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Giulio Preti, Eugenio Garin e la storia della filosofia

di Massimo Ferrari*

abstract
Giulio Preti and Eugenio Garin have contributed to a great extent to the debate about philosophy
and history of philosophy during the 1950s in Italy. Both their positions can be read today as
highlighting suggestions in order to shed new light on the relationship between conceptual
changes (or even ‘revolutions’) in philosophy and detailed historical accounts of its development.
_ Contributo ricevuto su invito il 21/12/2018. Sottoposto a peer review, accettato il 22/01/2019.

1 _ «Ogni filosofia è radicata in un mo- cultura filosofica dell’epoca intorno alle


mento storico» tesi di Garin. Sembrerebbe dunque inu-
tile aggiungere altro su quel dibattito,

P
erché tornare ancora oggi su almeno per quanto riguarda i termini in
Preti, Garin e la discussione cui si svolse1. Eppure non tutto è archi-
di sessant’anni fa intorno ai viabile come una ‘cronaca del mondo
rapporti tra filosofia e storia della filoso- di ieri’. Non solo perché – in forme e
fia? Quel dibattito sembra ormai molto linguaggi ovviamente differenti – alcuni
lontano – e non solo nel tempo. In ogni aspetti di quella discussione sembrano
caso si tratta di una vicenda ben nota, essere presenti anche in querelles a noi
ricostruita da più parti soprattutto per più vicine nel tempo, ma anche perché
quanto riguarda il confronto svoltosi a non si tratta solo di un capitolo della
Firenze nel 1956 (con i suoi anteceden- storia della filosofia italiana negli anni
doi: 10.4399/97888255202173

ti) e la cospicua serie di interventi che si in cui si voleva superare lo storicismo


susseguirono tra il 1959 e il 1960, quan- idealistico e uscire dalla provincia filo-
maggio 2019, pp. 35-58

do fu pubblicata La filosofia come sape- sofica. L’eterno problema dei rapporti


re storico di Garin e il «Giornale critico tra filosofia e storia della filosofia non ha
della filosofia italiana» ospitò le prese di cessato di coinvolgere i filosofi ‘puri’ e
posizione di una parte significativa della gli ‘storici’ (una partizione, come noto,

* Università degli Studi di Torino.

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36  _  Giulio Preti, Eugenio Garin e la storia della filosofia

sancita anche a livello accademico); e di Garin, il quale – come ha mostrato


per di più non si tratta – a differenza Saverio Ricci – aveva a sua volta avu-
dell’opinione diffusa secondo la quale to un rapporto profondo con l’opera
si avrebbe solo a che fare con questio- di Cassirer3. Ricorda ancora Klibansky,
ne nostrane – di una vicenda confinata riferendosi alle sue ricerche su Charles
entro i limiti della cultura italiana: anzi, de Bovelles, legate proprio a Cassirer e
per certi versi vale esattamente il con- consegnate in primo luogo all’appen-
trario e non è difficile rendersene conto dice di Individuum und Komsos in der
non appena si allarghi l’orizzonte di ri- Philosophie der Renaissance (apparso
ferimento. nel 1927):
Nel suo bellissimo libro di memorie,
a un certo punto Raymond Klibansky Volevo comprendere il pensiero tedesco.
ricorda l’incontro di Ernst Cassirer con Per comprendere la filosofia nel suo insieme
l’ambiente di Oxford, nei primissimi occorre evidentemente analizzare ogni filo-
momenti del suo esilio dalla Germania. sofia in particolare per vedere se ciò che essa
Erano presenti anche Alfred J. Ayer e afferma sta in piedi. Ma occorre anche aver
John Austin: i rappresentanti, insom- ben presente che ogni filosofia è radicata in un
ma, della prima generazione analitica. momento storico. Essa è condizionata dalla
Scrive Klibansky: «Quando [Cassirer] storia, la storia del pensatore. Le domande
parlava di Leibniz, mostrando Leibniz poste non sono domande assolute. Si spie-
nel suo rapporto con Descartes, Leibniz gano attraverso la situazione di chi le pone.
nel suo tempo, l’individualità di questo Per comprendere dunque le domande e com-
pensatore, ecco tutto questo non li inte- prendere anche il modo di rispondere occor-
ressava affatto. Volevano sempre porre re comprendere la genesi di questi pensieri4.
la domanda: “è vera questa formula?”.
Volevano criticare Leibniz, ogni affer- La testimonianza di Klibansky è un
mazione di Leibniz in rapporto alla filo- elegante aperçu su un problema che in
sofia analitica»2. Va detto, per inquadra- realtà non ha mai cessato di ripropor-
re meglio questa testimonianza, che non si, nonostante siano mutati i tempi e
solo Klibansky aveva una lunga familia- soprattutto i protagonisti della querelle
rità con Cassirer, ma sapeva anche bene su filosofia e storia della filosofia. In Ita-
– si ricordi che nel 1939 aveva pubbli- lia si è tornati a discuterne di recente,
cato quel lavoro straordinario che è The questa volta nel quadro del (discusso e
Continuity of Platonic Tradition during discutibile) rapporto tra gli ‘analitici’ e i
the Middle Age – cosa volesse dire fare ‘continentali’. Premesso che, ovviamen-
storia della filosofia; e lo ribadirà in ter- te, non tutti i continentali sono storici
mini non dissimili dall’impostazione della filosofia (non lo sono certo stati
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Heidegger o Derrida), la questione si maggior parte del suo lavoro e potrebbe


è accentrata sul tipo di atteggiamento chiudere bottega. Al più si può soste-
che il filosofo analitico può (o deve) as- nere che una forma di «genealogia cri-
sumere nei confronti della storia della tica», che mostri la contingenza storica
filosofia. Diego Marconi (un filosofo e comporti la «perdita dell’innocenza»
analitico) ha scritto a questo proposito di un concetto a lungo invalso, apra lo
che «la storia della filosofia è, tra l’altro, spazio per nuove prospettive teoriche;
un grande serbatoio di idee e argomen- eppure anche in questo caso la sua utili-
tazioni e di discussioni di quelle idee e tà per la filosofia resta limitata, giacché
argomentazioni», mentre per parte sua in filosofia si tratta di escogitare nuovi
la storiografia filosofica è «un grande argomenti o confutarli quando consta-
serbatoio di ricostruzioni e analisi di tiamo che un certo «paradigma teorico
tutto ciò». Pertanto si può sostenere […] mostra la corda». È solo in questo
che «una comunità filosofica che igno- ultimo senso, pertanto, che la genealo-
rasse la storia della filosofia sarebbe una gia critica si mostra efficace, perché ef-
specie di dilettante collettivo»5. fettivamente aiuta a capire come quel
Si tratta di una formulazione oppor- determinato paradigma si sia consuma-
tunamente distinta da certi furori anti- to e dove affondino le radici della sua
storici (spesso trasformati in ‘antisto- degenerazione. Ma – fatto questo – lo
ricistici’) che hanno popolato, e popo- storico si ferma e cede il passo al filoso-
lano ancora, la famiglia internazionale fo teorico7.
della filosofia analitica. Resta tuttavia il Tutto sta, però, nel capire bene che
nodo dello statuto filosofico della storia cosa concretamente fa lo storico della
della filosofia: un punto sul quale anche filosofia, spesso ridotto a un topo di bi-
i filosofi analitici più indulgenti sembra- blioteca che fruga tra manoscritti e testi
no nutrire qualche sospetto. Non per sepolti dalla polvere dei secoli. In verità,
caso lo stesso Marconi parla di «reper- pur facendo anche questo e cercando di
torio», ossia di una sorta di utile conte- contestualizzare problemi, opere e figu-
nitore cui attingere in caso di bisogno; re della storia della filosofia, chi lavora
ma – e questo è più impegnativo – egli in questo campo nutre pure ambizioni
ritiene che «gli storici sono profonda- un po’ più elevate. Va riconosciuto che,
mente diffidenti nei confronti dell’idea da parte analitica, sono arrivati già da
di verità filosofica»6. Dunque, mentre il parecchio tempo tentativi di guardare
filosofo teorico cerca per mestiere la ve- in maniera più tollerante in questa di-
rità, lo storico della filosofia non solo si rezione, pur prendendo nettamente le
guarda bene dal farlo, ma se lo facesse distanze da una storiografia alla Garin
e la trovasse (la verità) vanificherebbe la (incapace di comprendere l’«organizza-
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zione teorica» del pensiero scientifico incontro alla sua crisi?9 D’altra parte,
e filosofico, ad esempio, di Descartes) ha sostenuto Emanuela Scribano in un
e invocando invece un’impalcatura te- saggio del 1998 che non ha perso la sua
orica per chi fa storia della filosofia. validità, non solo va attenuata la con-
Qualcuno ha sostenuto che c’est la fau- trapposizione affermatasi in altri conte-
te agli anni Cinquanta, allorché si sono sti tra una storia ‘esegetica’ e una storia
avvelenati i rapporti tra storici e teorici ‘filosofica’ della filosofia, ma soprattutto
con conseguenze pessime per la storia occorre convincersi (da parte dei criti-
della filosofia e per la filosofia pura. Da ci della storiografia filosofica) che con-
allora la querelle si è trascinata, magari testualizzare e leggere storicamente un
non in forma clamorosa, ma pur sempre filosofo o una corrente filosofica rap-
mettendo in campo l’argomento secon- presenta un «salutare vaccino contro gli
do cui, essendo la storia fatta di tutto e schemi precostituiti»10. A prescindere
del contrario di tutto, onde si possono dal fatto che spesso i filosofi ‘puri’ sono
deridere o esaltare a piacimento filosofi anche, o in qualche modo, storici del-
e filosofie, «prima o poi bisognerà deci- la filosofia (come nel caso di Richard
dersi ad assumere, bene o male, esplici- Rorty), non è ancora ben chiaro a molti
tamente o implicitamente, le proprie re- esponenti della comunità filosofica che
sponsabilità teoriche». E questo è detto «stabilire che cosa un autore ha detto
da un «utente» degli studi storico-filo- […] coinvolge grossi problemi filosofi-
sofici, che non esita a proporre un «fe- ci, per non parlare di quel che accade
condo interscambio fra ricerca storica quando lo storico esegeta intende stabi-
ed elaborazione teorica»8. lire perché un filosofo ha detto quel che
Si potrebbe obiettare che dietro que- ha detto»11.
sti rimproveri sembra riaffiorare, al di I «grossi problemi filosofici» sono,
là di ogni intenzione, la vecchia pretesa certamente, di varia natura. Riguardano
idealistica di fornire delle solide «coor- l’analisi concettuale, i contesti (teorici e
dinate filosofiche» senza le quali non si non solo storici), le argomentazioni e la
dà storia, magari in nome di un finale struttura del discorso filosofico, i presti-
«Trionfo della Filosofia Finalmente ti e le filiazioni che complicano i quadri
Scientifica». Se così fosse, è storia vec- apparentemente trasparenti delle teo-
chia: quanti hanno atteso l’età dell’A- rie. Ma sul campo vi è anche un’altra
nalisi non preoccupandosi degli storici questione, che oggi si ama definire «me-
della filosofia e badando solo alla solu- ta-filosofica»: l’idea stessa di filosofia,
zione dei problemi filosofici, nonostan- la maniera in cui essa viene considerata
te quell’età non si sia definitivamente come una «tradizione», le continuità e
affermata ma addirittura sia andata le discontinuità che ne scandiscono il
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ritmo, le grandi domande intorno alle la tradizionale opposizione empirismo


