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IL SISTEMA VOCALICO – COME SI SVILUPPA

Nel pasaggio dal latino all’ italiano ci sono fenomeni fonetici, morfologici e fonologici che intervengono a un lento
passaggio tra una lingua e altra.

In italiano ci sono 7 vocali ( e chiusa e aperta, o chiusa e aperta). I vocali si differenziano in base all’apertura e
chiusura quando parliamo. In base a queste 4 vocali distinguiamo le parole che in altri casa sarebbero identiche
( pesca atto ti pescare – pesca – frutto – aperta). Le aperture e chiusure sono il risultato delle vocali in latino. In
realta’ in latino non si avevano le aperture e chiusure ma si aveva la quantita’.

La poesia latina si e’ letta in metrica, non come la vediamo, ma con una tonalita’ diversa, e ha un ritmo che e’
dato proprio dalla quantita’ dei vocali. In latino 10 vocali. Col passare dei secoli si perde la quantita’.

Il sistema tonico vocalico siciliano e’ diverso a quello italiano standard. In Siclila e in Calabria estrema e anche in
Salento ( le regioni dove c’e’ la Lecce) ci sono 5 vocali, mancano la e e o chiusa. Dal latino si sviluppa una
pronuncia diversa, non ci sono vocali chiuse.

Ci sono 2 sistemi vocalici diversi.

SCUOLA SICILIANA

- Un ambiente culturale che si forma nel 200, intorno alla corte di Federico II.
- Qui ci sono le prime testimonianze letterarie della lingua volgare. E’ importante perche’ dalla scuola siciliana si
hanno delle cose fondamentali per arrivare a Dante.
- Nella scuola siciliana accade un fatto – gli scrittori, I poeti principali sono siciliani. Accade che alla morte di
Federico II, la scuola siciliana smette di esiste, pero’ le loro poesie erano diventate molto famose nelle zone di
Italia e arrivano a Toscana. Questo e’ un passaggio molto importante. Le poesie arrivano attraverso I copisti
toscani tra il 200 e 300. Non si conosce la veste letteraria originiaria.
- Si pensava che I sicilani usassero una lingua sopraregionale, si c’era una lingua volgare siciliano ma era
uniforme per tutte le zone di Sicilia. In realta’ non c’era cosi. Quello che e’ arrivato in corso dei secoli, e’ stato
letto in una veste lingustica Toscana. L’ordine delle parole era quello, ma I vocali no. Per esempio I copisti
toscani tendevano a chiudere alcuni vocali. Una rima esatta ( usu – amorusu – uso – amoroso). La rima non
c’e’ piu’.
- La rima siciliana diventa un momento stilistico, che e’ una rima imperfetta. La poesia siciliana era vista come
raffinata ed era immitata dai tutti. Anche la lingua. Non e’ quella originaria ma quella Toscana che si immita. Si
pensava che I Siciliani scrivessero in quest modo ma in realta si leggeva quello che avevano scritto I copisti
toscani. Le rime la poetica, non e’ altro che un’immitazione del toscano.

LA LINGUA DI DANTE

La Commedia e’ un’ opera per eccelenza. E’ completa, dentro c’e’ di tutto – filosofia, astronomia, matematica,
poesia. E’ la prima opera piu’ importante scritta in volgare.

Dante si interogga sulle lingue. Era un linguista. Scrive un trattato De volgari eloquentia – molto importante che
era scoperto nel corso del 500. Riguarda l’eloquenza della lingua volgare.

