con le ginocchia ma anche con la mente, il quale
riserva per il tuo futuro la liberazione della terra santa.
Tu vedrai, oh canzone, l’Italia e la riva onorata che ai miei occhi nasconde non il mare o una collina o un
fiume ma solamente Amore che mi fa desideroso della sua luce altera dove più mi infiamma: nemmeno la
Natura(= le buone inclinazioni)può sconfiggere le cattive abitudini. Ora muoviti, non perdere le altre
compagne, poiché l’Amore a causa di cui si ride e si piange non abita solamente sotto ornamenti femminili.
Componimento 29: mai nessuna donna finora vestì abiti verdi, sanguigni, nero o azzurri scuro né avvolse i
capelli dorati in una bionda treccia, così bella come questa che mi leva della mia libertà decisionale e mi
trascina fuori con sé dalla strada della libertà, cosicché io non sono gravato da un giogo meno pesante di
questo.
E sebbene talvolta l’anima alla quale viene a mancare la capacità di ragionare razionalmente si appresti a
lamentarsi, quando la sofferenza la espone al rischio di morire, l’improvvisa apparizione(di Laura)ritrae da
lei la sfrenata voglia(di suicidarsi), perché il vedere lei mi scaccia dal cuore ogni impresa delirante e rende
dolce ogni sdegno.
Di tutte le pene che ho già sofferto per amore e che ancora dovrò soffrire, finché quella nemica della pietà
non mi risani il cuore che lei stessa ha morso, e che continua ad accendere di desiderio, ci sarà vendetta,
purché l’Ira e l’Orgoglio di Laura non chiudano ed inchiodino all’umiltà il bel varco dei suoi occhi attraverso
il quale io posso giungere a lei.
Ma l’ora ed il giorno in cui io aprì gli occhi nel bel nero della cornea e nel bianco della pupilla che mi
scacciarono dal luogo dove amore era corso(=dal cuore)e quella nella quali si specchia la nostra età, vedendo
la quale chi non rimane turbato è fatto di piombo o di legno, furono le prime cause di questa mia vita che mi
reca dolore.
Dunque nessuna lacrima che io versi dagli occhi per quelle frecce che mi bagnano il lato sinistro(dove c’è il
cuore)di chi per primo si accorse del mio male(=il cuore), mi svoglia dal mio volere(di amarla)poiché la
condanna è caduta nella parte giusta: a causa di quella parte l’anima sospira ed è degno che quella parte lavi
le sue piaghe.
I miei pensieri sono resi diversi da me(=i miei pensieri contraddicono la mia volontà): già in passato una
donna, come me oppressa dalle pene d’amore, rivolse l’amata spada contro se stessa; perciò non prego
quella(=Laura)affinché mi sciolga dalle pene d’amore, poiché le altre strade verso la salvezza sono meno
dritte e certamente non si anela al glorioso regno(=Paradiso)stando in una nave più salda di questa.
Oh stelle benevole che si fecero compagne del fortunato ventre quando la bella creatura discese giù nel
mondo! Lei che è come una stella in terra e che conserva intatta il suo vanto di castità come l’alloro conserva
il colore verde delle sue foglie, dove non soffia il fulmine e dove non è mai gravata dall’indegno vento delle
passioni amorose.
Io so bene che la più degna mano che ponesse la mano a scrivere volendo racchiudere in versi le sue lodi si
stancherebbe: quale cellula della memoria è memoria(=è in grado di ricordare) tutta la virtù che vede e tutta
la bellezza che vede chi la guarda negli occhi, manifesti di ogni virtù, che sono la dolce chiave del mio
cuore?
In tutto il mondo l’amore non ha un tesoro più caro di voi, oh donna.

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Componimento 30: vidi una giovane donna sotto un verde albero di alloro più bianca e più fredda della neve
non colpita dal sole per molti anni(quindi non trasformata in ghiaccio); ed il suo modo di parlare, il suo bel
viso ed i suoi capelli mi piacquero al punto tale che le ho, e sempre avrò, di fronte agli occhi dovunque io
sia, in montagna o in pianura.
I miei pensieri amorosi saranno approdati alla riva quando non si troverà più nemmeno una foglia nel verde
alloro; quando avrò il cuore tranquillo e gli occhi asciutti si vedrà ghiacciare il fuoco e bruciare la neve: non
ho abbastanza capelli in testa quanti vorrei averne per poter attendere quel giorno.
Ma poiché il tempo vola e gli anni fuggono al punto che la morte arriva in un attimo, o quando si hanno i
capelli bruni(=in giovinezza)o quando si hanno i capelli bianchi(=in vecchiaia), seguirò l’ombra di quel
dolce lauro in ogni stagione(sotto il sole più ardente e sotto la neve)fino a quando l’ultimo giorno non
chiuderà questi occhi.
Non si videro mai occhi così belli, né durante la nostra epoca né agli inizi del mondo, che mi sciolgono come
il sole la neve; da cui si produce un rivo di lacrime che conduce amore ai piedi del crudele lauro che ha le
braccia di diamante e le chiome come l’oro.
Io temo di cambiare volto ed incanutirmi prima che il mio idolo, scolpito in vivo lauro(=in carne ed ossa)mi
mostri gli occhi con un gesto di vera pietà: se non sbaglio a contare, oggi sono 7 anni che avanzo sospirando
di riva in riva di notte e di giorno, al caldo e con la neve.
Dentro sono un fuoco puro(la passione amorosa lo brucia dall’interno) mentre fuori sono neve candida, con
questi pensieri amorosi invariati e con la chioma diversa(perché diventata bianca) piangendo in
continuazione andrò per ogni riva, forse per suscitare pietà negli occhi di qualcuno che nascerà tra mille
anni, se un lauro coltivato(=la poesia) può vivere tanto a lungo.
Le bionde chiome situate vicino agli occhi che conducono i miei anni così presto alla morte/che mi
conducono a morte immatura vincono in bellezza l’oro ed i topazi posti al sole sopra la neve.
Componimento 31: questa anima nobile che lascia la terra, anzitempo chiamata all’altra vita, se lassù sarà
apprezzata quando deve essere(quanto merita)abiterà la zona più beata del cielo. Se rimarrà tra il terzo
cielo(=Venere) e Marte, l’aspetto del sole sarà scolorito poiché/quando le anime beate si disporranno a
corona intorno a lei per ammirare la sua bellezza infinita. Se si posasse sotto alla quarta casa(sotto il cielo del
sole), ciascuna delle tre stelle sottostanti(Luna, Mercurio e Venere) sarebbe meno bella e soltanto lei avrebbe
la fama ed il nome di bellezza; nel quinto cielo non potrebbe abitare(essendo quello dei combattenti); ma se
vola più in alto(cielo di Giove, Saturno o delle stelle fisse), e sono molto certo di ciò, ogni altra stella
insieme a Giove sarebbe vinta da lei.
Componimento 32: quanto più mi avvicino all’estremo giorno che accorcia le miserie della vita umana, più
vedo il tempo andare veloce e il mio sperare nell’opera del tempo ingannevole e priva di effetto. Io dico ai
miei pensieri:” non ragioneremo in versi di amore anche a lungo ormai, perché il duro e pesante terreno
carico si va sciogliendo come neve; da ciò ricaveremo pace(dalla morte corporale deriva la pace spirituale):
perché con lui cadrà quel desiderio che ci fece vaneggiare così a lungo e il riso e il pianto e la paura e l’ira; in
questo modo vedremo chiaramente come spesso per mezzo delle cose che mettono paura ci si avvantaggi e
come speso si sospira invano/per cose vane.
Componimento 33: già l’amorosa stella(=Venere)fiammeggiava ad oriente e l’orsa maggiore ruotava i suoi
raggi lucente e bella; la vecchierella era alzata a filare coperta di pochi e laceri vestiti e scalza, aveva
attizzato il carbone e la stagione stimolava gli amanti che abitualmente sono chiamati a lacrimare: quando la
mia speranza(=Laura) già ridotta in fin di vita giunse al cuore, non per la via tipica(=attraverso gli occhi)che
il sonno ed il dolore molle di pianto tenevano chiusi; quanto è cambiata, ohimè, dalla sua immagine di
prima! E sembrava dire:” perché perdi la tua forza interiore? Non ti è ancora stato negato di vedere questi
occhi.”
Componimento 34: Apollo, se è ancora vivo in te il bel desiderio(=l’amore per Dafne)che ti infiammava
presso le onde del fiume Peneo e se non hai già, con il passare degli anni, dimenticate le amate chiome
bionde: ora difendi l’onorata fronda del lauro nella quale tu per prima ed io in seguito fui catturato dal pigro

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gelo e dal maltempo che dura il tempo che il tuo viso rimane nascosto(il tempo in cui il sole tiene nascosto il
suo viso); in forza della speranza amorosa, che ti sorresse nell’aspra vita, pulisci il cielo da questi vapori;
così vedremo poi con meraviglia di entrambi sedere la nostra donna sull’erba e fare ombra a se stessa con le
sue braccia.
Componimento 35: solo e pensoso procedo a passi lenti lungo i deserti luoghi e tengo gli occhi attenti per
fuggire i luoghi dove l’impronta umana lascia il suo segno sulla terra. Non trovo altro riparo per salvarmi dal
fatto che la gente si accorge evidentemente della mia situazione poiché nelle azioni prive di allegria si può
leggere da fuori quanto io dentro arda: al punto che io ritengo che ormai i monti e le pianure e i fiumi ed i
boschi sappiano di che tenore è la mia vita, che è celata alla gente. Eppure non sono in grado di trovare vie
così impervie e selvagge al punto che Amore non proceda sempre parlando con me ed io con lui.
Componimento 36: se io credessi morendo di essere sgravato dal pensiero amoroso che mi opprime, avrei
già posto per terra con le mie mani queste odiose membra e quel peso; ma poiché io temo che sarebbe
soltanto un passare da un pianto ad un pianto e da una ad un’altra guerra, rimango a metà tra il vivo ed il
morto al di qua del varco che mi è ancora vietato. Sarebbe ormai bene il tempo di aver scoccato dalla spietata
corda(dell’arco di Amore)l’ultimo colpo(rivolto a me)già bagnato e tinto nel sangue di qualcun altro; ed io
prego di ciò Amore e la morte che mi lasciò dipinto con i suoi colori(pallido come un moribondo)e che
comunque non si ricorda di chiamarmi a sé.
Componimento 37: il filo sul quale è sospesa la mia vita gravata dagli affanni è così debole che se qualcuno
non lo aiuta, la mia vita sarà ben presto arrivata alla riva del suo corso(=alla sua fine); dopo che operai la
crudele partenza dal mio dolce bene(=Laura), solo una speranza è stata fino ad ora motivo della mia vita che
mi diceva:” benché priva dell’amata vista di Laura, oh anima triste, mantieniti; che cosa sai tu se si potrà
tornare ad un tempo migliore ed a giorni più lieti o se mai si riconquisterà il bene perduto?” questa speranza
mi sostenne per qualche tempo: adesso viene a mancare e indugio troppo in lei.
Il tempo passa e le ore sono così veloci nel compiere il loro corso che ho così poco spazio da non riuscire
nemmeno a pensare a quanto velocemente mi stia avvicinando alla morte: non appena spunta un raggio di
sole nella parte orientale, lo vedrai giungere per vie lunghe ed oblique all’altro monte che si trova dall’altro
lato dell’orizzonte. Le vite degli uomini mortali sono così corte ed i loro corpi sono così lenti e fragili che
quando io mi vengo a trovare diviso dal bel viso, non potendo muovere le ali(=volare)insieme con il
desiderio, mi resta poco del solito conforto e non so quanto ancora io possa vivere in questo stato.
Ogni luogo in cui non vedo quei begli occhi soavi che tennero le chiavi dei miei pensieri d’amore, mentre
piacque a Dio che rimanessi vicino a loro, mi rattrista; ed affinché il penoso esilio mi pesi ancora di più, se io
dormo o cammino e mi sto seduto, non chiedo mai altro(che non siano i begli occhi soavi) e tutto ciò che vidi
dopo di loro mi risultò sgradevole. Quante montagne e fiumi, quanti mari, quanti fiumi mi nascondono quelle
due luci che furono quasi in grado di rendere le mie tenebre un mezzogiorno sereno, affinché il ricordare mi
consumi ancora di più, e mi dimostri la vita presenta aspra ed odiosa quanto la mia vita di allora fosse
gioiosa.
Oh misero me, se parlando in versi si rinnova quell’ardente desiderio che nacque il giorno in cui lasciai la
mia parte migliore(=il cuore)dietro di me, e se è vero che l’Amore si spegne quando viene trascurato per
molto tempo, quale impulso mi conduce a parlarne ancora e a far così crescere il mio dolore? E perché non
divento prima di pietra tacendo/senza comporre nuovi versi? Sicuramente né il cristallo né il vetro hanno mai
mostrato fuori il colore diverso da quello esteriore che custodiscono al loro interno in maniera più chiara di
quanto l’anima sconsolata non mostri i nostri pensieri e la feroce dolcezza che risiede nel cuore, attraverso
gli occhi sempre desiderosi di piangere che cercano giorno e notte qualcuno che li appaghi.
Spesso si trova nella natura umana uno strano desiderio di amare qualunque cosa singolare che accoglie una
più grande schiera di sospiri! Ed io sono uno di quelli a cui il piangere procura giovamento; e sembra che io
mi adoperi affinché i miei occhi siano pieni di lacrime così come il cuore lo è di dolore; e poiché a ciò mi
invoglia il parlare dei begli occhi, e non c’è cosa che mi solleciti o che io percepisca così profondamente,
spesso corro e rientro a quei sentimenti dai quali sgorga più grande il dolore, e siano punite con il cuore le
due luci che aprirono la strada ad amore.

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Le trecce dorate che dovrebbero riempire d’invidia il sole, ed il bello sguardo sereno dove i raggi d’amore
sono così ardenti da farmi morire prematuramente, e le parole discrete che sono rare o addirittura uniche nel
mondo che mi si prestarono come dono gentile, mi sono tolte(dalla lontananza); e perdono più facilmente
ogni altra offesa che l’essermi stato tolto quel benigno ed angelico saluto che era solito spingere il mio cuore
verso la virtù con un desiderio così vivo: al punto che io prevedo di non udire mai qualcosa che mi induca a
fare qualcosa di diverso dal lamentarmi.
E per piangere con ancora più diletto le sottili mani bianche e le braccia nobili ed i suoi atti soavemente alteri
e i dolci sdegni alteramente umili ed il bel petto giovane, torre dell’alto fondamento della sensibilità e del
discernimento, questi luoghi montani e selvaggi mi tengono nascosti; e non so se posso sperare di rivederla
prima che io muoia: di tanto in tanto si innalza la speranza e poi non è in grado di fermarsi/persiste nel suo
slancio, ma precipitando nella disillusione afferma che non potrò mai più vedere colei che rende onore al
cielo, nella quale abitano l’onestà e la carità e dove io spero che sarà la mia dimora.
Oh canzone, se vedrai la nostra donna nel dolce luogo(dove vive), io credo che tu crederai che ella ti porgerà
la bella mano dalla quale io sono così lontano. Non la toccare; ma stando reverente ai suoi piedi dille che io
sarò da lei non appena potrò, o come spirito spogliato dal corpo(=morto) oppure come uomo in carne ed
ossa(=vivo).
Componimento 38: oh Orso, non ci furono mai fiumi né stagni né mari, dove ogni fiume si scarica, né
ombra di un muro o di un’altura o di un albero, né nebbia che copre il cielo e bagna il mondo, né qualunque
altro impedimento che ostacola la vista umana del quale io mi lagni quanto di un velo che nasconde i due
begli occhi e che sembra dire:” ora consumati in lacrime”. E quel loro abbassarsi, o per orgoglio o per
umiltà, che spegne ogni mia gioia sarà il motivo della mia morte prematura. E provo dolore anche per una
bianca mano che è sempre stata pronta a tormentarmi e che è diventata un ostacolo contro i miei occhi.
Componimento 39: io temo l’assalto dei begli occhi, nei quali abitano Amore e la mia morte, al punto che
fuggo da loro come una fanciulla fugge il bastone, ed è già passato molto tempo da quando mi sono volto
alla fuga per la prima volta. Da ora in avanti non ci sarà un luogo alpestre dove la mia volontà non mi
condurrà al fine di non incontrare colei che confonde i miei sensi lasciandomi pietrificato. Dunque se mi
recai a farvi visita in ritardo per non avvicinarmi a colei che mi distrugge, forse sarà una mancanza non
indegna di scusante. Dico di più, che il tornare a ciò che fuggivo e l’aver liberato il cuore da una paura così
grande, fu una prova non leggera della mia fedeltà nei vostri confronti.
Componimento 40: se l’amore o la morte non danno qualche strappo alla nuova tela(=alla nuova opera alla
quale sto attendendo)sulla quale sto lavorando in questo momento e se io mi libero dal tenace vischio(=dalla
passione amorosa), mentre unisco una verità ad un’altra, io probabilmente realizzerò un lavoro intessuto a
doppio filo tra lo stile dei moderni e quello del latino classico, che, ardisco a dirlo in maniera pavida, ne
sentirai il rumore fino a Roma. Ma visto che mi mancano per finire l’opera un po’ delle venerate fila che
sopravvissero al mio diletto padre, perché tieni le mani chiuse verso di me contro quello che sei solito fare?
Io ti prego affinché tu le apra e vedrai così prodursi cose egregie.
Componimento 41: quando l’albero che Febo amò quando assume le vesti mortali(=lauro, Laura, Dafne) si
allontana dalla suo posto, Vulcano ansima e suda per l’opera di fornire nuovi aspri fulmini a Giove: il quale
ora tuona, ora nevica ed ora piove, senza onorare il mese di luglio più di gennaio; la terra piange(per via
della pioggia)ed il sole rimane lontano poiché vede la sua cara amica(Dafne-Laura) essere altrove. Allora
riprendono ardire le crudeli stelle Saturno e Marte; e Orione armato spezza i timoni ed il cordame agli
infelici nocchieri; i venti turbati fanno sentire a mare, al cielo ed a noi quando il bel viso aspettato dagli
angeli si allontana.
Componimento 42: ma dopo che il dolce volto umile e piano non nasconde più le sue bellezze straordinarie,
l’antichissimo fabbro siciliano(=Vulcano)muove invano le braccia perché a Giove sono tolte di mano(=non
servono più)le armi temprate a Mongibello per reggere a qualunque prova, e il cielo(Giunone)sembra
rasserenarsi a poco a poco nel bello sguardo del sole. Si agita un vento che viene dal lito
occidentale(=Zefiro)che rende sicuro il navigare senza il bisogno di ricorrere all’arte e risveglia i fiori tra

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l’erba in ogni prato. Le stelle crudeli(Saturno e Marte)fuggono in ogni luogo, disperse dal bel viso che fa
innamorare e a causa del quale molte lacrime sono già state sparse.
Componimento 43: il sole aveva già guardato dal balcone più elevato nove volte per cercare quella(=dafne)
che un tempo aveva mosso invano i suoi sospiri d’amore e che ora suscita i sospiri ad altri(il poeta). Dopo
che stanco di cercare non seppe dove colei abitava, se vicino o lontano, si mostro a noi come un uomo
impazzito dal dolore che non ritrova la cosa molto amata. E stando in disparte così afflitto(per la non riuscita
del suo intento)non vide tornare il viso che sarà lodato in più di mille poesie amorose se io vivrò; ed il dolore
aveva cambiato lo stesso volto di Laura al punto che mentre ritornava i begli occhi lacrimavano: perciò l’aria
mantenne lo stato precedente(=rimase nuvolosa).
Componimento 44: quello che in Tessagli ebbe le mani così pronte a renderla di colore rosso a causa del
sangue dei suoi cittadini(=Cesare) pianse la morte del marito di sua figlia(=Pompeo), riconosciuto dai ben
noti lineamenti; ed il pastore che ruppe la fronte di Golia(=Davide), pianse la sua famiglia che si ribellava, e
pianse sopra il buon Saul del quale può molto dolersi il monte crudele(=il Gelboe). Ma voi che non
impallidite mai per la pietà(=non provate mai compassione)e che avete i ripari sempre pronti contro l’arco di
Amore che invano scaglia le sue frecce, mi vedete straziato da mille morti: perciò nemmeno una lacrima
scese dai vostri begli occhi ma solamente disdegno ed ira.
Componimento 45: il mio nemico in cui siete solita vedere i vostri occhi che rendono onore ad Amore e al
cielo, vi fa innamorare con le sue bellezze che sono soavi e liete più che quelle degli uomini mortali. Sotto
suo consiglio, oh mia signora, mi avete scacciato fuori dal mio dolce albergo(=cuore di Laura): esilio che è
per me misero sebbene io sia indegno di abitare dove voi siete sola/dove solo voi siete degna di abitare. Ma
se io ero fissato con saldi chiodi al vostro cuore, uno specchio non avrebbe dovuto rendervi, facendovi
innamorare di voi stessa, aspra e superba a mio danno. Certamente, se vi ricordate di Narciso sappiate che il
suo ed il vostro procedere conducono ad una stessa fine, benché l’erba sia indegna di avere un fiore così
bello.
Componimento 46: i capelli ed i denti e le labbra e le gote(=l’oro e le perle ed i fiori rossi e bianchi)che la
vecchiaia(=l’inverno)dovrebbe far appassire e seccare sono per me pungenti e velenose spine che sperimento
nel petto e nei fianchi(=per tutto il corpo). Perciò i miei giorni saranno lacrimosi ed incompiuti perché
accade raramente che un gran dolore invecchi(=sopravvive per lungo tempo): ma di ciò incolpo
maggiormente gli specchi omicidi, che voi stessa avete stancati vagheggiando. Questi(gli specchi) fecero
stare in silenzio il mio signore(=Amore) che vi pregava in mio favore, quindi egli tacque vedendo che il
vostro desiderio finiva in voi stessa; questi(gli specchi), da cui deriva il principio della mia morte, furono
fabbricati presso gli stagni infernali e furono immersi nel Lete.
Componimento 47: io sentivo già venir meno dentro al cuore gli spiriti vitali che ricevono la vita da voi; e
poiché ogni essere vivente si aiuta contro la morte, allentai il freno al desiderio, che ora tengo molto a freno,
e lo misi per la via quasi smarrita(=quella che conduce a Laura): per il fatto che di giorno e di notte mi invita
per quella via ed io contro il suo volere lo porto altrove. E mi condusse, vergognoso ed esitante, a rivedere
gli occhi leggiadri da quali io mi tengo molto lontano per non risultare a loro molesto. Vivrò ormai per
qualche tempo, perché un solo vostro sguardo infonde tanta virtù al mio vivere; e poi morirò, se non
obbedisco al desiderio.
Componimento 48: se è vero che mai un fuoco si spense per via di un altro fuoco, né che un fiume fu secco
per via della pioggia, ma sempre una cosa si accresce per l’aggiunta dell’altra simile e spesso uno accende il
suo contrario, perché tu Amore, che governi e distribuisci i nostri pensieri d’amore che sostieni l’anima si
appoggia in due corpi, fai le voglie meno intense per eccesso di desiderio nell’anima in modo diverso da
come si suole? Forse così come il Nilo cadendo dall’alto(da una cascata)assorda con il suo grande rumore gli
esseri viventi che si trovano lì vicino ed il sole abbaglia chi lo guarda fissamente, così il desiderio, che è in
contrapposizione con se stesso, viene scemando nello sfrenato obbiettivo e la sua fuga risulta lenta e quindi
vana per via della troppa precipitosità.
Componimento 49: sebbene io ti abbia preservata da un uso menzognero per quanto è in mio potere e per
quanto io ti abbia assai onorata, oh lingua ingrata, non per questo mi hai contraccambiato l’onore ed anzi mi

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hai reso ira e vergogna: perché quando ho più bisogno del tuo aiuto per chiedere pietà, allora tu stai sempre
più intorpidita/inanimata e se pronunci delle parole queste sono tronche ed imperfette al punto che sembrano
quelle di uomo che sta sognando. Triste lacrime, pure voi mi accompagnate tutte le notti mentre vorrei stare
da solo, e poi fuggite di fronte alla mia pace(=Laura); e voi spiriti, sempre così pronti a procurarmi angoscia
e dolore, soffiate lenti e rochi quando siete di fronte a lei: solo il mio aspetto esprime ciò che sento nel cuore.
Componimento 50: nell’ora del giorno in cui il cielo declina rapidamente verso occidente, e che la nostra
giornata vola verso gli uomini che forse lo aspettano nell’altro emisfero(=al tramonto) vedendosi sola in un
paese lontano, la stanca vecchia pellegrina raddoppia i passi e si affretta sempre di più; e poi così sola alla
fine della sua tappa giornaliera ogni tanto è consolata da un breve riposo nel quale dimentica la pena ed il
dolore della strada percorsa. Ma, stanco, ogni dolore che mi arreca il giorno cresce tutte le volte che il
sole(=la luce eterna)si appresta ad allontanarsi da noi(=tramontare).

Quando il sole gira le ruote infiammate del suo carro per lasciare lo spazio alla notte, cosicché discende dagli
altissimi monti la maggiore ombra(=il buio notturno), l’avido contadino riprende le armi e con voci e
melodie rustiche scaccia ogni ambascia dal suo cuore; e poi riempie la tavola di cibi poveri, simili a quelle
ghiande(dell’età dell’oro)che tutti onoravano pur rifuggendo. Ma chi vuole si rallegri di quando in quando,
che io non ho ancora avuto neppure un’ora, non dico lieta, ma riposata, né per girare di cieli né di
pianeti(=mai).
Quando il pastore vede calare i raggi del gran pianeta(=il sole) verso il nido dove abita, ed imbrunire le
contrade orientali, si alza in piedi e con il solito bastone, lascia l’erba(=il pascolo) e le fontane e i faggi
muove il suo gregge con dolcezza; dopodiché sparge di verdi fronde per farsi un giaciglio o una casetta o una
grotta situata lontano dalla gente. Ahi crudele Amore, tu in quell’ora più mi spingi a seguire la voce, i passi e
le orme di questa fiera, che tu non stringi nelle tue morse dalle quali si nasconde e fugge, che mi arreca
dolore.
Ed i naviganti gettano i corpi sul duro legno della nave e sotto i ruvidi panni in qualche insenatura marina
riparata dopo che il sole si nasconde. Ma io, per quanto il sole si tuffi in mezzo alle onde, e lasci la Spagna
dietro alle sue spalle e Granada ed il Marocco e le Colonne d’Ercole, e gli uomini e le donne e l’insieme
degli esseri viventi e gli animali acquietino i loro mali, io non pongo fine al mio irriducibile affanno; e mi
duole il fatto che ogni giorno questo danno cresce poiché sono già vicino al decimo anno che questa voglia
amorosa cresce sempre e non posso indovinare chi me ne libererà.
E poiché parlando sfogo un po’ il mio affanno, vedo alla sera tornare i buoi sciolti dalle campagne e dai colli
arati: perché a me non sono tolti i miei sospiri? Perché non mi viene tolto il gravoso gioco d’amore? Perché
di giorno e di notte i miei occhi sono molli di pianto? Povero me, che volli tenere fissi i miei occhi sul suo
bel viso la prima volta che la vidi per scolpirlo nell’immaginazione del cuore dal quale non sarà mai
cancellato né con la forza né con artificio(=per nessun motivo), finché non sarò dato in preda a colei che
separa tutto(=la morte)! Ed anche di lei non so cosa credere.
Oh canzone, se lo stare con me dal mattino alla sera ti ha reso simile a me, tu non vorrai mostrarti in nessun
luogo; e ti curerai così poco delle lodi che le altre persone potrebbero farti che ti basterà procedere di altura
in altura pensando a come mi ha conciato il fuoco di questa pietra focaia sulla quale io mi appoggio.
Componimento 51: avrebbe dovuto avvicinarsi ancora poco ai miei occhi la luce che da lontano li
abbaglia(=Laura)che io avrei modificato completamente il mio aspetto come fece Dafne in Tessaglia. E
siccome non posso trasformarmi in lei più di quanto io non abbia già fatto(non che questo la renda pietosa),
oggi sarei una statua dall’aspetto tormentoso scolpita nella pietra più dura, o nel diamante o nel marmo
bianco, bianco forse per la paura, o nel quarzo molto duro, poi sarei stato pregiato dal volgo avido e sciocco;
e sarei liberato dal gravoso ed aspro giogo d’amore, al punto che io invidio quel vecchio stanco che con le
sue spalle fa ombra al Marocco(=Atlante).
Componimento 52: al suo amante(=Atteone)piacque Diana quando per un caso fortunato la vide tutta nuda
in mezzo alle gelide acque, non più di quanto piacque a me la pastorella alpina e crudele intenta a bagnare un
velo leggiadro che rinchiude i capelli vaghi e biondi all’aria, al punto che mi fece, quando egli arde nel
cielo(=a mezzogiorno)tremare tutto di un gelo d’amore.

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Componimento 53: spirito nobile che governi quelle membra dentro alle quali abita facendo il suo
peregrinaggio nella vita un signore valoroso, accorto e saggio, dopo che è giunto all’onorato scettro con il
quale governi Roma ed i suoi erranti, e la richiami all’antico viaggio, io parlo a te poiché non vedo nelle altre
persone un raggio di virtù, che è spenta al mondo, né trovo chi si vergogna di agire male. Che cosa si aspetti
l’Italia o che cosa agogni non lo so, sembra che non senta i suoi mali: vecchia, oziosa e lenta, dormirà per
sempre e non ci sarà chi la sveglierà? Ah se avessi io le mani avvolte nei suoi capelli(=avessi qualche potere
su di lei).
Non spero(spero ma è una speranza vana)più che muova la testa(=si scuota appena) dal pigro sonno per
quanto si gridi, a tal punto è oppressa e da un tale peso; ma per volere del destino alle tue braccia che la
possono scuotere forte e sostenere è ora affidata la nostra capitale Roma. Metti le mani in quella venerabile
chioma e nelle trecce scomposte con sicurezza di modo che la neghittosa esca dal fango. Io che piango del
tuo strazio di giorno e di notte, ripongo in te la mia speranza maggiore: se il popolo di Marte(=i
romani)dovesse rialzare gli occhi al suo onore, ritengo che tale grazia lo possa toccare solo durante il tuo
governo.
Le antiche mura che il mondo quando si ricorda del tempo passato e si rivolge indietro ancora teme, ama e
che ancora suscitano tremore, ed i sepolcri dove furono chiuse le membra dei tali romani che non rimarranno
senza fama, se prima non si dissolve l’universo, e tutti quei monumenti che sono avvolti da un’unica rovina,
sperano di saldare ogni loro vizio grazie a te. Oh grandi Scipioni(l’africano e l’emiliano), oh fedele(alla
repubblica)Bruto quanto vi è gradito se egli è tornato voce laggiù del ben locato officio! Come credo che
sarà lieto Fabrizio(condottiero nella guerra contro Pirro) udendo la notizia! E dirà:” la mia Roma sarà bella di
nuovo.”

E se nel cielo si curano delle cose di qua(del mondo terreno)le anime che sono cittadine lassù ed hanno
abbandonato i loro corpi in terra, ti pregano di porre fine alla lunga guerra civile a causa della quale la gente
non si sente sicura cosicché il pellegrinaggio alle chiese dei beati si è interrotto: che furono già venerate e
che ora in tempo di guerra sono rese quasi grotte per i ladroni, al punto che le loro porte si chiudono
solamente in faccia alle persone buone e tra gli altari e le statue spogliate dagli ornamenti pare che si ordisca
ogni impresa crudele. Deh quanti orribili atti! E non senza campane che furono poste in alt per ringraziare
Dio si incomincia l’assalto.
Le donne lacrimose e la moltitudine inerme dei fanciulli ed i vecchi stanchi che hanno in odio la loro
debolezza e l’interminabile vita, ed i frati benedettini, francescani e domenicani con le altre schiere
travagliate ed inferme gridano:” oh signore nostro aiuto, aiuto.” E la povera gente sgomenta ti mostra le sue
piaghe a mille a mille, che renderebbero pio tra gli altri addirittura Annibale. E se guardi bene alla casa di
Dio(=Roma)che oggi arde tutta, spegnendo assai poche scintille saranno tranquille le bramosie che si
mostrano così infiammate cosicché le tue opere saranno lodate nel cielo.
Gli Orsini, i conti di Tuscolo, i Savelli, i conti di Vico e i Caetani recano spesso offesa ad una grande colonna
di marmo e procurano danno a loro stessi: di costoro si duole quella gentile donna(=Roma)che ti ha chiamato
affinché tu estirpi da lei le piante selvatiche che non sono capaci di fiorire. E’ già passato più del millesimo
anno da quando vennero a mancare in lei quelle anime nobili che l’avevano posizionata nel ruolo di gloria e
fama che aveva. Ahi gente senza antenati altera oltre misura, irriverente a tanta e tale madre! Tu marito, tu
padre: ci si aspetta ogni soccorso dalla tua mano in quanto il maggior padre(=il papa)è intento ad un’altra
opera.
Raramente accade che la fortuna maligna non contrasti le nobili imprese, fortuna che male si accorda alle
imprese coraggiose. Questa volta, sgombrando il passaggio dal quale tu entrasti, si fa perdonare da me molte
altre offese, poiché almeno in questo discorda da se stessa: in quanto, a memoria d’uomo, non fu mai aperta
la via ad uomo mortale per farsi, come è successo a te, eterno per la sua fama, che puoi risollevare la
monarchia più nobile al suo stato originario, se io non valuto male. Quanta gloria ti arrecherà il dire:” gli eroi
antichi la aiutarono quando era giovane e forte; questo in vecchiaia le evitò la morte!”
Sopra il Campidoglio, oh canzone, vedrai il cavaliere che l’Italia intera onora che è preoccupato più del bene
pubblico che di se stesso. Digli:” uno che non ti ha ancora visto da vicino, come tuttavia ci si innamora per

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sentito dire, dice che Roma ti chiede incessantemente pietà con gli occhi bagnati di dolore e molli a causa
delle lacrime da tutti e 7 i colli.
Componimento 54: una straniera mosse il mio cuore leggero, perché portava sul volto l’insegna d’amore, al
punto che ogni altra donna mi pareva meno degna d’onore. E mentre la seguivo durante l’età giovanile udivo
dire ad alta voce da lontano:” Ahi, quanti passi vai perdendo per il bosco!” allora mi strinsi tutto pensoso
all’ombra di un faggio; e guardando intorno vidi essere molto pericoloso il mio viaggio: e quindi tornai
indietro quasi alla metà della mia vita(=35 anni).
Componimento 55: quel fuoco che io pensai essersi spento per via del tempo invernale e dell’età matura
rinnova nell’anima la fiamma ed il martirio. Per quanto posso vedere, le scintille non furono mai spente ma
solamente ricoperte un po’ e temo che il secondo errore sarà peggiore. Attraverso le lacrime che spargo a
mille a mille conviene che il cuore, che ha in sé le scintille e l’esca del sentimento amoroso, si liberi
attraverso gli occhi: non come quello passato ma a me sembra che cresca. Quale fuoco non sarebbe già stato
spento definitivamente dalle onde che i miei tristi occhi versano in continuazione? Amore, benché io mi sia
accorto di ciò tardi, vuole che io mi strugga tra due contrari(acqua e fuoco); e tende lacci in modi così diversi
che quando ho più speranza che il cuore ne esca tanto più mi invischia di nuovo nel bel viso.
Componimento 56: se contando le ore con il cieco desiderio che strugge il cuor io non inganno me stesso,
ora mentre io parlo il tempo che fu promesso insieme a me ed alla pietà fugge. Qual è l’ombra così crudele
da soffocare il seme che era così vicino al desiderato frutto(=a maturazione)? E dentro al mio ovile quale
belva ruggisce (spaventando le pecore)? E tra la spiga e la mano che sta per coglierla quale muro(=ostacolo
invalicabile) si è interposto? Stanco, non lo so; ma so bene che per rendere più dolorosa la mia vita Amore
mi indusse a credere in una speranza così gioiosa. Ed ora mi ricordo di quanto ho letto ovvero che prima del
giorno della morte non si deve chiamare un uomo beato.
Componimento 57: le mie fortune sono tarde e pigre ad arrivare e la speranza di conseguirle è incerta
mentre il desiderio continua a crescere, cosicché mi rincresce sia l’abbandonare che l’aspettare; e poi quando
se ne devono andare sono più veloci di una tigre. Misero me, le nevi saranno calde e di colore nero ed il mare
senza onde ed ogni pesce andrà in giro per i monti ed il sole tramonterà laggiù dove escono da una stessa
fonte il Tigri e l’Eufrate(=ad Oriente)prima che io trovi pace o tregua, o amore o la madonna tengano un
comportamento diverso perché hanno congiurato a torto contro di me. E se riceverò una dolcezza dopo tante
amarezze, il suo sapore si dileguerà per dispetto della lunga attesa: altro dei loro favori non mi toccherà mai.
Componimento 58: oh signore mio caro riposato su uno dei tre doni la guancia che fu già stanca di piangere
e siate ormai più restio a concedervi a quel crudele che fa impallidire i suoi seguaci(=amore). Con l’altro
dono chiudete dalla parte sinistra la strada ai suoi messaggeri(=gli sguardi)che passarono da lì mostrandovi
sia ad agosto che a gennaio(=in ogni stagione)lo stesso, poiché manca il tempo per percorrere tutta la lunga
strada. E con il terzo dono bevete un infuso medicinale, amaro all’inizio ma dolce alla fine, che purifichi da
ogni pensiero che tormenta il cuore. Riponete il mio ricordo nella parte del cuore dove si conservano le cose
piacevoli cosicché io non debba temere il nocchiere dello Stige(=Caronte=il vostro oblio), se la mia
preghiera non è superba.
Componimento 59: benché una colpa non mia(=la crudeltà di Laura)mi tolga quello che mi indusse ad
amare per la prima volta, non mi rimuove dal mio fermo desiderio(=di amarla). Amore nascose il laccio con
il quale mi strinse tra le chiome d’oro; e dai begli occhi venne il freddo ghiaccio che mi passò nel cuore, con
la potenza di un lampo, che ancora oggi spoglia l’anima di ogni altra sua voglia al solo ricordo. Mi è poi
stata tolta la dolce vista di quei capelli biondi, misero me; ed il volgersi altrove dei due lumi onesti e belli mi
rattrista insieme al suo fuggire; ma poiché morendo per una buona causa si acquista onore, non voglio che
Amore mi sciolga da questo nodo nemmeno se ciò mi procurasse la morte o dolore.
Componimento 60: l’albero nobile che amai fortemente per molti anni fino a quando i bei rami non mi
sdegnarono faceva fiorire alla sua ombra il mio debole ingegno e crescere gli affanni. Dopo che, essendo io
sicuro di tali inganni, passò da dolce a spietato albero, io rivolsi ad una solo meta tutti i pensieri che parlano
sempre dei loro danni. Che cosa potrà dire chi è innamorato, se le mie rime giovanili gli avessero dato una
speranza diversa, e a causa di costei la perdesse? Mai peota ne colga le fronde(per cingersi della corona

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poetica), né Giove la privilegi(risparmiandola dai fulmini), e sia odiata dal sole(=Apollo, amante di Dafne)al
punto tale che ogni sua foglia verde si secchi.
Componimento 61: sia benedetto il giorno ed il mese e l’anno e la stagione(primavera) ed il
tempo(mattino)e l’ora e l’istante ed il bel paese(Avignone)ed il luogo(Avignone) dove fui preso dai due begli
occhi che mi hanno legato; e sia benedetto il primo dolce affanno che io ebbi ad essere unito ad
Amore(=innamorato)e l’arco(occhi)e le frecce(sguardi)dalle quali fui ferito e le piaghe che arrivano fino al
cuore. Benedette le voci che io ho sparse chiamando il nome della mia donna/della donna da me amata, ed i
sospiri e le lacrime ed il desiderio; e siano benedette tutte le carte dalle quali io le procuro la fama ed il mio
pensiero che è rivolto solamente a lei al punto tale da non avere posto per nessun’altra.
Componimento 62: padre del cielo, dopo i giorni perduti e dopo le notti passate vaneggiando in compagnia
di quel feroce desiderio che mi accese il cuore mentre guardavo gli atti(di Laura)per mia disgrazia così
leggiadri, ti piaccia ormai che con la luce della grazia io mi volga ad un altro tipo di vita ed a lavori
intellettuali più nobili cosicché, avendo teso le reti invano, il mio duro avversario(=Amore ma anche il
demonio secondo le scritture quindi Amore=demonio)se ne scorni. Ora si compie l’undicesimo anno, oh mio
signore, da quando fui sottomesso allo spietato giogo d’amore che è più feroce con i più sottomessi: abbi
pietà del mio vergognoso affanno; conduci i miei pensieri instabili ad una meta degna; ricorda loro come tu
oggi moristi in croce.
Componimento 63: volgendo gli occhi al mio strano colore che ricorda la morte alle persone, la pietà vi
mosse; per cui, salutandomi in maniera benevola, teneste in vita il mio cuore. La fragile vita che ancora abita
in me fu chiaramente un regalo dei vostri begli occhi e della angelica e soave voce. Per merito loro riconosco
di essere dove sono(=ancora in vita): perché risvegliarono la mia anima intorpidita come si suole destare un
animale pigro con il bastone. Oh donna, voi avete in mano l’una e l’altra chiave del mio cuore(=il completo
dominio); ed io sono contento di ciò, sono pronto a navigare con ogni tipo di vento perché ogni cosa che
proviene da voi mi procura un dolce onore.
Componimento 64: se, con atti sdegnosi, chinando gli occhi o abbassando la testa o essendo pronta a
fuggire più di ogni altra donna, o volgendo altrove il viso di fronte a preghiere oneste e degne, voi poteste
uscire una volta per tutte dal cuore, dove per altri artifici amore innesta dal primo ramo più rami, allora io
direi che questa sarebbe una giusta motivazione per i vostri atti sdegnosi: poiché sembra sconveniente che
una nobile pianta(=il lauro)stia in un terreno arido, perciò per sua natura si stacca in maniera lieta; ma poiché
il vostro destino vi vieta di essere altrove(rispetto al mio cuore), provvedete almeno a far sì che non risiediate
sempre in un luogo a voi odioso.
Componimento 65: misero me, quanto sono stato disavveduto in principio il giorno in cui Amore venne a
ferirmi, amore che poi gradatamente è diventato il signore della mia vita della quale si è posto alla sommità.
Io non pensavo che con il suo lavorio nemmeno un punto della fermezza o del valore sarebbe mai venuto a
mancare al corazzato cuore; ma così finisce chi si sopravvaluta. Da questo momento in avanti ogni difesa
arriva tardi eccetto il provare a capire se amore considera molto o poco queste preghiere fatte da un mortale.
Non prego né questa preghiera potrebbe essere più possibile, che il mio cuore arda con misura ma che anche
costei(=Laura)abbia la sua parte di fuoco.
Componimento 66: bisogna che si convertano presto in pioggia l’aria grave di vapori e la nebbia molesta
addensata intorno da venti rabbiosi; ed i fiumi sono già quasi ghiacciati ed al posto dell’erbetta per le valli
non si vede altro che brina e ghiaccio. Ed io nel cuore che è più freddo del ghiaccio ho pensieri gravi come la
nebbia che alle volte si alza formandosi, quando cade dal cielo una pioggia lenta, in queste valli chiuse ai
venti amorosi e circondate da fiumi stagnanti. In poco tempo ogni grande pioggia passa ed il caldo fa sparire
le nevi ed il ghiaccio dei quali procedono i fiumi gonfi a vedersi; né è mai successo che una nebbia folta che
aveva nascosto il cielo sopraggiunta dal furore dei venti non fosse fuggita dai monti e dalle valli. Ma, misero
me, non mi sopraggiunge mai la primavera ed anzi piango con il sereno e con la pioggia e con il gelo e con
i venti soavi: arriverà un giorno in cui la mia signora(=Laura) non avrà più il ghiaccio nel cuore e non sarà
sdegnosa nell’aspetto, questo succederà quando vedrò il mare, i laghi ed i fiumi secchi. Finché i fiumi
scenderanno fino al mare e le bestie selvatiche ameranno le valli ombrose, sarà davanti a quegli occhi quella
nebbia che fa nascere continuamente pioggia dai miei e che fa nascere nel bel petto un duro ghiaccio che trae

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dal mio cuore venti così dolorosi. Io devo perdonare molto a ciascun vento perché per amore di un vento che
mi chiuse in mezzo ai due fiumi(Rodano e Durenza presso Avignone)tra il bel verde delle rive ed il dolce
fresco delle loro acque, al punto che io dipinsi l’ombra sotto la quale fui per mille valli al punto che né il
caldo, né la pioggia, né il tuono potevano curarmi da tale nebbia spezzata. Ma la nebbia non fuggì mai
sospinta dai venti, né accadde mai che il fiume scorresse più veloce per via della pioggia o che il ghiaccio si
sciogliesse più in fretta quando il sole apriva le valli, come quel giorno.
Componimento 67: sulla riva sinistra del mar Tirreno, dove le onde piangono rotte dal vento, vidi
improvvisamente quell’albero altero del quale bisogna che io scriva tante carte. Amore, che ferveva dentro la
mia anima per via del ricordo delle bionde trecce di Laura, mi spinse per cui io caddi, come se fossi morto, in
un ruscello nascosto dall’erba. Sebbene fossi solo tra i boschetti e le colline mi vergognai di me stesso,
perché ad un cuore nobile basta un simile incidente per vergognarsi, e non volli ricevere un altro sprone. Mi
consola almeno di aver cambiato stile e di essermi quindi bagnato i piedi e non gli occhi come ero solito fare
per via del pianto, se un aprile più cortese(di quello di quando mi innamorai)mi asciugasse gli altri(=gli
occhi)dal loro essere molli(=dal loro pianto, dalle loro lacrime).
Componimento 68: l’aspetto sacro della vostra città(=Roma)mi porta a lamentarmi dei vaneggiamenti
amorosi passati, gridando:” stai su, misero, perché ti abbatti?”; e mi mostra la via per salire al cielo. Ma con
questo pensiero ne combatte un altro che mi dice:” perché procedi fuggendo da Laura? Ricordatevi, il tempo
passa ormai, di tornare a vedere la nostra signora”. Io che sento il suo parlare, mi agghiaccio dentro il cuore
come un uomo che ascolta una notizia ed improvvisamente si addolora. Poi ritorna il primo pensiero e questo
si ritira: quale vincerà non lo so; ma fino ad ora hanno combattuto e non una sola volta.
Componimento 69: io sapevo bene, Amore, che contro di te non funziona l’accorgimento umano, tanti i
lacci, tante le promesse false, tanto aveva provato il tuo feroce artiglio. Ma di recente, della qual cosa mi
meraviglio(lo dirò come una persona alla quale molto importò e che lo constatai sulle acque salate tra la riva
toscana, l’isola d’Elba e l’isola del Giglio), io sono fuggito dalle tue grinfie e procedevo lungo la strada
sconosciuto e pellegrino essendo agitato dai venti, dal cielo e dalle onde: quando ecco arriva i tuoi
ministri(=i pensieri ed i ricordi), io non so bene da dove, per dimostrarmi che fa male al suo destino chi
contrasta e chi si nasconde fuggendo.
Componimento 70: misero me, perché io non so in quale parte si rivolga la speranza, che è stata tradita
ormai più volte: perché se non c’è chi mi ascolta con pietà, che senso ha buttare così spesso al vento le mie
preghiere? Ma se mi sarà ancora concesso di porre fine prima della mia morte ai miei lamenti, non pesi al
mio signore(=Amore)che io lo preghi di nuovo di poter un giorno dire liberamente tra l’erba ed i fiori(=in
luogo spensierato ed allegro): ho argomento e ragione di cantare e di rallegrarmi.
È ben ragion che qualche volta io canti perché ho sospirato così a lungo che per pareggiare i tanti dolori con
le risate non incomincerò mai troppo presto. E se io potessi far in modo che agli occhi santi risultasse di un
qualche piacere qualche mio dolce componimento in rima, oh me beato sopra tutti gli altri amanti! Ma
ancora di più lo sarò quando potrò dire, e sarà vero:” la mia signora mi prega affinché io parli.”
Pensieri erranti che passo dopo passo mi avete condotto a formulare ipotesi così sublimi, vedete che la mia
signora ha il cuore di smalto, così resistente che io da solo non riesco ad attraversarlo. Lei non si degna di
guardare così in basso al punto da curarsi delle nostre parole, perché non lo vuole il destino(cielo)di
contrastare il quale sono già stanco: perciò, come nel cuore mi indurisco ed inasprisco, così nelle mie parole
voglio risultare più aspro.
Che cosa dico? Dove sono? E chi è che mi inganna se non io stesso ed il desiderio eccessivo? Se esploro il
cielo di giro in giro trovo che nessun pianeta mi condanna a piangere. Se il velo corporeo mi appanna la vista
che colpa ne hanno le stelle o le cose belle(=Laura)? Dentro di me risiede chi mi affanna di giorno e di
notte(=l’idea dell’amata)da quando la dolce sembianza ed il bello sguardo soave mi fecero andare gravido
del suo piacere.

