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I MARTIRI DI CHICAGO e i fatti di Haymarket Square (1886).

 
Il 4 maggio 1886, ad Haymarket Square, a Chicago, durante un raduno di lavoratori/lavoratrici
ed anarchici in solidarietà con i lavoratori/lavoratrici in sciopero, una bomba fu lanciata da un
ignoto su un gruppo di poliziotti, di cui uno morì all'istante. Questo fatto fu usato dalle
istituzioni come scusa per reprimere il movimento anarchico. Il processo che ne seguì portò
alla condanna a morte per impiccagione di sette anarchici (due di loro furono in seguito
graziati), poi riconosciuti innocenti, e ad una condanna a 15 anni. I condannati, passati alla
storia come "Martiri di Chicago", sono ancora oggi ricordati come vittime
della repressione contro anarchici e sindacalisti.
Gli anni 1885-86 avevano visto i lavoratori americani in prima fila per le rivendicazioni
sindacali, in particolare per quelle riguardanti le otto ore lavorative.
 

Il primo maggio 1886, a Chicago, oltre 50.000 lavoratori proclamano lo sciopero per imporre


al padronato le otto ore lavorative. In un clima di tensione, e di numerose provocazioni
poliziesche, si susseguono cortei, comizi ed iniziative varie. Il 3 maggio, davanti alle fabbriche
Mc Cormick, in Haymarket square, si svolge un presidio di lavoratori per impedire azioni di
crumiraggio, durante il quale prendono la parola gli esponenti più importanti del movimento
operaio, tra cui i militanti anarchici, che consideravano la campagna per le otto ore solo come
un primo passo verso la rivoluzione sociale. Al termine dell'iniziativa, alcuni agenti delle
“forze dell'ordine” caricano i manifestanti, iniziando a sparare all'impazzata. Il risultato è di
quattro morti e centinaia di feriti.
La notte stessa si svolge al Grief Hall un incontro al quale partecipano tra gli altri
anche George Engel, Louis Lingg e Adolph Fischer. In seguito i pubblici ministeri definiranno
quell'incontro la "Cospirazione del Lunedì Notte", poiché secondo loro proprio durante questa
notte sarebbe stato messo in atto un piano per attaccare la polizia il giorno seguente.
La reazione operaia non si fa attendere ed il giorno seguente, 4 maggio, ventimila lavoratori e
lavoratrici si ritrovano in Haymarket square, il luogo della strage. I leader anarchici, Spies,
Parsons e Fielden, parlano alla folla, in un clima carico di tensione, ma fondamentalmente
pacifico e tranquillo. Incredibilmente, mentre Fielden stava terminando il comizio, e quando
l'evento sembrava destinato a terminare anche per colpa della pioggia insistente,
la polizia inizia a caricare i manifestanti. Nella confusione una bomba scoppia in mezzo ad un
plotone di poliziotti, opera probabilmente di un provocatore, che provoca la morte del
poliziotto Mathias J. Degan. A questo punto le forze dell'ordine si sentono legittimate a sparare
sulla folla e a proseguire nella carica con ancor maggiore violenza: vengono ferite dozzine di
persone; undici, fra cui sette agenti colpiti dal fuoco amico, invece perdono la vita. In seguito
le istituzioni inizieranno una campagna diffamatoria e repressiva nei confronti degli operai e
dei sindacalisti.
Le prime vittime di questa caccia al “rosso” sono proprio gli esponenti maggiormente di spicco
del movimento dei lavoratori, ovvero gli anarchici che avevano dato forza e coscienza al
movimento di lotta: August Spies, Samuel Fielden, Adolph Fischer, George Engel, Michael
Schwab, Louis Lingg, Oscar Neebe.

Inizialmente Albert Parsons (marito di Lucy Parsons) è latitante, in seguito, in segno


di solidarietà con i suoi compagni, si consegna alla polizia e va a sedere sul banco degli
imputati accanto ai sette compagni.
«Mi uccideranno - disse Parsons a chi gli chiese spiegazioni per il suo gesto - ma non potevo
restarmene in libertà sapendo che i miei compagni erano stati arrestati e sarebbero stati
giustiziati per fatti di cui essi sono colpevoli al pari di me... » .

