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Chi dugnu chi sugnu!


Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XI - n 3 - (Maggio - Giugno) 2009
Ed. Responsabile: Francesco Paolo Catania - Bvd. De Dixmude 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles - Tel/Fax: +32 2 2174831 - +32 475810756 NEL TEMPO DELL'INGANNO UNIVERSALE DIRE LA VERIT UN ATTO RIVOLUZIONARIO.
[GEORGE ORWELL]

Linfluenza dei suini. Una bufala o che cosa ?

La Sicilia non Italia


pagina 8

pagina 15

Vieni in Sicilia...

Chiesa Madre (Riesi)

DIRITTI DEL POPOLO SICILIANO SEMPRE VIOLATI: CHE FARE?

8 referendum per la Sicilia


... te ne innamorerai !

pagina 3

DAL GOVERNO DEI DUE CARLETTI ALL'OPERAZIONE MILAZZO (2)


Pagine 6 & 7

Complotto Terrorista
Pagina 2

Di Girolamo, la vergogna degli italiani allestero


Pagina 9

Quellimbroglio sullAlta Corte


Pagine 13 & 14

LISOLA - Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XI - n 3 (Maggio - Giugno) 2009

Complotto Terrorista
nfrastrutture. Quali sono quelle che i Siciliani vogliono e quelle che non vogliono. Quale quelle il cui iter non incontrerebbe praticamente opposizione popolare, e quali quelle destinate a provocare accese discussioni. Quali quelle che avrebbero un sicuro ritorno politico (traduco: numero di voti) e quali quelle che non si capisce bene se i voti li portino o li tolgano. Infine: quali quelle veramente utili per la Sicilia ed i Siciliani, quali quelle inutili o addirittura dannose. Porti, Aeroporti, ferrovie, autostrade, rigassificatori, centrali nucleari, ponti, inceneritori: da queste parti tutti sembrano voler costruire qualcosa, pi che in ogni altra parte d'Italia. Non tutti siamo ingegneri, imprenditori, ambientalisti o esperti di politica energetica. Quindi come fare a capire dove potrebbe nascondersi il tranello, l'imbroglio, la futura strage? Quale di queste opere ci viene offerta con l'asterisco del centro oncologico annesso? Quali possono davvero rappresentare un'occasione di sviluppo? Certo non si possono accontentare tutti: un aeroporto provoca rumore, una autostrada significa la penetrazione di un territorio prima indisturbato, un porto la distruzione di chilometri di costa. Ma chi in Sicilia si opporrebbe veramente alla creazione di un hub aereo internazionale? Chi si opposto alla riconversione di Comiso? Chi sta protestando per la costruzione della Catania-Siracusa-Gela? Neanche certe frange ambientaliste dedite solo a pescare nel torbido si sono immaginate di appigliarsi a qualcosa. Viene da chiedersi allora perch non sentiamo mai politici di livello nazionale sposare questi progetti. Anche senza avere intenzione di realizzare niente. Tanto per prenderci per il culo. Lo hanno fatto per tante cose. Per la ricostruzione di Messina o del Belice, ad esempio. Mai nessuno che ci vuole prendere per il culo promettendoci il porto di Augusta o il pi importante hub del Mediterraneo! Invece eccoli buttarsi sul ponte. Sugli inceneritori. Sulle centrali nucleari. Rischiando, prima di una elezione, di perdere importanti consensi. Anzi, la mitica opera del ponte ricompare puntualmente pochi mesi prima di ogni elezione, per poi sparire dalle pagine dei giornali il giorno dopo il conteggio dei voti. Quando Berlusconi dice che i Siciliani non sono italiani al 100% senza il ponte, credete che non lo sappia di dire qualcosa che nel breve termine potrebbe costare dei voti? Lo sa, lo sa benissimo. Ma evidentemente in quel momento non sta facendo campagna per il nostro voto. Lui sta parlando a qualcun altro. In ogni caso, questo potrebbe non significare niente. Un'opera anche se controversa potrebbe essere auspicabile. Un'opera voluta da poteri che non ci piacciono tanto, potrebbe comunque essere vantaggiosa per il territorio. Ma allora come fare a distinguere? E proprio qui sta la stranezza principale. Perch del ponte o degli inceneritori o delle centrali si dice che ci siano dietro gli interessi dell'Impregilo e di altre imprese del nord. Ma questo non basta a giustificare tanta ostinazione. Si dice che costruire un'opera ingegneristica come il ponte fungerebbe da vetrina per il made in Italy (o meglio, per il made in North Italy...). Ma vero? Realizzare il principale porto del Mediterraneo ad Augusta sarebbe sicuramente una vetrina altrettanto importante. Lo stesso nel caso di un hub aeroportuale intercontinentale che funzioni realmente: la progettazione e realizzazione di Malpensa ha portato solo risatine di compassione alle aziende che lo hanno realizzato. Se le aziende del nord hanno bisogno di lavorare, si faccia realizzare loro la connessione veloce Messina-Catania-Palermo. Invece,

malgrado l'acqua alla gola, nessuno si sogna di salvarle con un'opera del genere, per la quale ci sarebbero fondi europei, ragionali e privati. Il punto che queste opere servono veramente allo sviluppo della Sicilia. E quindi non vanno realizzate. N in Sicilia n tanto meno nel Sud Italia. Invece, malgrado il nostro territorio produca pi energia di quella necessaria, si vuole costruire una centrale nucleare tra Ragusa e Palma di Montechiaro, si vogliono realizzare inceneritori che da soli brucerebbero pi immondizia (indifferenziata) di tutti quelli costruiti sinora in Italia messi insieme. E come insistono per queste opere! Sembra quasi che l'energia serva a loro o che ci debbano bruciare la loro di immondizia. Sembra... Volete che per il ponte il discorso non sia diverso? Lasciando da parte la questione ambientale, se il ponte portasse veramente dei vantaggi alla Sicilia ed al resto del Sud Italia, nessuno si sbraccerebbe per iniziare i lavori. Con il ponte credono di continuare a costringerci a passare da loro prima di arrivare nel resto del mondo. Credono di poterci imporre il pizzo ancora una volta. Siamo a questo paradosso: si preferisce fare una figura barbina iniziando i lavori per un'opera, quella del ponte, che non si sa neanche se si possa realizzare, tanto per tirare la caretta per qualche altro anno, piuttosto che rilanciare le stesse aziende padane in grande stile con opere di alto profilo politico ed ingegneristico che hanno per il difetto di essere utili anche ai terroni. Ecco un buon modo per distinguere opere a noi vantaggiose da quelle decisamente dannose: se trovano consenso trasversale in tutto lo stivaletto, se vedono favorevoli i politici romani ed il miope sistema produttivo padano, appartengono sicuramente alle seconde. Appartengono sicuramente al trittico terrorista composto da inceneritori, reattori nucleari e ponte. Ilconsiglio.blogspot.com

Provinciae delendae sunt


ARTICOLO 15 dello Statuto Siciliano
1. Le circoscrizioni provinciali e gli organi ed enti pubblici che ne derivano sono soppressi nell'ambito della Regione siciliana. 2. L'ordinamento degli enti locali si basa nella Regione stessa sui Comuni e sui liberi Consorzi comunali, dotati della pi ampia autonomia amministrativa e finanziaria. 3. Nel quadro di tali principi generali spetta alla Regione la legislazione esclusiva e l'esecuzione diretta in materia di circoscrizione, ordinamento e controllo degli enti locali.

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LISOLA - Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XI - n 3 (Maggio - Giugno) 2009

Diritti del Popolo Siciliano sempre violati: che fare?

8 referendum per la Sicilia

D
servire. "picche" da Roma.

i fronte all'inerzia con cui i diritti del Popolo e delle Istituzioni siciliane sono sempre violati, nulla sembra

completamente autonomo da quello italiano fatti salvi i soli tributi erariali e le sole perequazioni previste dalla Costituzione e dallo Statuto? 4. - Vuoi tu che la Sicilia detenga e gestisca in maniera autonoma le proprie riserve valutarie ed emetta in modo pubblico la propria moneta alla pari degli altri stati sovrani dell'Unione Europea? - Vuoi tu che l'Italia non ratifichi alcuna modifica dei trattati europei sinch l'Europa non avr riconosciuto l'efficacia del nostro Statuto per la formazione della volont italiana sulle materie di competenza regionale, per la costituzione della Sicilia in zona doganale e fiscale speciale e per la partecipazione autonoma della Sicilia al Sistema Europeo delle banche centrali con una clausola di "opting out" per l'uscita dal sistema monetario unico europeo? - Vuoi tu che le amministrazioni pubbliche siciliane riformino la toponomastica e le intestazioni di edifici e istituzioni pubbliche per cancellare le tracce della colonizzazione sabauda e valorizzare la tradizione e la storia siciliana? - Vuoi tu che la Regione Siciliana costituisca un'Accademia per la definizione del Siciliano standard da affiancare all'Italiano come lingua ufficiale nella toponomastica, negli atti pubblici e nelle pubbliche insegne, e che lo studio e l'uso della lingua siciliana sia incoraggiato attraverso la sua introduzione nelle scuole e nei media siciliani? - Vuoi tu che la Sicilia sia smilitarizzata da ogni forza armata straniera e da ogni forza d'attacco italiana e che sia dotata di forze armate solo per la difesa convenzionale del territorio e delle acque territoriali con comandi residenti nell'isola e autonomi da quelli statali?

