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La Divina Commedia, Dante Alighieri

• Titolo originale era Comedi'a, ma nel 1555 era aggiunto l'aggettivo divina
• Si consiste di 100 canti suddivisi in 3 cantiche: inferno 34 (uno introduttivo),
purgatorio 33, paradiso 33 ed e scritto in terzine di endecasillabi
• Ha il valore simbolico del numero 3(trinita'), dei suoi multipi e del numero 10
• Domina la concezione geocentrica o tolemaica secondo cui la terra è una sfera
immobile al centro dell’ Universo (il sole ruota intorno); è divisa in emisfero delle
terre al nord, ed emisfero delle acque al sud
• I due emisferi sono collegati
dalle colonne d’ Ercole.
Attorno alla Terra ruotano 9
cieli; il X (Empireo) è
invece immobile, appagato
della presenza di Dio
• L'opera puo' interpretarsi in
4 sensi: letterale, allegorico,
anagogico, morale (e
figurale)

L'inferno
• Dante immagina d'essersi
smarrito in una selva oscura (vita
peccaminosa)
• Cerca si uscire e s'arrampica (penje se) per
un colle (vita virtuosa) ma viene impedito
(spriječen) da 3 fiere (vizi umani): LONZA
- lussuria (požuda), LUPA - cupidigia
(pohlepa), LEONE - superbia (oholost)
• Virgilio lo aiuta per intercessione
(posredovanje) di Beatrice che lo invita al
viaggio oltremondano (dalla porta
dell'inferno - per cerchi concentrici - da
Lucifero - e risalendo lungo il suo corpo -
fino al purgatorio)

• L'inferno si trova nell'emisfero


settentrionale sotto Gerusalemme. E' un
cono rovesciato (obrnuti stožac). Il vertice
(vrh) rappresenta il centro della Terra, il punto piu' lontano da Dio dove e' si trova
Lucifero
• Nell'antinferno ci sono gli IGNAVI (lijeni) - coloro che hanno vissuto senza infamia
(sramota) ne' lode e sono sdegnati (prezirani) da Dio
• Nel LIMBO (I cerchio) i bambini non battezzati e i grandi dell'antichita' vissuti prima
di Cristo
• Le pene assegnate (kazne dodijenjene) secondo il criterio del CONTRAPPASSO -
corrispondono o per analogia o per opposizione al peccato fatto (es. lussuriosi
(požudni) - travolti in vita del vento della passione ora anche da un vento turbinoso)
• I cerchi sono 9 - sempre piccoli e piu' dolorosi (bolni) disposti secondo lo schema:
dell' INCONTINENZA, VIOLENZA (nasilje), FRAUDOLENZA (prevara)
L'INCONTINENZA
• Peccato meno grave (ozbiljan) - uso smodato (neumjeren) di beni leciti
• Punita in 4 cerchi dal II al V: lussuriosi, golori, avari e prodighi (pohlepni i rasipni),
iracondi e accidiosi (bijesni i lijeni)
• Gli eretici - a parte - VI cerchio - citta' di Dite
LA VIOLENZA
• Peccato piu' grave - perche' ha fine malvagio - punita nel VII cerchio
• Suddiviso in 3 gironi:
Violenti contro il prossimo (nella persona - omicidi (ubojstva)/ nelle cose - predoni
(napadači))
Violenti contro se' stessi (nella persona - suicidi/ nelle cose scialacquatori (rasipnici))
Violenti contro dio (nella persona - bestemmiatori (bogohulnici)/ nelle cose, natura ed
arte - sodomiti ed usurai (bludnici i lihvari))
LA FRAUDOLENZA
• peccato piu' grave - punita nell' VIII e IX cerchio
• cerchio VIII - 10 malebolge - puniti i fraudolenti contro chi non si fida (tko ne vjeruje)
• Seduttori, adulatori, simoniaci, indovini, barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri
fraudolenti, seminatori di discordia, falsari
CERCHIO IX
• 4 zone - puniti i fraudolenti contro chi si fida o traditori (izdajnici)
• Nella ghiaccia del fiume Cocito
1. zona CAINA (traditori dei parenti)
2. zona ANTENORA (traditori della patria)
3. zona TOLOMEA (traditori degli ospiti)
4. zona GIUDECCA (traditori dei benefattori)
LUCIFERO
• Nelle fauci Lucifero - mostro conficcato (čudovište zaglavljeno) nel ghaccio fino al
petto (grudi), con ali di pipistrello (krila šišmiša) e 3 facce e 3 bocche
• Vengono stritolati (zgnječeni) BRUTTO - CASSIO e GIUDA - traditori delle due
massime potesta' che reggono il mondo: l'imperatore (Cesare) e Cristo

1. Nel mezzo del cammin 1 di nostra vita 2


2. mi ritrovai per una selva oscura 3,
3. ché la diritta via era smarrita.
4. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
5. esta selva selvaggia 4 e aspra e forte
6. che nel pensier rinova la paura!
7. Tant'è amara che poco è più morte;
8. ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
9. dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte 5.
10. Io non so ben ridir com'i' v'intrai,
11. tant'era pien di sonno 6 a quel punto
12. che la verace via 7 abbandonai.
13. Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto,
14. là dove terminava quella valle 8
15. che m'avea di paura il cor compunto,
16. guardai in alto, e vidi le sue spalle
17. vestite 9 già de' raggi del pianeta
18. che mena dritto altrui per ogne calle 10.
19. Allor 11 fu la paura un poco queta,
20. che nel lago del cor 12 m'era durata
21. la notte 13 ch'i' passai con tanta pieta 14.
22. E come quei che con lena affannata,
23. uscito fuor del pelago a la riva,
24. si volge a l'acqua perigliosa e guata 15,
25. così l'animo mio, ch'ancor fuggiva,
26. si volse a retro a rimirar lo passo
27. che non lasciò già mai persona viva 16.
28. Poi ch'èi posato un poco il corpo lasso 17,
29. ripresi via per la piaggia diserta,
30. sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso 18.
31. Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta,
32. una lonza 19 leggera e presta molto,
33. che di pel macolato era coverta;
34. e non mi si partia dinanzi al volto,
35. anzi 'mpediva tanto il mio cammino,
36. ch'i' fui per ritornar più volte vòlto 20.
