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Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Facoltà di Medicina e Chirurgia


_________________________________________

Corso di Laurea Specialistica in Medicina e Chirurgia

STUDIO PILOTA SULLA PRESENZA DI DIPENDENZE NON DA


SOSTANZA, NEGLI ADOLESCENTI, SUL TERRITORIO DELLA
PROVINCIA DI MODENA.

RELATORE:
CHIAR. MA PROF. SSA Maria Stella Padula
CORRELATORI:
DOTT . Krzysztof Szadejko
DOTT . Oreste Capelli

TESI DI LAUREA DI:


Paola Piancone

Anno Accademico 2008/2009


INDICE
Pagina

Glossario minimo di sigle e termini tecnici utilizzati nello 4


studio
RIASSUNTO 5

Il caso di Giovannino 7

INTRODUZIONE 9
Il possesso e l’utilizzo di tecnologie domestiche tra gli 11
adolescenti in Italia: i dati dell’ISTAT.
a) Televisione 11

b) Telefono cellulare 12

c) Personal Computer (PC) e Internet 14


d) Videogiochi 18

Dipendenze non da sostanza: inquadramento clinico 19

Il gioco d’azzardo patologico 20

Dipendenza da Internet o IAD (Internet Addiction Disorder) 22


Il problema emergente delle dipendenze non da sostanza tra gli 23
adolescenti
OBIETTIVI DELLO STUDIO 25
Obiettivi primari 25
Obiettivi secondari 26
MATERIALI E METODI 27
Campione di adolescenti 27
Campione di adulti 27
Strumenti 27
Analisi statistiche 29
RISULTATI 31
Distribuzione per età e attività del campione di adolescenti 32

Analisi e confronti dei questionari sottoposti agli adolescenti 34


• Correlazioni tra le dimensioni esaminate 38
• Analisi della varianza 41
Distribuzione e caratteristiche del campione di adulti 44
1. Genitori 44
Analisi e confronti dei questionari sottoposti ai genitori 44

2
2. Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta 47
Analisi e confronti dei questionari sottoposti a MMG e PdLS 47

DISCUSSIONE 51
1. E’ presente il fenomeno “dipendenze non da sostanza” nella realtà 52
modenese?
2. Esistono fattori di rischio o protettivi? 53

3. Cosa pensano i genitori del fenomeno “dipendenze non da sostanza”? 54


4. Cosa pensano MMG e PdLS del fenomeno “dipendenze non da 54
sostanza”?
5. Cosa si può fare oggi e cosa si potrebbe fare? 55

BIBLIOGRAFIA 57
RINGRAZIAMENTI 60

ALLEGATI 61

Allegato A 61

Allegato B 67

Allegato C 70

3
Glossario minimo di sigle e termini tecnici
utilizzati nello studio
BPNS Basic Psicological Needs Scale (Scala dei bisogni psicologici di base)
Ce.Do.S.T.Ar.
Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders – IV ed. 1994 (Manuale
DSM-IV diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quarta edizione. Traduzione
italiana 1996)
IAD Internet Addiction Disorder (Disturbo da dipendenza da Internet)
MG Medicina generale
MMG Medici di medicina generale
PC Personal Computer
PdLS Pediatri di libera scelta
SIP Società Italiana di Pediatria
TV Televisione

4
RIASSUNTO

INTRODUZIONE: Solo recentemente è stato introdotto il concetto di


“dipendenze senza o non da sostanza”, in cui non è implicato il
coinvolgimento di una sostanza chimica, ma di una o più attività lecite e
socialmente riconosciute (gioco d’azzardo, utilizzo di Internet, cellulare,
lavoro, sesso, relazioni sentimentali). Il quadro fenomenologico è molto simile
a quello della tossicodipendenza e dell’alcolismo. Come riportano gli studi
demoscopici dell’ISTAT le nuove tecnologie sono molto diffuse e utilizzate
dagli adolescenti. Possedere e utilizzare apparecchiature elettroniche non
coincide necessariamente con la “dipendenza” dalle stesse, ma certamente
aumenta la probabilità di un utilizzo problematico.
OBIETTIVI: Valutare la presenza di dipendenze non da sostanza in un
campione di adolescenti tra 11 e 20 anni della provincia di Modena. Valutare
la presenza a livello scolastico, familiare e personale di fattori di rischio o di
protezione (ad es. stato parenterale, rendimento scolastico, abitudine
tabagica, esposizione all’alcool, fragilità caratteriale, etc.). Valutare la
percezione del fenomeno in un gruppo di adulti: genitori, MMG e PdLS.
MATERIALE E METODI: Un campione di circa 700 ragazzi, arruolati nel
setting dei MMG, dei PdLS e delle scuole superiori di Modena e provincia, è
stato testato con questionari riguardanti stili e abitudini di vita, uso di
videogiochi, PC-Internet, televisione, cellulare e scala dei bisogni psicologici
basilari (BPNS). Per il campione di adulti sono stati somministrati questionari
strutturati a circa 100 genitori , 120 MMG e 40 PdLS.
RISULTATI: Un elevato rischio di dipendenza riguardo l’uso di videogiochi e
PC-Internet è stato riscontrato solo nell’1% del campione. Chi utilizza
assiduamente il videogioco utilizza altrettanto assiduamente PC e Internet, e
viceversa. Per le altre due tecnologie indagate, televisione e cellulare, il dato
di possesso coincide con l’ utilizzo, che risulta a medio rischio di dipendenza
in più del 50% dei soggetti intervistati e più accentuato in ambito “periferico-
rurale” rispetto a quello cittadino; il genere non influisce sull’uso della
televisione, mentre per il cellulare le femmine sono le maggiori utilizzatrici.
L’uso di più tecnologie ha un effetto potenziante (chi utilizza di più PC-

5
Internet usa di più, nell’ordine, videogiochi, cellulare e televisione). Laddove
ci sono dei problemi psicologici il terreno è fertile perché possa nascere una
dipendenza di questo tipo: esiste infatti una correlazione negativa tra uso di
PC-Internet e videogiochi e la soddisfazione dei bisogni psicologici di
Autonomia, Competenza e Relazione, secondo il test BPNS. Più il livello di
istruzione dei genitori è basso, maggiore è l’utilizzo della tecnologia e il
rischio di sviluppare una dipendenza. Viene dimostrato che all’aumentare
dell’uso della tecnologia, aumentano le difficoltà scolastiche e diminuisce il
tempo dedicato ai compiti. Le abitudini tossicomaniche come fumo e alcool
hanno una correlazione diretta con il maggiore utilizzo di tecnologie, cosa che
già sottolineava la Soc. Ital. di Pediatria nel rapporto 2008. I genitori
sembrano abbastanza consapevoli dell’esistenza di un potenziale problema e
in molti lo sanno anche definire in modo adeguato. In caso di necessità la
maggior parte di essi dichiara che si rivolgerebbe proprio al medico o pediatra
di famiglia o in minor misura preferirebbero contattare direttamente una
figura specialistica (neuropsichiatra infantile, psicologo). Medici e pediatri
sono abbastanza informati ma il problema è meno sentito rispetto ai genitori;
i PdLS sembrano essere più sensibili al problema rispetto ai MMG, che più
frequentemente dei PdLS ne demanderebbero ad altro specialista la
risoluzione.
CONCLUSIONI: Il problema della “dipendenza non da sostanza” tra gli
adolescenti modenesi sembra essere ancora di scarsa rilevanza numerica, ma
sono individuabili soggetti ad alto rischio di dipendenza mediante la
somministrazione di appositi questionari. Esistono campanelli d’allarme
facilmente identificabili (andamento scolastico, tempo impiegato per fare i
compiti, abitudine al fumo e all’alcool) che vanno tenuti in considerazione.
MMG, PdLS e genitori sono consapevoli dell’esistenza di tale fenomeno anche
se non tutti lo valutano allo stesso modo. La maggior parte dei genitori si fida
del proprio medico o pediatra. Sarebbe opportuno avviare percorsi formativi
multiprofessionali e mettere a punto, sempre in ambito multiprofessionale, un
mezzo sintetico e di facile applicabilità (come ad esempio i questionari di
questo studio) per poter individuare i soggetti a più alto rischio di dipendenza
dai mezzi tecnologici, sui quali agire precocemente.

6
Il caso di Giovannino:

Giovannino ha 13 anni , vive in un piccolo paese di campagna della provincia


di Modena con i suoi genitori e un fratello più grande di lui di 2 anni.
Giovannino arriva all’attenzione del neuropsichiatra infantile all’età di 10
anni perchè non esce più di casa, nemmeno per andare a scuola: la sua ultima
assenza è durata circa 3 mesi e il bimbo si è molto chiuso in se stesso.

In realtà Giovannino era stato portato già all’età di 7 anni da una psicologa,
su indicazione delle insegnanti della scuola elementare, per la segnalata
difficoltà a prestare attenzione durante le lezioni e a relazionarsi con gli altri
bambini, anche nei momenti di gioco.

La mamma di Giovannino è una casalinga, molto attenta alla vita dei suoi figli,
forse un po’ troppo apprensiva; il papà fa il commerciale per un’azienda
medio grande, è spesso fuori casa a causa del suo lavoro e quando c’è non
riesce proprio a dire di no ai suoi bambini; il fratello maggiore di Giovannino è
un bambino preciso, che va bene a scuola, autonomo per la sua età e
socievole.

In questa situazione Giovannino soffre molto la forte competizione con il


fratello; soffre per il fatto che il papà non c’è mai e soffre perché la mamma
è diventata ancora più “soffocante” e “opprimente” dopo che si sono
presentati i problemi che lo hanno condotto dalla psicologa e ora dal
neuropsichiatra infantile. Per di più la mamma, che dovrebbe incoraggiarlo a
fare la vita di un ragazzino della sua età, lo asseconda nei suoi atteggiamenti
isolazionisti perché lo vede stare male quando va a scuola. Spesso viene
chiamata dalle insegnanti per andare a prendere Giovannino che sta male e
non riesce a smettere di piangere, mentre quando è a casa lo vede, tutto
sommato, tranquillo.

Questa è la situazione che il neuropsichiatra definisce dopo il primo colloquio


con Giovannino e la sua famiglia. Dai successivi colloqui, che si svolgono solo
con il bambino, emerge che Giovannino è un grande appassionato di computer

7
e che quando sta a casa da scuola passa la maggior parte del tempo proprio al
computer, intervallandolo alla televisione. La cosa sembra non ricevere
grande peso dal neuropsichiatra e per Giovannino viene posta la diagnosi di
depressione e iniziata una terapia con farmaci appropriati alla sua età.

Il caso di Giovannino ci viene presentato durante il tirocinio di psichiatria. La


domanda che questa situazione mi ha suscitato è “che relazione esiste tra
questa depressione e l’esagerato utilizzo del computer o della televisione:
causa o conseguenza? Da questa “curiosità” ho cominciato ad interessarmi alla
questione delle “dipendenze non da sostanza”, da cui nasce l’ipotesi di
questo studio.