Il Governo regionale pu chiedere (o far finta di chiedere?) l'applicazione dello Statuto e sentirsi rispondere Si pu assistere tranquillamente allo scempio di ogni giorno sulla nostra pelle: Tremonti fa cassa con le risorse siciliane, i leghisti stanno ottenendo un federalismo fiscale del tipo "quel che mio mio e quel che tuo pure mio!", la Corte Costituzionale che da sempre boccia ogni prerogativa autonomistica della Sicilia, il Presidente della Repubblica interessato solo all'Unione bancaria europea Mah! Che fare?! Pacificamente parlando... di fronte a tanto muro di gomma? Noi un'idea l'avremmo Immaginate che il Presidente dello Stato Regionale di Sicilia (Regione Siciliana), per smuovere le acque, lanci una batteria di referendum consultivi regionali da mettere sul piatto della politica. E immaginiamo che i Siciliani in massa votino SI'. Allora si che si potrebbe fare una rivoluzione... 1. - Vuoi tu che lo Statuto Siciliano sia applicato pienamente secondo il suo tenore letterale, con la ricostituzione dell'Alta Corte per la Regione Siciliana come organo girisdizionale speciale che dirima i conflitti di competenza tra Stato e Regione? - Vuoi tu che i proventi delle risorse minerarie, delle fonti di energia e della produzione di energia elettrica siano disciplinati in esclusiva da legge della Regione Siciliana con attribuzione alla Sicilia ed ai suoi cittadini di ogni beneficio derivante dall'estrazione, dalla trasformazione e dalla trasformazione in energia delle suddette fonti energetiche? - Vuoi tu che la Sicilia si doti di un sistema tributario

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Con un'adeguata campagna di sensibilizzazione non sarebbe difficile spiegare questi referendum ai Siciliani. E cosa succederebbe se l'80-90% dei Siciliani dicesse di si?

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Ufficio stampa L'ALTRA SICILIA - Antudo

Caro Amico, dopo che mi hai letto, non mi buttare... Dimostra il tuo alto senso di civismo... Regalami a qualche amico o parente. Aiuterai cosi la mia iffusione. Grazie LISOLA - Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XI - n 3 (Maggio - Giugno) 2009

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Giovanni Cappello - 30 Perch la Sicilia uno stato d'animo. Francesca Tribastone - 10 Stefano Cappello - 10 Elisa Cappello - 10 Giuseppe Cappello - 10 Gaspare "il Maestro" - 10 Carmela Mantione - 10 * Gino Scala - 20 * * Anonimo - 5 * Roberto Giannella - 20 * Famiglia Rizza - 50 * Francesco Simone - 20 * * Anonimo - 20 Genevive Catania - 20 * * Massimiliano Di Domenico - 25 Andrea Lanza - 15 Giuseppe Girlando - 30 * Giuseppe Dimora - 10 Filippina Scalici - 10 Cecile Clement - 25 Roberto Intelisano - 10 * Mario Miceli - 10 * Antonio Alessi - 10 * Piero Di Domenico - 25 Gino Santoro - 10 Siciliano libero - 20 * * Silvio Antonio Sedita - 20 Giovanni Morreale - 50 Rosaria Bonaccorso - 10 Salvatore Macaluso - 10 Antonio La Valva - 10 M. Della Cava - 10 Alfonso Genchi - 20 Cinzia Peloso - 20 Maria Di Trapani - 10 * * Antonino Maisano - 10 * * Jacques Maes - 10 * Roberta Saporito - 10 * Franois Collignon - 10 * Francesca Milioto - 10 * Antonio Lo Cascio - 30 Stefano Vullo - 10 Salvatore Aiera - 10 * * Sal Ferrigno - 50 Dall'America per l'Autonomia Isidoro Caravella - 120 * * Salvatore Siracusa - 10 Giovanni Pennisi - 10 Giuseppe La Rosa - 10 Calogero Carmina - 20 * * Anonimo - 20 Di Benedetto Bulla - 20

ANNIVERSARIO DELLA FIRMA DELLO STATUTO SICILIANO


a festa del 63 Anniversario della firma dello Statuto Siciliano che LALTRA SICILIA ha voluto, ha cercato ed organizzato per anni si celebrer ad Adrano il 15 -16 & 17 maggio grazie alla solerzia dellAssessore al Territorio e Ambiente Salvatore Rapisarda e del Sindaco Pippo Ferrante attenti alle richieste della nostra associazione. LALTRA SICILIA tiene a precisare che lidea della celebrazione annuale della firma dello statuto non obbediva, n obbedisce ad alcuna intenzione politica perch sin dalla sua nascita si posta al servizio della Sicilia e dei siciliani al di que e al di l del Faro. LALTRA SICILIA ha sempre cercato di affrancarsi da qualsiasi sponsor che pi che la Sicilia avesse in mente linteresse personale o politico. LALTRA SICILIA plaude al fatto che la manifestazione si tenga oggi ma ricorda a tutti i siciliani che non puo partecipare ad una manifestazione che ha anteposto allinteresse per un avvenimento storico siciliano la mera strumentalizzazione politica. LALTRA SICILIA festegger lanniversario dello statuto invitando i siciliani ad accorrere numerosi ad Adrano ma dolendosi, oggi, che questa manifestazione rimanga limitata alla sola Adrano senza il coinvolgimento dellintera Nazione Siciliana. LALTRA SICILIA ricorda che in altre Regioni/Stato dellEuropa la celebrazione di un anniversario costituisce lappuntamento pi importante della comunit, purtroppo in Sicilia rimane episodio unico e marginale. Ricordiamo e diffidiamo chiunque di appropriarsi dei valori di una Sicilia che attraverso le celebrazione dello statuto vuole ritrovare possibilit ed occasioni di progresso. Invitiamo i siciliani al di qua e al di l del Faro di non cadere nella trappola della celebrazione per poi lasciarsi imbonire da falsi maestri. Ufficio stampa LALTRA SICILIA

Michele Talluto - 25 * Anna Thonus - 10 * Marcella Dalpiaz - 50 * Pietrina Augugliaro - 10 * JMCO International - 20 www.ilconsiglio.blogspot.com - 200 * * Salvatore Agostino - 10 * Salvatore Mauceri - 10 Anonimo - 100 * Luciano Bove - 10 Salvatore Vullo - 10 * Giuseppe Nicotra - 15 * Rosanna Vutera - 25 * Epifanio Guarneri - 20 * * Alberta Talluto - 10 * Pina Allegra - 20 Francesco Butera - 5 * Maria Talluto - 10 ** Roberto Strano - 5 ** Cicciu Sinagra - 40 * Francesco Di Dio - 10 * Associazione Vors Zancle - 30 www.voraszancle.org Roberta Indelicato - 10 * Antonio Falzone - 10 * Maria Passalacqua - 10 * Roberto Ingrassia - 5 * Maria Giuliano - 15 * Antonio Cilona - 10 Giovanni Piazza - 100 Roberto Mirisola - 10 * Carmelo Lo Re - 50 * * Rosario Brancato - 100 Frank Cannonito - 100 * * L'Altra Sicilia - USA Rocco Di Perri - 10 Giuseppe Santamaria - 5 * Csar Chuffart - 10 * Pietro Lauricella - 10 * Massimo Costa - 70 * * Gabriella Sorrentino - 30 * * Figlio del Caos - 50 * Roberto Finocchiaro - 10 * Francesco Messina - 10 * Mario Cosentino - 5 * Salvatore Cal - 10 * Filippo Bonanno - 5 * Antonio Castorina - 10 * Famiglia Fascianella - 200

* Rimborsato * * Lascia la quota versata come contributo per l'Associazione


www.anniversariostatutosiciliano.org

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Vieni in Sicilia...