Tutte le cose delle quali il mondo è adorno uscirono buone dalle mani dell’eterno mastro(=il creatore); ma la
bellezza fisica abbaglia me, che non sono in grado di entrare così in profondità. E se al vero
splendore(=quello interiore)mai ritornerò, l’occhio non potrà stare fermo, in questo modo la sua colpa lo ha

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reso infermo e non quel giorno nel dolce tempo della giovinezza in cui mi volsi verso l’angelica
bellezza(=Laura).
Componimento 71: poiché la vita è breve e l’ingegno si spaventa di fronte all’alta impesa, non mi fido né di
lui né di lei; ma spero che il mio dolore che urlo rimanendo in silenzio sia udito là dove desidero e là dove
dovrebbe essere udito. Occhi leggiadri nei quali abita Amore, a voi rivolgo il mio stile debole, lento di per sé
ma spronato dal grande piacere; e chi di voi parla ha una disposizione conforme alla nobiltà del soggetto, che
con le ali amorose sollevandolo lo allontana da ogni pensiero vile. Alzato da queste ali arrivo ora a dire cose
che ho tenuto nascoste nel cuore a lungo.
Non perché io non mi accorga di quanto la mia lode risulti offensiva per voi: ma non posso contrastare il
grande desiderio di lodarvi che risiede in me da quando vidi quello che il pensiero non può uguagliare e che
il mio recitare in versi o quello di altri non possono superare. Io so bene che nessun al di fuori di voi, causa
prima della mia condizione dolce e tormentosa, mi può capire. Quando divento neve sotto gli ardenti raggi,
forse in quel momento la mia indegnità provoca il vostro sdegno gentile. Oh se questa paura non attenuasse
l’arsura che mi incendia, sarebbe un morire beato! Perché preferisco morire in loro presenza che vivere senza
di loro.
Dunque non è la poca virtù che mi scampa dallo struggermi di fronte al fuoco possente; ma la paura, che
ghiaccia il sangue errante per le vene, riscalda il cuore affinché avvampi più a lungo. Oh alture, oh valli, oh
fiumi, oh boschi, oh campi, oh testimoni della mia vita pesante, quante volte mi avete udito invocare la
morte! Ahi sorte dolorosa, il rimanere in questo stato mi fa stare male ed il fuggire non mi aiuta. Ma se non
mi frenasse la più grande paura della dannazione eterna, una via corta e veloce porrebbe fine a questa pena
aspra e dura; e la colpa sarebbe solo di colei che non si cura di ciò(=di Laura).
Dolore, perché mi conduci fuori dal cammino a dire quello che io non voglio? Lascia che io vada dove il
desiderio mi spinge. Già non mi addoloro per voi, occhi sereni sopra il corso mortale, né dell’amore che mi
stringe in questo nodo. Osservate bene quanti colore amore dipinge spesso sul mio volto e da ciò potete
capire come mi riduce dentro, là dove mi sta addosso giorno e notte, con il potere che ha raccolto da voi, luci
beate e liete se non per il fatto che vi è negata la possibilità di vedere voi stesse. Ma tutte le volte che vi
rivolgete verso di me potete conoscervi per mezzo dei vostri effetti.
Se a voi fosse nota la divina ed incredibile bellezza della quale io parlo, come a chi la vede, il vostro cuore
non avrebbe allegrezza misurata ma solo oltre la giusta misura: perciò è forse lontana dalla virtù sensitiva
che vi apre e vi muove. L’anima che soffre è felice grazie a voi, occhi celestiali, per i quali io ringrazio la
vita che non mi è gradita per altre cose! Ohimè, perché mi date così raramente quello di cui io non sono mai
sazio? Perché non guardate più spesso quale straccio mi rende amore? E perché mi spogliate subito del
bene(=del vostro sguardo) che di tanto in tanto l’anima sente?
Dico che di tanto in tanto, grazie a voi, io sento in mezzo all’anima una dolcezza inusuale e straordinaria la
quale libera allora da ogni altro peso derivante da noiosi pensieri, cosicché di mille pensieri se ne trova uno
solo(=il pensiero di voi): soltanto quello piace a me del vivere, nient’altro. E se questo mio bene durasse un
po’ di tempo nessuna condizione potrebbe essere uguale alla mia; ma forse questo onore renderebbe gli altri
avidi e me superbo: perciò, misero me, conviene che il pianto interrompa il riso nel suo punto estremo ed
interrompendo quegli spiriti accesi io ritorni a me stesso e mi preoccupi di me stesso.
L’amoroso pensiero che risiede dentro di voi, mi si rivela attraverso i vostri occhi al punto da togliere ogni
altra gioia dal mio cuore; dal quale escono da me parole ed opere fatte in un modo per cui spero di diventare
immortale benché la carne/il corpo muoia. L’angoscia e la noia fuggono quando apparite e ricompaiono
quando ve ne andate. Ma poiché la memoria innamorata chiude loro l’entrata, non vanno oltre le parti più
esterne; perciò se da me nasce qualche bel frutto il suo seme proviene da voi: io da solo sono un terreno
arido, coltivato da voi, ed il merito è vostro in tutto.
Canzone, tu non mi calmi anzi mi infiammi a parlare di ciò che mi sottrae a me stesso: perciò sii certa di non
essere sola.

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Componimento 72: mia nobile signora io vedo nel muovere dei vostri occhi una luce dolce che mi mostra la
via che conduce al cielo; e per lunga consuetudine, dentro là(=negli occhi)dove abito solo con Amore, il
cuore traspare in maniera quasi visibile. Questa è la visione che mi spinge ad agire correttamente e che mi
scorta al glorioso fine(=il cielo); solamente questa visione mi allontana dal volgo: mai una lingua mortale
potrà raccontare quello che le due luci divine mi fanno provare dal momento del mio primo affanno sia
quando l’inverno sparge le brine sia quando l’anno ringiovanisce(=sempre).
Io penso: se lassù in paradiso, da dove il motore eterno delle stelle(=Dio)si degnò di mostrare un po’ della
sua attività creatrice in terra, le altre creazioni sono così belle, si apra la prigione del mio corpo nella quale
sono rinchiuso e che mi preclude il cammino verso quella vita. Poi mi rivolgo alla mia tipica condizione
tormentosa ringraziando la Natura ed il giorno in cui nacqui, che mi hanno riservato a tanto bene, e
lei(=Laura)che alzò il mio cuore a tanta speranza(=di giungere al cielo): perché da quando mi innamorai io
giacqui spiacevole e grave a me stesso ma da quel giorno piacqui a me stesso, riempiendo di un pensiero
nobile e soave quel cuore di cui i begli occhi hanno la chiave.
Né mai Amore o la natura diedero a coloro che essi amarono di più sulla terra uno stato così gioioso che io
non avrei cambiato con uno sguardo da cui proviene ogni mia pace così come ogni albero proviene dalle sue
radici. Vaghe faville angeliche che rendete beata la mia vita, dove il piacere che dolcemente mi consuma e
mi strugge si accende: allo stesso modo in cui ogni altra luce sparisce e fugge la dove risplende la vostra così
ogni altra cosa ed ogni altro pensiero esce dal mio cuore quando tanta dolcezza discende in lui e rimane in lui
solamente Amore a farvi compagnia. Tutta quanta la dolcezza che finora fu nel cuore degli amanti fortunati,
anche se accolta tutta in un solo luogo, è nulla in confronto a quello che io sento quando voi occhi qualche
volta soavemente volgete la luce in cui l’Amore si diletta tra il bel nero della pupilla ed il bianco della
cornea; e credo fin dalla nascita che il cielo provveda con questo rimedio alla mia natura imperfetta ed alla
fortuna avversa. Il velo e la mano, che spesso si frappone tra il mio sommo diletto(=gli occhi di Laura)ed i
miei occhi dai quali si riversa il gran desiderio di dare sfogo giorno e notte al petto che si modella sul vario
aspetto, mi fanno torto.
Poiché io vedo, e di ciò mi dispiaccio, che le mie doti naturali non mi bastano né uno sguardo così prezioso
mi rende degno, mi sforzo di essere tale quale si addice all’alta speranza(=di ricevere uno sguardo da Laura)e
al nobile fuoco d’amore a causa del quale io ardo interamente. Se attraverso un sollecito studio posso farmi
pronto al bene, tardo al male e disprezzatore di tutto quanto il mondo brama, una tale fama potrebbe forse
aiutarmi nell’essere giudicato positivamente: certamente la fine dei miei pianti, che il cuore dolorante non
invoca da altri, verrà finalmente dai begli occhi tremanti di pietà, suprema speranza degli amanti onesti.

Oh canzone, una tua sorella è poco più avanti di te e sento prepararsi nella mia mente l’altra; perciò io scrivo
altre carte.
Componimento 73: poiché per mio destino quell’accesa voglia che mi ha sempre costretto a sospirare(=il
desiderio amoroso), Amore, mi costringe a parlare e mi invoglia a poetare, sia la mia scorta e mi insegni il
cammino e accordi le mie rime con il desiderio: ma in modo che il cuore si strugga a causa dell’eccessiva
dolcezza, come io temo, per via di quello che io sento dove gli occhi degli altri non arrivano(=nell’anima);
perché il poetare mi infiamma e mi fa combattere, né per quanto mi ingegni trovo diminuito il grande ardore
della mente/animo così come era solito per cui io mi spavento e tremo, anzi mi struggo al suono delle parole
proprio come se io fossi un uomo di ghiaccio messo al sole.
Nel cominciare le lodi degli occhi credevo di trovare poetando qualche breve riposo e qualche tregua al mio
ardente desiderio. Questa speranza mi dette l’ardire di esprimere quello che io sentivo/i miei sentimenti: ora
mi abbandona nel momento in cui sarebbe utile e si dilegua. Ma comunque conviene che io prosegua
nell’alta impresa continuando le amoroso note/i miei canti d’amore, visto che il volere che mi trasporta è così
possente; e la ragione che teneva il freno è morta e non lo può contrastare. Amore mi mostri almeno a parlare
poetando in modo che, se mai percuoterà gli orecchi della mia dolce nemica, la farà amica della pietà e non
mia(se non amorosa almeno pietosa).
Io dico: se è vero che nell’età antica gli animi furono più solleciti al vero onore e che alcuni uomini
industriosi si aggirarono per diversi paesi oltrepassando monti e mari e cercando le cose onorevole e

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cogliendo il fiore di quelle, poiché Dio, la Natura e l’Amore vollero collocare completamente ogni virtù in
quei bei lumi, nei quali io vivo con gioia, non conviene che io oltrepassi questo o quel fiume e che cambi
terra. Allora sempre ricorro a loro come ad una fontana per ogni mia salute e quando per il troppo desiderio
corro intorno alla morte solo con la loro visione porgo aiuto al mio stato.
Così come un marinaio stanco per l’infuriare dei venti alza la testa di notte ai due lumi che il nostro polo ha
sempre, io nella tempesta che sostengo contro Amore ho come unico conforto gli occhi lucenti che sono il
mio astro. Misero me, è troppo di più quello che io riesco a rubare a volte, come mi dice Amore, rispetto a
quello che viene offerto dal dono grazioso; e l’averli io di continuo per norma mi fa essere quel poco che io
sono. Dopo che li vidi per la prima volta non mossi più un singolo passo verso il bene senza di loro: così li
ho posti a dominarmi al punto che il mio valore falsamente si stima.
Io non potrei mai dare un’immagine né tantomeno raccontare gli effetti che provocano nel mio cuore gli
occhi soavi: tutti gli altri diletti di questa vita li reputo decisamente minori e tutte le altre bellezze restano
indietro. Una pace tranquilla senza alcun affanno, simile a quella che è eterna nel paradiso, deriva dal loro
fulgore che innamora. Potessi vedere fissamente da vicino anche solo per un giorno come Amore li fa
muovere dolcemente senza far mai ruotare le sfere celesti, questo senza pensare agli altri o a me stesso e
senza essere spesso interrotto dallo sbattere delle palpebre.
Misero me, che desiderando voglio quello che non può in alcun modo essere, e vivo nel desiderio senza
speranza: se soltanto fosse sciolto quel nodo con il quale Amore circonda la mia lingua quando la troppa luce
derivante dagli occhi di Laura supera le possibilità della vista umana, io prenderei in quel momento l’ardire
di comporre rime così mirabili che farebbero piangere chiunque le ascoltasse; ma le ferite impresse volgono
altrove il cuore piagato usando la forza e perciò io divento pallido ed il sangue si nasconde io non so dove ed
io non rimango quello che ero; e mi sono accorto che questo è il colpo con il quale amore mi ha ucciso.
Oh canzone, io sento già la penna stancarsi del lungo e dolce ragionare con lei(=per il lungo scrivere) ma non
sento i miei pensieri stancarsi di parlare con me.
Componimento 74: io sono ormai stanco di pensare come i miei pensieri non sono stanchi in voi e sono
stanco di non poter estinguere la stanchezza della morte per fuggire dai sospiri pesi così grandi; e come a
dire in rima circa il viso, i capelli e i begli occhi dei quali sempre parlo, non mi è mai mancata la lingua ed il
suono chiamando di giorno e di notte il vostro nome; e che i piedi non sono fiaccati e rotti a seguire le vostre
orme in ogni parte perdendo inutilmente tanti passi; e da dove viene l’inchiostro e da dove vengono le carte
che io vado riempiendo di voi: se fallissi nel lodarvi la colpa sarebbe di Amore e non difetto della mia arte.
Componimento 75: i begli occhi dai quali fui percosso in modo tale che solo loro stessi potrebbero saldare
la piaga, e non la potenza di erbe(=medicamenti)o magia o una pietra che proviene da un mare diverso dal
nostro, mi hanno troncato la via verso un altro amore in modo così netto che un solo dolce pensiero appaga
la mia anima; e se la lingua è desiderosa di seguirlo la sua guida(=Amore)può essere derisa ma non lei.
Questi sono i begli occhi che le insegne di Amore rendono vittoriosi in ogni luogo e soprattutto nel mio
cuore; questi sono i begli occhi che mi stanno sempre nel cuore con le faville accese, motivo per cui io non
mi stanco di parlare di loro.
Componimento 76: amore lusingandomi con le sue promesse mi ricondusse all’antica prigione del mio
amore per Laura e diede le chiavi a quella mia nemica che tiene ancora dopo molto tempo me fuori da me
stesso. Non me ne accorsi, misero me, se non quando fui in loro potere; ed ora con grande fatica(chi lo
crederà benché io lo dica giurando?)ritorno a sospirare in libertà. E sofferente come un vero prigioniero porto
con me gran parte delle mie catene, ed ho scritto negli occhi ed in fronte l’afflizione del cuore. Quando ti
sarai accorto del mio colore pallido dirai:” se io guardo e giudico rettamente costui aveva poca strada da fare
prima di morire”.
Componimento 77: Policleto e gli altri che furono rinomati nell’arte della scultura figurativa gareggiando
tra loro guardassero attentamente il viso di Laura non vedrebbero che una minima parte della bellezza che mi
aveva conquistato il cuore. Ma certamente Simone Martini è stato in paradisi da dove questa nobile donna
proviene: lì la vide e la ritrasse in carte per far vedere quaggiù come sia il suo bel viso. L’opera(quindi il
ritratto) fu certamente una di quelle opere che si possono immaginare in cielo, non qui tra noi sulla terra dove

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il corpo fa da velo all’anima. Ci fece una cortesi: e non avrebbe potuto farcela in seguito quando discese
sulla terra a provare l’alternanza delle stagioni(=il caldo ed il freddo)e quando i suoi occhi sentirono lo stato
mortale.
Componimento 78: quando Simone Martini giunse alla sublime ispirazione che da parte mia gli pose lo stilo
in mano se avesse dato al ritratto insieme all’immagine anche la voce e l’intelletto mi avrebbe liberato il
petto da molti sospiri perché ciò che è più caro agli altri rende me vile: perché ella si mostra umile
nell’aspetto promettendomi pace. Ma dopo che inizio a parlare con lei, sembra che mi ascolti assai
benignamente se sapesse rispondere alle mie parole(=se non che non sa rispondermi). Pigmalione, quanto ti
devi lodare(quanto devi essere contento)della tua statua rappresentante Afrodite se ne ricevesti mille volte
quello che a me basterebbe ricevere una volta(=dimostrazioni d’amore).
Componimento 79: se il mezzo ed il fine dell’anno quattordicesimo che io sospiro corrispondono al suo
principio, né la brezza né l’ombra non mi possono più salvare, a tal punto sento crescere dentro di me il
desiderio. Amore, con il quale non divido mai a metà i miei pensieri, sotto il cui giogo non respiro mai, mi
tratta in un modo tale che io sono già ridotto a meno della metà a causa degli occhi che si voltano così spesso
al mio male(=Laura). Così mancando procedo di giorno in giorno in maniera così nascosta che io solo me ne
accorgo e quella che a guardarla mi strugge il cuore. A stento riesco a condurre fino a qui l’anima e non so
quanto ancora essa farà il suo soggiorno con me(=quanto vivrò ancora)perché la morte si avvicina ed il
tempo fugge.
Componimento 80: chi è deciso di condurre la sua vita sulle onde ingannevoli e sugli scogli separato dalla
morte solo da una piccola barca, non può essere molto lontano dalla morte: perciò sarebbe bene che si
ritirasse in porto fintanto che le vele ancora obbediscono al timone.
La brezza soave a cui affidai il timone e la vela entrando nell’amorosa vita e sperando di giungere ad un
porto migliore mi condusse poi verso più di mille scogli; e le ragioni della mia fine dolorosa non erano solo
intorno a me ma anche dentro la mia barca. Errai per molto tempo chiuso dentro questa barca che procedeva
alla cieca, senza alzare l’occhio verso la vela che mi portava verso la mia morte prematura; poi piacque a
colui che mi creò(=Dio)di richiamarmi tanto indietro dagli scogli che almeno da lontano mi apparisse il
porto.
Come a volte dall’alto mare una nave o una barchetta di notte vede se non glielo impediscono il mare
tormentoso o gli scogli la luce di un porto, così sopra la vela gonfia io vidi i segni di quell’altra vita ed allora
anelai alla mia morte.
Non perché io sia già sicuro della fine: perché voler giungere al porto prima di notte rischia di essere un
viaggio troppo lungo per una vita così breve; poi mi viene paura perché mi vedo su una barca fragile e non
vorrei che la vela si riempisse di nuovo del vento che mi spinse su questi scogli.
Possa io uscire vivo dagli scogli paurosi e possa la mia vita arrivare ad una bella conclusione, come sarei
desideroso di invertire la rotta e gettare l’ancora in qualche porto! Se non fosse che io ardo come un legno
accesso di modo che mi è difficile lasciare la via già in parte percorsa.
Oh signore della mia vita e della mia morte(=Dio), raddrizza verso un buon porto la vela affannata prima che
io rompa la barca tra gli scogli.
Componimento 81: io sono così stanco sotto il peso che dura da molto delle mie colpe e della cattiva
abitudine che io temo fortemente di venire meno lungo la via per la salvezza e di cadere in mano del mio
nemico demonio. Venne sì a liberarmi un grande amico(=Cristo)per grande ed indicibile cortesia, poi volò
fuori dalla mia vista al punto che mi sforzo invano per cercare di vederlo. Ma la sua voce risuona ancora
potente per terra:” oh voi che travagliate, ecco il cammino; venite a me se il passo non è serrato da altri.”
Quale grazia, quale amore o quale destino mi darà penne al posto di una colomba di modo che io mi sollevi
in cielo e trovi pace?
Componimento 82: io non fui mai abbandonato dal vostro amore né lo sarò finché sarò in vita; ma sono
giunto all’estremo di odiare me stesso e sono stanco del continuo lacrimare; e preferisco un sepolcro
semplice e bianco piuttosto che un qualche tipo di marmo con scritto sopra il vostro nome come causa della

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mia morte, dove privo di spirito giaccia il mio corpo che può ancora stare con sé(=può vivere ancora). Perciò
se un cuore pieno di fede amorosa può soddisfarvi senza che voi ne facciate straccio vi piaccia ormai di
avere pietà di questo cuore. Se cerca di saziarsi in un altro modo(ovvero tormentandolo), il vostro sdegno
sbaglia e non avverrò mai quello che immagina(la morte dell’amante provocata dal suo sdegno): di ciò devo
molto ringraziare Amore e me stesso.
Componimento 83: finché non saranno bianche entrambe le tempie che a poco a poco il tempo pare che
mischi, io non sarò sicuro da Amore benché ogni tanto io mi arrischi dove Amore carica e tende l’arco. Non
temo già più che mi strazi e mi renda scempio di me né che mi catturi benché mi tenga ancora invischiato né
che mi trapassi il cuore benché lo ferisca da fuori con le sue frecce velenose ed spietate. Le lacrime ormai
non possono più uscire ma di andare fin là sanno il viaggio(=fino agli occhi) così che riuscirò appena a
chiudere il varco. Il feroce raggio degli sguardi di Laura mi può riscaldare ma non al punto da farmi bruciare;
e la sua immagine aspra e crudele mi può turbare il sonno ma non romperlo.
Componimento 84: occhi piangete: accompagnate il cuore che per il vostro fallire si sente morire. -lo
facciamo sempre; e ci si deve lamentare dell’errore di qualcun altro più che del nostro- già prima attraverso
di voi poté entrare Amore la dove ritorna ancora come se fosse casa sua. -noi gli aprimmo la via per quella
speranza che venne dall’interno di colui che muore(=dal cuore)- le ragioni non sono pari come vi sembra
perché proprio voi foste al momento della prima vista tanto avidi del vostro e del suo male. – ora questo è
quello che più di tutto ci rattrista, che i giudizi equi sono così rari e che uno sia biasimato per la colpa di un
altro.
Componimento 85: io ho sempre amato ed amo ancora molto e amerò sempre di più di giorno in giorno quel
dolce luogo dove piangendo ritorno molte volte quando Amore mi trafigge il cuore. E sono risoluto di amare
il tempo e l’ora che mi levarono di torno ogni cura vile; e ancora di più colei il bel viso adorno della quale mi
invoglia con il suo esempio ad agire bene. Ma chi avrebbe mai pensato di vedere tutti insieme i miei nemici
che io tanto amo per assalirmi il cuore da ogni lato? Amore, con quanta raccolta di armati mi vinci tu oggi!
E se non fosse che con il desiderio cresce la speranza io morirei proprio ora che ho maggior desiderio di
vivere.
Componimento 86: io avrò sempre in odio la finestra dalla quale Amore mi scaglio contro mille frecce
perché molte di loro non furono mortali ed è bello morire mentre la vita è felice. Ma il continuare a stare
nella prigione terrestre del corpo mi è causa, misero me, di infiniti mali; e mi addoloro ancora di più perché
questi mali saranno immortali con me poiché l’anima non cessa di farsi guidare dal cuore. Anima misera che
dovrebbe essersi accorta per via della lunga esperienza che non c’è chi possa riportare indietro il tempo o
frenarlo. Più volte io l’ho ammonita con tali parole:” muori, triste, perché non è va mai via troppo presto chi
ha lasciato dietro di sé i suoi giorni più felici.
Componimento 87: così presto come un saettatore che scaglia dall’arco è in grado di comprendere quale
colpo è da disprezzare e quale da avere fiducia che tocchi il bersaglio designato, allo stesso modo il colpo dei
vostri occhi, oh mia signora, giudicaste in grado di trafiggermi il cuore e a causa di quel colpo il cuore
trabocca eterne lacrime attraverso la ferita. E sono certo che voi in quel momento diceste:” povero amante, a
che strazio lo conduce il desiderio? Ecco la freccia per la quale amore vuole che muoia.” Ora vedendo come
il dolore mi domina capisco che quello che mi fanno i miei nemici(=occhi di Laura)ancora oggi non è per
uccidermi ma per accrescere la mia pena.
Componimento 88: poiché la mia speranza ci mette troppo ad avverarsi e il cammino della mia vita è così
breve, vorrei essermene accorto prima così da tornare indietro più velocemente che al galoppo; e fuggo
persino così debole e zoppo da uno dei lati dove il desiderio mi ha piegato(=lato sx): sicuro ormai ma
comunque porto nel viso le ferite che mi sono fatto nello scontro amoroso. Perciò io consiglio:” voi che siete
incamminati verso Amore tornate indietro e voi che ardete già d’amore non aspettate la fiamma estrema;
perché benché io sia ancora vivo non uno su mille riesce a scampare da quella situazione; la mia nemica era
decisamente forte e io la vidi ferita in mezzo al cuore.
Componimento 89: al tempo che io fuggivo dalla prigione dove Amore mi tenne molti anni facendo di me
quello che voleva, oh mie signore, sarebbe lungo da raccontarvi quanto la mia recente libertà mi increbbe. Il

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cuore mi diceva che da solo non sarebbe stato in grado di resistere nemmeno un giorno; e poi lungo la via
della fuga mi apparve quel traditore di amore in spoglie così ingannevoli da ingannare anche un uomo
decisamente più saggio di me. Perciò io molte volte sospirando pensando al passato dissi:” ohimè, il giogo,
le catene ed i ceppi erano più dolci che l’andare libero”. Misero me che troppo tardi mi resi conto del mio
male(=dell’inganno d’amore); e con quanta fatica oggi mi sciolgo dall’errore nel quale mi sono inviluppato
io stesso.
Componimento 90: i capelli dorati erano sparsi al vento che li avvolgeva in mille dolci nodi, ed il vago lume
di quei begli occhi che adesso ne sono così privi ardeva oltre misura; e mi parve, non so se è una cosa
successa realmente oppure no, che il viso cambiasse colore impallidendo: perché ci stupiamo se io arsi subito
d’amore dal momento che avevo l’animo disposto all’amore(portavo sul petto l’esca amorosa)? Il suo
incedere non era quello tipico di una creatura mortale ma di una angelica e le suo parole risuonavano diverse
rispetto a quelle di una semplice voce umana: quello che io vidi fu un angelo, un sole vivente; e se anche non
fosse più quale era allora, una ferita non si risana per l’allentarsi dell’arco.
Componimento 91: la bella donna che amavi tanto è partita improvvisamente da noi, e come io spero è
salita al cielo vista la dolcezza dei suoi atti soavi. E’ giunto il momento di recuperare entrambe le chiavi del
tuo cuore che ella possedeva quando era in vita, e seguirla in cielo seguendo una via dritta e rapida(quella
della virtù): che non ti aggravi più alcun peso terreno. Poiché ti sei alleggerito del peso maggiore puoi
agevolmente riporre a terra gli altri, salendo al cielo come un viandante senza bagagli. Ormai ti rendi conto
bene di come ogni cosa creata corra verso la morte e quanto lievemente bisogna che l’anima vada al varco
pericoloso della morte.
Componimento 92: piangete, donne, e con voi pianga Amore; piangete, amanti, in ogni paese, poiché è
morto colui che applicò tutto il suo ingegno ad onorarvi mentre fu in vita. Quanto a me io prego il mio aspro
dolore affinché non mi contenda le lacrime e sia tanto cortese da concedermi i sospiri necessari per sfogare il
cuore. Ancora piangano le rime, piangano i versi poetici perché il nostro amoroso signor Cino è partito da
noi da poco. Piangano Pistoia ed i suoi cittadini malvagi che hanno perso un concittadino così dolce e si
rallegri il cielo dove egli è giunto.
Componimento 93: già più volte Amore mi aveva detto:” Scrivi, scrivi quello che vedesti in lettere d’oro
visto che io rendo pallidi i miei seguaci e nello stesso momento li rendo morti e vivi. Ci fu un tempo in cui in
te stesso lo provavi quando eri esempio nello scrivere in volgare all’interno della schiera dei poeti d’amore;
poi dalla mia mano ti tolse un altro lavoro(Africa o il De Viri); ma io ti raggiunsi mentre fuggivi. E se i
begli occhi, dai quali io ti apparvi e la dove c’era il mio dolce fortino quando ti spezza la scorza dura che
avvolgeva il tuo cuore, mi rendono l’arco che spezza ogni cosa, forse non avrai sempre il viso asciutto
poiché io mi nutro di lacrime e tu lo sai.”
Componimento 94: quando l’immagine della donna giunge attraverso gli occhi nel profondo del cuore, ogni
altra immagini se ne va dal cuore e le forze vitali che l’anima distribuisce abbandonano le membra che
restano come un peso inerte/senza vita. Ed ogni tanto al primo miracolo ne segue un secondo ovvero che la
parte che è stata scacciata fuggendo dalla propria dimora arriva in una parte(=il corpo dell’amata) che
permette la vendetta e rende giocondo il suo esilio. Quindi appare un colore decisamente pallido in due volti
perché il vigore che li faceva apparire vivi non è più dove stava in nessuno dei due. E di questi mi ricordai
quel giorno in cui io vidi due amanti trasformarsi e impallidire come io ero solito fare nell’aspetto.
Componimento 95: se solo io potessi esternare bene in versi i miei pensieri come li formulo quando sono
chiusi nel cuore cosicché l’animo che fu più crudele di tutti al mondo io lo farei dolere per la pietà. Ma voi,
occhi beati, dai quali ricevetti quel colpo contro il quale non valse l’elmo né lo scudo, mi vedete senza veli
da fuori e da dentro benché il mio dolore non si riversi in lamenti. Poiché la vostra vista penetra in me come
un raggio di sole attraverso il vetro, basti dunque il desiderio che io ho senza che io lo esprima poetando.
Misero me, non fu nociva per Maria Maddalena o per l’apostolo Pietro la fede che è solamente mia nemica;
e so che nessuno al di fuori di voi mi comprende.
Componimento 96: io sono ormai così stanco della vana attesa che il mio amore sia ricambiato e della lunga
guerra con i sospiri che ho in odio la speranza ed i desideri ed ogni laccio con il quale il mio cuore è avvinto.

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Ma il bel viso leggiadro che porto dipinto nel cuore e che vedo dovunque io guardi mi fa forza: di modo che
io sono risospinto contro la mia volontà negli spietati tormenti di prima. Allora sbaglia quando mi fu tolta e
recisa l’antica strada di libertà poiché si segue con proprio danno ciò che piace agli occhi; allora l’anima
corse verso il suo male libera e sciolta/senza costrizioni: ora bisogna che l’anima che peccò solo quella volta
vada al comando di Laura.
Componimento 97: ahi bella libertà, come tu mi hai mostrato, allontanandoti da me, quale era la mia
condizione quando la prima freccia produsse la ferita dalla quale non guarirò mai! Allora gli occhi si
invaghirono dei loro guai(=Laura) cosicché il freno della ragione in essi non vale perché disdegnano ogni
opera mortale: misero me, così li abituai dal principio. Non mi è nemmeno lecito ascoltare chi non parla
della mia morte(=Laura); e solo con il suo nome, che ha un suono così dolce, riempio l’aria. Amore non mi
spinge in nessun’altra direzione ed i piedi non conoscono un’altra strada e le mani non sanno come si possa
lodare un’altra persone tramite testi poetici.
Componimento 98: Orso al vostro cavallo da giostra si può tranquillamente mettere un freno che lo porti
indietro rispetto al suo procedere; ma chi legherà il cuore così che non s sciolga se brama l’onore e detesta il
suo contrario? Non sospirate: a lui non si può togliere il suo pregio per il fatto che a voi si toglie la possibilità
di andare; perché, come è pubblicamente noto, egli è già là e nessun altro lo precede. Basta che il cuore si
ritrovi in mezzo al recinto della giostra il giorno stabilito sotto quelle armi che gli procurano il tempo della
gioventù, l’amore, la virtù ed il sangue nobile, gridando:” avvampo di un nobile desiderio come il mio
signore che non può seguirmi e che si strugge e si lagna del suo non poter essere qui.”
Componimento 99: poiché voi ed io abbiamo già sperimentato più volte come il nostro sperare nelle cose
terrene risulti vano, levate il cuore ad una condizione più felice seguendo quel sommo bene che non delude
mai(=Dio). Questa vita terrena è quasi come un prato in cui il serpente giace nascosto tra i fiori e l’erba; e se
c’è qualcosa che piace alla vista è per imprigionare di più l’animo. Voi dunque se cercate di avere la mente
tranquilla una volta prima del giorno estremo(=prima di morire), seguite i pochi e non la gente del volgo. Si
può dire a ragione a me:” fratello , tu vai mostrando agli altri la via lungo la quale tu ti smarristi e dove ora
sei più smarrito che mai.”
Componimento 100: quella finestra dove si vede un sole(=Laura) quando a lui piace mostrarsi e l’altro
sole(=il vero sole)intorno a mezzogiorno; e quell’altra finestra dove risuona la fredda aria nei brevi giorni
invernali quando il vento di Tramontana la colpisce; e la sedia dove durante i grandi giorni estivi siede la mia
signora e ragiona da sola con sé ed insieme a tutti i luoghi che il suo corpo coprì una qualche volta con la sua
ombra o dove i suoi piedi lasciarono un’orma; ed il punto feroce dove mi raggiunse Amore; e la nuova
stagione che di anno in anno mi rinnova nel giorno dell’innamoramento le antiche ferite amorose; ed il volto
e le parole che mi stanno conficcate profondamente nel cuore, rendono i miei occhi desiderosi di piangere.
Componimento 101: misero, so bene che prede dolorose ci rende la morte che non perdona nessun uomo e
che rapidamente ci fa abbandonare il mondo e che ci rimane fedele per poco tempo; vedo una misera
ricompensa per tutto questo soffrire e già l’ultimo giorno mi tuona nel cuore: ciò nonostante amore, che
chiede agli occhi il tipico tributo(=le lacrime), non mi libera. So come gli anni portino via i giorni, i momenti
e le ore e non sono ingannato ma traggo forza maggiore che se fossi sotto l’effetto della magia. Il desiderio e
la ragione hanno combattuto 14 anni: e vincerà il migliore se le anime sono capaci di presagire il bene qui
sulla terra.
Componimento 102: Cesare, quando il traditore egiziano(=Tolomeo)gli donò l’onorata testa di Pompeo,
celando la sua allegria che era comunque manifesta, pianse attraverso gli occhi senza lacrimare così come è
stato scritto; ed Annibale, quando vide la fortuna farsi tanto nemica dell’afflitto impero di Cartagine, rise fra
la gente lacrimante e dolente per sfogare il suo aspro dispetto. E così accade che l’animo ricopre ogni suo
desiderio sotto il mantello della passione contraria ora lieta ora triste: perciò se ogni tanto io rido o canto lo
faccio perché io ho solo questo modo per nascondere il mio angoscioso pianto.
Componimento 103: Annibale vinse ma non seppe poi usare bene la sua vittoriosa fortuna: perciò, mio caro
signore, fate attenzione affinché non vi accada una cosa simile. L’Orsa, rabbiosa per la morte dei suoi orsetti
che trovarono in maggio la pastura così aspra, rode di rabbia dentro se stessa e rende duri i denti e le unghie

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per vendicare i suoi danni contro di noi. Dunque mentre il recente dolore la ferisce nel cuore non riponete
l’onorata spada nel fodero ma seguite là dove vi chiama la fortuna lunga la strada che vi può procurare onore
e fama nel mondo per mille e mille anni ancora dopo la vostra morte.
Componimento 104: l’aspettata virtù militare che fioriva in voi quando Amore cominciò a darvi battaglia
produce ora il suo frutto che corrisponde a quel fiore e che appaga la mia speranza. Perciò il cuore mi dice di
scrivere in carte una cosa per la quale il vostro nome salga in pregio perché in nessun altra materia si
scolpisce così saldamente per rendere eterna una persona viva. Credete voi che Cesare o Marcello o Paolo o
l’Africano siano tali perché sono stati effigiati nel metallo o nel marmo? Pandolfo mio, queste sono opere
fragili a lungo andare, ma il nostro studio(=quello delle lettere)è quello che rende gli uomini immortali per
mezzo della fama.
Componimento 105: non canterà mai più nel modo in cui ero solito fare perché gli altri(=Laura)non mi
ascoltavano e da ciò rimasi beffato; e si può ricevere molestia anche in un bel soggiorno. Il sospirare in
continuazione non giova a nulla; già nevica sui monti e tutto intorno; ed è già così vicino il giorno della
morte: perciò io sono sveglio. Un atto dolce ed onesto è una cosa nobile; ed ancora mi piace in una donna
che invoglia ad amare; che procede altera e disdegnosa nell’aspetto e non superba e ritrosa: Amore governa il
suo regno senza la spada. Chi ha smarrito la strada, torni indietro; chi non ha una casa si metta a dormire sul
prato; chi non ha la coppa d’oro, o l’ha persa, si disseti da una coppa di vetro.
Io mi sottomisi a San Pietro; ora non più, no: mi intenda chi può che io mi comprendo. Un cattivo feudo è un
gran peso da mantenere: quando posso mi libero e rimango da solo. Apprendo che Fetonte cadde nel Po e
morì; ed il merlo è già passato al di là del fiume: deh, venite a vederlo. Ora sono io che non voglio: uno
scoglio in mezzo alle onde non è uno scherzo così come non è uno scherzo il vischio tra le fronde. Mi
addoloro molto quando un orgoglio così grande nasconde molte virtù in una bella donna. Qualcuno risponde
a chi non lo chiama; altri si dileguano e fuggono da chi li prega; altri si struggono per una donna insensibile;
altri bramano di giorno e di notte la loro morte.
Il proverbio “ama chi ti ama” non è più attuale. Io so bene quello che dico: quindi lascia perdere perché
bisogna che gli altri lo sperimentino sulla propria pelle(solo così possono comprenderlo). Una donna umile
rende infelice un dolce amico: si conosce male anche un fico(=le apparenze ingannano). Anche a me non
pare saggio cominciare delle imprese troppo alte; ed in qualunque paese c’è una buona stanza(=presso ogni
donna si sta bene). La speranza sempre delusa uccide l’uomo; ed anche io sono stato in ballo. Quel poco di
vita che mi avanza ci sarà chi non lo disprezza se lo dedicherò a lui. Io mi fido di colui(=Cristo)che governa
il mondo e che fa abitare i suoi seguaci nel paradiso, affinché con il pietoso bastone mi conduca con il suo
gregge in modo tranquillo.
Forse non tutti quelli che leggono questa canzone sono in grado di coglierne il senso: o perché non sono
abbastanza fini per afferrarlo o perché sofisticano e quindi si rompono la testa. Non sia ingiusta la legge dove
qualcuno attende giustizia. Per stare bene si deve scendere di molte miglia(se Laura è troppo in alto occorre
scendere di molte miglia per stare bene). Questa donna sembra una grande meraviglia ma poi si arriva a
disprezzarla. Una bellezza celata è più soave. Sia benedetta la chiave che girò su se stessa applicandosi al
cuore e che sciolse l’anima e che la liberò da una catena così pesante e che tolse infiniti sospiri dal mio petto!
La dove più mi faceva male(=nel cuore), ora è un’altra persona a dolere(=Laura), e soffrendo diminuisce il
mio dolore: perciò io ringrazio Amore perché io non lo sento più sebbene non sia minore che in passato.
Nel silenzio le parole accorte e sagge(=in silenzi eloquenti), ed il suono della voce che mi toglie ogni altro
pensiero, e la prigione oscura dove risiede la bella luce(=il corpo di Laura); le viole dal colore scuro lungo i
campi verdi e le bestie feroci dentro le mura e la soave timidezza ed il nobile contegno ed il fiume che nasce
da due fonti diretto verso la pace dove io bramo e raccolto dove questa sia: mi hanno tolto dal cuore amore e
gelosia e gli occhi del bel volto che mi conducono per la via più pianeggiante alla mia speranza, alla fine dei
miei affanni(=a Dio). Oh mio intimo bene e tutto quello che ne consegue, ora pace ora guerra ora tregua, non
mi abbandonate finché sono in questi panni(=finché vivo sulla terra).
Piango e rido dei miei passati danni perché mi fido molto di quello che sento(ovvero delle affermazioni circa
la misericordia divina). Mi godo la situazione presente di amore senza dolore ed aspetto una situazione

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migliore(=la beatitudine eterna), e vado contando gli anni e rimango in silenzio e grido. E mi rifugio in un
bel ramo del lauro in un modo tale che ringrazio e lodo il gran diniego che alla fine ha vinto l’indurato effetto
ed ha dipinto nell’anima:” io sarò udito e celebrando il mio amore spirituale” ed hanno estinto(tanto avanti
sono spinto che io lo dirò)” tu non fosti tanto coraggioso nel corteggiamento”: chi mi ha ferito al fianco e
chi mi rimargina la ferita di modo che scrivo di più nel mio cuore che sulla carta; chi mi uccide e mi fa
resuscitare, chi mi fa diventare di ghiaccio e mi riscalda in un solo attimo.
Componimento 106: uno straordinario angelo femmina abile al volo scese dal cielo sulla riva fresca dove io
passavo da solo per mio destino. Poiché mi vide senza compagnia e senza scorta, tese fra l’erba dove il
cammino è verde un laccio di seta che ordiva. Allora fui catturato e non mi dispiacque poi più di tanto
considerato che dolce luce usciva dai suoi occhi!
Componimento 107: ormai non vedo dove io possa scappare: i begli occhi mi fanno una guerra così
continua che io temo, misero, che l’eccessivo affanno distrugga il cuore che non ha mai tregua. Vorrei
fuggire: ma i raggi amorosi che risiedono nella memoria giorno e notte risplendono in un modo tale per cui
mi abbagliano assai di più il quindicesimo anno che il primo; e la loro immagine è così sparsa per ogni dove
che non mi posso girare verso un posto in cui non vedo la loro immagini o accesa una luce simile(=il loro
riflesso). Da un solo lauro può nascere tale selva nella quale il mio nemico con un’arte notevole mi conduce
vago(=mi fa vagare)ovunque vuole fra i suoi rami.
Componimento 108: terreno fortunato più di ogni altro dove vidi fermarsi amore(=Laura)e girare verso di
me quegli occhi santi che rendono l’aria intorno a loro serena, una solida statua di diamante potrà sfaldarsi
per il passare del tempo prima che l’atto dolce del quale ho memoria ed il cuore così pieno non mi stia più
davanti nella memoria: e non ti vedrò mai molte volte senza inchinarmi a ricercare l’orma che il bel piede
fece nel suo volgersi cortesemente verso di me. Ma se è vero che in un cuore valoroso l’amore è sempre
sveglio, prega, Sennuccio mio, quando lo vedrai, di una qualche piccola lacrima o di un sospiro.
Componimento 109: ahimè, tutte le volte, che fra la notte ed il giorno sono più di mille, che l’amore mi
assale torno al luogo dove vidi bruciare le fiamme che rendono perpetuo il fuoco del mio cuore. Qui mi
tranquillizzo: e sono ridotto a tal punto che le ritrovo nel pensiero ad ogni ora, tanto calme che non mi
ricordo o mi curo di null’altro. L’aria soave che si muove dal viso splendente con la voce delle parole accorte
che rende dolce e sereno ogni luogo in cui spira, quasi come se fosse uno spirito nobile del paradiso, mi
riconforta sempre in quell’aria cosicché il cuore stanco non riesce a respirare in nessun altro luogo.
Componimento 110: poiché amore mi inseguiva al solito luogo io stavo armato nei miei abituali pensieri
come un uomo che aspetta la guerra e che si premunisce e sbarra i passi d’accesso intorno a lui. Mi volsi e
vidi un’ombra che il sole proiettava in obliquo e riconobbi sul terreno quella che, se il mio giudizio non
sbaglia, era degna di uno stato immortale di beatitudine. Io mi dicevo nel mio intimo:” perché ti spaventi?”
ma il pensiero non fece in tempo a maturare che i raggi, presso i quali io mi struggo, erano presenti. Come il
tuono risponde immediatamente al fulmine così io fui raggiunto allo stesso tempo dai begli occhi lucenti e da
un dolce saluto.
Componimento 111: la donna che porta nel viso il mio cuore mi apparve nel luogo in cui sedevo da solo
perso fra i pensieri amorosi; ed io per salutarla mi mossi con volto abbassato e pallido. Non appena si fu
accorta del mio stato, si rivolse a me con un colore così straordinario che avrebbe tolto le armi di mano a
Giove nel suo momento di maggior furore e ne avrebbe placato l’ira. Io mi riscossi ed ella passò oltre
salutandomi con la parola che non riuscì a sostenere e non sostenni nemmeno il dolce sfavillare dei suoi
occhi. Ora mi ritrovo pieno di così straordinari piaceri, ripensando a quel saluto, che non provo dolore né ne
sentì mai più da allora.
Componimento 112: Sennuccio, io voglio che tu sappia in quale modo sono trattato da amore e quale è la
mia vita: mi struggo ancora come ero solito fare; l’aria mi rigira e sono ancora quello di prima. Qui la vidi
tutta umile, qui tutta altera, ora aspra, ora mansueta, ora spietata, ora pietosa, ora in un contegno serio e
composto, ora gaia, ora mansueta, ora sdegnosa e feroce. Qui cantò dolcemente e qui si sedette; qui si volse
a me e qui si fermò; qui mi trafisse il cuore con i begli occhi; qui disse una parola e qui sorrise; qui le cambiò
il colore del viso. In questi pensieri, misero, mi tiene il nostro signor amore di giorno e di notte.