37. Temp'era dal principio del mattino,
38. e 'l sol montava 'n sù con quelle stelle
39. ch'eran con lui quando 21 l'amor divino
40. mosse di prima quelle cose belle;
41. sì ch'a bene sperar m'era cagione
42. di quella fiera a la gaetta pelle 22
43. l'ora del tempo e la dolce stagione 23;
44. ma non sì che paura non mi desse
45. la vista che m'apparve d'un leone 24.
46. Questi parea che contra me venisse
47. con la test'alta e con rabbiosa fame,
48. sì che parea che l'aere ne tremesse 25.
49. Ed una lupa 26, che di tutte brame
50. sembiava carca ne la sua magrezza,
51. e molte genti fé già viver grame,
52. questa mi porse tanto di gravezza
53. con la paura ch'uscia di sua vista,
54. ch'io perdei la speranza de l'altezza.
55. E qual è quei che volontieri acquista,
56. e giugne 'l tempo che perder lo face,
57. che 'n tutti suoi pensier piange e s'attrista;
58. tal mi fece la bestia sanza pace 27,
59. che, venendomi 'ncontro, a poco a poco
60. mi ripigneva là dove 'l sol tace 28.
61. Mentre ch'i' rovinava in basso loco,
62. dinanzi a li occhi mi si fu offerto
63. chi per lungo silenzio parea fioco 29.
64. Quando vidi costui nel gran diserto,
65. "Miserere di me", gridai a lui,
66. "qual che tu sii, od ombra od omo certo!"
67. Rispuosemi: "Non omo, omo già fui 30,
68. e li parenti miei furon lombardi,
69. mantoani per patrïa ambedui.
70. Nacqui sub Iulio 31, ancor che fosse tardi 32,
71. e vissi a Roma sotto 'l buono Augusto
72. nel tempo de li dèi falsi e bugiardi 33.
73. Poeta fui, e cantai di quel giusto 34
74. figliuol d'Anchise 35 che venne di Troia,
75. poi che 'l superbo Ilïón 36 fu combusto.
76. Ma tu perché ritorni a tanta noia?
77. perché non sali il dilettoso monte 37
78. ch'è principio e cagion di tutta gioia 38?"
79. "Or se' tu quel Virgilio e quella fonte
80. che spandi di parlar sì largo fiume?",
81. rispuos'io lui con vergognosa fronte 39.
82. "O de li altri poeti onore e lume,
83. vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore
84. che m'ha fatto cercar lo tuo volume 40.
85. Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore,
86. tu se' solo colui da cu' io tolsi
87. lo bello stilo 41 che m'ha fatto onore.
88. Vedi la bestia 42 per cu' io mi volsi;
89. aiutami da lei, famoso saggio,
90. ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi".
91. "A te convien tenere altro vïaggio",
92. rispuose, poi che lagrimar mi vide,
93. "se vuo' campar d'esto loco selvaggio;
94. ché questa bestia, per la qual tu gride,
95. non lascia altrui passar per la sua via,
96. ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide 43;
97. e ha natura sì malvagia e ria,
98. che mai non empie la bramosa voglia,
99. e dopo 'l pasto ha più fame che pria.
100. Molti son li animali a cui s'ammoglia,
101. e più saranno ancora, infin che 'l veltro 44
102. verrà, che la farà morir con doglia.
103. Questi non ciberà terra né peltro,
104. ma sapïenza, amore e virtute,
105. e sua nazion sarà tra feltro e feltro 45.
106. Di quella umile Italia fia salute
107. per cui morì la vergine Cammilla,
108. Eurialo e Turno e Niso di ferute 46.
109. Questi la caccerà per ogne villa,
110. fin che l'avrà rimessa ne lo 'nferno,
111. là onde 'nvidia prima dipartilla.
112. Ond'io per lo tuo me' penso e discerno
113. che tu mi segui, e io sarò tua guida,
114. e trarrotti di qui per loco etterno;
115. ove udirai le disperate strida,
116. vedrai li antichi spiriti dolenti,
117. ch'a la seconda morte 47 ciascun grida;
118. e vederai color che son contenti
119. nel foco, perché speran di venire
120. quando che sia a le beate genti 48.
121. A le quai poi se tu vorrai salire,
122. anima fia a ciò più di me degna 49:
123. con lei ti lascerò nel mio partire;
124. ché quello imperador che là sù regna,
125. perch'i' fu' ribellante a la sua legge 50,
126. non vuol che 'n sua città per me si vegna.
127. In tutte parti impera e quivi regge;
128. quivi è la sua città e l'alto seggio:
129. oh felice colui cu' ivi elegge 51!".
130. E io a lui: "Poeta, io ti richeggio
131. per quello Dio che tu non conoscesti,
132. acciò ch'io fugga questo male e peggio,
133. che tu mi meni là dov'or dicesti,
134. sì ch'io veggia la porta di san Pietro
135. e color cui tu fai cotanto mesti".
136. Allor si mosse, e io li tenni dietro.
1. Nell'età di mezzo della vita umana
2. mi ritrovai in una buia boscaglia
3. perché avevo smarrito il giusto percorso.
4. Ahimé, non è affatto facile descrivere
5. questo bosco inospitale, impervio, difficile,
6. del quale il solo pensiero mi fa tornare il timore!
7. [la selva] È tanto angosciante quasi quanto la morte;
8. ma per dire ciò che di buono lì incontrai,
9. parlerò [prima] delle altre cose che lì ho viste.
10. Non so descrivere il modo in cui vi entrai
11. dato che il mio torpore era tale in quel momento
12. che mi ero allontanato dalla verità.
13. Ma dopo che arrivai alle pendici d'una collina,
14. nel luogo in cui finiva quel bosco
15. che mi aveva impietrito il cuore di paura,
16. alzai gli occhi e vidi la sua cima e il pendio
17. già illuminati dai raggi di quel pianeta [il Sole]
18. che guida ciascuno sulla giusta via.
19. A quel punto si calmò quel timore
20. che nel profondo dell'animo avevo sofferto
21. durante la notte [precedente] trascorsa nel dolore.
22. E come colui che con respiro affaticato,
23. uscito dal mare e arrivato alla spiaggia, si gira
24. verso lo specchio d'acqua minaccioso e [lo] guarda;
25. Allo stesso modo il mio animo, che ancora fuggiva,
26. si girò indietro a guardare il tragitto,
27. che non abbandonò mai nessun vivo.
