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Modena, 21 giugno 2016

Ing. Sara Anastasi - Ing. Luigi Monica


Le piattaforme di lavoro autosollevanti su colonne (PLAC), anche dette ponteggi elettrici, nascono in Svezia
intorno alla metà del secolo scorso.

Le PLAC costituiscono un’alternativa al ponteggio


tradizionale e sono impiegate nei lavori di rifinitura, in
particolare per restauro, manutenzione di facciate,
decorazioni, rivestimento di facciate, perché
garantiscono risparmi di tempo e costi, facilità e rapidità
di montaggio e smontaggio, nonché un livello di
sicurezza più elevato.

Le PLAC sono in effetti ponteggi mobili che scorrono su


montanti verticali componibili fissati ad elementi stabili.

Non è sempre possibile utilizzare una PLAC. Nei cantieri


di nuova installazione viene utilizzato normalmente il
ponteggio metallico fisso tradizionale.

Oggi sono utilizzate anche in settori di impiego differenti


dal cantiere edile.
MONTACARICHI DA CANTIERE
Macchina di sollevamento per installazione temporanea, che consente di servire
vari livelli di piano nei cantieri per mezzo di una piattaforma, un cestello o altro
dispositivo di trasporto con movimento guidato [EN 12158 – 1 e 2]

MONTACARICHI DA CANTIERE ACCESSIBILI PER CARICO/SCARICO CON CABINA/PIATTAFORMA GUIDATA


VERTICALMENTE
…che permette l'accesso di persone addestrate durante il carico e lo scarico [EN 12158 - 1]
ASCENSORI ESTERNI NON UTILIZZATI IN CANTIERE O INTEGRATI IN ALTRE MACCHINE

MONTACARICHI DA CANTIERE INCLINATI CON CABINA/PIATTAFORMA NON ACCESSIBILI


… è vietato in qualsiasi momento l'ingresso di persone [EN 12158 - 2] …
Sono macchine installate temporaneamente o permanentemente, azionate a mano o motorizzate e
concepite per essere utilizzate da una o più persone che dalle stesse possono eseguire lavori. Le parti
che si muovono in senso verticale (piattaforma di lavoro) vengono usate anche per spostare quelle
stesse persone e le loro attrezzature e materiali da e per un solo punto di accesso
Le PLAC si classificano in funzione del numero di colonne in:

Monocolonna
mobile
E’ provvista di uno chassis con ruote sterzanti e
stabilizzatori con travi. Può essere rimorchiata e per
un’altezza di lavoro limitata può essere utilizzata
anche senza ancoraggio.

su basamento con estensione della piattaforma di


lavoro. Viene ancorata alla struttura
Le PLAC si classificano in funzione del numero di colonne in:

Bicolonna. Allestita su
basamento. Solitamente
ancorata alla struttura

Multicolonna. Per grandi


superfici. Solitamente ancorata
alla struttura

A colonna inclinata in direzione positiva


o negativa. Applicazione speciale. Viene
ancorata alla struttura. Consente di
lavorare su facciate e superfici inclinate
in funzione del numero di piani di lavoro:
un piano di lavoro

a due piani di lavoro


movibili simultaneamente

Applicazione speciale. Viene ancorata alla struttura.


Consente di lavorare e muoversi contemporaneamente
su due livelli

a due piani di lavoro movibili


separatamente
Applicazione speciale. Viene ancorata alla struttura.
Consente di lavorare e muoversi su due livelli con
piattaforme di lavoro indipendenti nel loro movimento.
Nel caso di applicazioni particolari si progettano PLAC speciali
Dopo il recepimento della Direttiva
Prima del recepimento della Direttiva Macchine (21 settembre 1996
Macchine (21 settembre 1996
ovvero 31 dicembre 1996)
ovvero 31 dicembre 1996)
Domanda di Riferimenti
Riferimenti costruttivi Messa in servizio
omologazione costruttivi
Art. 30 e seguenti del DPR 164/56 e Fino al 6
D.M. 11 aprile 2011
marzo 2010
Circolare 39/80 del 15.5.1980 “Attrezzature DPR 459/06
Allegato II
Soggette ad di cui al capo V del D.P.R. 164/56”, destinata in
Punto 5.1.1 per le
autorizzazione particolare a costruttori.
PLAC che saranno
ministeriale Dal 6 marzo
messe in servizio e
Circolare 97/87 del 1.9.1987 “Relazioni tecniche per i 2010
punto 5.1.2 per
ponteggi a piani di lavoro autosollevanti. Istruzioni D.Lgs.
quelle già in servizio
per la compilazione”, rivolta a costruttori e progettisti. 17/2010

Le caratteristiche costruttive, il funzionamento e l’impiego indurrebbero a


classificare tali strutture non marcate CE fra i cosiddetti ponti sviluppabili
(art. 25 del DPR 547/55) che ai sensi del DM del 12.9.1959, dovevano
essere sottoposti ad omologazione da parte dell’ISPESL ed alle verifiche
periodiche da parte delle ASL. In realtà la normativa assimilava i ponteggi
autosollevanti ai ponteggi metallici fissi, disciplinandoli con il capo V del
DPR 164/56, e non richiedeva per queste attrezzature né omologazione
né verifiche periodiche, ma autorizzazione ministeriale per ciascun tipo
di ponteggio. L’assimilazione delle PLAC a ponteggi fissi è chiaramente
definita in due circolari del Ministero del Lavoro.
Articolo 30: Autorizzazione alla costruzione ed all'impiego

La costruzione e l'impiego dei ponteggi le cui strutture portanti sono costituite totalmente o parzialmente da
elementi metallici sono disciplinati dalle norme del presente capo.
Per ciascun tipo di ponteggio metallico il fabbricante deve chiedere al Ministero del lavoro e della previdenza
sociale l'autorizzazione all'impiego, corredando la domanda di una relazione nella quale devono essere
specificati gli elementi di cui all'articolo seguente.

Il Ministero decide in merito alle domande, sentiti il Consiglio nazionale delle ricerche e la Commissione
consultiva prevista dall'art. 393 del decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1955, n. 547.
Chiunque intende impiegare ponteggi metallici deve farsi rilasciare dal fabbricante copia conforme della
autorizzazione di cui ai comma precedenti e delle istruzioni e schemi elencati ai numeri 4, 5, 6 e 7
dell'articolo seguente.
Articolo 31: Relazione tecnica

La relazione di cui all'articolo precedente deve contenere:


1. descrizione degli elementi che costituiscono il
ponteggio, loro dimensioni con le tolleranze
ammissibili e schema dell'insieme;
2. caratteristiche di resistenza dei materiali impiegati e
coefficienti di sicurezza adottati per i singoli
materiali;
3. indicazione delle prove di carico, a cui sono stati
sottoposti i vari elementi;
4. calcolo del ponteggio secondo varie condizioni di
impiego;
5. istruzioni per le opere di carico del ponteggio;
6. istruzioni per il montaggio, impiego e smontaggio del
ponteggio;
7. schemi-tipo di ponteggio con l'indicazione dei
massimi ammessi di sovraccarico, di altezza dei
ponteggi e
8. di larghezza degli impalcati per i quali non sussiste
l'obbligo del calcolo per ogni singola applicazione.
Articolo 32: Progetto.
I ponteggi metallici di altezza superiore a 20 metri e le altre opere provvisionali, costituite da elementi
metallici, o di notevole importanza e complessità in rapporto alle loro dimensioni ed ai sovraccarichi,
devono essere eretti in base ad un progetto comprendente:
1) calcolo eseguito secondo le istruzioni approvate nell'autorizzazione ministeriale;
2) disegno esecutivo.
Dal progetto, che deve essere firmato da un ingegnere o architetto abilitato a norma di legge della
professione, deve risultare quanto occorre per definire il ponteggio nei riguardi dei carichi, delle
sollecitazioni e dell'esecuzione.
Copia dell'autorizzazione ministeriale di cui all'articolo 30 e copia del progetto e dei disegni esecutivi
devono essere tenute ed esibite, a richiesta degli ispettori del lavoro, nei cantieri in cui vengono usati i
ponteggi e le opere provvisionali di cui al primo comma.