8
INTRODUZIONE

Da diverso tempo sono state riconosciute nuove forme di dipendenza,


le cosiddette “dipendenze senza o non da sostanza” o “New Addictions”
dalla letteratura internazionale, in cui non è implicato il coinvolgimento di
una sostanza chimica, ma di una o più attività lecite e socialmente
riconosciute come lo shopping, il gioco d’azzardo, l’utilizzo di Internet, del
cellulare, il lavoro, il sesso, le relazioni sentimentali. Tutti questi
comportamenti, seppur considerati normali abitudini della vita quotidiana,
possono diventare, per alcuni individui, delle vere e proprie dipendenze, che
sconvolgono ed invalidano l’esistenza del soggetto stesso e del suo sistema di
relazioni. Le dipendenze comportamentali, infatti, si manifestano
nell’urgente bisogno di dover praticare un’attività, nella consapevolezza che
a lungo andare condurrà all’autodistruzione. Perciò, anche se non vi è
assunzione di sostanze chimiche, il quadro fenomenologico è molto simile a
quello della tossicodipendenza e dell’alcolismo. C. Holden nell’articolo “
“Behavioral” addictions: do they exist?” afferma che “gli esperti hanno
tradizionalmente confinato l’uso del termine “addiction” a sostanze che
chiaramente favorissero una dipendenza fisica. Ora questo sta cambiando.
Nuove conoscenze suggeriscono che un senso di gratificazione che coinvolge il
cervello, è potenzialmente a rischio di dipendenza, a prescindere che questo
sia dato da una sostanza chimica o da un’esperienza. Dove c’è un senso di
gratificazione, che sia dato dal gioco d’azzardo, dal sesso, dal cibo o dallo
shopping, c’è il rischio di essere presi da una compulsione.”.1 Spesso le “New
Addictions” si combinano tra loro, o si accompagnano alle dipendenze da
sostanze; molto frequente è, per esempio, l’associazione di Gioco d’Azzardo
Patologico e Dipendenza dall’Alcol.2-3 Si riscontrano, inoltre, passaggi da una
dipendenza ad un’altra, la quale diventa sostitutiva di quella precedente.4
Per esempio, un soggetto che riesce ad uscire dalla tossicodipendenza,
cessando l’uso delle droghe, ma che sviluppa un’incontrollabile bisogno di
giocare d’azzardo, non è realmente guarito, ma ha solamente spostato sul
comportamento di gioco l’oggetto della propria dipendenza.

9
Negli ultimi anni, nelle famiglie italiane, si è verificato un importante
aumento del possesso e dell’utilizzo di tecnologie domestiche, come
televisione, telefoni cellulari, computer, video giochi, che in alcuni casi, e
soprattutto tra i giovani, potrebbe rappresentare un problema di
“dipendenza”. Ovviamente il solo fatto di possedere/utilizzare una di queste
tecnologie non coincide con un reale problema, ma poiché è rilevante l’uso
che se ne fa, si ritiene essenziale una breve analisi del contesto socio-
demografico italiano rispetto alla diffusione e all’utilizzo delle citate
tecnologie domestiche.

Gli studi demoscopici hanno evidenziato notevoli variabilità di


atteggiamento tra diverse tipologie di famiglie, da ricondurre a fattori di tipo
generazionale, culturale ed economico. Ad esempio, le famiglie composte da
sole persone di 65 anni e oltre sono in genere escluse dal possesso di beni
tecnologici: solo il 6,5% di esse possiede un personal computer (PC), il 4,8% ha
l’accesso ad Internet ed è quasi del tutto inesistente la connessione “veloce”
ADSL. In queste famiglie è altresì limitato il possesso di nuove tecnologie
collegate alla TV, quali antenna parabolica e decoder digitale terrestre
mentre l’uso del cellulare è diffuso a circa la metà dei nuclei. All’estremo
opposto si collocano le famiglie con almeno un minorenne che possiedono un
PC e l’accesso ad Internet rispettivamente nel 71,2% e nel 55,7% dei casi.
Sono queste famiglie ad avere il più alto tasso di possesso di connessione ADSL
(34%), mentre il telefono cellulare ha raggiunto gli stessi livelli di diffusione
della televisione (97,9%).5 Diverse indagini multiscopo sulle famiglie italiane
effettuate dall’ISTAT in diversi anni hanno esplorato il livello di
coinvolgimento dei soggetti, anche minorenni, all’interno delle famiglie
nell’utilizzo delle tecnologie domestiche di comunicazione e intrattenimento.

10
Il possesso e l’utilizzo di tecnologie domestiche tra gli
adolescenti in Italia: i dati dell’ISTAT.

a) Televisione:

Il 96,3% dei bambini e ragazzi tra i 3 e i 17 anni guarda la TV, il 91,7%


la guarda tutti i giorni (rispetto all’ 87,7% nel 2000). I più assidui sembrano
essere i bambini tra gli 11 e i 13 anni (96%) mentre i piccoli di 3-5 anni sono
quelli che la vedono meno quotidianamente (87,3%). Anche il tempo trascorso
a guardare la TV cresce all’aumentare dell’età: i bambini di 3-5 anni che
trascorrono più di 4 ore davanti al piccolo schermo sono il 15,9%, tale quota
sale tra i bambini di 11-13 anni (19%) e raggiunge il livello più alto tra i
ragazzi di 14-17 anni (20,7%).
Poco più di un decimo dei bambini e ragazzi tra i 3 e i 17 anni guarda la TV
sempre da solo con una frequenza crescente con l’aumentare dell’età (figura
1).

Figura 1. Bambini e ragazzi di 3-17 anni per modalità di visione della TV e classe di età - Anno 2005
(per 100 bambini e ragazzi dello stesso sesso e classe di età)

L’elevata personalizzazione del consumo è testimoniata sia dai differenti


modi in cui i bambini e i ragazzi vedono la TV (da soli e con familiari) sia
dall’elevata quota di bimbi che hanno la TV in camera (40,8%). È comunque
interessante notare che la presenza della TV in camera non fa aumentare la
quota dei bambini che vedono la TV sempre da soli. Il possesso di una propria
TV favorisce, infatti, l’alternanza di momenti di visione solitaria a momenti di
visione condivisa con i familiari (il 54,6% contro il 40,3% di chi non ha una TV
propria). 6

11
b) Telefono cellulare:

I dati dell’”Indagine multiscopo sulle famiglie” citata mostrano come in


5 anni (2005 vs 2000) l’utilizzo del cellulare sia molto cresciuto tra i bambini
e ragazzi di entrambi i sessi. Nella fascia di età da 11 a 17 anni si è passati dal
55,6% all’83,6% di utilizzatori. La crescita maggiore si è però verificata tra i
più piccoli: la quota di ragazzi tra gli 11 e i 13 anni che utilizza il cellulare è
infatti più che raddoppiata (dal 35,2% al 74,3%), mentre tra i 14 e i 17 anni si
è verificato un incremento del 30% circa.
L’utilizzo del cellulare cresce all’aumentare dell’età: dichiarano di utilizzarlo,
infatti, il 20,9% dei bambini di 6-10 anni e il 90% dei ragazzi tra i 14-17 anni.
Le ragazze utilizzano il cellulare più dei ragazzi fino a 13 anni, viceversa
succede tra 14 e 17 anni. Chi utilizza il cellulare lo fa molto frequentemente,
l’uso quotidiano cresce all’aumentare dell’età, si passa dal 20,1% dei bimbi da
6 a 10 anni al 86,6% tra i 14 e i 17 anni.

Figura 2. Bambini e ragazzi di 6-17 anni di sesso maschile e femminile che utilizzano il cellulare per
classe di età - Anno 2005 (per 100 bambini e ragazzi dello stesso sesso e classe di età)

Come si evince dalla figura 2 chi utilizza il cellulare nella gran parte dei casi
ne possiede anche uno personale. Tra i 6 e i 17 anni circa la metà dei soggetti
possiede un cellulare e le femmine superano i maschi (51,1% contro il 48,1%).

12
Dando invece uno sguardo all’uso che i ragazzi fanno del cellulare possiamo
dire che non è utilizzato solo per telefonare. Era già così nel 2000, ma lo è
ancora di più nel 2005; diminuisce, infatti, la quota di bambini e ragazzi che
utilizzano il cellulare solo per telefonare, passando dal 20,3% al 4,2%.
Tra le funzioni utilizzate del cellulare al primo posto si colloca il telefonare
(89%) seguito a brevissima distanza dall’invio/ricezione di messaggi (84,1%).
Per i più piccoli (6-10 anni) giocare con il telefono è più usuale (63,1%) che
telefonare; tra i 14 e i 17 anni invece diventa più rilevante inviare/ricevere
messaggi (92,9%) che telefonare (89,7%).
Considerando l’insieme dei ragazzi di 6-17 anni che utilizzano il cellulare, al
primo posto tra le persone con cui comunicano troviamo gli amici (80,9%),
seguiti dai genitori (66,1%), dai fratelli/sorelle (16,1%). Il panorama delle
persone con cui i ragazzi comunicano tramite il cellulare riflette le fasi della
loro crescita e il diverso grado di socializzazione che la caratterizza; al
crescere dell’età, però, il gruppo dei coetanei acquista maggior rilevanza. 6

I dati aggiornati al 2006 che troviamo nella ricerca dal titolo “L’uso dei media
e del cellulare in Italia” effettuata dall’ISTAT ci dicono che il 77,4 per cento
delle persone di 6 anni e più utilizza il telefono cellulare. Importanti sono le
differenze di genere: l’81,2 per cento degli uomini fa uso del cellulare contro
il 73,9 per cento delle donne. L’uso del cellulare è comunque molto
influenzato dall’età (figura 3); infatti la quota di utilizzatori è molto elevata
tra gli 11 e i 50 anni, mentre è molto più bassa per gli under 10 e per gli ultra
sessantacinquenni.

Figura 3. Persone di 6 anni e più per uso del cellulare e classe di età - Anno 2006

13
Anche la frequenza con cui viene utilizzato il cellulare è funzione dell’età
degli utilizzatori (figura 4): la quota di soggetti che usa il cellulare tutti i
giorni aumenta a partire dagli 11-14 anni per raggiungere il massimo nella
fascia 18-24 anni, per poi decrescere gradualmente fino ad un utilizzo più
sporadico per gli ultra settantacinquenni.

Figura 4. Persone di 6 anni e più per frequenza con cui usano il cellulare e classe di età - Anno 2006

Infine l’uso del cellulare sembra essere profondamente influenza dal titolo di
studio: è molto più elevato infatti tra i laureati che non tra le persone con la
licenza media o con la licenza elementare o nessun titolo. Il divario tra titoli
di studio alti e bassi, inoltre, aumenta all’aumentare dell’età: tra i 25-44enni
la differenza è di circa il 20%, ma sale ad oltre 50% tra gli ultra 65enni.7

c) Personal Computer (PC) e Internet:

La relazione ISTAT del 2007, intitolata “Le tecnologie dell’informazione e


della comunicazione: disponibilità nelle famiglie e utilizzo negli individui”,
evidenzia che il 41,7% della popolazione di 3 anni e più utilizza il PC e che il
36,9% della popolazione di 6 anni e più naviga su Internet, in crescita rispetto
al 2006 e con un incremento di circa il 2% delle persone che dichiarano di
utilizzare il personal computer ed Internet tutti i giorni.5
Il picco di utilizzo del personal computer si ha tra i 15 e i 19 anni (oltre il 77%)
e per Internet tra i 15 e i 24 anni (oltre il 68%), senza distinzioni di sesso, per
poi decrescere rapidamente all’aumentare dell’età, soprattutto tra le donne
(figura 5). L’uso del PC e di Internet è molto più contenuto (meno del 50%) già
tra le persone di 35-44 anni e oltre .7

14
Figura 5. Persone di 6 anni e più che hanno utilizzato Internet negli ultimi 12 mesi per sesso e (per
100 persone di 6 anni e più dello stesso sesso e della stessa classe d'età)

L’uso del PC e di Internet è connotato anche da un forte divario sociale. I


maggiori utilizzatori sono gli studenti, seguiti dagli occupati; all’ultimo posto
si collocano le casalinghe e i ritirati dal lavoro.
Il luogo privilegiato di utilizzo del personal computer è la propria casa, segue
il posto di lavoro, il luogo di studio, la casa di altri. Sono soprattutto i bambini
e i giovani fino a 24 anni che usano il PC a casa (in oltre il 90% dei casi). L’uso
sul lavoro si concentra invece nella fascia d’età tra i 25 e i 59 anni. Infine, i
ragazzi e i giovani fino a 24 anni sono quelli che usano di più il PC a casa di
altri e sul luogo di studio. Per Internet si riscontra una situazione molto simile
per quanto riguarda l’utilizzo da casa o dal posto di lavoro o di studio.