quali – in un determinato periodo, in logico versus ‘storicismo’ (e conoscenza
una determinata cultura – si articola- storica) è solo il frutto di un fraintendi-
no i riferimenti ai ‘classici’ (da Platone mento di fondo nella concezione della
a Kant o a Husserl), di volta in volta storia in generale. Nella terminologia
imponendo revisioni e aggiustamenti. husserliana adottata da Preti, la storia
Impresa fallibile, ma per questo sempre è un’«ontologia regionale», o per essere
aperta, la storia della filosofia non è un più precisi un’ontologia sia formale, sia
terreno riservato al puntiglio dello sto- materiale13, il cui quadro di riferimento
rico o soltanto al contesto che andreb- categoriale (i «significati» nell’accezio-
be relativizzato nella sua dimensione ne di Dewey) viene individuato dall’at-
temporale. Ed è precisamente in questo tività mentale in base alla quale si costi-
senso che partendo dagli anni Cinquan- tuiscono le condizioni di possibilità (il
ta del Novecento si può trovare ancora linguaggio, qui, è strettamente kantia-
uno spiraglio interessante nella nostra no) di tutte le scienze, delle Naturwis-
cultura filosofica: Giulio Preti ed Euge- senschaften come delle Geisteswissen-
nio Garin, insomma, hanno qualcosa da schaften. Preti si differenzia esplicita-
dirci anche oggi. mente, per altro, da Karl Popper e dalla
sua denuncia delle «miserie» dello sto-
ricismo14, nella convinzione che «la “co-
2 _ Preti e la conoscenza storica noscenza del passato” non sembra […]
implicare strutture toto coelo diverse
Nel mettere a fuoco il profilo filoso- dalla conoscenza in generale», essendo
fico di Preti di fronte alla vexata qua- del tutto plausibile analizzare e costru-
estio dello statuto della storiografia fi- ire il linguaggio storico come qualsiasi
losofica, il primo aspetto di rilievo che altro linguaggio scientifico15. Questo si-
occorre sottolineare – diversamente da gnifica, in primo luogo, che pure la co-
quanto solitamente si è fatto – è il modo noscenza storica si basa sul principio di
in cui Preti inserisce il problema della verificazione: la conoscenza del passato
conoscenza storica nel quadro del suo non è radicalmente diversa dalla cono-
programma di ricerca epistemologi- scenza scientifica in generale, se è vero
co. Si tratta di un nodo per più aspetti che ogni fatto storico del quale ci occu-
cruciale, sul quale Preti si sofferma di- piamo è conoscibile soltanto attraverso
stesamente nel 1957 in un capitolo di un procedimento «inferenziale», sulla
Praxis ed empirismo, certamente il suo base di determinate ipotesi e di deter-
libro più noto e più originale (ma an- minate leggi causali che valgono per il
che più discusso)12. A giudizio di Preti passato come per il presente e il futuro.
40  _  Giulio Preti, Eugenio Garin e la storia della filosofia

Ed è nel presente che noi verifichiamo gnificati, mediante i quali si determina


che un fatto – ad esempio una traccia che un fatto è storico e perché esso sia
del passato – realmente esiste16. In se- storico»19. Ancora più importante è tut-
condo luogo questo comporta – e Preti tavia che Preti consideri i significati o
lo sottolinea con forza – che è possibile i quadri come forme storicamente mu-
formulare enunciati storici di tipo cau- tevoli, o meglio come «paradigmi» che
sale, vale a dire enunciati che si fondano rendono possibile la conoscenza storica
sulla legalità di un certo tipo di eventi, nel suo confrontarsi con la sterminata
senza per questo assumere un disegno molteplicità degli eventi di cui è costi-
metafisico – la filosofia della storia – che tuito il mondo umano: «La storia, come
governerebbe lo sviluppo della storia ogni altra scienza, opera con paradig-
stessa. Ma a questo punto Preti può an- mi»20. Un esempio illustre è per Preti
che affrontare l’aspetto forse più delica- il paradigma del materialismo storico,
to. Noi siamo in grado, sostiene Preti, che assume principi di organizzazione
di formulare previsioni storiche perché dei fatti umani in modo tale da poter
l’inferenza dal presente al futuro è del dare forma sistematica alla conoscenza
tutto simile a quella dal presente al pas- storica: in termini non diversi da quan-
sato: si fonda anch’essa su nessi causali to i principi della dinamica newtoniana
e si configura come «un’induzione pro- servono a dare forma sistematica alla
babile, la cui verificazione è nei “dati” fisica classica21. Proprio per questo mo-
del presente»»17. Gli enunciati stori- tivo Preti concentra la sua attenzione
ci appartengono dunque alla famiglia sulle affinità ‘strutturali’ tra la cono-
dell’«asseribilità garantita» di cui parla- scenza storica e la conoscenza scienti-
va Dewey; ed è in questo senso che Pre- fica; e l’accento cade in specie sul fatto
ti considera la conoscenza storica come che anche la conoscenza storica si basa
una parte della conoscenza umana in su convenzioni linguistiche: valori, fini
generale, nel suo rivolgersi alla spie- pratici, universi di discorso che con-
gazione delle «situazioni umane» sulla cernono l’arte, la religione, la scienza
base di enunciati di tipo causale18. e la cultura in generale sono l’esito di
D’altra parte Preti era interessato, un lungo processo storico che ha reso
in particolare, a considerare la cono- possibile anche i momenti di rottura o
scenza storica come parte del problema le vere e proprie rivoluzioni. Ma è pre-
più ampio dei quadri categoriali che cisamente questo il punto più sottile:
definiscono le varie «ontologie regio- la distinzione tra vecchio e nuovo, tra
nali»: in questo caso, come si è detto, continuità e discontinuità, tra normale
l’«ontologia regionale» storia. Anche e rivoluzionario non è nei fatti, bensì di-
la storia – scrive Preti – «ha i suoi si- pende dalle convenzioni assunte (i ne-
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okantiani della scuola del Baden avreb- filosofia è il punto che maggiormente
bero parlato di «valori») per selezionare impegna la riflessione di Preti. Un te-
e dare senso al fluente materiale che la sto illuminante, a questo proposito, è il
storia offre incessantemente. La visione saggio del 1957 su Newton, in cui Pre-
del processo storico è dunque sorretta ti discute l’«ontologia regionale» della
da un’assunzione di fondo: la tensione natura fondata sui principi della fisica
costante tra continuità e discontinuità, newtoniana in termini che per più di
tra tradizione e innovazione o, appunto, un aspetto sembrano prossimi alle tesi
rivoluzione. La storia, sottolinea ancora di Alexandre Koyré24. Preti considera
Preti, esibisce un movimento pendolare la profonda trasformazione della phi-
tra la discontinuità – che rappresenta losophia naturalis operata da Newton
«il momento creativo ed emergente del- come una vera e propria rivoluzio-
la storia stessa» – e il «tessuto continuo, ne, nei confronti della quale la fisica
un tessuto che certo si viene modifican- post-newtoniana non comporta invece
do, ma si modifica appunto mediante la un mutamento così radicale, trattandosi
creazione delle novità»22. Con un lin- piuttosto di un allargamento dell’oriz-
guaggio che ricorda motivi simmeliani zonte precedente. «Ogni mutamento
(e Simmel gli era ben noto) Preti ag- nel sapere si inserisce in un quadro tra-
giunge ancora: dizionale, in un tradizionale universo
di discorso, in un linguaggio tradizio-
Questo spiega la continuità e positività del- nale, rispetto a cui viene introducendo
la tradizione. Ogni nuovo atto storico, ogni novità che non solo non alterano, ma
nuova proposta si innesta sul continuo del- presuppongono quella data Ontologia
la tradizione: quest’ultima è propriamente materiale»25. La rivoluzione e la tradi-
il momento strutturale che più immedia- zione si implicano dunque a vicenda
tamente sorregge le forme della cultura. nella storia della scienza, determinan-
Tradizione che è vivente, che è, appunto, done le strutture concettuali e il domi-
struttura, cioè vita, non morto insieme di nio ‘ontologico’. Come Preti aggiunge,
contenuti determinati e fissati […] Che è con la consueta chiarezza concettuale,
proprio ciò da cui nasce la cultura, la quale «questa Ontologia della Natura risul-
in tanto è creatrice di nuova tradizione ta dalla struttura stessa del linguaggio
in quanto emerge dal tessuto continuo di scientifico, dei postulati metodici, delle
essa23. regole di discorso e di verificazione che
la tradizione scientifica dell’Occidente
Applicare questa concezione della è venuta elaborando»26.
storia nell’ambito della storia della cul-
tura e, in particolare, della storia della
42  _  Giulio Preti, Eugenio Garin e la storia della filosofia