Inizia a vedere, a descrivere cosa accade in Europa e dopo in Italia in livello lingustico. Prima si concentra sull’
Europa. Geograficamente individua i paesi del Nord e di Nord est, paesi germanici, si parlano le lingue in cui il si
italiano si dice oc in antico, germanco. Poi va nei paesi del Centro Sud d’Europa dove si parla la lingua d’oil cioe’
nel francese meridonale e poi arriva in Italia dove si parla la lingua di si cioe’ il volgare italano.
D’oc est ( latino) – Questo e’

D’oil – oui

Di si ( latino – sic est) cosi’ e’

Dante si interogga su quale era il volgare migliore. Elenca 4 carrateristiche. Deve essere:

- Illustre – deve essere privo di vocaboli coloquali, rozzi, bassi


- Cardinale – deve essere un cardine, un punto di rifferimento per gli altri volgari
- Aulico – deve essere addato a parlare davanti a un Re
- Curiale – deve essere adatto a parlare in un tribunale o Senato.

Esamina vari volgari che si parlano all’Est e all’Ovest dell’Appenino. Indivudua 14 volgari, scarta quelli che non li
tiene adatti come romanesco, arrezzino, scarta anche I fiorentino ( lo considera diffetoso).

Il bolognese viene visto positivamente da Dante. Si rifa’ ai modeli lingustici. Il bolognese era il volgare di un poeta
molto famoso e molto apprezzato da Dante Guido Guinzelli ( Dolce stil nuovo), scirve poesie molto raffinate e
Dante lo ritiene molto positivamente.

Lo stesso e’ con sicliano. Ma lui non sa che quello che legge non e’ il vero siciliano ma trasformato dalla mano
dei copisti toscani.
LA COMMEDIA DI DANTE

Scritta in una lingua differente da quella teorizzata in De volgari eloquentia, in fiorentino parlato. Non rispetta
le regole che aveva datto in De volgari eloquentia.

Non esistiono manoscritti autografi della Commedia. Non ci sono le certezze che Dante abbia scritto la
Commedia. Ce ne sono attraverso testimonianze indirette, ma non c’e’ una righa giunta che e’ arrivata da noi che
possiamo dire con certezza che la Commedia l’abbia scritto lui.

Ci sono solamente le copie, non c’e’ il originale. E’ difficile risialire alla parola che abbia usato Dante. Ci sono
manoscritti bolognesi, ci sono arrechini, che sono influenzati dai loro volagri.

Comunque e’ stata ricostruita. Una carratteristica della lingua poetica di Dante e’ cosidetto PLURILINGISMO – una
carrattersitica che e’ stata individuate da un scrittore Gianfranco Conti’.

Dentro la Commedia ci sono le parole di diversa provenienza – latinismi, forestierismi, dalle popolo, toscane, non
toscane, lucchese, bolognese, sardo.

Mescolanza di volgari – carrateristica di Dante.

La varieta’ lingusitica di Dante e’ dovuta anche dal registro che ha usato all’interno della Commedia. Il registro
cambia in base alla cantica. E’ organizzato dal piu’ basso al piu’ alto. La parte della Commedia piu’ famosa e’
Inferno. La parte piu’ difficile e’ il Paradiso perche’ cambia il lessico ed il registro. Dante plasma la lingua in base al
tema trattato, in base a situazioni che affronta. Dato che l’ Inferno e’ carraterizzato da un fortissimo realismo
( sangue, pecatori, sofferenze), deve descrivere le cose molto concrette, il lessico e’ piu’ basso ed il registro e’
anche basso. Questa zona e’ ambientata in Inferno dove il realismo e’ fortissimo. Il registro cambia. Piu’ sale verso
il cielo non descrive le cose reali, il registro e il lessico diventano piu’ aulici, perfezione.
Piu’ all’ Inferno il linguaggio il lessico e’ basso volgare e quando si avvicina al Paradiso il linguaggio aulico, lingua
difficile da comprendere, parole difficili da interpretare.

Riuscire a distingere le situazione in base al contesto communicativo.