Articolo 34: Nome del fabbricante


Gli elementi metallici dei ponteggi (aste, tubi, giunti, basi) devono portare impressi, a rilievo o ad incisione, il
nome o il marchio del fabbricante.
Circolare 15 maggio 1980 n. 39
Ministero del Lavoro
Impalcature automatiche autosollevanti - Artt. 30 e segg., D.P.R. 7
gennaio 1956, n. 164
Al fine di realizzare l'uniformità dell'azione prevenzionistica,
venuta meno nel caso in oggetto essendosi manifestate difformità
di vedute tra gli organi di vigilanza, si ritiene di dover comunicare,
sulla base della recente ordinanza della Pretura di Roma volta ad
imporre la necessità dell'autorizzazione alle casseforme ìtunnelî
dei pareri espressi da taluni Ispettorati e di quello conclusivo della
Commissione consultiva per la prevenzione degli infortuni, quanto
segue.
Le impalcature automatiche autosollevanti, impiegate
generalmente per lavori di rifinitura di edifici, presentano
caratteristiche costruttive e funzionali tali da permettere
l'assimilazione ai ponteggi previsti dagli artt. 30 e segg. del D.P.R. 7
gennaio 1956, n. 164, per cui si rende necessaria l'autorizzazione
di cui al Capo V del suddetto decreto presidenziale.
A tal fine le ditte costruttrici, ove non vi abbiano già provveduto,
dovranno produrre alla scrivente tramite l'Ispettorato del lavoro
competente per territorio apposita istanza su carta legale
corredata dalle relazioni tecniche di cui agli artt. 31 e 32 del D.P.R.
citato, redatte in triplice copia di cui una bollata, entro 30 giorni
dalla data della presente. [prosegue]
… [segue]
Chiarito tale punto e considerato che le attrezzature
in questione sono già considerate da tempo in uso
presso i cantieri edili, anche in conformità a
prescrizioni impartite per alcuni casi particolari, si
rende opportuno riportare qui di seguito le misure
di sicurezza che dovranno essere rispettate in ogni
caso fino al conseguimento della suddetta
autorizzazione, fatta salva ovviamente l'osservanza
di tutte quelle altre misure di sicurezza che, in
relazione a particolari condizioni di impiego,
dovessero di volta in volta, risultare necessarie.
Tali misure sono: a) la installazione della base di appoggio deve risultare perfettamente orizzontale e stabile ai
carichi previsti; b) l'ancoraggio dei castelli da parete dell'edificio deve essere eliminato ogni due elementi
sovrapponibili e tali da impedire sia il rovesciamento della struttura verso l'esterno, sia la rotazione e la traslazione
dei castelli del piano parallelo alla parete; c) i telai metallici dei carrelli costituenti il ponte devono essere collegati
da correnti sostenenti i traversi sui quali viene fissato il tavolame. I correnti devono essere assicurati con staffe o
morsetti contro il pericolo di sfilamento dei telai; pari sistema di trattenuta devono presentare i traversi rispetto ai
correnti; d) prima di procedere al sollevamento o abbassamento del ponte devono essere resi edotti tutti i
lavoratori che operano sullo stesso e deve essere accertato che non esistano ostacoli al movimento; e)
l'azionamento dei motori predisposti per il sollevamento del ponte o abbassamento, da effettuarsi esclusivamente
dai lavoratori
Ministero del Lavoro
Lettera Circolare 7 aprile 1986
Attrezzature di cui al Capo V del DPR n. 164/56 (ponteggi
autosollevanti)
Sono state da più parti sollevate perplessità in merito al regime
normativo cui devono essere assoggettate alcune attrezzature per
l'edilizia.
Si ritiene pertanto necessario fornire ogni possibile chiarimento utile
all'individuazione, in sede di vigilanza, dei requisiti che tali
attrezzature devono possedere secondo le vigenti disposizioni.
a) Impalcature automatiche autosollevanti
Con circolare della scrivente n. 39 del 15 maggio 1980, ….
Conseguentemente qualsiasi altra procedura di controllo, ancorché
espletata da Amministrazioni o Istituti pubblici, deve ritenersi
illegittima.
Ciò premesso si trasmette l'elenco dei costruttori di tali attrezzature
che alla data odierna hanno ottenuto l'autorizzazione in parola per i
modelli a fianco elencati, significando che ogni altra attrezzatura non
inclusa in tale elenco deve ritenersi non conforme alle vigenti
disposizioni di legge.
Fabbricanti che hanno ottenuto l'autorizzazione per i ponteggi
autosollevanti
- Ponteggi Dalmine - Milano
Autosollevante PD/150-50 Bicolonna
- SAFI - Cornuda (TV)
tipi: Zenith, Mignon, Piattaforma Zenith e Jolly

Ministero del Lavoro
circolare 1° settembre 1987, n. 97
Relazioni tecniche per i ponteggi a piani di lavoro
autosollevanti.
Istruzioni per la compilazione.

I ponteggi a piani di lavoro autosollevanti con circolare di


questo Ministero n. 39 del 15 maggio 1980, su conforme
parere della Commissione consultiva permanente per la
prevenzione degli infortuni e l'igiene del lavoro - sono
stati considerati soggetti alla disciplina autorizzativa di
cui all'art. 30 del D.P.R. 7 gennaio 1956, n. 164.

Sulla base di tale determinazione, sono state a suo tempo emanate istruzioni per la compilazione delle
relazioni tecniche allegate alle domande di autorizzazione.
L'evoluzione tecnologica, nonchè l'allineamento delle norme di calcolo agli attuali standards internazionali,
hanno reso necessario un affinamento di dette istruzioni e pertanto si è predisposto l'unito allegato tecnico
redatto su conforme parere dei competenti organismi (C.N.R. e Commissione consultiva permanente per la
prevenzione degli infortuni e l'igiene del lavoro) secondo il dettato dell'articolo citato, contenente le
istruzioni per la compilazione delle relazioni tecniche di dette attrezzature.
Pertanto, i costruttori - alle cui organizzazioni settoriali tale documento è diretto - ed i progettisti dovranno
attenersi, nella redazione delle documentazioni relative ai ponteggi in parola, alle istruzioni tecniche
contenute nel documento stesso.
Tale documento costituisce altresì valido strumento per il controllo della regolarità delle installazioni ai fini
della tutela dell'integrità fisica dei lavoratori per gli organi di vigilanza.
Allegato

0.2.2. Ponteggio di servizio a piani di lavoro autosollevanti: Si
definisce "ponteggio di servizio a piani di lavoro
autosollevanti" il ponteggio costituito da piani di lavoro
sorretti da colonne che, attraverso opportuni meccanismi,
possono essere posizionati in corrispondenza di livelli
altimetrici diversi rispetto all'opera servita.
0.2.3. Elementi strutturali
0.2.3.1. Colonna
Si definisce "colonna" la struttura di sostegno dei piani di
servizio.
0.2.3.2. Basamento
Si definisce "basamento" l'elemento strutturale che trasferisce al terreno le azioni delle colonne.
0.2.3.3. Ancoraggio
Si definisce "ancoraggio" l'elemento che vincola la colonna ad una struttura idonea a sopportare le azioni ad essa
trasmesse.
0.2.3.4. Piano di lavoro
Si definisce "piano di lavoro" la struttura di servizio necessaria a consentire le attività lavorative.
0.2.3.5. Ponte di sicurezza
Si definisce "ponte di sicurezza" l'opera provvisionale necessaria a garantire funzioni di sottoponte del piano di lavoro.
0.2.3.6. Mensola di accostamento
Si definisce "mensola di accostamento" l'elemento strutturale che consente l'ampliamento del piano di lavoro verso
l'opera servita.
0.2.3.7. Sistema di sollevamento
Si definisce "sistema di sollevamento" l'insieme dei meccanismi che consentono il movimento dei piani di
lavoro.
0.2.3.8. Paracadute
Si definisce "paracadute" il sistema protettivo che realizza l'arresto del piano di lavoro in caso di rottura del
sistema di sollevamento o quando la velocità del piano di lavoro in discesa superi del 20% la velocità di
esercizio.
0.2.4. Sistema funzionale
Si definisce "sistema funzionale" l'insieme di elementi strutturali (piani di lavoro, colonne e mensole di
accostamento) idonei a realizzare le opere provvisionali necessarie per consentire in sicurezza le attività
lavorative.
0.2.5. Fabbricante
Per "fabbricante" si intende la persona fisica o giuridica che produce le opere provvisionali oggetto della
presente specifica.
Per opere provvisionali costruite all'estero le funzioni del fabbricante sono attribuite al legale rappresentante
in Italia che commercializza i prodotti.
La qualifica di fabbricante deve essere documentata attraverso certificato di iscrizione alla Camera di
commercio, industria, artigianato.
0.2.6. Stabilimento di produzione
Per "stabilimento di produzione" si intende la denominazione e l'ubicazione degli edifici ove, sotto la
responsabilità del fabbricante, vengono costruiti gli elementi strutturali costituenti il sistema funzionale.
0.2.7. Laboratori ufficiali
Per "laboratori ufficiali" si intendono:
- il laboratorio dell'ISPESL,
- i laboratori delle Università e Politecnici dello Stato,
- i laboratori di istituti tecnici di Stato, riconosciuti ai sensi della legge 5 novembre 1971, n. 1086.
0.3. Modalità di presentazione delle relazioni tecniche
0.3.1. Le documentazioni devono essere redatte in lingua
italiana.
0.3.2. Prima della trattazione dei punti del capitolo I è
necessario indicare l'ubicazione dello stabilimento di
produzione degli elementi strutturali.
0.3.3. Le relazioni tecniche, i disegni e le eventuali
integrazioni - devono essere datate e firmate, in ogni
pagina, dal fabbricante e dal progettista. Le pagine
devono essere numerate.
La qualifica di fabbricante deve risultare da certificato di
iscrizione alla Camera di commercio, industria,
artigianato.
0.3.4. Nella relazione tecnica devono essere forniti gli
elementi necessari a caratterizzare le condizioni di
sicurezza relative ai sistemi funzionali di maggior
impegno indicando le varianti che non richiedono la
necessità di presentazione di relazioni tecniche
integrative.…
1. Descrizione degli elementi strutturali, loro dimensioni con
le tolleranze ammissibili e schema dell'insieme.
Si devono presentare i disegni d'insieme di tutti gli elementi
strutturali e i disegni costruttivi quotati dei singoli elementi.
Devono inoltre essere presentati i disegni dei meccanismi e
gli schemi funzionali dei circuiti elettrici ed idraulici.