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Componimento 113: qui dove mi trovo solo a metà(perché manca l’amico), Sennuccio mio(se solo potessi
esserci per intero e tu fossi qui contento di essere con me)giunsi fuggendo la tempesta ed il vento che hanno
fatto diventare all’improvviso il tempo cattivo. Qui mi sento al sicuro: e voglio dirvi perché non temo i
fulmini come ero solito fare e perché non trovo il mio ardente desiderio né mitigato né spento. Non appena,
dopo essere giunto alla reggia amorosa dove vive Laura, vidi dove nacque la dolce e pura aria che rende
quieta l’aria e mette in fuga i tuoni l’amore nell’animo, dove lei è la signora, riaccese il fuoco e spense la
paura della tempesta: che cosa potrei quindi fare io se dovessi rivedere i suoi occhi?
Componimento 114: per allungarmi la vita io sono fuggito dall’empia Avignone dalla quale è fuggita ogni
capacità di vergognarsi e dalla quale ogni bene si trova ormai all’esterno, albergo di dolore e madre di errori.
Qui sono da solo; e come amore mi invita o compongo rime e versi oppure raccolgo erbette e fiori parlando
con lui e pensando sempre ai tempi migliori: e solo questo mi aiuta. Non mi curo né del volgo né della
Fortuna né mi curo molto di me stesso né delle cose vili e non mi sento ardere né da passioni interne né da
turbamenti esterni. Solo due persone desidero: e vorrei che una(=Laura) venisse verso di me con il cuore
pacificato ed umile e che l’altro(=destinatario del sonetto) venisse a me con il piede saldo come non lo ebbe
mai.
Componimento 115: in mezzo a due amanti vidi una donna distaccata quanto conviene all’onestà e vidi con
lei quel signore che regna fra gli uomini e gli dei(=Amore), e da un lato c’era Apollo e dall’altro c’ero io.
Dopo che si accorse di essere chiusa dai raggi del sole, si volse tutta lieta ai miei occhi e mi piacerebbe molto
che non si mostrasse più aspra e sdegnosa nei miei confronti. Subito la gelosia, che mi nacque nel cuore in
un primo momento per via di un rivale così alto, si tramutò in allegria. Una nuvoletta coprì la faccia
lacrimosa e triste del sole: a tal punto gli dispiacque di essere stato sconfitto.

Componimento 116: pieno di quella indicibile dolcezza che i miei occhi trassero dal bel viso nel giorno in
cui li avrei chiusi volentieri(nel senso di morire ma anche di diventare cieco)per non dover guardare una
bellezza minore alla sua, lascia quello che io più desidero(=la vista di Laura); ed ho la mente così abituata a
contemplare solo lei che non vede altro e per antica abitudine disprezza ed odia tutto ciò che non è lei.
Giunsi pensoso solamente con Amore in una valle chiusa da ogni lato(=Valchiusa)che è sollievo per i miei
sospiri stanchi. Lì non ci sono donne ma fontane e sassi e ovunque io guardo trovo l’immagine di quel giorno
che il mio pensiero raffigura.
Componimento 117: se il sasso, dal quale è più chiusa questa valle dal quale deriva il suo nome, tenesse
rivolto il viso a Roma e le spalle a Babele come se avesse una natura schiva, i miei sospiri avrebbero una
strada più agevole per andare dove la loro speranza è viva: adesso procedono in maniera sparpagliata e
tuttavia ognuno arriva là dove io lo mando tanto che nessuno fallisce la meta. Ed essi sono di là(da dove sta
Laura)accolti in maniera così dolce, come io me ne rendo conto, che nessuno torna mai indietro: con così
tanto piacere stanno in quei luoghi. Il dolore è degli occhi che, non appena si fa giorno, per gran desiderio
dei luoghi che sono a loro tolti, mi costringono a salire sulla rupe piangendo e con affanno.
Componimento 118: è passato il sedicesimo anno da che comincia a sospirare a causa dell’amore ed io
supero gli anni verso l’estremo della mia vita; e mi sembra che appena ieri fosse il principio di tanto affanno.
L’amaro del mio amore mi è dolce ed il mio danno mi è utile ed il mio vivere è grave; e prego che la mia vita
duri più a lungo della spietata Fortuna ma allo stesso tempo temo che la morte chiuda prima che questa
avvenga gli occhi dai quali nasce il mio canto(=di Laura). Ora io sono qui, misero, e vorrei essere altrove; e
vorrei avere più forza di volontà ma la mia volontà viene meno; e faccio quanto posso per ridurmi
all’impotenza; e le fresche lacrime che derivano da antichi desideri provano come io sia ancora quello che
ero solito essere e che non sono cambiato malgrado mille rivolgimenti.
Componimento 119: una donna molto più bella e lucente del sole e di pari età mi trasse nella sua schiera per
mezzo della sua famosa bellezza quando ero ancora immaturo. Questa nei pensieri, nelle opere e nelle
parole(perciò che è una delle cose rare al mondo)mi fu sempre guida per innumerevoli camini attraente e
distaccata al tempo stesso. Solo per opera sua cambiai rispetto a quello che ero dopo che sostenni da vicino
la vista dei suoi occhi; per suo amore io mi ero messo a lavorare alla faticosa impresa dell’Africa
decisamente per tempo: al punto che, se io arriverò al porto desiderato(=la fine dell’opera), spero di vivere
grazie alla fama che mi procurerò da lei per molto tempo anche dopo che sarò morto.

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Questa mia donna mi guidò per molti anni quando ardevo dei desideri giovanili, così come io ora
comprendo, solo per ricevere da me una prova certa della mia fedeltà, mostrandomi talvolta l’ombra o il velo
o i panni suoi ma nascondendo sempre il suo viso(=mostra le sue parvenze ma non la sua vera identità); ed
io, misero, credendo di vederne gran parte, passai contento tutta la mia età giovanile e il ricordo di ciò mi
procura gioia ora che vedo assai più di prima che cosa sia lei veramente. Io dico che solo da poco mi si
mostrò come non l’avevo mai vista prima di allora: da ciò mi nacque un ghiaccio nel cuore per lo stupore e
lo ho ancora e ci sarà sempre fino a quando io sarò in braccio a lei.
Ma la paura o il gelo non mi impedirono di infondere tanto coraggio al mio cuore al punto che le strinsi i
piedi per ricevere più dolcezza dai suoi occhi; ed ella, che aveva già rimosso il volo di fronte a me, disse:”
Amico, ora vedi quanto sono bella e chiedi quanto conviene ai tuoi anni maturi.” – mia signora- dissi- già da
lungo tempo riposi il mio amore in voi che io adesso sento così infiammato per la qual cosa in questo stato
mi è tolta la possibilità di volere o non volere in maniera diversa rispetto a voi.- allora mi rispose con una
voce così armonica e con un volto che mi farà sempre temere di non esserne degno ma al tempo stesso
sperare di poterlo divenire:
-raramente ci fu nel mondo in mezzo ad una così grande moltitudine di uomini qualcuno che sentendo
parlare del mio valore non sentisse nel cuore per almeno un poco di tempo una qualche fiamma di amore per
me; ma la mia avversaria che guasta il bene la spegne subito e perciò ogni virtù muore e regna così l’altro
signore(=l’ozio, il vizio)che promette una vita più tranquilla. Amore, che per primo aprì la tua mente, mi dice
cose circa la tua mente dal che io vedo che il tuo grande desiderio ti renderà degno proprio dell’onorato
fine(allusione alla laurea poetica); e siccome sei già tra i miei pochi amici fedeli vedrai come prova di
amicizia una donna che renderà i tuoi occhi ancora più felici.-

Io volevo dire:- questa è una cosa impossibile-; quando essa:- ora guarda- e levai gli occhi verso un luogo un
po’ più in alto e appartato- donna che a pochi uomini si mostrò in ogni tempo.- subito inchinai la fronte
vergognosa, sentendo nascere dentro di me un nuovo e maggiore fuoco d’amore; ed ella ne sorrise dicendo:-
io vedo bene cosa provi. Così come il sole con i suoi possenti raggi fa subito sparire ogni altra stella, così ora
il mio aspetto appare meno bello in quanto oscurato dalla maggiore luce della Virtù. Ma per questo io non ti
escludo dai miei amici, perché lei ed io fummo generate dallo stesso padre e fummo partorite insieme, lei
prima ed io dopo.-
Intanto si sciolse il nodo di vergogna che si era stretto intorno alla mia lingua quando rimasi confuso, nel
momento in cui mi accorsi che lei si era accorta della mia reazione; ed incominciai a dire:- se è vero quello
che sento, beato il padre e benedetto il giorno che ha adornato il mondo di voi e tutto il tempo che io passai
a vedervi; e se qualche volta lascia la retta via, me ne dispiaccio fortemente, molto di più di quanto non
mostro; ma se fossi degno di sentire di più circa la vostra natura, sappiate che ardo dal desiderio.- mi rispose
pensosa e tenne il suo sguardo così fisso che mi arrivarono nel cuore non solo le sue parole ma anche il suo
viso:
-così come piacque al nostro padre eterno ognuna di noi nacque immortale. Miseri, a voi mortali a che cosa
giova? Sarebbe meglio se non lo fossimo. Un tempo fummo amate, belle, giovani e leggiadre: ed ora siamo
giunte al punto che costei(=la virtù)sbatte le ali per tornare alla sua antica dimora(=il cielo); io sono per mia
natura un’ombra e quindi non posso esistere. Ed ora ti ho detto quanto in così breve tempo puoi comprendere
da te.- dopo che mosse i suoi piedi dicendo:- non temere che io mi allontani-, colse una ghirlanda da un
verde albero di alloro che avvolse con le sue mani intorno alla mia testa.
Oh canzone, a chi dovesse definire oscuro il tuo contenuto rispondi:- non mi interessa perché spero presto di
rendere manifesto tramite una voce più chiara un altro messaggio. Io venni solo per svegliare gli altri se non
mi ingannò quando mi separai da lui chi mi impose questo compito.-
Componimento 120: quelle pietose rime nelle quali conobbi il vostro ingegno e il vostro generoso affetto,
ebbero tanto vigore nel mio animo che subito presi in mano questa penna per rassicurarvi circa il fatto che gli
estremi morsi di quella che come tutti io aspetto(=della morte)non ho mai sperimentato ma solamente senza
timore corsi fino alla porta della sua dimora; poi tornai indietro perché io vidi scritto sopra che non era
ancora giunto il termine assegnato alla mia vita, benché non leggessi né la data né l’ora della mia morte

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futura. Dunque si tranquillizzi il vostro cuore afflitto e cerchi un uomo più degno di me quando vorrà onorare
qualcuno in questi termini.
Componimento 121: ora vedi, amore, che la giovinetta che ora è una donna disprezza il tuo regno e non si
cura del mio male ed è in una posizione così sicura pur se si trova in mezzo a due nemici di tal fatta. Tu sei
armato dell’arco ed ella siede scalza con le trecce scoperte e in gonna in mezzo ai fiori e all’erba, spietata
verso di me e superba contro di te. Io sono in prigione e non posso quindi combattere; ma se il tuo saldo arco
serba ancora pietà e qualche freccia, vendica me e te, oh signore.
Componimento 122: il cielo ha già girato 17 anni dalla prima volta che io arsi di amore e da allora tale
fiamma non si è mai spenta; ma quando capita che io ripensi alla mia condizione sente un gelo di sgomento
nel mezzo delle fiamme. E’ vero il proverbio che uno cambia il pelo ma non il vizio e che per quanto i sensi
si allentino per la vecchiaia le passioni umane non diventano meno intense: questo perché esse provengono
dal corpo. Ohimè misero, e quando sarà quel giorno in cui, contemplando il fuggire dei miei anni, uscirò dal
questo fuoco e dalle mie pene? Vedrò mai il giorno in cui quell’aria dolce del bel viso adorno di Laura
piaccia a questi occhi soltanto quanto vorrei e quanto si conviene?
Componimento 123: quel vago impallidire che ricoprì di una nebbia amorosa il volto ridente si offrì con
tanta maestà al mio cuore che gli andò incontro in mezzo al viso. In quel momento conobbi come in paradiso
l’uno vede i sentimenti dell’altro, in tal modo si manifestò quel pietoso pensiero che nessun altro riconobbe
ma che io vidi poiché non guardo mai da nessun’altra parte. Ogni parvenza angelica, ogni atto umile che
apparve mi in una donna dove risiedesse amore(=innamorata)sarebbe stato sdegnoso di fianco a quello che io
racconto. Chinava verso terra lo sguardo gentile e tacendo diceva, come a me sembrò:- chi allontana da me il
mio fedele amico?-
Componimento 124: amore, fortuna e la mia mente, schiva verso quello che vede ora e tutta rivolta al
passato, mi affliggono al punto che ogni tanto provo invidia verso quelli che sono sull’altra riva
dell’Acheronte(=i morti). L’amore mi strugge il cuore, la Fortuna lo priva di ogni conforto e perciò la mente
stolta si cruccia e piange: e così bisogna che io viva combattendo sempre con molta pena. Né mi aspetto che
i dolci giorni tornino indietro ma solo che quelli che avanzano andranno di male in peggio; ed è già passata
la metà della mia vita. Misero, vedo cadermi di mano ogni speranza che non è dura come diamante ma
fragile come vetro e vedo tutti i miei propositi rompersi a metà.
Componimento 125: se il desiderio che mi strugge che è così pungente ed acuto, si esprimesse con parole
convenienti, forse quella che mi fa ardere e mi fugge avrebbe parte del caldo e Amore si desterebbe là dove
ora dorme(=nel suo cuore); le orme dei miei piedi stanchi sarebbero meno solitarie per le campagne e per i
monti ed i miei occhi sarebbero sempre meno molli di pianto se lei, che ora sta come ghiaccio e che non
lascia in me nemmeno una singola particella che non sia fuoco e fiamme, ardesse.
Poiché amore mi toglie la forza e mi spoglia del mio sapere, io compongo secondo rime aspre e del tutto
prive di dolcezza: ma non sempre l’albero mostra fuori nella corteccia, nei fiori e nelle foglie le sue proprietà
naturali. Amore e quei begli occhi dove lui si siede all’ombra(=dove abita)guardino ciò che il mio cuore
racchiude. Se avviene che il cuore si sfoghi accade che si riversi fuori in pianto o in lamento, il primo nuoce
a me mentre il secondo a Laura poiché non lo scaltrisco.
Oh dolci rime leggiadre che usai durante il primo assalto di amore quando non avevo altre armi, chi verrà
mai che romperà questo mio cuore duro quando lo smalto cosicché io possa almeno lamentarmi come ero
solito fare? Perché mi pare di avere dentro al cuore amore che dipinge sempre in versi la mia signora e parla
sempre di lei: se poi provo a ritrarla le mie sole forze non mi bastano e sembra che io me ne stemperi(=mi
struggo). Misero, così mi è venuto meno il mio dolce soccorso.
Come un fanciullo che è a stento in grado di muovere e sciogliere la lingua che non sa parlare in rima ma che
il restare in silenzio gli procura più noia parla, allo stesso modo il desiderio mi spinge a parlare in rima e
voglio che la mia dolce nemica mi oda prima che io muoia. Ma se per caso tutte le sue gioie risiedono nel
suo bel viso e di tutto il resto ha noia, senti tu il mio dire, oh verde riva, e concedi ai miei sospiri un volo così
largo nel tempo e nello spazio che si ricordi per sempre quanto tu mi sei stata amica.

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Tu sai bene che un così bel piede come quello dal quale fosti segnata quel giorno non toccò mai terra; per la
qual cosa il mio cuore affranto ritorna con il corpo tormentato a condividere con te/confidarti i suoi pensieri
nascosti. Oh se nello stesso modo tu avessi serbato delle belle orme sparse ancora tra i fiori e l’erba di modo
che la mia vita dolorosa, lacrimando, potesse trovare dove trovar pace! Ma l’anima dubbiosa e errante si
consola come può.
Dovunque io giri gli occhi trovo una dolce serenità pensando:” qui si posò il vago lume(=il suo sguardo).
Qualunque erba o fiore io colga immagino che nel terreno ci sia una radice dove elle era solita passeggiare
tra la riva ed il fiume e a volte sedersi sull’erba fresca, fiorita e verde. Così non si perde nulla delle vestigia
di Laura e sarebbe molto peggio avere un grado di certezza più elevato circa i luoghi da lei effettivamente
toccati. Oh spirito beato, quale sei, quando rendi tale le altre cose?
Oh poveretta mia, come sei rozza! Credo che tu lo sappia bene: rimani in questi boschi.
Componimento 126: chiare, fresche e dolci acque nelle quali pose le membra l’unica che a me sembra una
donna; gentile albero che a lei piacque rendere colonna per il suo fianco(mi ricordo ancora di ciò
sospirando); erba e fiori che la gonna leggiadra con l’angelico lembo della veste ricoprì; aria sacra e serena
dove Amore mi aprì il cuore per mezzo dei begli occhi: prestate ascolto insieme alle mie ultime parole
dolenti.
Se è proprio questo il mio destino e il cielo si impegna affinché ciò avvenga, ovvero che amore chiuda questi
occhi a furia di piangere, qualche grazia faccia in modo che il mio corpo meschino venga seppellito fra di voi
e l’anima ormai libera dal corpo ritorni alla sua dimora. La morte sarà meno cruda se io porto con me questa
speranza di fronte a quel passo dubbioso; perché lo spirito stanco non potrebbe partire dalla carne travagliata
e dalle ossa in un porto più riposato o in una fossa più tranquilla.
Forse verrà un giorno in cui la belva feroce e mansueta al tempo stesso ritorni nel luogo dove era solita
recarsi e volga lo sguardo desiderosa e lieta cercandomi laddove mi scorse quel giorno benedetto: e, oh pietà,
vedendomi già pietra tra le pietre, amore la ispiri al punto che essa si mettesse a sospirare in maniere così
dolce da ottenere grazia da me, e che faccia forza al cielo asciugandosi gli occhi con il bel velo.
Dai bei rami scendeva(come ne è dolce la memoria)sopra il suo grembo una pioggia di fiori; ed ella sedeva
umile in mezzo a tanta gloria già ricoperta dell’amorosa nube. Qualche fiore cadeva sul lembo della veste, un
altro sulle trecce bionde che quel giorno sembravano oro nitido e perle a vederle; qualcuno si posava per
terra ed altri sulle onde del fiume; qualcuno, per colpa di un leggiadro volteggio, girando su se stesso,
sembrava voler dire:- qui regna l’amore.-
Quante volte allora io dissi pieno di spavento:- costei nacque certamente in paradiso. Così il portamento
divino e il volto e le parole ed il dolce sorriso mi avevano fatto dimenticare ogni cosa e mi avevano diviso
dall’immagine reale al punto che io dicevo sospirando:- come arrivai in questo luogo? E quando arrivai in
questo luogo?-; credendo di essere in cielo e non là dove mi trovavo. Da quel momento mi piace talmente
tanto quest’erba che non riesco a trovare pace in nessun altro luogo.
Se tu avessi ornamenti quanti ne vorresti, potresti uscire senza esitazioni dal bosco ed andare tra la gente.
Componimento 127: verso quella parte dove Amore mi sprona(=verso Laura)bisogna che io rivolga le mie
rime dolorose che seguono la mente afflitta. Quali saranno le ultime e quali saranno le prime? Colui che
ragione del mio male(=Laura)con me(=amore)mi lascia in una situazione di dubbio dato il modo confuso con
cui parla. Ma pur dirò quella storia dei miei martiri che trovo scritta con la sua propria mano in mezzo al
cuore(e che così spesso rincorro), perché i sospiri trovano una tregua parlando e perché così posso soccorrere
il mio dolore. Dico che, benché io guardi attentamente e con sguardo fisso mille cose diverse, vedo solo una
donna ed il suo bel viso.
Poiché la mia sorte spietata, noiosa, inesorabile e superba mi allontana dal mio bene maggiore(=Laura),
amore mi mantiene in vita solo con il ricordo: cosicché se io vedo il mondo nel suo aspetto giovanile che
incomincia a vestirsi d’erba, mi sembra di vedere la bella giovinetta che oramai è una donna nel tempo della
sua età acerba, quando era ancora una fanciulla immatura; quando il sole sale nl cielo riscaldando la terra,
(Laura)mi pare essere quale era solita ovvero come una fiamma d’amore che si rende signora di un cuore

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nobile; ma quando il giorno si lamenta di lui perché poco per volta ritorna indietro nel tempo autunnale, io la
vedo giunta ai giorni che sono l’apice della sua maturità.
Mirando nella stagione che perde il freddo le fronde dei rami sopra le viole che stanno per terra e le stelle più
benigne che acquistano vigore, ho negli occhi la veste verde adornata di violette con la quale era armato
amore all’inizio della mia guerra, che ancora mi fa forza, e quella delicata carnagione che ricopriva le tenere
membra dove oggi abita l’anima nobile che fa sembrare vile ogni altro piacere: in maniera così forte mi
ricordo del portamento dignitoso che già allora si iniziava ad intuire e che poi crebbe con il procedere degli
anni, unica causa dei mie affanni ed insieme riposo degli stessi.
Ogni volta che vedo da lontano la soffice neve sui colli percossa dal sole, amore mi strugge come il sole fa
con la neve, pensando al bel viso angelico che può da lontano rendere i miei occhi molli di pianto e che da
vicino li abbaglia e conquista il cuore: dove fra il candore della pelle ed il colore dorato dei capelli(=negli
occhi)si mostra, come io credo, quello che nessun occhio mortale al di fuori del mio ha mai visto; e che,
quando essa sospirando sorride, mi infiamma di un desiderio così caldo che non teme l’oblio e diventa eterno
e che né l’estate lo modifica né lo spegne l’inverno.
Non vidi mai dopo una pioggia notturna andare per l’aria serena i pianeti e fiammeggiare tra la rugiada ed il
gelo, chi non avesse davanti i begli occhi di Laura ai quali si appoggia la mia stanca vita quali io li vidi
all’ombra di un bel velo; e così come il cielo quel giorno splendeva della loro bellezza, io li vedo ancora
sfavillare e a causa loro ardo sempre. Se guardo levarsi il sole(=l’alba)sento la luce che mi fa innamorare che
appare; se lo vedo tramontare la sera mi pare di vederla quando si gira da una parte lasciando nell’oscurità il
luogo da cui proviene.
Se alcune volte i miei occhi videro rose candide in un vaso d’oro insieme a quelle rosse colte proprio in quel
momento dalle mani di una vergine, credettero di vedere il viso di colei che supera tutte le altre meraviglie
per virtù delle 3 doti superiori raccolte in lui: le bionde trecce sciolte sopra il collo a paragone delle quali
ogni latte perderebbe la gara, e le guance che sono adornate da un dolce fuoco(=le gote rosse). Ma solamente
che l’aria muova un poco per i campi fiori bianchi e gialli, mi torna alla mente il luogo ed il primo giorno in
cui vidi i capelli dorati sciolti all’aria a causa dei quali io subito arsi d’amore.
Forse credevo di contare una per una tutte le stelle o di racchiudere in un piccolo vaso di vetro tutte le acque
del mondo quando mi venne lo strano pensiero di raccontare in una breve canzone in quante parti ha sparso
la sua luce il fiore più bello degli altri(=Laura)rimanendo chiusa su se stessa affinché io non mi separi mai da
lei ovunque io sia: e io non farò ciò(di partire da lei); e se qualche volta fuggo, mi ha chiuso i varchi sia in
cielo che in terra di modo che essa è sempre presente di fronte ai miei occhi e a causa di ciò io mi struggo. E
così rimango con me stesso perché non vedo mai nessun’altra che possa essere ritenuta bella, né bramo di
vedere, né chiamo nei miei sospiri il nome di un’altra donna.
Sai bene, oh canzone, che tutto quanto ciò che dico è nulla rispetto al mio pensiero d’amore nascosto che
porto sempre nella mente ed è solo grazie al conforto che ricavo da lui che non sono ancora morto in questa
lunga guerra: perché sicuramente mi avrebbe già ucciso, a furia di piangere, la lontananza dal mio cuore ma
grazie a quel conforto ritardo la mia morte.
Componimento 128: Oh mia Italia, benché il mio parlare sia vano rispetto alle ferite mortali che vedo così
fitte nel tuo bel corpo, ricavo conforto almeno dal fatto che i miei sospiri sono tali come li desidera l’Italia
nella quale ora mi trovo seduto addolorato e pensoso. Rettore del cielo(=Cristo)io chiedo che la pietà che ti
condusse in terra ti volga verso il tuo prediletto santo paese. Vedi, signore cortese, che guerra crudele che
nasce da motivazioni così futili; ed i cuori, che Marte superbo e feroce indurisce e chiude alla pietà, apri tu,
Padre, ed inteneriscili e snodali; qui fa in modo che la tua verità si senta per mezzo della mia lingua, per
quanto poco io valga.
Voi signori italiani nelle mani dei quali la Fortuna ha posto il governo delle belle regioni d’Italia delle quali
sembra che non vi importi nulla, cosa ci fanno qui così tante spade straniere? Affinché il verde terreno si
tinga di rosso proveniente dal sangue dei barbari? Un vano errore vi illude: vedete poco ma vi sembra di
vedere molto perché cercate amore e fede in cuori venali. Chi possiede più armati è quello più circondato dai

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nemici. Oh diluvio raccolto da deserti esotici per inondare i nostri dolci campi! Se questo avviene per causa
propria chi potrà liberarci?
La natura provvide bene al nostro condizione, quando pose fra noi ed i tedeschi le alpi come schermo; ma il
cieco desiderio e l’ostinazione al proprio danneggiamento, si è ingegnato al punto tale da procurare la
scabbia al corpo sano. Ora dentro ad una gabbia si annidano bestie feroci e un gregge mansueto di modo che
è sempre il migliore a gemere; e ciò proviene dai discendenti, per ricavarne ancora più dolore, del popolo
senza legge: al quale, come si legge, Mario inflisse una tale ferita che la memoria di quell’impresa non è
ancora morta, quando assetato e stanco non si bevve più acqua ma sangue dal fiume.
Non parlo di Cesare, che per ogni terra rese l’erba di colore sanguigno delle loro vene nelle quali mise la
spada di noi latini. Ora sembra, non so per influsso di quali stelle maligne, che il cielo ci abbia in odio: grazie
a voi ai quali si affidò tanto. I vostri desideri contrari guastano la parte più bella del mondo. Quale colpa
umana, quale giudizio divino o quale fatalità vi spinge a infastidire il vicino meno potente e ad infierire
contro le sue fortune/averi danneggiate e disperse ed a cercare all’estero gente ed apprezzare che sparga il
sangue dei propri concittadini e venda l’anima per denaro? Io parlo per dire il vero e non per odio o
disprezzo verso gli altri.
Non vi accorgete ancora dell’inganno tedesco che alzando il dito gioca con la morte(perché così indicavano
di aver cambiato fazione)? E’ peggiore lo scherno che il danno; ma il vostro sangue cade più copioso del loro
perché altri sentimenti vi spingono a combattere. Dalla mattina fino all’ora terza(=per tre ore)pensate alla
vostra condizione e vi sarà chiaro quanto può ritenere caro l’altro colui che ha una considerazione così bassa
di sé da vendersi. Nobile sangue latino togli da te questi pesi; non idolatrare una fama vana e senza
consistenza: perché è colpa nostra e non una cosa naturale che il furore della gente ritrosa che viene dal nord
ci vinca in intelligenza.
Non è questo il terreno dove nacqui? Non è questo il mio nido nel quale fui nutrito così dolcemente? Non è
questa la patria della quale mi fido, madre benigna e pia, dove sono seppelliti entrambi i miei genitori? In
nome di Dio, talora questo pensiero vi commuova la mente, e guardate con pietà le lacrime che il popolo
doloroso che spera di poter riconquistare la pace solo grazie a voi dopo Dio sparge; e solo che mostrerete un
qualche segno di pietà, la virtù degli italiani prenderà le armi contro il furore dei tedeschi ed il
combattimento sarà breve: perché l’antico valore non è ancora morto nel cuore degli italici.
Signori, guardate come vola il tempo e come fugge proprio come la vita e la morte ci sovrasta. Adesso voi
siete qui; pensate alla partenza: perché conviene che l’anima arrivi a quel pauroso passaggio nuda e sola. Vi
piaccia di abbandonare l’odio e lo sdegno, venti contrari alla vita serena, nel passare questo passo; ed il
tempo speso nel procurare danno agli altri si converta in qualche atto più degno, che siano arti meccaniche o
liberali, in qualche bell’opera lodevole, in qualche onorevole applicazione: di modo che si possa godere qui
sulla terra e si trovi aperta la strada verso il cielo.
Oh canzone, io ti ammonisco affinché tu dica il tuo argomento cortesemente perché devi andare tra gente
altera(=i signori italiani) e le ree volontà sono piene dell’usanza antica e pessima(=adulazione), sempre
nemica della verità. Ti arrischierai a sperimentare la tua sorte fra quei pochi magnanimi a cui piace il bene.
Di loro:- chi mi protegge?- io vado gridando:- pace, pace, pace.-
Componimento 129: amore mi guida di pensiero in pensiero, di monte in monte, perché ogni strada segnata
dal passaggio umano riscontro contraria alla vita tranquilla. Se in un campo solitario vi è un fiume o una
fonte, se fra due alture vi è una valle ombrosa, qui trova quiete l’anima turbata; e seguendo gli inviti di
amore ora ride, ora piange, ora prova timore, ora si rassicura; ed il volto che la segue dove questa lo conduce
si turba e si rasserena e dura poco tempo nello stesso stato; alla vista di ciò un uomo esperto delle dinamiche
amorose direbbe:- questo arde d’amore e non sa più in quale condizione si trova-.
Nei monti alti e nelle seve aspre trovo qualche riposo: ogni luogo abitato è un nemico mortale per i miei
occhi. Ad ogni passo nasce un nuovo pensiero della mia signora, che spesso tramuta il tormento che io provo
a causa sua in gioia; e non appena vorrei cambiare questa vita dolce e amara allo stesso tempo, ecco che
dico:- forse amore ti riserba ancora un tempo migliore; forse tu che sei vile ai tuoi occhi sei caro ad
altri(=Laura). Ed intanto passo a pensare sospirando:- potrebbe essere vero? come? quando?

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Dove produce la sua ombra un pino alto o un colle alle volte mi fermo ed addirittura disegno con la mente il
suo bel viso nel primo sasso che vedo. Dopo che ritorno in me, trovo il mio petto bagnato di lacrime ed
allora dico:-ah misero, dove sei giunto, e da cosa ti sei separato!- Ma finché posso tenere fissa la mente
instabile sul primo pensiero, e guardare lei dimenticandomi di me stesso, sento amore così da vicino che
l’anima si appaga della sua illusione: la vedo così bella ed in così tante parti che non chiedo altro se non che
l’illusione durasse.
Io l’ho più volte(ora chi ci sarà che mi crederà?)vista viva nell’acqua chiara e sopra l’erba verde e nel tronco
di un faggio ed in una nube bianca così bella che Leda si sarebbe vista costretta a dire che sua figlia perde al
confronto, come una stella che viene coperta dal raggio del sole; e quanto più è selvaggio il luogo in cui mi
trovo e quanto più è disabitato il posto, tanto più bella il mio pensiero la dipinge. Poi quando la verità scaccia
quella dolce illusione, rimango seduto freddo nello stesso posto, impietrito sopra una pietra,
nell’atteggiamento di uno che pensa, piange e scrive.
Un desiderio intenso è solito attirarmi verso la vetta più alta e libera dove non è presente il tocco dell’ombra
di un’altra montagna; di lì comincio a misurare con gli occhi i miei danni(ed intanto sfogo lacrimando il
cuore riempito di dolorosa nebbia)quando vedo e penso a quant’aria mi divide dal bel viso di Laura che mi è
sempre così vicino ed allo stesso tempo così lontano. Dopo piano piano dico fra me:-che ne sai tu, misero?
Forse in quel luogo(dove c’è Laura)adesso si sospira a causa della tua lontananza;- e l’anima respira grazie a
questo pensiero.
Oh canzone, oltre quel monte, là dove il cielo è più sereno e lieto(per via della presenza di Laura), mi
rivedrai presso un ruscello pieno di acqua corrente dove si sente l’aria di un fresco e profumato lauro. Lì si
trova il mio cuore e colei che me lo ruba; qui puoi vedere la mia sol immagine corporea.
Componimento 130: poiché mi è chiuso il cammino per ottenere pietà, sono allontanato lungo una via senza
speranza dagli occhi nei quali era risposto, non so per quale destino, il premio di ogni mia fede. Nutro il
cuore, che non chiede altro, di sospiri e vivo di lacrime, io che sono nato per piangere: e non mi lamento di
ciò perché in tale condizione il pianto è più dolce di quanto non creda qualcun altro. E mi tengo stretto solo
ad un’immagine che non è stata fatta da Zeusi, da Prassitele o da Fidia ma da un maestro migliore e di più
alto ingegno. Quale Scizia o quale Numidia(estremi del mondo abitato)mi forniranno sicurezza se l’invidia,
non ancora sazie del mio esilio(da Laura)non meritato mi ritrova anche così nascosto?
Componimento 131: io canterei d’amore in modo così straordinario che trarrei a forza mille sospiri al
giorno dal duro cuore della mia amata e riaccenderei nella mente gelata mille desideri intensi/nobili; e vedrei
il bel viso impallidire spesso e gli occhi bagnarsi e rivolgere a me sguardi pietosi come chi suole pentirsi
quando ormai è troppo tardi dei dolori causati agli altri e del suo errore; e vedrei le rose rosse(=le labbra)in
mezzo alla neve(=nel candore del viso)muovere l’aria intorno con i sospiri e vedrei scoprirsi l’avorio(=i
denti)che tramutano in marmo chi li guarda da vicino; e vedrei effetti somiglianti nascere in tutte quelle cose
per le quali questa breve vita non mi viene a noia, anzi mi felicito d’essere arrivato fino all’età più matura,
alla vecchiaia.
Componimento 132: se non è amore che cos’è dunque quello che io sento? Ma se è amore, in nome di dio,
che cos’è e di che qualità? Se è una cosa buona da dove deriva questo effetto crudele che porta alla morte?
Se è una cosa malvagia, da dove deriva il tormento sempre così dolce? Se ardo volontariamente, da dove
derivano il pianto ed il lamento? Se ardo contro la mia volontà, a che giova il lamentarsi? Oh viva morte, oh
male dilettevole, come puoi avere tanto potere su di me se io non lo consento? E se io consento ciò mi
lamento a gran torto. Mi trovo in alto mare fra venti contrari su una barca fragile senza timone, così
sprovvista di saggezza e così carica di errori che io stesso non so quello che voglio, e tremo durante l’estate
ed ardo d’inverno.
Componimento 133: amore mi ha posto come segno sul bersaglio, come neve al sole, come cera sul fuoco,
come nebbia al vento; e ho già la voce roca, oh mia signora, a furia di invocare pietà ed a voi non importa.
Dagli occhi vostri uscì il colpo mortale contro il quale non mi è d’aiuto né il passare del tempo né il fuggire
in un luogo lontano, da voi sola derivano il sole, il fuoco ed il vento a causa dei quali io sono in questa
condizione e tutto ciò vi sembra un gioco. I pensieri sono saette ed il viso è un sole ed il desiderio è un

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fuoco: e con tutte queste armi insieme amore mi punge, mi abbaglia e mi distrugge; ed il canto angelico e le
parole insieme al fiato dolce da cui io non posso difendermi sono il vento davanti al quale fugge la mia vita.
Componimento 134: non trovo pace e non ho i mezzi per fare guerra; e temo ed allo stesso tempo spero;
ardo e sono come ghiaccio; e volo sopra il cielo e giaccio per terra; e non stringo nulla ed abbraccio tutto il
mondo intero. Chi mi ha come prigioniero(=Amore)è siffatto che non mi libera ma nemmeno mi serra del
tutto, non mi trattiene come suo servo ma non mi scioglie nemmeno il laccio; e amore non mi uccide ma
nemmeno mi toglie il ferro dalla ferita, non mi vuole vivo ma nemmeno mi salva. Vedo senza avere gli occhi
ed urlo senza avere la lingua; e desidero morire e chiedo aiuto; ed odio me stesso ed amo altri. Mi nutro di
dolore e rido mentre piango; mi dispiace la vita allo stesso modo della morte: io sono ridotto in questo stato
a causa vostra, oh mia signora.
Componimento 135: qualunque cosa più strana e mirabile ci fu mai in qualche paese straniero quella, se si
giudica bene, mi assomiglia più delle altre: a tal punto sono giunto, amore. Là dove spunta il
giorno(=Oriente)vola un uccello che solo senza moglie rinasce dalla morte volontaria e tutto si rinnova per
vivere(=fenice). Così solo si ritrova il mio desiderio, e così si rivolge al sole dalla cima dei suoi alti pensieri,
e così si dissolve e così torna alla sua condizione precedente: arde, muore e riprende le sue energie e poi vive
a gara con la fenice.
Là nel mar indiano si trova una pietra tanto ardita che per sua natura attrae a sé il ferro e strappa il legno di
modo che le navi affondano. Questo sperimento io fra le onde del pianto amaro perché il bello
scoglio(=Laura)ha condotto con il suo duro orgoglio la mia vita là dove è impossibile non affondare: così ha
sguarnito l’anima(rubando il cuore che fu già una cosa dura e mi tenne uno là dove ora sono diviso e
sparso)un sasso che è più avaro nel trarre la carne che il ferro. Oh mia sorte crudele, poiché sono fatto di
carne mi vedo tirare verso la riva(=verso la morte)da una dolce calamita vivente!
In Africa c’è una bestia selvaggia soave e quieta più di ogni altra ma che porta pianto, dolore e morte dentro
agli occhi: è necessario che qualunque sguardo che si rivolga a lei sia sempre molto attento; purché non le si
guardino gli occhi il resto del corpo può essere guardato senza pericolo. Ma io, incauto e dolorante, corro
sempre verso il mio male(=occhi di Laura)ed io sono bene quanto ho sofferto per questo e quanto ancora mi
aspetto di soffrire; ma il desiderio ingordo che è cieco e sordo alle raccomandazione mi trasporta al punto
che il bel viso santo e gli occhi vaghi di questa belva angelica ed innocente saranno la causa della mia morte.
Scaturisce in Africa una fontana, che ha il nome del sole, che per sua natura è solita bollire di notte e
raffreddarsi sul fare del giorno; e tanto più si raffredda quanto il sole sale nel cielo ed è vicino. La stessa cosa
succede con me che sono fonte ed abitazione delle lacrime: quando la bella luce adorna(=il viso di Laura)che
è il mio sole si allontana e le mie luci sono tristi ed abbandonate ed è notte oscura per loro, io allora ardo; ma
se vedo il colore dorato ed i raggi del vivo sole mi sento modificato interamente sia dentro che fuori e
divento di ghiaccio così che ritorno ad essere freddo.
Ad Epiro si trova un’altra fonte circa la quale si scrive che, essendo lei fredda, accende ogni facella che è
spenta e spegne tutte quelle che trova accese. La mia anima, che non era ancora stata toccata dal fuoco
amoroso, avvicinandosi un pochino a quella fredda(=Laura), che io desidero in continuazione sospirando,
arse interamente: né il sole né una stella videro mai un tormento simile che sarebbe stato in grado di
smuovere a pietà anche un cuore di marmo; dopo che l’ebbe infiammata la virtù gelida e bella(=castità di
Laura)la rispense. In questo modo mi ha più volte spento e riacceso il cuore: io lo so perché percepisco
questa cosa e spesso me ne adiro.
Fuori da tutti i nostri mari(=oltre le colonne d’Ercole), presso le famose isole fortunate(=Canarie), ci sono
due fonti: chi beve da una muore ridendo mentre chi beve dall’altra si salva. Una sorte simile impronta la
mia vita in quanto io potrei morire ridendo a causa del gran piacere che io ricevo(nell’amare Laura), se non
fosse che questo è temperato da dolorosi lamenti. Amore, che mi guidi ancora sempre ala caverna che ha la
fama di essere nascosta ed ombreggiata, noi non parleremo di questa fonte, che è sempre piena, ma che
vediamo più copiosa d’acqua, quando il sole si unisce con la costellazione del toro(=Aprile): allo stesso
modo i miei occhi piangono sempre ma soprattutto quando vedono la mia signora.

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Chi chiedesse, oh canzone, quello che faccio, tu puoi dire:- lui se ne sta sotto un grande sasso in una valle
chiusa dalla quale si genera la Sorga; e non c’è chi gli faccia compagnia al di fuori di amore, che non lo
lascia nemmeno per un passo, e l’immagine di una donna che lo strugge(=Laura)perché per quanto sta in lui
fugge tutte le altre persone.
Componimento 136: piovano dal cielo fiamme sul tuo capo, oh malvagia, che dal tuo stato di povertà
iniziale in cui ti nutrivi di ghiande e bevevi l’acqua dei fiumi sei diventata ricca e grandi rendendo poveri gli
altri, poiché ti piace tanto agire non secondo rettitudine; nido di tradimenti all’interno del quale si cova tutto
il male che oggi si espande per il mondo, serva dei vini, dei letti e delle vivande dove la lussuria si spinge
fino ai limiti estremi. Nelle tue camere fanciulle e vecchi trescano e Belzebup sta in mezzo con i mantici, gli
specchi ed il fuoco per stimolare il fuoco dei sensi. Tu non sei stata nutrita all’ombra fra le piume(=in mezzo
agli agi)ma nuda al vento e scalza fra i rami: ora vivi in modo che ne arriva la puzza a Dio.