Il 36,8% delle persone di 6 anni e più che hanno utilizzato Internet negli ultimi
3 mesi vorrebbero utilizzarlo di più (oltre 7 milioni di persone). Per quanto
riguarda l’utilizzo del PC si fa riferimento ai dati riportati nei grafici della
tavola A: le persone di 6 anni e più che si sono connesse ad Internet negli
ultimi 3 mesi hanno utilizzato la rete prevalentemente per mandare o
ricevere e-mail (77,3%), per cercare informazioni (64,8); l’utilizzo del web per
chattare è particolarmente diffuso tra i giovani di 15-24 (oltre il 57%), l’uso
del web per giocare, scaricare giochi, immagini e file musicali è
particolarmente diffuso tra le persone di 6-24 anni (oltre il 57%).5

15
Tavola A: Persone di 6 anni e più che hanno usato Internet negli ultimi 3 mesi per tipo di
attività svolta e classe d’età. Anno 2007 (per 100 persone di 6 anni e più della stessa classe di età che
hanno usato Internet negli ultimi 3 mesi)

16
L’“Indagine multiscopo sulle famiglie” redatta dall’ISTAT nel 2005 mostra che
tra i giovani minorenni esiste una relazione diretta tra età e possesso del PC e
del tempo di utilizzo dello stesso; oltre i 2/3 dei ragazzi con più di 11 anni
possiede un PC e la maggior parte di loro lo utilizza almeno una volta la
settimana. Circa un terzo dei giovani tra 14 e 17 anni utilizza il PC tutti i
giorni (figura 6).6

Figura 6. Bambini e ragazzi di 3-17 anni per frequenza con cui usano il PC e classe di età - Anno
2005

Possesso e frequenza di utilizzo del PC sembrano coincidere con l’uso di


Internet (figura 7), lasciando presupporre che collegarsi a Internet possa
essere il motivo principale di maggiore utilizzo del computer.6

Figura 7. Bambini e ragazzi di 3-17 anni per frequenza con cui usano Internet e classe di età - Anno
2005

17
d) Videogiochi:

Un’indagine ISTAT del 2001 ha evidenziato un aumento del 16% della


percentuale di giovanissimi fra i 6 e i 14 anni che usano i videogiochi nel 2000
rispetto al 1995, passando dal 53,1% al 69,1%. I videogiochi si confermano
anche nel 2000 un’attività prevalentemente maschile, anche se il
coinvolgimento delle femmine è via via crescente.
Rispetto alla diffusione sul territorio, nel 2000, come nel 1995, la quota più
elevata di ragazzi che utilizzano i videogiochi continua a registrarsi nelle
regioni settentrionali, anche se la crescita più significativa si è riscontrata nel
Sud e nelle Isole, con incrementi rispettivamente del 45,9% e del 63,7%. A
differenza di quanto è accaduto per l’uso del PC, riguardo i videogiochi il
divario fra Nord e Mezzogiorno si è notevolmente ridotto. Diversamente da
quanto rilevato per l’uso del PC e di internet, il titolo di studio dei genitori
non influenza in modo determinante l’utilizzo dei videogiochi da parte dei
ragazzi, infatti, rispetto al 1995, l’incremento più significativo della quota di
bambini che usano i videogiochi si è registrato per i figli di genitori con la
licenza elementare (dal 40,9% al 60,4%). Considerando quanti usano sia i
videogiochi sia il PC, emerge che soltanto un terzo dei bambini di 3-14 anni
non vive l’esperienza dei videogiochi, né del PC. L’uso esclusivo dei
videogiochi è il comportamento più frequente sia per i bambini di 3-5 anni, sia
per quelli di 6-10 anni, i ragazzi di 11-14 anni invece utilizzano più
frequentemente sia PC che videogiochi, anche se in questa classe di età il
26,5% dei ragazzi usa esclusivamente i videogiochi.8

18
DIPENDENZE NON DA SOSTANZA: inquadramento clinico

Francisco Alonso-Fernandez (1999) classifica le dipendenze in:


1. Dipendenze sociali o legali
2. Dipendenze antisociali o illegali
Le prime sarebbero costituite da droghe legali (tabacco, alcol, farmaci, etc.)
e da attività socialmente accettate come mangiare, lavorare, fare acquisti,
giocare, guardare la televisione, utilizzare il PC, etc.
Il secondo sottotipo comprenderebbe invece le dipendenze da droghe ed
attività illegali, per esempio oppiacei, cocaina, oppure rubare, incendiare,
stuprare, etc. L’autore sostiene che nella prima categoria, le nuove forme di
dipendenza senza droga sono agevolate dall’innovazione tecnologica e dalla
nuova civiltà che, da una parte genera stress, vuoto e noia, e dall’altra
stimola la tendenza all’immediata gratificazione, fornendo sempre gli
strumenti appropriati.9 Sempre più spesso, infatti, si sente parlare di
Technological Addictions e di dipendenze da comportamenti.10-11 Esse non
possono essere inserite nel DSM IV sotto la categoria diagnostica dei disturbi
da abuso di sostanze, perché ciò che viene abusato non è più una sostanza
chimica, ma un comportamento o un’attività, definite con il generico termine
di “Nuove Dipendenze” o “New Addictions” o Dipendenze non da Sostanza.12
Le più comuni, nonché più studiate, dipendenze non da sostanza negli
adulti sono il gambling, o gioco d’azzardo patologico, e la Dipendenza da
Internet (IAD: Internet Addiction Disorder).
Attualmente solo la dipendenza da gioco d’azzardo è stata inserita nel
DSM-IV, sotto la categoria “Disturbi del Controllo degli Impulsi non Altrove
classificati”, diventando così, per la comunità scientifica, un disturbo
psichiatrico vero e proprio. La dipendenza da Internet non ha invece ricevuto
questo riconoscimento, ma la letteratura scientifica su tale argomento è in
fase di grande sviluppo.

19
Il gioco d’azzardo patologico

Da quando si è iniziato ad applicare le nuove tecnologie al gioco d’azzardo


sono fiorite sempre più semplici e pratiche opportunità di giocare. Non si
gioca più solo nei casinò e nelle sale corse, oggi lo possiamo fare nei luoghi
più comuni come nei bar, nelle ricevitorie e addirittura comodamente a casa
nostra, basta disporre di un collegamento ad internet e di una carta di credito.
La nostra non è solo l’epoca delle nuove lotterie come il SuperEnalotto,
soprattutto è l’epoca dei videopocker, macchinette che simulano il gioco del
pocker ma in cui non si sfida nessun avversario. Secondo un’indagine condotta
dalla Fipe Cirm nel 1999 i videopocker erano oltre 200.000, piazzati in 84.000
locali: 50 mila bar, 20 mila bar tabaccherie, 7 mila totoricevitorie, 3 mila sale
da gioco, 3 mila circoli privati.13 Dalla loro comparsa si sono moltiplicati i casi
di dipendenza, in un’ intervista del dicembre 2001 Mauro Croce afferma:
“Oggi il videopocker sta trasformando in fenomeno sociale di massa una
‘malattia’ prima limitata a fasce circoscritte di popolazione. Fra i miei
pazienti, che cercano di liberarsi dalla mania del videopocker, ci sono anziani
che prima si limitavano alla partita a carte. Oggi nei bar ci sono queste
macchinette, loro le preferiscono alla briscola e cresce la dipendenza”.14
In una sua ricerca del 1997, Griffiths nota che su un campione di ragazzi
osservati nelle sale giochi, la maggioranza entravano in gruppo, ma un volta
iniziato il gioco alle slot-machines, l’interazione tra pari era poca e nulla. Ciò
lo porta a ritenere questo gioco come non-sociale.15 Non a caso Guerreschi
(2000) distingue i “giocatori per fuga”, solitari e passivi, attratti da
videopocker e slot-machines, che attraverso il gioco vogliono sfuggire da una
realtà che non li soddisfa, dai “giocatori d’azione”, alla ricerca di una forte
attivazione.
Blaszczynski riporta che i giocatori d’azzardo patologici presentano
tratti compulsivi ed ossessivi, tra cui eccessiva preoccupazione per i pensieri
intrusivi e difficoltà nel prendere semplici decisioni. Nonostante questi
risultati, analizzando meglio i sintomi di alcune delle new addictions, è
evidente come essi presentino maggiori caratteristiche appartenenti alla sfera

20
dell’impulsività, pertanto possono essere meglio inquadrati nella categoria
delle dipendenze, piuttosto che in quella dei disturbi compulsivi. 16
Come già detto il DSM-IV classifica il gioco d’azzardo patologico all’interno dei
disturbi del controllo degli impulsi non altrimenti specificato; i criteri
diagnostici stabiliti dal DSM-IV sono i seguenti:
• Persistente e ricorrente comportamento di gioco d’azzardo maladattivo,
come indicato da 5 o più dei seguenti:
a. è eccessivamente assorbito dal gioco d’azzardo (per esempio è
eccessivamente assorbito nel rivivere esperienze passate di gioco
d’azzardo, nel soppesare o programmare le successive avventure,
o nel pensare ai modi con cui procurarsi denaro con cui giocare);
b. ha bisogno di giocare d’azzardo con quantità crescenti di denaro
per raggiungere l’eccitazione desiderata;
c. ha ripetutamente tentato senza successo di controllare, ridurre
o interrompere il gioco d’azzardo;
d. è irrequieto o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il
gioco d’azzardo;
e. gioca d’azzardo per sfuggire problemi o per alleviare un umore
disforico (per esempio, sentimenti di impotenza, colpa, ansia,
depressione);
f. dopo aver perso al gioco, spesso torna un altro giorno per
giocare ancora (rincorrendo le proprie perdite);
g. mente ai membri della famiglia, al terapeuta, o ad altri per
occultare l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco d’azzardo;
h. ha commesso azioni illegali come falsificazione, frode, furto o
appropriazione indebita per finanziare il gioco d’azzardo;
i. ha messo a repentaglio o ha perso una relazione significativa, il
lavoro oppure opportunità scolastiche o di carriera per il gioco
d’azzardo;
j. fa affidamento su altri per reperire il denaro per alleviare una
situazione finanziaria disperata causata dal gioco d’azzardo;
• Il comportamento di gioco d’azzardo non è meglio attribuibile ad un
episodio maniacale.17-18