Chiesa Madre (Riesi)

Mazzarino

Mussomeli

Falconara

Sutera

Riesi

Butera

Torre di Manfria

San Cataldo

...te ne innamorerai !
A T A V O L A

Maccheroni alla Siciliana


Ingredienti per 4 persone: 400 g di maccheroni / 200 g di carne di manzo / 100 g di caciocavallo non stagionato / 3 cucchiai di olio extravergine di oliva / 1 bicchiere di vino rosso / 200 g di passata di pomodoro / 4 cucchiai di pecorino grattuggiato / 1 cipolla / 2 foglie di alloro / Sale / pepe Preparazione: Tagliate il caciocavallo a fettine sottili. Fate

appassire la cipolla affettata nellolio extravergine per 5 minuti; unite la carne di manzo e lasciatela rosolare per qualche minuto. Bagnate con il vino e fate evaporare a fuoco vivace; aggiungete la passata di pomodoro e lalloro e continuate la cottura a fuoco medio per 40 minuti. Levate la carne dai tegame e tagliatela a pezzetti piccolissimi, senza tritarla per; rimettetela nel sugo, salate e pepate. Lessate al dente i maccheroni, scolateli e mettetene met in una pirofila. Spolverizzate con 2 cucchiai di pecorino, condite con met sugo di carne e met fette di caciocavallo. Coprite con i rimanenti maccheroni e ripetete la sequenza di strati. Fate gratinare in forno caldo per 5 minuti e servite.

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LA STORIA CHE POTREBBE RIPETERSI ... da "MA CHI E' QUESTO MILAZZO" (1959) di Felice Chilanti

DAL GOVERNO DEI DUE CARLETTI ALL'OPERAZIONE MILAZZO (2)


secolo fa, quando gli stessi complessi industriali e finanziari del nord andarono in Sicilia a demolire le industrie gi esistenti, gli impianti dei Florio, la fonderia Orotea che produceva ai primi anni del secolo anche motori marini ed occupava 700 operai ed oggi, nelle mani del genovese Piaggio, un piccolo stabilimento con poche decine di lavoratori; e trasferirono le linee di navigazione da Palermo a Genova. Anche allora i grossi gruppi industriali e armatoriali del settentrione, ottennero mano libera dal governo centrale e trovarono complici in Sicilia. A quei tempi i nemici del progresso siciliani erano protetti al nord da barriere doganali (anche di ci ci si dimentica quando si fanno raffronti superficiali e meccanici fra le realizzazioni degli imprenditori settentrionali ed il ritardo di quelli meridionali) oggi essi hanno ottenuto dai governi democristiani facilitazioni di altro genere, dagli sgravi fiscali ai finanziamenti a bassissimo tasso di interesse, ai miliardi della Banca Internazionale riservati soltanto per loro. Ed questa politica, questa congiura per istaurare in Sicilia un potere centralizzato di gruppo che ha seriamente danneggiato il processo di sviluppo dell'imprenditorato siciliano. Per molti anni gli industriali della Sicilia avevano fatto sentire la loro protesta, sia nel campo finanziario che in quello politico, per difendersi ed uscire dalla condizione di immobilit e di paralisi nella quale erano ridotti dalla politica del governo di Roma. Nell'immediato dopoguerra gli stessi industriali del nord che otto o dieci anni pi tardi calarono n Sicilia coi miliardi dell'IRFIS e sulle ali delle esenzioni fiscali, erano tutti schierati contro l'industrializzazione del Mezzogiorno. Dicevano in quegli anni, i grandi industriali del nord, che industrializzare la Sicilia significava creare una inutile concorrenza, andare incontro ad una crisi di sovrapproduzione e che alla disoccupazione si doveva provvedere col turismo, l'agricoltura e l'emigrazione. Il contrasto tra la borghesia siciliana e gli industriali del nord si rivel apertamente nel 1947 quando si rec nell'isola il consigliere

non vi dubbio che anche questo discorso contenga qualche cosa di vero e che pericoli reali incombano, ormai, su taluni settori della vecchia struttura industriale del nord. Ma chi ne trarr dei benefici? Al nord vi saranno nuovi disoccupati e pochi saranno i nuovi occupati in Sicilia. Vi stata troppa fretta e tutto stato concordato nel sospetto ed in segreto. L'esperienza gi dimostra che questa politica non aumenta il reddito dei siciliani anche se le statistiche registrano un forte aumento del reddito complessivo della Sicilia. Perch si tratta di ricchezza che se ne va e di reddito che prende anch'esso la direzione dell'ago magnetico, come gi i milioni di lire oro trovati da Garibaldi a Palermo. L'operazione monopoli stata compiuta dagli integralisti della DC soprattutto allo scopo di trasferire nell'Isola potenti gruppi di pressione politica destinati ad esercitare una influenza determinante nella formazione dei governi, nell'esercizio del potere e pronti a mettere a disposizione larghi mezzi quando occorra la corruzione degli uomini e l'influenza determinante delle ingerenze dall'alto negli affari della Regione. Le grandi fabbriche sono sorte, in pochi anni, nella Sicilia orientale e altrove. Vi sono tratti del paesaggio isolano non pi riconoscibili per chi ne porti nella memoria la

visione antica. Tutto il vasto arco del golfo da Augusta a Siracusa oggi fumoso e fiammeggiante di fabbriche. Attorno agli anfiteatri ed ai templi della Sicilia Greca, a Siracusa come ad Agrigento, il bracciante che torna alla casupola con la pesante zappa sulla spalla, il contadino che nella fresca umida sera avvolge sotto il tabarro i suoi figli aggrappati alla criniera del mulo, ed anche il ragazzo che cresce lungo il vicolo del villaggio o della citt, e il giovane che solleva lo sguardo dal libro di latino e si affaccia dalla finestra della sua casa piccolo borghese, tutti respirano nel vento che viene dal mare l'acre odore delle fabbriche e vedono le bandiere di fiamma dei grandi impianti industriali che bruciano, consumano, trasformano la ricchezza della loro terra antica. Ma se vi fu una speranza di veder scaturire un mutamento reale nella struttura della societ siciliana, da quei grossi impianti industriali, oggi quella speranza si spenta. L'industrializzazione affidata ai grandi monopoli, fulcro della politica governativa integralista siciliana, si mostra con crescente chiarezza piuttosto come una congiura che ha deformato le possibilit di progresso della societ siciliana., ne ha paralizzato le sorgenti energie imprenditoriali: una congiura assai simile all'altra di oltre mezzo

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delegato della Edison, De Biase il quale afferm a Palermo che la questione della industrializzazione si doveva impostare non gi in termini di opportunit politica e sociale ma esclusivamente " sulla base della legge del profitto ". Gli autonomisti siciliani, e gli industriali stessi dell'isola, ed i partiti di sinistra replicarono concordemente, fin da allora, che con la legge del profitto mai la Sicilia sarebbe stata industrializzata. Perch l'imprenditore siciliano si trovava in una posizione di svantaggio, nella necessit cio di investire per gli impianti prima di ricavare un reddito e di affrontare un mercato reso artificioso dalla concorrenza di produttori cosi potenti da poter anche vendere in perdita, pur di stroncare le giovani forze dell'industria meridionale. Nel 1951 fu scoperto il petrolio di Ragusa e qualcosa cambi immediatamente nell'atteggiamento degli industriali del nord. Subito essi dissero che bisognava andare in Sicilia, chiesero larghe concessioni di ricerca nel sottosuolo e le ottennero e per alcuni mesi apparvero anzi schierati in lotta contro la Gulf americana che si era impossessata dell'enorme giacimento e si manifestarono tra loro stessi rivalit e contrasti. Tutti per erano d'accordo che bisognava imporre al governo una politica fondata su tre direttive: nessun intervento dello Stato, larghe esenzioni fiscali e finanziamenti statali esclusivamente riservati alle opere pubbliche e quindi alla costruzione delle strade e dei porti dei quali gli industriali stessi avevano bisogno. I lavori pubblici, i miliardi dello Stato dati in appalto, sono un vecchio amore del grande capitale italiano. Anche la Sicilia con le nuove prospettive aperte dalla scoperta del petrolio, divenne per gli industriali del nord una buona occasione per gettare il ponte della vecchia alleanza coi baroni dell'edilizia e naturalmente i grandi dell'acciaio di Milano videro l'affare nelle forniture del ferro da costruzione, e l'Italcementi lo vide nel campo suo, e la stessa Fiat si mise ad impiantare cementifici in Sicilia mentre scendevano nell'isola le grandi imprese dell'edilizia, come la Sogene e l'Immobiliare ed altre. I miliardi dati in appalto ai costruttori privati di opere pubbliche, sono una grande occasione per l'industriale alla conquista di una nuova terra di sfruttamento: sono ingenti forze finanziarie statali distolte da investimenti nella industria e che diventano strade e porti e costi di produzione minori per le imprese private. Vi fu un secondo scontro, in quel periodo, fra gli industriali del nord e quelli della Sicilia, ed anche con taluni dirigenti regionali democristiani sinceramente autonomisti. I siciliani non erano d'accordo n con la politica di esenzioni fiscali n con quella dei lavori pubblici attuata nelle forme tradizionali. E si legge nei documenti della Sicindustria relativi a questa nuova polemica, che bisognava non subordinare il processo di industrializzazione al compimento di un

