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il Mentalista
i trucchi della mente
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1. Da non confondersi con l’altro tic che avevo iniziato a sviluppare, vale a dire la tendenza
a inclinare appena la testa. Quest’ultima era dovuta alla mia abitudine di mettere le per-
sone in uno stato di condiscendenza – cioè annuendo per farle concordare con me – e ben
presto aveva iniziato a manifestarsi autonomamente nei momenti di generale nervosismo.
Sfortunatamente, adesso si manifesta all’improvviso mentre sono in scena oppure durante
le interviste. Non penso di avere mai fatto sfoggio di entrambi i tic contemporaneamente,
il che sarebbe stato divertente (o forse terrificante, per i giovani o le persone facilmente
impressionabili).
COS’È L’IPNOSI?
Può darsi che l’ipnosi non sia tutta qui, ma è certamente possibile
spiegare cosa accade con parole semplici e senza ricorrere all’idea di
uno “stato speciale”.
Ovviamente è molto difficile disobbedire alle istruzioni di una figu-
ra autoritaria. Chi tra di voi ha scelto di vedere The Heist [La Rapina]
avrà visto la ricostruzione del famoso esperimento degli anni Sessanta
di Stanley Milgram sull’obbedienza all’autorità. Sia nella versione
originale, sia nella nostra3, il soggetto entra in laboratorio e incontra
3. La nostra versione si è ampiamente attenuta al filmato originale del 1963. Anche il genera-
tore di corrente elettrica che abbiamo utilizzato era una replica di quello di Milgram, e ora fa
bella mostra di sé nel mio ufficio accanto a tutti i miei trofei.
Fenomeni di ipnotismo
apparentemente unici
La chirurgia indolore
L’analgesia ipnotica – il controllo del dolore attraverso l’ipnosi – offre
forse la dimostrazione più viscerale e drammatica dell’apparente potere
dell’ipnotista. Un soggetto si infila un ago nel dorso della mano; una
donna partorisce senza anestesia oppure, apparentemente, senza sforzo;
un’operazione viene condotta su un paziente completamente sveglio, in
grado di osservare l’operazione in corso d’opera. Tali esibizioni sembra-
no non solo impressionanti, ma anche abbastanza importanti da farci
chiedere perché, per esempio, l’ipnosi non sia utilizzata più spesso nella
Allucinazioni
Una delle scene più memorabili dell’arte dell’ipnosi la vidi quando ero
ancora studente: i partecipanti a uno spettacolo ebbero l’allucinazione
di un enorme elefante che entrava nella sala e saliva sul palco. Dopo
che tutti l’ebbero accarezzato e descritto, fu loro detto di appoggiarvisi.
Quando l’ipnotista diede l’ordine, l’animale “scomparve” e molti sog-
getti caddero in terra.
Provai un numero simile un pomeriggio, mentre stavo parlando ai
due responsabili per le attività del tempo libero in una delle due resi-
denze per studenti a Bristol. Uno di loro, Gavin, mi sembrava un tipo
ricettivo, quindi proposi di provare un paio di cosette con loro per
vedere se avrebbero avuto successo. Come avevo immaginato, questo
ragazzo era molto impressionabile e dopo alcune operazioni di routine
per amplificare la sua ricettività gli dissi che ci avrebbe condotti nella
sua stanza, dove, non appena aperta la porta, avremmo trovato un rino-
ceronte. Si risvegliò. Parlammo per un po’, poi ci propose di andare
COME IPNOTIZZARE
I pericoli
Ho appreso l’ipnosi su testi clinici e libri di auto-aiuto, e tutti mette-
vano in guardia dai pericoli dell’ipnosi da palcoscenico. Probabilmente
pochi tra di voi saranno interessati a utilizzare l’ipnosi come numero da
teatro, ma vale la pena considerare le problematiche coinvolte, così da
capire come utilizzarla al meglio in modo responsabile, sempre che
decidiate di utilizzarla.
La Campagna contro l’Ipnotismo da Palcoscenico è stata fondata
dopo che una ragazza è morta per un attacco epilettico, avvenuto alcu-
ne ore dopo la sua partecipazione ad uno spettacolo di ipnotismo.
Anche se il processo ipnotico non determina attacchi epilettici fatali, si
è ritenuto che la suggestione indotta nella ragazza per farle provare un
IL RITMO E LA GUIDA
L’ipnosi si basa essenzialmente sulla comprensione del ritmo da asse-
condare, proprio del soggetto, o sul ribadirgli la sua esperienza per poi
guidarlo al nuovo comportamento desiderato. Considera per esempio
la tua differenza di reazione alle seguenti affermazioni. Leggi ognuna
di esse un paio di volte e osserva la tua riposta:
1. Tu vuoi grattarti.
2. Tu sei seduto qui e, nonostante il tuo ambiente, ti stai concen-
trando su queste parole, continuando a leggere questa pagina.