Componimento 137: l’avida Avignone ha riempito il sacco fino al punto di scoppiare di ciò che provoca
l’ira di Dio e di vizi empi e rei, ed ha preso come suoi dei non la giustizia e la sapienza(=Giove e Pallade) ma
la lussuria e la crapula(=Venere e Bacco). Mi struggo e mi fiacco aspettando che giustizia venga fatta; ma in
ogni caso vedo che nel futuro ci sarà per lei un nuovo sultano il quale riunificherà la curia, non abbastanza
presto come vorrei, e quella riunificazione sarà effettuata a Bagdad. I suoi idoli(Bacco e Venere)saranno
abbattuti per terra e le torri superbe, nemiche del cielo(come Babele), con i loro custodi saranno bruciate
dentro e fuori(=anima e corpo). Anime belle ed amiche della virtù governeranno il mondo; e poi vedremo il
mondo farsi tutto d’oro(=ritorno all’età dell’oro)e pieno delle opere antiche.
Componimento 138: sorgente di dolore, albergo di rabbia, scuola di errori e tempio di eresie, già santa a
Roma ora è falsa e malvagia ad Avignone, e a causa di ciò si piange e si emettono sospiri; oh fucina di
inganni, oh orribile prigione, dove il bene muore ed il male si nutre e si crea, inferno sulla terra, ci vorrà un
grande miracolo per evitare che Cristo si arrabbi con te. Fondata in una povertà casta ed umile alzi ora le
corna in atto di aperta ribellione contro i tuoi fondatori(Cristo+ apostoli)puttana sfacciata: e dove hai messo
la speranza? Nei tuoi adulteri? Nelle enormi ricchezze nate in malo modo? Costantino non ritorna ma tolga
l’inferno che sostiene.
Componimento 139: quando più stendo le ali verso di voi desideroso di vedervi, oh dolce schiera amica di
monaci certosini, tanto più la fortuna mi impedisce il volo usando tanto vischio e mi fa proseguire errando. Il
cuore che nonostante quello che vuole la fortuna mando in giro, è sempre con voi in quella valle aperta alla
vista(=valle di Gapeau)dove il nostro mare abbraccia di più la terra; giorni fa mi separai da lui(=cuore)
lacrimando. Io andai a sinistra verso Avignone mentre lui mantenne il cammino dritto per la vostra valle, io
trainato a forza, lui scortato da amore, lui è a Gerusalemme(città della libertà riconquistata) mentre io sono in
Egitto(esilio). Ma la pazienza è un conforto nel dolore, perché già per lunga abitudine stabilitasi tra noi, il
nostro stare insieme è raro e breve.
Componimento 140: amore, che vive e regna nel mio pensiero ed ha il suo trono maggiore nel mio cuore,
ogni tanto arriva armato nel volto: qui si accampa e pone la sua insegna in atto di sfida. Quella che insegna
ad amare ed a sopportare(=Laura)e che vuole che il grande desiderio e l’accesa speranza siano frenate dalla
ragione, dalla vergogna e dalla reverenza si indigna fra sé del nostro ardire(nell’esternare l’amore). A causa
di ciò amore fugge spaventato al cuore abbandonando ogni sua impresa e piange e trema; lì si nasconde e
non è più visibile all’esterno. Che cosa posso fare io se anche il mio signore ha paura se non stare con lui
fino alla morte? Perché è una bella morte quella di chi muore amando in modo puro.
Componimento 141: come ogni tanto durante la stagione calda la falena abituata a volare verso la luce vola
negli occhi di altra gente per suo diletto e a causa di ciò avviene che lei muoia e l’altro sia infastidito: allo
stesso modo io corro sempre verso il mio sole che mi è fatale(=Laura)dagli occhi del quale mi proviene tanta
dolcezza che il freno della ragione non apprezza e la ragione è vinta dal desiderio. E vedo bene come quelli
mi schifino e so che di questo morirò di sicuro perché la mia forza vitale non regge tale affanno; ma amore
mi abbaglia così soavemente che io piango le noie di Laura e non il mio danno; cosicché l’anima abbagliata
consente alla sua morte.

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Componimento 142: corsi alla dolce ombra creata dalle belle fronde del laura per fuggire allo spietato
influsso astrale che dal terzo cielo (=quello di Venere) mi faceva ardere qua giù; e l’aria amorosa che rinnova
la stagione(=zefiro)liberava già i colli dalla neve e fiorivano le erbe ed i rami nei campi.
Il mondo non vide mai rami(=membra di Laura) così leggiadri né il vento mosse mai delle fronde così
verdi(=capelli di Laura)come quelli che si mostrarono a me in quel tempo primo: tale che, temendo l’ardente
lume che proveniva dal terzo cielo, non volli come mio rifugio l’ombra dei colli ma soltanto della pianta più
gradita in cielo(=lauro).
A quel tempo un lauro mi difese dal cielo, e per ciò da allora in poi sono andato per selve per monti
desideroso dei bei rami; ma non ho mai ritrovato tronco né fronde tanto favorita dal cielo che non
cambiassero le loro qualità secondo le stagioni.
Perciò con animo più costante di giorno in giorno, seguendo dove mi sentivo chiamare dal
cielo(=assecondando il desiderio che mi proveniva dal terzo cielo)e guidato da una luce soave e chiara,
tornai sempre devotamente ai primi rami sia quando le fronde sono sparse per terra(=autunno)sia quando il
sole fa verdeggiare i colli(=estate).
I boschi, i sassi, le campagne, i fiumi, i colli, tutto ciò che è stato creato, è vinto e cambiato dal tempo: perciò
io chiedo perdono a queste fronde se, trascorsi molti anni, decisi di fuggire dai rami coperti di vischio non
appena comincia a vedere la luce(della ragione o della grazia divina).
Tanto mi piacque prima la dolce luce(degli occhi di Laura)che io attraversai con piacere molti grandi colli
per potermi avvicinare agli amati rami: ora la vita ormai breve, il luogo(=Roma) ed il tempo(=Giubileo)mi
mostrano un altro sentiero per arrivare al cielo e di produrre frutto e non più soltanto fiori e
fronde(=compiere opere meritevoli e non soltanto buoni propositi).
Cerco, ed è decisamente ora, un altro amore(=Cristo), altre fronde(=corona di spine), un’altra luce(=guida),
un altro sentiero per salire al cielo che segue colli diversi ed altri rami(=la croce).
Componimento 143: quando io vi sento poetare in maniera così dolce(=poetare d’amore)come amore
insegna ai suoi seguaci secondo i canoni, il mio acceso desiderio sfavilla interamente al punto che dovrebbe
infiammare le anime spente(=di coloro che non sono innamorati). Ritrovo nella memoria la bella donna che
in passato era presente davanti ai miei occhi tutte quelle volte che mi apparve dolce o tranquilla nell’abito/
atteggiamento che mi fa svegliare spesso non per il suono di altre campane ma dei miei sospiri. Vedo le
chiome libere nell’aria e lei rivolta all’indietro verso di me; e ride così bella nel cuore come se fosse colei
che ne ha la chiave(=come se ne fosse la padrona). Ma il soverchio piacere, che ostacola la mia lingua, non
ha il coraggio di mostrala in maniera palese in che modo ella sieda dentro al mio cuore.
Componimento 144: non ho mai visto levarsi il sole così bello quando il cielo era più libero dalla nebbia né
ho mai visto dopo la pioggia l’arcobaleno variarsi in così tanti colori quanti quelli che, fiammeggiando il
giorno in cui io presi l’amoroso incarico, trasformarono quel viso che nessuna cosa mortale può eguagliare,
e nel mio parlare sono ristretto. Io vidi amore che volgeva i begli occhi in maniera così soave che da quel
momento in poi iniziò ad apparirmi oscura ogni altra visione. Oh Sennuccio, io lo vidi così come vidi l’arco
che tendeva al punto che la mia vita da quel momento non fu più sicura ed essa è comunque ancora così
desiderosa di rivederlo.
Componimento 145: ponimi dove il sole uccide i fiori e l’erba o dove il ghiaccio e la neve vincono il sole;
ponimi dove il carro del sole è mite e dove c’è chi ci rende il sole(=oriente)o dove c’è chi ce lo
serba(=occidente); ponimi in uno stato umile o superbo(=fammi ricco o povero), ponimi nella dolce aria
serena o nel tempo fosco e grave(=ponimi in una giornata serena o tempestosa); ponimi di notte, al giorno
lungo o corto(=d’estate o d’inverno), all’età matura o giovanile; ponimi in cielo o in terra o nelle profondità
terrestri, in un colle alto o in una valle paludosa e bassa, o come uno spirito libero dal corpo o come uno che
ha le membra ancora attaccate(=in questa o nella vita ultraterrena); ponimi con una fama oscura o illustre:
sarò come sono stato, vivrò come sono vissuto, continuando le mie amorose note.
Componimento 146: oh anima nobile ornata di ardente e calda virtù per cui scrivo tante carte; oh al presente
unico albergo integro di onestà, torre salda fondata in profondità nel valore; oh fiamma degli occhi, oh rose

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sparse in un così dolce strato di neve vivente nella quale io mi specchio e purifico; oh piacere per ottenere il
quale innalzo le ali verso il bel viso che risplende più di ogni cosa al mondo: se le mie rime intese fossero
così lunghe avrei già riempito con il vostro nome l’isola di Tule, il fiume Battro, il Don ed il Nilo, la catena
montuosa dell’Atlante, l’Olimpo e una delle colonne d’Ercole, Calpe. Poiché non posso portarlo in tutti e
quattro i punti cardinali, lo udrà il bel paese in cui comincia l’Appennino e che è circondato dal mare e dalle
Alpi(=Italia).
Componimento 147: quando la passione irrazionale, che con due desire ardenti e con un duro freno mi
conduce e mi governa, trasgredisce talvolta all’usata legge per fare parzialmente contenti i miei spiriti vitali,
trova chi(=Laura)legge nella fronte le paure e gli ardimenti che nascono dal profondo del cuore ed il volere
vede amore, che frena i suoi ardimenti, folgorare di sdegno negli occhi turbati e penetranti di Laura. E
quindi, come colui che teme il colpo di Giove irato, si ritira indietro: perché un grande timore frena anche un
grande desiderio. Ma il desiderio raffreddato e l’intimorita speranza che risplendono come un vetro dalla mia
anima rendono serena e dolce il suo aspetto.
Componimento 148: non il Ticino, il Po, il Varo, l’Arno, l’Adige ed il Tevere, l’Eufrate, il Tigri, il Nilo,
l’Ermo, l’Indo ed il Gange, il Don, il Danubio, l’Alfeo, la Garonna ed il mare che divide in frange(=la
Gironda, suo estuario), il Rodano, l’Ibero, il Reno, la Senna, l’Elba, la Loira, l’Ebro; non l’edera, l’abete, il
pino, il faggio o il ginepro potrebbero mitigare il fuoco che tormenta il cuore triste come lo può fare il fiume
che piange sempre con me(=Sorgue)con il lauro che lodo ed esalto nei miei componimenti. Trovo questo
solo soccorso tra gli assalti di amore fra i quali bisogna vivere armato la vita che trascorre così velocemente.
Possa crescere il lauro vicino ad un fiume dalle acque fresche e chi lo piantò possa scrivere pensieri leggiadri
e nobili alla sua ombra al suono dell’acqua.

Componimento 149: con il passare del tempo diventa meno dura l’angelica figura ed il dolce sorriso e
l’espressione del bel viso e degli occhi leggiadri diventa meno severa. Che cosa fanno con me oramai questi
sospiri che nascevano dal dolore e mostravano all’esterno la mia angosciosa e disperata vita? Se accade che
io giri il volto da quella parte(=verso Laura)per calmare il cuore, mi sembra di vedere amore sostenere la mia
causa ed aiutarmi: né perciò reputo già finita la guerra, né reputo tranquillo ogni stato del mio cuore; perché
più arde in me il desiderio più mi rincuora la speranza.
Componimento 150: -che cosa fai anima? A che cosa pensi? Troveremo mai pace? Avremo mai tregua? O
saremo sempre in condizione di guerra? -che cosa sarà di noi non lo so; ma, per quello che io posso vedere, il
nostro male non piace ai suoi begli occhi. -a che giova questo se con quegli occhi lei ci fa diventare ghiaccio
d’estate e fuoco d’inverno? -non lei ma chi li governa(=Amore). -questo a cosa ci giova se lei vede ciò e
tace? -alle volte la lingua sta in silenzio ed il cuore si lamenta ad alta voce e, nell’aspetto lieta e senza
lacrime, piange nel suo intimo dove lo sguardo degli altri non vede. -nonostante ciò la mente non si calma
rompendo così il dolore che si raccoglie e ristagna in lei perché l’uomo misero non crede alla grande
speranza(che Laura provi dolore per lui e lo ami).
Componimento 151: un marinaio stanco non fuggì mai nel porto per salvarsi da una cupa e tempestosa onda
marina come io fuggo dove il grande desiderio mi sprona e rivolge(=negli occhi di Laura) dal fosco e torbido
pensiero(=dalla disperazione). Né è mai successo che una luce divina abbagliasse l’occhio umano come la
mia è stata abbagliata dal raggio altero proveniente dal bel dolce e soave bianco della sua cornea e dal nero
della sua pupilla nei quali amore rende dorate ed aguzza le sue frecce. Non ancora cieco lo vedo
rappresentato; nudo, tranne in quelle zone che il pudore vuole coperte; fanciullo con le ali: non dipinto ma
vivo. Da lì mi mostra quello che tiene nascosto a molti, che punto per punto io leggo dentro ai begli occhi
tutto quello che dico e scrivo circa amore.
Componimento 152: questa belva umile, cuore di tigre o di orsa, che nell’aspetto è umana ma la cui bellezza
proviene dal cielo, mi gira in riso ed in pianto, fra paura e speranza al punto da mettere in forse ogni mia
condizione. Se presto non mi accoglie come innamorato o non mi lascia libero ma continua a tenermi come
è solito fare nell’incertezza, basandomi su quello che io sento dal veleno che dalle vene mi arriva al cuore,
oh amore, la mia vita è finita. La forza vitale fragile e stanca ormai non può più sopportare tanti mutamenti
di stato che in un solo momento la fanno ardere, agghiacciare, arrossire ed impallidire. Fuggendo dalla vita

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spera di far cessare il dolore come chi progressivamente viene meno: perché è davvero impotente chi non
può morire.
Componimento 153: sospiri appassionati andate al freddo cuore, rompete il ghiaccio che ostacola la pietà, e
se in cielo si ascoltano le preghiere dei mortali, che la morte o la grazia siano la fine del mio dolore. Andate,
dolci pensieri, rivelando all’esterno ciò che accade dove il bello sguardo non vuole giungere(=nel mio
intimo): se ancora la sua asprezza o il mio destino ci perseguiteranno saremo fuori dalla speranza che ella ci
ami o fuori dall’errore che ella possa mai amarci. Voi potete ben idre, benché forse non a pieno, che la nostra
condizione è inquieta e focosa mentre la sua è pacifica e serena. Andate ormai sicuri perché amore viene con
voi; ed il tempo cattivo può certamente venire meno se interpreto in maniera corretta lo stato del cielo dai
segni offerti dal mio sole.
Componimento 154: gli astri, il cielo e gli elementi in gara fra loro posero tutte le loro arti ed ogni estrema
cura nella viva luce degli occhi di Laura nella quale la natura ed il sole, che non trova da nessun’altra parte
qualcuno che gli sia pari, si specchiano. L’opera è così alta, piacevole e straordinaria che nessuno sguardo
mortale osa fissarla: tanta dolcezza e grazia l’amore fa piovere negli occhi oltremodo belli. L’aria percorsa
dai dolci raggi si infiamma di onestà e diventa tale che supera di gran lunga il nostro poetare ed i nostri
pensieri. Qui non c’è un basso desiderio che si percepisce ma solo onore e virtù: ora quando mai è successo
che ogni desiderio dei sensi fosse spento da una bellezza suprema?
Componimento 155: Giove e Cesare non furono mai così pronti a fulminare il primo ed a ferire il secondo
prima che la pietà non avesse spento l’ira dei due e li avesse spogliati entrambi delle armi abituali. La mia
signora piangeva ed il mio signore volle che io la vedessi e sentissi i suoi lamenti per riempirmi di dolore e
di desiderio e per penetrarmi il midollo e le ossa. Amore mi dipinse, anzi mi scolpì, quel dolce pianto e mi
scrisse quei lamenti in un diamante che pose in mezzo al cuore; dove con salde ed ingegnose chiavi torna
ancora spesso a tirare fuori grosse lacrime e sospiri lunghi e gravi.
Componimento 156: io vidi in terra atti e portamenti propri degli angeli e bellezze celesti uniche al mondo
al punto che il ricordo mi procura piacere e dolore perché al confronto ciò che io vedo mi sembrano sogni,
ombre e fumi; e vidi piangere quelle due belle luci che hanno fatto invidia al sole mille volte; ed ho sentito
fra i sospiri dire parole che farebbero andare i monti e stare fermi i fiumi. Amore, senno, valore, pietà e
dolore facevano piangendo un concerto più dolce di ogni altro che si è soliti sentire al mondo; ed il cielo era
così intento all’armonia che non si vedeva una foglia muoversi sul ramo tanta era la dolcezza che aveva
riempito l’aria ed il vento.
Componimento 157: quel sempre acerbo ed onorato giorno(in cui Laura pianse)mando la sua immagine così
viva al cuore che l’intelletto o la penna non saranno mai in grado di descriverla, ma spesso ritorno a quel
giorno con la memoria. Il contegno adorno di ogni nobile pietà ed il dolce amaro lamento che io sentivo
facevano dubitare circa il fatto se fosse una donna mortale o una dea colei che rasserenava la porzione di
cielo situata intorno a lei. La testa era come oro fino ed il volto era come calda neve, le ciglia erano come
ebano e gli occhi come due stelle dai quali amore tirava non invano il suo arco. Le perle(=i denti)e le rose
rosse(=le labbra)dove il dolore che si era raccolto lì formava suoni ardenti e belli; i sospiri erano come
fiamme e le lacrime come cristallo.
Componimento 158: ovunque io posi o volga gli occhi stanchi per calmare l’irrequietezza che li spinge a
cercare intorno trovo quello che dipinge in loro la bella donna(=amore)per rendere sempre vivi e freschi i
miei desideri. Con leggiadro dolore sembra che emani un’alta pietà che commuove i cuori nobili: oltre alla
vista dei suoi atti, porge alle mie orecchie le sue voci vive ed i suoi sospiri santi. Amore e la verità furono
d’accordo con me nel dire che quelle che io vidi erano bellezze uniche al mondo, mai viste sotto le stelle.
Non si udirono mai parole così pietose e dolci ed il sole non vide mai lacrime così belle uscire da occhi così
belli.
Componimento 159: in quale parte del cielo, in quale idea platonica si trovava il modello dal quale la natura
tolse quel bel volto leggiadro nel quale volle mostrare in terra quanto si era in grado di produrre in cielo?
Quale ninfa nelle fonti e quale dea nei boschi lasciò liberi al vento capelli d’oro così puro? Quando un cuore
accolse in sé tante virtù? Anche se poi la somma di tutto ciò è colpevole della mia morte? Mira in maniera

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errata chi per cercare una divina bellezza non vide mai gli occhi di costei e come soavemente li muove; non
conosce il modo in cui amore risana e ferisce chi non conosce come lei sospira dolcemente e come parla
dolcemente e come ride dolcemente.
Componimento 160: amore ed io così pieni di meraviglia, come chi vede una cosa incredibile, guardiamo
costei quando parla o ride che assomiglia solo a se stessa e a nessun altro. Attraverso le belle serene e
tranquille ciglia sfavillano le mie due stelle guida di modo che non c’è nessun’altra luce che infiamma e
guida chi si prefigge di amare nobilmente. Quale miracolo è quello, quando si siede nell’erba quasi come se
fosse un fiore, quando preme con il suo candido seno sopra un verde cespuglio. Quale dolcezza è vederla
andare da sola insieme solo ai suoi pensieri in primavera, intessendo in una ghirlanda i capelli d’oro e crespi!
Componimento 161: oh passi sparsi, oh pensieri erranti e pronti a pensare a Laura, oh memoria tenace, oh
crudele ardore, oh possente desiderio, oh cuore debole, oh occhi miei che non siete più occhi ma fonti di
pianto! Oh fronde, onore delle fronti famose, oh unica insegna del duplice valore! Oh vita faticosa, oh dolce
errore che mi fai andare per campi e monti cercando! Oh bel viso dove amore pose insieme gli sproni ed il
freno con i quali mi incita e guida, così come piace a lui, e calcitrare non vale! Oh anime gentili ed amorose,
se qualcuna di voi è ancora al mondo e voi che ora siete ombre nude(=senza corpo)e polvere, deh fermatevi
a vedere quel è il mio male.
Componimento 162: fiori lieti e felici, ed erbe fortunate che la mia signora è solita schiacciare mentre
pensa; riva che ascolti le sue dolci parole e che conservi qualche traccia del bel piede; alberelli dritti e lisci e
verdi e tenere fronde, amorosette e pallide viole; selve ombrose dove percuote il sole che vi rende alte e
superbe con i suoi raggi; oh soave regione, oh puro fiume(=Sorgue)che bagni il suo bel viso e gli occhi
limpidi e prendi nobiltà dalla viva luce; quanto vi invidio gli atti onesti e cari! Non ci sarà in voi nemmeno
un sasso ormai che per abitudine non imparerà ad ardere con la mia stessa fiamma.
Componimento 163: amore, che vedi apertamente ogni pensiero, e tu solo che mi guidi attraverso i duri
varchi, porgi nel fondo del mio cuore, a te palese e a tutti gli altri nascosto, i tuoi occhi. Sai quello che ho già
sofferto per seguirti: e tuttavia continui a salire di monte in monte giorno dopo giorno e non ti accorgi che io
sono così stanco e che il sentiero è troppo ripido per me. Io vedo bene da lontano la dolce luce verso la quale
mi sproni e guidi attraverso aspre vie ma io non ho come te penne per volare. Lascerai i miei desideri molto
contenti purché tu mi permetta di consumarmi desiderando un nobile amoree purché non le dispiaccia che io
sospiri per lei.
Componimento 164: ora che il cielo e la terra ed il vento sono in silenzio e che il sonno tiene legati gli
uccelli e le bestie, che il carro stellato porta in giro la notte e che il mare giace immobile nel suo letto, io
veglio, penso, ardo, piango; e chi mi strugge(=Laura)mi è sempre davanti per mia dolce pena: il mio è uno
stato di guerra, pieno di rabbia e di dolore, e trovo un po’ di pace unicamente pensando a lei. In questo modo
da una stessa fonte viva derivano il dolce e l’amaro di cui mi nutro; una sola mano mi risana e mi ferisce; ed
affinché il mio martirio non abbia termine muoio e nasco mille volte al giorno, sono così tanto lontano dalla
mia salvezza.
Componimento 165: quando il candido piede muove i dolci passi attraverso l’erba fresca in atto dignitoso e
pudico, dalle tenere piante dei suoi piedi sembra scaturire una virtù che schiude e rinfresca i fiori intorno.
Amore che intrappola nel suo vischio solamente i cuori leggiadri e che non si degna di provare la sua forza
su un altro campo, fa piovere dai begli occhi un piacere così grande che io non presto attenzione ad altro né
desidero altro cibo. Le dolcissime parole ed il comportamento calmo, posato e dignitoso si accordano con il
suo procedere e con lo sguardo soave. Da queste quattro faville, e non solo da esse, si genera il grande fuoco,
di cui io vivo ed ardo, a causa del quale io mi smarrisco di fronte a lei come un uccello notturno davanti al
sole.
Componimento 166: se io fossi rimasto nella grotta dove Apollo cominciò a vaticinare/divenne
profeta(=grotta di Delfi), probabilmente oggi Firenze avrebbe il suo poeta e non solo Verona(Catullo),
Mantova(Virgilio)e Sessa Aurunca(=Lucilio); ma affinché il mio terreno non si ricopra più di giunchi in virtù
dell’acqua che deriva da quel sasso(=Parnaso), bisogna che io segua un altro pianeta(quello di venere)/
destino e che mieta dal mio campo con la falce adunca erbacce e spini. L’oliva(=sapienza)è secca e l’acqua

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che deriva dalla fonte Castalia, grazie alla quale un tempo essa fioriva, è rivolta in un’altra direzione. In
questo modo la sventura più della colpa mi priva di ogni frutto buono se l’eterno Giove(=Dio)non fa piovere
un po’ della sua grazia sopra di me.
Componimento 167: quando amore rivolge in basso i begli occhi e riunisce in un solo sospiro gli spiriti
vaganti(=il fiato)con le sue mani e si scioglie poi in una voce chiara, soave, angelica, divina, io sento rapirmi
dolcemente il cuore e cambiare dentro di me i pensieri ed i desideri al punto che dico:- ora saranno di me le
ultime spoglie se il cielo mi destina ad una morte così onorata. Ma il suono che lega i sensi con la sua
dolcezza trattiene l’anima già pronta a separarsi dal corpo con il desiderio di bearsi ascoltando il canto. In
questo modo io vivo e in questo modo quest’unica fra noi mortali che è sirena del cielo avvolge e
svolge(=accorcia ed allunga)il filo della vita che mi è concessa.
Componimento 168: amore mi manda quel dolce pensiero d’amore che è confidente di antica data fra noi
due e mi conforta e mi dice che amore non fu mai come ora così pronto a favorire quello che io desidero e
spero. Io che ho trovato alle volte veritiere ed alle volte menzognere le sue parole non so se credergli e vivo
nel dubbio: nel cuore non mi suona intero né il sì né il no. Intanto il tempo passa e nello specchio mi vedo
andare verso l’età contraria alla sua promessa d’amore ed alla mia speranza che essa si possa realizzare.
Avvenga quel che può: visto che non sono solo io quello che invecchia; e il mio desiderio non cambia per il
trascorrere degli anni; piuttosto temo il poco tempo che ci resta da vivere.
Componimento 169: pieno di un dolce pensiero, che mi allontana da tutti gli altri e che mi rende l’unico al
mondo, talvolta mi sottraggo a me stesso cercando sempre colei che dovrei fuggire; e la vedo passare con
atteggiamento così dolce ed aspro che l’anima si scuote per fuggire in volo, tale schiera di sospiri armati
conduce questa bella nemica mia e di amore. Se io non giudico erroneamente scorgo fra il turbato ed altero
ciglio un raggio di pietà che rasserena in parte il mio cuore dolorante: allora riprendo l’anima ed dopo che ho
deciso di rivelarle il mio male ho talmente tanto da dire che non posso cominciare.
Componimento 170: più volte vedendo l’aspetto amabile di Laura ho preso l’ardire, insieme alle mie scorte
fedeli(=i sospiri d’amore)di assalire con parole oneste e discrete con un atteggiamento umile e piano la mia
nemica(=Laura). Ma poi i suoi occhi rendono il mio proposito vano perché colui che solo può fare ciò ha
messo in mano a Laura ogni mia fortuna, ogni mia sorte, il mio bene, il mio male, la mia vita e la mia morte.
E perciò io non potei mai formulare parola che fosse sentita da altri all’infuori di me: in questo modo amore
mi ha reso tremante e afono. Ed ora vedi bene come l’acceso sentimento di carità lega la lingua all’amante e
ne rapisce gli spiriti vitali; chi è in grado di dire come arde ama poco e freddamente.
Componimento 171: amore mi ha colto tra le braccia belle e crudeli di Laura che mi uccidono
ingiustamente; e se io mi dolgo il martirio si raddoppia; perciò ancora, come sono solito, la cosa migliore da
fare è che io muoia amando e faccia silenzio: perché potrebbe far bruciare con gli occhi il Reno quando è nel
suo stato più ghiacciato e spezzare le rocce più dure; ed ha orgoglio così uguale alle bellezze che sembra che
le dispiaccia piacere agli altri. Per quanto mi ingegni non posso scalfire in nulla il bel diamante di cui è fatto
il suo cuore così duro; e l’altro(=il corpo)è fatto di marmo che si muove e respira(=una statua vivente): ma
neppure lei con tutto il suo disdegno né per quanto si mostri accigliata mi toglierà mai le mie speranze ed i
miei dolci sospiri.
Componimento 172: oh invidia nemica della virtù che contrasti le cose ben cominciate, per quale sentiero
entrasti così silenziosa nel bel petto(=nel cuore di L.)e con quali arti lo fai stare zitto? Hai sradicato dal mio
cuore la radice della mia salvezza: mi mostrasti come un amante troppo felice a quella che gradì un tempo le
mie preghiere umili e caste e che ora sembra udirle e rifiutarle. Ma tuttavia non potrebbe benché con atti
aspri e crudeli pianga del mio bene e rida del mio piangere cambiare anche solo uno dei miei pensieri; non
accadrà che io non l’amerò più e che io non speri in lei benché mi uccida mille volte al giorno: perché se lei
mi spaventa, amore mi rassicura.
Componimento 173: guardando il lume sereno dei suoi begli occhi dove si trova spesso chi dipinge di
rossore e fa piangere i miei(=Amore), l’anima stanca di soffrire si distacca per andare nel suo paradiso
terrestre. Poi trovandolo pieno di dolcezza e di amarezza comprende che quanto si opera nel mondo è fragile
come la tela di un ragno: perciò si lamenta con sé stesso e con amore che ha gli sproni caldi ed il freno duro.

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A causa di due estremi contrari e mescolati, ora con le voglie congelate ora con le voglie ardenti, sta in
questo stato di dubbio fra il misero ed il felice; ma sono pochi i pensieri lieti e molti quelli tristi ed il più
delle volte si pente dell’ardita impresa di guardare negli occhi di Laura: questo è il frutto che nasce da una
tale radice(=Amore).
Componimento 174: io nacqui sotto una stella crudele(se il cielo influisce su di noi nel modo in cui alcuni
credono), e crudele la culla dove mi riposero appena nato, e crudele la terra dove poi mossi i piedi; e crudele
la donna che con i suoi occhi e con l’arco a cui piacqui solamente come bersaglio produsse la ferita dalla
quale, amore, non rimasi in silenzio con te, che la puoi risanare con quella stessa arma. Ma tu ti dilette dei
miei dolori: lei non più perché li avrebbe voluti più aspri ed il colpo è stato inferto da una freccia e non da
una lancia da caccia. Ma la sola consolazione che ho è che il soffrire per lei è meglio del gioire per via di
qualsiasi altra donna; e tu mi giuri questo sulla tua freccia d’oro(=la tua cosa più cara)ed io ti credo.

Componimento 175: quando mi viene davanti nella mente il tempo ed il luogo in cui perdetti me stesso ed
in cui amore mi avvolse con le sue mani tramite un nodo in modo da rendere l’amare un qualcosa di dolce ed
il piangere un giogo, sono tutto zolfo ed esca pronta a prendere fuoco(=sono pronto ad accendermi
completamente) ed il mio cuore è un fuoco acceso nel suo interno da quei sospiri soavi, che sento sempre
nella memoria, in modo tale da godere mentre ardo, ed io vivo per questo e mi importa poco del resto. Quel
sole, che è l’unico che risplende davanti ai miei occhi, mi scalda ancora con i suoi raggi vaganti qui(nel
ricordo)oggi al tramonto nello stesso modo in cui mi scaldò un tempo; e mi infiamma in questa maniera
anche da lontano al punto che la memoria, sempre viva ed inalterabile, mi mostra sempre quel nodo, quel
luogo e quel momento.
Componimento 176: io procedo sicuro in mezzo ai boschi inospitali e selvaggi nei quali vanno con grande
rischio uomini armati perché non può spaventarmi nulla che non sia il sole che ha i raggi splendenti di reale
amore; e procedo cantando(oh pensieri folli)lei che nemmeno il destino potrebbe mandare lontano da me
visto che la vedo nei miei occhi e mi pare di vedere con lei donne e fanciulle che in realtà sono abeti e faggi.
Mi sembra di udirla sentendo i rami e le brezze e le fronde e gli uccelli che si lamentano e l’acqua che fugge
mormorando attraverso l’erba verde. Raramente mi piacquero così tanto un silenzio, un solitario orrore nato
da una selva ombrosa se non fosse che sono troppo lontano dal mio sole.
Componimento 177: amore, che mette le ali ai piedi ed ai cuori dei suoi seguaci per farli arrivare vivi
volando al terzo cielo(=di Venere)mi ha mostrato, passando attraverso le famose Ardenne, mille campi e
mille fiumi in un solo giorno. È stato dolce per me essere stato in quel luogo, dove Marte armato ferisce
senza darne avviso(imboscate), da solo e senza armi, quasi come se fossi una barca in mezzo al mare senza
timone né albero(=alla deriva), pieno di pensieri gravosi e disdegnosi(per la lontananza di Laura).solo dopo
essere giunto alla fine della giornata oscura, ricordando da dove vengo e con quali piume sento nascere la
paura dal mio troppo ardimento. Ma il bel paese della Provenza ed il Rodano, fiume che provoca diletto,
rassicurano con un’accoglienza serena, il cuore già girato verso dove abita la sua luce(=Avignone).
Componimento 178: nello stesso momento amore mi sprona e mi frena, mi rassicura e mi spaventa, mi fa
ardere e mi fa bruciare, mi provoca gradimento e sdegno, mi chiama a sé e mi scaccia, mi fornisce speranza
e pena, conduce il mio cuore stanco verso l’alto ed il basso: a causa di ciò il desiderio errante perde la
traccia/si smarrisce e sembra che il suo massimo piacere gli sia sgradito, di smarrimento così strano è piena
la mia mente. Un pensiero amico mostra alla mente un guado per andare subito dove spera di essere
contenta(=Roma)che non si risolve attraverso le lacrime degli occhi ma è un guado reale; dopo, con forza
quasi maggiore la strappa da là bisogna che segua un’altra via e contro la sua volontà acconsente alla lunga
morte sua e mia(=della mente e del corpo).
Componimento 179: oh Geri, quando talvolta la mia dolce nemica, che è così altera, si arrabbia con me, mi
viene fornito un conforto affinché non muoia che è il solo per la cui potenza l’anima respira ancora(=è
ancora viva). Ogni volta che lei sdegnosa distoglie i suoi occhi da me(forse perché spera di privare la mia
vita della sua luce?)io le mostro i miei così pieni di umiltà che ella deve per forza ritrarre ogni suo sdegno. E
se così non fosse l’andare a vedere lei sarebbe come guardare il volto di Medusa che pietrificava la gente che
la guardava. Quindi tu agisci nello stesso modo: poiché io vedo escluso ogni latro aiuto ed il fuggire non
serve a niente davanti alle ali che usa il nostro signore(=Amore).

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Componimento 180: oh Po tu puoi facilmente portare il mio corpo con le tue possenti e rapide onde ma lo
spirito che si nasconde all’interno non si cura né della tua né della forza degli altri; il quale senza alternare la
destra con la sinistra procede diritto attraverso l’aria favorevole al suo desiderio battendo le ali verso le
fronde dorate del lauro vince l’acqua, il vento, la vela ed i remi. Re degli altri fiumi, superbo ed altero, che
incontro il sole quando lui porta il giorno(=all’alba)e a ponente lasci una luce ancora più bella(=Laura), tu
scorri via con il corpo mortale nella tua corrente ma la mia anima ricoperta di ali amorose torna volando alla
sua dolce dimora.
Componimento 181: amore tese fra l’erba una rete leggiadra fatta d’oro e di perle(=capelli di Laura)sotto un
ramo dell’albero sempre verde che io amo tanto anche se ha ombre più tristi che liete. L’esca fu il seme che
egli sparge e miete, dolce ed acerbo al tempo stesso che io temo e desidero; i richiami non furono mai così
dolci e quiti dalle origini delle umanità(da quando Adamo aprì gli occhi). E la chiara luce che fa sparire il
sole folgorava intorno; e la fune era avvolta intorno alla mano che supera in biancore l’avorio e la neve. Così
caddi prigioniero nella rete e qui mi hanno catturato gli atti vaghi, le parole angeliche, il piacere, il desiderio
e la speranza.
Componimento 182: amore, che incendia il cuore di calda passione, lo tiene oppresso in una gelida
paura(=gelosia)e l’intelletto rimane indeciso circa il fatto se sia superiore la speranza o il timore, la fiamma
o il gelo. Il cuore trema quando fa caldissimo e arde quando fa freddissimo, sempre pieno di desiderio e di
gelosia/sospetto come se la donna celasse un uomo vivo dentro la veste leggera o sotto un piccolo velo. Di
queste due tipologie di pene quella che mi appartiene è la prima che mi fa ardere giorno e notte(=sempre): e
né il pensiero, né i versi né le rime possono capirlo; l’altra non mi appartiene: perché il mio bel
fuoco(=Laura)è tale che tratta nello stesso modo tutti; e chi pensasse di volare fino alla cime della sua luce
spiegherebbe le ali invano.
Componimento 183: se il dolce sguardo e le soavi parole di costei mi uccidono e se amore la rende così più
potente di me solo che ella parli o sorrida, misero, che sarà se per avventura lei si disgiunge, per colpa mia o
della sorte avversa, i suoi occhi dalla pietà(=si fa spietata), cosicché mi minacci di morte dalla quale ora
invece mi difende? Perciò se io tremo e procedo con il cuore gelato ogni volta che la vedo cambiare aspetto
è nato questo timore d’antiche esperienze. La donna è una cosa mobile per sua natura: perciò io so bene che
una condizione amorosa dura poco tempo nel cuore di una donna.
Componimento 184: l’amore, la natura e la bella anima umile, dove dimora e regna ogni nobile virtù,
congiurano contro di me: amore si adopera affinché io muoia del tutto e segue il suo costume nel fare questo;
la natura la bella anima con un laccio così delicato da non reggere a nessuno sforzo; lei è così sdegnosa delle
cose mortali che non si degna più di abitare la vita faticosa e vila(=la vita mortale). Per questi motivi lo
spirito vitale di ora in ora viene meno a quelle belle, care ed oneste membra che erano specchio di vera
leggiadria; e se la pietà non stringe il freno alla morte, misero, vedo bene in che stato si trovano queste vane
speranze grazie alle quali ero solito vivere.
Componimento 185: questa fenice con la piuma dorata(=Laura con i suoi capelli biondi)forma intorno al
suo collo bello, candido e nobile, un ornamento naturale così caro da addolcire ogni cuore e da consumare il
mio: forma un diadema naturale che illumina tutta l’aria intorno; ed il silenzioso acciarino dell’amore prende
da lì un fuoco puro e penetrante che mi fa ardere anche nel più freddo inverno. Una veste purpurea ornata
con un lembo ceruleo cosparso di rose le nasconde le belle spalle: abito straordinario per una bellezza unica.
La fama ripone e nasconde lei, che in realtà vola altera(perché non si accoppia)nei nostri cieli, nelle odorose
e ricche valli dei monti d’Arabia.
Componimento 186: se Virgilio ed Omero avessero visto quel sole che io vedo con i miei occhi avrebbero
impiegato tutta la loro forza per procurarle fama mescolando lo stile di uno con quello dell’altro(tragico ed
elegiaco): di questa cosa sarebbero turbati e rattristati Achille, Ulisse e gli altri semidei, quello che governò il
mondo così bene per 56 anni(=Augusto)e quello che fu ucciso da Egisto(=Agamennone). Che destino simile
a quello di questo moderno fiore di onestà e bellezza(=Laura)ebbe quel fiore antico di virtù e di
armi(=Scipione l’Africano)! Ennio produsse un ruvido carme per quello mentre per questo lo faccio io: oh se
soltanto non le fosse molesto il mio ingegno e non disprezzasse le mie lodi!

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Componimento 187: dopo essere giunto alla famosa tomba di Achille, Alessandro disse sospirando:- oh
fortunato te che hai trovato una tromba così chiara(quella epica di Omero)e qualcuno che scrisse di te così
nobilmente!- ma questa pura e candida colomba, a cui non so se visse mai al mondo una uguale, risuona
poco nel mio stile debole: così sono i destini prefissati di ciascuno. Perché una stella diversa ed un destino
malvagio solo per questo punto hanno affidato lei, che è degnissima di Omero, Orfeo e Virgilio(=il pastore
che è ancora onorato da Mantova)cosicché andassero sempre cantando solo le sue lodi, ad un tale che sì
adora il suo bel nome ma che rischia, forse, parlandone di diminuirne i pregi.
Componimento 188: vivificante sole, quelle uniche fronde che io amo e che tu amasti in precedenza ora
sono le uniche ad essere verdi nel luogo dove vivono, e verdeggiano senza eguali dal momento in cui Adamo
vide per la prima volta il suo ed il nostro male adorno. Stiamo a guardarla: io continuamente ti prego e ti
chiamo, oh sole; tu tuttavia fuggi e fai in modo che i colli circostanti facciano ombra, e ti porti via con te il
giorno e fuggendo mi togli quello che io più desidero. L’ombra che cade da quel piccolo colle, dove il mio
soave fuoco fu scintilla, dove il grande lauro fu un piccolo virgulto, crescendo mentre io parlo toglie agli
occhi la dolce vista del luogo beato dove il mio cuore dimora con la sua donna.
Componimento 189: la mia nave piena di oblio(=perché ha ascoltato il canto di Laura-sirena)passa per il
mare tempestoso a mezzanotte durante una bufera fra Scilla e Cariddi; ed al timone si trova il mio signore,
anzi il mio nemico(=Amore). Ad ogni remo si trova un pensiero pronto al male che sembra prendere in giro
la tempesta e la morte; un umido e senza posa vento di sospiri, speranze e desiderio rompe la vela. Una
pioggia di lacrime, una nebbia di sdegni bagna e rallenta le sartie già stanche che sono fatte di errore
intrecciato con l’ignoranza. I miei due dolci soliti segni si nascondono; la ragione e l’arte del navigare(=di
condurre la propria vita)sono morte tra le onde al punto che io inizio a temere di non vedere mai più il porto.
Componimento 190: mi apparve una cerva dalla pelle bianca sopra l’erba verde con due corna d’oro fra i
due fiumi del Rodano e della Durenza all’ombra di un alloro al levarsi del sole nella stagione primaverile. Il
suo aspetto era così dolce e superbo che io lasciai ogni lavoro per inseguirla: come l’avaro che nel cercare il
tesoro tempera gli affanni della ricerca con il piacere. Intorno al bel collo aveva scritto con diamanti e
topazi:-nessuno mi tocchi, al mio signore(=Dio)piacque di farmi libera-. Ed il sole era già rivolto verso
mezzogiorno ed i miei occhi erano stanchi, non sazi, di guardare quando io caddi nell’acqua e lei scomparve.
Componimento 191: poiché vedere Dio è come avere una vita eterna non si desidera di più e non è lecito
desiderare di più, nello stesso modo per me il vedere voi, oh mia signora, mi rende felice nella mia vita
fragile e breve. E non vi ho mai vista così bella come ora, se l’occhio manda il vero al cuore: dolce momento
che rende beato il mio pensiero, che vince ogni alta speranza, ogni desiderio. E se il suo fuggire non fosse
così rapido non chiederei di più: ma se è vero che alcuni vivono cibandosi solo di odore, e tale fama viene
creduta, altri solo d’acqua o di fuoco e che cose prive di ogni dolcezza appagano i sensi(=il gusto ed il tatto),
allora perché io non potrei vivere della vista della vostra anima?
Componimento 192: stiamo, amore, a vedere la nostra gloria, cose sublimi e straordinarie oltre i limiti
naturali: vedi bene quanta dolcezza scende in lei, vedi questa luce che offre in terra un’immagine del cielo,
vedi quant’arte del cielo indora(capelli)ed imperla(denti)ed imporpora(guance)la nobile persona, e non mai
visto da altre parti una cosa simile, che muove dolcemente gli occhi ed i piedi attraverso questo luogo chiuso
ed ombreggiato dai bei colli. La verde erbetta ed i fiori di mille colori sparsi sotto quell’elce antica e di
colore scuro pregano continuamente che lei li tocchi o li prema con il piede; ed il cielo si accende tutto
intorno di vaghe e lucide scintille(=le stelle) e si rallegra nell’aspetto di essere reso sereno da occhi così belli.
Componimento 193: nutro la mente con un cibo così nobile che non invidio a Giove né l’ambrosia né il
nettare perché, solo guardandola, piove nell’anima l’oblio di ogni altra dolcezza e bevo fino in fondo il Lete.
Le volte in cui la sento parlare, e incido nel cuore le sue parole perché ritrovi sempre qualcosa per cui
sospirare, rapito per mano di amore, non so bene dove, gusto in un unico volto una doppia dolcezza: perché
quella voce gradita fino al cielo produce parole così leggiadre e care che non le potrebbe pensare chi non
l’avesse udita. Allora insieme, in meno di un palmo(=volto di Laura), appare visibilmente quanto l’arte,
l’ingegno, la natura ed il cielo possono fare in questa vita.