partecipato alla moderna civilt del ferro, del petrolio e del carbone, partecipasse alla nuova civilt industriale, dell'era atomica. Queste pretese furono giudicate assurde a Milano ed a Roma. Fu cosi che si and creando in Sicilia un vasto schieramento di forze politiche autonomiste non gi mosso da velleit separatiste n da opportunit politica contingente, ma sulla base di una politica studiata ed elaborata da uomini responsabili e capaci: gli uomini che avevano portato a v an t i la r i v ol u zi o ne b or g he s e dell'autonomia. Era uno schieramento che vedeva allora, se non proprio alleati, profondamente vicini nelle tesi sostenute gli Alessi, i Milazzo, i La Caver, i Li Causi, i Macaluso. Gli industriali siciliani che respingevano la legge del profitto ed affermavano l'esigenza di una nuova legge economica, non pi tratta dal liberismo tradizionale, dimostravano di avere compreso profondamente i problemi dello sviluppo industriale di un'area depressa, nel nostro tempo. Erano anch'essi parte della societ siciliana, espressione vivente dei problemi e delle condizioni della popolazione dell'Isola. Pu darsi che mai si fosse verificato in Italia un contrasto ideologico fra industriali di questa natura e che mai prima fosse stata negata la validit della legge del profitto da parte di privati imprenditori. Ma ci sembra un sintomo importante che i tempi sono cambiati e che condizioni senza precedenti sono maturate nel campo dell'economia e delle sue leggi. I principi affermati dagli industriali siciliani, allora in polemica con la Confindustria, erano di per se stessi una affermazione rinnovatrice dell'autonomia. E si sviluppava attorno, il grande, profondo moto progressista delle forze popolari, che ancora prima degli industriali aveva indicato la via della industrializzazione come la sola da seguire per la rinascita della Sicilia. E c'erano attorno come vi sono oggi ancora con tendenza ad aumentare centinaia di migliaia di disoccupati. La data della grande svolta degli industriali del nord verso la Sicilia fu il 1954, l'anno nel quale i padroni del vapore varcarono per la prima volta le soglie del governo regionale ed iniziarono personali rapporti con i dirigenti integralisti della DC siciliana.

Fu cosi che si and creando in Sicilia un vasto schieramento di forze politiche autonomiste non gi mosso da velleit separatiste n da opportunit politica contingente, ma sulla base di una politica studiata ed elaborata da uomini responsabili e capaci: gli uomini che avevano portato avanti la rivoluzione borghese dell'autonomia. Era uno schieramento che vedeva allora, se non proprio alleati, profondamente vicini nelle tesi sostenute gli Alessi, i Milazzo, i La Caver, i Li Causi, i Macaluso.
programma preindustriale di opere pubbliche; i siciliani pretendevano inoltre che le spese pubbliche ordinarie venissero dallo Stato ripartite proporzionalmente alla popolazione. Pretendevano cio che lo Stato spendesse per ogni siciliano quanto spendeva per ogni lombardo e una tale istanza venne subito respinta e giudicata demagogica e quasi sovversiva. Gli autonomisti volevano che i fondi destinati alle opere pubbliche venissero investiti anche nello sviluppo della industria nell'Isola, contribuendo a creare una nuova convenienza ad impiantare fabbriche. I siciliani non intendevano costruire soltanto industrie leggere, ma anche industrie chiavi, meccaniche e siderurgiche. Volevano cio che il Mezzogiorno, il quale non aveva

Felice Chilanti ( 2. - Continua )

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8 Dda lacrima
Ammucciavi na lacrima l'ultima vota ca ti vinni a truvari. Pi n'attimu, M, ti ppi picciridda stritta a lu me pettu. Pi n'attimu dda lacrima ca non vitti, mi guid cu la manu n-menzu a centu vuci antichi.

Berlusconi : La Sicilia non Italia


a 2a conferenza stampa tenuta a L'Aquila da Berlusconi stata un'occasione per ribadire che il governo trover i fondi per realizzare il ponte sullo Stretto di Messina. In diretta televisiva su Rete 4 ha ricordato che il ponte sullo stretto di Messina un'opera prioritaria perch dar lo status di "cittadini italiani" a tutti i siciliani. Se cosi si sta ammettendo finalmente che il Popolo Siciliano ha conservato sinora una sua identit distinta dallItalia e che quindi ha una sua Patria anche se purtroppo sottomessa, con linganno e con la forza, allItalia stessa. LAutonomia ottenuta nel lontano 1946 e mai riconosciuta nei fatti dallo stato centrale, anzi, lentamente demolita a cominciare dalla incostituzionale e forzata soppressione dellAlta Corte, ha beffato un Popolo che pensava di aver visto finalmente riconosciuti i suoi diritti di Autogoverno, per i quali lottava da secoli. Italiani per forza dal 1860, emarginati dal contesto sociale nazionale, depauperati della propria cultura e della propria indipendenza economica, i Siciliani sono nei fatti colonizzati da uno stato che ha fatto di loro un popolo di assistiti che produce solo, o quasi, voti in cambio di sussistenza. LALTRA SICILIA, ancora una volta, deve ringraziare il sig. Berlusconi per essersi lasciato sfuggire quello che tutti a Roma pensano ma che nessuno ha mai avuto il coraggio di dire: i Siciliani sono un Popolo a s e la Sicilia non Italia ! Aggiungiamo solo non ce ne voglia lattuale capo del governo italiano che a noi non importa niente n del ponte, anzi ritenuto dannoso, n di diventare italiani al 100% quando, fino ad oggi, litalianizzazione della Sicilia ha rappresentato per noi solo unoccasione di degrado, di sottosviluppo e di emarginazione. Ai tanti che gridano che lAutonomia sarebbe fallita replichiamo che il risorgimento ad essere clamorosamente fallito e con esso una presunta unit dItalia con la sua antistorica annessione della Sicilia allItalia. LALTRA SICILIA - Antudo

Langolo della poesia

Chi tinnirizza ca mi fici la to gioia cuntignusa di vidrimi... Mi prsi c'abbrazzavi lu figghiu apprticu! J parrava...parrava senza diri nenti, riparannumi di na curpa ca non c'ra, e tu, muta-muta, dicevi 's' cu la testa saziannuti di ogni gestu miu, di ogni passu... Sora-sora, mi scatinasti dintra na timpesta! Scinni li scali cu lu pettu di focu e na li labbra li suli palori ca non ti sppi diri: ' Scusami, M, si divintai granni... La vita allarga l'ali, e li celi sunnu tanti '... Ammucciavi na lacrima. E non poi sapiri mai ca ju, n-menzu a la fudda, mi n'agghiutti un mari!

PER TUTTI QUELLI CHE PARLANO BENE DI BERLUSCONI


l momento, come il Duce, i consensi al divo di Arcore sono altissimi. Ma verr la fine prima o poi, tipicamente italiota, con piazzale Loreto e fune ai piedi inclusa. E il bello che tale spettacolo sar ripreso da Mediaset (alla fine tutti anti Berlusconi, tranne il Fede..lissimo che far la stessa Fine). Ad applaudire alla fine ignominiosa del Berlusca, da classici italioti, ci saranno: Capezzone, Bonaiuti, Cicchitto, Feltri, Bocchino, ecc... tutti come Giuda l'avranno tradito (e diranno senza ritegno di non averlo mai amato), in attesa di salire sul carro del prossimo vincitore. LA BORGHESIA ITALIOTA, NON E' BORGHESIA RICCA, MA PEZZENTI RIFATTI, CON TANTA FAME DI ARLECCHINIANA MEMORIA, SEMPRE PLAUDENTE E STRISCIANTE (PER INTERESSE) AL CAPO, PER RACATTARE I RIFIUTI DISPENSATI DAL GOVERNANTE DI TURNO. Martino Lutero (blog beppe grillo)

Carlo Trovato
Carlo Trovato appartiene alla nuova generazione dei poeti siciliani. Nella sua poesia generalmente intrisa di pessimismo presente il rifiuto di una realt idealizzata mediante sofisticazioni letterarie. Il suo stile poetico incisivo e a volte scattante. Nel senso che sono evitate, quanto pi possibile, le pause lunghe che inevitabilmente appannerebbero la vitalit delle immagini. Questo avviene in quanto nella identificazione e nella conseguente descrizione analitica dell'oggetto, il poeta scava fino in fondo, risultando a volte minuzioso, ma non prolisso. In parecchie poesie Trovato chiaramente autobiografico.