21
Dipendenza da Internet o IAD (Internet Addiction Disorder)

Secondo molti specialisti il rapido sviluppo e diffusione di Internet sta


producendo fenomeni psicopatologici che si esprimono con una sintomatologia
simile a quella che si osservano in soggetti dipendenti da sostanze psicoattive.
Il termine IAD si deve allo psichiatra americano Ivan Goldberg che lo
introdusse nel 1997 e propose dei criteri (diagnostici) mutuati dalla
diagnostica per le dipendenze del DSM; detti criteri sono:
1. bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore in rete per ottenere
soddisfazione;
2. marcata riduzione di interesse per altre attività che non siano Internet;
3. sviluppo, dopo la sospensione o diminuzione dell’uso della rete, di
agitazione psicomotoria, ansia, depressione, pensieri ossessivi su cosa
succede on line, classici sintomi astinenziali;
4. necessità di accedere alla rete sempre più frequentemente o per
periodi più prolungati rispetto all’intenzione iniziale;
5. impossibilità di interrompere o tenere sotto controllo l’uso di Internet;
6. dispendio di grande quantità di tempo in attività correlate alla rete;
7. continuare a utilizzare Internet nonostante la consapevolezza di
problemi fisici, sociali, lavorativo scolastici, o psicologici recati dalla
rete. 19

Secondo K. Young, che ha fondato il Center for On-line addiction statunitense,


sono riconoscibili 5 tipi specifici di “dipendenza on-line”:
 Dipendenza cibersessuale (o dal sesso virtuale): gli individui che ne
soffrono sono di solito dediti allo scaricamento, all’utilizzo e al
commercio di materiale pornografico on line o sono coinvolti in chat-
room per soli adulti.
 Dipendenza ciber-relazionale (o dalle relazioni virtuali): gli individui
che ne sono affetti diventano troppo coinvolti in relazioni on-line o
possono intraprendere un adulterio virtuale. Gli amici on-line diventano
rapidamente più importanti per l’individuo, spesso a scapito dei

22
rapporti nella realtà con la famiglia e gli amici. In molti casi questo
conduce all’instabilità coniugale o della famiglia.
 Net Gaming: la dipendenza dai giochi in rete comprende una vasta
categoria di comportamenti, compreso il gioco d'azzardo patologico, i
videogame, lo shopping compulsivo e il commercio online compulsivo.
In particolare, gli individui utilizzeranno i casinò virtuali, i giochi
interattivi, i siti delle case d'asta o le scommesse su Internet, soltanto
per perdere importi eccessivi di denaro, arrivando perfino ad
interrompere altri doveri relativi all'impiego o rapporti significativi.
 Sovraccarico cognitivo: la ricchezza dei dati disponibili sul World Wide
Web ha creato un nuovo tipo di comportamento compulsivo per quanto
riguarda la navigazione e l'utilizzo dei database sul Web. Gli individui
trascorreranno sempre maggiori quantità di tempo nella ricerca e
nell'organizzazione di dati dal Web. A questo comportamento sono
tipicamente associate le tendenze compulsive-ossessive ed una
riduzione del rendimento lavorativo.
 Gioco al computer: negli anni '80 giochi quali il Solitario e il campo
minato furono programmati nei calcolatori ed i ricercatori scoprirono
che il gioco ossessivo sul computer era diventato un problema nelle
strutture organizzate, dato che gli impiegati trascorrevano la maggior
parte del giorno a giocare piuttosto che a lavorare. Questi giochi non
prevedono l'interazione di più giocatori e non sono giocati in rete.20-21

Il problema emergente delle dipendenze non da sostanza tra gli


adolescenti

Come si è visto le nuove tecnologie sono molto diffuse e utilizzate dagli


adolescenti i quali spesso le conoscono meglio dei genitori e le utilizzano da
soli e senza la loro supervisione. Come già detto possedere e utilizzare
apparecchiature elettroniche non coincide necessariamente con la
“dipendenza” dalle stesse, ma certamente aumenta la probabilità di un
utilizzo problematico.

23
Il recente rapporto annuale (dicembre 2008) della Società Italiana di
Pediatria su “Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani” conferma “il
dato già riscontrato in passato per cui i ragazzi che guardano molta
televisione (più di 3 ore al giorno) hanno una propensione significativamente
22
superiore alla media ad assumere fumo, alcol e droga”.
Analoghi allarmi vengono dall’uso del “telefonino”: Dimonte e Ricciuto nel
loro studio pilota del 2006 affermano che molti degli stessi giovani che hanno
intervistato dichiarano loro stessi di soffrire di una sorta di forma di
dipendenza da cellulare. 23
Walsh e White (2007) nel loro studio “Over-connected? A qualitative
exploration of the relationship between Australian youth and their mobile
phones” affermano che in alcune giovani persone emerge un attaccamento
estremo al cellulare con sintomi di dipendenza comportamentale (o senza
sostanza).24
Anche se aneddottica appare significativa la notizia riportata nel giugno 2008
da molti giornali e reti televisive (La Repubblica, Corriere della sera, BBC,
Guardian, ecc…) di due adolescenti spagnoli di 12 e 13 anni ricoverati dai
genitori in un “Centro per la salute mentale nell'infanzia e nell'adolescenza”
di Barcellona, per “disintossicarsi dal cellulare”. Per i genitori, come si legge
sui media spagnoli, la situazione era diventata insostenibile. I due adolescenti
andavano male a scuola e soprattutto mentivano di continuo per ottenere i
soldi per ricaricare il cellulare.

24
OBIETTIVI DELLO STUDIO

Questo studio pilota si propone di esplorare in un campione rappresentativo di


adolescenti della provincia di Modena (figura 8) le modalità di utilizzo di
televisione, cellulare, videogiochi e Internet, correlandole a caratteristiche
socio-demografiche, uso di sostanze legali (alcol e fumo) e “fragilità
caratteriale-comportamentale”. Si vuole inoltre saggiare la percezione del
fenomeno in un gruppo di adulti (operatori sanitari e genitori) a stretto
contatto con i giovani sia in situazioni usuali che problematiche.

Figura 8. suddivisione per fasce di età biennali della popolazione modenese compresa tra 11 e 20
anni. Dati regionali 2007.

Obiettivo generale primario:

1. Valutare la presenza di dipendenze, non da sostanza in un campione


ridotto ma rappresentativo degli adolescenti sul territorio della
provincia di Modena, per individuare, se esiste, il ”limite” fra utilizzo
usuale e problematico delle “tecnologie domestiche”.

25
Obiettivi secondari

1. Valutare la presenza a livello scolastico, familiare e personale di fattori


di rischio o di protezione (ad es. stato parenterale, rendimento
scolastico, abitudine tabagica, esposizione all’alcool, fragilità
caratteriale, etc.).
2. Valutare la percezione del fenomeno in un gruppo di genitori, MMG e
PdLS attraverso focus group e questionari.

26
MATERIALI E METODI

Campione di adolescenti:

Si prevede di arruolare circa 200 ragazzi/e, di età compresa tra 11 e 20 anni,


equamente suddivisi per fasce di età e genere, in modo che siano
rappresentativi della popolazione giovanile della provincia di Modena (figura
8). I soggetti saranno arruolati attraverso il coinvolgimento di:

 Medici di Medicina Generale (n.10 MMG)


 Pediatri di Libera Scelta (n° 8 PdLS)
 Scuole medie superiori della provincia di Modena: n° 50-100 interviste

Campione di adulti:

Ad un numero di 20 - 30 professionisti (medici e pediatri di famiglia,


insegnanti) e 40 - 50 genitori saranno somministrati interviste tramite
questionari strutturati.

Strumenti:

1. Allegato A: Agli adolescenti sarà somministrato, previo rilascio di


consenso informato (allegato C), un questionario strutturato anonimo
in 6 sezioni, nel quale vengono raccolti dati anagrafici, informazioni
sull’ambiente di vita, stili di vita, e, mediante Scale di Likert, l’utilizzo
di video giochi25 , computer e Internet26, televisione27 telefono
cellulare28 e atteggiamento dell’intervistato circa il senso della
vita/vuoto esistenziale (BPNS: scala dei bisogni psicologici basilari). 29-34
La scala Likert è una tecnica per la misura dell'atteggiamento e consiste
nel mettere a punto un certo numero di affermazioni (tecnicamente
definiti item) che esprimono un atteggiamento positivo/negativo rispetto
ad uno specifico oggetto. La somma di tali giudizi tenderà a delineare in
modo ragionevolmente preciso l'atteggiamento del soggetto nei confronti

27
dell'oggetto. Per ogni item si presenta una scala di accordo/disaccordo,
generalmente a 4, 5 o 7 passi, ai quali si assegna, in fase di elaborazione
dei questionari, un valore numerico crescente, di solito partendo da 1 a 4,
5 o 7. Ai rispondenti si chiede di indicare su di esse il loro grado di accordo
o disaccordo con quanto espresso dall'affermazione. Questo metodo è
applicabile sia per atteggiamenti di tipo unidimensionale che
multidimensionale.
 Il test utilizzato per valutare il rischio di dipendenza dai videogiochi
(intesi come consolle tipo play station, nintendo, w-ii, giochi al
computer, ecc) è composto da 16 quesiti (items) ciascuno dei quali
prevede 4 possibilità di risposta (mai o quasi mai, qualche volta, spesso,
molto spesso), con punteggi oscillanti da un minimo di 16 ad un
massimo di 64.
 Il test per valutare il rischio di dipendenza da PC-Internet utilizzato
sul campione Pavullo è composto da 20 items , ciascuno dei quali
prevede 4 possibilità di risposta (mai o quasi mai, qualche volta, spesso,
molto spesso), con punteggi oscillanti da 20 a 40. Lo stesso test è stato
modificato, aggiungendo un quesito, sul campione Modena; in questo
modo il punteggio complessivo oscillerà tra 21 e 85.
 Il questionario utilizzato per valutare il rischio di dipendenza da
televisione sul campione Pavullo è costituito da 15 items, ciascuno dei
quali prevede 4 possibilità di risposta (mai o quasi mai, qualche volta,
spesso, molto spesso), con punteggi compresi tra 15 e 60. Sul campione
Modena sono stati aggiunte 2 domande (17 items totali) con possibilità
di risposta a 3 o 4 scelte e punteggi oscillanti da 17 a 68.
 Il questionario sul rischio di dipendenza da cellulare è composto da 10
items (le possibilità di risposta variano da 3 a 4 e in base alla domanda)
con un punteggio che va da 10 a 37 per il campione Pavullo. Per il
campione Modena è stato utilizzato un questionario lievemente diverso
che presenta 11 items con 3 possibilità di risposta variabili in base a
ciascun quesito; il punteggio va da un minimo di 11 a un massimo di 33.
 Infine per il questionario BPNS (scala dei bisogni psicologici basilari)
sono previsti 21 items, ciascuno con 4 possibili risposte ( mai o quasi

28
mai, qualche volta, spesso, molto spesso) che generano un punteggio
minimo di 21 fino ad un massimo di 84.

2. Allegati B1-2: Agli adulti di riferimento (genitori e sanitari) saranno


somministrati questionari con domande chiuse e aperte riguardanti la
percezione del fenomeno e, nel caso dei sanitari, dati sulla prevalenza
di tossicomanie e tossicodipendenze tra gli assistiti adolescenti e adulti.
Il questionario allegato a questo studio riporta la versione somministrata
sul campione Modena.

Analisi Statistiche: 35
I questionari somministrati agli adolescenti, con valutazione delle risposte
secondo il metodo di Likert (attribuzione di punteggi a categorie di giudizi)
saranno raccolti in modo rigorosamente anonimo per elaborazioni aggregate,
utilizzando modelli statistici per analisi multivariate (Test esatto di Fischer),
confronto di medie (T di student, Chi-quadro) e correlazioni tra frequenze.
Per l’elaborazione dei dati verranno utilizzati il foglio elettronico Excel e il
programma statistico SPSS.
Le interviste degli adulti saranno valutate anche secondo i criteri analitici
della ricerca qualitativa.

