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Inizio trasmissione Z-33-7C relativa alla storia dell'androide ADE:

Non ho molti ricordi della mia vita precedente, solo qualche byte di dati che si è salvato dalla cancellazione.
So che il mio nome era Alexis Nomak, nato come essere umano sul pianeta Akiton quasi un secolo fà.
Akiton, un mondo dove regnano anarchia e violenza, terreno fertile per organizzazioni criminali e feccia di
ogni genere. Essendo cresciuto in quel luogo, non mi stupisce che le mie "professioni" principali fossero il
ladro e il contrabbandiere. Le altre informazioni sul mio passato umano mi sono ignote. Nel corso degli anni
ho provato a cercare nei registri di varie associazioni, ma il nome Alexis Nomak è sparito dall'universo,
come se non fosse mai esistito. Nessun dato su anno e luogo di nascita, nessuna informazione su famiglia,
amici, "colleghi" criminali, niente di niente. Le uniche prove della sua esistenza provengono dalla mia
memoria, inclusa questa foto. Questa è l'unica immagine esistente di Alexis Nomak come appariva nel fiore
degli anni:
Come stavo dicendo, Alexis Nomak era un ladro e un contrabbandiere piuttosto bravo. Talmente bravo, da
far arrabiare le persone sbagliate. I dati sono confusi, ma da quello che ho intuito, una potente
organizzazione criminale conosciuta come Consorzio Aspis gli ha offerto un lavoro per poi incastrarlo e farlo
catturare dalle autorità. Piuttosto che ucciderlo, hanno preferito usarlo come capro espiatorio, in modo da
uscirne puliti a allo stesso tempo liberarsi della sua concorrenza. Fu così che Alexis Nomak (alias il
sottoscritto) venne arrestato e condannato all'ergastolo. Stare in prigione tutta la vita non è il sogno di un
avventuriero, ma esistono diverse soluzioni per ovviare al problema, una più pericolosa dell'altra:

1) Si può richiedere l'eutanasia. Iniezione letale e fine delle sofferenze.

2) Si può tentare l'evasione. Se si ha successo si diventa ricercati e bisogna scappare o nascondersi per tutta
la vita (autorità e cacciatori di taglie non ti daranno mai tregua). Se si fallisce, si viene uccisi oppure
ricatturati e condannati ai lavori forzati o direttamente a morte.

3) Si può decidere di arruolarsi in guerra. Questa soluzione equivale ad una condanna a morte, dato che il
prigioniero viene portato direttamente sul campo di battaglia e gettato nella mischia come elemento
altamente sacrificabile. La percentuale di sopravvivenza è vicina allo zero.

4) Si può vendere la propria vita come schiavi. Non una scelta saggia, in quanto equivarrebbe ad una
prigionia peggiore del carcere. Essere affamati, sfruttati, umiliati e massacrati per il resto della vita.

5) Si può diventare una cavia da laboratorio. Dopo aver compilato l'apposito modulo di approvazione, si
offre il proprio corpo alla ricerca e e allo studio di nuovi farmaci. E per "farmaci" intendo non solo medicine,
ma anche droghe, tossine e armi batteriologiche. Anche in questo caso la percentuale di sopravvivenza e
prossima allo zero e chi sopravvive non è più sano nè fisicamente, nè mentalmente.

6) Quando, in determinate circostanze, se ne presenta l'occasione ci si può offrire come "soggetto test". I
"soggetti test" sono individui che vengono inseriti in particolari programmi di ricerca (per la maggior parte
programmi militari top secret o illegali). Questi programmi possono mirare allo sviluppo di nuove
tecnologie tramite lo studio e la replica dei meccanismi biochimici e biomeccanici negli esseri viventi.
Oppure servono a perfezionare organismi biologici tramite applicazioni di sistemi tecnologici ed energetici.