3 _ Preti, la storiografia filosofica e i mu- mutevoli; e appunto il mutamento di


tamenti di paradigma parametri lungo la storia della filosofia
rappresenta la discontinuità, il momen-
Non vi è dubbio che si trattasse (siamo to di rottura all’interno di una continui-
nel 1957) di una visione originale, e non tà solo apparentemente intangibile28.
solo per la filosofia della scienza italia-
na che stava allora timidamente decol- Il mutamento dei parametri è in generale l’e-
lando. L’historical turn che solitamente lemento principale della discontinuità nella
viene associato alla stagione post-neo- storia della filosofia. È in tale mutamento che
positivistica in realtà dava alcuni segni consiste quella che si chiama una rivoluzione
di vitalità già nelle pagine di Preti, forse filosofica, l’aprirsi di una nuova epoca dopo
perché Preti veniva in ogni caso da un la crisi della precedente. Tuttavia un tale
ambiente in cui si respirava un’atmo- mutamento si inizia sempre con una critica
sfera storicistica, nonostante Preti non alle forme precedenti di pensiero, con una
avesse affatto in simpatia lo storicismo reimpostazione dei medesimi problemi (reim-
italiano con le sue implicazioni meta- postazione che solo più tardi si scopre come
fisiche e le sue semplificazioni proprio verace posizione di nuovi problemi): è ap-
nell’ambito della storiografia filosofi- punto per questa specie di “catena” che pos-
ca. Resta però il fatto che Preti indivi- siamo scorgere nella storia della filosofia una
dua con sicurezza, diversi anni prima continuità sufficiente per mantenere almeno
di Thomas Kuhn, la dinamica storica l’unità del nome “filosofia”29.
del pensiero scientifico, in particolare
per quanto riguarda i «parametri» che In Preti vi è dunque piena consape-
giustificano la presenza di continuità e volezza del fatto che la storia della filo-
discontinuità nella storia sia della scien- sofia (come pure la storia della scienza)
za, sia della filosofia. Già nel saggio del possa essere interpretata come un storia
1951 Continuità e discontinuità nella di «tradizioni» filosofiche (e scientifi-
storia della filosofia Preti aveva sostenu- che)30; e non per nulla Preti lo ribadirà
to che la filosofia esiste solo «in forma nuovamente in un suo efficace profilo
storica»27. Eppure questo non significa autobiografico, affermando che «noi
che la filosofia sia una sorta di sviluppo viviamo in una tradizione storica»31.
lineare, una tradizione ininterrotta che All’interno delle tradizioni continuità
non contempla l’emergere del nuovo o o addirittura rivoluzioni rappresentano
di cesure. Al contrario, Preti sottoline- aspetti costitutivi dello sviluppo storico,
ava chiaramente come la filosofia sia un il che impone l’esame di come cambino
processo storico fondato su parametri, i parametri filosofici (o scientifici). In
vale a dire su categorie storicamente particolare – ed è questa una tesi ‘forte’
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di Preti, in contrasto con lo ‘storicismo’ sua condizione imprescindibile la sua


di Garin – nella storia della filosofia si unica, vera forza35.
possono individuare «essenze» (reali- In questo modo Preti poneva una
smo, idealismo, razionalismo, empiri- questione che ancora oggi è ben lungi
smo), che risultano quanto meno utili dall’essere affrontata in maniera adegua-
sul piano operativo e servono a organiz- ta. Il problema del mutamento, dei «pa-
zare o a unificare le correnti filosofiche radigmi» e delle «rivoluzioni» che dalla
da un punto di vista storico, ma al tem- pubblicazione della Struttura delle rivo-
po stesso concettuale32. Il passaggio da luzioni scientifiche di Kuhn è diventato
un’«essenza» all’altra nella storia della un tema classico per la storia e la filosofia
filosofia comporta un mutamento o una della scienza, può essere trasferito anche
vera e propria rivoluzione; ma al tempo nell’ambito della storia della filosofia?
stesso essere un razionalista o un empi- Cosa ci autorizza a dire che effettiva-
rista, un materialista o uno spiritualista mente si danno anche rivoluzioni filoso-
significa condividere una «logica», un fiche o, per converso, sino a che punto
certo modo di pensare: detto in altri questa similarità con la storia della scien-
termini, condividere un «parametro» za è solo apparente? E infine, ammesso
o, nel linguaggio di Kuhn, un «paradig- come sosteneva Preti che anche la filo-
ma»33. Del resto Preti era attratto non sofia si articoli secondo parametri stori-
accidentalmente dalla celebre metafo- camente mutevoli, quale è propriamente
ra coniata da Otto Neurath della barca lo statuto di tali regole del discorso che
che i marinai devono riparare in mare dovrebbero garantire la sopravvivenza
aperto, senza potersi rifugiare in un e la stabilità delle comunità filosofiche
porto sicuro interrompendo il viaggio. (non diversamente dalle comunità scien-
Ora Preti trovava in questa polemica di tifiche)? Sono interrogativi che aprono
Neurath contro il mito ‘fondazionalista’ uno spettro di problemi molto ampio:
della tabula rasa un punto di riferimen- in primo luogo, proprio quello di met-
to importante per guardare non solo tere a fuoco il senso di una rivoluzione
alla conoscenza scientifica, ma anche filosofica, la quale – posto possa avvenire
alla filosofia stessa. In entrambi i casi è davvero – si distingue da una rivoluzione
impossibile promuovere lo sviluppo del scientifica perché mentre quest’ultima è
pensiero (della cultura così come di una accertata, condivisa e legittimata dallo
filosofia della cultura) che distrugga o sviluppo della scienza (non si torna da
ignori la tradizione in cui esso è nato34: Copernico a Tolomeo), la prima invece
anche per Preti, come per Neurath, la deve legittimarsi di fronte a una tradizio-
nostra navigazione è sempre in corso e ne che tuttavia richiede di essere studiata
deve essere in grado di fare di questa storicamente, per comprendere quando
44  _  Giulio Preti, Eugenio Garin e la storia della filosofia

e come si opera un’autentica trasforma- profonda del rapporto con la natura,


zione concettuale (peraltro mai definiti- avesse condotto necessariamente a «mu-
va e nemmeno irreversibile)36. In fondo è tare dalle fondamenta il concetto della
abbastanza singolare che, a molti decenni filosofia, della sua funzione, dei suoi me-
di distanza dalle pionieristiche intuizioni todi», sollecitando – di fronte all’urto fra
di Preti, ancora non si sia aperto questo le «pretese egemoniche» delle Naturwis-
capitolo: anche da parte di chi appartie- senschaften e delle Geisteswissenschaften
ne a indirizzi filosofici che amano (o han- – l’avvio di «una nuova critica della ra-
no amato) presentarsi come svolte ‘epo- gione» e l’elaborazione di una «nuova
cali’ o ‘rivoluzioni’ da cui prenderebbe immagine» della filosofia stessa39.
le mosse la ‘vera’ filosofia del Novecento. A trent’anni di distanza dalla Filoso-
fia come sapere storico la riflessione di
Garin sul significato della filosofia e, al
4 _ Garin oltre Garin contempo, sul suo oggetto segnala sen-
za dubbio un mutamento di prospettiva:
Nel 1978, concludendo Filosofia e scien- non si tratta di una netta discontinuità,
ze nel Novecento, Garin sottolineava che ma nemmeno di una pacifica continuità
«la filosofia come discorso sulla filosofia, che immobilizza il lavoro di Garin entro
indisgiungibilmente storico e teorico, è il quadro messo a punto nei tardi anni
stato uno degli aspetti caratteristici del Cinquanta. Più che sul piano metodolo-
pensiero del Novecento»37. Se il ‘secolo gico, ora il discorso sulla filosofia come
breve’ si è distinto per aver costantemen- forma – a sua volta – di riflessione filo-
te e «radicalmente» messo in discussione sofica si sposta sull’indagine di ciò che è
la filosofia, non sembra esservi altra scel- stato il pensiero filosofico del Novecen-
ta – per Garin – se non ripercorrere la to, varcando decisamente i confini della
storia di questa riflessione della filosofia ‘tradizione’ italiana per mettere a fuoco
su se stessa, di questa sorta di meta-di- la filosofia europea, il suo senso e il suo
scorso sulle forme del sapere, della co- destino alla luce dei suoi grandi snodi,
noscenza e sui loro molteplici linguaggi, delle sue profonde tensioni: una vicenda
nella consapevolezza pienamente ‘stori- al cui centro si colloca – e già questo è un
cistica’ che la «vera definizione [della fi- aspetto molto significativo – il rapporto
losofia] sta, appunto, nella sua storia»38. con la scienza, o meglio con le diverse
Del resto Garin non si stancava di sotto- scienze nel loro intreccio e nel loro di-
lineare come il Novecento, con le sue ‘ri- stinguersi. Insomma, una forma di «me-
voluzioni’ scientifiche e le nuove imma- ta-filosofia» concepita tuttavia come ri-
gini dell’uomo, con l’incremento incon- cognizione a tutto campo sulle filosofie
tenibile della tecnica e la trasformazione del Novecento e sulle loro origini in un
Massimo Ferrari  _  45