1.1. Descrizione
Devono essere descritte le funzioni degli elementi strutturali
impiegati per la realizzazione dei sistemi funzionali.
Nella descrizione degli elementi stessi devono essere indicati
i sistemi per realizzare il collegamento tra loro, che devono
essere tali da impedire la rimozione degli elementi montati
senza un'azione volontaria di disattivazione dei dispositivi di
fermo, di blocco o di collegamento.
Nel caso di collegamento a vite la condizione di cui al
capoverso precedente è soddisfatta quando, a dado serrato,
la parte terminale del gambo filettato del bullone sporga per
non meno di cinque filetti.
Tale condizione non è richiesta quando il collegamento venga
realizzato con dado e controdado.
1.2. Dimensioni e tolleranze

Nei disegni vanno indicate in ogni caso le dimensioni
longitudinali e le tolleranze relative.

Lo spessore minimo nominale degli elementi metallici non deve
essere inferiore a 2,2 mm per tutti gli elementi strutturali, salvo
che per gli impalcati metallici e le tavole fermapiede metalliche
che devono avere in ogni caso spessore nominale non inferiore
a mm 1.
Quando vengono utilizzati tubi, essi devono avere spessore s
(in millimetri) non inferiore a s = 1,4 + 0,031 d dove d è il
diametro nominale esterno del tubo espresso in millimetri.

1.3. Schema dell'insieme


Per ogni sistema funzionale di attrezzatura che è possibile
realizzare con gli elementi, deve essere descritto lo schema,
illustrando la funzione specifica di servizio svolta dal sistema
(nell'ambito delle tecnologie in oggetto) …
Analoga descrizione deve essere fornita per gli elementi
strutturali particolari, quando utilizzabili singolarmente nei
limiti di impiego previsti….
E' possibile limitare gli schemi alla parte terminale o ad una
delle parti ripetitive delle soluzioni possibili, indicando le
dimensioni longitudinali e trasversali massime e minime
compatibili con le ipotesi di calcolo. ..
1.3.1. Protezioni contro la caduta di persone
Esse sono costituite da:
- corrente di parapetto alto almeno m 1 dal piano di
calpestio del piano di lavoro;
- fermapiede alto almeno cm 20.
La luce massima verticale tra fermapiede e corrente deve
essere non superiore a cm 60.

1.3.2. Piano di calpestio


Quando il piano di calpestio è realizzato in legname,
l'intavolato deve essere costituito da tavole assicurate
contro tutti gli spostamenti e fra loro accostate; la luce
massima tra intavolato ed opera servita, per lavori di
finitura, non deve superare cm 20, in assenza di regolare
parapetto.
Le dimensioni di ciascuna tavola devono essere non
inferiori a 4 x 20 cm, per luci fino a m 1,20, ovvero, fermo
restano l'obbligo di osservanza di tali minimi, con modulo
di resistenza di ciascuna tavola maggiorato del 50%, per
luci da m 1,20 a m 1,80.
Nel caso di impiego di piani di calpestio in lamiere di
acciaio, i fori antisdrucciolo non devono avere dimensioni
superiori a 20 mm e le fenditure delle lamiere non
devono avere una superficie superiore a 314 mm2.
Nel caso di impiego di piani di calpestio in materiali
diversi dal legname o dalla lamiera di acciaio devono
essere indicate le caratteristiche dei materiali utilizzati.
1.3.5. Dispositivi di sicurezza
Devono essere descritti i seguenti sistemi e dispositivi di sicurezza:
a) dispositivi automatici di arresto per inclinazioni del piano di lavoro superiori al 10%;
b) dispositivi di fine corsa per il moto del piano di lavoro, in salita ed in discesa;
b1) dispositivi di extra corsa per il moto del piano di lavoro in salita;
c) dispositivi automatici di arresto in caso di assenza di forza motrice;
d) dispositivi di sicurezza (paracadute) in caso di rottura del meccanismo di sollevamento o di eccesso di velocità
del piano di lavoro oltre il 20% rispetto a quella di esercizio o indicazione delle misure sostitutive adottate;
e) dispositivi di messa a livello di basamenti;
f) modalità di realizzazione degli ancoraggi delle colonne a parti stabili;
g) sistemi di accesso al piano di lavoro; 98
h) sistemi per la movimentazione delle mensole di accostamento;
i) dispositivi di arresto del moto del piano di lavoro nel caso di interferenza con ostacoli fissi solo per velocità
superiori a 0,1 m/s;
l) dispositivi per la discesa del piano di lavoro in caso di emergenza.
1.3.6. Caratteristiche dei meccanismi
Quando utili ai fini della sicurezza, devono essere fornite le
caratteristiche dei meccanismi (vedi punto 4.4.3).
In ogni caso la velocità di movimento dei piani non deve
superare 0,12 m/sec.

1.3.7. Impianto elettrico


Circuiti di sicurezza
Un guasto nel sistema di alimentazione di energia o nel circuito
di controllo della macchina, non deve, da solo, provocare una
situazione di pericolo, ed in particolare la messa in moto
intempestiva di un elemento mobile della macchina, impedirne
l'arresto automatico o comandato, renderne inefficienti i
dispositivi di protezione o invertirne il senso di movimento.

Fra i guasti possibili devono essere previsti in particolare:
- diminuzione o mancanza di tensione;
- interruzione della continuità di un conduttore;
- difetto di isolamento verso massa o verso terra;
- cortocircuito o interruzione di un componente elettrico
(quale ad esempio condensatore, resistenza, transistore,
lampada);
- mancata attrazione o attrazione incompleta dell'armatura
mobile di un contattore o di un relè;
- mancata caduta dell'armatura mobile di un contattore o di un
relè …
Stralcio della lettera circolare inviata dal Ministero in data 7.4.1986:
“Con circolare dello scrivente n. 39/80 del 15.5.1980 confortata da conformi indirizzi
giurisprudenziali le impalcature automatiche autosollevanti sono state assimilate ai ponteggi
metallici propriamente detti, disciplinati, come noto, dal capo V del D.P.R. in oggetto.
In particolare per la costruzione e l’impiego di dette attrezzature consistenti in uno o più telai di
base sui quali insistono strutture verticali costituite da tronconi reticolari collegati solidamente
aventi funzioni di sostegno e guida nei movimenti di salita e discesa, movimenti realizzati
attraverso accoppiamenti pignone-cremagliera, dell’impalcato costituente il piano di lavoro, è fatto
obbligo ai fabbricanti, ai sensi dell’art. 30 del citato D.P.R., di munirsi di autorizzazione rilasciata in
via esclusiva dal Ministero del Lavoro, previo esame delle relazioni tecniche allegate alla richiesta
di autorizzazione. Conseguentemente,
qualsiasi altra procedura di controllo, ancorché espletata da amministrazioni o istituti pubblici,
deve ritenersi illegittima”.
….
….
Le principali misure di sicurezza cui riferirsi per i ponteggi metallici autosollevanti fanno pertanto capo al DPR
164/56 rispetto a quanto prescritto nelle circolari 39/80 e 97/87 e al DPR 547/55 rispetto alle Norme CEI per
quanto riguarda le parti elettriche.
In sintesi … principali per l’utilizzo in sicurezza di queste attrezzature possono essere così riassunti:
• …;
• impianto elettrico; protezioni; collegamento a terra; protezione contro le scariche atmosferiche;
verifica e denuncia dell’impianto di terra;
• dispositivi elettrici e meccanici di sicurezza; dispositivo di blocco elettronico e meccanico;
preavviso di avviamento; controllo della orizzontalità; arresti di fine corsa; dispositivi
di anticollisione;
• organi di comando e manovra;
• protezioni varie.
Quanto sin qui detto è applicabile a tutti i ponteggi autosollevanti fabbricati prima del 21 settembre 1996.
Quelli costruiti successivamente sono assoggettati al DPR 459/1996 che prevede per tutte le macchine, come
già precisato per i ponteggi sospesi, la certificazione e la marcatura “CE”, il rispetto dell’allegato I dello stesso
decreto e delle norme armonizzate.
Le PLAC rientrano nel campo di applicazione della Direttiva Macchine. Pertanto
dal 31/12/1996 chi immette sul mercato queste macchine è tenuto a seguire le
procedure specificate all’art. 4 del DPR 459/96 o all’art. 9 del D.Lgs. 17/2010.
DPR 459/96
Le PLAC rientrano nell’elenco di cui all’allegato IV alla Direttiva Macchine

Macchine per la lavorazione del legno (es. Seghe circolari, Piallatrici su una faccia, Seghe a
nastro, Fresatrici ad asse verticale - "toupies" - Seghe a catena portatili da legno).

Presse, comprese le piegatrici, per la lavorazione a freddo dei metalli … una velocità superiore
a 30 mm/s.

Formatrici delle materie plastiche per iniezione o compressione a carico o scarico manuale.

Macchine per lavori sotterranei (locomotive e benne di frenatura;


armatura semovente idraulica).

Benne di raccolta di rifiuti domestici a carico manuale dotate di un


meccanismo di compressione.

Dispositivi amovibili di trasmissione meccanica, compresi i loro ripari.

Ponti elevatori per veicoli.

Apparecchi per il sollevamento … superiore a 3 metri. >3m

Strutture di protezione in caso di ribaltamento (ROPS).

Strutture di protezione contro la caduta di oggetti (FOPS).


La Direttiva 2006/42/CE consente, laddove il fabbricante scelga di seguire una norma
armonizzata che copra tutti i pertinenti requisiti della macchina di cui trattasi, di
evitare il ricorso ad un organismo notificato.
Qualora il fabbricante non adotti la norma armonizzata specifica per le PLAC, è tenuto a rivolgersi ad
un organismo notificato, che provvederà a rilasciare un attestato di esame CE di tipo.