C’e’ anche la polimorfia – una parola in modi diversi

-forme archaiche e forme moderni,

-forme della scuola poetica siciliana e del fiorentino) fuoco – foco, cuore- core

-anche varianti di una parola – per esempio – serrochia, suora, sorella

Ce ne sono molti lattinismi ( latinoclassico – come Virgilio, latinocristiano, latinoscientifico)

Neologismi – sopratutto in Paradiso perche’ deve descirvere una situazione non immaginabile.

Verbi parasintettici – formati da una base con preffisso e suffisso - inceliarsi, moliciplarsi

Usa anche espressioni che si usano nella lingua contemporanea – il Bel Paese, la’ dove si suona.

Il gran rifituo – Celestino V che aveva abicacato che rifiutava di essere Papa.
LA LINGUA DI PETRARCA

Petrarca e’ un autrore che riscopre I classici latini, quei autori lattini che vivono in eta’ classica ( Cicerone, Seneca,
Virgilio).

Comportamento diverso da quello di Dante perche’ c’e’ un rovesciamento del raportto tra latino e volgare
particolarmente nella grafia.

Dai manoscirtti autografici di Petrarca sappiamo che lui scrive in sopratutto in latino. La lingua che ritiene ufficiale
e’ il latino.

Le note che scrive anche sono in latino. Nelle poesie che fa ( che sono in volgare) le note sono in latino.

Voule essere considerato come un poeta latino, ma si conosce come un poeta volgare.

Canzoniere – dal titoto originario Rerum segmenta.. ( Frammenti di cose volgari) che sostalziamente era un
divertimento di autore di scrivere le cose in volgare. La lingua influenza tutta la poesia fino all’800.

Ci sono tre elementi che mostrano che l’uso di Petrarca del volgare e’ artificiale

- Molto dell’opera e’ scritta in latino


- E’ considerate un divertimento all’autore stesso
- Le postile ( le noti) sono in latino ( Il manoscritto si chiama il Vaticano latino 3196 – perche era conservato in
Vaticano).
Esistono 2 codici manoscritti del Canzioniere di Petrarca

- Il primo Vaticano latino e’ deffinito codice degli abbozzi perche’ sono le bozze e’ sono provisoria perche’
contengono tutte le correzioni delle poesie di Petrarca
- Il secondo e’ la versione deffinitiva, scritta a Belano Vaticano 3195

MONOLINGUSIMO

Lingua molto selezionata, che non sfrutta tutti gli aspetti del lessico, ma lavora sulla polisemia delle parole. Per
esempio dolce che assume diversi aspetti della parola.

Tutta la lingua e’ attacata all’antirealismo. Viene eliminato tutto cio’ che e’ espressivo.

Usa un polimorfismo – e’ la stessa parola scritta in modi diversi – per esempio forme lattineggianti, forme toscani,
provenzali, siciliano)

Si adegno/ Si adigno – diversi tipi di grafia.

Fa una selezione anche tra le forme della tradizione siciliana che lo precede.

- Coglie sola una volta la rima siciliana ( da Dante e’ piu’ frequente) – perche’ I copisti hanno cambiato la forma
della rima ( voi – altrui)
- Usa la rima grafica ( o aperte o chiuse che rimano tra di loro)
- Riduce la forme galliche anche se rimangono alcune ( rimembranza)

Anche nella sintassi e’ attento a regolare l’ordine delle parole.


Fa un grande uso dei chiasmi ( le parole sono incrociate)

Usa diftologie ( aggettivi che indicano le stesse cose per marcare il concetto – forte e robusto)

Antecipa il determiantte rispetto al determinate

LA LINGUA DI BOCACCIO

Per la poesia si aveva una stabilita’ lingustica, invece per la prosa del 300 non si aveva. Non si avava una
tradizione.

Con Decameron, comincia a avviare una tradizione per la prosa che resta fino a Manzoni.

Bembo indica la prosa di Bocaccio come un modello da seguire.

Lo stile difficile da leggere ( pieno di inversioni), anche fa inversioni con ausiliari e participi passati ( esser deve,
veduto aveo).