momento storico ben preciso: quando la stessi pensatori che si autodefiniscono


filosofia, inizialmente ancora irrigidita rivoluzionari o dei loro ispiratori e com-
nella visione positivistica che sul cadere pagni», erano ritornate tutte le vecchie
dell’Ottocento stava entrando in una fase domande della filosofia nel senso più clas-
di crisi acutissima, si è via via emancipata sico: lo stesso Carnap aveva riconosciuto,
dall’immagine che ne avevano elaborato nell’Aufbau, che nella vita vi sono altre di-
«positivisti vecchi e nuovi», aprendo così mensioni oltre a quella delle scienze, così
la questione ‘epocale’ di come la filosofia come – del resto – nel Tractatus Wittgen-
debba collocarsi nei confronti dello svi- stein (il Wittgenstein ammiratore di Scho-
luppo sempre più impetuoso delle forme penhauer) aveva sostenuto che una volta
della conoscenza (ma anche delle ideolo- risolti tutti i problemi scientifici, sareb-
gie e delle visioni del mondo) per scon- bero pur sempre rimaste in piedi «come
giurare il rischio di perdere «qualunque prima» le nostre «domande vitali»42. Di
spazio autonomo»40. più, sottolineava Garin: mentre lo stesso
Da questo punto di vista Garin ri- Russell aveva polemizzato con la filosofia
chiamava subito l’attenzione su due esiti analitica in nome di una visione della filo-
opposti. Da un lato, nella Vienna a caval- sofia che fosse in grado di occuparsi tra-
lo degli anni Venti e Trenta, era emersa dizionalmente del mondo e del rapporto
la chiara consapevolezza che la filosofia dell’uomo con il mondo, un filosofo come
deve trovare un «limite invalicabile» nei Whitehead, che certo aveva le carte in re-
procedimenti della scienza fisica «se non gola con la logica e la matematica e che
vuole ricadere nei vecchi modi poetici e difendeva strenuamente il sapere scienti-
mistici» (il riferimento era qui a Carnap). fico, a sua volta non aveva cessato di porre
Si era insomma delineata una vera e pro- le questioni che da Platone in poi avevano
pria «svolta della filosofia», come l’aveva determinato lo sviluppo della filosofia oc-
chiamata Schlick riallacciandosi al Tracta- cidentale. Era la conferma della «tensione
tus di Wittgenstein in un famoso articolo che traversa gli atteggiamenti del Nove-
del 1930; e di qui era venuta la dura po- cento nei confronti della filosofia»: detto
lemica con la metafisica (Carnap contro altrimenti, «proprio all’interno delle posi-
Heidegger), ma più in generale il rifiuto zioni più radicalmente negatrici, riemer-
delle ‘filosofie scolastiche’ e la rottura con gono, imposte dalle esigenze dello stesso
un’immagine tradizionale della filosofia divenire scientifico, istanze ‘metafisiche’
come indagine sui ‘massimi problemi’, fra le più tradizionali. Anche se in forma
sugli ‘enigmi’ della vita e del mondo, per nuova ritornano domande antiche»43.
ricondurla piuttosto ad analisi rigoro- Con tutto questo, Garin non esitava a
sa del linguaggio scientifico41. Dall’altro riconoscere come le filosofie che aveva-
lato, invece, «proprio nell’ambito degli no intrattenuto un rapporto positivo con
46  _  Giulio Preti, Eugenio Garin e la storia della filosofia

il sapere scientifico rappresentassero un una battaglia per restituire alla filosofia


punto di svolta della filosofia del Nove- i propri compiti e le proprie possibilità
cento, ben oltre l’immagine della scienza «in un’età di crisi»45.
che l’idealismo aveva sbrigativamente In questo modo Garin mostrava di
contrabbandato per la scienza stessa e avere spostato sensibilmente l’asse del-
contro la quale aveva condotto una po- la sua ricostruzione storica, stringendo
lemica frontale. Anche in questo, si po- un nesso sempre più significativo con le
trebbe dire, il Garin dei tardi anni Set- scienze, o meglio con il rapporto tra le
tanta mostrava un progressivo distacco scienze e la filosofia. Il riconoscimento
dall’eredità crociana ancora così presen- tributato qui a Mach è emblematico, sia
te nelle Cronache di filosofia italiana del perché fa di Mach «quasi un incrocio di
1955 e si apriva a una rilettura, parziale strade, un punto di riferimento obbli-
quanto si voglia ma certamente non su- gato» per la liberazione della scienza da
perficiale, di alcuni momenti cruciali del dogmi filosofici e da pseudo-problemi,
rapporto filosofia-scienza dagli albori del sia perché la sua collocazione nella tradi-
secolo in poi. Non a caso, anche in riferi- zione della ‘filosofia scientifica’ viennese
mento alla ‘rinascita fenomenologica’ pa- lo pone al centro di uno dei grandi ca-
trocinata in Italia da Enzo Paci, Garin si pitoli della cultura europea, da Freud a
sentiva in dovere di puntualizzare come Wittgenstein46. D’altra parte era proprio
l’ultimo Husserl della Krisis non potesse la figura di Mach a dare lo spunto a Garin
essere annoverato tra i ‘distruttori della per una prima incursione su un terreno
ragione’: a differenza di Heidegger o del- sul quale egli tornerà di lì a poco in modo
la Scuola di Francoforte, per Husserl la più dettagliato, vale a dire sulla ‘filosofia’
‘crisi delle scienze europee’ non aveva le di Einstein, sulle implicazioni filosofiche
sue origini in una degenerazione della ra- di quel grande rivolgimento della fisica
gione, bensì in «uno smarrimento che ha moderna che si era compiuto tra il 1905
sì radici lontane, ma che deve risolversi e il 1915: partendo sì, sotto il profilo epi-
razionalmente»44. In altre parole, Garin stemologico, da Mach, ma ben presto
tentava non solo di restituire a Husserl abbandonandolo per «la sua diffidenza
il posto di «interlocutore costante del speculativa» e trovandosi, a differenza
discorso filosofico del Novecento», ma di Newton, privo di uno Hume e di un
anche di attribuirgli un ruolo preciso Kant che traessero le conclusioni filoso-
nella «protesta umana contro l’uso disu- fiche dell’indagine scientifica («Einstein
mano» delle scienze e della tecnica che si andò oltre Galileo e Newton, ma non ha
era affacciato sulla scena europea tra le ancora suscitato il suo Kant»)47.
due guerre mondiali: non già un proces- La testimonianza più importante di
so a Galileo e alla scienza moderna, ma questo rinnovato orizzonte di interessi è
Massimo Ferrari  _  47

costituita dalle pagine dedicate alla filo- sua autobiografia scientifica, ma facendo
sofia di Einstein pubblicate tra il 1982 e il anche riferimento a testi importanti che
1989, che completano in maniera più so- risalivano agli anni Venti-Trenta, Garin
stanziosa le osservazioni svolte in Filoso- mostrava come Einstein avesse attraver-
fia e scienze nel Novecento e mostrano un sato le diverse tappe in un progressivo
Garin ‘diverso’ da quello che è stato ac- avvicinamento a Kant, destinato a cul-
creditato dall’immagine tradizionale del minare «in una vera e propria difesa di
minuzioso lettore di testi umanistici48. Il Kant, anche se di un Kant molto più vi-
caso di Einstein mostrava bene, per Ga- cino a Hume, per una radicale revisione
rin, quanto lo scienziato possa (e forse del significato dell’a priori spogliato di
debba) fare riferimento alla riflessione fi- ogni irrigidimento assolutizzante»51. Di
losofica nel dare fondamento teorico alla qui la ricerca di un nuovo quadro episte-
propria indagine, nella consapevolezza mologico, non più riducibile all’immagi-
che ogni svolta dell’impresa scientifica ne positivistica della scienza, e nemmeno
solleva «gravi problemi epistemologi- identificabile con quanto gli empiristi lo-
ci»49. Per questo, discutendo il libro di gici – da Schlick a Reichenbach a Frank
Abraham Pais Sottile è il Signore (tradot- – avevano messo a punto sul piano della
to in italiano nel 1986), Garin obiettava strumentazione concettuale per inserire
che proprio il percorso della fisica ein- la teoria della relatività nella dissoluzio-
steiniana si era mostrato sempre più ca- ne inarrestabile del sintetico a priori di
rico di «implicazioni filosofiche», deter- Kant. Garin ricordava a questo proposito
minandone l’allontanamento da Mach e la lettera di Einstein a Popper del 1935,
facendo di Einstein non solo un «interlo- ove era rifiutato l’«attaccarsi a ciò che
cutore sempre più attivo nel dialogo filo- è osservabile» proprio della «tendenza
sofico del Novecento», ma un caso asso- ‘positivistica’ oggi di moda» e, rifacen-
lutamente esemplare dell’«indissolubile dosi anche a quel documento straordina-
nesso fra scienza e filosofia»50. Ora quel rio che è la discussione sulla teoria della
nesso si era originariamente definito – relatività alla Societé Française de Phi-
osservava Garin – all’insegna di Hume e losophie nell’aprile 1922, sottolineava
di Mach, ma la ‘filosofia’ di Einstein (e come l’insistenza di Einstein sulla ‘libera
la discussione filosofica sulla teoria della invenzione dello spirito umano’ su cui si
relatività) aveva conosciuto poi ben altri basa la conoscenza fisica rappresentasse
svolgimenti, imponendo alla filosofia di lo sfondo filosofico ineliminabile della
prendere atto che una ‘scienza nuova’ sua indagine scientifica e, al contempo,
ne spezzava inesorabilmente «gli sche- aprisse l’orizzonte di una nuova, ma non
mi inadeguati». Riferendosi soprattutto ancora conclusa critica della ragione, che
alle tarde pagine del 1949 apparse nella stesse all’universo della fisica relativistica
48  _  Giulio Preti, Eugenio Garin e la storia della filosofia