L’Organismo Notificato ha la responsabilità’ di assicurare che l’attestato di esame CE rimanga valido


e, se del caso, lo ritira ; informa il fabbricante di cambiamenti rilevanti che abbiano implicazioni sulla
validità dell’attestato.

Il fabbricante ha la responsabilità di assicurare che la macchina sia conforme allo stato dell’arte.

L’ATTESTATO DI ESAME CE DEL TIPO SCADE DOPO CINQUE ANNI


IL FABBRICANTE, DOPO CINQUE ANNI, NE CHIEDE LA RIESAMINA

Nando (New Approach


Notified and Designated
Organisations)
Information System

http://ec.europa.eu/enter
prise/newapproach/nan
do/
Allegato II, parte 1, sezione A del D.Lgs. 17/2010
Prima del 29 Dicembre 2009 Dopo il 29 Dicembre 2009

Directive 98/37/EC
Directive 2006/42/EC

Prima del 29 Dicembre 2009 Dopo il 29 Dicembre 2009 Dopo il 6 Marzo 2010

Directive 98/37/EC Directive 98/37/EC

Directive 2006/42/EC Directive 2006/42/EC


PRIMA DEL 29/12/2009 NON È
XXXXX POSSIBILE RICORRERE ALLA
PROCEDURA DI VALUTAZIONE
CON CONTROLLO INTERNO
DELLA FABBRICAZIONE.

XXXXX

Mario
La Direttiva macchine si basa sul metodo regolamentare noto
come il “nuovo approccio dell’armonizzazione tecnica e
normalizzazione”.

La direttiva definisce unicamente i requisiti essenziali di


sicurezza e di tutela della salute di portata generale, completati
da una serie di requisiti più specifici per talune categorie di
macchine.

Per agevolare i fabbricanti alla prova della conformità ai


requisiti essenziali e per consentire le ispezioni per la
conformità a tali requisiti è opportuno disporre di norme
armonizzate a livello comunitario per la prevenzione dei rischi
derivanti dalla progettazione e dalla costruzione delle
macchine.
Dette norme armonizzate a livello comunitario sono elaborate
da organismi di diritto privato e dovrebbero conservare la loro
qualità di testi non obbligatori.
LIVELLO ENTE

MONDIALE ISO IEC

PER MANDATO
C.E.
EUROPEO
CEN CENELEC

CONTRIBUTO TRADUZIONE
ITALIANO TECNICO NORME

UNI CEI
Le norme armonizzate europee

forniscono soluzioni tecniche dettagliate

per soddisfare tali requisiti essenziali di

sicurezza e di tutela della salute.

L’applicazione delle norme armonizzate

resta volontaria, ma conferisce una

presunzione di conformità ai requisiti

essenziali di sicurezza e di tutela della

salute fissati da tali norme.


Le norme di tipo A specificano i concetti di base, la terminologia e i principi di progettazione
applicabili a tutte le categorie di macchine. La sola applicazione di tali norme, per quanto fornisca un
quadro essenziale per la corretta applicazione della direttiva macchine, non è sufficiente a garantire
la conformità ai pertinenti requisiti essenziali di sicurezza e di tutela della salute della direttiva e
pertanto non conferisce una piena presunzione di conformità.

Ad esempio, l’applicazione della norma EN ISO 14121-1 garantisce che la valutazione dei rischi sia
effettuata a norma del principio generale 1 dell’allegato I, ma non è sufficiente a dimostrare che le
misure di protezione adottate dal fabbricante relativamente ai pericoli presentati dalla macchina
siano conformi ai pertinenti requisiti essenziali di sicurezza e di tutela della salute dell’allegato I.
Le norme di tipo B concernono aspetti specifici della sicurezza della macchina o tipi specifici di protezione
che possono essere utilizzati con una vasta gamma di macchine.
L’applicazione delle specifiche delle norme di tipo B conferisce una presunzione di conformità ai requisiti
essenziali della direttiva macchine a cui esse si riferiscono se una norma di tipo C o la valutazione dei rischi
del fabbricante indicano che la soluzione tecnica specificata dalla norma di tipo B è adeguata per la
particolare categoria o modello di macchina in questione.
L’applicazione di norme di tipo B che forniscono specifiche per i componenti di sicurezza che sono immessi
singolarmente sul mercato.
.
norme di tipo B1: riguardano un aspetto specifico della Sicurezza

Esempi di norma di tipo B1 Descrizione

EN ISO 13857 Distanze di Sicurezza per la protezione degli arti superiori e inferiori;

EN 60204 Sicurezza dell’impianto elettrico a bordo macchina ecc…


.
EN ISO 13849 - 1,2 Elementi dei sistemi di comando relativi alla Sicurezza.

norme di tipo B2: riguardano i dispositivi di Sicurezza

Esempi di norma di tipo B2 Descrizione

EN 61496-1 Dispositivi elettrosensibili di protezione - principi generali e prove;

EN 574:1996+A1:2008 Sicurezza del macchinario — Dispositivi di comando a due mani — Aspetti


funzionali — Principi per la progettazione
EN ISO 13850 Dispositivi di arresto di emergenza.
Le norme di tipo C forniscono specifiche per una data categoria di macchine (presse meccaniche o

compressori). I diversi tipi di macchine che appartengono alla categoria coperta da una norma di tipo C hanno

un uso previsto simile e comportano pericoli simili.

Le norme di tipo C possono far riferimento a norme di tipo A o B, indicando quali delle specifiche della norma

sono applicabili alla categoria di macchina di cui trattasi. Quando, per un dato aspetto di sicurezza della

macchina, una norma di tipo C si discosta dalle specifiche di una norma di tipo A o B, le specifiche della norma

di tipo C prevalgono sulle specifiche della norma di tipo A o B.

L’applicazione delle specifiche di una norma di tipo C sulla base della valutazione dei rischi del fabbricante

conferisce una presunzione di conformità ai requisiti essenziali di sicurezza e di tutela della salute della

direttiva macchine coperti dalla norma.

Talune norme di tipo C si compongono di varie parti: una prima parte che fornisce le specifiche generali

applicabili a una famiglia di macchine, seguita da una serie di parti che forniscono le specifiche per le varie

categorie di macchine appartenenti a quella famiglia, a integrazione o modifica delle specifiche generali della

parte 1.

Per le norme di questo tipo C organizzate la presunzione di conformità deriva dall’applicazione della

prima parte generale insieme alla pertinente parte specifica della norma.
1. Scopo

2. Riferimento normativi

3. Definizioni

4. Lista dei pericoli

5. Requisiti di sicurezza

6. Verifica delle misure di sicurezza

7. Informazioni

8. Bibliografia

9. Allegati (normativi/informativi)

10. Allegati ZA/ZB/ZC (informativi) relazione tra il documento e la

Direttiva Macchine
98/37/CE 2006/42/CE

EN 12151:2007 EN 1551:2000 EN 1726-1:1998


Macchine e impianti per Sicurezza dei carrelli industriali Sicurezza dei carrelli industriali — Carrelli semoventi con
la preparazione di — Carrelli semoventi con portata portata fino a
cemento e calcestruzzo maggiore di 10 000 kg 10 000 kg compresi e trattori con forza di trazione fino a
20 000 N compresi — Parte 1: Requisiti generali
DATA PUBBLICAZIONE IN
NORMA UNI CESSAZIONE VALIDITÀ
G. U. EUROPEA
EN 1495:1997 13/3/1998 29/12/2009
EN 1495:1997+AC:1997 31/12/2005 29/12/2009
EN 1495:1997+A2:2009 18/12/2009
EN 1495:1997+A2:2009/AC:2010 26/5/2010
DATA PUBBLICAZIONE IN
NORMA UNI CESSAZIONE VALIDITÀ
G. U. EUROPEA
EN 1495:1997 13/3/1998 29/12/2009
EN 1495:1997+AC:1997 31/12/2005 29/12/2009
EN 1495:1997+A2:2009 18/12/2009
EN 1495:1997+A2:2009/AC:2010 26/5/2010

Definizione di piattaforma di lavoro autosollevante su colonne dalla EN 1495

Sono macchine installate temporaneamente o permanentemente, azionate a mano o motorizzate e


concepite per essere utilizzate da una o più persone che dalle stesse possono eseguire lavori. Le parti che si
muovono in senso verticale (piattaforma di lavoro) vengono usate anche per spostare quelle stesse persone
e le loro attrezzature e materiali da e per un solo punto di accesso

Il campo di applicazione individuato dalla norma stabilisce per quali macchine l’adozione della stessa
conferisca presunzione di conformità. In tutti i casi in cui il fabbricante si discosti da tale definizione è
necessario valutare il rispetto dei requisiti essenziali di sicurezza ovvero la conformità alla Direttiva
Macchine.
SBARCO???
COLONNA

ANCORAGGI

PIATTAFORMA

BASAMENTO

CHASSIS
STABILIZZATORI
BASAMENTO: parte della PLAC che assicura il supporto della colonna e dell'insieme di
sollevamento. Deve essere dotato di mezzi che consentano il fissaggio sicuro e stabile
delle altri parti della costruzione a es. colonne e stabilizzatori.
CHASSIS: parte della PLAC (motorizzata o meno) che assicura la mobilità e il supporto
del montante e dell'insieme di sollevamento. Solitamente la mobilità è assicurata da
ruote in gomma.
STABILIZZATORI: supporti situati a livello della struttura di base usati per mantenere o
aumentare la stabilità della PLAC in determinate condizioni. Possono essere usati anche
per la messa a livello della piattaforma

BASAMENTO

CHASSIS
STABILIZZATORI
E’ fondamentale per la stabilità della macchina, valutare la consistenza del
terreno di appoggio della macchina, assicurandosi che la pressione esercitata dal
basamento sia adeguata.
Colui che realizza
l’installazione della PLAC
deve rilasciare dichiarazione
attestante l’esecuzione in
conformità alle indicazioni
fornite dal fabbricante nelle
istruzioni .
ANCORAGGI
COLONNA: struttura che sostiene e guida
la piattaforma.
COLONNA
ANCORAGGIO DELLA COLONNA:
dispositivo usato per assicurare che la
colonna venga trattenuta lateralmente
rispetto all'edificio o ad altra struttura.