Affidabilità delle scale: Per poter procedere alla elaborazione dei dati dei
questionari si deve misurare l’attendibilità di ogni dimensione esplorata,
estrapolata tramite un coefficiente di affidabilità (alpha di Cronbach). Tale
coefficiente descrive la coerenza interna di raggruppamenti di items; in
generale, nello studio di un questionario di atteggiamenti, elevati valori di
alpha indicano che i soggetti esaminati esprimono un atteggiamento
coerente riguardo a ciascun item appartenente a ciascuna dimensione. La
verifica della coerenza interna di ogni questionario permette non solo di
approfondire lo studio e la definizione della struttura fattoriale, ma anche di
conoscere e definire la validità di costrutto della scala. In questo senso i
ricercatori, nell'applicabilità alle scale Likert di questa tecnica, sono concordi
nell'adottare il valore minimo di α = 0.60 come riferimento di un livello

29
appena accettabile di coerenza interna e di adeguatezza di costrutto del test
costruito. In questo studio verrà accettato come valore minimo α >= 0.70.

Analisi Correlazionale: Per correlazione si intende una relazione tra due


variabili casuali tale che a ciascun valore della prima variabile corrisponda
con una certa regolarità un valore della seconda. Non si tratta
necessariamente di un rapporto di causa ed effetto ma semplicemente della
tendenza di una variabile a variare in funzione di un'altra. La significatività
statistica della correlazione per un test a due code è definita per p < 0.05.

Analisi della varianza (ANOVA): Al fine di valutare l’eventuale presenza di


relazioni tra le variabili di tipo categoriale o ordinale con l'atteggiamento, si
può utilizzare la tecnica dell'analisi della varianza, considerando le variabili
socio-demografiche come fattori e l'indice dell'atteggiamento come variabile
dipendente. L'analisi della varianza è un insieme di tecniche statistiche
facenti parte della statistica inferenziale che permettono di confrontare due
o più gruppi di dati confrontando la variabilità interna a questi gruppi con la
variabilità tra i gruppi. La significatività statistica della varianza, per un test a
due code di Fischer, è definita per p < 0.05.

30
RISULTATI

Sono stati raccolti questionari (allegato A) da 670 ragazzi di età compresa tra
11 e 20. Una prima tranche di 302 soggetti è stata intervistata presso l’Istituto
Superiore Multiindirizzo “Cavazzi – Sorbelli” di Pavullo, mentre una seconda
tranche di 371 ragazzi è stata reclutata presso diversi istituti della città di
Modena (Liceo Scientifico A. Tassoni, Centro Formazione Professionale Città
dei Ragazzi) e tramite i propri MMG e PdLS (tabella1). Sono inoltre stati
raccolti questionari (allegati B 1 e 2) da medici di Medicina Generale (MMG =
119), Pediatri di Libera Scelta (PdLS = 42) e genitori (n = 107) di adolescenti
arruolati attraverso i propri medici.

Popolazione N Maschi Femmine Età media


studiata
Adolescenti
Pavullo 302 26,5% 73,5% 16,1
Modena 371 57,7% 42,3% 15,5
Adulti
MMG 119 - - -
PdLS 42 - - -
Genitori 107 23,4% 76,6% -

Tabella 1. Caratteristiche del campione studiato

I 2 campioni di adolescenti vengono tenuti distinti sia perché sono stati


raccolti con modalità diverse (a Pavullo sono stati somministrati in aula
informatica e raccolti elettronicamente, mentre a Modena sono stati
somministrati con questionario cartaceo, successivamente inserito in un
database elettronico) sia perché si riferiscono a realtà socio-culturali
possibilmente non omogenee (paese prevalentemente rurale vs ambito
cittadino).
Anche i tre campioni di adulti sono stati valutati separatamente data la
diversità di ruolo e relazione con gli adolescenti

31
Distribuzione per età e attività del campione di adolescenti1:
Il campione della scuola di Pavullo riporta un range di età compreso tra 14 e
20 anni con una maggioranza dei ragazzi tra 15 e 17 anni (figura 9) e un
numero minimo di ventenni (1.3% degli intervistati) mentre nel gruppo
Modena, che comprende gli intervistati presso gli ambulatori dei MMG, si
osserva un picco di ragazzi di 17 anni. In questo campione sono stati
intervistati un discreto numero di ragazzi maggiorenni, impegnati nel mondo
del lavoro o negli studi universitari, e sono rappresentati anche studenti della
scuola secondaria dell’obbligo, tra gli 11 e i 13 anni (figura 10).

Figura 9. Distribuzione
per età del campione di
Pavullo (N=302)

Figura 10. Distribuzione


per età del campione
Modena (N=371)

1
Ulteriori analisi relativamente a queste variabili (sesso e scolarità) sono presentate dopo la
discussione dei risultati dei questionari.

32
Per quanto riguarda la variabile “tipo di scuola” il campione dell’istituto di
Pavullo risulta distribuito in modo abbastanza omogeneo, (figura 11) con una
lieve maggioranza del liceo scientifico e della scuola tecnica rispetto a liceo
psico-pedagogico e professionale; non compaiono scuola media e università e
lavoro, che invece sono rappresentati nel campione Modena (figura 12).
Ricordiamo che in questo secondo campione il 30,5% delle interviste è stato
raccolto presso gli ambulatori dei MMG, il 27,2% presso gli ambulatori dei PdLS
e il 42,3% nelle scuole superiori (figura 13).

Figura 11. Distribuzione del


campione di Pavullo per tipo
di scuola (N=302)

Figura 12. Distribuzione del


campione di Modena per tipo
di scuola (N=371)

Figura 13. Distribuzione del


campione (n = 371) a
seconda del setting di
raccolta dei questionari

33
Analisi e confronti dei questionari sottoposti agli adolescenti

L’analisi dei questionari che hanno esplorato la


A. Dipendenza da Videogioco
B. Dipendenza da Internet
C. Dipendenza dalla Televisione
D. Dipendenza dal Cellulare
E. Soddisfazione dei Bisogni psicologici di Autonomia, Competenza e
Relazionalità (Basic Psychological Needs Scale , BPNS)

ha fornito in entrambi i campioni testati elevati valori di alpha di Cronbach,


compatibili con una elevata attendibilità e coerenza delle risposte agli items
esplorati (tabella 2). Questo consente di fare confronti diretti tra i due
campioni in assenza di problemi metodologici di raccolta dei dati.

Questionario Pavullo Modena


(n = 302) (n = 371)
Test della dipendenza dal α=.94 α =.87
Videogioco
Test della dipendenza da α=.85 α =.92
Computer-Internet
Test della dipendenza dalla α=.83 α =.79
Televisione
Test della dipendenza dal α=.74 α =.84
Cellulare
Basic Psychological Needs α=.83 α =.73
Scale (BPNS) (21 items)
Tabella 2. Andamento dell’alpha di Cronbach per i diversi questionari, nei due campioni.

I punteggi ottenuti dai singoli questionari sono stati stratificati


arbitrariamente in tre livelli di rischio riferibili a terzili di valori: il terzile dei
valori più bassi definisce un BASSO rischio, il terzile di valori più alti un ALTO
rischio. Per la valutazione del BPNS invece il rischio più ALTO di disagio è
segnalato dai valori inferiori del questionario e viceversa (a punteggio più
alto corrisponde una migliore performance).

34
A. Test della Dipendenza da Videogioco (Range del punteggio: 16 ÷ 64)
I punteggi ottenuti nei questionari che oscillano tra 16 – 32 corrispondono ad
un rischio basso di dipendenza, nel quale si colloca la maggior parte dei
ragazzi intervistati, sia a Pavullo (91,7%) che a Modena (91,8%). Il punteggio
più elevato di 49-64, che equivale ad un rischio di dipendenza alto, viene
ottenuto solo dall’1% circa di entrambi i campioni (tabella 3).
Intervallo di Pavullo Modena
Punteggio (n = 302) (n = 279)
Basso: 16÷32 91,7 % 91,8%

Medio: 33÷48 7,1 % 7,5 %

Alto: 49÷64 1,2% 0,7 %


Non applicabile 36 * 92 *
* in entrambi i campioni rappresenta il numero di intervistati che non
hanno compilato il questionario in quanto non possiedono la tecnologia
Tabella 3. Distribuzione dei campioni di adolescenti secondo i 3 livelli di rischio per la dipendenza
da Videogioco

B. Test della Dipendenza da Computer-Internet (Range dei punteggi: 20-21


÷ 80-85)
Nel campione Pavullo soltanto lo 0,7% dei soggetti intervistati ha dimostrato
una alto livello di rischio di dipendenza (valori 61 ÷ 80), mentre nel campione
Modena tale quota è triplicata, arrivando al 2,4%. Valori simili tra i due
campioni si evidenziano sia sui livelli di rischio medio che basso. I soggetti
con livello di rischio di dipendenza basso rappresentano sempre la
maggioranza della popolazione studiata (tabella 4).

Intervallo di Pavullo Intervallo di Modena


Punteggio (n = 302) Punteggio (n = 371)
Basso: 20÷40 85,1 % Basso: 21÷41 81,1 %
Medio: 41÷60 14,2 % Medio: 42÷62 16,5 %
Alto: 61÷80 0,7 % Alto: 63÷85 2,4 %

Tabella 4. Distribuzione dei campioni di adolescenti secondo i 3 livelli di rischio per la dipendenza
da Computer-Internet.

35
C. Test della dipendenza dalla televisione (Range del punteggio: 15/17 ÷
60/68)
I risultati di questo test mostrano le maggiori differenze tra i due campioni:
solo l’1,6% del campione Modena ha un rischio elevato di dipendenza dalla
televisione, ma tale quota sale al 18,2% nel campione Pavullo, dove si
localizza anche un 71% dei rischio medio (tabella 5). Poiché le differenze
intergenere nei singoli campioni sono minime è ipotizzabile che il fenomeno
sia collegato al contesto.

Intervallo di Pavullo Intervallo di Modena


Punteggio (n = 302) Punteggio (n = 371)
Basso: 15÷29 10,6 % Basso: 17÷34 45,8 %

Medio: 30÷44 71,2 % Medio: 35÷51 52,6 %

Alto: 45÷60 18,2 % Alto: 52÷68 1,6 %

Tabella 5. Distribuzione dei campioni di adolescenti secondo i 3 livelli di rischio della dipendenza
dalla Televisione

D. Test della dipendenza dal cellulare (Range del punteggio: 10/11 ÷ 37/33)
In entrambi i campioni circa il 10% dei ragazzi ottiene punteggi per elevato
rischio di dipendenza. Nuovamente però il campione Pavullo ha un’ampia
prevalenza di soggetti con rischio medio di dipendenza (70,9%) (tabella 6).

Intervallo di Pavullo Intervallo di Modena


Punteggio (n = 302) Punteggio (n = 371)
Basso: 10÷18 19,2 % Basso: 11÷17 48,0 %

Medio: 19÷28 70,9 % Medio: 18÷25 42,8 %

Alto: 29÷37 9,9 % Alto: 26÷33 9,2 %

Tabella 6. Distribuzione dei campioni di adolescenti secondo i 3 livelli di rischio della dipendenza
dal Cellulare

L’analisi delle differenze intergenere mostra un significativo aumento del


rischio tra le ragazze nel campione Pavullo (12,6% vs 2,5% dei maschi) con
uguale distribuzione per i livelli medi; tale tendenza si rovescia nel campione

36
Modena in cui il 12,1% dei maschi ha un livello alto di rischio di dipendenza
contro il 6,4% delle femmine.

E. Test della soddisfazione dei Bisogni psicologici di Autonomia,


Competenza e Relazionalità (Range del punteggio: 21 ÷ 84)
Come accennato nel paragrafo sui metodi il questionario sulla soddisfazione
dei Bisogni misura un rischio elevato di disagio in presenza di punteggi bassi.
Entrambi i campioni mostrano una bassa prevalenza ( 1% o meno) di soggetti
con basso punteggio. A Pavullo i valori medi ed elevati di soddisfazione dei
bisogni sono ugualmente distribuiti, mentre a Modena i punteggi più alti si
raggiungono in circa il 35% del campione (tabella 7).

