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IL TEMPO, LO SPAZIO INTERIORE

In questo tempo "sospeso" di questi due mesi trascorsi in casa, in uno spazio
"limitato", sono emersi dei disagi che, se colti come segnali di qualcosa di profondo,
che chiede di essere rivisitato, possono portare a galla dei tesori dimenticati.

Fermarmi, fare spazio, nella casa e nell'anima: eliminando le cose superflue che non
servono più e ingombrano spazi di vita.
Il primo periodo di due settimane mi sono occupata a riordinare gli spazi di casa,
finire dei lavoretti sempre trascurati, disfarmi delle piccole o grandi cose inutili,
compresi gli abiti mai indossati e oggetti che non avevano più senso nè valore.
Poi pian piano il lavoro è passato al piano mentale: chiudere dei cicli del passato, che
ancora richiamavano la mia energia, così avere più libertà di scegliere in cosa è utile
occupare il mio pensiero. Riordinare appunti di ricerca, leggere libri ancora in
standby sul comodino, scrivere lettere in sospeso, ricordarsi di persone a cui non
avevo risposto, persone lontane ma vicine nel cuore, a cui non avevo dedicato
attenzione e ascolto.
Mi sono sentita spinta a comunicare quelle parole che a volte sigillano la fine di una
relazione, trovando la chiarezza per esprimere cose mai dette: così facendo, ho
permesso agli altri di comprendere,per poter voltare pagina. Oppure può accadere che
la "fine" di un'amicizia sia in realtà un'opportunità per un nuovo inizio, e la relazione
riparte su basi diverse, più onesta ed aderente al nostro sentire presente.

Fare spazio è anche creare così lo spazio per immaginare, facoltà dell'Anima.
Ma il potere di immaginare la vita può essere "limitato" da quelle parti di noi che
abbiamo inconsciamente rimosso o che appartengono alla nostra identità passata, e ci
fanno ripetere gesti quotidiani abitudinari, che non hanno più ragione di esistere.

Allora fare spazio permette di entrare nel vuoto, e lì acoltando con pazienza, sorgono
alcune domande: le più importanti sono quelle che ci fanno fare i conti con noi stessi
e i nostri sogni, a volte dimenticati o un pò offuscati.
Quel punto interrogativo che scorgiamo nel nostro sguardo riflesso allo specchio al
mattino, di un giorno che sembra in apparenza uguale a quello passato: sto andando
nella direzione che ho scelto, oppure ho perso il faro nel mio viaggio di esplorazione?
Cosa ho costruito e cosa voglio ancora realizzare nella vita? Quali relazioni ho
coltivato ? Quali parti di me ho messo a tacere... forse come un caro prezzo per
inseguire una meta?

Il rendersi conto di dove siamo e cosa abbiamo messo alla luce, è la fase io-io della
riflessione, della consapevolezza di noi e del nostro spazio di vita.
E questa presa di coscienza, a volte dolce e gratificante, a volte amara ma necessaria,
ci permette di fare un passo dentro, nel profondo, in uno spazio più ampio in cui
vedere con distacco: quale è la sottile "mancanza" che percepiamo e ci impedisce di
vivere pienamente la nostra vita, che ci fa sentire incompleti, non soddisfatti seppur
nei successi personali o professionali?
Personalmente ho visto in me e nelle persone con cui sono rimasta in contatto che
questo periodo di isolamento, lock ovvero chiusura, ha permesso un forse un'apertura
su altri mondi, il mondo interiore e il contatto quindi con gli altri si è rivelato
maggiormente empatico, paradossalemente "più vicino".

Questo periodo, che ha visto la Natura riprendere i suoi spazi vitali, ha fatto in modo
che anche noi ci riprendessimo il nostro spazio, ritrovando la nostra natura Umana,
quella dei sentimenti dal cuore: allora ti accorgi che c'è bisogno di tempo e attenzione
per coltivare le relazioni, presenti e da remoto, sono sempre una condivisione di vita.
Metti da parte disaccordi e la mania di cercare la ragione, e accetti l'evoluzione di ciò
che non possiamo controllare.

Ma essere empatici e presenti, connessi algli altri, richiede prima di tutto un contatto
profondo con noi stessi, con il sentire del corpo e del cuore, i nostri bisogni e i nostri
limiti: perchè quando non ascoltiamo la nostra verità interiore, questa parla attraverso
i segnali del corpo.
Vi è un'intelligenza ancora poco conosciuta nel nostro essere corpo-mente-anima, che
abbiamo sempre trascurato di esplorare, e forse questa è la strada per tornare in
connessione, non solo con i nostri fratelli, quando avrò fatto pace con le parti in
conflitto dentro di me.
Accettando forse che non potremo sondare del tutto il mistero della vita, smetteremo
di vivisezionarla e manipolare, alla ricerca della particella di Dio, e volgeremo lo
sguardo dentro di noi e scopriremo di avere già tutta la sapienza che affannosamente
cerchiamo fuori da noi.
Sapienza è amore, ce lo hanno detto uomini di scienza millenni fa: così come non
amiamo e rispettiamo la nostra nutrice Terra e perciò la sfruttiamo, così non onoriamo
la vita che scorre nel corpo e non ci accorgiamo che questa nostra "casa" ha enormi
risorse e se sapessimo rispettarlo e nutrirlo in modo sano, ritroveremo la gioia di
vivere, e la connessione con l'altro essere umano.
Così alienati dalla nostra intima natura, ci siamo anestetizzati ai sentimenti di
compassione e solidarietà, non ci riconosciamo nello sguardo dell'altro, che diventa il
nemico da cui difenderci, e ci abituiamo ad essere governati dalla paura.

Ippocrate " Ho scoperto in prima persona quanto sia importante prendersi cura di sé,
rimettere a fuoco se stessi, la malattia è come una sfocatura. Un buon medico
permette di ritrovarsi, di parlare con se stessi e con il proprio corpo".

Quello che facciamo ad una cellula, si ripercuote in tutto il corpo, quello che
facciamo ad un uomo si trasmette a tutta l'umanità, come trattiamo la terra così la
natura risponde.
Questa la verità che non sentiamo più risuonare dentro di noi, confermata oggi solo
dai fisici: tutto è relazione. E forse il mistero sta proprio qui, senza relazione non c'è
vita.

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