come la critica kantiana si era rapportata 5 _ Kant e lo storicismo


alla fisica newtoniana52.
La breve analisi di Garin, che tene- Era anche questo, in fondo, un modo di
va conto di testi importanti e mostrava fare i conti con Croce e con l’idealismo:
come sempre la capacità di intrecciare Garin non si nascondeva che la ‘reazione
posizioni diverse (da Cassirer a Bache- idealistica’, negando il valore conoscitivo
lard, da Bergson a Russell, da Reichenba- della scienza, aveva fallito sostanzialmen-
ch a Schlick), aveva indubbiamente un te lo scopo di offrire un’autentica alterna-
merito: metteva in luce da un lato il ruo- tiva al positivismo ottocentesco, assecon-
lo insostituibile della filosofia, e seppure dandone invece l’immagine della scienza
di una filosofia non ‘tecnica’, nell’impre- e rovesciandola simmetricamente, senza
sa scientifica di Einstein, e dall’altro lato afferrare la profondità della rivoluzione
sottolineava come i problemi imposti concettuale che si apriva al cadere del
dalla nuova fisica sollecitassero risposte XIX secolo e che sarebbe culminata con
filosofiche che non si lasciavano ridurre la formulazione della teoria della relativi-
alla standard view dell’interpretazione tà di Einstein54. In questo senso non stu-
neopositivistica della teoria della relati- pisce che Garin si rivolgesse a un esame
vità. Garin non aveva certo la pretesa di dello storicismo («la parabola dello ‘sto-
offrire una ricostruzione da filosofo della ricismo’», diceva) ben oltre le forme che
scienza professionale, e quei testi erano esso aveva assunto con Croce55. Una para-
del resto di carattere fondamentalmen- bola che metteva in luce per Garin l’altro
te divulgativo; eppure va detto che se si grande nodo della filosofia del Novecento
guarda a quanto è stato fatto da allora per nei suoi risvolti non irrazionalistici, nei
offrire un profilo articolato di «Einstein suoi tentativi di rimediare alla ‘distruzio-
filosofo», e a come è stato indagato an- ne della ragione’ operando sul terreno di
che di recente il «regno della relatività», una nuova ‘critica della ragione’, rivolta
ossia il periodo aureo della discussione ora non alle rivoluzioni scientifiche del
su Einstein tra il 1915 e il 1925, occor- nuovo secolo, bensì al mondo dell’uomo
re riconoscere che alcune indicazioni di e delle scienze della cultura. Su questo
Garin mantengono la loro validità e, per punto Garin si soffermava con maggiore
certi versi, appaiono persino anticipatri- ampiezza nella voce Storicismo composta
ci di un modo diverso di affrontare l’im- per l’Enciclopedia del Novecento, che do-
patto di una teoria «rivoluzionaria» che cumenta una rinnovata attenzione di Ga-
«imponeva la revisione di alcuni concet- rin per le vicende dell’Historismus, nella
ti-chiave» per la riflessione filosofica53. cui cornice egli tentava ora di inserire lo
stesso storicismo crociano. Si modificava
così ulteriormente un’ottica che era stata
Massimo Ferrari  _  49

invece dominante ai tempi delle Crona- mento significativo della sua visione della
che di filosofia italiana, ossia in un’epoca filosofia del Novecento e, segnatamente,
in cui Garin aveva mostrato bensì inte- dello storicismo stesso. «Non solo le apo-
resse per quanto di nuovo la generazio- rie dello storicismo contemporaneo – an-
ne più giovane aveva offerto riaprendo notava ancora Garin –, ma le linee di tut-
le indagini sullo storicismo tedesco – da to un modo nuovo di intendere la filosofia
Dilthey in poi – al di fuori degli schemi affondano le loro radici nel problema po-
idealistici, ma tenendo sempre ben fer- sto da Dilthey»; e concludeva:
ma l’eredità dello storicismo italiano, da
Croce a Gramsci56. Un trentennio dopo, Dilthey si rivela sempre più un termine di
Garin guardava invece con diverso atteg- riferimento indispensabile per ogni analisi
giamento a ciò che era avvenuto in Ger- critica e ogni valutazione delle tendenze
mania nell’ultimo quarto dell’Ottocento, storicistiche contemporanee e non solo
mostrando soprattutto una grande atten- storicistiche; dal dialogo con P. York von
zione per Dilthey, la cui riflessione sullo Wartenburg a Husserl e Heidegger, fino
statuto delle scienze dello spirito e della all’ermeneutica di Gadamer, la presenza di
filosofia stessa assumeva agli occhi di Ga- Dilthey è determinante59.
rin un valore emblematico, così come em-
blematico – e assai prossimo a Croce – gli Ma non meno significativo è l’inse-
pareva il nodo del rapporto tra Vita (la rimento dello storicismo italiano, da
vita storica) e Spirito (le forme del sapere, Croce a Gramsci, in questo più ampio
le forme dell’oggettivazione culturale fuo- contesto europeo, dove in particolare è il
ri e al di là della sistematica hegeliana)57. «collocarsi» del primo Croce «su un ter-
Era stato l’impegno «per un arricchimen- reno analogo a quello dei Rickert e dei
to del concetto di ragione» e per una ri- Dilthey» a fornire una chiave di lettura
presa del «programma di Kant» alla luce della filosofia crociana che acquista qui
dell’«esperienza storica» a fare di Dilthey una connotazione più netta, così come
– scriveva Garin nel 1984 – un interlo- non del tutto scontata è l’insistenza sul-
cutore cruciale «della coscienza europea le concezioni del mondo che fanno da
fra le due guerre», determinandone al sfondo a questa intera vicenda in Italia e
contempo il ruolo nel dibattito sullo sto- non solo in Italia, da Gramsci (che muo-
ricismo e sul suo progressivo «acuirsi»58. veva «da Croce contro Croce») sino al
La centralità che ora Garin riconosceva a tardo Cassirer della Logik der Kulturwis-
Dilthey e a quanto era seguito sulla strada senschaften60. E proprio questo ampio
da lui aperta (dalla ‘risposta’ del neocriti- giro di orizzonte, con le nuove vedute
simo del Baden e della filosofia dei valori che esso comporta, rende del resto parti-
sino a Heidegger) testimoniava un muta- colarmente degno di nota il bilancio che
50  _  Giulio Preti, Eugenio Garin e la storia della filosofia

Garin alla fine propone dello storicismo avviata nel primo Novecento. In questa
e degli storicismi: prospettiva Garin recuperava, attraverso
Dilthey, anche Croce, ma sia in vista di
Lo storicismo tedesco avviato da Dilthey e, una ricomposizione dell’antico dissidio
almeno in parte (e in un certo periodo), quel- tra scienze della natura e scienze dell’uo-
lo italiano del Croce nacquero proprio dalle mo, sia apportando in tal modo una signi-
esigenze alimentate dalla crescita delle scien- ficativa correzione al proprio percorso in-
ze storiche, dal fiorire della nuova psicologia tellettuale. Di fronte alla minaccia dell’ir-
‘scientifica’, e dal confronto, imposto dal po- razionalismo, che si alimentava di pulsioni
sitivismo, con le scienze della natura […] Co- e crisi delineatesi tra Otto e Novecento,
munque, nel nodo di temi messi a fuoco da Garin in fondo invocava, in deroga all’im-
Dilthey come da Rickert, da Simmel e Weber magine della sua opera che spesso è pre-
come da Croce, non è difficile ritrovare i pro- valsa, non solo uno storicismo sempre più
blemi – e falsi problemi – che hanno agitato svincolato dall’eredità idealistica, ma una
le discussioni più recenti: dal metodo delle sorta di ‘ritorno a Kant’ in nome della ra-
scienze sociali alla vera o presunta antinomia gione storica diltheyana e, sullo sfondo,
fra storia e struttura, dal conflitto tra natura anche della ‘filosofia delle forme simboli-
e storia alla disputa sulle due culture, dalla che’ di Cassirer.
condanna del relativismo alla difesa dei valori
eterni, dalla rivolta contro lo storicismo alla Il vero punto di unione del fronte filosofico
‘crisi della ragione’61. del Novecento – scriveva Garin nel 1978 – si
concreta nell’unità di un’esigenza: e cioè che
Il ‘fermentare’ dell’eredità dello storici- una nuova filosofia apra un discorso critico,
smo, ricollocato e ripensato in una dimen- di fondazione, sulla struttura e sui procedi-
sione non strettamente nazionale, coinvol- menti del sapere e dell’agire dell’uomo, sulla
ge così alcuni dei grandi temi su cui Garin, ‘natura’ e sulla ‘cultura’, sulle discipline scien-
anche il Garin storico del Rinascimento, si tifiche e su quelle ‘storiche’. Di qui un diffuso
era interrogato a lungo, ma soprattutto a ritorno a Kant, una ripresa e una estensione
partire dai primi anni Settanta. L’accenno della sua tematica, anche là dove le autorità
finale alla ‘crisi della ragione’, che sembra apertamente invocate sono diverse62.
contrapporsi alla ‘critica della ragione sto-
rica’ diltheyana, connette il presente alla Sono parole che evocano uno scena-
tradizione: secondo un motivo che è for- rio preciso e al quale Garin avrebbe fatto
temente presente in questa fase dell’ope- riferimento anche in sede autobiografica:
ra di Garin e che rende palpabile la sua per un verso la forte presenza di Kant,
preoccupazione costante per gli effetti di- che negli anni della formazione di Garin
rompenti della ‘distruzione della ragione’ era del resto legata alla figura di Marti-
Massimo Ferrari  _  51