Più cerchi di non pensarci, più noterai la sensazione crescente di
volerti grattare.
Mentre sei seduto qui e ascolti le mie parole, con gli occhi chiusi, sen-
tendo le tue mani sui braccioli della poltrona, permettendo alle mie
parole di farti rilassare mentre il tuo respiro diventa regolare e quieto,
vorrei che tu iniziassi a lasciarti trasportare in una specie di sonno.
LA PRESUPPOSIZIONE
Qui nascondiamo l’istruzione che vorremmo che il soggetto cogliesse
presupponendo che sia vera. Considera, per esempio, il caso di un
bravo genitore che vuole che il proprio bambino vada a letto alle otto e
mezza. Potrebbe offrire due alternative, “Oggi ti sei comportato proprio
bene e quindi puoi decidere se andare a letto alle otto oppure alle otto
e mezza.” Ovviamente il bambino sarà ben felice di scegliere la secon-
da opzione, mentre le parole “Oggi devi andare a letto alle otto e
mezza” probabilmente non sarebbero state accolte altrettanto bene.
Inoltre la presupposizione è solitamente un difetto delle domande ten-
IL TONO DI VOCE
Allenati a parlare con un tono di voce calmo e gentile, che intensifiche-
rà lo stato di “trance”. Con un tono aspro, non riscuoterai altrettanto
successo. Trova espressioni che ti sciolgano la lingua e che siano mel-
liflue, come per esempio “Cadendo profondamente in trance”, e lascia
che siano loro a dare la consistenza e una caratterizzazione onirica
all’esperienza. Ripeti le frasi e rilassati completamente mentre parli, in
modo che il soggetto si rilassi naturalmente insieme a te.
L’UTILIZZO DI IMMAGINI
Fa’ appello a tutti i sensi del tuo soggetto facendo riferimento a cose
che vorresti che lui vedesse e sentisse con l’udito, il tatto, l’olfatto e
anche il gusto nel suo “stato” ipnotico. Se vuoi che il tuo soggetto
immagini un giardino, faglielo vedere in modo vivido, ma fa’ anche
riferimento alla sensazione dell’erba sotto i piedi, al canto degli uccel-
li tra gli alberi e persino all’odore dei fiori. Queste cose sembreranno
potenti e reali solo se saranno multisensoriali. Assicurati di permettere
al tuo soggetto di riempire a proprio piacimento gli spazi che lasci
vuoti, ma sta’ attento a non contraddire qualcosa di un’immagine che
potresti avergli suggerito tu. La sua immagine del giardino può essere
La struttura
Esercitati nell’ipnosi pensandola come una tecnica per indurre in una
persona un profondo stato di rilassamento, provocato dalla suggestio-
ne. Una volta indotto questo stato, le persone mostreranno vari gradi di
suggestionabilità, che sembrano dipendere da quanto sono ricettive
nella vita di tutti i giorni. Per avere un quadro di riferimento, pensa ai
seguenti stadi:
5. Continuerò a utilizzare il termine “trance” come se si trattasse di uno stato reale. Questa
parola è comunque solo un termine di uso comune che indica qualsiasi cosa possa essere
lo stato parzialmente simulato di assecondamento in cui entra il soggetto quando segue le
suggestioni dell’ipnotista.
Per adesso utilizziamo questa scala per creare un luogo utile per il nostro
soggetto, al quale può ritornare ogni volta che lo desidera. Questo ti per-
metterà anche di esercitarti senza preoccuparti di fare fiasco.
Una volta in fondo alle scale, digli di vedere una porta davanti a lui.
Spiegagli che questa porta conduce in un bel giardino: un’ambientazione
perfetta e idilliaca alla quale potrà tornare ogni volta che lo vorrà. Digli
di afferrare la maniglia e di tenersi pronto ad aprirla. Ora chiedigli di
attraversare la soglia e inizia subito a descrivere un’esperienza multi-
sensoriale, mentre permetti che sia lui stesso a trovare alcuni dettagli.
LA PROGRAMMAZIONE
NEUROLINGUISTICA
6. Ecco una questione importante. Scopri come si sentono apprezzate le persone che ti sono vicine
e poi metti in pratica le loro parole. Oppure chiedi loro come vorrebbero essere ricordate una
volta passate a miglior vita. Ti sveleranno cose meravigliose su come vogliono essere capite, e
conquisterai i loro cuori quando, mesi dopo, dirai loro le parole giuste per esprimere la tua ammi-
razione nei loro confronti. Non c’è motivo per cui ciò debba sembrare falso, è solo un modo per
essere sicuro che la tua sincerità ottenga un risultato reale.
STRUMENTI
PER UN CAMBIAMENTO PERSONALE
Rapporto personalizzato
Dunque, ho evitato di far diventare questo libro un manuale di “auto-
aiuto”, come avrebbe preferito il primo editore che si era mostrato inte-
ressato. L’idea mi aveva fatto venire il latte alle ginocchia. Non che
alcuni di loro non siano delle letture apprezzabili ma, parlando franca-
mente, te lo immagini? Un libro di auto-aiuto. Ma neanche per idea.