PIATTAFORMA: parte dell'impianto che si


muove in senso verticale sulla quale
vengono portate le persone, le
apparecchiature e i materiali e dalla quale
viene eseguito il lavoro. La piattaforma di
lavoro comprende la piattaforma principale
PIATTAFORMA
ed ogni prolungamento della piattaforma
stessa.
L'ancoraggio a parete è l'elemento strutturale deputato a conferire stabilità ed evitare il
ribaltamento della macchina in fase di montaggio e smontaggio, ma soprattutto a
ridurre e contenere entro determinati valori di sicurezza la "snellezza" della colonna
verticale.
L'ancoraggio alla parete è uno degli elementi strutturali più importanti della macchina:
- assicura alla colonna verticale il mantenimento della sua verticalità e
- conferisce stabilità statica alla medesima
L'integrità e l'efficienza dell'ancoraggio alla parete deve essere frequentemente
controllata durante l'uso della macchina. La sua esecuzione pratica deve essere
demandata a personale particolarmente esperto, conseguentemente l'efficienza e
l'effettiva tenuta dei fissaggi dell'ancoraggio a parete meticolosamente verificata.
Il fabbricante nelle istruzioni stabilisce se e per quali condizioni di utilizzo è necessario
prevedere ancoraggi.

L’indicazione sopra è a puro titolo esemplificativo: il limite di 6 m dipende


dalla valutazione dei rischi del fabbricante, non costituisce un riferimento.
ESEMPI DI ANCORAGGIO
ESEMPI DI ANCORAGGIO
PIATTAFORMA SUPPLEMENTARE DI MONTAGGIO
Il fabbricante nelle istruzioni fornisce lo schema
di ancoraggio alla parete di una PLAC, in base
alla configurazione in uso.
Laddove è possibile
utilizzare la PLAC senza
alcun ancoraggio, deve
essere esplicitato nelle
istruzioni e soprattutto
devono essere
chiaramente indicate le
condizioni nelle quali
questo utilizzo è
consentito.
- Il materiale utilizzato per il pavimento deve essere antiscivolo e autodrenante.
- La dimensione di qualsiasi apertura nel pavimento o nella fascia fermapiede non deve
consentire il passaggio di una sfera di 15 mm di diametro.
- Qualsiasi estensione deve essere bloccata per evitarne l’eventuale movimento involontario.
- La piattaforma di lavoro deve rimanere in posizione orizzontale entro ± 2° durante i
movimenti normali della piattaforma e sotto l'azione del carico nominale e delle altre forze
esercitate durante il normale funzionamento. Durante il funzionamento dei dispositivi
paracadute, regolatore di velocità e del dispositivo di elevazione/abbassamento di
emergenza la variazione massima ammessa rispetto al piano orizzontale deve essere ± 5°.
- Tutti i lati della piattaforma e di
qualsiasi sua estensione devono
essere dotati di un parapetto e una
fascia fermapiede.
- Ad eccezione del lato eretto verso
un muro, tutti i lati della piattaforma
e di qualsiasi sua estensione devono
essere equipaggiati con parapetti
alti 1,1 m e traversi intermedi posti
a non oltre 0,5 m dalla sommità del
parapetto o della fascia fermapiede.
- Per il parapetto non devono essere
usate né catene né funi.
- I lati della piattaforma principale o di
qualsiasi estensione
immediatamente adiacente alla
colonna devono essere protetti fino
ad un’altezza di almeno 2 m, per
impedire l'accesso alla colonna.
La protezione del lato della piattaforma eretto verso il muro dipende dalla distanza
orizzontale tra la piattaforma e la parete, secondo le indicazioni riportate nella tabella
sotto indicata.

MANCA LA FASCIA
FERMAPIEDI
- La porta di accesso alla piattaforma non deve aprirsi verso l’esterno.
- Deve chiudersi automaticamente o impedire il funzionamento della PLAC
quando non è chiusa.
- Per le porte di accesso non si devono usare catene o funi.
- Nel caso in cui le due piattaforme siano montate sul medesimo montante si deve
predisporre un tetto di protezione per la piattaforma inferiore al fine di
proteggere le persone dalla caduta di oggetti.
> 0,5 m

• I gradini o i pioli devono essere ripartiti ugualmente sulla distanza che separa il
livello di accesso e la piattaforma di lavoro ed in nessun caso l'altezza del gradino
deve superare 0,3 m.
• La parte anteriore dei gradini o dei pioli deve essere tale da lasciare uno spazio
di almeno 0,15 m per la punta del piede.
SISTEMI DI SOLLEVAMENTO
Si devono prevedere i mezzi per mantenere costantemente
ingranati, in tutte le condizioni di carico, la cremagliera ed il
pignone di trasmissione o di sicurezza. Tali mezzi non devono
limitarsi ai rulli di guida della piattaforma. I dispositivi usati devono
limitare il movimento del pignone sui propri assi in modo tale che
almeno due terzi dell'altezza del dente risulti sempre ingranato
con la cremagliera.

Deve essere possibile effettuare il controllo visivo di tutti i


pignoni senza doverli rimuovere o senza importanti lavori di
smontaggio dei componenti strutturali della PLAC.

Deve essere possibile il controllo dettagliato della cremagliera e


dei suoi attacchi senza smontaggio.
Tutte le sezioni della colonna devono essere marcate
con una identificazione univoca o un numero di serie
che consentono di determinare la data di fabbricazione.

Per la movimentazione
delle sezioni costituenti la
colonna il fabbricante può
prevedere l’impiego di una
gruetta.
• Il dispositivo di comando del movimento verticale normale
deve essere posto soltanto sulla piattaforma di lavoro.
• Il dispositivo di comando del movimento orizzontale dello
chassis della PLAC non deve essere posto sulla piattaforma.

QUADRO DI
COMANDO

• Se il movimento può essere comandato da postazioni


diverse, i comandi devono essere asserviti cosicché il
comando sia possibile da una sola postazione pre-
selezionata.
• Le piattaforme devono essere dotate di comandi manuali
(comando uomo presente) cosicché tutti i movimenti della
piattaforma siano possibili soltanto mentre il comando viene
• azionato. Nel momento in cui vengono rilasciati, i comandi
devono ritornare automaticamente alla posizione neutra.
• Tutti i comandi devono essere disposti in modo da impedire
eventuali manovre involontarie.
• Per il movimento verticale della piattaforma, la posizione
della stazione di comando deve essere tale da
consentire all'operatore la miglior visibilità possibile
dell'area della corsa ed assicurare così il movimento della
piattaforma senza rischi.
• Su tutte le stazioni di comando mobili deve essere posto un
cartello che indica il divieto di attivare il movimento
verticale della piattaforma di lavoro da posti diversi
dalla piattaforma stessa.
• I comandi di arresto di emergenza devono essere montati
sulla piattaforma in conformità alla EN 60204-1.
• All'avvio, oppure, al ripristino della corrente dopo una
interruzione dell'alimentazione, non si deve verificare
alcun ulteriore movimento senza l'intervento
dell'operatore.