La sintassi del Decameron e’ carraterizzata dal verbo al dal period

Paraipotassi - un misto tra paratasi e ipostasi. Oggi non esiste in italiano.

La sintassi del parlato – Bocaccio vuole immitare l’oralita’. All’interno del Decameron si trovano diversi fenomeni
come per esempio:

- Anacoluto – la ripetizione del soggetto all’ interno di una frase.


- Il che polivalente – il che che assume piu’ valenze, rachiude piu’ funzioni
- La dislocazione a sinistra – tipicissime del parlato, quando l’oggetto e’ spostato all’inizio della frase cioe’ a
sinistra del verbo
- La concordanza a senso – molto frequente all’oralita’ – il verbo si concorda con il soggetto logico non con
grammaticale. Una ventina mi dissero

Cerca di immitare I fenomeni del parlato

La lingua di in Decameron e’ l’italiano medio alto. Si trovano tratti archaci DECEM ( viene dal latino DECEM) al
posto di dieci.

Anche si trovano dei tratti moderno ( tu pensi – al posto tu pense). Vengono scirtti per analogia ( tu dici – tu
pensi).

Il lessico non e’ lo stesso che usa Petrarca. Ci sono parole non fiorentine, per esempio veneziane, espressioni
napoletane.

Ma per esempio nella novella di Andreaccio che e’ di Napoli, non usa il napoletano per quel personaggio e non ci
sono caratteristiche della lingua napoletana.

La grafia

PIETRO BEMBO
E’ l’autore che ha cambiato un po il modo di guardare la lingua in italia. E’ stato un intelletuale si e’ interessato
per tutta la vita per la promozione della lingua volgare in Italia.

Bembo ha fatto la collaborazione con l’editore veneziano Aldo Manuzio.

1501 – Manuzio stampa l’edizione del Canzoniere di Petrarca a cura di Pietro Bembo. Formato tascabile. Si
modernizza la grafia lattineggiante, e per la prima volta si usa l’apostrofo. La modernizzazione si vide sin da titolo,
Le cose volgari – Le cose vulgari (in latino).

1525 – vengono pubblicate Le prose di Bembo. E’ un trattato di una forma dialogica e diviso in tre libri.

Quando Bembo parla della lingua volgare intende il toscano, ma non toscano del suo tempo ma quello che hanno
usato Petrarca e Bocaccio.

Le idee che Bembo inserisce nelle prose sono varie

1) La nascita’ del volgare – il volgare nasce da una contaminazione delle parlate straniere, delle barbari, e
deve riscattarsi tramite gli autori
2) Ha un idea classicista della lingua – la lingua non deve aquisirsi dal popolo ma quella degli scrittori, perche’
il popolo puo’ corrmpere la lingua, potrebbe defformarla con foriesterismi, perche non e’ una lingua scritta,
ma sempre parlata.
3) Modelli da seguire – Petrarca e Bocaccio
Dante – no, perche lui usa il plurilinugismo, era contaminato a parole rozze. Invece la lingua perfetta e’
quella di Petrarca che usa monolingusimo. Ma anche Bocaccio crea problemi perche anche lui usa il
parlato. Il modo di seguire di Decameron non sono i dialoghi ( dove lui immita il parlato). Si deve seguire
nei cornici ( solamente introduzioni) perche non e’ contaminato.
AVVERSARI DI BEMBO

Si sviluppano anche altre teorie – come la teoria cortiggiana, quella che fa rifferimento ai corti. Ci sono
persone come Equicola, Castelvetro, Castiglione che propongono di guardare alla lingua nei corti ( Roma).
Nel 500 Roma era una citta’ cosmopolita. Circolavano molte persone apparteneti a zone diverse d’Italia e
anche fuori d’Italia che dovevano in qualche modo parlare tra di loro. Quidi, favoriva la diffusione di una
lingua superregionale. Le persone si dovevano capire parlando questa lingua di intermezzo. Una lingua che
non era il romanesco, non era il veneziano ma un dialetto lingua che copriva anche le lagune. Si dovevano
comprendersi anche I commercianti.