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Componimento 194: l’aria nobile, che rasserena i campi svegliando i fiori attraverso questo bosco ombroso,
riconosco dal suo soffio soave per il quale bisogna che io salga in tormenti(amorosi)ed in fama(derivante
dalle rime scritte per lei). Per ritrovare dove il cuore possa riposare fuggo dalla mia dolce natia aria italiana,
per fare luce al pensiero oscuro cerco il mio sole e spero di vederlo oggi(=cerco Laura e spero di concludere
il viaggio in giornata). Nel quale(sole)provo tante e tali dolcezze che amore mi riporta a sé per forza di cose
e poi mi abbaglia in un modo tale per cui il fuggire arriva troppo tardi. Io chiederei per scappare non armi ma
piuttosto ali; ma il cielo mi destina a morire a causa di questa luce cosicché da lontano mi struggo e da
vicino ardo.
Componimento 195: di giorno in giorno mi cambiano il viso ed il colore dei capelli(=sto invecchiando)ma
non per questo cesso di mordere gli ami forniti di dolce esca o di afferrare i rami verdi e coperti di vischio
dell’albero che non si preoccupa né del sole né nel gelo. Il mare sarà senz’acqua ed il cielo sarà senza stelle
prima che io smetta di temere e desiderare al tempo stesso la sua bella ombra che e che io smetta di odiare ed
amare la profonda piaga amorosa che celo malamente. Non spero di trovare tregua al mio affanno fino a
quando non morirò perdendo le ossa, i nervi e la polpa, oh se la mia nemica ne avesse pietà. Ogni cosa
impossibile potrà accadere prima che nessun altro che non sia la morte, o lei stessa, mi risani la ferita che
amore con i suoi begli occhi inferse al cuore.
Componimento 196: l’aria serena che frusciando fra le verdi fronde viene a ferirmi nel volto, mi fa ricordare
quando amore mi provocò per la prima volta le ferite così profonde e dolci; e mi fa vedere il bel viso che
Laura mi nasconde perché lo sdegno e la gelosia lo tengono nascosto da me; e le chiome alle volte raccolte
con gemme e perle ed altre sciolte, bionde più dell’oro puro: che lei scioglieva in maniera così dolce e
raccoglieva in modi così leggiadri che al solo ripensarci la mente trema; il tempo le ha poi attorte in nodi più
stretti ed ha stretto il mio cuore con un laccio così possente che solo la morte farà in modo che io possa
liberarlo.
Componimento 197: l’aria celeste che spira in quel verde lauro, dove amore colpì al cuore Apollo e pose
intorno al mio collo un giogo dolce tale che cerco troppo tardi di recuperare la mia libertà, ha lo stesso potere
su di me che Medusa su Atlante quando lo trasformò in pietra; e non posso nemmeno più liberarmi dal bel
nodo là dove non solo l’ambra e l’oro ma anche il sole perdono in splendore: sto parlando delle chiome
bionde e del laccio crespo che lega e stringe l’anima così soavemente che non mi armo d’altro che d’umiltà.
La sua sola ombra fa diventare di ghiaccio il mio cuore e tingere di bianca paura(=impallidire)il mi viso; ma
solamente gli occhi hanno il potere di farlo diventare di marmo.
Componimento 198: l’aria soave che al sole apre e fa vibrare l’oro dei capelli che amore fila e tesse presso
i begli occhi e lega il cuore stanco con le stesse chiome e disperde i lievi spiriti vitali. Non ho midollo nelle
ossa né sangue nelle vene che io non senta tremare solo che io mi avvicini dove c’è chi, spesso, sospende e
soppesa su una fragile bilancia la vita e la morte(=Laura), vedendo ardere le luci per le quali io mi infuoco e
risplendere i nodi dai quali sono catturato ora sulla spalla destra ora sulla sinistra. Io non posso ridirlo perché
è una cosa che non comprendo: l’intelletto è a tal punto colpito da quelle due luci ed è così stanco ed
oppresso per via di tanta dolcezza.
Componimento 199: oh bella mano che mi tieni legato il cuore e che racchiudi la mia vita in un piccolo
spazio; oh mano nella quale la natura ed il cielo posero, per farsi onore, tutte le loro capacità e tutte le loro
cure; oh dita del colore di cinque perle orientali lisce e morbide e ruvide e dure solo sulle mie ferite, amore
consente ora per qualche tempo che voi siate nude, per farmi felice. Candido, leggiadro e dolce guanto che
copriva il purissimo avorio delle unghie e le fresche rose dell’incarnato, chi al mondo ha mai visto guanti
così dolci? Mi potesse capitare la stessa cosa con il bel velo! Oh incostanza delle cose umane! Ma questo è
pur sempre un furto e viene chi me ne priverà(=Laura).
Componimento 200: non solo quella bella mano nuda, che si riveste del guanto per mio grave danno, ma
anche l’altra mano e le due braccia sono abili e pronte a stringere il mio cuore intimidito e umile. Amore
tende mille lacci e non ne tende nessuno invano fra quelle vaghe, straordinarie bellezze oneste che adornano
la nobile persona celeste in modo tale che né lo stile né l’intelletto umano possono raggiungere: gli occhi
sereni e le ciglia ornate di stelle, la bella bocca angelica, piena di perle e di rose(=denti e labbra)e di parole

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dolci che fanno tremare di meraviglia gli altri, e la fronte ed i capelli che superano a vedersi il sole in
lucentezza anche d’estate a mezzogiorno.
Componimento 201: la mia buona sorte e amore mi avevano ornato di un guanto ricamato d’oro, di seta così
bello che io ero quasi giunto al colmo del mio bene pensando fra di me:- quale mano avvolgeva?- né mi
ritorna mai alla mente quel giorno che mi rese ricco e povero nello stesso momento(perché ha preso e subito
restituito il guanto)senza che io sia trafitto dall’ira e dal dolore, pieno di vergogna e d’amorosa beffa, perché
non tenni più stretta di quanto bisognava la nobile preda e perché non fui più resistente contro il semplice
sforzo di un’angioletta; oh perché non aggiunsi le ali ai piedi fuggendo per vendicarmi almeno di quella
mano che mi fa versare lacrime copiose dagli occhi.
Componimento 202: la fiamma amorosa che mi incendia e che mi strugge proviene da un ghiaccio vivente,
bello, limpido e liscio e asciuga e succhia le vene ed il cuore al punto che io mi disfaccio senza rendermene
conto. La morte ha già alzato il braccio per ferire come quando il cielo irato tuona o il leone ruggisce,
procede inseguendo la mia vita che fugge; ed io, pieno di paura, tremo e rimango in silenzio. La pietà
congiunta all’amore potrebbero ancora bene porsi fra la mia anima stanca ed il colpo mortale come una
doppia colonna a mio sostegno; ma io non credo che ciò avverrà e neppure ne vedo le avvisaglie nell’aspetto
di quella mia dolce nemica e signora: e non incolpo neppure lei di ciò ma la mia cattiva sorte.
Componimento 203: misero me che ardo e Laura non ci crede; invero tutti lo credono con l’unica eccezione
di lei che vorrei più di ogni altra, che è anzi la sola che vorrei: ella non sembra crederci eppure lo vede. Voi
che siete di infinita bellezza e poca fede in me non vedete i miei sentimenti riflessi nei miei occhi? Se non
fosse per il mio destino avverso io dovrei trovare grazie alla fonte della pietà(=presso Laura). Questo mio
ardere, di cui vi importa così poco, e le lodi a voi tributate, diffuse nelle mie rime, potrebbero farne
innamorare forse ancora mille: che io vedo nel pensiero, oh mio dolce fuoco, una lingua fredda e dei begli
occhi chiusi rimanere splendenti dopo la nostra morte.
Componimento 204: anima che tante cose diverse vedi, senti, leggi, dici, scrivi e pensi; miei occhi
desiderosi e tu fra gli altri sensi che guidi le nobili parole sante di Laura al cuore: quale bene avreste rifiutato
per non essere giunti al mondo o dopo o prima dal momento che non vi avreste trovato le due belle luci
accese e nemmeno le orme lasciate dalle piante dei piedi amate? Ora con una luce così chiara proveniente dai
begli occhi e con i tali segni provocati dalle sue orme non ci si deve smarrire lungo quel breve viaggio che ci
può rendere degni della dimora eterna(=paradiso): sforzati per giungere al cielo, oh mio stanco cuore,
attraverso la nebbia che si trova dentro i suoi dolci sdegni, seguendo i passi onesti ed il raggio divino.
Componimento 205: dolci ire, dolci sdegni e dolci paci, dolce male, dolce affanno e dolce peso, dolce
parlare dolcemente inteso dall’amante, ora pieno di dolce aura(=refrigerio)ora di dolce ardore: anima, non ti
lagnare ma soffri e taci e tempra il dolce amaro, che ci ha travagliato, con il dolce onore che hai ricevuto di
amare quella a cui io dissi:- tu sola mi piaci.- forse ci sarà ancora chi dirà sospirando tinto di dolce invidia:-
questo sopportò tantissimo al suo tempo per un amore bellissimo.- altri diranno:- oh fortuna nemica ai miei
occhi, perché io non la vidi? Perché lei non visse più tardi o io prima?-
Componimento 206: se è mai capitato che io dicessi di amare un’altra donna, che io venga in odio a quella
del cui amore vivo e senza il quale morirei; se lo dissi, che io miei giorni siano pochi e dolorosi e la mia
anima sia schiava di una passione ignobile; se lo dissi ogni stella diventi mia nemica, e siano al mio fianco
paura e gelosia e la mia nemica(=Laura)sia verso di me sempre più feroce e bella.
Se lo dissi, amore consumi tutte le sue frecce dorate su di me e quelle di piombo su di lei; se lo dissi, mi
siano avversi il cielo e la terra, gli uomini e gli dei, ed essa sia sempre più perfida; se lo dissi, colei che mi
invia dritto alla morte con la sua cieca fiamma amorosa(=Laura)sia sempre come è solita essere(ovvero
crudele e dura) e non si mostri mai più dolci o pia verso di me né attraverso i gesti né attraverso le parole.
Se è mai capitato che lo dicessi, che io trovi quest’aspra e breve via(=la vita)piena di quello che vorrei meno
di tutto; se lo dissi, il feroce ardore amoroso che mi travia cresca in me tanto quanto il fiero ghiaccio in
costei; se lo dissi, che i miei occhi non vedano mai il chiaro sole e sua sorella(=luna-Diana), né donna né
fanciulla ma solo una terribile tempesta come quella che sperimentò il faraone mentre inseguiva gli ebrei.

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Se lo dissi, la pietà e la cortesia siano morte per me insieme a tutti i sospiri che produssi per lei; se lo dissi,
che si facciano aspre le parole che si sentivano così dolci il giorno in cui mi arresi vinto da amore; se lo dissi,
che io risulti spiacevole a quella che accetterei di adorare da solo, chiuso in un’oscura cella, dal giorno dello
svezzamento al giorno in cui l’anima si separerà dal mio corpo(=per tutta la vita): credo anche che lo farei.
Ma se io non lo dissi, colei che mi aprì così dolcemente il cuore con la speranza durante la mia età giovanile
guidi ancora questa stanca navicella che è la mia vita con il timone della sua pietà innata, e non diventi
un’altra(cruda e feroce)ma rimanga quale era solita essere quando non potei più resisterle(giorno
dell’innamoramento), quando perdei me stesso(e non dovrei più perdere altro[la sua pietà]). Agisce male chi
si dimentica di tanta fede così presto.
Io non lo dissi mai né mai avrei potuto dirlo né per ottenere oro o città o castelli. Dunque vinca la verità e si
rimanga in sella e la bugia sconfitta cada per terra. Amore tu sai tutto quello che succede in me: se lei te ne fa
domanda tu dille quello che devi. Io direi felice tre, quattro e sei volte chi, destinato a languire, morì prima.
Ho servito per Rachele e non per Lia; e con un’altra non saprei vivere e non potrei sopportare, quando il
cielo ci richiamerà, di andare con lei sul carro di fuoco di Elia.
Componimento 207: ormai credevo di poter passare il resto del mio tempo come avevo passato questi anni
indietro, senza altra cura e senza nuove astuzie: adesso poi che non ottengo più dalla mia signora il soccorso
usuale, tu amore, che mi insegni tale arte di comprendere i suoi sguardi, vedi in che stato mi hai condotto.
Non so se devo adirarmi del fatto che in quest’età matura mi fai diventare ladro della bella luce
leggiadra(=degli occhi di Laura) senza il quale non potrei vivere in mezzo a tanti affanni. Avessi così preso
l’abitudine che ora devo prendere, perché nel fallimento giovanile risiede una vergogna minore.
Gli occhi soavi dai quali sono solito ricevere la vita, furono all’inizio così generosi delle loro divine e nobili
bellezze che io vissi come un uomo che privo di beni propri che riceve un segreto aiuto esterno, in modo tale
da non dare fastidio né a loro né a Laura. Ora, benché mi rincresca, divento ingiurioso ed importuno: perché
il povero spinto dalla fame può talora compiere azioni che, se si trovasse in una condizione migliore, avrebbe
biasimato se fossero state fatte da altri. Se l’invidia ha chiuso per me le mani pietose di Laura, mi scusino la
fame amorosa ed il non poter fare altrimenti.

Che io ho già cercato più di mille vie per provare se una cosa mortale, senza di loro(occhi di Laura)mi
potesse tenere in vita anche solo un giorno. L’anima, poiché non ha mai tregua, corre sempre alle faville
angeliche; ed io che sono fatto di cera ritorno al fuoco che mi strugge; ed osservo intorno per scoprire
quando si allenta la guardi a quello che io desidero(=sguardo di Laura); e come un uccello che si posa sul
ramo dove ha meno paura e lì viene subito catturato, così io rubo dal suo bel volto ora uno ed ora un altro
sguardo; e nello stesso momento mi nutro ed ardo di ciò.
Mi nutro della mia morte e vivo nelle fiamme; ben strano cibo la morte e ben strana una salamandra in forma
umana; ma non è un miracolo perché lo vuole amore. Agnello vissi felice un tempo nella sofferente mandria
degli amanti; ora al termine della mia vita la fortuna e l’amore mi trattano secondo la loro usanza: ed è
naturale che sia così come è naturale che ci siano rose e viole in primavera e neve e ghiaccio in inverno.
Perciò se io mi procuro or qui ora là cibi per il corto vivere, anche se questo volesse dire che è furto, una
donna così ricca dovrebbe essere contenta se qualcun altro vive delle sue ricchezze senza nemmeno che lei
se ne accorga.
Chi è che non conosce grazie a che cosa io vivo e vissi sempre dal momento in cui vidi per la prima volta
cambiare vita ed abitudine a quei begli occhi? Se qualcuno non lo credesse pensi che per quanto si cerchi per
terra e per tutti i mari nessuno potrà sapere tutti i vari temperamenti umani. C’è gente che vive di
odori(Astomi), ad esempio, presso il grande fiume Gange; io qui quieto i fragili e famelici spiriti vitali di
fuoco e luce. Amore, e te lo voglio proprio dire, è sconveniente ad un signore essere così poco generoso. Tu
hai le frecce e l’arco: fai in modo che io muoia per colpa della tua mano e non consumandomi di desiderio,
perché un bel morire onora tutta la vita.
La fiamma chiusa è più ardente; e se cresce ancora non può più nascondersi in nessun modo: amore io lo so
perché provo questa sensazione sotto il tuo dominio. Lo vedesti bene quando arsi così silenziosamente; ora

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mi rincresco delle mie stesse grida perché affliggo le persone vicine e quelle lontane. Oh mondo, oh pensieri
vani, oh mio destino crudele a che cosa mi conduci! Oh per via di quale luce mi nacque nel cuore la tenace
speranza con la quale quella che mi conduce alla morte grazie alla tua forza(=Laura)lo annoda e lo stringe!
La colpa è vostra ma sono io che ne pago il danno e la pena.
In questo modo sopporto il tormento del ben amare e chiedo perdono del peccato commesso da altri(=amore
e Laura): anzi del mio perché avrei dovuto distogliere lo sguardo dalla luce troppo potente degli occhi di
Laura ed avrei dovuto chiudere le orecchie al suono delle sirene; ed ancora adesso in età matura non me ne
pento che il cuore trabocchi di veleno dolce. Io aspetto solamente che amore, che mi diede il primo colpo, mi
dia anche l’ultimo; e, se io giudico correttamente uccidere subito sarà un modo di essere pietoso dal
momento che egli(=amore)non è disposto a trattarmi diversamente dal solito: perché muore bene chi
morendo esce da una situazione di dolore.

Oh mia canzone, io starò fermo sul campo di combattimento perché è un disonore morire fuggendo; e
rimprovero a me stesso tali lamenti visto che la mia sorte, il mio pianto, i miei sospiri e la mia morte sono
così dolci. Oh servo d’amore che leggi queste rime, il mondo non ha un bene che pareggi il mio male.
Componimento 208: rapido fiume, che dalla sorgente montana rodendo intorno, dalla qual cosa prendi il tuo
nome, scendi di giorno e di notte con me dove Amore mi conduce e dove solamente la natura conduce
te(=Avignone), vai avanti: né il sonno né la stanchezza frenano il tuo corso; e prima che tu versi il tuo tributo
d’acqua al mare, guarda attentamente dove l’erba è più verde e l’aria è più serena. Lì si trova quel nostro sole
vivo e dolce che adorna ed infiora la tua riva sinistra: forse(o che cosa oso mai sperare?)anche il mio tardare
le provoca dolore. Baciale il piede o la mano bella e bianca; dille, con i baci e non con le parole:- lo spirito è
pronto/veloce ma la carne/il corpo è stanco ed ha quindi bisogno di riposo.
Componimento 209: i dolci colli dove lascia me stesso, partendo da dove non posso mai partire con l’animo
ed il pensiero, mi sono sempre davanti agli occhi e mi è sempre addosso quel caro peso che amore mi ha
affidato. Mi meraviglio spesso con me di me stesso perché io procedo senza interruzioni e non mi sono
ancora allontano dal bel giogo d’amore scosso molte volte invano, ma quanto più me ne allontano tanto più
me ne avvicino. E come un cervo ferito da una freccia che con il ferro arroventato dentro il fianco fugge e
prova tanto più dolore quanto più si affretta, tale sono io con quella freccia nel lato sinistro che mi consuma
e mi diletta allo stesso tempo, mi struggo di dolore e mi stanco di fuggire.
Componimento 210: per quanto si cerchi per ogni costa marina dallo spagnolo Ebro(=da
occidente)all’indiano Jhelum(=ad oriente), dal mare rosso(=Mar rosso=il sud)alle onde del mar
Caspio(=nord), né in cielo né in terra vi è più di una fenice. Quale corvo situato alla mia destra o quale
cornacchia situata alla mia sinistra potrebbe cantare il mio destino e quale parca potrebbe avvolgerlo
sull’aspo(=allungarmi la vita)? Poiché io trovo la pietà(=Laura)sorda come un aspide, misero me, dalla quale
io speravo di essere felice. Io non voglio parlare di lei: ma riempie tutto il cuore di chi la vede di dolcezza e
d’amore visto quanta ne ha con sé e quanta ne porge agli altri; ma per rendere queste dolcezze amare ed
empie verso di me, o non si accorge, o finge di non accorgersi o non si preoccupa del fatto che le mie
tempie(=i miei capelli)stanno diventando bianchi prematuramente.
Componimento 211: la passione mi incita, l’amore mi guida e mi indica la strada, il piacere mi tira e
l’abitudine mi trasporta, la speranza mi lusinga e mi riconforta e porge di già la mano destra al cuore già
stanco per aiutarlo; ed il misero la prende senza accorgersi della nostra scorta cieca e sleale(=amore): i sensi
con la loro irrazionalità regnano e la ragione è morta; da un desiderio errante ne risorge un altro. La virtù,
l’onore, la bellezza, l’atto nobile e le dolci parole mi hanno preso nei bei rami del lauro dove il cuore rimane
soavemente invischiato. Nel 1327, precisamente al mattutino, il sesto giorno di aprile, entrai nel labirinto e
non vedo come uscirne.
Componimento 212: io che mi beo di sogni e che sono contento di languire, di abbracciare le ombre e di
inseguire l’aria estiva, nuoto in un mare che non ha fondo né riva(=senza confini), aro sull’acqua, costruisco
sulla sabbia e scrivo nel vento; e guardo tanto attentamente il sole(=Laura)che esso ha già spento la mia
capacità visiva con il suo splendore, e caccio con un bue zoppo, infermo e lento una cerva errante e veloce
nel fuggire(=Laura). Cieco e stanco per ogni altra cosa che non sia il mio danno che cerco giorno e

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notte(=sempre), chiamo solamente amore, la mia signora e la morte. Così da vent’anni, il che è un affanno
grave e lungo, ottengo solamente lacrime, sospiri e dolore: sotto una tale stella maligna presi l’esca e
l’amo(=mi innamorai).
Componimento 213: grazie che a pochi il cielo destina largamente: rara virtù non propria delle persone
umane ma celeste, sotto i capelli biondi una mente saggia e matura come quella di un anziano, ed una
bellezza nobile e divina in una donna umile; leggiadria nuova ed unica ed il cantare che risuona nell’anima,
l’andatura celestiale ed il vago spirito ardente(=la bellezza ardente dell’anima) che rompe ogni durezza e che
umilia ogni superbia; e quei begli occhi che rendono i cuori di pietra, capaci di rischiarare l’abisso e la notte
e togliere l’anima ai corpi e darla ad altri; con il parlare pieno di concetti dolci e nobili, con i sospiri
soavemente interrotti: da questi maghi fui trasformato nell’innamorato che sono ora.
Componimento 214: Già da tre giorni era stata creata un’anima in un corpo tale da occuparsi di cose nobili
e rare e disprezzare ciò che è ritenuto degno di pregio da molti(=dal volgo). Questa ancora incerta del corso
a lei destinato, pensando da sola(=non ancora fiancheggiata dalla ragione), giovinetta e libera dai lacci
d’amore entrò in primavera in un bel bosco(=vita amorosa).
Un tenero fiore era nato in quel bosco un’età prima e la radice si trovava in luogo tale che nessun’anima
poteva avvicinarcisi rimanendo libera: perché c’erano delle forme di lacciuoli così nuove e un tale piacere
spingeva a correre precipitosamente verso di lui che perdere la libertà(=innamorarsi)in quel luogo era un
pregio.
Caro, dolce, nobile e faticoso pregio che subito mi volgesti verso il verde bosco(delle passioni)che è solito
sviare gli uomini a metà della loro vita! Ed ho poi cercato regione per regione in giro per il mondo se ci
fossero formule magiche o pietre miracolose o infusi di erbe rare che potessero un giorno liberarmi la mente.
Ma, misero, ora comprendo che il mio corpo sarà sciolto da quel nodo dal quale deriva il suo maggior pregio
prima che rimedi magici, antichi o nuovi, risanino le piaghe che io presi in quel bosco pieno di spine dalle
quale sono stato ridotto in modo tale che ne esco azzoppato dopo esservi entrato così di corsa.
Devo compiere un duro percorso pieno di pericoli e di dolori dove sarebbe necessario un piede libero e
leggero e sano in ogni sua parte. Ma tu, oh signore, chi hai il vanto della pietà, porgimi la tua mano destra in
questo bosco: il tuo sole vinca le mie tenebre straordinariamente fitte.
Guarda la mia condizione che davanti alle meravigliose bellezze ha interrotto il corso della mia vita
rendendomi un abitante del bosco ombroso; rendi, se lo può essere, libera e sciolta dai legami d’amore la mia
errante sposa(=la mia anima); e sarà tuo il merito se la ritroverò ancora una volta insieme a te in un posto
migliore(=il paradiso).
Ora ecco alcune delle mie domande di nuovo genere: se in me vive un qualche valore o se è tutto finito o se
l’anima è sciolta dai legami d’amore o se è ancora trattenuta nel bosco.
Componimento 215: il pianeta che attendeva alla sua nascita anzi il re delle stelle(=Dio)ha raccolto in
questa donna una vita semplice e tranquilla in un sangue nobile, un cuore semplice in un alto intelletto, un
frutto maturo in un fiore giovanile, un’anima lieta in un aspetto pensoso; ed il vero onore, le degne virtù, il
gran pregio ed il valore che sono tali da stancare ogni poeta divino. In lei amore si è unito con l’onestà, corpo
adorno con bellezza innata ed un gesto che è in grado di parlare restando in silenzio, ed un non so che negli
occhi che in un solo momento può rischiarare la notte e rendere oscuro il giorno, amaro il miele ed addolcire
il veleno.
Componimento 216: piango tutto il giorno e poi di notte, quando i miseri esseri viventi trovano il loro
riposo, io mi ritrovo in lacrime ed i miei mali si raddoppiano: così consumo il mio tempo lacrimando.
Consumo gli occhi in un triste umore(=nelle lacrime)ed il cuore nel dolore; e sono l’ultimo(il più infelice) fra
gli esseri viventi cosicché le frecce amorose mi tengono sempre bandito da uno stato di quiete(=in affanno).
Misero, che giorno dopo giorno e notte dopo notte ho già trascorso la maggior parte di questa morte che si
chiama vita. Mi addolora di più la crudeltà di un’altra persona rispetto al mio male: perché la pietà vivente, il
mio soccorso fidato(=Laura) mi vede ardere nel fuoco della passione e non mi aiuta.

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Componimento 217: un tempo desiderai farmi sentire con un lamento così giustificato e delle rime così
ardenti da far sentire un fuoco di pietà nel duro cuore che gela in mezzo all’estate; e che la crudele nube di
sdegni che raffredda e copre il copre si rompesse al soffio del mio poetare ardente; ovvero che facessi venire
in odio agli altri quella che mi nasconde i begli occhi con i quali mi strugge. Ora non cerco più l’odio nei
suoi confronti né la pietà per me perché quello non lo voglio più e questo non posso ottenerlo(di tal fatta fu il
mio destino e tale la mia sorte crudele); ma canto la sua divina bellezza affinché quando io sarà liberato da
questo corpo(=morto) il mondo sappia che la mia è una morte dolce.
Componimento 218: tra quanto mai leggiadre e belle donne giunga costei che non ha pari al mondo e che
con il suo bel viso è solita fare alle altre donne quello che il giorno(=la luce solare)fa alle stesse minori(=le
offusca). Sembra che amore mi parli all’orecchio dicendo:-finché questa si mostrerà in terra il vivere sarà
bello; ma poi lo vedremo offuscarsi e morire le virtù e con esse il mio regno. Se la morte chiuderà e
nasconderà i suoi occhi il mondo sarà oscuro e desolato più di quanto non lo sarebbe se la natura togliesse la
luna ed il sole al cielo, i venti all’aria, l’erba e le fronde alla terra, l’intelletto e le parole all’uomo e i pesci e
l’acqua al mare.
Componimento 219: il cantare rinnovato ed il piangere degli uccelli sul fare del giorno fanno risuonare le
valli ed il mormorare dei liquidi cristalli giù per i ruscelli limpidi, freschi e rapidi. Colei che ha il volto come
neve ed i capelli dorati nel cui amore non ci furono mai inganni né delusioni(=Aurora)mi sveglia al suono
dei balli amorosi mentre pettina i bianchi capelli del suo vecchio Titone. Così mi sveglio per salutare l’aurora
ed il sole che viene con lei e ancora di più l’altro sole(=Laura)dal quale io fui abbagliato nei primi anni
dell’amore e lo sono ancora. Io un giorno li ho visti l’uno e l’altro levarsi insieme e nello stesso momento ho
visto il sole far sparire le stelle e Laura far sparire il sole con il suo splendore.

Componimento 220: da dove amore tolse l’oro e da quale filone per creare due trecce bionde di tal fatta? Ed
in quali spine colse le rose delle guance ed in quale campo le brine tenere e fresche(perché appena cadute)del
colorito, e diede loro polso e respiro(=la vita)? Da dove le perle dei denti nei quali infrange ed articola parole
dolci, oneste e rare? Da dove tante bellezze e così divine, di quella fronte serena più del cielo? Da quali
angeli venne e da quali sfere celesti, quel celeste cantare che mi distrugge al punto che mi avanza ormai poco
in grado di consumarsi? Da quale sole nacque l’alma luce altera di quei begli occhi dai quali io ricavo guerra
e pace che mi tormentano il cuore nel ghiaccio della freddezza della donna e nel fuoco dell’ardore della
passione.
Componimento 221: quale mio destino, quale forza o quale inganno mi riconduce disarmato al campo di
battaglia dove sono vinto? E se io ne esco vivo mi meraviglierò; se morirò ne ricaverò il danno. Nono sarà
un danno ma un vantaggio: così dolcemente stanno nel mio cuore le fiamme ed il loro chiaro lampo che lo
abbaglia e lo strugge, ed io avvampo ed è già il ventesimo anno che ardo. Sento i messaggeri della
morte(=ho un presentimento di morte)quando vedo apparire e folgorare da lontano i begli occhi; poi, se
succede che avvicinandosi li rivolga verso di me, amore mi blandisce e ferisce con tale dolcezza che io non
sono in grado di ripensarlo nonché di ridirlo: perché né l’intelletto né le parole giungono al vero.
Componimento 222: oh donne liete ed afflitte, accompagnate(perché sono una brigata)e sole(perché Laura
non è con loro) che andate parlando per la via, dov’è la mia vita e la mia morte(=Laura)? Perché non è con
voi come è solita? -siamo contente perché ricordiamo quel sole di Laura ma siamo addolorate perché
l’invidia e la gelosia ci privano della sua dolce compagnia, perché si dispiace del bene degli altri come se
fosse un suo male.- chi pone il freno agli amanti o fornisce loro la legge? -all’anima nessuno, al corpo l’ira
ed il malumore del geloso: questo che ora è in lei ogni tanto capita anche a noi. Ma spesso si può leggere
nella fronte il cuore con i suoi sentimenti: in questo modo vedemmo oscurarsi la nobile bellezza e gli occhi
suoi farsi tutti rugiadosi di lacrime.
Componimento 223: quando il sole bagna in mare il carro dorato e l’aria del nostro emisfero e la mia mente
si oscurano, con il cielo, le stelle e la luna ottengo la promessa di una notte dura ed angosciosa. Poi(=una
volta scesa la notte)narro alla tale che non mi ascolta(=Laura)tutte le mie fatiche giornaliere, una per una, e
mi lamento con il mondo, con la mia cieca fortuna, con l’amore, con la mia signora e con me stesso. Il sonno
è bandito ed il riposo impossibile; ma ricevo soltanto sospiri e lamenti fino all’alba nonché lacrime che

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l’anima invia agli occhi(=provengono dal profondo). Arriva poi l’aurora e la fosca aria imbianca, io no: il
sole che mi fa ardere e che mi allieta il cuore, lui solo può addolcire il mio dolore.
Componimento 224: se una fede amorosa, un cuore sincero, un dolce languire, un desiderare misurato, se
accese onesti desideri in un fuoco nobile, un lungo aggirarsi in un labirinto senza uscita; se ogni pensiero è
dipinto nella fronte o le parole balbettanti sono appena comprensibili perché sono turbate ora dalla paura ora
dalla vergogna; se sono tinto di un pallore di viola e d’amore; se si ha più cara la persona amata di se stessi;
se si sospira e si lacrima sempre, nutrendosi di dolore, ira ed affanno; se ardere da lontano e agghiacciarsi da
vicino sono i motivi per i quali io mi strugga amando, allora vostra sarà la colpa e mio il danno.
Componimento 225: vidi 12 donne onestamente rilassate anzi dodici stelle ed in mezzo a loro un sole
allegre e sole(=senza uomini) in una barchetta ed io non so se una barchetta uguale a quella abbia mai
solcato le onde. Non credo che una simile portasse Giasone al vello d’oro con il quale oggi ciascuno desidera
vestirsi e nemmeno il pastore per il quale ancora si addolora Troia(=Paride), dei quali due tanto si parla al
mondo. Poi le vidi in un carro trionfale e vidi la mia Laura con i suoi atti santi e schivi sedersi in parte e
cantare dolcemente. Non erano cose umane né una visione mortale: felice Automedonte, felice Tifi, che
conduceste delle persone così leggiadre!
Componimento 226: mai nessun passero sopra un tetto né nessuna bestia feroce in nessun bosco fu così
solitario come lo sono io che non vedo il bel viso e non conosco un altro sole e nemmeno questi occhi hanno
un altro oggetto che li invaghisca. Il mio sommo diletto è lacrimare in continuazione, il ridere è dolore, il
cibo è amaro come assenzio e veleno, la notte è affanno ed il cielo sereno è per me oscuro ed il letto è un
duro campo di battaglia. Il sonno è davvero, come dice qualche uomo(=Virgilio)parente della morte e sottrae
il cuore a quel dolce pensiero che lo tiene in vita. Oh unico paese al mondo almo, felice, oh verdi rive fiorite,
oh ombrosi campi, voi soli possedete il mio bene(=Laura)ed io piango perché sono lontano.
Componimento 227: aria che circondi e muovi quelle chiome bionde e crespe e che sei soavemente mossa
da loro e che spargi quel dolce oro delle chiome e poi lo raccogli e lo riunisci in dolci nodi, tu risiedi negli
occhi dai quali amorosi aculei mi pungono in maniera così forte che sono in grado di percepirla fin qua e
piango e barcollando cerco il mio tesoro(=Laura) come un animale che barcollando spesso adombri e
incespichi: perché ora mi sembra di ritrovarlo ed ora mi accorgo di esserne lontano, ora mi risollevo nella
speranza ed ora cado nella prostrazione perché ora scorgo quello che desidero ed ora la verità. Oh aria felice
che rimani con il bel raggio vivente(=gli occhi di Laura); e tu fiume corrente e chiaro(=Sorgue), perché io
non posso scambiare il mio viaggio con il tuo?
Componimento 228: amore mi aprì il lato sinistro(=dove c’è il cuore)con la mano destra(la più veloce e
pronta) e piantò in mezzo al cuore un lauro così verde che avrebbe superato anche uno smeraldo. Il vomere
della mia pena, il sospiro del fianco ed il piovere di un dolce umore giù dagli occhi lo adornarono al punto
che il suo profumo(=la sua fama)arrivò fino al cielo dove non penso che nessun’altra fronda sia mai giunta.
La fama, l’onore, la virtù e la leggiadria sono le radici della nobile pianta, casta bellezza in un abito celeste.
Così adorna me la ritrovo nel cuore, ovunque io sia, ed è un peso dolce; e con preghiere oneste le rendo
onore e la riverisco come se fosse una cosa santa.
Componimento 229: cantai ed ora piango e non ricevo una dolcezza minore dal pianto rispetto a quella che
ricevetti dal canto, perché i miei sensi, desiderosi soltanto di cose elevate, sono rivolti alla causa e non agli
effetti. Da lì sopporto in maniera uguale mansuetudine e durezza, atti crudeli ed umili e cortesi, e non mi
pesano i pesi e la punta di sdegno non spezza le mie armi. Mantengano dunque nei miei confronti il solito
comportamento amore, la mia signora, il mondo e la mia sorte perché io non penso di poter mai essere in uno
stato diverso dalla felicità. Che io viva, muoia o languisca sulla terra non c’è una condizione più nobile della
mia tanto è dolce la radice(=la causa)delle mie amarezze.
Componimento 230: io piansi mentre ora canto perché il sole vivente non nasconde ai miei occhi il suo
splendore paradisiaco nel quale l’amore onesto rivela chiaramente la sua dolce forza e la sua santa natura;
dai quali egli soleva trarre un tale fiume di lacrime che non solo non mi potevano salvare ponti, guadi, remi
o vele ma nemmeno ali o penne per accorciare la tela della mia vita. Il mio piangere era così profondo e di
così larga portata e con una riva così lunga che riuscivo appena a raggiungerlo con il pensiero. La

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pietà(=Laura)non mi manda né il lauro né la palma(simboli di vittoria)ma un olivo tranquillo(simbolo di
pace)e rasserena il tempo ed asciuga il mio pianto e vuole che io viva ancora.
Componimento 231: io vivevo contento della mia sorte, senza lacrime e senza alcuna invidia che, se
qualche altro amante aveva una fortuna migliore della mia, mille dei suoi piaceri non valevano uno solo dei
miei tormenti. Ora una nebbia gravosa e scura copre quegli occhi, per i quali io non mi pento mai dei miei
tormenti e non ne vorrei uno di meno, al punto che ha quasi spento il sole della mia vita. Oh natura, madre
dolce e crudele, da dove ti viene questo potere e questi desideri così contrari di fare e disfare cose così
leggiadre? Ogni podere deriva da una fonte viva: ma tu come lo consenti, oh sommo padre, che la natura ci
privi del tuo caro dono?
Componimento 232: l’ira vinse Alessandro che tutti vinceva e lo rese, sotto questo aspetto, inferiore a
Filippo suo padre: a che gli giovò se furono solo Pirgotile e Lisippo a scolpirlo e se fu solo Apelle a
dipingerlo? L’ira sospinse Tideo ad un tale livello di rabbia che, mentre moriva, morsicò Menalippo; l’ira
non solo aveva ottenebrato ma aveva acciecato del tutto Silla: e lo portò alla morte. Lo sa Valentiniano I che
l’ira conduce ad una pena simile a quella di Silla: e lo sa anche quello che ne morì, Aiace, crudele verso
molti e poi anche verso se stesso. L’ira è un breve furore che diventa lungo per chi non lo frena e che
conduce spesso il suo possessore alla vergogna ed in alcuni casi alla morte.
Componimento 233: quale fortuna mi fu quando da uno dei due occhi più belli che ci siano mai stati al
mondo, vedendolo turbato e scuro dal dolore, si mosse un influsso che rese il mio occhi infermo e scuro!
Essendo io ritornato a rompere il digiuno di vedere l’unica al mondo di cui mi interesso(=Laura), il cielo e
l’amore mi furono meno crudeli che mai, nemmeno se raduno insieme tutte le mie altre grazie: perché
dall’occhio destro, anzi dal sole destro, della mia signora, arrivò al mio occhio destro la malattia che mi
provoca piacere e non dolore; e proprio come se avesse intelletto(per progettare l’azione)e penne(per
realizzarla) passò da un occhio all’altro quasi come una stella che vola nel cielo(=stella cadente); e la natura
e la pietà seguirono il loro corso.
Componimento 234: oh cameretta che già fosti un rifugio per le mie gravose tempeste diurne ora sei la fonte
di lacrime notturno che di giorno porto nascoste per la vergogna. Oh lettino che eri requie e conforto ai miei
tanti affanni di che dolorose urne/lacrime ti bagna amore con quelle mani più bianche dell’avorio, crudeli
solamente verso di me a con così tanto torto! E non fuggo solo la mia intimità e il mio riposo ma soprattutto
me stesso ed io mio pensiero che, seguendolo, ogni tanto mi ha fatto alzare in volo; ed il volgo mio nemico
ed a me odioso cerco ora come mio rifugio(chi lo avrebbe mai detto?): tale è la paura che ho di ritrovarmi
solo.
Componimento 235: misero, amore mi trasporta dove non voglio e mi rendo bene conto che si trapassa la
soglia del dovere a causa di ciò sono assai più importuno del solito a chi risiede come regina nel mio
cuore(=Laura); un saggio nocchiere non preservò mai da uno scoglio la nave carica di merci preziose quanto
io preservo da sempre la debole barca della mia vita dalle percosse del duro orgoglio di Laura. Ma una
pioggia di lacrime ed infiniti sospiri di venti crudeli l’hanno spinta di modo che ora nel mio mare c’è una
notte orribile e la tempesta, dove porta fastidi ad altri(=Laura)e a sé dolori e tormenti, ed è già vinta dalle
onde ed è senza più vele né timone.
Componimento 236: amore, io sbaglio e mi rendo conto del mio sbagliare, ma agisco come un uomo che
brucia ed ha il fuoco nel petto(un fuoco interiore e quindi inestinguibile)perché il dolore cresce sempre e la
ragione viene meno ed è già quasi vinta dalla sofferenza. Ero solito frenare il mio caldo desiderio per non
turbare il bel viso sereno: ma ora non posso più farlo; mi hai tolto il comando dalla mano e l’anima è resa
ardita per la disperazione. Perciò se lei si scaglia oltre il suo solito impeto la colpa è tua che la accendi e la
sproni al punto da farle tentare tutte le vie più aspre per salvarsi; ed ancora di più ne sono causa i doni
celestiali e rari che la mia signora ha in sé: ora fai almeno in modo che lei lo comprenda e che perdoni quindi
le mie colpe a se stessa.
Componimento 237: il mare non ebbe mai tanti animali fra le sue onde né nessuna notte lassù sopra il cielo
della luna vide mai tante stelle, né tanti uccelli vivono nei boschi, né mai campo o posto ebbe mai così tante
erbe quanti sono i pensieri che ha il mio cuore ogni sera.

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Giorno dopo giorno spero che ormai la morte separi il mio corpo dalle lacrime(=il terreno dalle onde)e mi
lasci dormire in qualche campo perché sotto la luna nessun uomo ha mai provato tanti affanni quanti quelli
che soffersi io: lo sanno i boschi che vado ricercando in solitudine di giorno e di notte.
Io non ho mai avuto una notte tranquilla ma procedevo sospirando dalla mattina alla sera da quando amore
mi rese un abitante dei boschi. Sarà certamente il mare senza più le onde, il sole riceverà la sua luce dalla
luna ed i fiori moriranno in aprile prima che io abbia riposo.
Procedo di campo in campo consumandomi e sono pensoso di giorno per poi piangere di notte; e non ho
nemmeno mai posa se non come ne ha la luna(che cambia sempre). Non appena vedo la sera oscurarsi dal
petto escono sospiri tali da far crollare i boschi e dagli occhi escono lacrime tali da bagnare l’erba.
Le città sono nemiche ed i boschi sono amici dei miei pensieri che sfogo mentre procedo per questo alto
campo affiancato dal mormorare delle onde nel dolce silenzio notturno: al punto che io aspetto tutto il giorno
la sera e che il sole parta per far posto alla luna. Deh se potessi essere con il vago amante della luna(=con
Edimione che era l’amante di Diana)addormentato in qualsiasi bosco verde e che colei che prima del vespro
mi fa giungere alla sera(=Laura che mi conduce a morte prematura)venisse sola con essa(=la luna e quindi
Diana)e con amore per stare qui una notte: ed il giorno e il sole stessero sempre nelle onde(e che non
arrivasse mai l’alba).
Oh canzone nata di notte in mezzo ai boschi sopra dure onde ed al lume della luna da domani sera vedrai il
ricco campo(dove abita Laura=Avignone).
Componimento 238: vera natura, intelletto angelico, anima serena, vista veloce, occhi di lince, provvidenza
veloce, pensiero nobile e veramente degno di quel petto: essendoci un gran bel numero di donne scelte
raccolto per adornare il giorno di festa solenne, il buon giudice in nulla manchevole subito scorse fra i tanti
e così bei volti il più perfetto(=quello di laura). Comandò con la mano alle altre più ragguardevoli per età e
condizione sociale di farsi in disparte e accolse caramente a sé quell’una. Le baciò gli occhi e la fronte con
aspetto cortese in modo da rendere allegre tutte le altre donne: l’atto dolce e straordinario mi riempì di
invidia.
Componimento 239: là verso l’aurora, quando l’aria di primavera è solita muovere così dolcemente i fori e
gli uccelli sono soliti iniziare i loro canti, così dolcemente sento i pensieri muoversi dentro all’anima da chi li
ha tutti in suo potere(=da Laura)al punto che mio conviene tornare alle mie rime.
Se solo io potessi temprare con canti così soavi i miei sospiri affinché addolciscano Laura inducendola
mediante ragione a quel sentimento cui mi induce violentemente! Ma prima che l’amore fiorisca in
quell’anima nobile che non prestò mai attenzione ai versi né alle rime l’inverno sarà la stagione dei fiori.
Quante lacrime, misero, e quanti versi ho già sparso nella mia vita e in quanti canti ho provato a piegare
quell’anima! Essa comunque sta come un’aspra rupe colpita da una dolce brezza la quale fa sì muovere le
fronde ed i fiori ma non può nulla se si imbatte in una forza maggiore alla sua.
Amore era solito vincere gli uomini e gli dei, come si può leggere sia in componimenti in prosa che in
poesia: ed io lo provai al primo sbocciare dei fiore. Ora né il mio signore né i versi ispirati da lui, né il mio
piangere né le preghiere possono fare sì che Laura tragga quest’anima(di P.)fuori o dalla vita o dagli
affanni(ricambiandolo).
Per l’estremo tentativo, oh anima, metti in campo tutto il tuo ingegno e tutta la tua forza finché abita ancora
fra di noi lo spirito vitale. Non c’è niente al mondo che i versi non possano fare: addirittura sanno incantare i
serpenti con i loro versi nonché adornare l’inverno di nuovi fiori.
In questo momento le erbette ed i fiori ridono per i campi: non può essere che quell’anima angelica non senta
il suono dei versi amorosi. Se la nostra sorte avversa è più forte procederemo piangendo e cantando allo
stesso tempo i nostri versi come chi si metta a cacciare l’aria con un bue zoppo.
Raccolgo l’aria nella rete ed i fiori nel ghiaccio e con versi alletto l’anima sorda e rigida che non apprezza né
la forza di amore né i versi.

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Componimento 240: ho pregato amore e lo prego di nuovo affinché mi scusi presso di voi, mia dolce pena,
mio diletto amaro, perché devio dal cammino giusto pur rimanendo a voi fedele. Io non lo posso negare, mia
signora, e non lo nego che la ragione, che tiene a freno ogni buona anima, non sia stata vinta dal desiderio;
per la qual cosa egli mi conduce alle volte in luoghi dove io lo seguo contro la mia volontà. Voi, giudicando
con quel cuore, che illumina il cielo con un ingegno così chiaro e con una virtù così nobile quante mai sono
discese da una stella favorevole, dovete dire, pietosa e senza sdegno:- che cosa potrebbe fare altrimenti? Il
mio volto lo consuma: perché egli è avido ed io così bella?
Componimento 241: il nobile signore davanti al quale non serve a nulla nascondersi, fuggire o
difendersi(=amore)mi aveva acceso la mente di desiderio con una freccia ardente ed amorosa; e benché il
primo colpo fosse da sé solo aspro e mortale, per far proseguire la sua impresa ha preso una saetta armata di
pietà e da una parte e dall’altra assale e punge il cuore. Una ferita arde, versa fuoco e fiamme; l’altra spreme
lacrime attraverso i miei occhi per il dolore della vostra cattiva condizione: e nemmeno per il fatto che i miei
occhi sono diventati due fonti di lacrime rallenta di una sola fiamma l’incendio che mi brucia anzi cresce il
desiderio attraverso la pietà.
Componimento 242: -guarda quel colle, oh mio cuore stanco inquieto e vagante: lì lasciammo ieri colei che
un tempo si interessò a noi ed ebbe compassione di noi, ora vorrebbe tirare fuori dai nostri occhi un lago di
lacrime. Tu torna là che io sono contento di essere da solo; prova se c’è forse ancora tempo di diminuire il
nostro dolore che fino a questo momento crebbe, oh cuore partecipe e presago del mio male. -ora tu che hai
perso coscienza di te stesso e parli al cuore come se fosse sempre con te, misero, e pieno di pensieri vani e
sciocchi! Perché quando tu te ne andasti partendo dal tuo desiderio più grande(=Laura)egli rimase con lei e si
nascose dentro ai suoi begli occhi.