QUADRO DI
COMANDO
Ogni piattaforma di lavoro deve essere dotata di un sistema frenante che
viene azionato automaticamente:
a) nel caso di interruzione dell'alimentazione elettrica di rete;
b) nel caso di interruzione dell'alimentazione ai circuiti di comando.
Se vengono usate due o più colonne, si deve prevedere una funzione
frenante per ciascuna colonna.
La PLAC deve essere dotata di mezzi che, in determinate circostanze consentono
l'abbassamento di emergenza della piattaforma di lavoro a mezzo di un comando
manuale.
Tali circostanze devono comprendere i guasti elettrici ma possono escludere quei guasti
meccanici che impedirebbero il movimento della piattaforma di lavoro in condizioni di
sicurezza.
È sottinteso che tali mezzi devono offrire la possibilità di abbassare la piattaforma di
lavoro in emergenza in modo tale che le persone possano abbandonarla, in funzione della
disponibilità di condizioni di cantiere adeguate.
Dispositivo meccanico per arrestare e tenere ferma la piattaforma di lavoro sul montante
in caso di velocità eccessiva (prima che venga superata la velocità di 0,5 m/s).
Detto dispositivo deve:
• essere sempre perfettamente operativo sia durante il normale esercizio che
durante il montaggio, la manutenzione e lo smontaggio;
• essere accessibile per il controllo, la manutenzione e la prova senza dover
ricorrere a lavori di smontaggio di notevole entità;
• poter essere sottoposto a prova da una persona competente distante dalla
piattaforma di lavoro in modo che le persone non siano esposte a pericoli;
• essere progettato in modo che tutti i circuiti di comando relativi al normale
funzionamento vengano automaticamente interrotti da un interruttore di sicurezza
prima o nel momento dell'azionamento del paracadute;
• essere progettato in modo che il metodo di sblocco del paracadute richieda
l’intervento di una persona competente per ristabilire le normali condizioni di
lavoro della PLAC;
• essere progettato in modo che l'effetto frenante del paracadute aumenti
progressivamente dal punto di intervento del regolatore di eccesso di velocità fino
al punto di arresto della piattaforma.
PARACADUTE
La PLAC deve essere dotata di un dispositivo rilevatore e indicatore del sovraccarico e
del momento.
Questo dispositivo deve:
- rilevare il carico totale della piattaforma di lavoro dovuto a persone, attrezzature e materiali;
- rilevare i momenti dovuti a questi carichi che possono portare al ribaltamento o al guasto
della PLAC (momenti flettenti e torcenti sulle piattaforme principali a sbalzo, momenti flettenti
e torcenti sulla parte centrale delle piattaforme principali a semplice appoggio, momento
flettente sulla colonna)
La rilevazione del sovraccarico/momento deve essere eseguita almeno quando la piattaforma di
lavoro è ferma.
Le funzioni di rilevazione e di indicazione del carico e del momento devono attivarsi:
a) automaticamente per le diverse configurazioni possibili della piattaforma,
oppure
b) se la rilevazione e l'indicazione automatica non sono possibili per le diverse
configurazioni, quando previsto un selettore di configurazione della piattaforma di
lavoro che consenta una chiara classificazione della regolazione scelta rispetto alla reale
configurazione della piattaforma di lavoro.
Il selettore deve essere posizionato o protetto in modo da risultare inaccessibile alle persone
non autorizzate.
Il rilevatore di sovraccarico/momento deve intervenire prima di raggiungere un
sovraccarico/momento pari a 1,1 volte il valore nominale ed una volta intervenuto deve isolare
in modo continuato i comandi interessati fintanto che il sovraccarico/momento sia stato rimosso.
bicolonna

Monocolonna
Targa in configurazione bicolonna

Targa in configurazione monocolonna


Le macchine sono dotate di serie di finecorsa in
salita ed in discesa che entrano in funzione ai
due estremi della via di corsa.
Particolari esigenze di cantiere potrebbero impedire
alla macchina di compiere liberamente l'intera corsa
delle colonne verticali installate (sia in salita che in
discesa), ad es. a causa di muretti, pensile o altri
ostacoli in fase di discesa, come strutture che
possono protendersi oltre la facciata di un edificio
in fase di salita.
In questi casi si rende necessario l'installazione
dei pattini di finecorsa mobili in salita, o in
discesa, o in entrambe le direzioni, che
arrestano il movimento della macchina nel punto
richiesto, e con un notevole grado di precisione.

NOTA: su una macchina installata in


configurazione bicolonna è sufficiente montare il
pattino o i pattini mobili di fine corsa su una sola
colonna verticale, in quanto i dispositivi di arresto
controllano entrambe le unità di sollevamento.
FUORICORSA

FINECORSA Gli interruttori di finecorsa devono essere forniti


e posizionati in modo che la piattaforma si arresti
al livello più alto e più basso previsti. A livello più
basso l’arresto deve realizzarsi prima del contatto
con l’ammortizzatore; a livello più alto prima del
contatto con l’interruttore di finecorsa.

L’interruttore di fuoricorsa superiore deve


essere posizionato in modo che la piattaforma si
arresti completamente prima di raggiungere la
sommità della colonna. A seguito del suo
intervento possono essere consentiti solo
movimenti verso il basso.
L’interruttore di fuoricorsa inferiore deve
interrompere l’alimentazione elettrica in modo che
la piattaforma non venga spinta contro gli
ammortizzatori. Dopo il suo intervento non deve
FINECORSA essere possibile alcun movimento fino
all’effettuazione di azioni correttive da parte di
FUORICORSA personale specializzato.
Generalmente nei monocolonna il mantenimento dell’inclinazione della piattaforma viene
garantito strutturalmente, senza l'adozione di specifici dispositivi.
Nel caso, invece, dei multicolonna sono presenti dei dispositivi per assicurare il
livellamento nelle diverse condizioni di funzionamento.
Le soluzioni tecniche ad oggi maggiormente diffuse sono:
- Dispositivi di controllo elettrico del livellamento nel funzionamento normale;
- Dispositivi di controllo meccanico del livellamento nel funzionamento in emergenza
Si devono evitare punti di intrappolamento
e tranciatura tra chassis e piattaforma di
lavoro prevedendo distanze di sicurezza o
protezioni adeguate.
Se non è possibile prevedere distanze di
sicurezza o protezioni adeguate, allora la
piattaforma di lavoro deve essere dotata di
un avviso sonoro che emetta un segnale
continuo quando la piattaforma si avvicina
a meno di 2,5 m dallo chassis.
I punti di intrappolamento, schiacciamento
e tranciatura devono essere considerati
soltanto nelle aree a portata delle persone
che si trovano sulla piattaforma di lavoro o
a terra, nelle immediate vicinanze della
PLAC, o in altri punti di accesso.
Le attrezzature di cui all’allegato VII al D.lgs. 81/08 e s.m.i. sono suddivise in 3
gruppi:
Gruppo SP - Sollevamento persone
a) Scale aree ad inclinazione variabile
b) Ponti mobili sviluppabili su carro ad azionamento motorizzato
c) Ponti mobili sviluppabili su carro a sviluppo verticale azionati a
mano
d) Ponti sospesi e relativi argani
e) Piattaforme di lavoro autosollevanti su colonne
f) Ascensori e montacarichi da cantiere Piattaforme di
Scale aeree ad lavoro
inclinazione variabile autosollevanti su
colonne

Ponti mobili
Ponti sospesi
sviluppabili su
e relativi
carro a sviluppo
Ponti mobili sviluppabili su carro argani
verticale azionati
ad azionamento motorizzato
a mano
Ascensori e montacarichi da cantieri
Le piattaforme autosollevanti su colonne non rientrano
in precedenti regimi di verifica.
Le PLAC non marcate CE, assimilate ai ponteggi
metallici fissi dalle circolari del Ministero del Lavoro
39/80 e 97/87, devono essere munite di autorizzazione
rilasciata in via esclusiva dal Ministero del Lavoro,
previo esame delle relazioni tecniche allegate dal
fabbricante alla richiesta (art. 30 del DPR 164/56).

Le PLAC prive di marcature CE dal 23 maggio 2012


rientrano nel regime delle verifiche periodiche, per cui
INAIL dovrà accertare la presenza di autorizzazione
ministeriale prevista dal DPR 164/56, assegnare la
matricola e condurre la prima verifica periodica.

Per le PLAC messe in servizio prima del 23 maggio


2012 INAIL assegna la matricola e procede
all’effettuazione della prima verifica periodica.

Per le PLAC messe in servizio dopo il 23 maggio 2012


INAIL assegna la matricola e procede all’effettuazione della
prima verifica periodica alla scadenza della periodicità e dopo
richiesta de datore di lavoro.
Il D.M. 11 aprile 2011 definisce le modalità con le quali effettuare le
verifiche periodiche.

La I verifica periodica prevede:


- la compilazione della scheda
tecnica dell’attrezzatura;
- la redazione del verbale di
verifica.

IL 23 MAGGIO 2012 È ENTRATO IN VIGORE IL

D.M. 11 APRILE 2011 E CON ESSO IL REGIME

DELLE PRIME VERIFICHE PERIODICHE.


Il D.M. 11 aprile 2011
prevede la possibilità
che INAIL, ASL e
ARPA definiscano
degli accordi per la
gestione delle
verifiche periodiche.

https://www.inail.it/cs/internet/atti-e-documenti/note-e-provvedimenti/determine-presidente/determina_presidente_n_131_4_aprile_2016.html
Il D.M. 11 aprile 2011 prevede la possibilità che INAIL, ASL e ARPA
definiscano degli accordi per la gestione delle verifiche periodiche.
Il datore di lavoro deve comunicare
all’UOT competente per territorio
la messa in servizio
dell’attrezzatura

L’UOT verifica la comunicazione pervenuta e,


se completa ed esaustiva, attribuisce
all’attrezzatura una matricola.

/ /
/_ _
Anno Numero matricola Provincia
immatricolazione
Codice attività
Il fabbricante nelle istruzioni prevede,
oltre alla configurazione multicolonna
Dichiarazione di (con numero max di colonne, ad es. 3)
conformità anche configurazioni inferiori (due o
esclusivamente per una colonna), è possibile l’utilizzo di
una sola configurazione (a 1, 2 o 3
il multicolonna colonne). Non è invece possibile
utilizzare simultaneamente, in modo
indipendente le colonne.