Intervallo di Pavullo Modena


Punteggio (n = 302) (n = 371)
Basso: 21÷42 1,0% 0,3%

Medio: 43÷63 48,3% 65,0%

Alto: 64÷84 50,7% 34,7%

Tabella 7. Distribuzione dei campioni di adolescenti secondo i 3 livelli di raggiungimento della


soddisfazione dei bisogni di autonomia, competenza e relazionalità.

37
Correlazioni tra le dimensioni esaminate

E’ stata valutata la relazione tra la dipendenza da videogioco, PC – internet,


televisione, cellulare e la soddisfazione dei bisogni psicologici di autonomia,
competenza e relazionalità in entrambi i campioni di adolescenti (tabella 8).

CAMPIONE
SODDISFAZIONE
PAVULLO PC
VIDEOGIOCO TELEVISIONE CELLULARE DEI BISOGNI
INTERNET
PSICOLOGICI
(N = 302)

VIDEOGIOCO 1 ,40** ,17** ns -,12*

PC
,46** 1 ,30** ,32** -,12**
INTERNET

TELEVISIONE ,17** ,30** 1 ,39** ns

CELLULARE ns ,32** ,39** 1 ns

SODDISFAZIONE DEI
-,12* -,12** ns ns 1
BISOGNI PSICOLOGICI
CAMPIONE
SODDISFAZIONE
MODENA PC
VIDEOGIOCO TELEVISIONE CELLULARE DEI BISOGNI
INTERNET
PSICOLOGICI
(N = 371)

VIDEOGIOCO 1 ,56** ,45** ,18** -,18**

PC
,56** 1 ,40** ,40** -,14**
INTERNET

TELEVISIONE ,45** ,40** 1 ,39** ns

CELLULARE ,18** ,40** ,39** 1 ,16**

SODDISFAZIONE DEI
-,18** -,14** ns ,16** 1
BISOGNI PSICOLOGICI
* La correlazione è significativa al livello 0,05 (2-code).
** La correlazione è significativa al livello 0,01 (2-code).

Tabella 8. Correlazioni tra le diverse dimensioni valutate con i questionari

38
In entrambi i campioni, nonostante le differenze di setting e genere, si
osserva una significativa correlazione negativa tra il test BPNS (Scala dei
bisogni psicologici che indaga autonomia, competenza e relazionalità) e l’uso
di tecnologie quali videogiochi e PC e Internet: minore è la soddisfazione di
autonomia, competenza e relazionalità, maggiore è l’utilizzo di tali
tecnologie (o viceversa?).
L’entità dell’uso della televisione non sembra correlare in nessun modo con la
soddisfazione dei bisogni, mentre tra BPNS e uso di cellulare si osserva una
correlazione positiva nel campione di Modena, ma non in quello di Pavullo.
Forti correlazioni, statisticamente significative in entrambi i campioni, si
rilevano tra l’utilizzo di videogiochi e l’uso di PC-Internet o televisione, di
minore entità verso il cellulare.
Ulteriori correlazioni sono state valutate tra la presenza di fattori “protettivi”
o “ di rischio” e l’utilizzo di tecnologie. Per quanto riguarda il campione
MODENA (tabella 9) si osserva che la presenza di fattori personali usualmente

MODENA Uso di tecnologia


FATTORI CORRELATI
VIDEOGIOCO PC/INTERNET TELEVISIONE CELLULARE
vs vs vs vs
RISCHIO

Numero di ore davanti alla TV ,21** ,11* ,52** ,14**

Numero di ore davanti al PC ns ,49** ,12* ,38**


Numero di materie scolastiche in
difficoltà
,19** ,15** ,14** ns

Abitudine al fumo ,14* ,23** ns ,28**

Abitudine all’alcool ,14* ,28** ,11* ,31**

PROTEZIONE

Livello di istruzione del Padre -,16** -,15** -,20** -,12*

Livello di istruzione della Madre -,18** -,13** -,28** -,12*

Numero di ore di Sport ns ns ns ns

Numero di ore con i famigliari ns ns ns ns

**. La correlazione è significativa al livello 0,01 (2-code).


*. La correlazione è significativa al livello 0,05 (2-code).

Tabella 9. Tabella correlazionale tra uso di tecnologie e diversi fattori personali, campione Modena

39
ritenuti “a rischio” per disagio sociale, quali scarso rendimento scolastico o
abitudini tossicomaniche, correla positivamente con l’intensità di utilizzo
delle tecnologie. In particolare l’uso dei videogiochi correla con le difficoltà
scolastiche, mentre Internet e Cellulare sono correlati a fumo e alcool.
Viceversa risultano fattori “protettivi” ( correlazione inversa per tutte le
tecnologie esplorate) gli elevati livelli di istruzione dei genitori. Nessuna
correlazione si osserva tra la pratica di sport o le ore passate in famiglia e
l’impiego di tecnologie.
Nel campione Pavullo si osserva chiaramente la correlazione inversa tra tempo
impiegato per fare i compiti a casa e l’uso di videogiochi e PC-Internet. Non è
invece significativa la correlazione tra uso di videogiochi e PC-internet e il
livello di istruzione del padre mentre, anche se bassa, lo è quella con il livello
di istruzione della madre (tabella 10).

PAVULLO Uso di tecnologia

FATTORI CORRELATI
VIDEOGIOCO PC/INTERNET TELEVISIONE CELLULARE
vs vs vs vs
RISCHIO

Tempo impiegato per fare i


compiti
-,22 -,15 ns ns

Tempo dedicato ai videogiochi ,57** ,35** ,17** ,18**


Numero di materie scolastiche
in difficoltà
,14* ,21** ,14* ,20**

PROTEZIONE

Livello di istruzione del Padre ns ns ns ns

Livello di istruzione della Madre ,14* ,19** ns ns


**. La correlazione è significativa al livello 0,01 (2-code).
*. La correlazione è significativa al livello 0,05 (2-code).

Tabella 10. Tabella correlazionale tra uso di tecnologie e diversi fattori personali, campione Pavullo

40
Analisi della varianza

Nella tabella 11 vengono riportate le differenze tra maschi e femmine nelle


risposte ai questionari sui livelli di utilizzo delle diverse tecnologie in
entrambi i campioni esaminati. I campioni non sono omogenei (a Pavullo i ¾
dei rispondenti erano femmine, a Modena quasi il 60% sono maschi – tabella
1), ma l’analisi della varianza consente di evidenziare che l’utilizzo dei
videogiochi sembra essere prevalente nei maschi di entrambi i campioni, così
come l’impiego di PC/Internet e Televisione, ma solo nel campione di
Modena. Viceversa la differenza di genere per il cellulare è significativa per le
ragazze, ma solo a Pavullo.

Provenienza del campione Pavullo Modena


(% femmine) (73,5%) (42,3%)
F* p F* p
Scala Videogioco 17,517 0,000 32,902 0,000
Scala Internet 0,286 0,593 6,587 0,011
Scala TV 4,466 0,035 7,514 0,006
Scala Cellulare 21,903 0,000 0,000 0,983
BPNS 1,760 0,186 5,557 0,019
*Test di Fischer

Tabella 11. Differenze tra maschi e femmine (metodo ANOVA)

Rispetto al tipo di scuola frequentata si osserva che in entrambi i campioni i


ragazzi che frequentano i licei ottengono punteggi di BPNS più elevati rispetto
a coloro che frequentano corsi tecnici o professionali (figure 14 e 15). Il dato
è statisticamente significativo nel campione di Modena (tabella 12) e può
riflettere differenze di disagio correlato all’ambiente socio-culturale.

41
Figure 14 e 15. Grafici delle medie di BPNS secondo tipo di scuola nel campione Pavullo e Modena
(metodo ANOVA)

Quando si analizzano i punteggi dei questionari per le diverse abitudini verso


l’utilizzo delle tecnologie si osserva (valutato il solo campione di Modena, più
equilibrato per genere) che i corsi professionali ottengono sempre i punteggi
più elevati (figure 16, 17 e 18, 19). La varianza tra le diverse scuole è sempre
altamente significativa, come riportato in tabella 12.

Questionari del campione MODENA Figura p


n. F*

Videogioco 16 7,921 0,000

PC- Internet 17 11,604 0,000

Televisione 18 2,305 0,044

Cellulare 19 11,619 0,000

Soddisfazione dei Bisogni Psicologici 15 4,249 0,001

*Test di Fischer

Tabella 12. Differenze tra i diversi indirizzi scolastici nel campione Modena (metodo ANOVA)

42
Figure 16, 17. Grafici delle medie di Videogioco e PC-Internet secondo tipo di scuola nel campione
Modena (metodo ANOVA)

Figure 18, 19. Grafici delle medie di Televisione e Cellulare secondo tipo di scuola nel campione
Modena (metodo ANOVA)

Della correlazione tra utilizzo di tecnologie e valori di BPNS si è già detto nei
paragrafi precedenti (tabella 8).

43
Distribuzione e caratteristiche del campione di adulti

1. Genitori
I genitori intervistati presso gli ambulatori dei MMG e dei PdLS sono stati in
totale 107, di cui il 76,6% sono donne, poiché sono più spesso le madri che
accompagnano i figli dal medico, e il 23,4% maschi (tabella 1).
L’8,4% dei dati riguardanti i genitori sono stati raccolti nel setting della
medicina generale, il restante 91,6% degli stessi è stato raccolto nel setting
della pediatria di libera scelta; la sproporzione è così netta perché i soggetti
intervistati presso i PdLS presentano un’età per cui era inevitabile la presenza
del genitore; è inoltre rilevante la diversa modalità di raccolta delle interviste
nei due setting, in quanto presso i MMG l’arruolamento è stato fatto per
chiamata telefonica (il soggetto non si recava dal medico per necessità di
prestazione); mentre presso i PdLS sono stati arruolati i primi 10-15 soggetti
in età 11-16 anni che si recavano dal proprio pediatra di famiglia e che quindi
presentavano una necessità di cura.

Analisi e confronti dei questionari sottoposti ai genitori

Quando è’ stato chiesto al Prima parola che viene in mente

genitore, come primo TV, videogiochi, PC, Internet, 63,50%


cellulare
approccio, di dire la prima
Nulla 10,3%
parola che venisse in mente
Paura, solitudine 4,7%
parlando di “dipendenze
Fumo, droghe 3,7%
non da sostanza” più della
Malattia 2,8%
metà degli intervistati ha
Bisogno 2,8%
citato almeno un elemento
Assuefazione 2,8%
tecnologico, tra TV, video-
Ansia 2,8%
giochi, PC/Internet e
Problemi psicologici, fragilità 2,8%
cellulare; il 10% dei soggetti
Ape-car, go-kart 1,7%
però non sapeva di cosa si
Vortice 0,9%
stesse parlando o non è
riuscita a definirlo (tab.13). Tabella 13. Risposte del campione genitori alla domanda
“Prima parola che viene in mente parlando di dipendenze
senza sostanza”

44
Uno dei quesiti più importanti rivolto ai genitori riguardava la percezione del
fenomeno “dipendenze non da sostanza”: come si vede dal grafico in figura 20
il fenomeno è
noto, e per più
del 50% del
campione ha
un’entità molto
rilevante; solo
per il 4,7% degli
intervistati il
problema non
esiste.