28. Dopo che riposai per un po' il corpo stanco,
29. ripresi il cammino lungo il pendio deserto [del colle],
30. scalando la salita.
31. E d'improvviso, quasi all'inizio del pendio,
32. [arrivò] una lonza agile e molto veloce,
33. dal pelo coperto di macchie;
34. che non si scansava da davanti a me,
35. e bloccava il mio cammino a tal punto
36. che più volte mi voltai per tornare indietro.
37. Era il principio del mattino,
38. e il sole saliva in quella [stessa] costellazione
39. in cui si trovava, quando Dio
40. creò inizialmente i corpi celesti; 
41. per cui mi dava ragione di non temere
42. quella belva dalla pelle maculata
43. l'ora in cui [essa] comparve e la bella stagione; 
44. finché non mi spaventò 
45. la presenza improvvisa di un leone
46. Questo sembrava procedere contro di me
47. superbo e affamato,
48. al punto che sembrava far tremare l'aria.
49. Ed una lupa, che di tutti i desideri
50. sembrava piena pur essendo magra,
51. e già fece vivere molti popoli in miseria,
52. questa vista mi trasmise tanta angoscia
53. per la paura che mi diede la sua comparsa,
54. che persi la speranza di arrivare in cima.
55. E come [avviene a] colui che volentieri accumula denaro,
56. arriva il momento che lo fa perdere,
57. al punto che nell'animo si rattrista e piange;
58. così mi ridusse la belva che non ha pace,
59. la quale, venedomi incontro, pian piano
60. mi respingeva nell'ombra.
61. Mentre ero ricacciato a forza in basso,
62. mi si offrì alla vista colui che
63. per un lungo silenzio era rimasto sfuocato.
64. Quando lo vidi nella grande spiaggia vuota,
65. “Pietà di me”, gli gridai,
66. “chiunque tu sia, fantasma o uomo vero!”
67. Mi rispose: “Non sono un uomo, uomo lo fui già,
68. e i miei genitori furono lombardi,
69. entrambi di Mantova.
70. Nacqui sotto Giulio Cesare, ma troppo tardi,
71. e vissi a Roma durante il regno del buon Augusto,
72. all'epoca degli dei finti e impostori.
73. Fui un poeta, e scrissi di quell'uomo giusto
74. figlio di Anchise che arrivò da Troia,
75. dopo che la superba Ilio venne bruciata.
76. E tu, perché ridiscendi a tanta pena?
77. Perché non scali il felice colle
78. che è principio e causa di tutte le gioie?”
79. “Sei tu dunque quel Virgilio e quella fonte
80. che spande un fiume così ricco di parole?”
81. Gli risposi con volto umile.
82. “Oh, gloria e luce per gli altri poeti,
83. mi serva l'assiduo studio e il forte amore
84. per il quale ho cercato le tue opere.
85. Tu sei il mio maestro e il mio autore [di riferimento],
86. da te solo ho tratto
87. lo stile eletto per cui sono conosciuto.
88. Guarda la belva per cui mi voltai indietro
89. salvami da lei, celebrato poeta,
90. poiché questa mi fa tremare le vene e i polsi.
91. “Ti conviene intraprendere un itinerario diverso”,
92. rispose, dopo che mi vide piangere,
93. “se vuoi uscire da questo luogo selvaggio;
94. Poiché questa belva, a causa della quale tu gridi,
95. impedisce a tutti di superarla,
96. e blocca chiunque fino a ucciderlo;
97. e ha una natura così perversa e colpevole,
98. che non riempie mai il suo desiderio ansioso,
99. e dopo essersi cibata ha più fame di prima.
100. Sono molti gli uomini a cui si lega,
101. e ce ne saranno ancor di più, finché arriverà il veltro,
102. che la farà morire con dolore.
103. Costui non tratterà né terra, né denaro,
104. ma sapienza, carità e virtù,
105. e nascerà tra feltro e feltro.
106. Sarà salvezza di quella umile Italia
107. per la quale morì la fanciulla Camilla,
108. Eurialo, Turno e Niso per le ferite.
109. Costui la caccerà di città in città
110. finché non l'avrà ricacciata nell'Inferno,
111. il luogo da cui in principio l'invidia la fece uscire.
112. Per cui, riguardo te, penso e comprendo sia meglio
113. che tu mi segua e io ti sia guida,
114. portandoti da qui nell'oltretomba;
115. in cui ascolterai le urla senza speranza,
116. osserverai i vecchi spiriti sofferenti,
117. che gridano per la morte dell'anima;
118. e vedrai coloro che appaiono contenti
119. nel dolore, perché hanno la speranza
120. di accedere nel tempo al regno dei beati.
121. A cui poi se tu vorrai accedere,
122. ti porterà un'anima più degna di me:
123. quando me ne andrò ti lascerò a lei;
124. Poiché quell'Imperatore che regna lassù,
125. per via del fatto che fui ribelle alla sua dottrina,
126. mi vieta di entrare nel suo Regno.
127. [Dio] regna in ogni luogo e qui dimora;
128. questa è la sua città e il suo trono:
129. felice è colui che viene chiamato nel suo Regno!”.
130. Ed io gli dissi: “Poeta, io ti chiedo per quel Dio
131. che tu non avesti modo di conoscere, affinché
132. io mi allontani da questo male e dalla dannazione,
133. che tu mi conduca là dove dicesti,
134. affinché io veda le porte del Paradiso
135. e coloro i quali tu descrivi tanto tristi”.
136. [Virgilio] allora si mise in cammino, ed io lo seguii.
1. Così discesi del cerchio primaio 1
2. giù nel secondo, che men loco cinghia 2
3. e tanto più dolor, che punge a guaio 3.
4. Stavvi Minòs 4 orribilmente, e ringhia:
5. essamina le colpe ne l'intrata;
6. giudica e manda secondo ch'avvinghia.
7. Dico che quando l'anima mal nata 5
8. li vien dinanzi, tutta si confessa;
9. e quel conoscitor de le peccata
10. vede qual loco d'inferno è da essa;
11. cignesi con la coda tante volte
12. quantunque gradi vuol che giù sia messa 6.
13. Sempre dinanzi a lui ne stanno molte:
14. vanno a vicenda ciascuna al giudizio,
15. dicono e odono e poi son giù volte.