SI TRATTA SEMPRE DI
UNA SOLA
ATTREZZATURA DI
LAVORO

1 MATRICOLA per tutte le


possibili configurazioni
A

La PLAC può essere


verificata in una qualsiasi 3 dichiarazioni di conformità
B delle configurazioni
per ciascuna PLAC
costituente il multicolonna
individuate nelle
istruzioni

C
Devono essere previsto 3
manuali per i
3 dichiarazioni di conformità multicolonna con la
per ciascuna colonna specifica relativa a tutte
costituente il multicolonna le configurazioni possibili
. In questo caso è
possibile utilizzare le
colonne in
configurazione
multicolonna, e
separatamente le singole
monocolonne. In sintesi,
SI TRATTA SEMPRE DI casi possibili:
TRE ATTREZZATURE DI
LAVORO

3 MATRICOLE una per


ciascuna colonna
indipendente
A

3 VERIFICHE
Se possibile le verifiche
potranno essere 3 dichiarazioni di conformità
condotte per ciascuna PLAC
B contestualmente o costituente il multicolonna
separatamente, ma
dovranno comunque
essere rilasciati 3 schede
e 3 verbali dietro
pagamento di 3 tariffe.

C
La prima verifica periodica è finalizzata a:

a) identificare l’attrezzatura;
b) accertare che la configurazione dell’attrezzatura sia tra
quelle previste dal fabbricante;
c) verificare la regolare tenuta del “registro di controllo”;
d) controllare lo stato di conservazione;
e) effettuare prove di funzionamento e di efficienza dei
dispositivi di sicurezza.

La I verifica periodica prevede:


- la compilazione della scheda tecnica dell’attrezzatura;
- la redazione del verbale di verifica.
Il D.M. 11 aprile 2011 prevede una scheda per ciascuna attrezzatura.
In totale sono 13 schede: 11 per SC e SP, 2 per GVR.
XXXXX

XXXXX

Mario

Roma, 10/05/2013
Dati identificativi
dell’attrezzatura
Caratteristiche
principali
dell’attrezzatura

Dispositivi di
sicurezza installati
Documentazione
dell’attrezzatura
Il verificatore non può eseguire la verifica per cause non dipendenti dalla sua
volontà.

Indisponibilità
Indisponibilità
personale di
attrezzatura
supporto
Indisponibilità dei
mezzi per eseguire
la verifica
Altro

I termini della verifica devono ritenersi interrotti ovvero vengono


azzerati e riprenderanno solo una volta formalizzata la rimozione
dell’impedimento.

L’interruzione della verifica deve risultare da atto certo, per cui è


necessario che il tecnico verificatore rilasci verbale al datore di lavoro
nel quale siano specificate le cause che hanno impedito l’effettuazione
della verifica.
Il tecnico verificatore non può concludere la verifica perché ha necessità di acquisire
ulteriore documentazione o effettuare a supporto, prove, controlli, indagini aggiutivi.

La verifica deve ritenersi sospesa ovvero i termini devono essere congelati al momento
dell’effettuazione della verifica, per poi riprendere nel momento in cui quanto richiesto dal
verificatore viene fornito dal datore di lavoro.

Il tecnico deve rilasciare un verbale nel quale specifichi le cause che hanno determinato la
sospensione della verifica e il termine entro il quale quanto richiesto deve essere prodotto.
Il verbale di verifica periodica consta di 4 parti, prevedendo:

1. accertamento Condizioni generali di conservazione e


manutenzione

2. Esame degli organi principali

3. controllo Comportamento durante le prove di funzionamento


dell’apparecchio e dei dispositivi di sicurezza

4. verifica Configurazione e dati tecnici rilevati al momento della


verifica
Identificazione dell’attrezzatura di lavoro.
Identificazione dell’attrezzatura di lavoro.
Consiste nel verificare che l’attrezzatura di lavoro che si appresta a
sottoporre a verifica corrisponda a quella oggetto della richiesta.
Si dovrà procedere a riscontrare la congruenza dell’attrezzatura con le
indicazioni riportate nella documentazione a corredo della stessa e
sinteticamente riassunte nella scheda tecnica, ovvero:
- dichiarazione CE di conformità o attestazione di conformità
all’allegato V al D.Lgs. 81/08 e s.m.i. o autorizzazione ministeriale
- istruzioni Tale riconoscimento, per macchine marcate CE, può avvenire
verificando la marcatura CE apposta sulla macchina e i relativi dati
su di essa indicati.

Negli altri casi, laddove manchino targhette sulla macchina, si potrà


procedere al riconoscimento mediante raffronto delle caratteristiche
dimensionali direttamente rilevate sull’attrezzatura con quelle
riportate sulla scheda tecnica
Informazioni permanenti
- Nome ed indirizzo del produttore o del fornitore.
- Paese di fabbricazione.
- Designazione del modello.
- Numero di serie o di produzione.
- Anno di fabbricazione.
- Velocità di traslazione verticale (m/s).
- Velocità di traslazione orizzontale (m/s).
- Installazione in esterni/all'interno.
- Altezza libera massima ammessa (m) in servizio e fuori servizio.
- Velocità limite del vento durante il montaggio e lo smontaggio.
- Velocità massima ammessa del vento in servizio/fuori servizio (m/s).
- Informazioni sull'alimentazione idraulica, se viene utilizzata una
fonte di energia idraulica esterna.
- Informazioni sull'alimentazione pneumatica, se viene utilizzata una
fonte di energia pneumatica esterna.
- Informazioni sull'alimentazione elettrica, se viene utilizzata una
fonte di energia elettrica esterna.
- Tutti i parapetti devono essere sempre montati in posizione, salvo
che durante le operazioni di carico e scarico a livello di accesso.
Condizioni generali di conservazione e manutenzione:
il tecnico prende visione dei controlli che dai documenti a corredo della
macchina risulta siano stati condotti sulla stessa (il datore di lavoro, infatti, ai
sensi dell’art. 71 comma 9 è tenuto a registrare qualsiasi controllo condotto).
In caso di interventi di manutenzione straordinaria verificare che non
comportino una nuova immissione sul mercato; in particolare, accertare che
l’intervento non introduca rischi aggiuntivi non presi in considerazione dal
fabbricante all’atto dell’immissione sul mercato dell’attrezzatura (aumenti di
portata, di potenza, modifiche dimensionali che possono incidere sulla
resistenza e/o sulla stabilità dell’attrezzatura, ecc….), se necessario acquisendo
documentazione aggiuntiva.
 esame registro di controllo
 esame visivo di targhe,
pittogrammi eventuali involucri
protettivi, ecc.
Il registro di controllo
La Direttiva Macchine prescrive che per le macchine di sollevamento il
fabbricante fornisca nelle istruzioni il contenuto del registro di controllo, se non
fornito.

Per macchine non marcate CE il datore dei lavoro è comunque tenuto ai sensi
dell’art. 71 commi 8 e 9 a far condurre, persona competente, controlli
sull’attrezzatura volti ad assicurare il buono stato di conservazione e l’efficienza
della stessa.
Esame degli organi principali:
Una volta identificati i principali organi dell’attrezzatura, quali:
• basamento/chassis
• stabilizzatori
• elementi della colonna
• gruppo di sollevamento
• ancoraggi
• piattaforma
• accesso
• ecc.
controllarne la conformità con quanto indicato nelle istruzioni, tramite
esame visivo, l’eventuale presenza di parti sverniciate, cricche, deformazioni
o corrosioni.
Comportamento durante le prove di funzionamento dell’apparecchio e dei
dispositivi di sicurezza:
Seguendo esclusivamente le indicazioni riportate dal fabbricante nelle istruzioni,
procedere con l’effettuazione delle prove di funzionamento dell’attrezzatura.
Tali prove dovranno contemplare la verifica del corretto funzionamento
dell’attrezzatura nel suo complesso e in particolare di:
• sistema di frenatura
• comandi
• dispositivo di rilevazione del sovraccarico/momento
• dispositivo contro la caduta o la velocità eccessiva della piattaforma
• dispositivo di controllo del livellamento
• ecc.
Configurazione e dati tecnici rilevati al momento della verifica:
Riportare una breve descrizione della configurazione rilevata al momento della verifica,
appurando che corrisponda ad una di quelle previste nella scheda tecnica a corredo
della macchina.
La verifica verrà condotta con riferimento a:
ANCORAGGI • basamento/chassis
• stabilizzatori e loro posizionamento
COLONNA
• numero di colonne
• presenza e tipologia di ancoraggi
• dimensioni e caratteristiche della piattaforma
• dispositivo di accesso al supporto della
piattaforma

PIATTAFORMA

BASAMENTO

CHASSIS
STABILIZZATORI
Si tratta di attrezzature multifunzione,
Piattaforma di lavoro autosollevante su
colonne progettate dal fabbricante per assolvere
funzioni diverse in base alle esigenze.
Come trattarle in verifica?

Sono tre attrezzature distinte, che


pertanto vanno trattate
autonomamente, ovvero:
• 3 matricole
• 3 verifiche
Montacarichi da cantiere
Ascensore da cantiere
Piattaforma di lavoro autosollevante su
colonne

Montacarichi da cantiere
Ascensore da cantiere
Piattaforma di lavoro autosollevante su colonne con ascensore di ispezione
L’ascensore rientra in verifica?