netti63; per un altro verso un’atmosfera sua forma, ovvero «le forme simboliche
filosofica e culturale legata all’Europa attraverso le quali si struttura l’esperien-
tra le due guerre, che Garin rievocava za umana»65. Per riprendere il titolo di
da storico dopo averla vissuta in prima un importante libro di Michael Fried-
persona, tra esistenzialismo e ‘rinascite’ man che non sappiamo se Garin abbia
varie, hegeliane o kierkegaardiane, in potuto leggere, ma che certo avrebbe
realtà mai in grado – a suo avviso – di commentato con favore, la filosofia si
mettere «fuori gioco» Kant. era trovata, in quel fatidico 1929, a un
«bivio»66: l’intrico delle strade che ave-
Il principale ‘autore’ (in senso vichiano) della vano portato a una scissione cruciale nel-
discussione filosofica fra Ottocento e No- la filosofia del Novecento era in buona
vecento è stato Kant, non Hegel: Kant, che parte noto anche a Garin, e soprattutto
ancora negli anni Venti è al centro del dialogo egli non sembrava nutrire dubbi sul fat-
fra Heidegger e Cassirer […] La realtà tragi- to che di lì, dal modo in cui la ‘critica
ca delle guerre mondiali, in particolare della della ragione’ kantiana aveva cercato di
seconda, sembrava richiamare i filosofi, e gli diventare – per citare Dilthey e Cassirer
scienziati, ancora una volta, a Kant: la filoso- – una ‘critica della ragione storica’ e una
fia è critica, critica della ragione, discussione ‘critica della cultura’, si era originato il
critica dei fondamenti della scienza della destino di molte vicende successive.
natura: ma anche teoria generale, non solo
dei processi conoscitivi, bensì di ogni aspetto
dell’attività umana64. 6 _ Il corso delle idee e le vicende storiche

D’altronde non è certo casuale che A molti anni di distanza dai testi su cui
Garin si sentisse in più di un’occasione ci siamo soffermati e che rappresentano
condotto a rivisitare proprio il celebre per tanti versi un momento di cesura
confronto di Davos tra Cassirer e Hei- nella biografia intellettuale di Garin, è
degger nel 1929, in cui si erano scontrate inevitabile chiedersi quanto di essi sia ri-
due concezioni della filosofia e due visio- masto alla luce degli svolgimenti succes-
ni contrapposte dell’uomo, della storia, sivi che hanno segnato, soprattutto nella
della cultura (e anche della politica): del- storiografia internazionale, la riflessione
le quali l’una, quella di Heidegger, aveva sulla filosofia del Novecento, sulle sue
alimentato «tante odierne rivolte contro complesse vicende tra Europa e Ameri-
umanismo, storicità e dialettica», mentre ca, sulle sue relazioni con le scienze e le
l’altra, quella di Cassirer, aveva elevato forme del sapere, sul suo rapporto con
a «oggetto», a «campo della filosofia», la tradizione. Come è ovvio, sarebbe del
l’esperienza culturale dell’uomo in ogni tutto improprio istituire un raffronto
52  _  Giulio Preti, Eugenio Garin e la storia della filosofia

sistematico tra le riflessioni che Garin 1977: un libro nel quale l’utile ricostru-
conduceva alla fine degli anni Settanta zione d’insieme era tuttavia pregiudica-
sulla ‘crisi della ragione’ novecentesca ta dalla polemica che Barone conduceva
e gli esiti di tanta parte del lavoro che con gli esponenti del Circolo viennese,
su autori come Wittgenstein, Husserl, accusati di aver nutrito un atteggia-
Heidegger, Carnap, Simmel, Cassirer, o mento anti-filosofico, che subordinava
sui grandi temi della divisione tra ‘filo- la filosofia alla scienza alla maniera del
sofia analitica’ e ‘filosofia continentale’, vecchio positivismo ottocentesco e che
tra epistemologia ed ermeneutica, tra addirittura generava il pericolo di un
scienze ‘dure’ e scienze umane, è stato «barbaro antiumanesimo»67. Pur condi-
condotto nelle comunità filosofiche in videndo in linea generale le riserve di
un arco di tempo ormai lungo. E tutta- Barone, Garin stesso aveva però intuito
via questo raffronto potrebbe non essere che la filosofia del Wiener Kreis non si
superfluo, anche alla luce della discus- riduceva a una riedizione più sofisticata
sione italiana successiva con tutte le sue del vecchio scientismo, ma era connessa
tortuose vicende tra ‘sponde filosofiche’ in profondità a motivi centrali della fi-
che già Garin segnalava come sempre più losofia del Novecento, a temi vitalistici
emergenti rispetto al quadro postbellico e ‘irrazionalistici’ così come all’eredità
(e basti ricordare che nel 1979 usciva il neokantiana e a suggestioni fenomeno-
volume einaudiano sulla Crisi della ragio- logiche (almeno nel caso di Carnap, a
ne, da cui sono in parte scaturite e cui proposito del quale già Preti aveva col-
sono poi seguite altre storie filosofiche, to con lungimiranza motivi tipicamente
dal ‘pensiero debole’ alla nuova koinè ‘continentali’)68. Ma certamente la sto-
ermeneutica). riografia successiva alle pagine di Garin
Per limitarsi a un solo esempio (pe- ha modificato in profondità il quadro
raltro importante anche per Preti), vale di quanto era avvenuto a Vienna tra le
la pena di ricordare come si sia molto due guerre mondiali, e ha reso obsolete
modificata l’immagine dell’empirismo le polemiche sull’«anti-filosofia» degli
logico su cui Garin aveva insistito in al- empiristi logici, così come ha restituito
cune pagine di Filosofia e scienze nel No- tutto lo spessore di tesi epistemologiche
vecento. Nella presentazione del Circolo che non sono riportabili a un riduzio-
di Vienna, della posizione di Carnap, di nismo empiristico erede di Mach o del
Schlick e di Neurath, Garin sembrava positivismo ottocentesco. Molta acqua
risentire dell’interpretazione che aveva è insomma scorsa sotto i ponti e certa-
offerto Barone nella sua classica mono- mente anche le pagine di Garin appar-
grafia sul Neopositivismo logico, pubbli- tengono, sotto questo profilo, a un’epo-
cata nel 1953 e ristampata aggiornata nel ca ormai conclusa. E tuttavia molte del-
Massimo Ferrari  _  53