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A Eleonora Abbagnato "Siciliano dell'anno 2008" L'toile incoronata dal Raffaele Lombardo il premio

Presidente

Compleanni - Battesimi Comunioni - Cresime Ricevimenti

a palermitana Eleonora Abbagnato, toile dellOpra National de Paris, la Siciliana dellanno 2008: il riconoscimento stato attribuito dal presidente della Regione, Raffaele Lombardo, nel corso di una manifestazione, ideata e promossa da SiciliaInformazioni, che si svolta a Palazzo dOrlans. Eleonora Abbagnato - ha detto Lombardo - una siciliana che ha raggiunto il massimo successo nella sua arte, distinguendosi per limpegno, la costanza e la straordinaria bravura. Rappresenta un messaggio di speranza e incoraggiamento per tutti i siciliani, un premio al volto positivo della nostra terra, in cui si coniugano arte, doti umane e attaccamento alle origini. Sento molto lappartenenza alla Sicilia - ha sottolineato ltoile e sono orgogliosa di essere considerata come testimonial della mia Isola nel mondo. Vivere lontano dalla propria terra rende pi forte il senso delle radici, ed per questo che il mio cuore sar sempre a Palermo, dove un giorno spero di poter tornare.

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l centrosinistra scatenato contro Berlusconi per linserimento nelle liste del Pdl per le europee di personaggi troppo frivoli e senza titoli adeguati. Il Pd ha potuto contare pure sulle esternazioni di Veronica Lario, non nuova a questo genere di sceneggiate date in pasto ai media. Tutti dimenticano che non servono particolari titoli per essere candidati, ma solo la genunina volont di rappresentare gli italiani, proprio la qualit che sembra mancare a tutti i partiti di Palazzo. Del resto la moda dei volti noti buoni per raccattare voti fu inventata proprio dalla sinistra, ma, si sa, quando la similvelina ha una tessera di centrosinistra diventa automaticamente unintellettuale. La verit che la politica italiana sta diventando un circo dove pi gente entra pi bestie si vedono. (rinascita.info)

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La meta preferita dai siciliani la Sicilia Due su tre passano le vacanze nellIsola
auto non lontano da casa. Nelle modalit di scelta della vacanza - ha concluso Pietro Vento - il costo divenuto oggi la variabile pi importante (61%), seguito dalla bellezza del mare e della natura e dalla qualit di servizi e strutture turistiche". L'indagine dell'Istituto Demopolis sui "Siciliani in viaggio nell'Isola" ha anche anali zzat o i l gr ad o di soddisfazione di coloro che hanno visitato il territorio regionale dal 2006 al 2008 per delineare il quadro percepito dei punti di forza e di debolezza, al fine di migliorare l'offerta del turismo interno e di accrescere la competitivit delle mete turistiche locali. Il gradimento dell'esperienza vissuta dai siciliani nell'Isola complessivamente elevato, soprattutto per ci che concerne la cordialit della gente, la ristorazione e la qualit del cibo, ma anche le visite nelle citt d'arte e nelle aree archeologiche e culturali. I cittadini non nascondono un altissimo apprezzamento per l'offerta enogastronomica regionale. Maggiore criticit viene espressa su una parte delle strutture ricettive, considerate talvolta troppo care in relazione ai servizi effettivamente offerti. Molto duro anche il giudizio sul sistema di trasporti interni, considerato del tutto inadeguato. Secondo i siciliani intervistati dall'Istituto Demopolis, per rendere pi competitiva l'offerta turistica nell'Isola bisognerebbe incrementare i collegamenti stradali e ferroviari (75%), migliorare la qualit dei servizi e la professionalit degli operatori locali (58%), accrescere ulteriormente le informazioni per i turisti, soprattutto in Rete (55%), ampliare le opportunit culturali, di svago e divertimento (27%). Positivo e incoraggiante rimane il fatto che un'ampia maggioranza dei "viaggiatori siciliani" pensa comunque di programmare una gita o una vacanza nella Regione nei prossimi due anni, per godere della bellezza delle coste e dell'incomparabile offerta culturale, auspicando di poter fruire di migliori servizi, a prezzi meno cari rispetto ad altre eventuali destinazioni.

la Sicilia la meta turistica preferita dai siciliani. questo uno dei dati pi significativi che emerge dalla prima "Indagine sul turismo interno e sulle dinamiche di viaggio dei siciliani", realizzata dall'Istituto Nazionale di Ricerche DEMOPOLIS su un campione di 1.520 cittadini, rappresentativo dell'universo della popolazione maggiorenne residente nell'Isola. I risultati della ricerca sono stati presentati nei giorni scorsi, nella sede dell'Assessorato al Turismo della Regione Siciliana, dal direttore dell'Istituto Demopolis Pietro Vento, alla presenza dell'Assessore Titti Bufardeci e del direttore del Dipartimento Turismo Marco Salerno. Circa due terzi dei siciliani hanno effettuato un viaggio o una gita nell'ultimo triennio, per lo pi con la famiglia, con il partner o gli amici; meta preferita dalla stragrande maggioranza stata in genere il mare" - ha affermato il direttore dell'Istituto Demopolis Pietro Vento -. Il 56% ha scelto una localit siciliana o una delle isole minori: fra questi, l'85% stato al mare, il 63% ha visitato una citt d'arte, un centro storico, un sito culturale o un'area archeologica; cresciuta anche la domanda di turismo rurale ed enogastronomico. La crisi economica incide - ha proseguito il direttore di Demopolis -. Il 41% dei siciliani ammette di aver ridotto, rispetto al passato, i giorni di vacanza, manifestando la preoccupazione di dover ridimensionare ulteriormente nel breve-medio periodo la propensione al viaggio. Le vacanze fanno parte, per, di quella scala di priorit a cui non si vorrebbe mai rinunciare, soprattutto da parte dei pi giovani. Si valuta in primo luogo la possibilit di risparmiare, cercando sempre pi soggiorni a basso prezzo o gite brevi, preferibilmente in

Maria Tuzzo
Nota metodologica
L'indagine sui "Siciliani in viaggio nell'Isola", diretta da Pietro Vento con la collaborazione di Giusy Montalbano, Marco Tabacchi e Sabrina Titone, stata realizzata dall'Istituto Nazionale di Ricerche Dempolis su un campione di 1.520 intervistati, rappresentativo dell'universo della popolazione siciliana maggiorenne.

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Il mondo quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno l a guardare. [A. Einstein]

Di Girolamo, la vergogna degli italiani allestero

ediamo che dice il sito Wikipedia a riguardo del senatore abusivo di Girolamo: Nelle elezioni del 2008 si candida per il Popolo della Libert nella circoscrizione estero. Tuttavia, di Girolamo non risulta, all'atto della candidatura, residente all'estero, ma avrebbe presentato domanda di residenza in Belgio solo l'8 maggio 2008, dopo le elezioni. Mancherebbero dunque i requisiti per l'elezione. Per questo il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma ha chiesto per di Girolamo gli arresti domiciliari con le accuse di aver attentato ai diritti politici dei cittadini, falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla sua identit, falsit ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici determinata dall'altrui inganno, concorso in falsit ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, concorso in falsit in atti destinati alle operazioni elettorali determinata dall'altrui inganno, concorso in abuso di ufficio, falsit in atti destinati alle (Vignetta di Roberto Corradi) o p era zio n i eletto ra li, fa lse dichiarazioni sulle sue generalit. Nel settembre 2008, il Senato non concede per l'autorizzazione all'arresto; le prove contro di lui sono per utilizzate dalla stessa Giunta per proporne la decadenza dal seggio di senatore. Il 29 gennaio 2009 l'Assemblea del Senato - respinta la proposta di rinvio della discussione sulla decadenza dal seggio - ha preferito capovolgere la proposta della Giunta, a cui stato ordinato di riesaminare il caso e di riportarlo in Assemblea solo dopo la sentenza penale definitiva.