Baldasar Castiglione ha scritto un’opera intitolata “Il corteggiano” pubblicata tre anni dopo le prose di
Bembo 1528 e propone proprio la questa lingua cortigina.
La differenza e’ per Castiglione non ci si doveva limitare all’imitazione di toscano arcaico ( come aveva
proposto Bembo)
ma si preferiva l’uso vivo della lingua ma in un determinate ambiente sociale, per esempio nella corte,
quello nobiliare ( davanti ai nobili).
Solo questo poteva creare una lingua di communicazione, fatta per communicare. Bembo sosteneva che
questa lingua non era omogenea perche’ ci sono variantida corte a corte. Per la corte di Ferrara aveva una
lingua sua, appartenente all’aerea Padana. Bembo ha detto che quello che ha creato lui aveva un
uniformita’, si devono imitare cose determinate.
La teoria cortigiana offre un modello di lingua contemporaneo, non archaico, ma non era preciso ma non si
indica come si deve imitare, mentre Bembo dice tutto. Lui nel terzo libro Bembo offre dei rifferimenti
precisi delle parole che bisgona usare nella prosa, parole che sono piu’ opportune nella poesia e cosi’ via.
Da Bembo nascono opere d’istruzione come si devono usare le parole in diversi contesti, come le piccole
grammatiche. Nessuno si deve usare in poesia, niuno in prosa.

Uno dei sucessi fondamentali e’ la diffusione della stampa. Con la stampa si ha una diffusione a larga scala
di un libro, e cosi’ piu’ persone lo possono leggere. Quindi la teoria che si e’ stampata e’ diventata come
una norma, come una grammatical. Gli editori ha bisogno un modello uniforme, perche’ siguramente
garantisce una maggiore diffusione delle opere. Gli stapmatori insistevano a scrivere in questo modo che
era’ piu’ chiaro, piu’ leggibile ed anche toscano conoscevano quasi tutti grazie a Dante, Bocaccio e Petrarca.
Questa proposta di Bembo aveva un successo molto ampio, perche’ un’ opera come Orlando Furioso di
Ariosto. 3 volte era pubblicata. Le prime due volte sono prima della pubbicazione delle Prose di Bembo e la
terza edizione e’ pubblicata secondo il modello di Bembo. Ariosto non era toscano, era emiliano, lavorava
nella corte di Ferrara. Era padana. Era piena di forme morfologiche diverse. 1532 Ariosto applica le
correzioni proposte da Bembo ( soi – suoi, andamo – andiamo). La prima persona all’imperfetto era in A
fino all’800.

Accademia della Crusca – Vocabolario della Crusca e’ il primo vocabolirio che indica Bembo.
MANZONI

E’ importante perche’ affronta il problema della lingua in suo romanzo “I promessi spossi” delle sue
personali esigenze da romanziere. Lo riscrive 3 volte perche’ non e’ mai soddisfato della scelta lingustica
che addotta. Manzoni e’ Lombardo. L’ultima edizione ha una forma totalmente Toscana.

Il primo esperimento risale 1821 -23 e non viene dato alla stampa, era la redazione iniziale dei Promessi
spossi.
Questa prima frase viene deffinita eclettica. Lui cerca di raggiungere uno stile moderno mediante uso del
linguaggio letterario ma senza vincolarsi alla maniera dei puristi e accettava francesismi, milanesismi.
Qui il toscano affiora come termine di confronto.
Questo non soddisfa lo stesso Manzoni che scrive – Scrivo male.. e se conosessi il modo di scriver bene, non
lascerei certo di porlo in opera.