Componimento 243: fresco, ombroso, fiorito e verde colle dove siede ora cantando ed ora pensando colei
che toglie la fama a chiunque altro e che rende testimonianza degli spiriti celesti in terra: il mio cuore che mi
volle lasciare per stare con lei(e fece una cosa molto assennata e ancora di più se sceglierà di non tornare mai
indietro)ora procede numerando dove l’erba è segnata dalle impronte prodotte dal bel piede di Laura ed è
bagnata dalle lacrime provenienti dai miei occhi. Si stringe a lei ed a ciascun passo dice:- deh se solo fosse
qui ora anche solo per un po’ quel misero che è già stanco di piangere e di vivere! Lei ride di queste parole
ed il gioco d’amore non è pari: tu sei il paradiso ed io un sasso senza cuore, oh luogo sacro, avventuroso e
dolce.
Componimento 244: il male mi opprime ma mi spaventa il futuro che può essere peggiore verso il quale
vedo un cammino così largo e piano, perché io sono entrato in una frenesia simile alla tua e con un pensiero
ostinato vaneggio insieme a te; non so se chiedere a dio guerra o pace perché il danno della guerra è grave
ma la vergogna dell’arrendersi è colpevole. Ma poi perché penare nel dubbio? Di noi non sarà che ciò che è
già stato ordinato nel sommo seggio di Dio. Benché io non sia degno di quel grande onore che tu mi fai,
perché sei ingannato da amore che spesso fa vedere male anche chi ha gli occhi buoni, tuttavia il mio
consiglio è di alzare l’anima a quel regno celeste perché la strada è lunga ed il tempo della nostra vita è
breve.
Componimento 245: due rose fresche colte in paradiso l’altro ieri, essendo il primo giorno di maggio,
furono il bel dono che un amante anziano e saggio divise in parti uguali tra due giovani amanti con un modo
di parlare così dolce ed un sorriso tale da far innamorare un uomo selvaggio, questo dono fece cambiare il
viso con un raggio sfavillante ed amoroso(=fece arrossire)sia l’uno che l’altro(entrambi i giovani amanti). -il
sole non vede una coppia d’amanti come la vostra(=non c’è una coppia come voi sulla terra)-diceva ridendo
e sospirando(pensando ai suoi amori di un tempo)nello stesso momento; e stringendoli entrambi si rivolgeva
all’uno ed all’altro. Così divide le rose e le parole per le quali il cuore stanco si rallegra ancora e teme: oh
felice eloquenza, oh giorno lieto!
Componimento 246: l’aria che sospirando soavemente muove il verde lauro ed i capelli dorati rende con le
sue sembianze leggiadre e straordinarie le anime lontane dai corpi. Candida rosa nata fra le dure spine del
mondo, quando succederà che se ne trovi nel mondo una pari a lei che è il vanto del nostro tempo? Oh Dio
vivente, ti prego di farmi morire prima di lei: cosicché io non veda la grande perdita pubblica e non veda
rimanere senza il suo sole il mondo e nemmeno i miei occhi che non hanno un’altra luce; e nemmeno

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l’anima che non vuole pensare ad altro e nemmeno le orecchie, che non sanno sentire nient’altro, rimangano
senza le sue dolci parole oneste.
Componimento 247: forse sembrerà a qualcuno che nel lodare in rima quella che io adoro sulla terra io stia
commettendo uno sbaglio nel mio dire poetico rappresentandola come la più nobile, santa, saggia, leggiadra,
onesta e bella di tutte le altre donne. A me sembra proprio il contrario: e temo che ella mi sdegni per via del
mio poetare troppo basso perché lei è degna di uno stile decisamente più nobile e raffinato: e chi non ci creda
venga egli stesso a vederla; così dirà certamente: ciò a cui questo aspira(=lodare Laura)è un’operazione tale
da stancare Demostene, nato ad Atene, Cicerone di Arpino, Virgilio di Mantova e Omero di Smirne ed anche
Pindaro ed Orazio(tre coppie greco-romane con i più grandi oratori, epici, elegiaci). La lingua mortale non
può arrivare al suo stato divino: amore fa muovere la mia lingua non per libera scelta ma perché così vuole il
destino.

Componimento 248: chi vuole vedere tutto quello che la natura ed il cielo possono fare in mezzo a noi,
venga a vedere questo unico sole non solo per i miei occhi ma anche per il mondo cieco a cui non
interessano più le virtù; e venga subito perché la morte rapisce prima i migliore lasciando stare i malvagi:
questa creatura mortale che è attesa in paradiso passa e non può durare. Se arriva in tempo vedrà ogni virtù,
ogni bellezza ogni costume regale congiunti in un solo corpo con mirabile armonia; allora dirà che le mie
rime sono mute rispetto a tutto quello che lei è e che l’ingegno è abbagliato dalla troppa luce; ma se tarda
ancora avrà da piangere per sempre.
Componimento 249: quanta paura provo quando mi ricordo del giorno in cui lascia per l’ultima volta la mia
signora grave e pensosa ed il mio cuore lì con lei! Eppure non c’è una cosa alla quale io ripenso così
volentieri e così spesso. Io la rivedo stare modestamente in mezzo alle altre donne come un rosa che si trova
in mezzo a fiori minori, né felice né addolorata come chi ha paura di qualcosa e non sente altro male se non
questo timore. Aveva deposto l’abituale leggiadria, le perle, le ghirlande, i panni allegri, il sorriso, il canto ed
il parlare dolcemente cortese. Così in questo stato incerto lasciai la mia vita(=Laura): adesso tristi presagi e
sogni e pensieri lugubri mi assaltano e voglia dio che non si avverino.
Componimento 250: la mia signora era solita consolarmi in sogno con quel suo aspetto dolce ed angelico;
adesso mi spaventa e mi rattrista e non posso difendermi dal dolore e dalla paura: perché spesso mi sembra
di vedere nel suo volto una vera pietà mista con un profondo dolore e mi sembra di sentire cose a causa delle
quali il mio cuore si persuade che dovrà presto abbandonare la gioia e la speranza. Lei mi dice:- non ti
ricordi di quell’ultima sera quando lascia i tuoi occhi molli di pianto e costretta dall’ora tarda me ne andai?
Io non potei dirtelo allora e non volli nemmeno; ma te lo dico adesso come cosa conosciuta e vera: non
sperare di vedermi mai più sulla terra.-
Componimento 251: oh visione misera ed orribile! E’ dunque vero che l’anima vivificante che soleva
rendere contenta la mia vita in pene e buone speranze sarà morta prematuramente? Ma come è possibile che
una notizia così grande non risuoni per altri messaggeri ma che io la debba sentire attraverso lei stessa? Non
lo permettano dio e la natura e che la mia triste supposizione sia falsa. A me piace solamente sperare di poter
vedere di nuovo il bel viso adorno che mi tiene in vita e che onora il nostro tempo. Se è già uscita fuori dalla
sua bella dimora(=dal suo bel corpo)per salire al soggiorno eterno(=Paradiso) io prego affinché non tardi a
venire il mio ultimo giorno.
Componimento 252: nello stato di dubbio in cui mi trovo ora piango ed ora canto, spero e temo; e sfogo la
mia angoscia in sospiri ed in rime: amore usa sopra il mio cuore molto afflitto tutte le sue lime(i suoi
tormenti). Accadrà mai che quel bel viso santo rende a questi occhi le loro luci di una volta o li condanni ad
un pianto senza fine(misero, non so che pensare di me stesso)? E per entrare nel soggiorno dei beati che gli
spetta di diritto non si curi di che cosa accada sulla terra dei miei occhi(=di loro)dei quali è il sole e che non
vedono nessun altro? Vivo con una tale paura ed in uno stato di guerra tale che non sono più quello che fui e
che vivo come uno che percorrendo una via incerta teme e sbaglia.
Componimento 253: oh sguardi dolci, oh paroline accorte ci sarà mai il giorno in cui vi rivedrò e vi sentirò
di nuovo? Oh chiome bionde con le quali amore mi annoda il cuore che conduce, così avvinto, a morte; oh
bel viso fornito a me per un doloroso destino dal quale io sempre ricaverà solo pianto e mai goduria: oh

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segreto inganno e frode amorosa di darmi un piacere che mi fornisce solo pena! E se ogni tanto dai begli
occhi soavi in cui abitano la mia vita ed il mio pensiero mi deriva forse qualche dolcezza onesta,
immediatamente la fortuna che è sempre così pronta a fare il mio male mi procaccia o cavalli o navi così da
farmi dissipare ogni mio bene e da farmi allontanare.
Componimento 254: io sto sempre in ascolto e non sento nessuna notizia della mia nemica dolce ed amata
e non so cosa pensare o dire a tal punto il timore e la speranza mi punzecchiano il cuore. Essere così bella fu
già una cosa nociva per altre ragazze: questa è più bella e pudica di tutte le altre: forse Dio vuole togliere
un’amica di tale virtù alla terra e farne un astro in cielo; anzi un sole: e se questo accade la mia vita, i miei
corti riposi ed i miei lunghi affanni giungeranno alla fine. Oh crudele partenza perché mi hai fatto essere
lontano dai miei danni(=perdita di Laura morente)? La mia breve vita è già finita e sono già trascorsi gli anni
della metà della mia vita.

Componimento 255: questi amanti lieti e tranquilli sono soliti desiderare la sera ed odiare l’alba; a me la
sera raddoppia il dolore ed i pianti mentre la mattina è l’ora più felice: perché spesso nello stesso momento
un sole(=Laura)e l’altro si schiudono quasi come se fossero due orienti, così simili in bellezza e lucentezza,
che anche il cielo si innamora della terra(e non solo la terra del cielo); come già avvenne quando il sole-
Apollo si innamorò di Dafne la quale, trasformandosi, fece verdeggiare i primi rami che hanno messo radici
nel mio cuore al punto che amo sempre Laura più di me stesso. In questo modo mi trattano due ore
contrarie(mattino e sera); è quindi giusto che io desideri chi mi acquieta(mattino)mentre tema ed odi chi mi
produce affanno(sera).
Componimento 256: se solo io potessi vendicarmi di colei ce mi distrugge con gli sguardi e le parole e che
poi per accrescere il mio dolore si nasconde e fugge nascondendomi in questo modo gli occhi dolci e crudeli.
Così consumandoli a poco a poco succhia i miei afflitti e stanchi spiriti vitali, e standomi sul cuore quasi
come un leone feroce ruggisce di notte proprio quando io dovrei avere pace. L’anima, che la morte provocata
dall’angoscia scaccia, si separa da me e, sciolta dal nodo corporeo, si reca da lei che pure la minaccia. Mi
meraviglio molto se qualche volta mentre le(a Laura) parla, piange e l’abbraccia non interrompe il suo sonno
se lei(Laura) lo ascolta.
Componimento 257: gli occhi desiderosi ed intenti erano fermi a guardare quel bel viso che io sospiro e
desidero quando amore(=Laura)frappose quella mano onorata che amo come seconda dopo il viso come se
volesse dire:” che cosa pensi?/a quali fantasticherie ti abbandoni?”. Preso come un pesce all’amo o come un
giovane uccello dal vischio su un ramo lì nel bel viso dal quale impara ad agire rettamente seguendo
l’esempio vivente, il cuore non riportò alla realtà i sensi occupati nella contemplazione. Ma lo sguardo,
privato del suo oggetto(=il volto), quasi come se stesse sognando si apriva una via immaginando, senza la
quale via il suo bene è incompleto. L’anima tra l’una e l’altra mia gloria(=tra il viso e la mano)sentiva in sé
non so quale diletto mai provato prima e non so quale straordinaria dolcezza.
Componimento 258: uscivano folgorando così dolcemente verso di me vive faville dalle due belle luci degli
occhi di Laura e contemporaneamente uscivano da un cuore saggio con sospiri fiumi così soavi di parole
nobili che solo il ricordare sembra che mi consumi ogni volta che ritorno con la mente a quel giorno,
ripensando a come vennero meno i miei spiriti vitali al variare del suo modo abituale di porsi in maniera
dura. L’anima, sempre nutrita a dolore e affanni(quanto è grande il potere di un’abitudine inveterata!)fu così
malferma di fronte al doppi piacere(provocato dagli occhi e dalle parole)che al solo assaggiare il bene per il
insolito tremando e di paura e di speranza fu spesso in dubbio circa l’abbandonarmi.
Componimento 259: ho sempre ricercato una vita solitaria(lo sanno le rive dei fiumi, le campagne ed i
boschi)per fuggire agli ingegni sordi e ciechi al bene che hanno smarrito la strada verso il cielo(=abitanti di
Avignone); e se a questo riguardo fosse compiuto il mio desiderio, fuori dalla dolce aria dei paesi
toscani(=Italia)almeno mi avrebbe la Sorga, che mi aiuta a piangere ed a cantare, tra i suoi bei campi
ombrosi. Ma la mia sorte, che mi è sempre stata nemica, mi rispinge verso il luogo dove io mi sdegno di
vedere il mio tesoro(=Laura)vivere in mezzo al fango della corruzione. Ma questa volta si è resa amica della
mano con cui scrivo(=destra)e ciò non è indegno(=me lo sono meritato): solamente amore vide ciò e ne è a
conoscenza la mia signora ed io.

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Componimento 260: sotto una stella così benigna vidi due begli occhi tutti pieni di onestà e di dolcezza che
rispetto a quelli/ai leggiadri nidi dove abita amore il mio stanco cuore disprezza ogni altra visione. Non sia
paragonata a lei qualunque altra donna maggiormente stimata, di quale che si voglia età, di quale che si
voglia paese lontano: non colei che portò con la sua bellezza vagante affanni ai greci e l’ultima rovina a
Troia(=Elena); non la bella romana che aprì il suo casto e sdegnoso petto con la spada(=Lucrezia); non
Polissena, Isifile e Argia. Questa eccellenza(=Laura)è, se non sbaglio, gloria per la natura che l’ha creata e
grandissimo diletto per me solo che viene tardi e subito si dilegua.
Componimento 261: qualunque donna aspiri ad una gloriosa fama di senno, valore e cortesia guardi
fissamente negli occhi quella mia nemica che la gente chiama mia signora. Lì si impara come si acquisisce
l’onore, come di ama Dio, come l’onestà sia congiunta con la leggiadria e qual è la via più breve per arrivare
al cielo che lei aspetta e desidera. Lì si impara quel modo di parlare che nessuno stile può uguagliare ed il bel
tacere e quelle care usanze che nessun intelletto umano può rappresentare scrivendo; l’infinita bellezza che
abbaglia chi li vede non si impara lì: perché quelle dolci luci si acquisiscono per sorte e non per studio.
Componimento 262: -cara mi sembra la vita e dopo di lei la vera onestà che si trova in una bella donna. -
inverti l’ordine: non ci furono mai, madre mia, cose belle o preziose senza onestà; e qualunque donna che si
lasci privare del suo onore non è più una donna e non è nemmeno più viva; e se quella appare uguale a prima
nell’aspetto, tale è una vita ancora più aspra e malvagia che la morte e più piena di pene amare. E non mi
meraviglia di quello che fece Lucrezia se non per il fatto che abbia avuto bisogno della spada per morire e
che non le sia bastato solamente il dolore.- vengano tutti i filosofi che furono mai esistiti a discutere di ciò:
tutte le loro opinioni saranno basse e solo questa si alzerà in volo.
Componimento 263: albero vittorioso trionfale, onore di generali e di poeti, quanti giorni mi hai reso
dolorosi e lieti in questa mia breve vita mortale! Vera donna dominatrice delle passioni a cui nulla importa se
non l’onore che raccoglie più di ogni altra donna e non temi nemmeno il vischio, i lacci o le reti d’amore e
nemmeno l’inganno altrui(=di un innamorato)ha potere contro il tuo senno. Nobiltà di sangue, le altre cose
che sono ritenute degne di pregio da noi, perle, rubini ed oro tu disprezzi tutte nello stesso modo come un
peso ignobile. La nobile bellezza che non ha eguali al mondo ti è fastidiosa se non in quanto pare che ella
adorni il bel tesoro della castità.
Componimento 264: io penso e nel pensiero mi assale una compassione di me stesso così forte da condurmi
spesso a piangere per motivi diversi dai soliti: perché vedendo ogni giorno la morte più vicina ho chiesto
innumerevoli volte a Dio le ali della grazia con le quali il nostro intelletto si leva verso il cielo abbandonando
il nostro carcere mortale(=il corpo). Ma fino a questo momento non mi aiuta nessuna preghiera, sospiro o
lacrima che io vada spandendo: e a ragione è giusto che sia così perché chi, potendo stare in piedi, cade
lungo la strada è degno di giacere per terra suo malgrado. Quelle pietose braccia della croce, a cui mi affido,
vedo ancora aperte ma il timore mi angoscia per via degli esempi di coloro che non riuscirono a risollevarsi
dal peccato ed ho paura della mia condizione dal momento che un qualcosa d’altro mi sprona e sono forse
giunto alla fine della mia vita.
Un pensiero parla con la mente e dice:-a che cosa miri? Da cosa attendi soccorso? Oh misera menta non
capisci con quanto disonore il tuo tempo passa? Decidi saggiamente, decidi; e sradica ogni radice del piacere
dal tuo cuore che non lo può rendere felice e non lo lascia respirare. Se è già da molto tempo che sei
infastidita e stanca di quel falso dolce fuggitivo che il mondo traditore può dare agli uomini, a che scopo
riponi la speranza in lui che è privo di ogni pace e di ogni fermezza? Mentre il corpo è vivo sei tu ad avere il
comando dei tuoi pensieri: forse stringilo ora che puoi perché è rischioso, come tu sai, il tardare ed il
cominciare non sarà troppo presto ormai.
Tu conosci già bene quanta dolcezza offrì ai tuoi occhi la visione di colei che vorrei potesse rinascere ancora
una volta per nostra maggiore tranquillità. Ti ricordi bene, e devi ricordare, della sua immagine quando corse
al cuore là dove forse non poteva entrare nessuna fiamma portata da una fiaccola diversa: lei l’accese; e se
l’ardore fallace durò molti anni aspettando un giorno che per la nostra salvezza spirituale non venne mai, ora
sollevati verso una speranza più beata(quella della trascendenza)guardando il cielo che ti si muove intorno
immortale ed adornato: perché dove quaggiù ci si rallegra per via di ciò che è un nostro male, un muovere

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d’occhi, un ragionare, un canto tranquillizza il vostro desiderio di piacere, quanto sarà potente quel piacere
celeste se questo piacere terreno è tanto forte?
Dall’altra parte un pensiero dolce ed amaro sedendosi dentro l’anima con un peso faticoso e dilettevole,
riempie il cuore di desiderio e lo nutre di speranza; che per solo amore di fama gloriosa e alma non sente
quando io divento di ghiaccio e quando ardo, se io sono pallido o magro; e se io lo uccido rinasce più forte di
prima. Questo desiderio di gloria che da quando dormivo in fasce è venuto crescendo di giorno in giorno con
me, e temo che un giorno un sepolcro ci chiuda dentro insieme. Dopo che l’anima si sarà spogliata dal corpo
questo desiderio non potrà più venire con lei; ma se il latino ed il greco(=gli uomini più colti) parleranno di
me dopo la mia morte questa fama è solo vento, non vale nulla: perciò io, visto che temo di star radunando
sempre quello che un’ora cancella, vorrei abbracciare la verità abbandonando l’apparenza.
Ma quell’altro volere di cui io sono pieno(=la passione amorosa)sembra soffocare tutti i pensieri che nascono
vicino a lui; e intanto che scrivo degli altri e non mi prendo cura di me il tempo fugge; e la luce dei begli
occhi che mi strugge soavemente alla sua serenità calda, mi trattiene con un freno contro il quale non vale
nessun intelletto e nemmeno la forza. Che giovamento mi procura, quindi, spalmare di pece la mia barchetta
se è ancora trattenuta fra gli scogli da due nodi di questo tipo? Tu che dalle colpe che legano il mondo in
maniera diversa mi liberi del tutto perché, oh mio signore, non togli ormai dal mio volto questa vergogna?
Perché come un uomo che sogna mi sembra di avere davanti agli occhi la mia morte spirituale; e vorrei
difendermi ma non ho le armi per farlo.
Quello che io faccio lo vedo e non sono ingannato dalla verità conosciuta in modo erroneo ma anzi mi
trascina amore perché non lascia mai seguire la strada dell’onore a cui si affida troppo a lui; ed ogni tanto
sento venirmi nel cuore uno sdegno nobile, aspro e severo che mi fa apparire ogni pensiero nascosto in
mezzo al viso dove gli altri lo vedono: dal momento che amare con tanta fede, quanta è conveniente avere
solo nei riguardi di Dio, è ancora più disdicevole per chi desidera il pregio. E questo ad alta voce richiama
ancora la ragione che si era persa seguendo i sensi/sentimenti; ma per quanto ella senta e pensi di ritornare, la
cattiva abitudine la spinge oltre e fa riemergere nella memoria colei che è nata solo per uccidermi perché
piacque troppo a me ed a se stessa.
Non so che spazio mi assegnasse il cielo quando in principio giunsi sulla terra a soffrire l’aspra guerra che io
seppi tramare contro me stesso; e non posso nemmeno prevedere il giorno in cui la vita finirà per il velo
corporeo; ma vedo il pelo che diventa di colore bianco e percepisco i miei desideri interiori che cambiano.
Ora che credo di essere vicino al momento della mia morte, o comunque di non esserci molto lontano, come
una persona che il perdere ha reso saggia ed accorta, vado ripensando a dove lascia il cammino della mano
destra(=il cammino che porta alla salvezza)che porta ad un buon porto: e da un lato punge la vergogna ed il
dolore che mi risospinge indietro; dall’altro non mi lascia libero un piacere che l’abitudine ha reso così forte
in me da non fargli temere di patteggiare con la morte.
Oh canzone, io mi trovo qui ed ho il cuore sempre più freddo della neve gelata per la paura sentendomi
morire senza alcun dubbio: perché deliberando ho ormai avvolto al subbio la maggior parte della breve tela
della mia vita; e non è mai successo che un peso fosse più dubbioso di quello che io sostengo in questa
condizione: perché con la morte di fianco cerco il mio nuovo partito del vivere, ma vedo il meglio e mi
appiglio al peggio.
Componimento 265: il cuore aspro e feroce ed una volontà crudele situate all’interno di una figura dolce,
umile ed angelica, se l’impressione di rigore dura molto tempo avranno una spoglia poco onorevole con me;
perché quando nascono e quando muoiono i fiori, l’erba e le foglie, quando il giorno è chiaro e quando è
notte fonda, io sempre piango: ho ben diritto di dolermi della mia sorte, della mia signora e di amore. Vivo
solo grazie alla speranza ricordando che ho già visto una goccia d’acqua per via della sua caduta continua e
costante consumare il marmo e la dura pietra. Non esiste un cuore così duro che, piangendo, pregando,
amando, ogni tanto non si smuova e non esiste nemmeno una volontà così fredda da non poter essere
scaldata.
Componimento 266: oh mio caro signore, ogni pensiero mi conduce con devozione a vedere di persona voi
che vedo sempre nel pensiero: ma la mia cattiva sorte(non mi può accadere nulla di peggio?)mi tiene il freno,

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mi travolge e mi fa girare. Inoltre il dolce desiderio di rivedere Laura che amore mi ispira mi conduce alla
morte ed io non me ne rendo nemmeno conto; e mentre io richiedo invano le mie due luci, sospiro giorno e
notte in qualsiasi luogo io mi trovi. La carità verso il signore e l’amore verso una donna sono le catene alle
quali con molti affanni io sono legato perché io stesso le chiusi intorno a me. Un verde alloro ed una nobile
colonna(=Laura ed il cardinale), ho portato nel cuore l’uno per 15 anni e l’altro per 18 senza che io sciolsi
mai il nodo che mi legava loro.
Componimento 267: ohimè il bel viso, ohimè lo sguardo soave, ohimè il portamento piacevole e nobile,
ohimè il modo di parlare con il quale rendevi umile ogni indole aspra e violenta e con il quale rendevi
valoroso ogni uomo vile! E ohimè il dolce sorriso dal quale uscì la freccia dalla quale ormai non mi aspetto
altro bene che non sia la morte: anima regale, degnissima di governare il mondo se non fossi scesa tra di noi
così tardi! Bisogna che io arda e viva per voi che sono sempre stato vostro; e se sono privato di voi ogni altra
sventura mi duole assai meno. Mi riempiste di speranza e di desiderio il giorno in cui io partì dalla suprema
bellezza ancora viva(=Laura)ma il vento portava con sé quelle parole.
Componimento 268: che cosa devo fare? Che cosa mi consigli, amore? E’ decisamente giunto il momento
per me di morire ed ho già tardato più di quanto non desidero. La mia signora è morta e con lei il mio cuore;
e volendolo seguire bisogna che io interrompa questi anni malvagi perché ormai non spero più di rivederla
sulla terra e l’aspettare mi tormenta. Poiché ogni mia gioia si è trasformata in pianto a causa della sua morte,
ogni dolcezza è sparita dalla mia vita.
Amore tu lo senti, e per questo io mi lamento con te, quanto il danno sia aspro e grave; e so ti pesa e ti arreca
dolore il mio anzi il nostro male perché contro uno stesso scoglio abbiamo rotto la nave e nello stesso
momento ci si è oscurato il sole. Quale ingegno potrebbe rendere a parole la mia condizione attuale di
dolore? Ahi cieco mondo ingrato, hai un grande motivo per piangere con me perché quello di bello che c’era
in te lo hai perduto con lei.
La tua gloria è caduta e tu non te ne rendi conto, e non ne eri degno, mentre lei visse qua giù in terra, di
conoscerla né di essere toccato dai suoi piedi santi perché una cosa così bella doveva ornare il cielo con la
sua presenza. Ma io, misero, che senza di lei non amo né la vita mortale né me stesso, la richiamo piangendo:
di tanta speranza mi avanza solo questo e solamente questo è ciò che mi mantiene ancora in vita.
Ohimè, il suo bel viso, che era solito mostrarci le bellezze del cielo, è ora diventato terra; la sua forma
invisibile(=la sua anima)si trova in paradiso ed è disciolta dal velo del corpo che le fece ombra durante la sua
vita sulla terra per rivestirsene poi un’altra volta il giorno del giudizio per non spogliarsene mai più, quando
la vedremo farsi tanto più santa e bella quanto più ha valore la bellezza eterna rispetto a quella mortale.
La mia signora mi torna alla mente più leggiadra e bella che mai come chi sente di apparire là dove la sua
vista è più gradita. Questo è un sostegno del mio vivere e l’altro è il suo nome illustra che suona nel mio
cuore così dolcemente. Ma, quando mi torna in mente il fatto che è proprio morta la mia speranza che era
viva quando Laura fioriva/viveva, amore sa bene come divento e, spero, che lo veda colei che ora è così
vicina alla verità divina(=Laura).

Oh donne, voi che avete ammirato la sua bellezza e la vita angelica con quel portamento celestiale in terra,
addoloratevi per me e vi vinca la pietà non di lei, che è salita a tanta pace lasciandomi in questo stato di
affanno: al punto che, se altri(natura e destino)mi sbarrano ancora per molto tempo la strada per seguirla, è
solo quello che mi dice amore a trattenermi dal non recidere il nodo che mi tiene in vita. Ma egli ragiona
dentro di me in questo modo:
-frena il gran dolore che ti porta fuori dal ragionevole; perché a causa delle passioni eccessive si perde la
possibilità di salire al cielo a cui il tuo cuore aspira dove vive colei che alla gente che guarda dalla terra
sembra morta(=Laura), e sorride fra sé delle sue belle spoglie mortali e sospira solo per te; prega che tu non
estingua la sua fama che si diffonde ancora grazie alle tue poesie in molte parti del mondo e che anzi la voce
renda più illustre il suo nome, se i suoi occhi ti furono dolci o cari.-
Fuggi i luoghi sereni e verdi, non avvicinarti ai luoghi da dove provengono risa o canti, non canzone mia ma
pianto/plantcus: non fa per te il trovarti fra gente allegra, vedova sconsolata vestita di nero.

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Componimento 269: sono rotti l’alta colonna(=cardinale Giovanni Colonna)ed il verde alloro(=Laura)che
davano conforto al mio stanco pensiero; ho perduto ciò che non spero di ritrovare dalla borea all’austro o dal
mar indiano al Marocco(=da settentrione a mezzogiorno, da oriente ad occidente= dovunque). Morte, mi hai
tolto il mio doppio tesoro che mi faceva vivere lieto ed andare altero, e non possono compensare la perdita
possedimenti o potere o la gemma orientale o l’abbondanza d’oro. Ma se così vuole il destino, io che cosa
posso fare in più se non avere l’anima triste, gli occhi sempre umidi di pianto ed il viso chino? Oh nostra vita
che appari così bella alla vista, come perde facilmente nell’arco di un mattino tutto quello che si ottenuto con
grande fatica in molti anni!
Componimento 270: amore, se vuoi che io torni al passato giogo/servitù amorosa, come sembra che tu
mostri, devi prima vincere una prova meravigliosa e mai tentata per domarmi. Trova sulla terra il mio amato
tesoro che mi è nascosto a causa della qual cosa io sono come un mendicante e trova anche il saggio cuore
pudico dove la mia vita era solita abitare; e se è vero che la tua potenzia è così grande nel cielo e negli inferi
come si dice(perché qui sulla terra fra noi quello che tu vali e puoi fare penso che lo sappia ogni persona
nobile), togli alla morte colei che ci ha tolto e riponi nel suo bel volto le tue insegne.
Rimetti nel bel viso la luce viva che era la mia guida e la soave fiamma che ancora, misero, mi infiamma pur
essendo spenta: ora che faceva dunque quando ardeva? E non si è mai visto un cervo o un daino cercare con
tale desiderio una fonte o un fiume come io cerco le dolci maniere di Laura dalle quali ho già ricevuto molte
amarezze; e me ne aspetto ancora di più se capisco bene me stesso ed il mio desiderio che mi fa vaneggiare
al solo pensiero ed andare in luoghi dove non arriva la strada(=in luoghi dove non è possibile andare)e
seguire con la mente una cosa(=Laura)che non spero di poter mai raggiungere. Ora al tuo richiamarmi
all’antico giogo non mi degno di venire perché non hai potere al di fuori del tuo regno.

Fammi sentire un po’ di quell’aria nobile fuori così come la sento ancora nella mia interiorità; la quale era in
grado, cantando, di acquietare gli sdegni e l’ira, di rasserenare la mente tempestosa e di sgombrare la mente
da ogni nebbia oscura e vile(=da ogni pensiero impuro e basso)e sollevare il mio stile al di sopra delle sue
possibilità dove ora non potrebbe più andare. Fai in modo che la speranza sia uguale al desiderio; e poiché
l’anima è più forte nella sua giurisdizione, rendi agli occhi ed alle orecchie il proprio oggetto
sensibile(=Laura), senza il quale il loro operare è imperfetto ed il mio vivere è come morire. Adesso usi
invano la tua forza sopra di me mentre la terra ricopre il mio primo amore.
Fai in modo che io possa rivedere il bello sguardo che fu come un sole sopra il ghiaccio dove io ero solito
andare carico; fai in modo che io ti possa trovare nel varco degli occhi dal quale il mio cuore passò senza più
tornare indietro; prendi le frecce dorate che fanno innamorare e prendi l’arco, e fammi sentire, come eri
solito fare, con il suono le parole dalle quali io imparai che cos’è l’amore; muovi la lingua di Laura
dov’erano sempre disposti gli ami(=Le parole)dai quali fui catturato e l’esca(=i discorsi)che io desidero in
continuazione; e nascondi i tuoi lacci fra i capelli crespi e biondi perché la mia volontà non rimane
invischiata da nessun’altra parte; spargi con le tua mani al vento le chiome, legami lì, e così puoi farmi
contento.
Non ci sia mai chi mi sciolga dal laccio dorato(=dal laccio delle chiome bionde)sia che esse siano lasciate
libere ad arte o intrecciate o acconciate in alto, o dall’ardente spirito della sua vista dolcemente severa, la
quale di giorno e di notte(=sempre)teneva fresca in me il desiderio amoroso più dell’alloro e del mirto
quando il bosco si veste e spoglia di fronde e la campagna d’erba. Ma poiché la morte è stata così superba da
spezzare il nodo dal quale temevo di liberarmi(=dal quale non volevo liberarmi),e poiché non puoi, per
quanto tu giri il mondo, trovare materia per ordire il tuo secondo inganno(=trovare un’altra donna che sia in
grado di farmi innamorare), a che serve, oh amore, che tu riprovi le tue astuzie? Ormai è passata la stagione
della giovinezza/dell’amore e hai perduto le armi a causa delle quali io tremavo(=le attrattive di Laura):
ormai che cosa puoi farmi?
Le tue armi furono gli occhi dai quali uscivano le saette accese di un fuoco invisibile e temevano poco la
ragione perché contro il cielo serve a poco la difesa degli esseri umani; il pensare e lo stare zitta, il riso ed il
gioco, il portamento onesto la cortese conversazione, le parole che se udite avrebbero fatto diventare nobile
un’anima villana, che ora da una parte ora dall’altra udivi essere tanto lodata; e lo stare seduta e lo stare

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eretta spesso misero in dubbio circa a chi si dovesse dare il pregio di più lodi. Con questi armi eri in grado di
vincere ogni cuore duro: ora tu sei disarmato mentre io sono al sicuro.
Gli animi che il cielo inchina al tuo regno leghi ora in un modo ora in un altro; ma potevi legarmi ad un solo
nodo/amore perché il cielo non volle di più. Quel nodo è rotto e nel mio stato libero non trovo piacere ma
piango e grido:” ahi nobile pellegrina(anima di Laura), quale sentenza divina scelse di farmi nascere prima di
te e di farti morire prima di me? Dio che ti ritolse al mondo così presto ci mostra tanta e così nobile virtù
solo per infiammare il nostro desiderio di salire al cielo”. Certamente io ormai non temo, amore, nuove ferite
provenienti dalla tua mano; tendi l’arco invano, scocchi le frecce a vuoto: la sua possibilità di colpirmi cadde
quando i begli occhi si chiusero.
La morte mi ha liberato, amore, da ogni tua legge: colei che fu la mia signora è salita al cielo lasciando triste
e libera la mia vita.
Componimento 271: l’ardente nodo amoroso nel quale io fui di ora in ora catturato contando per 21 anni
interi, è stato sciolto dalla morte e non provai mai un dolore così opprimente come questo ma non penso
neppure che si possa morire di dolore. Non volendomi amore ancora perdere tese un altro lacciuolo fra l’erba
ed accese con una nuova esca un altro fuoco tale che con grande fatica sarei riuscito a scamparne. E se non
fosse per la grande esperienza dei miei affanni precedenti, io sarei stato catturato e bruciato ancora di più
considerato che sono un legno ormai non più verde(quindi secco quindi più facilmente infiammabile). La
morte mi ha liberato un’altra volta ed ha spezzato il nodo ed ha spento e il fuoco e sparso le sue ceneri:
contro la morte non servono a nulla né la forza né l’intelletto.
Componimento 272: la vita fugge e non si ferma nemmeno per un’ora, e la morte le viene dietro a grandi
tappe e le cose presenti insieme a quelle passate mi procurano affanni e le cose future anche; da un lato il
ricordare e dall’altro l’aspettare mi distruggono il cuore, in un modo tale che in verità, se io non avessi pietà
di me stesso(e se non volesse quindi risparmiarsi le pene infernali destinate ai suicidi), io sarei già al di fuori
di questi pensieri. Mi ritorna davanti alla memoria, se il cuore triste ebbe eventualmente qualche dolcezza; e
poi dall’altra parte vedo i venti del mio navigare turbati; vedo la tempesta anche dentro al porto ed il mio
nocchiere(la ragione)ormai stanco e rotti l’albero e le sartie e le belle luci(occhi di Laura che sembrano le
stelle per i naviganti), che ero solito guardare, spente.
Componimento 273: che cosa fai? A che cosa pensi? A quale scopo guardi continuamente indietro nel tempo
che non può ritornare ormai? Anima sconsolata, perché continui ad aggiungere legna al fuoco nel quale tu
ardi? Le parole soavi e gli sguardi dolci che hai descritto e dipinto nelle tue rime uno per uno sono sollevati
da terra; ed è ormai tardi per cercali qui sulla terra, come tu ben sai. Deh non farci rivivere quello che ci
uccide, non continuare a seguire un pensiero errante ed ingannevole ma seguine uno saldo e sicuro che ci
guidi a buon fine(=alla salvezza). Cerchiamo nel cielo se qui non ci piace nulla: perché sfortunatamente per
noi vedemmo quella bellezza se doveva toglierci la pace sia da viva che da morta.
Componimento 274: oh miei pensieri crudeli, datemi pace: non basta che amore, fortuna e morte mi
facciano guerra intorno e fin sulle porte senza che io trovi dentro di me altri nemici? E tu, mio cuore, che sei
ancora uguale a come eri, sleale solo nei miei confronti, che vai dando ricetto alle spie dei miei nemici e che
sei reso complice dei miei nemici così pronti e leggeri. In te amore mette in opera i suoi segreti allettamenti,
in te la fortuna dispiega i suoi trionfi, e la morte la memoria di quel colpo che certamente romperà la parte di
me che rimane: in te i vaghi pensieri si procurano illusioni: perciò incolpo te di ogni mio male.
Componimento 275: occhi miei, il nostro sole si è oscurato; anzi è salito al cielo e lì splende: lì lo vedremo
ancora e lì ci attende, e forse si dispiace del nostro tardare. Orecchie mie, le parole angeliche risuonano in un
luogo(il cielo)dove c’è chi le comprende meglio(=i beati). Piedi miei, la vostra giurisdizione non si estende
fin là dove si trova colei che è solita tenervi in esercizio. Dunque perché mi date quest’affanno? Già non fui
io la causa per la quale voi perdeste il vederla, l’udirla ed il ritrovarla sulla terra: biasimate la morte; anzi
lodate lui che lega e scioglie(che dà e toglie la vita), che apre e chiude le porte del cielo e che è in grado di
rendere liete le creature umane dopo il pianto con il pensiero della vita eterna.
Componimento 276: poiché la vista angelica e serena ha lasciato l’anima in uno stato di grande dolore e di
tenebroso orrore per la sua improvvisa partenza(=morendo) io cerco di alleviare la mia pena poetando.

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Certamente un giusto dolore mi conduce a lamentarmi: lo sa chi ne è la causa(=Morte) e lo sa amore, che il
mio cuore non aveva un altro rimedio contro i crucci di cui la vita è piena. Questo unico rimedio mi è stato
tolto dalla tua mano, morte; e tu, felice terra, che copri, custodisci ed hai ora con te quel bel viso mite, dove
mi lasci, sconsolato e cieco, dopo che il dolce, amoroso e piano lume dei miei occhi non è più con me?
Componimento 277: se l’amore non ci fornisce un nuovo consiglio sarà inevitabile cambiare il vivere con la
morte: tanta paura e dolore affanna l’anima triste che il desiderio vive e la speranza è morta; perciò la mia
vita si sbigottisce e si sconforta del tutto e piange di giorno e di notte(=sempre), stanca senza timone in un
mare che si frange/in tempesta, e senza una guida fidata lungo una strada pericolosa. Una guida immaginaria
la conduce perché quella vera è sottoterra anzi nel cielo da dove risplende al cuore più chiara che mai: agli
occhi no perché un dolorante corpo contende loro la luce desiderata e mi fa incanutire precocemente.
Componimento 278: nel fiore della sua vita, quando l’amore è solito avere in noi più potenza, lasciando
sulla terra la sua scorza terrena(=il suo corpo) il mio soffio vitale si è separato da me, ed è salito al cielo
vivo, bello e nudo(=senza corpo): di là mi domina, di là mi fa forza. Deh, perché non mi spoglia dal mio
corpo mortale l’ultimo giorno che è il primo dell’altra vita? Di modo che come i miei pensieri vanno dietro
a lei così lieve, libera e lieta la mia anima la segua ed io mi trovi fuori da tanto affanno. Ogni ritardo è
propriamente un mio danno, perché io sia ancora più un peso per me stesso. Oh che bel morire sarebbe stato,
3 anni or sono!
Componimento 279: se sento gli uccelli mormorare o se le verdi fronde sono mosse dolcemente dalla brezza
estiva o se si sente il roco mormorare delle onde limpide su una riva fresca e fiorita, là dove io siedo
pensando ad amore e scrivendo; colei che ci mostrò il cielo e che ci è nascosta dalla terra(=Laura) io vedo,
sento e comprendo che, ancora viva, risponde ai miei sospiri da così lontano(=dal cielo): “deh, perché ti
struggi prima del tempo?- mi dice con pietà- a che scopo versi dagli occhi tristi un fiume doloroso di
lacrime? Non piangere per me perché i miei giorni divennero, morendo, eterni e nella luce interna quando
sembrò che io stessi chiudendo gli occhi mentre in realtà fu il momento in cui li aprì”.
Componimento 280: non mi sono mai trovato in un luogo dove potessi vedere con l’immaginazione così
chiaramente quello che vorrei vedere nella realtà da quando non lo vidi più(=Laura), né un posto dove poter
stare in un tale stato di libertà, né dove potessi riempire l’aria di strida così amorose; e non ho mai visto una
valle avere così tanti luoghi nascosti e fidati dove sospirare; e non credo che amore avesse a Cipro o in un
altro luogo dimore così soavi. Le acque e la brezza, i rami, gli uccellini, i pesci, i fiori e l’erba parlano di
amore pregando che io continui ad amare. Ma tu Laura, fortunata che mi chiami dal cielo, ricordandomi la
tua morte immatura preghi affinché io disprezzi il mondo e le sue lusinghe.
Componimento 281: quante volte nel mio dolce rifugio(=Valchiusa), fuggendo gli altri e, se è possibile
anche me stesso, procedo bagnando con gli occhi l’erba ed il mio petto e rompendo con i miei sospiri l’aria
vicina! Quante volte solo, pieno di timore, mi sono messo in moto attraverso luoghi ombrosi e foschi
cercando con l’immaginazione l’alto diletto che la morte mi ha tolto(=Laura) e per il quale io la invoco
spesso! Adesso l’ho visto nella forma di una ninfa o di una dea che esce dal fondale più chiaro della Sorga e
che si pone a sedere lungo la riva; adesso l’ho visto sull’erba fresca calpestare i fiori come una donna viva
mostrando nell’aspetto di avere compassione di me.
Componimento 282: anima beata che spesso torni a consolare le mie notti dolorose con i tuoi occhi che la
morte non è riuscita a spegnere ma che ha semplicemente reso di sovrumana bellezza: quanto apprezzo il
fatto che accetti di rallegrare i miei tristi giorni con la tua vista/facendoti vedere! In questo modo comincio a
vedere di nuovo presenti le tue bellezze nelle loro dimore abituali dove andai cantando per molti anni di te,
ora, come vedi, procedo piangendo per te: anzi non per te ma per i miei danni ovvero per la mia solitudine ed
il mio dolore. Trovo solo una tregua ai tanti affanni ovvero che quando tu vieni io riconosco e comprendo in
te gli atti, la voce, il volto ed i vestiti.
Componimento 283: morte, hai reso pallido il volto più bello che sia mai stato visto ed hai spento gli occhi
più belli, hai sciolto il più leggiadro e bel nodo(=corpo)l’anima infiammata di virtù ardenti. In un solo
momento mi hai tolto ogni mio bene, hai messo a tacere gli accenti più soavi che mai furono uditi e mi hai
riempito di lamenti: tutto ciò che vedo ed ascolto mi procura solamente noia/fastidio. Torna a consolare tanto

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dolore, oh mia signora, qui/quando la pietà la riconduce: e non trovo in questa vita nessun altro tipo di
soccorso. E se potessi ridire in rima il modo in cui parla e riluce sarei in grado di accendere d’amore non
dico un cuore umano ma addirittura un cuore di tigre o di orso.
Componimento 284: il tempo ed il pensiero che mi restituiscono la mia signora benché morta sono così
brevi e veloci che il rimedio è insufficiente per far fronte ad un dolore così grande: soltanto mentre la vedo
nulla è in grado di farmi male. L’amore, che mi ha legato e mi tiene in croce, trema quando la vede sulla
soglia dell’anima(=nell’immaginazione)dove mi uccide ancora così accorta, così dolce nell’aspetto e così
soave nella voce. Viene nella sua dimora severa come la signora scacciando dall’oscuro e grave cuore i
pensieri tristi con il suo volto sereno. L’anima, che non sopporta tanta luce, sospira e dice:- oh benedette le
ore del giorno durante le quali apristi questa via che conduce al cuore con i tuoi occhi!-
Componimento 285: mai una madre affettuosa e pronta al soccorso diede al caro figlio né mai una moglie
accesa dall’amore diede al suo sposo diletto con tanti sospiri e tanta sollecitudine in pericolo un consiglio
così fidato come a me colei che vedendo dal suo alto rifugio eterno(=dal paradiso)il mio grave esilio(=la mia
vita terrena)ritorna spesso da me in visione con il consueto affetto e, ornata nello sguardo di doppia pietà, ora
di madre ora di amante, ora teme ed ora arde di un fuoco onesto, e nel parlare mi dimostra quello che io devo
fuggire o seguire in questo viaggio che è la vita enumerando i pericoli della nostra vita terrena e pregando
che io non tardi a sollevare l’anima al cielo: e solamente quando lei parla io trovo pace o almeno tregua.
Componimento 286: se potessi esprimere a parole l’aria soave dei sospiri che odo da colei che sulla terra fu
la mia signora(=Laura)e che ora si trova in cielo ma che sembra essere ancora qui e vivere, sentire,
camminare, amare e respirare, quali accesi desideri susciterei con le mie parole! Tu che sei così gelosa e pia
torna dove mi trovo io senza temere che io mi stanchi lungo la via o ritorni indietro o giri verso la strada di
sinistra, quella del peccato. Mi insegna ad andare dritto e verso l’alto; ed io, che comprendo le sue caste
lusinghe e le giuste preghiere dette con un tono basso, dolce e pietoso, secondo quello che vuole lei è forza
che io mi regga in piedi e mi rivolga verso il sentiero di destra, per via della dolcezza che ricevo dal suo
parlare che avrebbe il potere di far smuovere un sasso.
Componimento 287: oh mio Sennuccio, benché tu mi abbia lasciato dolorante e solo, io mi riconforto
perché ti sei nobilmente sollevato in volo dal tuo corpo nel quale eri prigioniero e stavi come morto
nell’anima. Ora vedi contemporaneamente i due emisferi celesti, i pianeti e le loro orbite ricurve e vedi come
la nostra vista mortale sia limitata, cosicché con il tuo gioire mitigo il mio dolore. Di conseguenza ti prego
affinché nel terzo cielo(quello di Venere dove erano situati gli spiriti amanti ed i poeti d’amore)tu mi saluti
Guittone, l’insegnante universitario di diritto Cino, Dante, il nostro Franceschino degli Albizzi e tutta quella
schiera. Alla mia signora puoi ben dire come io viva sommerso dalle mie lacrime; e sono reso simile ad una
bestia selvaggia ricordando il suo bel viso e le opere sante.
Componimento 288: ho riempito di sospiri tutta l’aria vicina a me, dai ripidi colli di Valchiusa guardando il
dolce piano nei pressi di Avignone dove nacque colei che mentre possedeva il mio cuore nella giovinezza e
nella maturità è salita al cielo e mi ha condotto a tal punto, con la sua partenza improvvisa, che da così
lontano i miei occhi, che sono stanchi di cercarla invano, non lasciano nessun luogo asciutto nelle loro
vicinanze. Non c’è una sterpaglia, né in un sasso in questi monti di Valchiusa, non un ramo o una fronda
verde in queste rive, non un fiore o foglia d’erba in queste valli, non una goccia d’acqua proveniente da
queste fonti della Sorga, i boschi non hanno bestie così selvagge che non sappiano quanto la mia pena è
acerba/dura.
Componimento 289: la mia fiamma vivificante che era bella più delle belle che ebbe qui sulla terra il cielo
così amico e generoso nei suoi confronti, rispetto al mio desiderio è tornata prematuramente al suo
paese(=cielo di Venere), alla stella che le era conforme. Adesso comincio a svegliarmi dal sonno della
ragione e vedo che lei si oppose al mio desiderio e moderò le accese voglie giovanili con il suo aspetto dolce
ma crucciato per il mio meglio. La ringrazio di ciò ed anche per la sua saggia decisione che con il bel viso e
con gli sdegni soavi mi faceva pensare alla mia salvezza, benché ardente. Oh arti leggiadre ed i loro degni
effetti, l’uno(il poeta)opera con il canto e l’altra con il volto, io le ho procurato la gloria e lei ha suscitato in
me la virtù!

