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Educare alla vita

E’ un tempo di sofferenza questo; è un tempo di solitudine. Siamo sempre stati abituati a godere della nostra
libertà, dei nostri spazi, dei nostri sogni, soprattutto in un tempo in cui le guerre, le epidemie e le crisi
economiche sembravano ormai lontane anni luce da noi e parevano non sfiorarci minimamente. Ebbene quel
momento che sembrava così distante e irraggiungibile è sopraggiunto, togliendoci istantaneamente ogni
quotidianità, ogni piccolo gesto di vita, prima classificato come banale. E’ un tempo di angoscia, di ansia che
ci sorprende senza darci il tempo di pianificare una qualunque difesa; siamo soli o ci sentiamo soli,
nonostante la presenza e la compagnia offerta dalla nostra famiglia. Sentiamo naufragare tutto intorno a noi e
perdere il controllo di ciò che ci accade. E’ un tempo di riflessione, riflessione intima in noi stessi; è tempo
di rispecchiarci nella nostra anima, attività impedita dalla nostra vita sempre frenetica e fuggitiva. Sembrava
poter essere così semplice convivere con noi stessi, senza nulla da cui potersi distrarre e a cui fare
affidamento, a cui aggrapparsi; nessuna certezza, solo domande e dubbi percorrono la mente ormai proiettata
solo su se stessa. E’ un tempo di cambiamento: sentiamo la rivoluzione nelle nostre membra, “sentiamo di
non sentirci” più come prima, fino a soli 3 mesi fa. Ci sentiamo smarriti, quasi non ci riconosciamo;
sentiamo di esserci persi e di non ritrovare più la giusta via di uscita dai nostri stati d’animo. Essi sono
presenti più che mai e non ci sono distrazioni o impegni che permettano di non viverli a pieno. E’ un tempo
di paura questo; paura di conoscersi, di essere da soli nell’affrontare il buio delle tenebre, perché ci sembra di
irraggiungibile quella luce in fondo al tunnel. Siamo immersi in noi stessi, nei nostri pensieri, nelle nostre
ansie, nelle nostre preoccupazioni, nei nostri desideri, ma sentiamo di non essere ascoltati da nessuno, di
essere stati lasciati allo sbando e di non trovare più una via di uscita. Percepiamo i nostri bisogni affettivi
come vitali più di prima e ne siamo totalmente assaliti e invasi; vogliamo trovare qualcuno che ci capisca,
con cui parlare, confrontarsi, ma anche esprimere le proprie emozioni, piangere e sfogarsi; una persona che si
prenda carico delle nostre ansie e cura della nostra intimità, perché da soli non ci riusciamo. Questo è il
bisogno primario dell’uomo: la relazione ed è proprio in questa relazione che si deve inserire l’educazione,
concetto da cui non può prescindere la disciplina della Teologia dell’educazione. E’ un’educazione che si
colora di tutte le sfumature dell’arcobaleno; si colora di dialogo, fiducia e comprensione reciproca. E’
un’educazione che rappresenta la salvezza dell’uomo alla deriva, perché educare significa insegnare a vivere,
a stare nel mondo; è insegnare a pensare e a ragionare con la propria testa, ad amare e portare testimonianza
urlando con la propria voce, ove negli angoli più remoti i raggi del sole non arrivano. La relazione è vita,
respiro rinvigorente per l’uomo fragile, messo a nudo nelle proprie fragilità e condannato alla propria
solitudine. L’educazione è insegnare alla vita, promuovere la cultura e ricercatori che facciano progredire la
scienza; è guidare l’uomo nel proprio sviluppo e non abbandonarlo a se stesso.

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