16. «O tu che vieni al doloroso ospizio 7»,
17. disse Minòs a me quando mi vide,
18. lasciando l'atto di cotanto offizio,
19. «guarda com' entri e di cui tu ti fide 8;
20. non t'inganni l'ampiezza de l'intrare 9!».
21. E 'l duca mio 10 a lui: «Perché pur gride?
22. Non impedir lo suo fatale andare:
23. vuolsi così colà dove si puote
24. ciò che si vuole 11, e più non dimandare».
25. Or incomincian le dolenti note
26. a farmisi sentire; or son venuto
27. là dove molto pianto mi percuote.
28. Io venni in loco d'ogne luce muto 12,
29. che mugghia come fa mar per tempesta,
30. se da contrari venti è combattuto.
31. La bufera infernal, che mai non resta,
32. mena li spirti con la sua rapina;
33. voltando e percotendo li molesta.
34. Quando giungon davanti a la ruina 13,
35. quivi le strida, il compianto, il lamento;
36. bestemmian quivi la virtù divina.
37. Intesi ch'a così fatto tormento
38. enno dannati i peccator carnali 14,
39. che la ragion 15 sommettono al talento.
40. E come li stornei 16 ne portan l'ali
41. nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
42. così quel fiato li spiriti mali
43. di qua, di là, di giù, di sù li mena 17;
44. nulla speranza li conforta mai,
45. non che di posa, ma di minor pena.
46. E come i gru van cantando lor lai 18,
47. faccendo in aere di sé lunga riga,
48. così vid' io venir, traendo guai,
49. ombre portate da la detta briga 19;
50. per ch'i' dissi: «Maestro, chi son quelle
51. genti che l'aura nera sì gastiga?».
52. «La prima di color di cui novelle
53. tu vuo' saper», mi disse quelli allotta,
54. «fu imperadrice di molte favelle.
55. A vizio di lussuria fu sì rotta,
56. che libito fé licito in sua legge,
57. per tòrre il biasmo in che era condotta 20.
58. Ell' è Semiramìs 21, di cui si legge
59. che succedette a Nino e fu sua sposa:
60. tenne la terra che 'l Soldan corregge 22.
61. L'altra è colei che s'ancise amorosa 23,
62. e ruppe fede al cener di Sicheo;
63. poi è Cleopatràs 24 lussurïosa.
64. Elena vedi, per cui tanto reo
65. tempo si volse 25, e vedi 'l grande Achille,
66. che con amore al fine combatteo 26.
67. Vedi Parìs, Tristano 27»; e più di mille
68. ombre mostrommi e nominommi a dito,
69. ch'amor di nostra vita dipartille.
70. Poscia ch'io ebbi 'l mio dottore udito
71. nomar le donne antiche e ' cavalieri 28,
72. pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
73. I' cominciai: «Poeta, volontieri
74. parlerei a quei due che 'nsieme vanno,
75. e paion sì al vento esser leggieri 29».
76. Ed elli a me: «Vedrai quando saranno
77. più presso a noi; e tu allor li priega
78. per quello amor che i mena, ed ei verranno».
79. Sì tosto come il vento a noi li piega,
80. mossi la voce 30: «O anime affannate,
81. venite a noi parlar, s'altri 31 nol niega!».
82. Quali colombe 32 dal disio chiamate
83. con l'ali alzate e ferme al dolce nido
84. vegnon per l'aere, dal voler portate;
85. cotali uscir de la schiera ov' è Dido 33,
86. a noi venendo per l'aere maligno,
87. sì forte fu l'affettüoso grido.
88. «O animal 34 grazïoso e benigno
89. che visitando vai per l'aere perso
90. noi che tignemmo il mondo di sanguigno 35,
91. se fosse amico il re de l'universo 36,
92. noi pregheremmo lui de la tua pace,
93. poi c'hai pietà del nostro mal perverso.
94. Di quel che udire e che parlar vi piace,
95. noi udiremo e parleremo a voi 37,
96. mentre che 'l vento, come fa, ci 38 tace.
97. Siede la terra dove nata fui
98. su la marina dove 'l Po discende
99. per aver pace 39co' seguaci sui.
100. Amor 40, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
101. prese costui de la bella persona
102. che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
103. Amor, ch'a nullo amato amar perdona 41,
104. mi prese del costui piacer sì forte 42,
105. che, come vedi, ancor non m'abbandona.
106. Amor condusse noi ad una morte.
107. Caina 43 attende chi a vita ci spense 44».
108. Queste parole da lor ci fuor porte.
109. Quand' io intesi quell'anime offense 45,
110. china' il viso, e tanto il tenni basso,
111. fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?».
112. Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
113. quanti dolci pensier, quanto disio
114. menò costoro al doloroso passo!».
115. Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
116. e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
117. a lagrimar mi fanno tristo e pio.
118. Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,
119. a che e come concedette amore
120. che conosceste i dubbiosi disiri?».
121. E quella a me: «Nessun maggior dolore
122. che ricordarsi del tempo felice
123. ne la miseria 46; e ciò sa 'l tuo dottore 47.
124. Ma s'a conoscer la prima radice
125. del nostro amor tu hai cotanto affetto,
126. dirò come colui che piange e dice.
127. Noi leggiavamo un giorno per diletto
128. di Lancialotto come amor lo strinse 48;
129. soli eravamo e sanza alcun sospetto 49.
130. Per più fïate li occhi ci sospinse
131. quella lettura, e scolorocci il viso;
132. ma solo un punto fu quel che ci vinse.
133. Quando leggemmo il disïato riso
134. esser basciato da cotanto amante,
135. questi, che mai da me non fia diviso,
136. la bocca mi basciò tutto tremante.
137. Galeotto 50 fu 'l libro e chi lo scrisse:
138. quel giorno più non vi leggemmo avante 51».
139. Mentre che l'uno spirto questo disse,
140. l'altro piangëa; sì che di pietade
141. io venni men così com' io morisse.
142. E caddi come corpo morto cade 52.

1. E così scesi dal primo cerchio


2. giù nel secondo, che racchiude meno spazio,
3. ma aumenta le sofferenze che fanno disperare [i dannati].
4. Si erge tremendo Minòs e minaccia ringhiando:
5. esamina le colpe [dei dannati] all’ingresso;
6. le valuta e condanna avvolgendo la coda.