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Componimento 290: oh come procede il mondo! Adesso mi diletta e mi procura piacere quello che più
suscitò in me dispiacere(il rigore di Laura); adesso vedo e comprendo che provai tormento per arrivare alla
salvezza ed una breve guerra per la pace eterna. Oh speranza, oh desiderio sempre fallace e 100 volte più
fallace quelli degli amanti! Oh quanto sarebbe stato peggio se mi avesse accontentato colei che adesso
risiede nel cielo e che giace sottoterra! Ma l’amore cieco(perché irrazionale)e la mente sorda alla ragione mi
sviavano si che dovevo andare per viva forza là dove c’era la morte. Benedetta colei che volse il mio corso
verso un approdo più felice e che frenò l’empio desiderio che ardeva con caste lusinghe per non farmi
morire.
Componimento 291: quando vedo all’alba scendere dal cielo l’aurora con il volto rosa ed i capelli dorati,
amore mi assale e quindi io impallidisco e dico sospirando: lì ora c’è Laura. Oh felice Titone, tu conosci
bene l’ora in cui riavrai il tuo tesoro(=Aurora): ma che cosa devo fare io per recuperare il dolce
alloro(=Laura-Dafne)? Perché se la voglio rivedere bisogna che io muoia. Le vostre separazioni non sono
così crudeli perché almeno lei che non disdegna i tuoi capelli bianchi è solita tornare di notte: quella che ha
portato con sé tutti i miei pensieri e che non mi ha lasciato di sé altro che il suo nome rende tristi le mie notti
e oscuri i miei giorni.
Componimento 292: gli occhi dei quali parlai nelle mie rime così calorosamente e le braccia, le mani, i
piedi ed il viso che mi avevano diviso da me stesso e che mi avevano reso diverso dalle altre persone; le
crespe chiome di puro oro lucente ed il lampeggiare del sorriso angelico, che erano solito mostrare
l’immagine del paradiso in terra, sono adesso polvere insensibile. Ed io nonostante la sua morte vivo e del
mio vivere provo dolore e sdegno, sono rimasto senza la luce che amai tanto in uno stato di grande tempesta
e su una barca senza timone ed alberi. Ora questa sia la fine del mio produrre componimenti poetici: è secca
la vena dell’usuale ispirazione e la mia cetra è ormai rivolta in pianto.
Componimento 293: se io avessi pensato che le voci dei miei sospiri in rima fossero così gradite al pubblico
le avrei fatte, dal mio primo sospiro, in numero maggiore e con uno stile più elaborato. Ora che colei che mi
faceva poetare e che stava in cima ai miei pensieri è morta non posso, e non ho più una lima così dolce,
rendere soavi e chiare le mie rime ora aspre e cupe. E certamente ogni mio intento in quel tempo era
solamente di sfogare in qualche modo il cuore dolorante e non di acquisire fama. Cercai di piangere e non
cercai onore dal pianto: adesso vorrei ben piacere al pubblico ma quella nobile donna mi chiama dietro di sé
zitto e stanco.
Componimento 294: Laura era solita stare nel mio cuore bella e viva come una donna nobile sta in un luogo
umile e basso: ora io sono reso a causa della sua morte non soltanto mortale ma addirittura morto mentre lei
è beata in cielo. L’anima è stata spogliata e privata di ogni suo bene e l’amore è nudo e privo della sua
luce(=Laura), dovrebbero per la pietà rompere un sasso ma non esiste chi possa raccontare o scrivere del loro
dolore: perché piangono dentro la mia anima, luogo dove nessun orecchio riesce a sentire, se non il mio che
è ingombrato da tanto dolore che non ha più nulla da fare se non sospirare/piangere. Noi siamo davvero
solamente polvere ed ombra, il desiderio è davvero cieco ed insaziabile, la speranza è davvero fallace.
Componimento 295: i miei pensieri erano solito parlare fra loro soavemente del loro oggetto:- forse Laura
comincia a farsi pietosa e si pente di aver tardato tanto; forse ora parla di noi, o spera o teme.- Poiché
l’ultimo giorno e le ultime ore della sua vita hanno spogliato questa vita presente della sua presenza, ora
sente, vede e percepisce la nostra condizione dal cielo: non mi è rimasta altra speranza di lei. Oh miracolo
nobile, oh anima felice, oh bellezza senza pari severa e rara che subito è ritornata al luogo dal quale è uscita
per venire qui sulla terra! Lì riceve la corona di alloro e palma(=il premio)per il suo ben operare colei che la
sua grande virtù e la mia passione resero così famosa ed illustre nel mondo.
Componimento 296: ero solito accusarmi mentre ora mi scuso anzi la ritengo una cosa pregevole e la
ritengo decisamente più cara di allora, di essermi fatto rinchiudere nell’onorata prigione d’amore e di aver
ricevuto la dolce amara ferita che ho portato nascosta per molti anni. Parche invidiose, avete troncato così
presto il fuso che avvolgeva al mio laccio il filo soave e illustre della vita di Laura ed anche quello strale
dorato e raro(=sguardi di Laura)a causa del quale mi piacque la morte oltre ogni umano costume! Mi scuso
perché quando visse non ci fu mai nessuna anima così desiderosa di allegria, libertà e di vita da non essere

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disposta a cambiare la sua natura accettando di lamentarsi sempre per lei piuttosto che cantare per qualunque
altra donna, e di morire contenta per una tale ferita e di vivere avvinta in un tale nodo.
Componimento 297: due grandi nemiche si erano congiunte, bellezza ed onestà, con tanta concordia che
l’anima santa di Laura non percepì mai la loro ribellione da quando vennero a stare con lei(=dalla sua
nascita); e adesso sono sparse e divise a causa della morte: una, l’onestà, si trova nel cielo e si vanta e gloria
di ciò; l’altra, bellezza, si trova sottoterra che copre i begli occhi dai quali uscirono tante frecce amorose. I
soavi gesti, il saggio ed umile modo di parlare che derivava dall’alto intelletto e lo sguardo dolce che feriva il
mio cuore(ne conserva ancora il segno)sono spariti; e se tardo a seguirli forse accadrà che riuscirò a rendere
sacro ed immortale il bel nome nobile di Laura grazie a questa stanca penna.
Componimento 298: quando io mi rivolgo con la mente indietro a guardare gli ani che hanno, fuggendo,
disperso e reso vani i miei pensiero, ed hanno spento il fuoco nel quale arsi agghiacciando e finito la pace
piena di affanni, rotta la fede degli amorosi inganni(=dileguate le mie speranze amorose), e vedere farsi di
ogni mio bene(=Laura)unicamente due parti, una che sta in cielo e l’altra in terra, e perduto il guadagno dei
miei danni, io ritorno alla realtà e mi trovo così spogliato di tutto che io invidio ogni più misera condizione:
tale pietà e paura ho di me stesso. Oh mia stella, oh sorte, oh destino, oh morte, oh giorno che sei sempre per
me sia dolce che crudele(perché ha incontrato Laura che è però morta quel giorno=6 aprile)in che bassa
condizione mi avete posto!
Componimento 299: dove si trova il volto che con un suo piccolo ceno volgeva il mio cuore ora in questa
direzione ora in quell’altra? Dov’è il bello sguardo e le due stelle(=gli occhi)che diedero luce al corso della
mia vita? Dove si trovano il valore, la conoscenza ed il discernimento? Le parole accorte, oneste, umili e
dolci? Dove sono le bellezze che erano raccolte in lei che per lungo tempo fecero di me quello che volevano?
Dove si trova il nobile aspetto dell’umile volto che procurava pace e refrigerio all’anima stanca e al luogo
dove erano scritti tutti i miei sentimenti(=al volto)? Dov’è colei che ebbe in suo potere la mia vita? Quanto
manca al mondo infelice ed ai miei occhi che non saranno mai asciutti!
Componimento 300: quanto sono invidioso di te, terra avida, che abbracci colei la cui vista mi è
negata(=Laura)e mi nascondi l’aspetto del bel volto nel quale trovai pace per ogni mia guerra! Quanto sono
invidioso del cielo che racchiude ed imprigiona ed ha raccolto al suo interno con così tanta cupidigia lo
spirito diviso dalle belle membra e che raramente si apre per altre anime! Quanto sono invidioso di quelle
anime che adesso hanno come sorte di avere la sua santa e dolce compagnia che io ricercai sempre con tale
desiderio! Quanto sono invidioso della spietata e crudele morte che avendo spento la mia vita con la sua
morte sta nei suoi begli occhi senza chiamare me!
Componimento 301: valle che sei così piena dei miei lamenti(=Valchiusa), fiume che spesso cresci a causa
del mio piangere(=Sorga), bestie selvatiche, uccelli e pesci vagabondi che le due verdi rive racchiudono, aria
serena riscaldata dai miei sospiri, dolce sentiero che risulti essere così amaro, colle che quando Laura era
viva mi piacevi ma che ora mi procuri dolore dove amore mi conduce ancora per abitudine: riconosco in voi
la forma abituale ma non accade la stessa cosa in me, misero, che sono reso dimora di infiniti dolori. Da qui
vedevo Laura; e ora torno a vedere attraverso questo sentiero già battuto da me il luogo da dove ella è salita
al cielo nuda, lasciando sulla terra il suo bel corpo.
Componimento 302: il mio pensiero mi sollevò in visione nel luogo dove si trovava colei che io cerco e non
ritrovo qui sulla terra(=Laura): lì, fra le anime di coloro che il terzo cerchio di Venere racchiude, la rividi più
bella e meno distante. Mi prese per mano e mi disse:-sarai di nuovo insieme a me in questo cerchio, se non
sbaglio: io sono colei che ti diede tanta pena e morii prematuramente. La mia beatitudine non è
comprensibile da un intelletto umano: aspetto solo te ed il mio bel corpo che tu tanto amasti e che è rimasto
laggiù sulla terra.- deh perché tacque ed allargò la mano? Che ci mancò poco che io non rimanessi in cielo al
suono di quelle parole così pietose e caste.
Componimento 303: amore che al buon tempo in cui Laura era viva stavi con me fra queste rive, amiche dei
nostri pensieri, e procedevi ragionando con me e con il fiume per saldare le nostre antiche partite; fiori,
fronde, erbe, ombre, antri, onde, arie soavi, valli chiuse, colli alti e campi aperti, rifugio delle mie fatiche
amorose, delle mia tante e così gravi tempeste; oh vagabondi abitatori dei verdi boschi(=uccelli), oh ninfe,

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oh voi che il fresco fondo erboso del liquido cristallino nutre e nel quale dimorate(=pesci): i miei giorni
furono così luminosi, ora sono così foschi così come lo è la morte che li ha resi tali; così sulla terra la propria
sorte è fissata per ciascuno dal giorno in cui nasce.
Componimento 304: finché il cuore era consumato dai vermi d’amore ed ardeva nella fiamma amorosa, io
cercai attraverso monti disabitati e remoti le tracce disperse di una bestia vagabonda(=Laura); ed ebbi
l’ardire, componendo rime, di lamentarmi dell’amore e di colei che mi appariva così crudele: ma l’ingegno e
le rime erano inadeguate in quell’età giovanile ai pensieri amorosi nati da poco ed instabili. Quel fuoco è
morto(=è morta Laura ed il sentimento d’amore che mi suscitava)e lo copre un piccolo sasso di marmo: se
quel sentimento fosse andato avanzando fino alla vecchiaia(come è già successo in altre persone), armato di
rime, dalle quali oggi mi spoglio, poetando con uno stile maturo avrei fatto rompere e piangere di dolcezza le
pietre.

Componimento 305: la bella anima di Laura liberata dal quel corpo, la natura non riuscì più a crearne uno
più bello, dal cielo presta attenzione alla mia vita oscura che è spinta a piangere mentre prima(quando Laura
era viva) era avvolta in pensieri così lieti. Il desiderio dei sensi(l’errore amoroso)che mi rese un tempo aspro
e crudele il tuo aspetto, è uscito dal mio cuore: ormai lei completamente sicura della castità dei miei
sentimenti, rivolge a me gli occhi ed ascolta i miei sospiri. Guarda la grande rupe da cui nasce la Sorga e lì
vedrai un uomo(il poeta) che, stando da solo tra l’erba e l’acqua, si nutre solo del ricordo di te e del dolore.
Vuoi che abbandoni e lasci con lo sguardo il luogo dove il tuo corpo giace sepolto e dove nacque il nostro
amore(=Avignone)affinché tu non veda nei tuoi concittadini quello che non ti piacque quando eri viva(=l
corruzione).
Componimento 306: quel sole che mi mostrava il cammino favorevole(=Laura)per salire al cielo tramite
azioni che procurano gloria, ritornando a Dio, chiuse la mia luce e la sua prigione terrena(=il suo corpo)fra
pochi sassi: per la qual cosa io sono reso un animale selvatico che con i piedi erranti e stanchi conduco il
cuore pesante di dolore e gli occhi umidi per le lacrime e bassi nel mondo che è per me un deserto
montagnoso e scosceso. In questa condizione vado cercando in ogni luogo dove la vidi; e solamente tu che
mi tormenti, amore, vieni con me e mi mostri dove andare. Io non la trovo: ma vedo le sue orme sante tutte
rivolte verso la strada più elevata che conduce al cielo e lontane dalle acque infernali dell’Averno e dello
Stige.
Componimento 307: io pensavo di essere abbastanza abile nel volare con le ali dell’ingegno, non per la loro
virtù ma per quella di chi le apre(=amore), per sollevarmi ad un canto adeguato al bel nodo(=Laura)dal quale
la morte mi ha sciolto e con il quale ancora mi lega amore. Mi trovai rispetto all’opera più lento e fragile di
un piccolo ramo il cui gran fascio di fronde fa inclinare verso il basso e dissi:- cade chi prova a salire troppo
in alto né si fa bene da alcuno quello che il cielo nega.- non potrebbe mai volare una penna d’ingegno e
nemmeno uno stile grave o una parola, fino a dove volò la natura fabbricando il mio dolce legame(=Laura).
La seguì amore nell’adornarlo con cura così mirabile che io non ero nemmeno degno di vederla: ma ciò
accadde per mia fortuna.
Componimento 308: quella per amore della quale preferì la Sorga all’Arno(=Valchiusa alla Toscana)ed una
libera povertà alle ricchezze che asserviscono morendo tramutò in amaro le sue sante dolcezze delle quali io
vissi mentre ora mi consumo e mi smagrisco. Da allora ho riprovato più volte invano a dipingere in versi per
i posteri le sue bellezze affinché l’amino e l’apprezzino: e nemmeno riesco a rappresentare come se fosse
vivo il suo bel viso con il mio stile. I pregi che non furono mai di nessun’altra donna ma solo suoi, che
furono in lei così abbondanti come le stelle nel cielo, tuttavia ho l’ardire di abbozzare, ma solo uno o due: ma
dopo che giungo all’anima, la parte divina che fu un sole luminoso e di breve durata nel mondo, lì vengono
meno l’ardire, l’ingegno e l’arte.
Componimento 309: amore vuole che io dipinga e mostri a chi non lo vide il sublime e straordinario
miracolo che è Laura che apparve nel mondo durante il nostro tempo e non volle restarvi, che non appena ci
mostrò il cielo, subito se lo riprese per adornare i suoi cerchi stellati. Amore, che dapprima mi sciolse alla
poesia la lingua, dopo ha mille volte rivolto invano l’ingegno, il tempo, le penne, la carta e l’inchiostro
all’opera di celebrare Laura. Le rime non sono ancora giunte alla perfezione: lo vedo in me; e lo prova
benissimo chiunque sino ad oggi abbia scritto o parlato d’amore. Chi è in grado di giudicare rettamente ,

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apprezzi in silenzio la verità che vince ogni rima e poi sospiri:- dunque furono beati gli occhi di coloro che la
videro mentre era viva.-
Componimento 310: Zefiro, il vento dell’ovest, ritorna e porta con sé la primavera, e i fiori e l’erba, sua
dolce famiglia, e si lamenta Progne e piange Filomena, e la primavera candida e vermiglia. I prati ridono ed
il cielo si rasserena; Giove si rallegra di vedere sua figlia Venere(per le posizioni dei pianeti); l’aria, l’acqua
e la terra sono piene d’amore; ogni essere animato si ripropone d’amare. Ma per me, misero, ritornano i
sospiri più gravosi che estrae dal profondo del mio cuore colei che se ne portò via le chiavi al cielo; ed il
cantare degli uccellini ed il fiorire dei campi e vedere gli atti degni di ammirazione in belle donne oneste
sono per me immagini di un deserto e bestie solitarie e feroci.
Componimento 311: quell’usignolo, che piange così soavemente forse per i suoi figli o per la sua cara
moglie, riempie di dolcezza il cielo e le campagne con tante note così commoventi e magistrali, e sembra che
accompagni il mio pianto per tutta la notte e che mi rammenti la mia sorte crudele: perché io non posso
lamentarmi di nessun’altro se non di me stesso perché non credevo che la morte potesse regnare anche sugli
esseri divini(=Laura). Oh quanto è facile ingannare chi si ritiene certo! Chi avrebbe mai pensato di veder
farsi terra oscura quelle due belle luci che erano più luminose del sole? Adesso capisco che la mia sorte
crudele vuole che io, vivendo e lacrimando, impari come nulla quaggiù nella vita è piacevole e durevole.
Componimento 312: né attraverso il cielo sereno muoversi pianeti, né per un mare tranquillo barche
spalmate di pece, né per le campagne cavalieri armati, né per i boschi bestie festose ed agili; né notizie
recenti intorno ad un bene che si aspetta, né poetare d’amore con stili alti e oranti, né cantare dolcemente di
donne oneste e belle tra fontane luminose e verdi prati; né nessun altro riuscirà mai ad arrivare così nel
profondo del mio cuore così profondamente lo seppe seppellire colei che fu l’unica ad essermi specchio e
luce di perfezione. Il vivere è per me un’angoscia così gravosa e lunga che ne invoco la fine per il gran
desiderio di rivedere colei che sarebbe stato meglio non aver mai visto.
Componimento 313: è ormai passato il tempo, misero, durante il quale io vissi con tanta frescura in mezzo
al fuoco; è passata quella che io piansi e della quale scrissi ma mi ha lasciato la penna ed il pianto. E’ passato
il viso leggiadro e santo ma morendo mi ha lasciato impressi nel cuore i dolci occhi: nel cuore che mi
apparteneva ma che lei aveva avvolto nel suo bel mantello(=nel suo bel corpo), che la seguì quando morì.
Lei se lo portò sottoterra ed in cielo dove ora trionfa, ornata da una corona d’alloro che meritò per la sua
onestà mai vinta. Potessi essere così libero dal mio velo mortale(=dal mio corpo), che mi trattiene con forza
qui sulla terra, e potessi essere con loro fra le anime dei beati fuori dai sospiri!
Componimento 314: mente mia che era già pensosa e triste durante il tempo felice in cui Laura era ancora
viva perché presagivi i tuoi danni, cercavi così intensamente conforto ai tuoi affanni futuri nell’aspetto della
tua amata Laura, di fronte agli atti, alle parole, al viso, ai panni, alla mai vista prima pietà mista a dolore,
avresti potuto dire, se ti eri accorta di tutto: questo è l’ultimo dei miei anni dolci(=felici). Quale dolcezza fu
quella del nostro ultimo incontro, oh anima misera! Come ardevamo in quel momento in cui vidi gli occhi
che non avrei più rivisto, quando a loro, come ai due amici più fidati, partendo per l’Italia lascia in custodia
la più nobile parte di me ovvero i miei pensieri ed il mio cuore.
Componimento 315: tutta la mia età fiorita e verde(=la mia giovinezza)passava ed io sentivo già intiepidirsi
il fuoco dei sensi che fece ardere il mio cuore, ed ero giunto a quel punto della vita in cui l’arco da lei
rappresentata si accinge a scendere fino a cadere verso la sua fine ovvero la morte. La mia dolce nemica
cominciava già a rassicurarsi a poco a poco dei suoi sospetti e la sua dolce onestà trasformava in gioia le mie
pene acerbe. Era vicino il tempo in cui l’amore si incontra con la castità ed agli amanti è concesso di sedersi
insieme e dire cosa capita loro. La morte divenne invidiosa della mia condizione felice, anzi della mia
speranza; e gli si fece quindi incontro prima che potesse realizzarsi come un nemico armato.
Componimento 316: era ormai arrivato il tempo di trovare pace o almeno tragua alla guerra amorosa che
durava da tanti anni, e forse ero sulla buona strada, se non fosse che la morte, che pareggia le disuguaglianze
umane, rivolse indietro i miei passi lieti: poiché, come la nebbia si dilegua al vento, così rapidamente finì la
vita di colei che mi guidò con i suoi begli occhi e che ora devo seguire con il pensiero. Avrebbe dovuto
attendere poco perché il passare degli anni e l’imbiancarsi dei capelli facevano cambiare le abitudini:

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cosicché non sarebbe stato sospetto il mio parlare con lei del mio male amoroso. Con che sospiri onesti le
avrei detto delle mie lunghe fatiche che ora vede, ne sono sicuro, dal cielo e se ne addolora insieme a me!
Componimento 317: amore mi aveva mostrato un rifugio sicuro per la mia lunga e torbida per la sensualità
della passione tempesta negli anni dell’età matura e casta che si spoglia dai vizi e si veste di onore e di virtù.
Il mio cuore e la profonda fedeltà già trasparivano ai begli occhi non più molesti verso di loro. Ahi, morte
malvagia, come sei veloce a spezzare in così poco tempo il frutto di tanti anni! Restando in vita si sarebbe
giunti ad una situazione per cui avrei deposto parlando l’antico peso dei miei dolci pensieri in quelle caste
orecchie; e forse essa mi avrebbe risposto qualche santa parola sospirando essendo cambiati i volti ed il
colore dei capelli a noi due.
Componimento 318: alla vista della caduta di una pianta divelta come quella che viene estirpata dalla spada
o dal vento spargendo a terra le sue fronde e mostrando al sole la sua nuda radice, vidi un’altra pianta che
amore scelse ad oggetto dei miei pensieri e Calliope e Euterpe(=le muse)come soggetto dei miei canti; che
mi avvinse il cuore e lo fece diventare sua dimora come l’edera che si avvolge lungo un tronco o un muro.
Quel vivo lauro dove erano solito annidarsi gli elevati pensieri ed i miei sospiri ardenti di passione che non
smossero mai nemmeno una fronda dei bei rami, trasportato al cielo, lasciò le radici in quella sua dimora
fidata per la qual cosa con accenti gravi di dolore c’è ancora chi la invoca ma non c’è più colei che risponde.
Componimento 319: i miei giorni sono più veloci a fuggire come l’ombra di alcun cervo e non videro un
bene che durasse più di un batter d’occhio e poche serene delle quali conservo nella mente un ricordo dolce
e amaro. Misero mondo instabile e superbo, è completamente cieco chi ripone la sua speranza in te: perché il
cuore mi fu tolto nel mondo ed ora lo tiene con se colei che è già diventata terra e che non congiunge osso
con nervo. Ma la sua anima che vive ancora e che vivrà per sempre nell’Empireo mi fa innamorare delle sue
bellezze sempre di più; e procedo la mia vita mentre i capelli mi si fanno bianchi pensando solamente a come
è oggi ed in quale parte del cielo dimora e a vedere come si è ridotto il suo corpo un tempo leggiadro.
Componimento 320: risento la mia brezza che ero solito sentire in passato e vedo apparire di nuovo i dolci
colli dove nacque il bel lume(=laura)che tenne i miei occhi finché lo volle Dio desiderio e lieti mentre ora li
tende tristi e molli di pianto. Oh vane speranze, oh pensieri folli! L’erba è vedova dei fiori e le acque sono
torbide, il luogo in cui visse è vuoto e freddo nel quale io vivo mentre avevo desiderato giacervi morto
sperando alla fine di ricevere un qualche conforto dalla mie tante fatiche da parte dei soavi piedi e dei suoi
begli occhi. Ho servito un signore crudele ed avaro(=amore): arsi fino a quando ebbi viva davanti agli occhi
Laura che era il mio fuoco ed adesso procedo piangendo la sua cenere sparsa.
Componimento 321: è questo il nido in cui la mia fenice(=Laura) mise le piume dorate e viola che tenne
sotto le sua ali il mio cuore e che ne trae ancora fuori parole e sospiri? Oh prima origine del mio dolce male,
dove si trova il bel viso dal quale provenne quella luce che mi mantenne vivo e lieto finché arse? Eri unica in
terra; ora sei felice in cielo. E mi hai lasciato qui abbandonato al punto che pieno di dolore ritorno sempre al
luogo che è stato consacrato da te e che io onoro e venero; vedendo addensarsi una notte oscura intorno ai
colli dai quali prendesti l’ultimo volo verso il cielo e dove i tuoi occhi erano soliti fare giorno.
Componimento 322: i miei occhi non vedranno mai senza lacrime con le facoltà dell’animo(=intelletto e
sentimento)tranquille quelle rime nelle quali sembra che sfavilli amore e che la pietà di suo pugno le abbia
costruite. Spirito mai vinto nelle umane battaglie che ora dal cielo infondi così tanta dolcezza da aver
ricondotto le mie rime sviate al loro tipico stile dolce dal quale la morte le aveva allontanate: credevo di
mostrarti un altro lavoro(=Africa)scaturito dall’ingegno che mi permise di ricevere da poco la laurea poetica;
ma quale crudele destino ci tolse l’uno all’altro, o mio nobile tesoro(=Laura e Giacomo)? Chi
prematuramente ti nasconde a me e mi vieta di vederti, te che sono in grado di vedere con il cuore e che
onoro con le mie parole e in te, dolce sospiri, dove la mia anima trova quiete?
Componimento 323: un giorno mentre stavo alla finestra dalla quale vedevo tante e meravigliose cose al
punto che ero quasi stanco al solo guardarle, mi apparve una bestia con il volto di donna dal cammino destro
della virtù, tanto bella da far ardere Giove, cacciata da due veltri, uno di colore bianco ed uno nero(solo il
giorno e la notte che indicano l’incalzare del tempo); che mordevano entrambi i fianchi della nobile bestia in

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maniera così forte che in poco tempo la condussero al varco dove la morte immatura vinse la grande bellezza
chiudendola in una tomba: e la sua sorte crudele mi fece sospirare.
Quindi vidi in alto mare una nave con le sartie di seta e la vela d’oro(capelli di Laura), tutta formata
d’avorio(volto)e d’ebano(ciglia); il mare era tranquillo e la brezza era dolce, il cielo era sereno come quando
nessuna nuvola lo copre e la nave era carica di ricche ed oneste merci(le virtù di Laura): poi un’improvvisa
tempesta(peste del 1348)proveniente da oriente turbò l’aria ed il mare al punto tale da far sbattere la nave
contro uno scoglio. Oh che profondo dolore! In poco tempo furono sommerse le alte ricchezze che non erano
seconde a nessuno e che ora sono nascoste nel poco spazio del sepolcro.
In un recente boschetto(Valchiusa)fiorivano i santi rami di un lauro giovane e senza nodi che sembrava uno
degli alberi del paradiso terrestre; e dalla sua ombra uscivano canti così dolci di variopinti uccelli e tanti altri
diletti che mi avevano del tutto estraniato dal mondo; e mentre lo fissavo intensamente il cielo intorno
cambiò e, tenebroso a vedersi, lo colpì con un fulmine e subito sradicò quella pianta felice dalla sua radice:
per la qual cosa la ma vita è triste perché una simile pianta non si ritroverà mai.
In quello stesso bosco nasceva una limpida fonte da un sasso e spargeva acque fresche e dolci mentre
mormorava soavemente; né pastori né bifolchi si avvicinavano al bel luogo nascosto, ombroso e scuro ma
soltanto ninfe e muse che adattavano il loro canto a quel mormorio: lì mi sedetti; e quando ricavavo più
dolcezza da quel concerto e da quello spettacolo, vidi aprirsi una voragine che si portò con sé la fonte ed il
luogo circostante: per la qual cosa provo ancora dolore e mi sgomento anche solo del ricordo di quell’evento.
Vedendo io una rara fenice con ambedue le ali di colore viola ed il capo dorato, in un primo tempo pensai di
vedere un essere angelico ed immortale, fino a quando la vidi giungere all’alloro che era stato divelto ed alla
fonte che era nascosta dalla terra: ogni cosa corre velocemente verso la sua morte; perché, guardando le
fronde sparse in terra ed il tronco spezzato e quell’acqua fresca ormai secca, rivolse il becco verso se stessa
quasi sdegnando di vivere ed in un momento sparì: per la qual cosa mi arse il cuore di pietà e d’amore.
In fine vidi in mezzo ai fiori ed all’erba una donna così leggiadra e bella che procedeva pensosa che non
posso mai pensarci senza ardere e tremare: umile in sé per sé ma superba contro amore; ed aveva indosso
una gonna candida(simbolo di castità)tessuta in modo tale da sembrare oro e neve; ma le parti superiori(=il
capo)erano avvolte da una nebbia oscura: dopodiché punta nel tallone da un piccolo serpente, come un fiore
appena colto languisce, morì lieta nonché sicura della vita che l’attendeva. Ahi, nulla se non il pianto dura in
questo mondo!
Canzone tu puoi ben dire:-queste sei visioni hanno suscitato nel mio signore(=poeta)un dolce desiderio di
morire.
Componimento 324: amore, quando fioriva la mia speranza e quella di ottenere un premio mi è stata tolta
colei dalla quale mi aspettavo di ricevere pietà.
Ahi morte spietata, ahi vita crudele! L’una(morte)mi ha posto in una condizione di dolore ed ha spento
immaturamente le mie speranze; l’altra(vita)mi tiene quaggiù sulla terra contro la mia volontà e non posso
seguire colei che se ne è andata al cielo se lei non lo consente. Ma comunque la mia signora è sempre
presente seduta nel mezzo del mio cuore e solamente lei è in grado di vedere quale sia la mia vita.
Componimento 325: non posso tacere ma temo che la mia lingua consegue l’effetto contrario rispetto a ciò
che il cuore desidera che vorrebbe fare onore alla sua signora che dal cielo ci ascolta. Come posso io, se tu
amore non mi insegni, uguagliare con parole mortali le opere divine(=le bellezze di Laura)ed i pregi che
sono nascosti dalla sua profonda umiltà raccolta in se stessa? La nobile anima aveva risieduto per poco
tempo nella bella prigione(corpo), dalla quale adesso è liberata, quando mi accorsi di lei per la prima volta:
perciò, essendo la primavera di quell’anno e della mia vita, corsi subito a raccogliere dei fiori nei prati lì
intorno sperando di piacerle così adornato.
I muri erano bianchi come l’alabastro, il tetto d’oro, la porta d’avorio e le finestre di zaffiro dalle quali uscì il
primo sospiro che mi giunse al cuore e che giungerà fino all’ultimo: da lì uscirono i messaggeri di amore
armati di saette e di fuoco cosicché io ripensando a loro coronati d’alloro in segno di vittoria tremo di paura
proprio come se fosse ora. Si poteva vedere nel mezzo un sedile sublime(=cuore)fatto di un bel diamante

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quadrato(quindi perfetto)sempre integro dove sedeva da sola la signora(=l’anima, signora del corpo): di
fronte c’era una bella colonna cristallina sulla quale era scritto ogni pensiero e da fuori traspariva così
chiaramente da rendermi lieto e spesso triste.
Mi vidi raggiunto dalle armi pungenti, ardenti e lucide e dalla vittoriosa insegna verde(=il lauro)contro cui in
battaglia perdono Giove, Apollo, Polifemo e Marte là dove il pianto è sempre fresco e si rinnova sempre; e
non potendo aiutarmi mi lasciai condurre prigioniero dove ora non so né la via né il modo di uscire. Ma così
come un uomo che alle volte piange e contemporaneamente vede una cosa che attira con piacere gli occhi ed
il cuore, allo stesso modo io cominciai a guardare colei per la quale io sono in prigione e che fu, finché visse,
l’unica cosa perfetta che stava ad un balcone con tanto desiderio da dimenticarmi di me stesso e del mio
male.
Io ero sulla terra mentre il mio cuore era in paradiso, dimenticando dolcemente ogni altra preoccupazione e
sentivo farsi la mia viva figura di marmo per lo stupore e riempirsi di meraviglia quando una donna molto
presta nell’operare e sicura delle sua azioni, molto matura ma dal viso giovane, vedendomi dal mio volto e
dai miei occhi così intento a fissare Laura, disse:” di me, di me fidati perché sono di potere maggiore di
quanto tu non creda; e sono in grado di rendere tristi e felici in un attimo gli uomini, sono più leggera del
vento e governo e rivolvo tutte quello che vedi nel mondo. Tieni pure gli occhi fissi verso quel sole che è
Laura ma intanto presta ascolto a queste mie parole.
Il giorno in cui costei nacque i pianeti che producono effetti benigni su voi mortali si trovavano in luoghi alti
ed eletti(=erano in una posizione dominante del cielo)congiunti felicemente uno verso l’altro: Venere e suo
padre Giove tenevano in aspetti favorevoli le parti più elevate e favorevoli ed i pianeti malvagi(Saturno e
Marte)erano spariti quasi completamente dal cielo. Mai prima di allora il sole diede inizio ad un nuovo
giorno così bello: l’aria e la terra si rallegravano e le acque erano calme nei mari e nei fiumi. Fra tenti pianeti
favorevoli una nuvola lontana mi dispiacque: temo che quella si risolverà in pianto se la pietà non muterà il
corso del cielo.
Non appena ella venne nella vita terrena, che a dire la verità non fu degno di averla, cosa straordinaria a
vederla, già santa e dolce benché giovane, sembrava una candida perla racchiusa in oro puro; e procedendo
ora carponi ora a passi incerti, rendeva verde il legno, chiara l’acqua, molle la terra o il sasso e fresca e
rigogliosa con i palmi delle mani o dei piedi l’erba, e faceva fiorire le campagne grazie ai suoi begli occhi, e
calmava le tempeste ed i venti con parole ancora incerte proprie di una lingua che si stia ancora svezzando:
mostrando chiaramente al mondo cieco e sordo quanta grazie celeste ci fosse già in lei.
Dopo, crescendo in età ed in virtù, giunse alla terza età durante la quale la bellezza fiorisce, io credo che io
sole non abbia mai visto tanta grazia e bellezza: gli occhi erano pieni di letizia e di onestà ed il parlare di
dolcezza e di salvezza. Tutte le lingue sono mute nel dire in rima le cose che solamente tu conosci(=le sue
doti). Ha il volto così splendente di raggi celesti che il vostro sguardo mortale non può soffermarsi su di lui;
ed hai il cuore così pieno di fuoco generato da quella sua bella prigione terrena(=suo corpo)che nessun altro
arse mai così dolcemente: ma mi sembra che la sua partenza improvvisa presto sarà motivo di vita amara per
te.”
Detto questo, si rivolse verso la sua ruota che gira senza sosta nella quale fila lo stame della nostra vita,
indovina triste e certa dei miei danni: perché dopo non molti anni, oh mia canzone, la morte crudele e
maligna che non avrebbe potuto uccidere un corpo più bello fece spegnere colei per la quale io ho un
desiderio così acuto di morire.
Componimento 326: oh morte crudele, ora hai dimostrato il massimo della tua potenza; ora hai impoverito
il regno d’amore; ora hai spento e chiuso in una piccola fossa il fiore e la luce della bellezza; ora hai
spogliato la nostra generazione e l’hai privata di ogni ornamento e del suo sommo onore: ma la fama ed il
valore che non muoiono mai non sono in tuo potere: che tu abbia le ossa nude(=prive dell’anima): perché
l’altra parte, lo spirito, lo possiede il cielo e si rallegra e si gloria del suo splendore quasi maggiore di quello
di un bel sole e sarà sempre ricordata nel mondo dalle persone buone. Oh angelo nuovo, lassù in cielo la
pietà di me vinca il vostro cuore così altamente vittorioso come la vostra bellezza vinse il mio in terra.

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Componimento 327: la morte che spopola tutto il mondo ha tolto l’aria, l’odore, il refrigerio e l’aspetto
fiorente del dolce lauto che è luce e riposo per la mia stanca vita. Come a noi mortali sparisce la vista del
sole se la sua sorella luna lo copre d’ombra, così la mia nobile luce è sparita dai miei occhi, io chiedo aiuto
alla morte contro la morte(=chiedo alla morte di farmi morire)poiché amore mi riempie di pensieri così tetri.
Mia bella signora, hai dormito un breve sonno: ora ti sei svegliata tra gli spiriti eletti dove l’anima sprofonda
nella visione del suo creatore; e se le mie rime possono fare qualche cosa, qui in terra sarà consacrata la tua
memoria in eterno fra i nobili intelletti dei sapienti.
Componimento 328: l’ultimo, misero, dei miei giorni allegri, che ho visto in numero decisamente esiguo
durante questa mia breve vita, era arrivato ed il cuore era diventato come neve tiepida forse presagendo i
futuri giorni tristi e neri. Come un uomo che ha già i polsi, i nervi ed i pensieri malfermi perché sta per essere
assalito dalla febbre frequente, così mi sentivo io non sapendo quanto veloce sarebbe arrivata la fine dei miei
beni imperfetti. I begli occhi di Laura che adesso in cielo erano splendenti e felici grazie alla luce dalla quale
piovono vita e salvezza, lasciando i miei occhi miseri sulla terra, disse loro con faville oneste e
straordinarie:-restate in pace, oh cari amici, non ci rivedremo più sulla terra ma altrove(=paradiso).
Componimento 329: oh giorno, oh ora, oh ultimo momento, oh stelle cospiranti a renderlo povero! Oh
sguardo fidato che non mente, che cosa volevi dirmi nel momento io cui io partivo per non essere più
contento? Adesso riconosco i miei danni, adesso ritorno in me: perché io credevo(ahi credenze inconsistenti
e senza fondamento!)di perdere, partendo, la vista di Laura non per sempre ma solo per la durata del viaggio;
quante speranze porta con sé il vento senza attuarle! Perché già il contrario era stato stabilito in cielo ovvero
di spegnere l’almo mio lume del quale io vivevo e questo progetto era scritto e visibile nel suo aspetto
dolcemente amaro; ma davanti agli occhi mi era stato posto un velo in modo da non farmi vedere ciò che io
in realtà vedevo per rendere così la mia vita immediatamente ed improvvisamente più triste.
Componimento 330: quel bello, dolce, caro, onesto sguardo sembrava dire:-prendi di me ciò che puoi
perché non mi rivedrai mai più qui sulla terra dopo che avrei mossi i piedi lenti a muoversi da questo luogo.-
Intelletto più veloce di un leopardo ma pigro nel prevedere i tuoi dolori, come facesti a non vedere nei suoi
occhi ciò che vedi ora(=i segni della morte), per la qual cosa io mi struggo di dolore ed ardo? Sfavillando
silenziosi più del solito dicevano:- oh luci amiche che per lungo tempo vi specchiaste in noi con tale
dolcezza, il cielo ci aspetta: a voi sembrerà troppo presto; ma chi ci legò qui dissolve il nodo mentre vuole
che il vostro si prolunghi ancora per farvi soffrire.-
Componimento 331: ero solito allontanarmi da Laura che è la fonte della mia vita ed andare cercando nuovi
mari e terre non per mia volontà ma seguendo il mio destino; e sempre andai, questo aiuto mi diede amore, in
quegli esili, tanto amari quanto amore poté vedere, nutrendo il mio cuore con i ricordi e la speranza. Adesso,
stanco, alzo le mani e rendo le armi alla mia sorte spietata e violenta che mi ha privato di una speranza così
dolce. Mi rimane solo il ricordo e nutro il grande desiderio di rivederla solo di questo: perciò l’anima viene
meno fragile e digiuna.
Come un corriere che non ha più la possibilità di cibarsi deve per forza rallentare la sua corsa in quanto viene
meno il vigore che lo faceva andare veloce, nello stesso modo, venendo a mancare alla mia vita quel caro
nutrimento(speranza)nel quale affondò i denti colei che spopola il mondo e rende mesto il mio
cuore(=morte), di ora in ora mi diventa acerbo il dolce e molesto il piacere perciò spero di non finire il
cammino seppur così breve della mia vita e nello stesso tempo temo che ciò avvenga. Io che sono nebbia e
polvere trasportata dal vento fuggo per non dover più essere un pellegrino sulla terra: e così sia se questo è il
mio destino.
Non mi piacque mai questa vita mortale(lo sa amore con il quale spesso ne parlo)se non per lei che fu la luce
della vita mortale e di me: dopo che quello spirito grazie al quale io vissi morì sulla terra per rinascere in
cielo, il mio massimo desiderio è di seguirlo morendo(se fosse una cosa lecita). Ma io ho sempre buoni
motivi per dolermi perché fui disattento a provvedere al mio futuro benché amore mi mostrò sotto gli occhi
di Laura per consigliarmi diversamente: perché ci sono persone che morirono tristi e sconsolate che se
fossero morte poco prima lo avrebbero fatto lietamente.