Quello che conta e la solidariet di casta.


Il nostro eroe seguita imperterrito a circolare fra laula del Senato e la commissione Esteri (e quale, se no?). Cera pure il 24 settembre 2008, quando i compari di casta lhan salvato con un plebiscito, ben nascosti dietro il voto segreto: 204 no allarresto (Pdl, Lega, Pd, Udc), soltanto 43 s (IdV e qualche pidino sciolto). Impossibile sapere se ha votato anche lui per s, o se ha avuto il buon gusto di astenersi.

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PAVIDI
i dibattete con fatica immane, vi disperate, vi consumate la vita, per acchiappare ombre. Avete degli eroi che per far soldi ed essere divi vi incoraggiano a continuare. Dovreste odiarli, ma li amate. Berlusconi? E dov il problema? La Camorra? E dov il problema? Le guerre imperiali? E dov il problema? La fame nel mondo? E dov il problema? Sono tutte espressioni dei Sistemi di Potere, brutali, corrotti, avidi. E dov il problema? I Sistemi di Potere, brutali, corrotti, avidi sono la cosa pi comune della Storia dellumanit, nulla di nuovo, ci sono sempre stati: gli imperi coloniali, la schiavit, la barbarie, lInquisizione, le tirannie, lo sfruttamento delle masse, dei bambini, i fascismi, certi comunismi, tutti fenomeni confronto a cui Berlusconi e la Camorra sono minuzie. Vogliamo forse paragonare i Conquistadores spagnoli alla Lega? I Gulag alla Campania? Ma i popoli si sono organizzati, e li hanno sempre uno a uno spazzati via. Lo hanno fatto quando non cera la Tv, non cera Internet, non cerano le democrazie. Lo hanno fatto quando rischiavano la tortura, lo sterminio, la sparizione nelle fosse comuni, e quando non esisteva una giustizia di alcun tipo a tutelarli. Ma lo hanno sempre saputo fare. Il dramma del nostro tempo che non siamo pi capaci di farlo. Tutto qui. Pensateci. Il dramma non lesistenza di Berlusconi o di Putin, del Fondo Monetario o di Wall Street. Il dramma non che ci manca linformazione, non infatti che non sappiamo quanto brutali, corrotti, avidi essi siano. Il dramma che non sappiamo pi spazzarli via. E siamo i primi nella Storia a essere cos pavidi. Potreste pensionare ogni vostro paladino dallAntisistema per 200 anni, senza perderci assolutamente nulla. Perch il dramma siete voi, noi, tutti noi e la nostra pavidit. Paolo Barnard
Fonte: www.paolobarnard.info (9.05.2009)

ELEZIONI EUROPEE
on si parla daltro. Nei giornali, in televisione, in giro per i Blog. Le elezioni europee di giugno, sembrano diventate vitale per il futuro di questo Paese, ma non cos. (...) la situazione attuale non potr cambiarla nessuno: esistono due partiti, il PDL e il PD che si contenderanno la stragrande maggioranza dellelettorato italiano, poi ci sar qualche pesciolino spazzino che riuscir a raccogliere le briciole, ma niente pi. Quelli che poi verranno eletti, andranno a Bruxelles e a Strasburgo (ma solo quando ne avranno voglia) ogni tanto ed in particolar modo per ritirare lo stipendio e quello degli eurodeputati italiani sar il pi cospiquo di tutti. Per fare cosa? Non si sa, anzi lo sappiamo benissimo: per fare niente. Perch quello che chiamano Parlamento Europeo, in realt non un vero parlamento, uno dei tanti carrozzoni burocratici che i Paesi europei sono riusciti a mettere su, per illudere la gente, per illudere gli europei che il vecchio continente stava trasformandosi in qualcosa di importante, e naturalmente per fare ancora di pi i loro porci comodi, perch standosene nella cittadina francese, chiss quanti di noi vengono a sapere cosa realmente fanno. E meglio non andare a votare, io non ci andr, poi voi fate quello che vi pare. [ [Antonello Leone, @] **** Fate quello che vi pare ma non depositate nellurna la scheda bianca, la croce la possono mettere gli scrutatori o il presidente del seggio. [ Piero Ferrari, @] LISOLA - Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XI - n 3 (Maggio - Giugno) 2009

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Quellimbroglio sullAlta Corte


di Carlo Alberto Tregua

La Consulta uccide lo Statuto


eggendo e rileggendo lo Statuto siciliano, approvato con R.D. del 15 maggio 1946, dunque prima del referendum del 2 giugno Monarchia o Repubblica, pubblicato nella G.U. del Regno del 10 giugno 1946 e convertito in legge costituzionale n. 2 del 26 febbraio 1948, emerso limbroglio sullAlta Corte. Vediamo di che si tratta. Larticolo 24 dello Statuto prevede: istituita in Roma unAlta Corte con sei membri e due supplenti, oltre il Presidente ed il Procuratore generale nominati in pari numero dalle Assemblee legislative dello Stato e della Regione (...). del tutto evidente che nel patto che si fece dopo il referendum, che consent la scelta della Repubblica rispetto alla Monarchia (forse?), emerse in tutta la sua importanza la volont del popolo siciliano, costituito in regione gi prima della Repubblica italiana, in quanto stata lunica a essere nata durante il Regno dItalia. Pertanto falso affermare che la Repubblica lha istituita, mentre vero che lha riconosciuta. Quindi lItalia non ha avuto il potere originario di istituire (ed eventualmente di abrogare) lautonomia della Sicilia, bens soltanto di regolamentarla (M. Costa, Herbita editrice). Lo Statuto siciliano una norma costituzionale pubblicata insieme alla Costituzione e va visto come un trattato internazionale fra due popoli e, come tale, non pu essere modificato senza lesplicito consenso delle due assemblee legislative cio Parlamento italiano e Parlamento siciliano. Ma lo Statuto stato ignorato, calpestato e sfregiato dal Parlamento dello Stato italiano e dei suoi organi costituzionali. In primo luogo perch non ha riconosciuto la portata economica e finanziariadegli articoli 36, 37 e 38 e, ancora pi grave, perch con un colpo di mano, un autentico imbroglio, la Consulta ha cancellato di fatto lAlta Corte prima indicata, peraltro ancora nello Statuto. Anche un universitario di primo anno di Giurisprudenza sa che un organo costituzionale emette sentenze, ma le sentenze non possono cancellare altri organi costituzionali di pari grado.Invece, la Consulta, con propria sentenza n. 38 del 1957, ha dichiarato che le funzioni dellAlta Corte erano assorbite da se medesima. Ma intanto questultima vissuta per circa dieci anni, nel corso dei quali ha emesso sentenze. Dove sta limbroglio della sua cancellazione di fatto avvenuta? Nella diversa composizione fra la Consulta e lAlta Corte. Questultima infatti formata da un numero paritetico di giudici provenienti dallo Stato italiano e dallo Stato siciliano. La composizione paritetica ovviamente avrebbe emesso sentenze totalmente diverse da quelle che invece ha fatto la Consulta. La cosa pi grave che in oltre 60 anni con 30 presidenti succedutisi, seppur la Regione non abbia mai riconosciuto quella

sentenza, non ha tuttavia messo in atto strumenti per contrastare labuso perpetrato dalla Consulta nei confronti dellAlta Corte. Essa poteva essere soppressa solo con una riforma della legge costituzionale e mai con unaddomesticata sentenza. Lesistenza in vita ancor oggi dellAlta Corte bilancerebbe i poteri del commissario dello Stato, il quale presente in Sicilia per appellarsi contro leggi approvate dal Parlamento siciliano in contrasto con la Costituzione. Ma egli non ha il compito reciproco e cio appellarsi alla Consulta contro leggi nazionali che violano lo Statuto. LAlta Corte ne ha invece titolo. Essa oggi sepolta viva ma pur sempre viva. Pertanto il governo Lombardo dovrebbe affidare a un pool di giuristi di chiara fama il compito di individuare il percorso che conduca alleliminazione dellarbitrio perpetuato nel 1957. Solo lAlta Corte, riprendendo vita, potrebbe emettere sentenze contro lo Stato italiano. Qui e ora non vogliamo fare alcuna rivoluzione, bens ripristinare le regole del gioco in quanto una parte (lo Stato italiano) ha giocato con le carte truccate, approfittando di un ceto politico siciliano prono ed elemosiniere che ha scambiato vilmente linteresse personale con linteresse del popolo siciliano. (Quotidiano di Sicilia - 25 aprile 2009)