Figura 20. Percezione del fenomeno “dipendenze non da sostanza” da


parte del campione genitori.

Quando è stato chiesto ai genitori a chi si rivolgerebbero se uno dei loro figli
dovesse presentare tale tipo di problema, la maggior parte del campione
(44,8%) ha scelto il proprio medico o pediatra per una questione di fiducia e di
conoscenza del soggetto coinvolto e della famiglia. Il 30% dei soggetti invece
preferirebbe rivolgersi ad uno psicologo in quanto persona esperta e
preparata ad
affrontare
queste situazioni
(figura 21). Alla
voce “altro”
(11,2%) le
proposte sono
state: risolvere il
problema in
famiglia oppure Figura 21. Figura professionale interpellata dal campione genitori in caso
di dipendenza non da sostanza
coinvolgere le
insegnanti o gruppi di auto-aiuto.

45
Il 65,4% dei genitori ritiene che il tempo che un loro figlio trascorre, in un
giorno, guardando la televisione o utilizzando PC-Internet o i videogiochi sia
normale; il 32,7% ritiene invece che tale tempo sia troppo. Il valore medio
dichiarato in ore da loro è di 2,5 ore al giorno (DS ± 1,4) e la moda è 2 ore.
Attraverso il questionario sottoposto ai genitori sono state indagate alcune
caratteristiche di possesso di tecnologie da parte dei figli:
• La totalità dei ragazzi di 10 anni non ha il cellulare; lo hanno invece più
del 50% dei soggetti di solo un anno in più; dai 14 anni in poi invece lo
hanno praticamente tutti.
• meno della metà dei ragazzi di 11 anni non ha il computer in casa,
mentre dagli 11 anni in poi lo possiedono praticamente tutti;
• il possesso di consolle per videogiochi è una prerogativa dei più piccoli (a
10 e 11 anni ne hanno tutti almeno una); all’aumentare dell’età aumenta
il numero dei soggetti che non la possiedono, anche se il numero dei
ragazzi che le ha resta comunque superiore al 50% .
• La televisione in camera dei ragazzi non sembra essere una tendenza
diffusa: non oltre il 10% del campione totale dichiara di averla (figura 22).

Figura 22. Possesso di tecnologie secondo i genitori.

46
2. Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta
Utilizzando alcuni corsi d’aggiornamento, sono stati distribuiti questionari a
60 pediatri di libera scelta, con un tasso di risposta del 70% (n = 42) e a 150
medici di medicina generale, con un tasso di risposta del 79,3% (n = 119).

Analisi e confronti dei questionari sottoposti ai Medici

I medici sanno cosa intendiamo parlando di dipendenze non da sostanza? Molti


professionisti non rispondono mentre per altri c’è un po’ di confusione di
termini, soprattutto tra i MMG (tabella 14).

Prima parola che viene in mente MMG PdLS


TV, videogiochi, PC, Internet, cellulare 31,1% 69%
Giochi e gioco d’azzardo 11,8% _
Fumo 6,7% 2,3%
Alcool 6,7% _
Cibo 3,4% _
Nulla (o campo non compilato) 24,8% 19,5%
Vizio abitudine 2,5% 2,3%
Problemi psicologici 2,5% 2,3%
Dipendenza affettiva 0,8% 2,3%
Altro (moda, debolezza, compulsione, ecc.) 9,7% 2,3%

Tabella 14. Risposte dei campioni MMG e PdLS alla domanda “Prima parola che viene in mente
parlando di dipendenze senza sostanza”

Coerentemente la percezione del fenomeno “dipendenze non da sostanza”


non sembra essere particolarmente critica: nel campione di MMG il 20,2% e
tra i PdLS il 9,5% ritiene sia un “non problema” (figura 23), mentre la
maggior parte degli intervistati gli attribuisce una rilevanza modesta.

47
Figura 23.
Percezione
del
fenomeno
dipendenze
non da
sostanza da
parte dei
campioni di
MMG e PdLS.

I due gruppi di professionisti si discostano molto quando si chiede quali


eventuali figure di esperti di riferimento siano da interpellare; il 47% dei MMG
ritiene opportuno ricorrere all’aiuto di una figura specialistica mentre il 59,5%
dei PdLS pensa di poter affrontare la questione senza l’aiuto di un altro
sanitario (figura 24).

Figura 24. Parere dei


campioni MMG e PdLS
sulla necessità di
coinvolgere uno
specialista.

Alla domanda “su chi interpellare” il punto di riferimento per i PdLS é il


neuropsichiatria infantile seguito dallo psicologo; mentre per i MMG
quest’ultimo è il primo riferimento in caso di problemi di questo tipo, seguito
dal servizio territoriale offerto dal SerT (tabella 15).

48
Tipo di specialista MMG PdLS
Psicologo 13,4% 11,9%
Neuropsichiatria infantile 2,5% 14,3%
Psichiatra 5% _
SerT 11,8% 2,3%
Gruppi di auto aiuto 1,7% 2,3%
Spazio Giovani 0,8% _
Scuola 0,8% _

Tabella 15. parere dei campioni MMG e PdLS sullo specialista da interpellare in caso di dipendenze
non da sostanza.

Dai grafici che seguono possiamo vedere qual è il contatto di MMG e PdLS con
altri tipi di dipendenza.
Come si vede dal grafico in figura 25 i PdLS hanno molto meno contatti con
pazienti tra 11 e 20 anni, età critiche per l’uso di sostanze stupefacenti,
mentre poco più del 60% dei MMG sono stati contattati da 1 a 4 volte per tali
problemi nel corso dell’ultimo anno.
Entrambe le categorie poi, sono state interpellate dai genitori nella maggior
parte dei casi, ma i MMG nell’80,8% dei casi sono riusciti a parlare
direttamente anche con i ragazzi, mentre i PdLS ci sono riusciti solo nel 28,6%
dei casi.

Figura 25. Contatti


nell’ultimo anno,
per entrambi i
campioni, con
pazienti tra 11 e 20
anni che fanno uso
di sostanze
stupefacenti.

Anche nel caso dei contatti per abuso di fumo-alcool si vede come i MMG siano
maggiormente interpellati rispetto ai colleghi pediatri; anche se il numero di
contatti per entrambe le categorie è percentualmente maggiore rispetto ai

49
contatti per uso di stupefacenti (figura 26). Come detto per l’uso di
stupefacenti anche in questo caso la figura del sanitario viene interpellata
nella maggior parte dei casi da un genitore (96,9% per i MMG e 100% per i PdLS)
piuttosto che dal ragazzo che è coinvolto. Tuttavia, il MMG riesce a parlare
anche con il ragazzo nell’84,8% dei casi vs il 66,6% dei PdLS.

Figura 26. Contatti


nell’ultimo anno, per
entrambi i campioni,
con pazienti tra 11 e
20 anni che fanno
abuso di fumo-alcool.

Il grafico di figura 27 mostra come il gioco d’azzardo patologico sia un’entità


sostanzialmente sconosciuta per i pediatri, data l’età dei loro pazienti, anche
se il 2,3% di essi afferma di essere stato contatto da 1 a 4 volte per tale
problema; tale percentuale aumenta fino al 26% nel setting della medicina
generale, con uno 0,8% di MMG che sono stati contattati da 5 a 9 volte per un
problema di gioco d’azzardo patologico in un pazienti di qualsiasi età nel
corso dell’ultimo anno.

Figura 27. Contatti


nell’ultimo anno,
per entrambi i
campioni, per casi
di gioco d’azzardo
patologico in
pazienti di qualsiasi
età.

50
DISCUSSIONE

Negli ultimi anni è andata crescendo la diffusione di mezzi tecnologici e con


essa anche il loro utilizzo, soprattutto tra gli adolescenti, come ben mostrano
le ricerche ISTAT. Nonostante ciò le dipendenze non da sostanza su cui sono
disponibili più conoscenze restano il gioco d’azzardo patologico e la IAD,
studiate però prevalentemente in una popolazione adulta.
La Società Italiana di Pediatria (SIP) ha ripetutamente segnalato una
correlazione positiva tra l’uso prolungato della televisione (più di 3 ore al
giorno) e una propensione significativamente superiore alla media ad
assumere fumo, alcol e droga22. Mancano però correlazioni con l’utilizzo di
altre tecnologie.
Un’altra “denuncia” viene fatta dal Centro Documentazione, Studi e Ricerca
sul fenomeno delle dipendenze patologiche di Arezzo (Ce.Do.S.T.Ar. presso il
Dipartimento delle Dipendenze Azienda U.S.L. 8 Arezzo - Servizio Sanitario
Regione Toscana) che parlando di “teledipendenza” afferma che essa “si
sviluppa progressivamente a scapito del rendimento scolastico o
dell’efficienza sul posto di lavoro, della comunicazione socio-familiare e
persino del livello intellettuale ed affettivo del soggetto, sempre più
caratterizzato dall’apatia, da un atteggiamento passivo e dalla mancanza di
36
senso critico”.

Rispetto invece all’uso di PC e Internet anche il Ce.Do.S.T.Ar. sottolinea che


non tutte le persone che usano tali tecnologie ne diventano poi dipendenti.
Viene inoltre affermato che molti internet dipendenti sono ex alcolisti o ex
tossicodipendenti, molti avevano già importanti problemi emotivi o
psichiatrici ancora prima di essersi mai collegati in rete.
Il problema comunque esiste e sembra poco conosciuto ai Medici di Famiglia
37
come sostenuto recentemente da alcuni psichiatri . Il fenomeno sembra
essere poco valutato in popolazioni adulte e ancor meno in ambito giovanile.
Questo studio ha quindi cercato di rispondere ad alcune domande sui rapporti
tra adolescenti e tecnologie nel contesto socio-sanitario modenese.

51
1. E’ presente il fenomeno “dipendenze non da sostanza” nella realtà
modenese?