Presieduto da giudice Joseph Gary, il processo inizia il 21 giugno 1886 alla Corte di Cooke
County. Sulla base della composizione della giuria - uomini d'affari, loro impiegati ed un
parente di uno dei poliziotti morti - tutto lascia supporre che la sentenza in pratica sia già stata
scritta. Non c'è nessuna prova a carico degli imputati - difesi dai coraggiosi avvocati William
Perkins Black, Sigmund Zeisler e Moses Salomon - infatti l'accusa non riuscirà in alcun modo
a dimostrare alcun collegamento tra gli imputati e il lancio della bomba, ma li accuserà
comunque responsabili di cospirazione e incitamento alla violenza.
 
Lucy Parsons, moglie di Albert Parsons, si battè in difesa degli imputati e poi in ricordo della
loro memoria
Proprio perché non ci sono prove il processo si svolge su un piano puramente ideologico, ad
essere sotto accusa è in realtà l'anarchismo, il socialismo e il movimento operaio: tre degli
accusati erano stati oratori (August Spies, Albert Parsons e Samuel Fielden), assai moderati, al
comizio di Haymarket, altri tre non c'erano nemmeno andati (Louis Lingg, George
Engel, Oscar Neebe), gli altri tre avevano lasciato la manifestazione prima dello scoppio della
bomba (Michael Schwab, Adolph Fischer).
 
 
Senza essere riusciti a stabilire chi fosse stato a lanciare la bomba in mezzo alla folla, il 19
agosto, sette degli otto imputati vengono condannati a morte:
 Adolph Fischer, 
August Spies, 
George Enge
l e Albert Parsons 
vengono impiccati l'11 novembre del 1887. 
Louis Lingg sfugge alla forca, a cui era stato condannato, suicidandosi in carcere il giorno
prima dell'esecuzione.
A Samuel Fielden
 e Michael Schwab,
in seguito alla domanda di clemenza rivolta al governatore Richard James Oglesby, la pena
viene commutata nell'ergastolo.
Nel 1893 il governatore dell'Illinois, John Peter Altgeld, concederà loro la grazia.
Stesso provvedimento riceverà Oscar Neebe, che invece era stato condannato a 15 anni.
In seguito, dopo la lettura della sentenza, alcuni dei condannati commentano così il verdetto:
«Intendo solo protestare contro la pena di morte che mi è stata comminata perché non ho
commesso alcun crimine... ma se devo essere impiccato per aver professato le mie idee
anarchiche, per il mio amore della libertà, uguaglianza e fraternità, non ho alcun problema. Lo
dico ad alta voce: dispongano della mia vita» (Adolf Fischer).
 
«Il principio fondamentale dell'anarchia è l'abolizione del salario e la sostituzione dell'attuale
sistema industriale e autoritario con un sistema di libera cooperazione universale, la sola che
può risolvere il conflitto esistente. La società odierna sopravvive grazie alla repressione, noi
abbiamo consigliato una rivoluzione sociale dei lavoratori contro questo sistema di forza. Se
devo essere impiccato per le mie idee anarchiche, va bene: uccidetemi» (Albert Parsons).

«Vostro onore, la mia difesa è proprio la sua accusa, miei presunti crimini sono la mia storia.
[...] Può condannarmi, però almeno che si sappia che nello Stato dell'Illinois otto uomini
furono condannati per non abiurare la loro fede nel trionfo finale della libertà e della giustizia»
(August Spies).
 
Il giorno della condanna Spies, Parsons, Engel e Fischer si mostrarono sereni, rivolgendo un
pensiero alle loro mogli e figli e alla causa socialista ed anarchica. Le ultime parole
pronunciate dai nostri amici furono:
 Spies: «Salute, verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che oggi
soffocate con la morte!»
 Fischer: «Hoc die Anarchie! (Viva l'anarchia!)»
 Engel: «Urrà per l'anarchia!»
 Parsons: «Lasciate che si senta la voce del popolo!»

Il giorno del funerale dei martiri anarchici, il 13 novembre, 200.000 lavoratori e lavoratrici
parteciparono con l'intento di commemorare il sacrificio degli anarchici assassinati
dalla giustizia dello Stato. In seguito il movimento internazionale dei lavoratori, nel 1889 a
Parigi, propose di ricordare in una giornata di sciopero generale fissata appunto per il primo
maggio di ogni anno gli avvenimenti di Chicago. 

Nel 1893 venne innalzato il Monumento ai Martiri di Haymarket, ad opera dello scultore


Albert Weinert. In seguito l'opera venne dichiarata National Historic Landmark dal
Dipartimento dell'Interno degli Stati Uniti, unico monumento funerario a ricevere tale
onorificenza.

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