7. Voglio dire che quando il dannato 
8. gli arriva davanti, confessa tutte [le sue colpe];
9. e lui, giudice dei peccati,
10. conosce il luogo dell’Inferno a lui destinato;
11. e si avvolge [il corpo] con la coda in tanti giri quanti sono
12. i cerchi [che l’anima deve percorrere] per arrivare al proprio.
13. Ci sono sempre molte [anime] davanti a lui:
14. si recano una alla volta verso [il suo] giudizio, si confessano
15. e ascoltano [la sua sentenza] e poi sono buttate nella voragine.
16. «O tu, che sei giunto alla dimora del dolore»,
17. mi disse Minòs dopo avermi visto,
18. interrompendo [così il suo] compito importante,
19. «guarda[ti] attentamente intorno e a chi ti sei affidato;
20. non farti ingannare dalla larghezza dell’entrata! [di questo luogo]».
21. E la mia guida gli rispose: «Perché continui a gridare?
22. Non ostacolare il suo viaggio inevitabile:
23. così si vuole nel luogo in cui si può [fare]
24. ciò che si vuole, e non chiedere altro».
25. Ora comincio a sentire le grida dolorose;
26. ora sono arrivato nel luogo 
27. in cui il pianto mi scuote.
28. Arrivai in un luogo senza luce,
29. che strepitava come fa il mare in tempesta,
30. quando è attraversato da venti contrari.
31. Il turbine infernale, che non si ferma mai,
32. trascina gli spiriti con la sua forza;
33. li tormenta, li rivolta e li colpisce.
34. Quando [gli spiriti] arrivano di fronte alla rovina,
35. qui gridano, piangono e si lamentano [di più];
36. e qui bestemmiano la salvezza [a loro non concessa].
37. Capii che a tale tormento
38. sono condannati i peccatori della carne,
39. i quali sottomettono la propria ragione alla passione.
40. E come gli stornelli volano
41. nella stagione fredda, in stormi grandi e fitti,
42. allo stesso modo quel vento i dannati
43. trascina in tutte le direzioni;
44. e nessuna speranza mai li consola,
45. non di riposo, ma anche di un momentaneo addolcirsi della pena. 
46. E come le gru cantano i loro lamenti,
47. volando in una lunga fila nel cielo,
48. vidi allo stesso modo arrivare, emettendo suoni di pianto,
49. anime schierate così dalla stessa tempesta
50. per cui dissi: «Virgilio, chi sono questi
51. spiriti che la buia tormenta punisce in questo modo?»
52. «La prima tra quelle [anime]
53. di cui chiedi notizie», mi disse egli allora,
54. «regnò su molti popoli.
55. Fu a tal punto corrotta dal vizio della carne,
56. che rese legale ciò che a ciascuno piaceva,
57. per evitare il disprezzo in cui poteva cadere.
58. Ella è Semiramide, della quale si racconta
59. che ereditò il regno da Nino e ne fu la moglie:
60. governò il regno che [oggi] regge il Soldano.
61. Quest’altra è colei che si uccise per amore,
62. e non fu fedele alla tomba di Sicheo;
63. [segue] poi la lasciva Cleopatra.
64. Guarda Elena, per la quale tanto tempo
65. [la] colpevole [guerra] durò, e guarda il grande Achille,
66. che combattè per amore.
67. Guarda Paride e Tristano»; e tantissime
68. anime mi mostrò e mi indicò e nominò,
69. che la passione strappò alla vita terrena.
70. Dopo aver ascoltato la mia guida
71. citare le donne del passato e i loro amanti,
72. fui pervaso da un sentimento di pietà [tale, che] ne restai confuso.
73. Cominciai [a dire]: «Virgilio, con piacere
74. converserei con quelle due [anime] che procedono congiunte,
75. e sembrano così [tanto] leggiadre nella bufera».
76. Ed egli a me: «Quando questi saranno più vicini a noi
77. potrai [parlare loro]; e in quel momento li pregherai [di avvicinarsi],
78. in nome di quell’amore che li conduce, ed essi si avvicineranno».
79. Veloce come il vento che a noi li avvicinava,
80. parlai: «O spiriti affannosi,
81. scendete a parlarci, se Dio non lo impedisce!».
82. Come colombe richiamate dal desiderio
83. [che] con le ali distese volano nell’aria
84. all'amorevole nido, guidate dalla volontà;
85. così questi uscirono [fuori] dalla fila di Didone,
86. avvicinandosi a noi attraverso l'aria infernale,
87. a tal punto risuonò la forza del [mio] richiamo benigno.
88. «O uomo vivo, degno di grazia e benevolo
89. che fai visita nel luogo perduto
90. a noi [anime] che abbiamo macchiato il mondo col sangue, 
91. se Dio non fosse a noi contrario, 
92. rivolgeremmo a lui delle preghiere per la tua salvezza,
93. perché mostri pietà verso il nostro peccato.
94. Di quelle cose che a voi interesserà ascoltare e discutere,
95. noi ascolteremo e discuteremo con voi,
96. fin tanto che la bufera [infernale], come fa [ora], qui si placa.
97. La città in cui sono nata è posta
98. sulle rive del mare nel punto in cui il Po scende
99. per sfociare coi suoi affluenti.
100. Amore, che nel cuore nobile svelto si accende,
101. colse costui [Paolo] per la [mia] bellezza,
102. che in seguito mi venne strappata; e il modo ancora mi vince.
103. Amore, che non tollera che chi è amato non ami a sua volta,
104. mi rapì della bellezza di questi [Paolo] in modo così potente,
105. che, come vedi, ancora lo amo.
106. Amore ci portò entrambi ad un'unica morte.
107. Caina è in attesa di colui che ci uccise».
108. Queste parole le anime ci riferirono.
109. Quando compresi la causa della loro dannazione,
110. abbassai lo sguardo e restai a lungo pensoso,
111. finché Virgilio mi chiese: «A cosa pensi?».
112. Quando [gli] risposi, dissi: «Povero me,
113. quanti soavi pensieri, quanto desiderio
114. portò questi [amanti] all'Inferno!»
115. Poi mi rivolsi a loro e parlando
116. dissi: « Francesca, le tue sofferenze 
117. mi fanno lacrimare di tristezza e di pietà.
118. Ma [ti prego] di raccontarmi: nel tempo in cui ci si innamora,
119. in che modo amore vi concesse
120. di comprendere i vostri desideri nascosti?».