le prospettive nuove che sono emerse te, la sua visione della filosofia del No-
dalla storiografia più recente sarebbero vecento, non sono certo estranei a quel
recuperabili nel quadro complessivo processo di storicizzazione della filoso-
della filosofia del Novecento tracciato fia analitica e dell’empirismo logico che
da Garin, se non altro perché l’esigen- nell’ultimo quarto di secolo si è imposto
za di storicizzare e contestualizzare i con forza sempre maggiore nella discus-
protagonisti della ‘svolta della filosofia’ sione filosofica e nella ricerca storiogra-
è stata una delle note dominanti della fica internazionali: un evento che, giova
profonda revisione della standard view ripeterlo, suona come una postuma ri-
che ha caratterizzato la letteratura inter- vincita – al di là di molte e sin troppo
nazionale dedicata ai sostenitori vienne- evidenti differenze – del modo in cui
si della ‘concezione scientifica del mon- Garin proponeva, nel 1978, di «ritmare
do’. In questo senso è lecito supporre il processo della discussione [filosofica]
che Garin avrebbe sottoscritto senza secondo i momenti di un travagliato
riserve le parole con cui, per citare un momento storico», istituendo un «lega-
solo esempio, i curatori di un’eccellente me reale fra corso delle idee e vicende
raccolta di studi dedicati alla diffusione storiche»70.
dell’empirismo logico negli Stati Uniti Tuttavia non è arrestandosi a questo
segnalano l’esigenza imprescindibile di ordine di considerazioni comparative
compiere un historical turn nella con- (estensibili anche in altre direzioni, da
siderazione della filosofia della scienza Bergson a James, da Heidegger a Cas-
novecentesca e, ancor più espressamen- sirer) che si può chiudere un bilancio
te, ricordano come «persino le rivolu- del lavoro del Garin storico della filoso-
zioni filosofiche più radicali devono fia del Novecento. Se molti suoi giudizi
trovare un modo per connettere la loro possono essere rivisti o anche rifiutati,
opera a qualche tradizione filosofica»69. tanto più che appaiono spesso impliciti
La storicizzazione, la contestualizzazio- e solo allusivamente valutativi, se talune
ne, la perlustrazione del passato al di prospettive risentono inesorabilmen-
fuori di schemi precostituiti, la lettura te di un punto di vista che ci appare
dei testi ricondotti alla loro originaria lontano, se le sue ricerche hanno più
collocazione in un preciso momento il carattere di sondaggi che di indagini
storico, l’intreccio delle tradizioni di analitiche, se le sue aperture anche più
pensiero, le vie impreviste attraverso coraggiose sono emendabili alla luce di
le quali le ‘rivoluzioni’ muovono da quanto si è fatto in seguito, resta co-
ciò che non era rivoluzionario: questi, munque innegabile che Garin in molte
e altri motivi che hanno caratterizzato occasioni ha colto con acutezza alcuni
la storiografia di Garin e, segnatamen- nodi sui quali la ricostruzione storica
54  _  Giulio Preti, Eugenio Garin e la storia della filosofia

del Novecento filosofico non può fare a a Kant’ nel quadro della sua antica con-
meno di impegnarsi. Alla fine degli anni vinzione che la filosofia per attingere le
Settanta Garin fissava un punto fermo sue ragioni di oggi debba anche rivolgersi
della sua ricostruzione della filosofia del al passato, che può essere «pieno di cose
Novecento, individuandone il momento nuove e sconosciute» e che è compito
cruciale nell’incrocio tra la difesa della dello storico – delle idee, della filosofia,
ragione e la sua ‘distruzione’, quando della scienza – scoprire nella sua impreve-
neokantismo e storicismo, filosofia della dibilità, mettendo così in crisi anche «le
vita e fenomenologia, l’eco del pragma- certezze del presente»72. Su questo punto,
tismo e della «funzione» di Bergson71 e contrariamente a una visione consoli-
si erano divisi il campo, quasi a sancire data, la prospettiva di Garin non sembra
l’incontro e lo scontro delle tendenze così incompatibile con quella di Preti,
più autorevoli della filosofia del nuovo pur nell’evidente differenza di attrezzatu-
secolo nel vivo della ‘rivolta contro il re concettuali e di quadri di riferimento.
positivismo’. Partire da quell’incrocio Anzi, proprio sul terreno della storia della
era per Garin l’unico modo per dare filosofia la tematica delle ‘rivoluzioni’ fi-
conto di molte vicende che avevano losofiche sembra apparire in tutta la sua
portato a esiti lontanissimi, sia sotto il problematicità, consentendo al tempo
profilo teorico, sia nel corso del tempo: stesso una verifica di quanto il ‘tipo ide-
al ‘tramonto dell’Occidente’ come alla ale’ della continuità (o della discontinui-
filosofia delle forme simboliche, all’a- tà) possa trovare riscontro non solo nelle
nalitica esistenziale come alla filosofia vicende filosofiche, ma nella storia delle
scientifica nutrita originariamente di idee e del pensiero scientifico73.
motivi non solo ascrivibili alla rottura Come ha ricordato Carlo Borghero, se
operata dalla ‘svolta della filosofia’. ci si pone in questa prospettiva è possibile
Garin mirava a tracciare, in sostanza, cogliere affinità tutt’altro che occasionali
un orizzonte per ricerche da svolgere e al con i dibattiti sollevati in altri contesti ac-
contempo si mostrava consapevole che cademici e culturali (in specie negli Stati
tutto il suo lavoro richiedeva di essere ag- Uniti), purtroppo del tutto ignari di quan-
giornato, rivisto e ripensato all’interno di to si è fatto anche in Italia, e talvolta prima
una prospettiva più ampia. Era un esito in Italia che altrove. Una figura «ingom-
probabilmente inatteso, cui Garin era sta- brante» come quella di Garin potrebbe
to sollecitato via via che la ricostruzione rappresentare – se non fosse conosciuto
storica e le preoccupazioni del presente soltanto per i suoi contributi agli studi
si erano saldate tra loro in una maniera sull’Umanesimo e il Rinascimento – un in-
diversa rispetto agli anni Cinquanta e Ses- terlocutore importante per le discussioni
santa, inducendolo a una sorta di ‘ritorno odierne su history and philosophy che si
Massimo Ferrari  _  55

svolgono in altri ambienti filosofici, specie Spinoza, hrsg. von P. Rubini und Ch. Möckel,
nell’area filosofica di lingua inglese74. La Meiner, Hamburg 2018, pp. 3-58.
memoria storica avrebbe dovuto suggerire 3  _ Cfr. S. Ricci, Garin lettore di Cassirer,
una qualche cautela nell’accogliere queste «Giornale critico della filosofia italiana», 88
dispute come l’ultima novità, quando si è (2009), pp. 457-477; Id., Garin e Cassirer: «un
trattato invece di interrogativi sorti tardi- discorsi sulla filosofia di questo secolo», in Il No-
vamente, e in ogni caso non in forme così vecento di Eugenio Garin. Atti del Convegno di
dirompenti da giustificare l’ignoranza di studi, a cura di G. Vacca e S. Ricci, Istituto della
quanto si è scritto in Italia su questo pro- Enciclopedia Italiana, Roma 2011, pp. 121-165.
blema cruciale. Non si tratta, ovviamente, 4  _  R. Klibansky, Le philosophe et la mém-
di una ripetizione su altro registro dell’I- oire du siècle, cit., p. 72. Per l’edizione di Kli-
talian Theory; si tratta se mai di prendere bansky del Liber de Sapiente di Charles de Bo-
atto della dimensione trasversale di una velles cfr. E. Cassirer, Individuo e cosmo nella
questione che coinvolge chiunque eserciti filosofia del Rinascimento, a cura di F. Plaga e
il «mestiere di pensare» filosoficamente: C. Rosenkranz, introduzione di M. Ghelardi,
perché occorre sempre interrogarsi sulla Bollati Boringhieri, Torino 2012, pp. 277-435.
tradizione della filosofia, sugli intrecci mai 5  _  D. Marconi, Il mestiere di pensare, Ei-
esauriti tra il passato che si conserva e il naudi, Torino 2014, pp. 107-108. Sul libro di
presente che si configura con il volto della Marconi si vedano gli interventi di A. Voltolini,
novità. C. La Rocca, M. Mori e dello stesso Marconi
in Il lavoro del filosofo. Riflessioni su un libro,
«Rivista di filosofia», 106 (2015), pp. 21-55.
_ note 6  _  D. Marconi, Il mestiere di pensare, cit.,
1  _  Per una ricostruzione d’insieme mi per- p. 112.
metto di rinviare al mio Mezzo secolo di filosofia 7  _  Ivi, pp. 140-143.
italiana. Dal secondo dopoguerra al nuovo mil- 8  _  P. Parrini, Filosofia e scienza nell’Italia
lennio, Il Mulino, Bologna 2016, pp. 108-113. del Novecento. Figure, correnti, battaglie, Gue-
2  _ Cfr. R. Klibansky, Le philosophe et rini e Associati, Milano 2004, pp. 309, 321-322.
la mémoire du siècle, Les Belles Lettres, Paris 9  _ Cfr. P. Rossi, Un altro presente. Saggi
1998, p. 40 (il corsivo è nostro). Una testimo- sulla storia della filosofia, Il Mulino, Bologna
nianza analoga si trova in A.J. Ayer, Part of my 1999, pp. 225-237.
Life, Collins, London 1977, p. 152. Il testo delle 10  _  E. Scribano, Sulla storiografia filosofi-
lezioni di Cassirer sul Discours de métaphysique ca, in Filosofia analitica 1996-1998. Prospettive
di Leibniz, tenute presso l’All Souls College di teoriche e revisioni storiografiche, a cura di M.
Oxford dall’ottobre al dicembre 1933, è ora Di Francesco, D. Marconi e P. Parrini, Guerini
disponibile in E. Cassirer, Nachgelassene Ma- e Associati, Milano 1998, p. 43.
nuskripte und Texte, vol. 14, Descartes, Leibniz, 11  _  Ivi, p. 35.
56  _  Giulio Preti, Eugenio Garin e la storia della filosofia