LAlta Corte di Sicilia sepolta viva


di Liliana Rosano Ecco la verit. Lo Statuto siciliano rimasto inapplicato. Art. 24 Statuto vigente. istituita in Roma unAlta Corte con sei membri e due supplenti, oltre il Presidente ed il Procuratore generale nominati in pari numero dalle Assemblee legislative (...). Sentenza n. 38/1957. La competenza dellAlta Corte assorbita nel pi ampio sistema posto dalla Costituzione, inspirato alla visione che il legislatore costituente ebbe delle autonomie (...). PALERMO - LAlta Corte della Sicilia uno dei simboli dellautonomia tradita e boicottata. Le funzioni dellorgano giurisdizionale, istituito dallo Statuto siciliano, sono state assorbite dalla Corte costituzionale attraverso una sentenza (38/1957) che ha messo in discussione anni di autonomia siciliana. Di questa autonomia tradita e dellAlta Corte, si ampiamente occupato Massimo Costa, docente di Economia allUniversit di Palermo nel libro Lo Statuto speciale della Regione siciliana: unautonomia tradita (pubblicato da Herbita editrice). Il testo, offre spunti interessanti e solleva questioni pi che mai attuali in questo momento storico in cui si parla di autonomia regionale e di federalismo. Lautore accende i riflettori soprattutto su quello che rimane oggi della tanto decantata autonomia siciliana suggellata nello statuto del 1946. La vicenda dellAlta Corte, secondo lautore, fu un vero e proprio saccheggio, un furto ai danni dellIsola e soprattutto dellautonomia.

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Lobiettivo della sua istituzione, disciplinata dallarticolo 24 dello Statuto ( istituita in Roma unAlta Corte con sei membri e due supplenti, oltre il Presidente ed il Procuratore generale nominati in pari numero dalle Assemblee legislative dello Stato e della Regione, e scelti fra persone di speciale competenza in materia giuridica), era quello di creare un organo non con competenza limitata ai conflitti tra Stato e Regioni ma con un raggio di azione pi vasto che arrivasse ad identificarla con un vero e proprio sindacato speciale di costituzionalit di tutte quelle norme che si devono applicare in Sicilia, qualunque sia la fonte. Infatti, secondo gli articoli 25 e 26 dello Statuto, lorgano giurisdizionale giudica sulla costituzionalit delle leggi emanate dallAssemblea regionale; delle leggi e dei regolamenti emanati dallo Stato, dei reati compiuti dal Presidente e dagli assessori regionali nellesercizio delle funzioni di cui al presente Statuto, ed accusati dallAssemblea regionale. Questa Corte, secondo Massimo Costa, equamente costituita, avrebbe potuto agire come la paladina della nostra autonomia. E si capisce perch, sin dal suo inizio, sia stata fieramente boicottata. Nei suoi 10 anni di attivit, dal 1947 fino alla sentenza del 1957 che ha stabilito lassorbimento delle sue funzioni da parte della Corte costituzionale, nella giurisprudenza dellAlta Corte deve essere menzionata una celebre sentenza, quella del luglio 1949, con la quale essa imped che il Parlamento italiano modificasse con legge ordinaria lo Statuto siciliano. In gran parte delle sentenze- osserva Massimo Costa lAlta Corte considerava lautonomia siciliana un patto tra due entit paritetiche, nei rispettivi ambiti di sovranit riconosciuti. Unautonomia che funzionava, continua Costa, nonostante la sempre pi aperta ostilit dei poteri forti italiani, nonostante il freno a mano tirato dalla stessa Dc autonomista di allora, obbligata a ragioni di prudenza per non spiacere alle centrali politiche romane. Allassorbimento delle funzioni dellAlta Corte da parte della Corte Costituzionale si arrivati, secondo Costa per mezzo di una sentenza illegittima. Un giudizio, a dire il vero, che lAlta Corte non ha mai avallato con propria sentenza. Lautonomia, osserva Costa stata scippata ai siciliani con un vero e proprio colpo di stato, lasciandola nelle mani di un organo giurisdizionale (Corte costituzionale, ndr) che non terzo e che dimostra quasi ad ogni sentenza la propria parzialit e il proprio centralismo, smantellando pezzo a pezzo lautonomia siciliana a colpi di interpretazioni abrogative. Ma qual stato il ruolo della Regione di fronte a questo golpe politicogiuridico? La Regione - osserva Costa- avrebbe dovuto aprire una serissima crisi istituzionale ricusando la competenza della Corte Costituzionale. Ma chi politicamente, culturalmente e psicologicamente subalterno non in grado di assumere tale posizione. Ci si limitati, conclude Costa, al pi, a proteste platoniche o a gesti nobili quanto isolati, quali le dimissioni del presidente Alessi, secondo cui lAlta Corte non stata mai abolita bens sepolta viva. (25 aprile 2009)

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Lo Statuto siciliano un trattato fra due popoli


di Liliana Rosano

ocumento del 1946 precedente alla Carta Costituzionale. Ogni modifica deve essere approvata dalle due Assemblee Con una sentenza sono state assorbite le funzioni dellAlta Corte e di fatto reso inoperativo e inesistente questo organo giurisdizionale. Ma lo statuto siciliano, non solo non successivo alla Carta Costituzionale (esso fu approvato nel 1946) ma ha assunto valore di legge costituzionale con la legge del 1948. Questo significa, evidenzia Massimo Costa che sarebbe stata necessaria una legge costituzionale per apportare qualsiasi modifica allo Statuto. Soprattutto perch, continua Costa, lo Statuto speciale della Regione Siciliana ha una natura pattizia. Esso come un vero e proprio trattato tra due popoli. Ogni sua modifica non pu che passare attraverso lapprovazione delle rispettive assemblee parlamentari. Essendo poi lo Statuto una legge costituzionale, lo Stato italiano non pu unilateralmente ridurne lampiezza senza violare un principio degli ordinamenti giuridici che a mio parere ben pi inderogabile di quello dellunit di giurisprudenza. Non solo questo procedimento di assorbimento delle funzioni unanomalia, continua Costa, ma addirittura unico in Italia. Nei confronti delle altre autonomie, tanto ordinarie quanto speciali, una simile violenza sarebbe inaudita. Si vede che gli interessi che lItalia ha in gioco in questo suo ultimo possedimento sono davvero grandi. Diversa la tesi dello Stato nella sentenza del 1957 secondo la quale lassorbimento dellAlta Corte non avvenuto in virt di una modifica dello Statuto siciliano ma ipso iure per incompatibilit con la Costituzione e al momento dellentrata in vigore di questa. In secondo luogo, per la Corte, il fatto che lo Statuto avesse rango di legge costituzionale era stato stabilito per garantire forme particolari di autonomia, tra le quali non pu farsi rientrare la competenza dellAlta Corte in materia di giudizi di costituzionalit, necessariamente assorbita nel pi ampio sistema posto dalla Costituzione. (25 aprile 2009)

Autonomia cancellata con un comunicato stampa


di Liliana Rosano Nel 1957 leccezione dincompetenza venne sollevata dalla Regione. Costa: Corretto intervenire con revisione costituzionale Palermo - LAlta Corte non fu abolita con una revisione costituzionale ma con un comunicato stampa. tranchant il giudizio di Massimo Costa sul fatto storico che ha portato allassorbimento dellAlta Corte siciliana e di fatto allabolizione della stessa. Lautore del libro sullautonomia tradita porta avanti la tesi secondo la quale lAlta Corte stata per cos dire disattivata per ragioni politiche,

non per ragioni giuridiche. Lautore spiega che, prima della sentenza storica n.38 del 1957, quella che di fatto abol le funzioni dellorgano giurisdizionale siciliano, ci fu un intervento di natura politica, cio lapprovazione di una legge elettorale in cui non si potevano utilizzare i resti provinciali in sede regionale. Ci consent di buttare fuori gli indipendentisti siciliani dal Parlamento gi dal 1951. La sentenza della Consulta part da cinque giudizi, relativi a leggi regionali, su diverse questioni tra cui la materia fiscale e quella del lavoro. La Regione aveva sollevato eccezione pregiudiziale dincompetenza della Corte costituzionale. Cos, lorgano giurisdizionale centrale, da poco costituito, si pose di risolvere la questione ponendola nei seguenti termini, cio di decidere, dice la difesa dello Stato: se la competenza generale della Corte costituzionale abbia o non assorbito la particolare competenza dellAlta Corte. La soluzione quella che conosciamo e le motivazioni principali a sostegno dellassorbimento furono quelle del principio dellunit di giurisdizione costituzionale. Con lentrata in funzione della Corte, si legge nella sentenza, venuta meno la speciale giurisdizione attribuita allAlta Corte; quindi, doveva cessare di esistere non lAlta Corte come organo ma le funzioni che saranno assorbite dalla Corte Costituzionale. Fondamento di questa tesi la constatazione che la concorrenza delle due giurisdizioni sarebbe in contrasto con il principio dellunit dello stato e che la coesistenza di due organi giurisdizionali in materia di legittimit costituzionale delle leggi regionali siciliane avrebbe portato alla violazione anche del principio della certezza. (25 aprile 2009)

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15 L'influenza dei suini. Una bufala o che cosa? Notizie contraddittorie, paura ingiustificata e tanti soldi alle case farmaceutiche.