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Negli occhi di Laura dove era solito abitare il mio cuore, fino a quando il mio destino crudele non invidiò
quella condizione e quindi lo bandì da una dimora così ricca, amore aveva scritto di suo pugno con lettere
pietose quello che sarebbe accaduto presto del mio lungo procedere desiderando. Sarebbe stato bello e dolce
morire nel momento in cui con la mia morte non sarebbe morta anche la mia vita(=Laura)e sarebbe
sopravvissuta solo la parte migliore di me: ora la morte ha disperso le mie speranze, e poca terra nasconde il
mio bene(=Laura)ed io continuo a vivere; e non riesco mai a pensare a questa cosa sena trema di sdegno e
dolore. Se il mio poco intelletto fosse stato con al momento del bisogno e un altro desiderio non lo avesse
rivolto altrove sviandolo, io sarei riuscito a leggere nel volto della mia signora:-sei giunto alla fine di ogni
tua dolcezza e sei all’inizio della tua grande amarezza.- Comprendendo questa cosa, liberatomi dolcemente
davanti a lei del mio corpo mortale, e di questa carne noiosa e grave(dei suoi dolori e dei suoi pesi), avrei
potuto precederla e vedere mentre le preparavano il suo seggio nel cielo: adesso la seguirò ma oramai
incanutito.
Oh canzone, se trovi un uomo che vive il suo stato di innamorato riposatamente, digli:- muori mentre sei
felice perché la morte in un buon punto non è un dolore ma un rifugio e chi può morire in una buona
condizione non aspetti.-
Componimento 332: la mia sorte benigna ed il mio vivere lietamente, i giorni sereni e le notti tranquille, i
sospiri soavi e lo stile dolce che era solito risuonare in versi, trasformati improvvisamente in dolore ed in
pianto mi fanno odiare la vita e desiderare la morte.
Morte crudele, acerba ed inesorabile mi dai motivo di non essere felice mai più ma di condurre tutta la mia
vita piangendo e passare i giorni in modo oscuro e le notti nel dolore. I miei sospiri gravosi non possono
essere espressi in poesia ed il mio duro martirio supera ogni gradazione di stile.
A che cosa è ridotto il mio stile amoroso? A parlare d’angoscia e di morte. Dove sono i versi e dove sono
giunte le rime che ogni cuore nobile ascoltava pensoso e lieto; dov’è il fantasticare circa l’amore che facevo
di notte? Adesso io parlo e penso solamente cose dolorose.
Un tempo il pianto fu per me così dolce quando era unito al desiderio di rivederla che condiva di dolcezza
ogni stile aspro e mi faceva vegliare tutte le notti: adesso il piangere mi è più amaro della morte poiché non
spero di rivedere mai più lo sguardo onesto e lieto che è stato l’alto soggetto per le mie rime di scarso valore.
Amore pose alle mie rime un chiaro bersaglio dentro ai begli occhi di Laura, ora lo ha posto nel pianto
facendomi ricordare con dolore il tempo felice: per la qual cosa io vado cambiando il mio stile unitamente ai
miei pensieri e prego più volte te, oh pallida morte, di sottrarmi a queste notti così penose.
Il sonno è fuggito dalle notti crudeli e l’abituale armonia è fuggita dalle rime che adesso sono roche e che
non sanno parlare d’altro che della morte, in questo modo il mio canto si è convertito in pianto. Nel regno
d’amore e quindi tra i poeti suoi sudditi non ce n’è uno che abbia uno stile mutevole come il mio che adesso
è tanto triste quanto prima era lieto.
Nessuno visse mai in uno stato più felice del mio, adesso nessuno vive i suoi giorni e le sue notti in maniera
più triste della mia; e raddoppiando il dolore raddoppia lo stile che prende dal cuore rime che fanno così
piangere. Ho vissuto di speranza ed ora vivo solamente di pianto e contro la morte spero solamente nella
morte(contro la morte di Laura spero soltanto di poter morire anche io).
La morte mi ha ucciso e solamente la morte può permettermi di rivedere quel viso felice che mi faceva
piacere i sospiri ed il pianto, l’aria soave(dei sospiri) e la pioggia(delle lacrime) che ne derivavano nelle mie
veglie, quando io tessevo in rime gli alti pensieri mentre amore sollevava il mio stile debole.

Se potessi avere adesso uno stile che suscita pietà al punto da poter togliere la mia Laura alla Morte come
Orfeo strappò la sua Euridice grazie ad un canto senza rime, io vivrei più felice che mai! Se questa cosa non
può avvenire, che una di queste notti chiuda definitivamente queste due fonti di pianto che sono i miei occhi.
Amore io ho pianto per moltissimi anni il mio grave danno(morte di L.)con uno stile doloroso e da te non
spero di ricevere notti meno crudeli; perciò ho pregato la morte affinché mi tolga da qui per rendermi felice
nel posto dove si trova colei per la quale canto e piango in rima.

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Se le mie stanche rime possono andare così in alto, che raggiungano colei che si trova al di fuori della rabbia
e del pianto(=che è beata in paradiso),e che adesso rende felice il cielo con la sua bellezza, che riconoscerà
benché mutato lo stile che forse le piacque già prima che la morte le desse il perpetuo giorno luminoso del
paradiso e a me desse notti fosche.
Oh voi innamorati che sospirate ancora sperando in notti più felici, che ascoltate o scrivete poesie d’amore,
pregate affinché la morte non sia più sorda alle mie richieste, rifugio dalle miserie e fine del pianto; che
modifichi per una buona volta la sua antica consuetudine(di non ascoltare chi la supplica) che rende triste
ogni persona e che potrebbe rendermi così felice.
Mi può rendere felice in una o in poche notti: e prego con uno stile aspro e in rime angosciose che il mio
pianto possa terminare nella morte.
Componimento 333: andate, rime dolenti, al crudele sepolcro che nasconde in terra il mio caro tesoro, una
volta lì chiamate colei che risponde dal cielo(=Laura)benché il suo corpo mortale si trovi in un luogo oscuro
e basso. Ditele che io sono già stanco di vivere e del navigare attraverso queste onde pericolose; ma
raccogliendo le sue fronde sparse la seguo anche se molto lentamente, parlando in rima solo di lei sia da viva
che da morta, anzi sempre viva e resa adesso immortale affinché il mondo la conosca e l’ami. Le piaccia di
essere pronta ad assistermi al momento del mio trapasso che ormai è vicino; mi venga incontro e, tale qual è
il cielo, mi tragga e mi chiami a sé.
Componimento 334: se l’amore onesto può meritare un premio e se la pietà può come era solita potere(=ha
lo stesso potere di un tempo), allora avrò un premio perché la mia fede alla mia signora ed al mondo appare
più chiara del sole. Già sospettosa di me, ora sa(non solo crede)che quella stessa cosa che desidero sempre è
stata desiderata; e se lei quando era viva sentita le mie parole e vedeva il mio volto adesso vede l’animo ed il
cuore(nella mia interiorità). Perciò io spero che persino in cielo si addolori dei miei tanti sospiri e dimostri
questa cosa tornando in visione da me così piena di pietà; e spero che quando il mio corpo verrà deposto lei
sarà ad accogliermi insieme alle anime beate che sono vere amiche di Cristo e dell’onestà.
Componimento 335: già vidi tra mille donne una la cui vista mi provocò una paura amorosa nel cuore,
guardandola non attraverso le false immagini della mia immaginazione ma nella realtà uguale nell’aspetto
agli spiriti celesti. Non c’era nulla di terreno o di mortale in lei così come era preoccupata solamente delle
cose del cielo e di nient’altro. L’anima che arse e agghiacciò così spesso per lei desiderosa di seguirla aprì
entrambe le ali. Ma lei era troppo in alto per il mio peso terrestre e poco dopo uscì completamente dalla mia
vista: pensando a questa cosa ancora mi paralizzo ghiacciato. Oh finestre belle, alte e lucide da dove trovò il
modo di entrare in un corpo così bello colei che rattrista molta gente(=morte)!
Componimento 336: mi ritorna alla mente, anzi è dentro di essa, colei che non può essere scacciata da lì da
nessun oblio(=Laura)con lo stesso aspetto di quando la vidi nella sua giovinezza tutta accesa dai raggi del
suo pianeta(=Venere). Nel mio primo incontro la vedo così onesta e bella, raccolta su se stessa e così umile e
schiva che grido:-è proprio lei; è ancora viva-, e le chiedo in dono di parlarmi. Talvolta risponde e talvolta
non dice una parola. Io come un uomo che sbaglia e dopo giudica più rettamente dico alla mia mente:- tu sei
stata ingannata. Tu sai bene che all’ora prima del giorno 6 aprile 1348 quell’anima beata uscì dal corpo.
Componimento 337: quel mio dolce lauro che in odore ed in colore superava l’odorifero e luminoso oriente,
ed i suoi frutti, i suoi fiori, le sue erbe e le sue fronde(cosicché l’occidente aveva il canto di ogni eccellenza
rara), quel lauro dove era solita abitare ogni bellezza ed ogni virtù ardente, vedeva sedersi onestamente alla
sua ombra il mio signore(amore)e la mia dea(Laura). Anche io rivolsi il nido dei pensieri eletti in
quell’anima vivificatrice; e tremando ed ardendo nel fuoco e nel gelo, fui molto felice. Il mondo era pieno
delle sue virtù perfette quando Dio la tolse dalla terra per adornare il cielo: ed era una creatura da lui.
Componimento 338: morte, hai lasciato senza sole(=Laura)il mondo oscuro e freddo, l’amore cieco ed
inerme, la leggiadria senza attrattive, le bellezze deboli me sconsolato e di peso a me stesso, hai messo la
bando la cortesia ed in fondo l’onestà. Io solo mi addoloro e non solo io ho da dolermi, perché hai divelto
l’insigne germe della virtù: spento il maggior pregio del mondo, quale sarà il secondo? L’aria, la terra ed il
mare dovrebbero compiangere la stirpe umana perché senza Laura è come un prato senza fiori o come un

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anello senza gemma. Il mondo non la conobbe mentre l’ebbe qui sulla terra: la conobbi io, che rimasi qui in
terra a piangere, ed il cielo, che adesso si abbellisce del mio pianto.
Componimento 339: conobbi, per quanto il cielo mi aprì gli occhi, per quando lo studio e l’amore
innalzarono le ali del mio ingegno, cose straordinarie e leggiadre ma mortali che ogni astro riversò in un solo
soggetto: le altre numerose bellezze sublimi, così eccezionali e inconsuete, celestiali ed immortali, poiché
non furono uguali alla portata del mio intelletto, la mia debole vista non le poté sopportare. Perciò tutto
quello che io dissi o scrissi di lei, che ora ricambia le mie lodi con preghiere davanti a Dio, fu solo una
piccola goccia di un abisso infinito: perché la penna non si estende oltre l’ingegno; e per quanto un uomo
tenga gli occhi fissi al sole, quanto più questo splende tanto meno riesce a vedere.
Componimento 340: mio caro dolce e prezioso tesoro che la natura mi tolse e che il cielo conserva per me,
come mai la tua pietà verso di me è così lenta a manifestarsi, oh consueto conforto della mia vita? In passato
solevi rendere il mio sonno degno almeno delle tue apparizioni ed ora tolleri che io arda senza alcun
refrigerio: e chi lo ritarda? Eppure lassù in cielo non ci sono né l’ira né lo sdegno: a causa dei
quali(sentimenti di ira e sdegno)in terra alle volte un cuore buono e pietoso si nutre di tormenti altrui così
che amore è vinto nel suo regno(=nel cuore dell’amata). Tu che sei in grado di vedere nella mia interiorità e
che senti il mio malessere e che sola puoi porre fine a tanto dolore, acquieta i miei lamenti con la tua
apparizione.
Componimento 341: deh quale essere pietoso, quale angelo è stato così pronto a riferire lassù nel cielo il
mio lamento? Che nuovamente sento tornare come solevo la mia signora con quel suo atteggiamento dolce
ed onesto per acquietare il mio cuore misero e mesto, così piena di umiltà e così vuota d’orgoglio e insomma
tale da farmi ritogliere dalla morte e quindi io vivo ed il vivere non è più una cosa fastidiosa per me. Beata è
lei che può rendere beati gli altri con il suo aspetto o con le sue parole intese soltanto da noi due:- mio caro
fedele, mi dispiace molto per te, ma io fui così rigida con te soltanto per il nostro bene,- dice e cose che
sarebbero in grado di far fermare il sole.
Componimento 342: nutro il mio cuore spossato con il cibo del quale amore, il mio signore, abbonda
sempre ovvero lacrime e dolore, e spesso tremo ed impallidisco pensando alla sua ferita profonda ed aspra.
Ma colei che non fu sopravanzata, pareggiata o superata quando visse, appare nel letto in cui io sono
sofferente con un aspetto tale che io ho appena l’ardire di guardarla e si siede con atteggiamento pietoso sulla
sponda. Con quella mano che ho tanto desiderato mi asciuga gli occhi e con le sue parole mi infonde così
tanta dolcezza quanta mai non ne sentì uomo mortale. Dice:-a che giova la sapienza a chi si dispera? Smettila
di piangere: non mi hai forse già pianta abbastanza? Così se fossi ora vivo come io sono morta!”
Componimento 343: ripensando a quello sguardo soave che oggi fa onore al cielo, al chinarsi della testa
bionda, al volto, a quella voce angelica e modesta che mi riempiva di dolcezza e che oggi mi addolora, ho
grande meraviglia del fatto che io sia ancora vivo: e non vivrei più se, colei la quale lasciò in dubbio se fu
più bella o onesta, non fosse così sollecita a salvarmi apparendomi in sogno verso l’alba. Oh che accoglienze
dolci, caste e pie; e come attentamente ascolta e fissa nella memoria la lunga storia delle mie sofferenze!
Quando il giorno luminoso sembra percuoterla, se ne torna in cielo perché conosce tutte le vie per farlo, con
gli occhi ed entrambe le gote umide di pianto per la pietà verso P.
Componimento 344: forse in un tempo passato l’amore fu una cosa dolce, lo dico non perché io sappia
quando lo fu: ora è una cosa così amara che nulla lo è di più; lo sa bene chi impara la verità per esperienza
come ho fatto io soffrendo molto. Colei che fu l’onore del nostro secolo e che adesso adorna e rischiara il
cielo rese i miei momenti di tregua brevi e rari quando visse: adesso mi ha escluso da ogni tipo di pace. La
morte crudele mi ha tolto ogni mio bene: e nemmeno la grande beatitudine di quella bella anima liberata dal
corpo può consolare la mia condizione sventurata. In passato piansi e cantai e passai da una situazione
all’altra: adesso non sono più in grado di cambiare lo stile(=mi lamento solamente); di giorno e di
notte(=sempre)sfogo e verso il dolore che ho raccolto nell’anima attraverso la lingua e gli occhi.
Componimento 345: amore ed il dolore spinsero la mia lingua avviata a lamentarsi dove non avrebbe
dovuto andare, ovvero a dire di lei per la quale io cantai ed arsi d’amore quello che, se fosse vero, sarebbe
ingiusto(=che la sua beatitudine non mi consola): perché quella beatitudine dovrebbe quietare la mia

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condizione infelice ed il cuore dovrebbe consolarsi vedendo lei che familiarizza a tal punto con colui che
ebbe sempre nel cuore quando visse(=Dio). Ed in verità mi quieto e mi consolo; e non vorrei rivederla in
questo inferno che è la terra, piuttosto preferirei morire e vivere solo senza di lei: perché con l’occhio
dell’anima la vedo più bella che mai che si alza in volo con gli angeli ai piedi del mio e del suo signore
eterno.
Componimento 346: gli angeli delle più alte schiere e le anime beate che abitano in cielo, il primo giorno
del trapasso della mia signora, le andarono incontro piene di meraviglia e di amore reverente. “che luce è
questa e quale straordinaria bellezza?”-dicevano tra loro-dal momento che un’anima così adorna di pregi non
era mai salita fino a quel giorno dal mondo errante a quella nobile dimora. Lei, contenta di aver cambiato
dimora, si scopre pari solo ai più perfetti e intanto ogni tanto si gira all’indietro per guardare se la seguo e
sembra che mi stia aspettando: per la qual cosa tutti i miei desideri e tutti i miei pensieri sollevo vero il cielo
perché io la sento pregarmi solo di affrettarmi a seguirla.
Componimento 347: mia signora che stai lieta insieme al nostro principio(=Dio), come si addice alla tua
santa vita, seduta in una sede nobile e gloriosa, e adorna di ornamenti più preziosi delle perle e della porpora,
oh sublime miracolo delle donne, adesso sei in grado di vedere nel volto di colui che vede tutto(=Dio)il mio
amore e quella fedeltà pura per la quale io versai tante lacrime e inchiostro; e senti che il mio cuore fu verso
di te in terra esattamente come è ora che sei in cielo(=i miei sentimenti non sono cambiati ma sono sempre
ispirati a puro amore) e da te non volli mai altro che lo splendore dei tuoi occhi: dunque per risarcire la lunga
guerra per la quale mi rivolsi solo a te allontanandomi dal mondo, prega affinché io vi raggiunga presto.
Componimento 348: dai più begli occhi, dal più chiaro viso che è mai capitato che splendesse, dai più bei
capelli che facevano sembrare l’oro ed il sole meno belli, dal più dolce modo di parlare e dal dolce sorriso,
dalle mani, dalle braccia che avrebbero vinto senza muoversi quelli che furono sempre più ritrosi verso
amore, dai più bei piedi snelli, dalla persona prodotta in paradiso, i miei spiriti vitali traevano la vita: adesso
il re dei cieli(=Dio)con i suoi messaggeri alati(=angeli)ne hanno diletto; ed io sono rimasto qui sulla terra
nudo e cieco(=privo di lei e della sua luce). Attendo solo un conforto per le mie sofferenze: che lei, che vede
tutti i miei pensieri, mi ottenga grazia cosicché io possa stare con lei.
Componimento 349: mi sembra ad ogni momento di sentire il messaggero che la mia signora mi manda per
chiamarmi a sé: a tal punto sono cambiato dentro(spirito)e fuori(corpo)e in non molti anni mi sono così
prostrato che riesco a malapena a riconoscermi; ho bandito tutto il modo di vivere consueto. Sarei contento
di sapere quando arriverà il messaggero ma comunque il momento dovrebbe essere vicino. Oh felice il
giorno in cui, uscendo dal terreno carcere del corpo, lascerà sfigurato e disperso(perché cenere) questo mio
corpo pesante, gravoso e fragile, e quando lascerò queste fitte tenebre volando in alto nel bel cielo così da
riuscire a vedere il mio signore e la mia signora.
Componimento 350: questo bene di noi mortali caduco e fragile che è fugace come il vento e labile come la
nebbia che si chiama bellezza non si trovo mai tutto in un solo corpo se non durante questo periodo in cui
Laura visse e questa cosa fu per mio tormento: perché la natura non vuole, e non sarebbe una cosa giusta,
porre gli altri in uno stato di povertà per arricchire una sola persona; ma questa volta ha versato tutta la sua
larghezza in una sola donna(mi perdoni chiunque sia bella o si ritiene tale). Non ci fu mai nei tempi antichi e
moderni e non penso nemmeno che ci sarà in futuro una bellezza simile; ma visse così coperta che il mondo
errante se ne accorse a malapena. Improvvisamente sparì: perciò mi piace cambiare morendo la breve vista
che il cielo mi offrì di lei solo perché mi comportassi in modo da piacere ai suoi occhi santi.
Componimento 351: dolci durezze e placidi rifiuti, piene di amore casto e di pietà; sdegni leggiadri che
moderarono(ora me ne rendo conto)i miei desideri infiammati ed insulsi; nobile parlare in cui rifulse
chiaramente con speciale cortesia la massima onestà; fiore di virtù e fontana di bellezza che mi strappò dal
cuore ogni pensiero basso; lo sguardo divino in grado di rendere l’uomo felice, ora sdegnoso nel frenare la
mente arditamente volta a fare ciò che giustamente è vietato, ora pronto a confortare la mia vita fragile:
questo bel variare fra severità e dolcezza è stato la causa della mia salvezza che altrimenti sarebbe stata
persa.

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Componimento 352: anima felice che volgevi quegli occhi più splendenti del sole così dolcemente e
formavi i sospiri e le parole che mi risuonano ancora nella mente come se fossero vive: io ti vidi già, accesa
di un fuoco casto, far muovere i piedi tra l’erba e le viole, non come una donna è solita fare ma come un
angelo, a colei che ora(dopo la sua morte)mi è presente più che mai; la quale tu, tornando al tuo creatore,
lasciasti in terra insieme a quel corpo soave che per divina predestinazione ti venne dato in sorte. Con la tua
partenza se ne andarono anche l’amore e la cortesia ed il sole cadde dal cielo e la morte(essendo entrata in
contatto con Laura)iniziò a farsi dolce.
Componimento 353: errabondo uccellino che procedi cantando, o più esattamente piangendo, il tuo tempo
passato vedendoti vicini la notte e l’inverno e alle tue spalle i giorni ed i mesi felici della bella stagione, se,
come conosci i tuoi gravi affanni, conoscessi la mia condizione simile alla tua, verresti in grembo a questo
sconsolato a condividere con lui i guai dolorosi. Io non so se i nostri dolori sarebbero equilibrati perché
quella per la quale tu piangi è forse ancora in vita della qual cosa(della vita di L.)la morte ed il cielo sono
tanto avari con me; ma la stagione e l’ora meno gradite unite al ricordo degli anni dolci ed amari che ormai
sono passati mi invitano a parlare con te con compassione.
Componimento 354: deh soccorri l’affannato ingegno, amore, e lo stile poetico stanco e fragile per parlare
in rima di colei che è resa immortale e cittadina del regno dei cieli; concedimi, signore, che il mio dire in
rima giunga al sommo delle sue lodi, dove con le sue sole forze non sale, se è vero che il mondo, che non fu
degno di averla, non ebbe mai virtù e bellezza parti(a quelle di Laura). Risponde:-quanto io ed il cielo siamo
in potere di fare, i saggi consigli, le parole oneste, tutto fu in lei e di tutto ciò la morte ci ha privati. Una
bellezza simile non ci fu mai dal giorno in cui Adamo aprì gli occhi per la prima volta(=giorno della
creazione dell’uomo); e basti questo: io dico ciò piangendo e tu scrivi piangendo.

Componimento 355: oh tempo, oh cielo mutevole che fuggendo inganni i mortali miseri e ciechi, oh giorni
veloci più del vento e delle frecce, adesso per esperienza riconosco i vostri inganni: ma vi scuso e
rimprovero me stesso perché la natura vi aprì le ali per volare via e a me diede gli occhi per non essere cieco
ma io li tenni sempre fissi in ciò che mi era di danno e da questa cosa ricavo solo vergogna e dolore. E
sarebbe ora, anzi è già passata ormai, di voltarli verso un oggetto più stabile e di porre fine ai miei guai
infiniti; l’anima non si sottrae dal tuo giogo, amore, ma da ciò che nell’amore le nuoce: con che fatica fa
questo tu lo sai; infatti la virtù non si consegue per caso ma necessita di esercizio continuo.
Componimento 356: la mia anima sacra sospira così spesso durante il mio riposo agitato che io prendo
l’ardire di dirle la pena che ho sentito e sento tuttora cosa che, mentre ella era in vita, non avrei osato fare.
Incomincio a dire da quello sguardo che fa innamorare che fu l’inizio del tormento così lungo poi proseguo
dicendo come amore mi ha consumato misero e contento di giorno in giorno, di ora in ora. Laura tace e con
il volto dipinto di pietà guarda fissamente soltanto me; intanto sospira ed adorna il viso con lacrime oneste:
perciò la mia anima vinta dal dolore, mentre piangendo si arrabbia con se stessa, uscita dal sonno ritorna a
sé.
Componimento 357: ogni giorno mi sembra più lungo di mille anni prima che io possa seguire la mia cara e
fidata guida che mi condusse nel mondo e che ora mi conduce attraverso una via migliore ad una vita senza
affanni(beatitudine eterna): e gli inganni del mondo non mi possono trattenere dal seguirla perché io li
conosco; e tanta luce(di L. beata)risplende dentro al mio cuore fin dal cielo che io incomincio a contare il
tempo che devo attendere ed i danni che mi vengono nell’attesa. E non devo nemmeno temere la minaccia
della morte perché Cristo soffrì con dolori peggiori per rendermi risoluto e forte nel seguirlo; e recentemente
entrò in ogni vena di colei che mi era stata data in sorte(=Laura) senza turbare la sua fronte serena.
Componimento 358:la morte non può rendere amaro il dolce viso mentre il dolce viso può addolcire la
morte. Che bisogno c’è di altre guide per morire bene? Colei dalla quale imparo tutte le cose positive mi
guida; e colui che non fu avaro del suo sangue/che sparse generosamente il suo sangue a ruppe con il piede le
porte dell’inferno(=Cristo)sembra offrirmi conforto con la sua morte. Dunque vieni morte: la tua venuta mi
è cara. E non tardare che ormai è decisamente arrivata l’ora; e se anche non fosse arrivata sappi che io sono
morto in quel momento in cui la mia signora trapassò da questa vita. Da quel momento in avanti non ho
vissuto un solo giorno: fui con lei durante la via della vita e sono giunto con lei fino alla fine ed ho terminato
la mia vita con i suoi piedi.

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Componimento 359: quando il mio dolce e soave conforto(=Laura)per fornire riposo alla mia vita stanca si
mette a sedere sulla sponda sinistra del mio letto con quel suo dolce parlare assennato, io dico tutto pieno di
angoscia e pallido di paura:” da dove vieni adesso oh anima felice?”. Trasse fuori dal suo petto un
ramoscello di palma ed uno di lauro e disse:” mi mossi dal sereno cielo dell’empireo e da quelle regioni
sante dove soggiornano i beati e vengo qui solo per consolarti”.
Con l’atteggiamento e con le parole la ringrazio con atteggiamento umile e poi le domando:” in che modo
conosci la mia condizione?” e lei risponde:” le lacrime che versi copiose come onde del mare delle quali tu
non sei mai sazio ed il vento originato dai tuoi sospiri attraverso uno spazio così grande giungono al cielo e
turbano la mia pace: così intensamente ti dispiace che io me ne sia andata da questa miseria che è la vita
terrena e che io sia giunta alla vita migliore; la qual cosa dovrebbe rallegrarti se tu mi amasti come mostrarti
nell’aspetto e nelle tue parole”.

Rispondo:” l’unico motivo per cui piango è perché io sono rimasto nelle tenebre e nel dolore, sono sempre
stato certo del tuo salire al cielo come si è certi di una cosa che si vede da vicino. Per quale motivo dio e la
natura avrebbero messo in un cuore giovane così tante virtù se la salvezza eterna non fosse stata destinata
come ricompensa per il tuo agire rettamente, oh una delle anime rare, che vivesti nobilmente qui sulla terra
in mezzo a noi e che improvvisamente volasti in cielo?
Ma io che cosa devo fare d’altro se non piangere, misero e solo come sono, visto che senza te non sono
nulla? Ah se solo fossi morto bambino all’epoca del latte e della culla così da non dover sperimentare le
maniere d’amore!” E lei:” per quel motivo continui a piangere ed a distruggerti? Quanto sarebbe stato meglio
alzare le ali da terra e pesare con una giusta bilancia le cose mortali e queste tue dolci chiacchiere fallaci e
seguirmi, se è vero che mi ami così tanto, raccogliendo qualcuno di questi rami(del lauro e della palma)!”
Allora io risposi:” io voglio chiedere che cosa vogliono significare quelle due fronde?” Ed ella:” risponditi tu
stesso, tu la cui penna tanto onora una di quelle(del lauro): la palma indica la vittoria ed io, sebbene ancora
giovane, vinsi il mondo con le sue tentazioni e me stessa; il lauro denota il trionfo del quale io sono degna
grazie a quel signore che mi diede la forza(=Dio). Adesso tu, se il mondo e le sue tentazioni ti fanno
violenza, rivolgiti a lui, chiedigli aiuto, cosicché potremo essere insieme a lui alla fine della tua vita”.
Dico io:” sono questi i capelli biondi e nodo ventoso che ancora mi stringe e quei begli occhi che furono il
mio sole?” Dice:” non sbagliare insieme agli sciocchi che credono alla realtà dell’immagine sognata, e non
parlare o credere secondo quanto fanno loro. Io sono uno spirito puro senza corpo e risiedo lieta nel cielo:
quello che tu cerchi(=il mio corpo)è polvere già da molti anni ma per liberarti dai tuoi affanni mi è concesso
apparirti in questo modo; ma nuovamente sarò quella(=con il corpo)dopo la resurrezione e sarò bella più che
mai e ancora più cara per te, ancora così dura e pia per salvare te insieme a me”.
Io piango; ed ella mi asciuga il volto con le sue mani e sospira dolcemente e si arrabbia (del pianto e della
mia debolezza)con parole che potrebbero spezzare i sassi: e dopo questo se ne va ed insieme a lei anche il
sonno.
Componimento 360: quell’antico mio dolce ed empio signore(=Amore)ho fatto citare davanti alla Ragione
che governa la parte più alta della nostra natura e che risiede nel capo, lì, come l’oro che si purifica nel
fuoco, mi presento carico di dolore, paura ed orrore, quasi come un uomo che teme di morire e chiede
giustizia; ed incomincio a dire:- mia signora, io misi quando ero molto giovane il piede sinistro nel regno di
costui, da questa cosa ricavai solamente ira e sdegno; e tanti e così atroci tormento soffrì lì che alla fine
quella mia pazienza infinita fu vinta ed io ebbi in odio la vita.
In questo modo il mio tempo è passato fino a questo momento nelle fiamme e nel dolore: e quante cose utili
ho disprezzato e quante feste per servire questo crudele lusinghiere(=amore)! E quale ingegno ha parole così
pronte da racchiudere la mia condizione infelice e le mie tante e così gravose e giuste querele contro questo
ingrato? Oh poco miele mischiato con molto aloe e fiele(poco dolce V/S molto amaro)! In quale condizione
di amarezza ha abituato a stare la mia vita con la sua falsa dolcezza che mi attrasse nella schiera amorosa!
Perché se io non mi inganno, la mia indole era tale da sollevarmi in alto da terra: egli mi tolse dalla mia
condizione di pace per pormi in guerra.

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Amore mi ha fatto amare Dio meno di quanto dovessi e mi ha fatto prestare meno attenzione a me stesso del
necessario: per una donna ho messo in non conto allo stesso modo ogni altro pensiero. Nel fare questo
solamente lui è stato il mio consigliere, continuando ad aguzzare il desiderio giovanile sull’empia cote perciò
io sperai di trovare riposo dal suo giogo pesante e feroce. Misero, a che cosa è servito quell’ingegno chiaro
ed elevato e le altre doti che mi ha dato il cielo? Dal momento che sto cambiando il colore dei capelli ma non
posso modificare il desiderio ostinato: in questo modo questo crudele che io accuso mi spoglia totalmente
della mia libertà e mi ha tramutato il vivere in modo amaro in una dolce abitudine.
Mi ha fatto cercare paesi deserti, bestie e ladri rapaci, alberi pungenti, popoli dalle tradizioni barbare ed ogni
tipo di guaio che ostacola i pellegrini, monti, valli, paludi, mari e fiumi, ha teso in ogni luogo mille lacciuoli;
e l’inverno in mesi che non sono propri di quella stagione con il pericolo incombente e con fatica: né costui
né l’altra mia nemica dalla quale fuggo, mi lasciavano solo un momento; cosicché, se io non sono giunto
prematuramente alla morte acerba e crudele, allora la pietà celeste ha cura della mia salvezza e non questo
tiranno(=Amore)che si nutre del mio dolore e della mia sofferenza.
Da quando diventa suo non ebbi più un’ora tranquilla e nemmeno spero di averne in futuro, le mie notti
bandirono il sonno e non possono più richiamarlo a sé con erbe medicali e nemmeno con incantesimi. Con
inganni e con la violenza è diventato signore dei miei spiriti vitali; e non suonò mai più una tromba che io, in
qualunque luogo mi trovassi, in qualsiasi luogo abitato, non udissi. Lui sa che dico la verità: dal momento
che un tarlo non rose ma un legno stagionato come amore rode il mio cuore dentro il quale si annida
minacciandolo di morte. Da qui nascono le lacrime e le sofferenze, le parole poetiche ed i sospiri, dei quali
mi sto stancando e forse anche altri. Giudica tu, che conosci me e lui.-
Il mio avversario con aspri argomenti comincia a parlare:- oh mia signora, ascolta l’altra parte, che la verità,
dalla quale si tiene lontano quest’ingrato, ti dirò senza difetto. Questi durante la sua giovinezza fu affidato
all’arte di vendere chiacchiere, anzi menzogne(riferimento agli studi giuridici); e non sembra vergognarsi di
questa cosa, liberatosi da quella noia è passato al mio diletto, si lamenta di me che lo tenni puro e libero dai
desideri materiali(=i guadagni)contro il desiderio che spesso volle il suo male, io lo tenni con me, della qual
cosa adesso si lamenta, e lo fece vivere in una vita dolce che lui adesso chiama misera: è salito ad ottenere
una qualche fama solamente grazie a me che innalzai il suo intelletto dove da solo non sarebbe mai arrivato.
Lui sa che il grande Atride Agamennone ed il famoso Achille ed Annibale, infausto al vostro
territorio(=Italia)e Scipione l’Africano, che fu il più illustre di tutti in grandezze e buona sorte, lascia cadere
in un servile amore ancillare come il fato ordina a ciascuno: e per costui tra mille donne eccellenti che
potevano essere scelte per via della loro virtù ne elessi una che non si vedrà mai nuovamente sulla terra,
anche se Lucrezia dovesse ritornare a Roma; e le diedi un idioma così dolce ed un canto così soave che
nessun pensiero basso o volgare non poté mai durare di fronte a lei. Questi furono gli inganni che operai su
costui.
Questo fu il fiele, questi gli sdegni e l’ira decisamente più dolci del completo possesso di qualsiasi altra
donna. Mieto un frutto cattivo da un seme buono: questo è il merito di chi serve un uomo ingrato. Sotto la
mia influenza io lo avevo guidato così bene che il suo poetare piaceva alle donne ed ai cavalieri; e lo feci
salire così in alto che tra gli ingegni accessi dall’amore per la poesia si producono con diletto in ogni luogo
conserve delle sue composizioni; che adesso sarebbe probabilmente un roco mormoratore di corte, un uomo
del volgo: io l’ho esaltato e ne ho divulgato la parola per via di quello che imparò nella mia scuola e da colei
che fu unica al mondo.
E per dire in conclusione il grande servizio che gli ho fatto, l’ho trattenuto dal compiere mille azioni
disoneste perché mai per nessuna ragione a lui poterono piacere le cose vili: giovane schivo e vergognoso nei
comportamenti e nei pensieri, dopo che era stato reso un seguace di lei che gli impresse il nobile sigillo nel
cuore e lo rese simile a lei. Quanto c’è del raro e del nobile deriva da lei e da me e lui si lamenta di ciò. Mai
un incubo fu così pieno di falsità verso di noi come costui: che è salito in grazia a Dio ed alla gente da
quando ci conobbe. Di ciò il superbo si lamenta e si pente.
Inoltre, e questa è la cosa che supera tutte le altre, gli avevo dato le ali per volare fino in cielo attraverso le
cose mortali(=bellezze di Laura)che sono una scala per giungere al Creatore per chi è in grado di giudicarle

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correttamente: perché, guardando con attenzione quante e quali virtù erano radunate in quella sua
speranza(=Laura), salendo dall’una all’altra immagine delle sue virtù poteva passare alla nobile causa
prima(=Dio); lui l’ha detto qualche volta nelle sue composizioni poetiche, ma adesso mi ha dimenticato
insieme a quella signora che gli diedi come colonna per la sua fragile vita. -A questo punto alzo un gemito
lacrimoso ed urlo:-certamente me la diedi ma subito me la tolsi facendola morire.- Risponde:- non io ma chi
la volle per sé(=Dio).-
Alla fine entrambi ci rivolgiamo al giusto seggio della ragione, io con parole tremanti e lui a voce alta e
sdegnata, ognuno per sé conclude la propria argomentazione:-nobile signora, aspetto la tua sentenza.- A quel
punto ella, sorridendo, disse:-sono contenta di aver sentito le vostre questioni, ma bisogna aspettare più
tempo prima di poter risolvere questa controversia.-
Componimento 361: spesso il mio specchio fidato(che riflette fedelmente la realtà), l’animo stanco, il mio
corpo cambiato, la mia destrezza e forza ormai scemate mi dicono:-non mentire più a te stesso, tu sei proprio
vecchio. E’ meglio obbedire in tutto alla natura che anche a contrastarla poi è il tempo che ci toglie la forza.-
immediatamente allora, come l’acqua spegne il fuoco, mi risveglio dal lungo e gravoso sonno dell’anima: e
mi rendo conto pienamente che la nostra vita vola, che non si può vivere più di una volta e nel mezzo del
mio cuore risuona una parola pronunciata da colei che ora è libera dal suo bel corpo(=Laura)ma che nei suoi
giorni passati sulla terra fu così unica da togliere fama, se non erro, a tutte le altre donne.
Componimento 362: volo con le ali del pensiero al cielo così spesso che mi sembra di essere uno di loro che
hanno lì il loro tesoro(Dio)avendo lasciato in terra il corpo. Alle volte il cuore mi trema per via di un dolce
gelo ed impallidisco quando sento lei parlare e dirmi:- amico, adesso ti amo e ti rendo onore perché non solo
è cambiato il colore dei tuoi capelli ma anche il tuo atteggiamento(non solo sei invecchiato ma sei anche
maturato).- Mi conduce dal suo signore(=Dio): allora mi inchino e la prego umilmente di acconsentire a che
io resti a vedere il volto di entrambi. Mi risponde:- il tuo destino è stabilmente fissato; e se anche tarderà a
compiersi ancora venti o trent’anni, a te sembrerà troppo ma in realtà non sarà molto.-
Componimento 363: la morte ha spento quel sole che era solito abbagliarmi e i suoi occhi puri e costanti
sono ottenebrati; quella per la quale io sentì freddo e caldo è polvere; sono morti i miei lauri(=pensieri che
nascevano da Laura), adesso sono querce ed olmi(alberi che riguardano la vita quotidiana che non sono
sempreverdi): del che io vedo quale sia il mio vantaggio ma tuttavia ne soffro. Non vi è più chi mi renda i
pensieri arditi e paurosi, né chi li agghiacci e li scaldi, né chi li riempia di speranza e li colmi di dolore. Fuori
dal possesso di colui che punge e blandisce(=Amore), che fece di me uno strazio così lungo, mi trovo in uno
stato di libertà amara e dolce al contempo; e ritorno stanco e sazio di vivere al signore che io adoro e che
ringrazio(=Dio)che solo con il movimento del ciglio governa e fa volgere il mondo.
Componimento 364: amore mi tenne in suo possesso per ventuno anni mentre ardevo lieto nel fuoco e stavo
pieno di speranza nel dolore; dopo che la mia signora ed il mio cuore insieme a lei salirono al cielo, mi tenne
in suo possesso per altri dieci anni piangendo. Ormai sono stanco e rimprovero la mia vita di un errore così
grande che ha quasi spento il seme della virtù, e restituisco devotamente a te, alto Dio, i miei ultimi giorni,
pentito e triste per i miei anni spesi così inutilmente mentre avrebbero dovuto essere spesi in un modo
migliore: cercando la pace e fuggendo gli affanni delle passioni. Signore che mi hai rinchiuso in questo
corpo, tirami fuori da qui, salvandomi così dalla dannazione eterna in quanto io riconosco il mio errore e
non lo giustifico.
Componimento 365: io procedo piangendo per i miei tempi passati che spesi amando una creatura
mortale(=Laura)senza levarmi in volo pur avendo le ali forse per fornire di me non bassi esempi(e quindi
poter produrre opere non ignobili). Tu che vedi i miei mali indegni ed empi, oh re del cielo invisibile ed
immortale(=Dio), presta soccorso all’anima sviata e fragile e supplisci con la tua grazia alla sua mancanza:
di modo che se io vissi in uno stato di guerra e di tempesta possa almeno morire in pace e in porto; e se la
vita è stata senza frutto che almeno la morte sia onorevole. A quel poco di tempo che mi resta da vivere e alla
mia morte, la tua mano si degni di essere sollecita nel soccorso: tu sai bene che non ho speranza in nessun
altro.

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Componimento 366: oh vergine bella che, vestita di sole e coronata di stelle, piacesti a Dio al punto che
nascose nel tuo grembo suo figlio, l’amore mi spinge a parlare di te; ma io non so da dove cominciare senza
il tuo aiuto e di colui che si pose in te amando ovvero lo spirito santo. Invoco colei che sempre rispose a
chiunque la chiamò con fede(=Vergine): Vergine, se alla misericordia della miseria totale della condizione
umana ti ha mai mossa a pietà, abbassa la testa verso la mia preghiera, presta soccorso alla mia guerra
sebbene io sia polvere e tu la regina del cielo.
Vergine saggia, una del bel numero delle beate vergini prudenti, anzi la prima con la lucerna più luminosa;
oh saldo scudo per le persone afflitte contro i colpi dell’amore e della fortuna, sotto il quale non solo si
scampa ma addirittura si trionfa; oh sollievo al cieco ardore della passione che avvampa qui sulla terra fra gli
sciocchi mortali: Vergine, quei begli occhi che videro tristi le spietate piaghe nelle dolci membra del tuo caro
figlio, rivolgi alla mia condizione incerta in quanto incapace di scegliere per me mi rivolgo a e per ricevere
consiglio.
Vergine pura, integra in ogni parte, madre e figlia del tuo nobile parto, che illumini questa vita terrena ed
adorni quella celeste, per mezzo del figlio tuo e di Dio(=Cristo), oh finestra alta e splendente del cielo, venne
a salvarci nei giorni estremi; e fra tutte le altre dimore terrene solamente tu sei stata la prescelta, vergine
benedetta, che tramuti il pianto di Eva in allegria. Rendimi, tu che lo puoi, degno della grazia, oh beata senza
fine, da sempre coronata nel regno supremo.
Vergine santa, piena di ogni grazia, che per reale ed altissima umiltà salisti al cielo da dove ascolti le mie
preghiere, tu partoristi la fonte misericordiosa, il sole della giustizia, che rasserena il tempo presente pieno di
errori oscuri e frequenti; tu hai raccolti in te tre nomi dolci e cari ovvero madre, figlia e sposa: Vergine
gloriosa, signora del re che ha sciolto i nostri lacci ed ha reso il mondo libero e felice, nelle cui sante piaghe
spero che appaghi il mio cuore, oh vera salvatrice.
Vergine unica al mondo senza eguali, che facesti innamorare il cielo della tua bellezza della quale non ci fu
mai una che la superasse, la eguagliasse e l’avvicinasse, santi pensieri, atti pietosi e casti resero il tuo grembo
vergine eppur fecondo un tempi vivente consacrato a Dio. Per opera tua la mia vita può essere felice, grazie
alle tue preghiere, oh Maria, vergine dolce e pia, dove abbondò l’errore adesso abbonda la grazia divina. Con
le ginocchia della mente inchinate prego che tu sia la mia guida e che tu raddrizzi verso una fine che mi
porterà alla salvezza la mia via che aveva seguito la strada del peccato.
Vergine senza macchia e stabile in eterno, stella in questo mare tempestoso, stella fidata di ogni nocchiere
fedele, osserva in quale terribile tempesta mi ritrovo solo e senza guida, e sento già vicine le ultime urla
prima del naufragio. Ma tuttavia confida in te la mia anima, peccatrice non lo nego, Vergine, ma io ti prego
affinché il demonio tuo nemico non si rallegri del mio male: ricordati che i nostri peccati fecero in modo che
Dio si incarnasse nel tuo grembo virginale per salvarci.
Oh Vergine quante lacrime ho già sparso, quante lusinghe e quante preghiere invano(per Laura), solamente
per mia pena e per un mio danno gravoso! Da quando nacqui sulle rive dell’Arno(=in Toscana)nonostante
andassi cercando la pace ora in questo luogo ora in quest’altro, la mia vita non è stata altro che penosa. La
bellezza, gli atti e le parole di una donna mortale mi hanno oppresso interamente l’anima. Vergine sacra e
divina non tardare a soccorrermi perché io sono probabilmente giunto all’ultimo anno della mia vita. I miei
giorni, che corrono più veloci di una freccia, sono passati fra miserie e peccati ed adesso mi attende solo la
morte.
Vergine, lei è ormai polvere e morendo ha posto in una condizione di dolore perpetua il mio cuore che
mentre visse manteneva in lacrime e non conosceva nemmeno uno dei miei mille mali: e se anche li avesse
saputi quello che avvenne sarebbe successo comunque perché ogni sua voglia diversa sarebbe stata causa di
perdizione per me e motivo di disonore per lei. Oh tu signora del cielo, nostra dea(se è lecito e decoroso
usare un termine pagano), vergine di alti sentimenti, tu vedi tutto e quello che altri(=Laura)non era in grado
di fare è per la tua potenza una cosa da nulla: porre fine al mio dolore; questa cosa porterà a te onore e a me
la salvezza.
Vergine, in cui ripongo tutta la mia speranza che possa e voglia aiutarmi in questo momento di grande
bisogno, non lasciarmi sul passo estremo della morte. Non guardare me ma chi si degnò di crearmi(=Dio);

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non il mio poco valore ma la sua nobile immagine che si rispecchia in me(poiché mi ha creato a sua
immagine e somiglianza), ti spinga ad occuparti di un uomo così misero. Medusa(=Laura)e l’errore che
commisi nell’amarla mi hanno fatto diventare un sasso capace unicamente di versare inutili lacrime: vergine
tu riempi il mio cuore stanco di lacrime pie e sante senza il terrestre fango delle passioni mortali come fu il
primo pieno di follia.
Vergine benigna e nemica dell’orgoglio l’amore della nostra origine comune ti spinga/l’umanità di Dio ti
spinga: abbia pietà di un umile cuore contrito. Perché se ero solito amare con così mirabile devozione una
donna fatta con poca terra mortale e caduca, quanto dovrò amarti, nobile creatura? Se mi risolleverò dalla
mia condizione miserevole ed indegna grazie alle tue mani, Vergine, io consacrerò e purificherò al tuo nome
i pensieri, l’ingegno, lo stile, la lingua, il cuore, le lacrime ed i sospiri. Guidami verso il varco migliore e
gradisci i miei desideri che sono cambiati rispetto al passato.

Il giorno della mia morte si avvicina e non può essere ancora molto lontano considerata la velocità con la
quale il tempo corre e vola, Vergine unica, la consapevolezza dei peccati commessi e l’imminenza della
morte pungolano il cuore. Raccomandami a tuo figlio(Cristo salvatore), che è uomo e Dio reale, affinché
accolga il mio ultimo spirito(l’anima che uscirà per ultima dal corpo)in pace.

THE END

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