L’ascensore è parte della macchina


(piattaforma di lavoro autosollevante
su colonne), quale mezzo per
l’accesso alla PLAC.
AUTORITÀ DI
OVT SORVEGLIANZA
DEL MERCATO
SI APPLICA SOLO ALLE MACCHINE NON ALLE
QUASI-MACCHINE

STRUTTURA DEI CAPITOLI DEI RES IMMUTATA


E’ stata resa più esplicita la procedura per la valutazione dei rischi

Aggiunte alcune definizioni in linea alla EN 12100

Dato più risalto al concetto di uso scorretto ragionevolmente prevedibile: l'uso della
macchina in un modo diverso da quello indicato nelle istruzioni per l'uso, ma che può derivare dal comportamento umano
facilmente prevedibile

Aggiunta una clausola specifica sull’Ergomomia (1.1.6)

Introdotti come generali alcuni RES prima riferiti solo alle operazioni di
sollevamento ed alla mobilità delle macchine
(1.1.7 Posti di lavoro; 1.1.8 Sedili; 1.3.9 Rischi di movimenti incontrollati; 1.5.1.6
Fulmine)
Marcatura della macchina. L’anno di costruzione si riferisce all’anno in cui si e’
concluso il processo di fabbricazione. Divieto di antedatare e postdatare la macchina
PARTE GENERALE
REQUISITI ESSENZIALI DI SICUREZZA E DI TUTELA DELLA SALUTE RELATIVI ALLA PROGETTAZIONE E
ALLA COSTRUZIONE DELLE MACCHINE

2 REQUISITI ESSENZIALI SUPPLEMENTARI DI SICUREZZA E DI TUTELA DELLA SALUTE PER TALUNE


CATEGORIE DI MACCHINE

3 REQUISITI ESSENZIALI SUPPLEMENTARI DI SICUREZZA E DI TUTELA DELLA SALUTE PER OVVIARE AI


PERICOLI DOVUTI ALLA MOBILITÀ DELLE MACCHINE

4 REQUISITI ESSENZIALI SUPPLEMENTARI DI SICUREZZA E DI TUTELA DELLA SALUTE PER PREVENIRE I


PERICOLI DOVUTI AD OPERAZIONI DI SOLLEVAMENTO

5 REQUISITI ESSENZIALI SUPPLEMENTARI DI SICUREZZA E DI TUTELA DELLA SALUTE PER LE


MACCHINE DESTINATE AD ESSERE UTILIZZATE NEI LAVORI SOTTERRANEI

6 REQUISITI ESSENZIALI SUPPLEMENTARI DI SICUREZZA E DI TUTELA DELLA SALUTE PER LE


MACCHINE CHE PRESENTANO PARTICOLARI PERICOLI DOVUTI AL SOLLEVAMENTO DI PERSONE
1.1.1 Definizioni
1.1.2 Principi d’integrazione della sicurezza
1.2 Sistemi di comando
1.3 Misure di protezione contro i pericoli meccanici
1.4 Caratteristiche richieste per i ripari ed i dispositivi di
protezione
1.5 Rischi dovuti ad altri pericoli
1.6 Manutenzione
1.7 Informazione
La parte 4 dell’allegato I - Requisiti essenziali supplementari di sicurezza e di tutela della salute per
prevenire i pericoli dovuti ad operazioni di sollevamento
definisce i requisiti essenziali in materia di sicurezza e di tutela della salute per le macchine che
comportano dei rischi legati alle operazioni di sollevamento. I requisiti si applicano a tutte le operazioni
di sollevamento, a prescindere dal fatto che l’operazione di sollevamento sia la funzione principale
della macchina, una funzione secondaria o la funzione di un elemento della macchina stessa.

Alcune definizioni:
a) “Operazione di sollevamento”: operazione di spostamento di unità di carico costituite da cose e/o
persone che necessitano, in un determinato momento, di un cambiamento di livello.

b) “Carico guidato”: carico di cui l’intero spostamento avviene lungo guide rigide o flessibili, la cui
posizione nello spazio è determinata da punti fissi.
...
g) “Supporto del carico”: parte della macchina sulla quale o nella quale le persone e/o le cose sono
sorrette per essere sollevate.

137
Alcune precisazioni:

 “unità di carico” fa riferimento a gruppi di una o più persone o cose o quantità di materiale alla
rinfusa che vengono spostati come peso unico. Non copre gli elementi della macchina stessa,
pertanto, un’operazione che comporta il sollevamento di un elemento della macchina ma non
viene sollevato un carico esterno non viene considerata un’operazione di sollevamento in tal
senso.
 “in un determinato momento” indica che la macchina destinata allo spostamento di oggetti, fluidi,
materiali o persone in modo continuo, ad esempio, su trasportatori o scale mobili o attraverso
condotti non è considerata una macchina che svolge “operazioni di sollevamento” in tal senso e
non è pertanto soggetta ai requisiti indicati dalla parte 4.
 il normale movimento dei materiali effettuato con mezzi di movimento terra come, ad esempio,
escavatori e caricatori non è considerato un’operazione di sollevamento, ragion per cui le
macchine di movimento terra utilizzate solo a tal fine non sono disciplinate dalla parte 4
dell’allegato I. Tuttavia, le macchine di movimento terra progettate ed equipaggiate anche per il
sollevamento di unità di carico sono soggette ai requisiti della parte 4 dell’allegato I.
I principali aspetti richiamati nei RES:

RES DESCRIZIONE
4.1.2.1 Rischi dovuti alla mancanza di stabilità
4.1.2.2 Guide o vie di scorrimento
4.1.2.3 Resistenza meccanica
4.1.2.4 Pulegge, tamburi, rulli, funi e catene
4.1.2.5 Accessori di sollevamento e relativi componenti
4.1.2.6 Controllo dei movimenti
4.1.2.7 Prevenzione del rischio di collisione
4.1.2.8 Macchine che collegano piani definiti
4.1.2.8.1 Movimenti del supporto del carico
4.1.2.8.2 Accesso al supporto del carico
4.1.2.8.3 Contatto con il supporto del carico in movimento
4.1.2.8.4 Caduta del carico dal supporto del carico
4.1.2.8.5 Sicurezza ai piani
4.1.3 Verifica dell’idoneità all’impiego
4.2.1 Controllo dei movimenti della macchina e del carico
4.2.2 Controllo delle sollecitazioni
4.3.1 Informazioni e marcature di catene, funi e cinghie
4.3.2 Marcatura degli accessori di sollevamento
4.3.3 Marcatura delle macchine di sollevamento
4.4.1 Istruzioni per gli accessori di sollevamento
4.4.2 Istruzioni per le macchine di sollevamento
La parte 6 dell’allegato I - Requisiti essenziali supplementari di sicurezza e di tutela della salute
per le macchine che presentano particolari pericoli dovuti al sollevamento di persone
definisce i requisiti essenziali in materia di sicurezza e di tutela della salute per le macchine che
comportano dei pericoli concernenti il sollevamento di persone.

Le situazioni particolarmente pericolose associate con il sollevamento di persone comprendono, in


particolare, la caduta o il movimento incontrollato del supporto del carico, la caduta di persone dal
supporto del carico, le collisioni fra il supporto del carico o le persone dentro o sopra di esso e gli
ostacoli nell’ambiente della macchina e il crollo o rovesciamento della macchina di sollevamento.

I rischi concernenti il sollevamento di persone sono generalmente maggiori rispetto a quelli relativi
al sollevamento di cose, in termini di maggior gravità delle eventuali lesioni dovute al guasto che
potrebbe causare un infortunio e la maggior esposizione ai pericoli, poiché le persone che vengono
sollevate dalla macchina sono continuamente esposte a pericoli quali, ad esempio, la caduta del
supporto del carico e ad una minor possibilità di evitare i pericoli o le relative conseguenze.
140
Alcune precisazioni:
 I requisiti di cui alla parte 6 dell’allegato I si applicano a tutte le macchine che eseguono
operazioni di sollevamento di persone, a prescindere dal fatto che l’operazione di sollevamento
delle persone sia la funzione principale della macchina, una funzione secondaria o la funzione di
un elemento della macchina stessa.
 Il termine “sollevamento” copre tutti i movimenti o sequenze di movimenti che comprendono il
sollevamento o l’abbassamento o entrambi. Il sollevamento e l’abbassamento comprendono dei
cambiamenti di livello in una direzione verticale diritta, nonché con una pendenza. I requisiti di
cui alla parte 6 non si applicano ai pericoli dovuti al movimento delle persone in modo continuo,
ad esempio su macchine come le scale mobili e i marciapiedi mobili.
 I requisiti di cui alla parte 6 possono essere applicabili alle macchine in senso stretto, alle
attrezzature intercambiabili destinate al sollevamento di persone, ai componenti di sicurezza
montati sulla macchina per garantire la sicurezza delle operazioni di sollevamento di persone,
agli accessori di sollevamento oppure a catene, funi e cinghie utilizzati per il sollevamento di
persone e possono essere anche applicati alle quasi-macchine che comportano il sollevamento
di persone.
141
I principali aspetti richiamati nei RES:

RES DESCRIZIONE
6.1.1 Resistenza meccanica
6.1.2 Controllo delle sollecitazioni
6.2 Dispositivi di comando
6.3.1 Movimenti del supporto del carico
6.3.2 – 1o paragrafo Inclinazione del supporto del carico
6.3.2 – 2o e 3o paragrafo Impiego del supporto del carico come posto di lavoro
6.3.2 ultimo paragrafo Portelli del supporto del carico
6.3.3 Copertura di protezione
6.4 Macchine per il sollevamento di persone che collegano piani definiti
6.4.1 Rischi per le persone che si trovano nel supporto del carico o sopra di esso
6.4.2 Comandi ai piani
6.4.3 Accesso al supporto del carico
6.5 Marcature nel supporto del carico
Ing. Sara Anastasi Ing. Luigi Monica
s.anastasi@inail.it l.monica@inail.it
office +390654876376 office +390654876410

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