No. Non chiedermelo nemmeno.
In ogni caso, in questa sezione discuterò alcuni approcci o tecniche
che potrebbero esserti utili. Alcune sono molto nello stile “PNL”. Come
ho accennato, se togliamo dall’equazione della PNL i drogati di corsi e
i loro sorrisetti, le favolette ingannevoli e gli imprenditori ridicoli, e
alcune delle tesi date per scontate che i seguaci della PNL hanno avan-
Finora è andato tutto bene, però adesso devi rendere naturale questo
cambiamento di formato. Siccome tendiamo a fare quello che ci è fami-
liare, la soluzione è dire al cervello di rappresentare l’immagine in
questo nuovo modo più eccitante e non nel primo modo deprimente.
Per farlo puoi ripetere l’azione di spostare l’immagine dalla vecchia
posizione nella nuova e di apportare tutte le modifiche. Inizia proprio
dalla vecchia posizione, con tutte le sue qualità noiose, poi mettila nella
nuova posizione “motivata”, con tutti i suoi colori e le sue vibrazioni.
L’importante è che effettui lo spostamento in un’unica direzione: stai
dicendo al cervello “Non questo… questo!” e non vuoi che si confonda
sulla direzione in cui farlo. Apporta il cambiamento in modo rapido e
deciso, cinque o sei volte, in modo che tu possa sempre partire con
l’immagine nella sua posizione iniziale.
Poi fa’ una verifica. Come ti fa sentire il vecchio compito? A meno
che esistano altri problemi rilevanti da prendere in considerazione,
dovresti notare un miglioramento immediato nella tua reazione al com-
pito, in un modo abbastanza naturale e organico.
Ciò che mi affascina in queste tecniche è che non fanno altro che
ricreare quello che faresti comunque e naturalmente se arrivassi a per-
7. Negli anni in cui condividevamo il nostro appartamento, Simon e io ci dilettammo con altre
piacevoli trovate, come quella lettera che inviai a un uomo garrulo e lamentoso che era in
coda davanti a me per prendere l’assegno integrativo per l’alloggio, dopo che mi annotai
il suo nome e indirizzo apparsi sullo schermo dell’impiegata. La lettera conteneva un se-
dicente rapporto sulla qualità della sua casa, ed elencava dei problemi che avrebbe dovuto
risolvere per ottenere un aumento del suo sussidio. Tra di essi spiccavano una critica all’ar-
redamento “fuori moda” del suo ingresso, un cassetto incrinato e sporco nel frigo, degli
aloni lasciati dai vasetti di ketchup nei pensili della cucina e i suoi capelli indesiderati nello
scarico della vasca da bagno. Avrebbe dovuto presentare all’ufficio che rilasciava i sussidi le
prove fotografiche che tali aree erano state bonificate, e io spero veramente che l’abbia fatto.
La faccenda dell’aracnofobia, invece, funzionò alla grande e se qualcuno dei miei lettori di
Bristol potesse essere interessato, credo che il plettro sia ancora incollato sotto l’arco. Se lo
è, e tu sai dove, ti prego di lasciarcelo.
La sicurezza di sé e l’immagine
che proiettiamo
Quando non mi esibisco con i miei trucchetti per guadagnarmi la
pagnotta, dipingo. Forse chi tra di voi nutre un malsano interesse nei
confronti della vita sa cosa intendo. Essendomi dilettato con gli inse-
Confusione e autodifesa
Dovremmo andare tutti insieme a un convegno di magia. Sono eventi
straordinari, al tempo stesso involontariamente isterici e incredibilmen-
te depressivi. Anni fa ero andato a un convegno simile a Llandudno e
stavo tornando a piedi al mio hotel nelle prime ore del mattino. Allora
portavo i capelli lunghi, il pizzetto dell’imperatore Ming e quella sera
indossavo una giacca di velluto, il gilet e un orologio da taschino; pen-
savo di avere un fascino elegante quando in realtà sembravo un viag-
giatore del tempo omosessuale. Mentre mi dirigevo al mio hotel dal
nome inspiegabilmente scozzese, trovai una coppia di giovani che pro-
veniva in senso opposto. Erano entrambi ubriachi e discutevano a voce
alta. Quando capii che mi avrebbero creato dei problemi era troppo
tardi per attraversare la strada e levarmi dai pasticci. Mentre si avvici-
navano, devo aver incrociato lo sguardo del ragazzo (se l’ho fatto è
stato un errore), perché mi resi improvvisamente conto delle terribili
parole “Cosa cavolo guardi?”, che mi urlò a distanza ravvicinatissima
con la forza e la rabbia repressa di un ubriacone gallese molto aggres-