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a alcuni anni a questa parte, periodicamente, il mondo affronta la paura di morire dinfluenza. Dopo la Sars (cinese), la mucca pazza e laviaria arriva la febbre dei suini. E come di consueto si diffondo notizie contraddittorie, imprecise, inattendibili, insieme a informazioni utili, corrette e necessarie per affrontare il nuovo guaio. La sensazione che ci sia una regia della disinformazione molto forte. Trattandosi di salute e di pandemia, il sospetto sindirizza verso coloro che con i vaccini ci fanno molti soldi. Sono le case farmaceutiche a guadagnarci, si tratta di cifre enormi, che basterebbero a far vivere la popolazione di uno stato africano per un anno. Le epidemie sono diventate uno dei modi pi facili di fare un sacco di soldi rapidamente. La paura di morire, indotta dalle informazioni superficiali, scorrette o volutamente manipolate, crea una forte pressione dellopinione pubblica verso i governi ammesso che abbia no bisogno di essere sensibilizzate e costringono a stanziare somme enormi per dotare i presidi sanitari dei vaccini e delle medicine necessarie ad affrontare lepidemia. IL contagio della paura si sviluppa prima che il contagio della malattia provoca pi danni e svantaggi della seconda. Nella prima fase, lallarme sociale induce a prendere provvedimenti urgenti e molto impegnativi sul piano delle risorse, prima ancora che si sia definito il quadro clinico della malattia che sta per sopraggiungere. Mentre i ricercatori ed i medici cercano di capire di che si tratta, la paura dilaga ed i governi assumono decisioni che in qualche caso si scoprono non utili, comunque, eccessive e assai dispendiose. E ,praticamente impossibile attendere lesito della ricerca a causa delle forti pressioni dellopinione pubblica. Queste scansioni temprali permettono di fare soldi a palate, perch nel dubbio i governi stanziano una quantit enorme di quattrini, che magari non serviranno a nulla.

Ma chi se la senta di risparmiare per corrispondere alla necessit di prepararsi al peggio? Nessuno, proprio nessuno. La trappola della speculazione scatta quindi con facilit. La cosiddetta influenza dei suini alcuni esperti sostengono che i suini non centrano affatto con il contagio, che si sviluppa fra uomini e non dallanimale agli uomini esplosa nel giro di poche ore sulle prime pagine dei giornali. Basta dare uno sguardo alle cronache: si passati da una informazione di modesta entit ed interessa su una influenza messicana chiamata influenza dei suoni ad una terribile pandemia che fa morti a palate e che simile alla spagnola, la pandemia che fece decine di milioni di morti negli anni venti-trenta in Europa. Le voci della spagnola sono accompagnate, com capitato in Italia, dal caso sospetto di una donna a Venezia, poi rivelatosi privo di fondamento, perch era nato da due circostanze: un viaggio in Messico e qualche linea di febbre. Quando si evoca la spagnola linfluenza si trasforma in incubo e i governi scuciono soldi senza farselo ripetere due volte. A questo punto il gioco fatto, chi fabbrica i presidi sanitaria deve fare largo nella cassa per accogliere i denari che piovono a ritorno sostenuto. Un medico dellistituto nazionale della sanit, il prof. Gaetano Greco, ha ricordato, lasciando esterrefatti gli ascoltatori, che non sio fatto cenno ad una circostanza assai interessante, che le influenze stagionali non arrivano contemporaneamente nel mondo per una ragione semplicissima: le stagioni cambiano a seconda del Continente. Il Messico, per esempio, non ha la stagionalit italiana. Che significa? Che una semplice influenza si chiami dei suini o altro - pu trasformarsi in pandemia mondiale e spaventare impunemente lintero pianete senza che ci sia alcuna ragione per preoccuparsi. La pi innocua delle influenze, ogni anno, provoca anche dei morti perch fra coloro che la contraggono ci sono persone che soffrono di altri mali. Basta un nonnulla per portarseli allaltro mondo. Potrebbe essere capitato questo in Messico? Stando ai dati diffusi finora non dovrebbe essere cos, ma chi lo pu sapere? Siamo in mano agli esperti. E non tutti stanno dalla parte dei pazienti, ci sono esperti e ricercatori che lavorano per le case farmaceutiche e intascano un bel poco di quattrini anche loro. Laviaria che divenne un incubo anche in Italia si rivelata la pi grossa bufala degli ultimi cinquanta anni. Morale: bisogna fare tutto ci che occorre per prepararsi al peggio ed insieme non recitare la parte degli allocchi. E ormai chiaro come la luce del sole che in questo campo ci prendono per i fondelli e le bufale sono dietro ogni angolo. Alcune cose sembrano essere certe, dando uno sguardo a ci che viene autorevolmente affermato: che non si muore di questa influenza dei suini e che la carne di maiale non un veicolo di contagio. ( www.informazione.it )

LISOLA - Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XI - n 3 (Maggio - Giugno) 2009

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Italiani nel mondo
ABOLIRANNO LA CIRCOSCRIZIONE ESTERO: LA DENUNCIA DI SALVATORE VIGLIA SU POLITICAMENTE CORRETTO
el nuovo progetto di riforma di legge elettorale, prevista labolizione della circoscrizione estero. Tutto sta avvenendo in sordina. solo per questioni di priorit che non stato affrontato ancora largomento. Lintenzione quella di far passare in sordina il provvedimento contro in maniera tale da non suscitare, in tempi utili, reazioni antipopolari. Abolire la circoscrizione estero come attualmente concepita, sarebbe un bene se a questa si sostituisse il pieno diritto al voto per corrispondenza per tutti gli appuntamenti elettorali in Italia. Ma, purtroppo, non sar cos. Le intenzioni sono quelle di affondare lesperienza degli eletti allestero perch definita insulsa, inutile e dannosa". Questa la clamorosa denuncia che Salvatore Viglia ha affidato ad un editoriale pubblicato mercoled scorso, 15 aprile, sul suo "Politicamente corretto", senza precisare in ogni caso a quale progetto di riforma si riferisca. Viglia sostiene che "in questo, sarebbero daccordo maggioranza ed opposizione che, con una sintonia senza precedenti, sarebbero propensi a mettere fine alla storia delle elezioni allestero". Pur riconoscendo che "nel momento in cui stiamo parlando, sembrer fuori luogo ed intempestiva la denuncia", secondo Viglia " proprio in questi momenti che necessario vigilare non sugli atti, ma sulle intenzioni prima che diventino realt" perch "lazione di prevenzione di fondamentale importanza prima che il "piattino" venga apparecchiato". Viglia sostiene, quindi, che "alla chetichella, verr sferrato il colpo e se quello andr a segno, si scriver definitivamente fine a tutta lavventura. Le nostre informazioni sono certe, non farneticanti", afferma Viglia senza tuttavia citare alcuna fonte, "ma a nessuno sembra interessare questa eventualit in tempi di salti della quaglia da un movimento ad un altro nella speranza di una candidatura". Viglia parla quindi a "specchietti per le allodole disseminati un po ovunque" e ribadisce che "chi analizza la politica si rende conto che nessun movimento, nessuna associazione di italiani allestero ha senso se non si concede il voto per corrispondenza a tutti gli italiani allestero". Quindi, conclude, "che perdano ogni speranza quelli che passano di palo in frasca bruciandosi politicamente del tutto millantando una onest politica ed intellettuale che non hanno. La politica anche previsione e questa conclude sibillino una previsione che anticipa la determinazione. Oggi 15 aprile 2009, data certa". (aise)

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