121. Ed ella mi [rispose]: «Non esiste sofferenza più grande
122. del ricordare quando si era felici
123. nel tempo della miseria; e questo lo sa [bene] la tua guida.
124. Ma se di sapere l'origine
125. del nostro amore tu hai così tanto desiderio
126. te lo racconterò piangendo.
127. Un giorno noi leggevamo per divertimento
128. di Lancillotto e del suo amore;
129. eravamo soli e [ci sentivamo] innocenti.
130. Più volte ci attirò lo sguardo
131. quella lettura, e ci fece impallidire;
132. ma solo un punto fu quello che ci sconfisse.
133. Quando leggemmo che la bocca desiderata
134. veniva baciata da quel famoso amante,
135. costui, che mai sia diviso da me,
136. mi baciò la bocca, tremando in ogni sua parte.
137. Galeotto [o testimone] fu il libro e chi lo scrisse:
138. quel giorno [noi] non vi leggemmo oltre».
139. Mentre una delle due anime ciò raccontava,
140. l'altra piangeva; così che per la pietà
141. io mi sentii mancare, come se morissi.
142. E caddi come cade un corpo che muore.
1. “Vergine Madre 1, figlia del tuo figlio 2,
2. umile e alta 3 più che creatura,
3. termine fisso d'etterno consiglio,
4. tu se’ colei che l’umana natura
5. nobilitasti sì, che ’l suo fattore 4
6. non disdegnò di farsi sua fattura.
7. Nel ventre tuo si raccese l’amore 5,
8. per lo cui caldo ne l’etterna pace
9. così è germinato questo fiore 6.
10. Qui 7 se’ a noi meridïana face
11. di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
12. se’ di speranza fontana vivace. 
13. Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
14. che qual vuol grazia e a te non ricorre,
15. sua disïanza vuol volar sanz’ ali 8. 
16. La tua benignità non pur soccorre
17. a chi domanda, ma molte fïate
18. liberamente al dimandar precorre. 
19. In te misericordia, in te pietate,
20. in te magnificenza, in te s’aduna
21. quantunque in creatura è di bontate 9. 
22. Or questi, che da l’infima lacuna
23. de l’universo infin qui ha vedute
24. le vite spiritali ad una ad una, 
25. supplica a te, per grazia, di virtute
26. tanto 10, che possa con li occhi levarsi
27. più alto verso l’ultima salute 11. 
28. E io, che mai per mio veder non arsi
29. più ch’i’ fo per lo suo, tutti miei prieghi
30. ti porgo, e priego che non sieno scarsi, 
31. perché tu ogne nube li disleghi
32. di sua mortalità co’ prieghi tuoi,
33. sì che ’l sommo piacer li si dispieghi. 
34. Ancor ti priego, regina, che puoi
35. ciò che tu vuoi, che conservi sani,
36. dopo tanto veder, li affetti suoi 12. 
37. Vinca tua guardia i movimenti umani:
38. vedi Beatrice con quanti beati
39. per li miei prieghi ti chiudon le mani!». 
40. Li occhi da Dio diletti e venerati,
41. fissi ne l’orator, ne dimostraro
42. quanto i devoti prieghi le son 13 grati; 
43. indi a l’etterno lume s’addrizzaro,
44. nel qual non si dee creder che s’invii
45. per creatura l’occhio tanto chiaro 14. 
46. E io ch’al fine di tutt’ i disii
47. appropinquava, sì com’ io dovea,
48. l’ardor del desiderio in me finii 15. 
49. Bernardo m’accennava, e sorridea,
50. perch’ io guardassi suso; ma io era
51. già per me stesso tal qual ei volea: 
52. ché la mia vista, venendo sincera,
53. e più e più intrava per lo raggio
54. de l’alta luce che da sé è vera. 
55. Da quinci innanzi il mio veder fu maggio
56. che ’l parlar mostra, ch’a tal vista cede,
57. e cede la memoria a tanto oltraggio 16. 
58. Qual è colüi che sognando vede,
59. che dopo ’l sogno la passione impressa
60. rimane, e l’altro a la mente non riede, 
61. cotal son io, ché quasi tutta cessa
62. mia visïone, e ancor mi distilla
63. nel core il dolce che nacque da essa 17. 
64. Così la neve al sol si disigilla 18;
65. così al vento ne le foglie levi
66. si perdea la sentenza di Sibilla 19. 
67. O somma luce che tanto ti levi
68. da’ concetti mortali, a la mia mente
69. ripresta un poco di quel che parevi, 
70. e fa la lingua mia tanto possente,
71. ch’una favilla sol de la tua gloria
72. possa lasciare a la futura gente; 
73. ché, per tornare alquanto a mia memoria
74. e per sonare un poco in questi versi,
75. più si conceperà di tua vittoria. 
76. Io credo, per l’acume ch’io soffersi
77. del vivo raggio, ch’i’ sarei smarrito,
78. se li occhi miei da lui fossero aversi 20. 
79. E’ mi ricorda ch’io fui più ardito
80. per questo a sostener, tanto ch’i’ giunsi
81. l’aspetto mio col valore infinito. 
82. Oh abbondante grazia ond’ io presunsi
83. ficcar lo viso per la luce etterna,
84. tanto che la veduta vi consunsi! 
85. Nel suo profondo vidi che s’interna,
86. legato con amore in un volume,
87. ciò che per l’universo si squaderna: 
88. sustanze e accidenti e lor costume 21
89. quasi conflati insieme, per tal modo
90. che ciò ch’i’ dico è un semplice lume. 
91. La forma universal di questo nodo
92. credo ch’i’ vidi, perché più di largo,
93. dicendo questo, mi sento ch’i’ godo. 
94. Un punto solo m’è maggior letargo
95. che venticinque secoli a la ’mpresa
96. che fé Nettuno ammirar l’ombra d’Argo 22.
97. Così la mente mia, tutta sospesa,
98. mirava fissa, immobile e attenta,
99. e sempre di mirar faceasi accesa. 
100. A quella luce cotal si diventa,
101. che volgersi da lei per altro aspetto
102. è impossibil che mai si consenta;
103. però che ’l ben, ch’è del volere obietto,
104. tutto s’accoglie in lei, e fuor di quella
105. è defettivo ciò ch’è lì perfetto. 