I dati da noi ottenuti riguardo l’uso di videogiochi e PC-Internet sono


confortanti, nel senso che entrambi, anche se abbastanza diffusi, i primi
soprattutto tra i giovanissimi, i secondi senza grosse distinzioni in base all’età,
non sembrano generare elevato rischio dipendenza: anzi in entrambi i
campioni studiati la maggior parte dei ragazzi risponde ai questionari proposti
con un punteggio di rischio di dipendenza basso. In questo caso quindi
possiamo dire che il possesso non coincide con l’utilizzo, o meglio con un
utilizzo “scorretto” della tecnologia stessa, almeno nella maggior parte dei
casi.
Nella parte minoritaria, dove il loro utilizzo risulta eccessivo e quindi
potenzialmente a rischio nel causare una dipendenza (dai dati emerge anche
che chi utilizza assiduamente il videogioco utilizza altrettanto assiduamente
anche PC e Internet e viceversa) emerge una correlazione importante con la
mancata soddisfazione di bisogni psicologici di autonomia, competenza e
relazionalità. Tali bisogni, come dicono gli autori del test, sono il
“nutrimento” del benessere psichico e laddove ci sono dei problemi
psicologici il terreno è fertile perché possa nascere una dipendenza di questo
tipo (come anche sostenuto da Ce.Do.S.T.Ar.!). D’altronde è risaputo che
l’uso assiduo di queste due tecnologie non favorisce la relazionalità, se non
quella virtuale. Interessante rilevare come il rischio di dipendenza sia
risultato più elevato tra gli studenti di sesso maschile e appartenenti agli
istituti professionali rispetto a quelli dei licei, a maggior rischio cioè di disagio
socio-culturale.
Per quanto riguarda invece le altre due tecnologie da noi indagate,
televisione e cellulare, i dati mostrano che i livelli di rischio medio e alto di
dipendenza sono percentualmente più elevati rispetto alle altre tecnologie;
questo probabilmente è legato alla maggiore diffusione di questi mezzi (la
televisione è ubiquitaria e dai 14 anni praticamente tutti hanno il cellulare,
come confermato anche dai dati nazionali ISTAT). In questo caso l’utilizzo
coincide con la disponibilità e sembra generare un rischio medio di

52
dipendenza più accentuato in ambito “periferico-rurale” rispetto a quello
cittadino. Il fenomeno sembra avere legami maggiori con il genere e il
contesti degli intervistati, almeno per quanto riguarda l’utilizzo del cellulare:
infatti in ambito periferico-rurale le femmine sono le maggiori utilizzatrici,
tendenza che però si inverte in città. In entrambi i campioni studiati possiamo
evidenziare una correlazione, in questo caso positiva, tra l’uso della
tecnologia e la soddisfazione dei bisogni, risulta infatti che chi ha un alto
livello di soddisfazione dei bisogni utilizza di più il cellulare, probabilmente
perché aiuta a relazionarsi mantenendo una certa autonomia. Il genere non
sembra influire invece sulla abitudine all’uso della televisione.
Non sorprende più di tanto che l’uso di più tecnologie abbia un effetto
potenziante: chi utilizza di più PC-Internet usa anche di più, nell’ordine,
videogiochi, cellulare e televisione; non risulta però statisticamente
significativa la correlazione tra uso di videogioco e cellulare, verosimilmente
perché soddisfano bisogni antitetici.

2. Esistono fattori di rischio o protettivi?

Uno degli obiettivi secondari era quello di valutare la possibile presenza di


fattori di rischio o di protezione per l’instaurarsi di questo tipo di fenomeno.
Alcuni di quelli che noi ritenevamo fossero fattori protettivi, non si sono
dimostrati tali, come ad esempio praticare sport o passare un certo numero
di ore in famiglia; questo ultimo dato dovrebbe essere meglio esplorato
relativamente alle attività svolte durante il tempo passato in famiglia. Il
livello di istruzione dei genitori correla inversamente con l’uso di tutte le
tecnologie, anche se i valori più significativi si hanno verso videogioco e
televisione: a livello di istruzione dei genitori più basso corrisponde un
maggiore utilizzo della tecnologia e di rischio di sviluppare dipendenza.
Altra correlazione importante rilevata è quella tra il numero di materie
scolastiche con difficoltà e l’utilizzo delle tecnologie: all’aumentare dell’uso
della tecnologia, aumentano le difficoltà scolastiche; in questa correlazione
sono coinvolte tutte le tecnologie, anche se per il cellulare la relazione
sembra risentire di altre variabili quali contesto e genere. Ad analoghe

53
osservazioni conduce la correlazione inversa che invece si instaura tra tempo
dedicato ai compiti scolastici e uso di videogiochi e PC-Internet:
all’aumentare dell’uso di tecnologie diminuisce il tempo dedicato ai compiti.
Un dato che sembra confermare quanto riportato nel rapporto della Società
Italiana di Pediatria del 200822 è che in questo studio le abitudini
tossicomaniche come fumo e alcool hanno una correlazione diretta con il
maggiore utilizzo di tecnologie, in particolare appaiono più forti le
correlazioni tra fumo e utilizzo di PC-Internet e cellulare e abitudine alcolica
e PC-Internet, televisione e cellulare.

3. Cosa pensano i genitori del fenomeno “dipendenze non da sostanza”?

I genitori sembrano abbastanza consapevoli dell’esistenza di un potenziale


problema e molti lo sanno anche definire in modo adeguato, come la
necessità di dipendere da un mezzo tecnologico che limita la socializzazione
del ragazzo. In caso di necessità i genitori sanno di potersi rivolgere al loro
medico o pediatra di famiglia, considerandoli essenziali punti di riferimento,
anche per successivi percorsi specialistici.
Una minore quota di intervistati preferirebbe viceversa contattare
direttamente una figura specialistica, che per il setting pediatrico sarebbe il
neuropsichiatra infantile, mentre per il setting della medicina generale lo
psicologo, in quanto ritenuti più preparati ad affrontare una situazione di
questo tipo, pur non conoscendo paziente e ambito familiare (il caso di
Giovannino docet!)

4. Cosa pensano MMG e PdLS del fenomeno “dipendenze non da


sostanza”?

I medici e i pediatri di famiglia modenesi sono abbastanza informati al


riguardo, come risulta dai questionari compilati, anche se rispetto al genitori
il problema sembra essere meno sentito. I PdLS però sembrano essere più
sensibili al problema, probabilmente perché hanno una quota maggiore di
adolescenti, che vedono più frequentemente. Per questo, probabilmente,

54
dichiarano anche di sentire meno il bisogno di appoggiarsi ad altre figure
specialistiche in caso di problemi di dipendenze non da sostanza. I MMG più
frequentemente demanderebbero ad altro specialista la risoluzione di tale
problema, a loro meno noto, mentre si trovano ad affrontare più
frequentemente problemi legati all’abuso tossicomanico o alla
tossicodipendenza, stante la maggiore età dei loro assistiti e quindi hanno
buone competenze relazionali per affiancare situazioni di fragilità personale e
familiare.

5. Cosa si può fare oggi e cosa si potrebbe fare?

Da questo studio emerge la importanza di prestare attenzione a campanelli


d’allarme spesso scontati e quindi trascurati, quali il rendimento scolastico e
l’abuso temporale di tecnologie “normali”, senza che obbligatoriamente le
situazioni debbano evolvere verso una qualunque forma di dipendenza, sia da
sostanze che da non sostanze. I professionisti di famiglia possono fare da
riferimento per i genitori che abbiano un dubbio, ma a loro volta hanno
bisogno di poter contare su figure specialistiche adeguatamente informate con
le quali costituire una rete di supporto alle famiglie e agli educatori scolastici,
primo punto di riscontro dei segnali critici. E’ altrettanto importante che
medici e insegnanti migliorino le capacità esplorative e comunicative con gli
adolescenti, soggetti notoriamente sfuggenti ai contatti sia con i sanitari, di
cui spesso non si fidano, che con gli insegnanti, di cui mai si fidano.

Cosa si potrebbe fare, allora?


• Certamente sarebbe utile far parlare con linguaggi condivisi i diversi
attori, ovvero avviare percorsi formativi multiprofessionali, uscendo dai
tecnicismi dei linguaggi specialistici per entrare in percorsi di condivisione
di esperienze e strategie.
• Mettere a punto, sempre in ambito multiprofessionale, un mezzo sintetico
e di facile applicabilità (come ad esempio i questionari di questo studio)
per poter individuare i soggetti a più alto rischio di dipendenza dai mezzi
tecnologici.

55
A questo proposito ci sembra interessante segnalare che molti ragazzi, nello
spazio dedicato ai commenti liberi dei questionari, abbiano espresso
apprezzamento per il questionario stesso, aggiungendo che era stato utile,
pur nella sua lunghezza e complessità, per farli riflettere su alcuni loro
comportamenti.

56
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21. Traduzione italiana 2000. Presi nella Rete. Bologna: Calderoni.
22. Società Italiana di Pediatria. Commento al rapporto italiano su
abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani. 2008. Consultato al
sito Internet http://www.sip.it/index/index/atom/1455l
23. Dimonte M, Ricchiuto G. Mobile phone and young people. A survey
pilot study to explore the controversial aspects of a new social
phenomenon. Minerva Pediatr. 2006; 58(4):357-63.
24. Walsh SP, White KM, Young RM. Over-connected? A qualitative
exploration of the relationship between Australian youth and their
mobile phones. J Adolesc. 2008; 31(1):77-92.
25. Szadejko, K. Test della dipendenza da videogioco – comunicazione
personale
26. Young, S.K. Presi nella rete. Intossicazione e dipendenza da Internet,
2000. Calderoni edagricole, Bologna, pp. 18 -20.
27. Materiale consultato dal sito Internet: http:// www.nienteansia.it
28. Materiale consultato dal sito Internet:
http://www.siipac.it/newaddictions/test_cellulari.htm
29. Baard, P. P., Deci, E. L., Ryan, R. M. Intrinsic need satisfaction: A
motivational basis of performance and well-being in two work settings.
2004. Journal of Applied Social Psychology, 34 , 2045-2068.
30. Deci, E. L., & Ryan, R. M. The "what" and "why" of goal pursuits:
Human needs and the self-determination of behavior. 2000.
Psychological Inquiry, 11, 227-268.

58
31. Deci, E. L., Ryan, R. M., Gagné, M., Leone, D. R., Usunov, J., &
Kornazheva, B. P. Need satisfaction, motivation, and well-being in the
work organizations of a former Eastern Bloc country. 2001. Personality
and Social Psychology Bulletin, 27, 930-942.
32. Gagné, M. The role of autonomy support and autonomy orientation in
prosocial behavior engagement. 2003. Motivation and Emotion, 27,
199-223.
33. La Guardia, J. G., Ryan, R. M., Couchman, C. E., & Deci, E. L. Within-
person variation in security of attachment: A self-determination
theory perspective on attachment, need fulfillment, and well-being.
2000. Journal of Personality and Social Psychology, 79, 367-384.
34. Szadejko, K. Percezione di autonomia, competenza e relazionalità.
Adattamento italiano del questionario Basic Psychological Needs Scale.
2003. Orientamenti Pedagogici, n. 5, 853-872.
35. Bolasco, S. Analisi multidimensionale dei dati. Metodi, strategie e
criteri d'interpretazione. 1999, Roma, Carocci (3^ ristampa 2008)

36. Materiale consultato dal sito Internet:


http://www.cedostar.it/internet_e_altro.htm.
37. Maj, M. La psichiatria italiana fa il punto sulla dipendenza da Internet.
12 febbraio 2009, “Corriere Medico” pagina 7.

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RINGRAZIAMENTI

Mi sembra doveroso fare alcuni ringraziamenti: Dott.ssa Padula, Dott.


Krzysztof Szadejko, Dott. Capelli, Dott.ssa Lugli, Imma Cacciapuoti, Dott.
Bagagli.
Volevo inoltre ringraziare tutti i medici di medicina generale che, oltre ad
essere stati molto disponibili, mi hanno aiutato nella raccolta dei dati:
Dott.sse Baldoni, Bannò, Bonesi, D’Urso, Padula, Poppi e Scarpa e Dottori
Lambertini, Piancone e Turrini.
Per quanto riguarda poi i pediatri di libera scelta che hanno fatto un
bellissimo lavoro, puntuali e precisi vorrei ringraziare: le Dott.sse Lugli, Luppi,
Prodi e Ranieri e i Dottori Barbari, Bergomi, Ferrari, Guaraldi, Mangialavori,
Zucchi.
Un altro ringraziamento doveroso va ai direttori scolastici del Liceo Scientifico
A. Tassoni di Modena, del Centro Formazione Professionale Città dei Ragazzi
di Modena e dell’Istituto Superiore Multiindirizzo Cavazzi – Sorbelli di Pavullo
(Modena) che mi hanno permesso di poter somministrare i questionari ai loro
studenti.
In fine il ringraziamento più sentito va a tutti coloro che si sono prestati per
compilare il questionario ed hanno reso fattibile questo progetto, siano essi
ragazzi, genitori, medici di medicina generale o pediatri di libera scelta.

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