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1 La guerra millenaria contro i rifiuti

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1 Forse per i napoletani non sarà di grande consolazione, ma le città invase dai rifiuti sono state, fin
2 dall'inizio, la norma.
3 Da un punto di vista storico l'eccezione sono i centri urbani (quasi) puliti nei quali una piccola parte
4 dell'umanità vive da poco più di un secolo. Da questa constatazione parte Lorenzo Pinna, storico
5 collaboratore di Piero Angela in Superquark, nel suo saggio Autoritratto dell'immondizia.
6 Il solo periodo in cui l'umanità non ha avuto un problema rifiuti è stato quello in cui vagavamo per
7 foreste e savane, vivendo di caccia e di raccolta, e gli scarti che producevamo venivano facilmente
8 assorbiti dalla natura.
9 «Tutto è cambiato con l'agricoltura e l'allevamento» spiega Pinna. «Da allora negli insediamenti
10 umani si sono accumulati deiezioni di uomini e animali e scarti di cucine, mercati, macelli e
11 concerie. Persino i cadaveri venivano abbandonati, o sepolti alla meglio, nei centri abitati. Il tanfo
12 era terribile e onnipresente e la sporcizia rendeva le città del passato incubatrici ideali per
13 epidemie.» Si salvava, molto parzialmente, la sola Roma, grazie al sistema fognario.
14 «Le città medievali erano così insalubri che la mortalità superava le nascite. Per esistere, oltre al
15 cibo, dovevano importare dalle campagne anche nuova popolazione.» Fu l'arrivo del colera
16 dall'India, nei primi decenni del XIX secolo, a spingere verso la costruzione di reti fognarie, per
17 allontanare dalle città i liquami (fino ad allora gettati in strada o raccolti in pozzi neri). Restava il
18 problema dei rifiuti solidi urbani, quello che ci affligge ancora. «Ma è soprattutto un problema
19 moderno, perché nelle povere società dell'antichità si buttava via poco. Un europeo del Medioevo
20 produceva forse 50 chili di rifiuti l'anno, contro i 500 attuali. Inoltre gli scarti venivano quasi tutti
21 riutilizzati: bruciati nei camini, mangiati dai maiali, riciclati dagli stracciaroli. Persino il fango delle
22 strade, impastato di immondizia, veniva venduto come concime». Tutto cambiò con la rivoluzione
23 industriale. «Non solo perché aumentò a dismisura la produzione degli oggetti, ma anche perché
24 nuovi materiali sostituirono quelli riciclati: per esempio, la celluloide prese il posto dell'osso e i
25 fertilizzanti chimici quello del letame. Così i rifiuti urbani si accumularono e, dalla fine del XIX
26 secolo, si cominciò a liberarsene buttandoli nelle campagne.»
27 Ora si è compreso che non si possono pulire le città sporcando il resto. Così il futuro della pulizia
28 urbana è un po' un ritorno all'antico: affidare i rifiuti a quegli stracciaroli su scala industriale che
29 sono le imprese del riciclo, e bruciare, in sicurezza, il poco che non si può recuperare.
30 (Testo tratto da: Alex Saragosa, «Il Venerdì di Repubblica», 22 luglio 2011)

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