FERMO E LUCIA
Dal punto di vista lingustico Fermo e Lucia e:
 Pieno di archaismi, non con intenzionali per esempio passato remoto presse – permette, precesse –
precedette. Dal punto di vista lessicale ci sono parole come abito – abitudin e, tampoco –
tantomeno). Dal punto di vista sintattico c’e’ infinitive con soggetto espresso ( vide quello esser un
luogo abitato) oppure in gerundio ( in passando – nel passare)
 Ci sono molte forme toscane ricavate dalla tradizione letteraria, non dall’uso vivo della lingua
( gangolare – lamentarsi
 Ci sono anche francesismi – non molti nel lessico e nella morfologia
 C’e’ una notevole presenza di milanesismi – fonetici, sintatici ( la Lucia), ma sopratutto lessicali
( martoraccio - uomo bonario)

VENTISETTANA

E’ la seconda fase della riflessione di Manzoni , che porta alla prima edizioni dei Promessi sposi ( in tre tomi 1825-
27). Non e’ una revision, ma una nuova vicenda anche sul punto narrative.

C’e’ uno grande cambiamento di prospettiva. Manzoni non deve plasmare una lingua ma deve adottare una
lingua realmente esistente e viva ( dall’individuo alla societa’) e questa lingua sara’ il toscano. All’indomani del
fallimento dei moti del 1821 si tratta anche di una scelta politicia – indicare un modello di italiano.

Come fa Manzoni di individuare il toscano dell’uso? Lui intraprende un lavoro di ricerca sui testi attraverso la
Crusca Veronese, Vocabolo Milanese e la lettura degli autori toscani del 500 e 600. Quello che lui voleva
individuare non e’ il modo popolare ma il termine normale, il tono medio per trasferire in toscano cio’ che
direbbe spontaneamente in Milanese.

La ventisettana e’ fatta in un linguaggio toscano Milanese. Nella sua ricerca valorizza le coincidenze tra toscano e
Milanese e scompaiono archaismi fonomorfologici e lessicali.

Mostra una vera rivoluzione in sintassi

 Ci sono anacoluti ( ripetizione di un soggetto)


 Dislocazioni a sinistra
 C’e’ una sintassi piu’ duttile ( frasi nominali)
 Che polivalente
 Sconcordanze
 Frasi scisse

Accentua tutti I fenomeni della riprod uzione orale

QUARANTANNA

La tappa decisiva per questa edizione e’ il suo trasferimento a Firenze nel 1827. Qui inizia un lungo lavoro di
riscrittura e chiede oppinione dei consuletni popolari e colti per arrivare al fiorentino dell’uso colto.

 Sostituzione di forme auliche e archaiche ( nimico – nemico, ramare- rumore)


 Postpone aggettivo qualificativo ( una subita gioia – una gioia improvvisa)
 Elimina la parte tra ausiliare e il participio ( s’era di nuovo veduto – s’era visto di nuovo)
 Dal punto di vista lessicale – aere – aria, desco –tavola, arare- pregare
 Introdurre le forme fiorentine ( ma non popolari)
1. Riduzione ad UO – O dopo palatale ( giuoco- gioco, spagnuolo – spagnolo)
2. Morfologia egli ella – lui lei, io andava – io andavo
3. Lessico – cominciare- principiare
 Eliminazione delle forme concorrenti ( tra – fra, questione – quistione)
 Eliminazione dei lombardismi ( cera – viso, marrone – sbaglio)
LA RELAZIONE AL MINISTRO BROGLIO

1868 sette anni dopo l’Unita’, il Ministro della Pubblica istruzione crea una commisione la quale indichi I mezzi
per la diffusione dell’ italiano in Italia ( guidata da Manzoni)

Manzoni indica il fiorentino dell’uso colto come il modello nazionale e da’ una serie di azioni da intraprendere
come:

- La diffusione del toscano nelle scuole attraverso maestri toscani invitati in tutta l’Italia e viaggi premio
- Realizzazione di strumenti prattici come vocabolari

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