106. Omai sarà più corta mia favella,
107. pur a quel ch’io ricordo, che d’un fante
108. che bagni ancor la lingua a la mammella. 
109. Non perché più ch’un semplice sembiante
110. fosse nel vivo lume ch’io mirava,
111. che tal è sempre qual s’era davante; 
112. ma per la vista che s’avvalorava
113. in me guardando, una sola parvenza,
114. mutandom’ io, a me si travagliava 23. 
115. Ne la profonda e chiara sussistenza
116. de l’alto lume parvermi tre giri
117. di tre colori e d’una contenenza; 
118. e l’un da l’altro come iri da iri 24
119. parea reflesso, e ’l terzo parea foco
120. che quinci e quindi igualmente si spiri. 
121. Oh quanto è corto il dire e come fioco
122. al mio concetto! e questo, a quel ch’i’ vidi,
123. è tanto, che non basta a dicer ’poco’. 
124. O luce etterna che sola in te sidi,
125. sola t’intendi, e da te intelletta
126. e intendente te ami e arridi 25! 
127. Quella circulazion che sì concetta
128. pareva in te come lume reflesso,
129. da li occhi miei alquanto circunspetta, 
130. dentro da sé, del suo colore stesso,
131. mi parve pinta de la nostra effige:
132. per che ’l mio viso in lei tutto era messo 26. 
133. Qual è ’l geomètra che tutto s’affige
134. per misurar lo cerchio, e non ritrova,
135. pensando, quel principio 27 ond’ elli indige, 
136. tal era io a quella vista nova:
137. veder voleva come si convenne
138. l’imago al cerchio e come vi s’indova 28; 
139. ma non eran da ciò le proprie penne 29:
140. se non che la mia mente fu percossa
141. da un fulgore in che sua voglia venne 30. 
142. A l’alta fantasia qui mancò possa;
143. ma già volgeva 31 il mio disio e ’l velle,
144. sì come rota ch’igualmente è mossa, 
145. l’amor che move il sole e l’altre stelle
146.  

1. “Vergine Madre, figlia del tuo stesso figlio,


2. umile ma glorificata più di ogni altra creatura,
3. termine fermo della Sapienza eterna,
4. tu sei colei che nobilitò a tal punto
5. la natura umana, che Colui che la creò
6. non disdegnò di diventare anch’Egli creatura.
7. Nel tuo ventre si riaccese l’amore
8. grazie al cui calore è germogliato
9. questo fiore nell’eterna beatitudine.
10. Qui sei per noi fiaccola ardente 
11. di carità e, giù tra i mortali,
12. sei fontana inesauribile di speranza.
13. Donna, sei tanto grande e tanto potente che
14. per chi [in Terra] desidera una grazia e non ricorre a te,
15. il suo desiderio è del tutto inutile.
16. Il tuo bene è così grande che non solo aiuta
17. chi chiede, ma molte volte interviene
18. prima che sia chiesto di spontanea volontà.
19. In te misericordia, in te pietà,
20. in te magnificenza, in te è presente
21. tutto quello che esiste di buono nelle creature.
22. Ora Dante, che dalla voragine infernale
23. dell’universo fino a qui ha visto ad una ad una
24. le anime separate dal corpo,
25. ti supplica, per la grazia divina, che tanta virtù
26. gli sia data, così che possa con gli occhi
27. elevarsi sino all’ultima salvezza.
28. Ed io, che mai desiderai di vedere Dio
29. come ora lo desidero per lui, ti rivolgo
30. tutte le mie preghiere, e spero che siano sufficienti,
31. affinchè tu ogni suo impedimento umano 
32. gli dissolva con le tue preghiere,
33. così che gli sia concessa la beatitudine.
34. Ancora ti prego, o regina, che puoi 
35. ciò che desideri, che, dopo la mirabile visione,
36. lui abbia ancora sane le sue inclinazioni.
37. La tua protezione vinca le passioni terrene:
38. vedi Beatrice insieme ad quanti altri beati
39. per la mia supplica ti pregano!”
40. Gli occhi preferiti e adorati da Dio.
41. fisso nel pregante, dimostrarono ai beati
42. quanto le preghiere devote le sono gradite;
43. quindi si rivolsero verso la luce eterna,
44. nel cui sguardo non si deve credere che creatura
45. possa penetrare razionalmente con lo sguardo.
46. Ed io, che al sommo di ogni desiderio
47. mi avvicinavo, così come era giusto facessi,
48. [sentivo che] il mio desiderio giungeva al suo culmine.
49. Bernardo mi accennava sorridendo 
50. perchè io guardassi in alto; ma io ero
51. già così prima ancora che mi invitasse:
52. perché la mia vista, facendosi pura,
53. sempre più entrava nel raggio
54. della luce somma che è di per sé vera.
55. Da qui in poi la mia vista fu più grande di quanto io possa raccontare,
56. poiché la vista cede a tale visione, così come la memoria
57. viene meno a tale eccesso conoscitivo.
58. Come colui che fa un sogno, e svegliatosi
59. gli rimane impresso l’effetto delle emozioni,
60. ma non gli tornano alla mente i particolari,
61. così sono io, poiché nel momento in cui
62. termina la mia visione, mi rimane ancora nel cuore
63. la dolcezza che nacque da essa.
64. Come la neve al sole perde la sua forma;
65. così al vento si perdevano
66. nelle foglie leggere i responsi della Sibilla.
67. O somma luce che ti elevi così tanto
68. da ciò che capisce l’uomo, ridona alla mia mente
69. qualcosa di quando mi sei apparsa,
70. e rendi il mio parlare così potente,
71. da essere in grado di lasciare ai posteri
72. anche solo una minima parte della tua gloria;
73. perché, se potrò ricordare ed esprimere
74. almeno un poco in questi versi,
75. sarà più facile intendere la tua grandezza.
76. Io credo, per la forza del raggio divino
77. che sopportai, che non ce l’avrei fatta,
78. se i miei occhi si fossero spostati da lui.
79. Questo raggio mi ricorda che per questo motivo
80. fui più determinato a sostenere il mio sguardo,
81. tanto che congiunsi il mio sguardo con l’essenza di Dio.
82. Oh immensa grazia per cui io ebbi la presunzione
83. di gettar lo sguardo attraverso la luce divina
84. tanto che giunsi al limite delle mie facoltà!
