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Arvail Delacroixe è un umano di ventisette anni, originario di Waterdeep, soprannominato

“Vangarde” da se stesso e da alcuni suoi amici scrittori e poeti che lo hanno osservato agire in
adolescenza nelle accademie e nei quartieri alti della città. Il soprannome è dato da un gioco di
parole che mette “in guardia” i propri avversari ma che ha anche la pretesa di riferirsi alla
“avanguardia” sia quella militare sia culturale , come dice Vangarde stesso.
Il giovane ragazzo infatti viene da una casata estremamente tradizionalista, il padre è Erinald
Delacroixe il più importante sacerdote della piccola chiesa di Siamorphe, divinità dei Nobili e della
regalità. Una famiglia quindi che ha sempre vissuto legata all’etichetta, ai modi, alla forma più che
alla sostanza.Vangarde è figlio unico, volutamente in quanto i genitori concentrarono tutte le loro
attenzioni solo ed unicamente su di lui e il padre decise di avere una progenie in età molto avanzata.
Fin da giovane si è trovato perfettamente in linea con i dettami di casa con tutti i doveri e si è
sempre distinto con dignità in tutte le discipline che gli venivano proposte, anche se a discapito dei
suoi desideri eccelleva in quelle fisiche e non era tra i migliori in quelle mentali. Nonostante questo
mise tutto se stesso nello studio del vocabolario e dell’espressione di sé.
Sarebbe sicuramente diventato un buon erede diretto del padre e forse sarebbe stato destinato alla
gestione del piccolo sacerdotato di Siamorphe ma in età adolescenziale si accorse che questo non
era in linea con i suoi desideri più profondi.
Iniziò infatti a mettere il muso fuori dalla sua piccola vita tranquilla e sicura abbandonando di tanto
in tanto i quartieri alti di Waterdeep. Andò dapprima a partecipare a duelli di schermi di strada,
sponsorizzato da un piccolo gruppo di amici che lo sostenevano quanto lo sfruttavano per vincere
qualche moneta, e poi deliberatamente in giro nei bassifondi ad osservare la gente comune,
noncurante del pericolo. Infatti sarebbe potuto incorrere di certo in qualche rapitore famelico di
ricattare i genitori ma non andò così. Fece invece due importanti incontri.
Il primo avvenne in una taverna, durante la sua prima sbornia, intorno ai quindici anni, proprio in
una di queste sue fughe da casa. Era molto concentrato nello sfidare un noto giocatore di scacchi
della taverna, niente più di un vecchio, noto tanto per la sua capacità di giocatore ,in realtà
mediocre, tanto quanto la sua capacità di raccontare una moltitudine di banalissime barzellette ,ai
limiti dell’irritante. Ed è proprio al culmine della partita e dell’ubriachezza che Vangarde fu
letteralmente fulminato da una visione che si trasmuto presto in un incontro. Iniziò infatti una
conversazione con il cavallo della sua scacchiera che sembrava scherzarlo con delle battute ma
anche stimolarlo al non arrendersi e al giocare fino all’ultima mossa.
Non seppe mai come finì la partita e per miracolo si ritrovò a casa. Inizio però una serie di ricerche
cercando di carpire tutti i segnali che aveva raccolto quella notte e incrocio ben presto il simbolo e i
dogmi del Cavaliere Rosso. Culto che fece ben presto suo e che riusciva perfettamente a
racchiudere sia la sua disciplina originaria, sia la cultura cavalleresca appunto ma anche un’aspetto
goliardico,ironico e se vogliamo apparentemente buffo della vita, una visione farsesca della vita…
ed oltre a questo egli è convinto e ritiene fermamente di aver incontrato il cavaliere rosso in persona
quella notte, ed è da quel giorno che egli gli ha concesso i suoi poteri, solo che non saprebbe dire se
era realmente nella pedina del cavallo o se era quel bifolco che aveva davanti, questo ad ogni modo
non era rilevante.
Imparò a bere di meno anche perché ben presto le sue attenzioni vennerò indirizzate verso qualcosa
di nuovo: una donna. Il secondo incontro importante della sua vita. Fù un grandissimo amore, un
amore tanto grande quanto ricambiato per brevissimo tempo. I suoi pochi amici stretti direbbero
l’amore di una notte. Ma Vangarde era follemente innamorato e decise di eleggere questa povera
donna a suo amore ideale. Ella era tuttavia poco più di una prostituta, un’accompagnatrice molto
elegante e molto intelligente. Tuttavia lei percepì il suo interesse forsennato come qualcosa di
insano, di folle e lo rifiutò regalandoli una grande delusione, una profonda sconfitta. Sopratutto
quando la stessa donna amata decise, poche settimane dopo, di sposare uno sfarzosissimo borghese
della città. Dedito all’alta moda e capace di dettare lo stile estetico dei quartieri più ricercati.
Vangarde da buon cavaliere non potè che prendere anche questo come una sfida…. Fino a perderne
il controllo. Divenne così un fanatico di un estetica ai limiti del proponibile. Tratta il suo volto come
un quadro, usando a volte più trucco di una donna e arrivando al limite di apparire proprio come un
giullare.
Questa sorta di ironia e follia insita in lui furono però anche la sua salvezza. Gli permisero di
decidere che il suo tempo in città era finito. Era il momento di partire. Di cercare le illuminazioni
del suo amato cavaliere rosso altrove. Di far incrementare il suo valore così come in un duello di
giostra lo scudiero spera che il suo cavaliere vinca uno scontro dietro l’altro, fino a diventare un
campione.
Il cavaliere rosso è una semi divinità ma secondo Vangarde questo non vuol dire che possa ben
presto, grazie anche ai suoi fedeli, surclassare altre divinità più antiche ,e forse inoperose,
sostituendole.
La priorità va comunque alle sue intenzioni originali, della sua cultura ma anche del suo cuore.
Egli infatti ha una grande bontà in se stesso che ama portare in giro per il faerun, un fortissimo
sentimento di compassione e pietà.
E così fece per almeno sette anni, in giro per Faerun raccogliendo le missioni più disperate,
seguendo gli avventurieri più sconclusionati, balordi, avventati o maleorganizzati che c’erano.
L’importante è l’atto eroico. Viaggiò sopratutto nella costa della spada, nel cormyr , nelle valli e nel
loro sottosuolo e per giunta anche nel Rashmen ai confini con i pericolosi territori del Thay.

Brandisce un martello alto quasi due metri, sottile e con una testa di caprone non troppo massicca,
con cui riesce ad aprire quasi ogni cosa gli si pari davanti.

Possiede un cavallo, Fulgido, ammaestrato dalle guardie d’elitè di Waterdeep, che gli è stato donato
dal padre al compimento della maggiore età e che è stato ben presto toccato dal potere della divinità
creando un legame magico con Vangarde stesso. E’ il suo migliore amico.

Vangarde ha recentemente subito una pesante sconfitta, ma ha capito di essere riuscito a


intraprendere forse la strada più interessante, la missione più pericolosa e ricercata, per far volare
alto il vessillo del cavaliere rosso.

Importante è stata anche la ferità non rimarginabile che gli ha toccato il volto. Ritornando dalla
morte ha recepito questa come un dono, un nuovo messaggio del suo dio, che gli intimava una
concentrazione maggiore alle cose pratiche, nel focalizzare la bellezza ancor di più nell’eroismo che
non nel mero aspetto estetico.
Per ora sembra funzionare, ma chi lo conosce direbbe che più del suo martello ciò che è davvero
imbattibile è la sua vanità!
Vangarde!

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