12  _ Cfr. G. Preti, Praxis ed empirismo, Ei- 26  _  Ivi, pp. 433-434.
naudi, Torino 1957 (ma qui utilizziamo la nuo- 27  _  G. Preti, Continuità e discontinuità
va edizione, con Prefazione di S. Veca e una nella storia della filosofia, ora in Saggi filosofici,
Postfazione di F. Minazzi, Mondadori, Milano cit., vol. II, p. 233.
2007, pp. 121-148). 28  _  Ivi, p. 237.
13  _  Ivi, p. 124. 29  _  Ivi, pp. 237-238.
14 _ Della Miseria dello storicismo di Pop- 30  _  G. Preti, Continuità ed “essenze” nel-
per era uscita pochi anni prima la traduzione la storia della filosofia (1956), in Saggi filosofici,
italiana (Editrice L’industria, Milano 1954). cit., vol. II, p. 249.
Successivamente, e in una nuova traduzione, il 31  _  G. Preti, Il mio punto di vista empiri-
libro uscirà da Feltrinelli nel 1975. stico, in Saggi filosofici, cit., vol. II, p. 484.
15  _  G. Preti, Praxis ed empirismo, cit., pp. 32  _  G. Preti, Continuità ed “essenze” nella
123, 126. storia della filosofia, cit., p. 248.
16  _  Ivi, pp. 125-126. 33  _  Ivi, p. 250.
17  _  Ivi, p. 127. 34  _  G. Preti, Lezioni di filosofia della
18  _  Ivi, pp. 128-129. scienza (1965-1966), a cura di F. Minazzi, Fran-
19  _  Ivi, p. 130. Da questo punto di vista si coAngeli, Milano 1989, p. 153, n. 16.
può dire che Preti affronti il problema della co- 35  _ Per alcuni di questi temi si veda S.
noscenza storica in termini non molto dissimili da Veca, La barca di Neurath. Sette saggi brevi,
quelli tipicamente neokantiani così come erano Edizioni della Normale, Pisa 2015.
stati posti da Wilhelm Windelband, Heinrich Ri- 36  _  Cfr. in proposito le acute considera-
ckert e in parte Max Weber. Erano autori e temi zioni di J.-M. Roy, Rhin et Danube. Essais sur
che Preti conosceva bene, per quanto in questo le schisme analytico-phénoménologique, Vrin,
contesto non si trovino riferimenti espliciti. Paris 2010, pp. 461-528.
20  _  Ivi, p. 134 (corsivo nostro). 37  _  E. Garin, Filosofia e scienze nel Nove-
21  _  Ivi, p. 138. cento, Laterza, Roma-Bari 1978, p. 140.
22  _  Ivi, pp. 147-148. 38  _  Ivi, pp. 13, 27.
23  _  Ivi, p. 148. 39  _  Ivi, p. 77.
24  _ Cfr. A. Koyré, Studi newtoniani, trad. 40  _  Ivi, pp. 1, 3.
it. di P. Galluzzi, Einaudi, Torino 1965, pp. 7-8, 41  _  Ivi, pp. 7-8, 19.
dove Koyré parla della «nuova ontologia» fon- 42  _  Ivi, pp. 17, 19.
data su «un nuovo atteggiamento teorico», su 43  _  Ivi, pp. 9, 12, 25, 27.
«un nuovo atteggiamento metafisico». 44  _  Ivi, p. 94.
25  _  G. Preti, L’ontologia della regione 45  _  Ivi, pp. XI, 107.
«natura» nella fisica newtoniana (1957), in Saggi 46  _ Ivi, pp. 47-48; cfr. inoltre E. Garin,
filosofici, a cura di M. Dal Pra, La Nuova Italia, Sul pensiero del Novecento, a cura di M. Cili-
Firenze 1976, vol. I, p. 420. berto, Edizioni della Normale, Pisa 2014, p. 57.
Massimo Ferrari  _  57

47  _  E. Garin, Filosofia e scienze nel Nove- contemporaneo (uscito da Einaudi nel 1956):
cento, cit., p. 42. cfr. E. Garin, Lo storicismo tedesco contempora-
48  _ Cfr. E. Garin, Einstein e la filosofia, neo, «Notiziario Einaudi», V (1956) 9, pp. 7-8.
in Enciclopedia del Novecento, Istituto dell’En- 57  _ Cfr. E. Garin, Filosofia e scienze nel
ciclopedia Italiana, Roma 1982, vol. VI, pp. Novecento, cit., pp. 64-67.
112-120; Id. Einstein filosofo. A proposito del 58  _ Cfr. E. Garin, Storicismo, in Enciclo-
libro di Abraham Pais, in E. Garin, L. Radicati pedia del Novecento, Istituto della Enciclopedia
Di Brozolo, Considerazioni su Einstein, Istituto Italiana, Roma 1984, vol. VII, pp. 213-231, qui
Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli 1989, p. 218.
pp. 5-21. 59  _  Ivi, pp. 219, 222.
49  _  E. Garin, Einstein filosofo, cit., pp. 6, 60  _  Ivi, pp. 226-228.
12. 61  _  Ivi, p. 229.
50  _  Ivi, pp. 17-19; e specie p. 21: «La ve- 62  _  E. Garin, Filosofia e scienze nel Nove-
rità è che [in Einstein] la separazione del filo- cento, cit., p. 73.
sofo dallo scienziato non è agevole, né giova. 63  _ Cfr. E. Garin, Sessant’anni dopo, in La
Operoso in un momento di crisi del pensiero filosofia come sapere storico. Con un saggio au-
moderno, fra i suoi meriti è proprio da porsi tobiografico, Laterza, Roma-Bari 1990, p. 124.
il richiamo all’indissolubile nesso fra scienza e Sul fatto che Kant fosse «sempre stato il [suo]
filosofia». Cfr. inoltre A. Pais, «Sottile è il Si- filosofo» Garin insisteva ancora nel marzo del
gnore…». La scienza e la vita di Albert Einstein, 1999 (cfr. E. Garin, R. Cassigoli, Colloqui con
trad. it. di L. Belloni e T. Cannillo, Bollati Bo- Eugenio Garin. Un intellettuale del Novecento,
ringhieri, Torino 1986 (l’edizione originale in- Le Lettere, Firenze 2000, p. 88).
glese è del 1982). 64  _  E. Garin, Sul pensiero del Novecento,
51  _  E. Garin, Einstein e la filosofia, cit., p. cit., pp. 29, 52.
113. 65  _  E. Garin, Filosofia e scienze nel No-
52  _  Ivi, pp. 114, 118-119. vecento, cit., pp. 118-120, 129-130; ma si veda
53  _  Ivi, p. 113. Nel testo ci siamo riferiti pure, in precedenza, la ‘scheda’ su Kant, Cassi-
in particolare a M. Paty, Einstein philosophe, rer e Heidegger, «Rivista critica di storia della
Presses Universitaires de France, Paris 1993; filosofia», XXVIII (1973), pp. 203-206.
e T. Ryckman, The Reign of Relativity. Philo- 66  _ Cfr. M. Friedman, La filosofia al bivio.
sophy in Physics 1915-1925, Oxford University Carnap, Cassirer, Heidegger, trad. it. di M. Mu-
Press, Oxford 2005. gnai, Cortina, Milano 2004.
54  _ Cfr. E. Garin, Filosofia e scienze nel 67  _ Cfr. F. Barone, Il neopositivismo logi-
Novecento, cit., p. 42. co, Edizioni di «Filosofia», Torino 1953, Later-
55  _  Ivi, p. 99. za, Roma-Bari 19863, vol. II, pp. 526-54. Garin
56  _  Ci riferiamo in particolare alla recen- utilizza la seconda edizione del 1977, citandola
sione del libro di P. Rossi, Lo storicismo tedesco erroneamente con il titolo Il positivismo logico
58  _  Giulio Preti, Eugenio Garin e la storia della filosofia

(cfr. E. Garin, Filosofia e scienze nel Novecento, re Carnap» – ha scritto ad esempio Gottfried
cit., p. XIII, nota 6). Gabriel – «dobbiamo esaminare la situazione
68  _  Su una «certa possibile presenza delle storica nella quale il suo pensiero si è svilup-
prospettive fenomenologiche nel primo libro pato» (G. Gabriel, Carnap and Frege, in The
importante di Carnap [l’Aufbau]» vedi l’esatta Cambridge Companion to Rudolf Carnap, ed. by
notazione di E. Garin in Filosofia e scienze nel M. Friedman and R. Creath, Cambridge Uni-
Novecento, cit., p. 111. Cfr. inoltre G. Preti, Il versity Press, Cambridge 2007, p. 65).
problema della L-verità nella semantica carna- 71  _ Cfr. E. Garin, Note sul pensiero del
piana (1955), in Saggi filosofici, cit., vol. I, pp. Novecento, cit., p. 75.
337-376. 72  _  P. Rossi, Ricordo di Eugenio Garin,
69  _ Cfr. Logical Empiricism in North Ame- «Iride», 18 (gennaio-aprile 2005), p. 24.
rica, a cura di G.L. Hardcastle e A.W. Richard- 73  _  È in questa direzione che vanno riletti
son, University of Minnesota Press, Minneapo- i saggi di Garin raccolti in Rinascite e rivoluzio-
lis-London 2003, p. X. ni. Movimenti culturali dal XIV al XVIIII seco-
70  _  E. Garin, Filosofia e scienze nel No- lo, nuova ed. a cura di M. Ciliberto, Laterza,
vecento, cit., p. X. Oggi, del resto, è divenuta Roma-Bari 2007.
pressoché moneta corrente una convinzione 74  _ Cfr. C. Borghero, Sulla storia della
che sino a tempi non lontanissimi sarebbe par- filosofia. Un dibattito internazionale, «Gior-
sa eresia a molti esponenti della filosofia ana- nale critico della filosofia italiana», 88 (2009),
litica: vale a dire che per indagare un filosofo pp. 517-538, ora ripreso nel suo volume Inter-
come Carnap o come Frege o come Schlick pretazioni, categorie, finzioni. Narrare la storia
occorre innanzi tutto collocarlo nel proprio della filosofia, Le Lettere, Firenze 2017, pp.
preciso contesto storico. «Se vogliamo capi- 465-490.

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