85. Nella sua profondità vidi che tutto ciò
86. che nell’universo è separato e diviso
87. che è qui raccolto in un unico punto con amore:
88. le sostanze, gli accidenti e il loro rapporto
89. sono quasi uniti insieme, ma quello che io dico
90. è solo un semplice lume della luce intera.
91. Sono certo di aver visto la forma universale
92. del Creato, perchè, anche solo dicendo questo,
93. sento di provare un godimento immenso.
94. Un solo punto è oblio per me, più che i 25 secoli
95. [che ci separano] dall’impresa degli Argonauti
96. in cui Nettuno vide per la prima volta l’ombra di una nave.
97. Così la mia mente, totalmente sospesa,
98. mirava fissa, immobile ed attenta,
99. e sempre di guardare era desiderosa.
100. A quella luce si diventa tali che
101. distogliere lo sguardo per un altro soggetto
102. è impossibile e mai consentito;
103. perciò il bene, cioè l’oggetto cui tende la volontà,
104. è tutto raccolto in questa luce, e fuori da essa
105. è imperfetto ciò che in lei è perfetto.
106. Nonostante quello che io possa ricordare,
107. ormai il mio parlare sarà più breve di quello
108. di un lattante che ancora si nutre al seno della madre.
109. Non perchè ci fosse nella luce divina
110. che guardavo più di un solo aspetto,
111. poiché quella è immutabile;
112. ma in virtù della mia vista che acquisiva forza
113. guardando quella luce, a me [sembrava] che
114. mutasse la Trinità, mentre ero io che cambiavo.
115. Nella limpida e profonda essenza
116. della luce di Dio mi apparvero tre cerchi
117. di tre colori e di una unica dimensione;
118. e uno con l’altro sembrava il riflesso
119. come due arcobaleni, e il terzo sembrava fuoco
120. che spirasse da entrambi in egual maniera.
121. O quanto è insufficiente il dire e debole
122. rispetto all’idea! E questo che dico, rispetto
123. a quello che vidi, è tanto che bisogna dire “nulla”.
124. O luce eterna, che hai fondamento solo
125. in te stessa, che sola ti comprendi,
126. e da te compresa e comprendendoti, per te ardi di amore!
127. Quel cerchio, che sembrava procedere
128. in te come luce riflessa,
129. contemplato dai miei occhi con molta attenzione,
130. dentro di sè, con il suo stesso colore
131. mi sembrava dipinto con un aspetto umano,
132. perchè il mio sguardo era tutto concentrato in lui.
133. Come un geometra che si concentra
134. per la quadratura del cerchio, e non ci riesce,
135. riflettendo sulla formula di cui avrebbe bisogno,
136. così ero io a quella vista eccezionale:
137. volevo vedere come l’immagine umana
138. s’adeguasse al cerchio e come vi si collocasse;
139. ma non era sufficiente il mio intelletto:
140. se non che la mia mente venne percossa
141. da un lampo così che avvenne ciò che Lei volle.
142. All’immaginazione ora mancò la capacità,
143. ma già il mio desiderio ed il volere erano soddisfatti,
144. come una ruota che si muove di moto uniforme,
145. dall’amor che muove il sole e le altre stelle.
L’ultimo canto del Paradiso e dell’intera Commedia non può che rappresentare il culmine
dell’esperienza trascendente del personaggio-Dante e il vertice della sua poesia. Il canto, che
celebra la gloria della Trinità divina e il mistero dell’Incarnazione, tematizza anche, al massimo grado,
lo sforzo dell’arte dantesca di adeguarsi, stilisticamente e contenutisticamente, per spiegare a dei
mortali (quali siamo noi lettori di Dante) ciò che è impossibile descrivere: la visione finale - quasi a
mo’ di folgorazione istantanea - del creatore dell’universo. Il canto è complessivamente diviso in due
grandi parti: la prima (vv. 1-45) prosegue quanto detto nel precedente, con la preghiera di San
Bernardo alla Vergine; la seconda (vv. 46-145) si addentra nel mistero divino che Maria ha concesso
al pellegrino di poter contemplare.

L'ultima cantica della Divina Commedia si presenta come una sfida tecnica per Dante. Se le
prime due, Inferno e Purgatorio, erano più narrative, e in queste la poesia di Dante
raggiungeva la sua immediata comunicatività, nel Paradiso le figure si disincarnano e le
immagini diventano più complesse da trasmettere, e Dante mette alla prova la sua capacità di
trasmettere per iscritto i concetti teologici, che le anime dei beati comunicano a Dante in
questa cantica. È una poesia filosofica che si traduce in immagini. Il tentativo di tradurre in
parole l'esperienza metafisica e trascendente del Paradiso appare impossibile. E proprio il
tema dell'impossibilità è oggetto della poesia stessa di Dante: "Trasumar significar per verba
non si poria" (I, 70).
 
Nell'ultimo canto del Paradiso Dante sfida la massima proibizione, cioè la descrizione del
principio divino, di Dio. Nei primi versi si trova l'invocazione di San Bernardo di Chiaravalle
alla Madonna: un'invocazione nel momento più difficile concettualmente dell'intero poema.
San Bernardo invita poi Dante a guardare in alto. Dante contempla al culmine del desiderio la
luce, presenza costante di tutto il Paradiso. Dante esprime la sua difficoltà di esprimere a
parole e di ricordare con certezza la visione di Dio. Per spiegare questo concetto Dante si
trova a utilizzare due similitudini: la prima legata al mondo dei sogni, quando si cerca di
ricordare il sogno che ha provocato nel nostro animo un'emozione; la seconda legata alla
natura, quando la neve si scioglie al sole, lasciando una piccola traccia bagnata. L'immagine
di Dio è l'insieme delle immagini del mondo e di tutto ciò che nell'universo si "squaderna".
Nella profonda luce Dante sembra vedere tre cerchi di colore diverso e si rispecchiano l'uno
nell'altro come i colori nell'arcobaleno. Guardando i cerchi, vede in essi un'immagine che
assume la forma umana. Una visione che appare incomprensibile, che solo la Grazia permette
a Dante di capire infine. Tuttavia il poeta non può comunicare a parole ciò che ha compreso.
Il Paradiso si chiude con l'immagine delle stelle e di Dante che viene avvolto nell'immagine
stessa che sta guardando.
 
Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore
associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e
Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il
manifesto e La Stampa-Tuttolibri.

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