Caso vuole che in quel periodo stessero avviando uno di questi programmi e cercassero possibili candidati
tra i prigionieri. Così ho deciso di offrirmi volontario. Non c'erano dati certi sulla percentuale di
sopravvivenza di queste procedure, in qunto ufficialmente non esistevano, ma in quel momento mi è
sembrata la soluzione più logica e meno rischiosa. Il mattino seguente mi sono svegliato e ricordo di aver
visto l'alba dalla finestra della mia cella. Quella fu l'ultima volta che Alexis Nomak ha visto il sole coi suoi
occhi.
Ricordo di essere stato sedato e di essermi risvegliato in un altro luogo. Era una camera completamente
bianca, senza finestre e con una grossa parete a specchio. Ad un certo punto la porta della stanza si è
aperta e una voce mi ha intimato di uscire e di dirigermi verso la sala principale. Sono uscito e nel corridoio
ho incontrato altri "volontari" seguiti da un folto schieramento di guardie robot armate che ci hanno
accompagnato nel luogo indicato. Ci hanno fatto radunare in una specie di anticamera strutturata come
una sala proiezioni, con alcune sedie, un piccolo palco e un maxischermo sulla parete di fronte. Sul palco è
salito un uomo che ci ha dato il benvenuto e ci ha detto di rivolgerci a lui come il "Sovrintendente ". Allego
file fotografico conservato in memoria:

Dopo una breve introduzione sul fatto di quanto fosse importante questa ricerca e quanto noi fossimo
essenziali per contribuire al progresso della sociatà verso un futuro più roseo e più sicuro, il Sovrintendente
ci ha illustrato tutti i particolari del progetto. Ci trovavamo sul pianeta Verces, in un laboratorio sotterraneo
segreto situato a 1000 metri di profondità. Nel giro di un mese saremmo stati sottoposti a vari test per
essere giudicati idonei o meno all'esperimento. Il suo nome ufficiale era Progetto A.D.E. (Artificial Definitive
Entity) o entità artificiale definitiva. Questa ricerca altamente top secret è stata finanziata da varie agenzie
militari, in collaborazione con i Potenziati (un gruppo di attivisti cibernetici che mira al perfezionamento di
esseri viventi tramite innesti tecnologici) e con alcuni esponenti del Consorzio Aspis, la stessa
organizzazione che mi aveva incastrato. Il progetto A.D.E. aveva come scopo finale la creazione di esseri
semiartificiali senzienti e facilmente controllabili, da poter utilizzare principalmente per scopi militari. Tale
processo consisteva nella conversione di biomassa organica in biotecnologia robotica tramite iniezioni di
tecnomutagene (che converte il DNA naturale in tecnoDNA) ed il montaggio di innesti cibernetici in tutto il
corpo.
In quanto consapevoli dei rischi e della segretezza di tale progetto, il nostro nome e tutti i nostri dati
sarebbero stati cancellati per sempre da ogni registro galattico, come se non fossimo mai esistiti. Eravamo
ufficialmente diventati proprietà del laboratorio e come tali saremmo stati ricreati in quel luogo come nuovi
esseri artificiali e la nostra memoria sarebbe stata cancellata. Nei giorni seguenti iniziarono a sottoporci a
vari test fisici, psichici e biologici. Analizzarono a fondo il nostro DNA, la nostra personalità, tutti i nostri dati
e infine selezionarono gli individui più indicati. Eravamo 50 persone inizialmente e di queste ne scelsero 10
(io ovviamente fui tra loro). Delle altre 40 persone non si ebbe più notizia. Non le abbiamo più riviste dopo
quel giorno e sono sicuro che siano state uccise per preservare il segreto del progetto. Durante la settimana
successiva iniziò l'esperimento vero e proprio. Uno alla volta siamo stati portati in laboratorio per essere
fatti a pezzi e convertiti in androidi. Bisognava rimuovere parti del corpo e sostituirle con sistemi cibernetici,
senza contare le iniezioni di tecnomutagene in tutto il corpo per adattare e potenziare le parti biologiche. Il
processo è stato lungo e doloroso, il corpo del soggetto veniva disintegrato e ricomposto in continuazione.
Ecco un file scaricato dagli archivi del laboratorio che illustra le fasi conclusive del processo:
Una volta terminata la conversione, la mia memoria venne cancellata. Ma alcuni dati si salvarono nella
parte più profonda del subconscio, forse a causa della personalità di Alexis Nomak o come risposta al
dolore che aveva subito e al forte desiderio di libertà che lo spingeva ad andare avanti. Dei 10 soggetti test
che vennero sottoposti alla procedura, solo 2 riuscirono a sopravvivere. L'androide creato sulla base di
Alexis Nomak che prese il nome del progetto stesso in suo onore, ossia ADE. E un secondo androide, creato
sulla base di una ragazza umana di nome Natasha Connor e denominato ARTEMIS. Ecco come apparivano le
nostre nuove sembianze:

Su di lei non ho molti dati in memoria. Il tempo che ci hanno fatto trascorrere insieme prima di renderci
degli automi era davvero molto limitato, quindi le occasioni di interagire gli uni con gli altri erano rare e di
breve durata. Di conseguenza ci conoscevamo appena, ma abbastanza intensamente da capire di dover
essere in qualche modo legati. Oltre al suo nome, ricordo solamente che aveva 25 anni all'epoca e che era
una ladruncola di strada, senza famiglia, amici o compagni. Anche lei era stata catturata e arrestata, ma, a
differenza mia, era stata obbligata a partecipare al Progetto A.D.E. contro la sua volontà. Il fatto che solo
noi due fossimo soppravvissuti all'esperimento, mi convinse ulteriormente che i nostri destini dovevano
essere connessi.
Ma torniamo ai fatti. Una volta finito il processo di trasformazione, ci siamo guardati profondamente, come
per imprimere quel momento nella memoria. Poi ci hanno fatto indossare un'armatura protettiva e da quel
giorno non ho più rivisto il suo viso. Ci hanno separati, assegnandoci su vari campi di battaglia per eseguire
test operativi e verificare le nostre capacità. Ci spostavano in continuazione per risolvere situazioni critiche
o svolgere missioni impossibili. Solo un paio di volte abbiamo agito insieme perchè le circostanze lo
richiedevano, altrimenti venivamo schierati in zone di combattimento diverse o addirittura su pianeti
diversi. Io ero un modello da combattimento puro, adibito allo scontro diretto o alle operazioni di
infiltrazione, assassinio e sterminio. Lei era un medello stealth con funzione principale di hackeraggio,
spionaggio e sabotaggio. Simili ma divisi, complementari ma separati. Da soli eravamo combattenti
eccellenti, ma insieme eravamo dei guerrieri definitivi. Il nostro aspetto allora era il seguente:

Avevano impiantato nel nostro corpo un dispositivo di tracciamento universale, in modo da sapere sempre
la nostra posizione, e un chip di controllo mentale che aveva lo scopo di renderci leali, mansueti e
ubbidienti. La nostra coscenza e le nostre emozioni venivano represse artificialmente in modo da non farci
provare nè paura, nè dubbio, nè rimorso, nè nessun altro sentimento. Eravamo soldati perfetti, macchine
da guerra inarrestabili e incorruttibili. Per 40 anni ho svolto il mio compito di soldato nelle missioni più
brutali, senza mai prendere coscenza delle mie azioni. Ma un giorno tutto è cambiato ed ha avuto inizio la
mia vera storia.
Il luogo e il periodo dell'anno sono imprecisati, la mia memoria deve aver subito un'avaria a causa
dell'esperienza che ho vissuto quel giorno. So solo che circa 10 anni fà ero su un campo di battaglia,
durante una missione di recupero. Sul tragitto per dirigermi verso il centro di comando, sono caduto in
un'imboscata e sono stato circondato da numerose truppe nemiche pesantemente armate. Era la fine, non
avrei mai potuto ucciderle tutte e non c'erano vie di fuga. Stavo per essere disintegrato sul posto, quando
all'improvviso ho avuto una visione. Nella mia testa avevo l'immagine di un sole ardente che irradiava ogni
cosa con la sua luce. Poi quel sole ha cominciato ad espandersi per poi implodere e collassare su se stesso
creando un buco nero che inghiottiva tutto ciò che lo circondava. In quel momento ho perso i sensi.
Quando mi sono risvegliato, attorno a me c'era una voragine piena di cadaveri carbonizzati e schiacciati
come se ci fosse stato una qualche sorta di cataclisma. Poco lontano da lì, un soldato alleato, che era
nascosto tra la vegetazione, mi ha raccontato di aver visto il mio corpo prendere fuoco per poi generare
un'esplosione di calore. Successivamente sono stato avvolto da una nube oscura che ha attirato a sè ogni
cosa, comprimendo tutto per mezzo di uno schiacciamento gravitazionale. E poi mi ha visto cadere a terra
svenuto. Ho subito provato un senso di euforia e di paura allo stesso tempo, perchè non riuscivo a
capacitarmi di aver manifestato una simile potenza. Cos'era quel potere? E cos'era quella visione? Ma
soprattutto, cos'erano queste nuove sensazioni che provavo? In quel momento mi sono reso conto che quel
potere aveva schiacciato e fuso sia il chip di controllo mentale, sia il dispositivo di tracciamento che erano
poi stati espulsi dal mio corpo come corpi estranei. Quel potere non solo era stata una rivelazione, ma
anche una liberazione. Ero finalmente padrone delle mie azioni, coscente dei miei pensieri e libero di
andarmene dove volevo per forgiarmi un nuovo destino. Così sono salito su una navetta e sono andato su
Akiton, dove ho cancellato le mie tracce, sono sparito dalla vista dei miei creatori ed ho cominciato una
nuova vita da contrabbandiere, cercando quanto più possibile di redimermi e di aiutare le persone che
incontravo sul mio cammino. Negli anni ho appreso di essere un Solarian e di poter sfruttare quindi
l'energia fotonica e gravitonica che compone l'universo. Con la meditazione e l'apposito addestramento nei
templi dedicati alle stelle, ho imparato a manifestare e controllare a piacimento il mio potere. Durante i
miei viaggi ho continuato a cercare tracce del mio passato da umano e a reperire informazioni che mi
portassero a scovare i miei creatori e a distruggere le loro basi e i loro piani, in modo che nessun altro
essere vivente soffrà più per causa loro. Non ho infine rinunciato a trovare e salvare ARTEMIS, l'unico altro
essere che considero pienamente della mia specie e che può capire quello che ho provato. Non c'è traccia
di lei, è stata ben nascosta dai nostri creatori e l'unico modo per trovarla e liberarla è affrontarli
direttamente. Da solo tuttavia sarebbe stato un suicidio, mi occorrevano dei compagni che condividessero il
mio senso di giustizia e che mi aiutassero in questa lotta. Così, per riuscire in questa impresa, per scoprire i
misteri dell'universo e per aiutare il prossimo, mi sono inifine unito alla Società degli Starfinder, dove sono
entrato a far parte di un equipaggio di avventurieri pazzi almeno quanto me, che spero un giorno mi
aiuteranno a portare a termine i miei piani.
La storia non è scritta, la nostra avventura è in continuo mutamento e i nostri destini sono ancora da
decidere. Prima o poi il nostro viaggio ci condurrà inevitabilmente verso le risposte e la giustizia che ognuno
di noi, a modo suo, sta cercando di ottenere. Niente ci fermerà, nemmeno la morte stessa. Qui parla ADE,
membro degli Starfinder.

Trasmissione Z-33-7C terminata. Allego file fotografico attuale del soggetta ADE:

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