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“Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male” è una delle

più
belle frasi di Eduardo di Filippo, uomo di teatro che ha messo i propri talenti al servizio
dello spettacolo, facendo in modo che nessuna attività prevalesse sull’altra.

Eduardo de Filippo era un autore, attore e regista teatrale e cinematografico di livello


internazionale. Era molto originale la sua originalità è connotata dalla mescolanza e la
competenza dei generi della cultura teatrale. Per oltre mezzo secolo attraversa tutti i generi
e i modelli del teatro italiano del Novecento, dalla farsa napoletana al comico-tragico del
dopoguerra. Era autore di numerose opere teatrali messi in scena e interpretati da lui
stesso e, in seguito, e interpretati da altri, tradotti e rappresentati anche all’estero. Le sue
opere, sia quelle in lingua napoletana che quelle in italiano, sono dei veri capolavori
nell’ambito teatrale.

Biografia

È nato a Napoli nel 1900 dalla relazione dell’attore e autore Edoardo Scarpetta con la
nipote Luisa De Filippo. A 11 anni è entrato nel collegio Chierchia di Napoli, ma solo due
anni dopo ha interrotto gli studi e ha continuato la sua istruzione sotto la guida del padre,
che lo costringe a leggere e ricopiare testi teatrali.  Quando poteva, il giovane De Filippo
partecipava a lavori teatrali e nel 1914 è entrato stabilmente nella compagnia del
fratellastro Vincenzo Scarpetta, nella quale ricopriva ogni ruolo, dal servo di scena,
all’attrezzista, dal suggeritore. Ci è rimasto fino a quando viene chiamato per il servizio
militare, dal 1920 al 1922. Durante il servizio militare ha pubblicato il suo primo atto unico
“Farmacia di turno”. Quando finisce il servizio militare ha lasciato la compagnia di
Vincenzo Scarpetta per passare a quella di Francesco Corbinci. Nel 1922 ha scritto e diritto
un suo lavoro teatrale, “Uomo e galantuomo”. In questo periodo ha sposato Dorothy
Pennington, un’americana in vacanza in Italia e recitava anche in altre compagnie. Nel 1929
ha scritto l’atto unico “Sik Sik l’artefice magico”. Insieme ai fratelli Peppino e Titina nel
1931, fonda la compagnia del “Teatro Umoristico I De Filippo”. Nel 1945, ha scritto
“Napoli milionaria” e si è allontanato dal fratello Peppino (ma non dalla sorella Titina): la
loro Compagnia si scioglie. Eduardo ha fondato la “Compagnia di Eduardo”, che
rappresenta nel 1946 “Questi fantasmi” e dopo seguono: “Le bugie con le gambe lunghe”
(1947), “La grande magia” (1948), “Le voci di dentro” (1948), “La paura numero uno”
(1951).
Il teatro di De Filippo

Eduardo De Filippo aderisce a un tipo di teatro che si può definire “realista”.

L’attore-scrittore De Filippo nel corso della sua carriera ha creato un vero e proprio
“capitale” teatrale. Ha fatto una sorta di riserva composta di materiali drammatici assimilati
nel corso della sua pratica della scena e pronti per essere rielaborati.  

Le caratteristiche principali del teatro di De Filippo riguardano la continuità , con l’impegno


e lo stretto contatto con il mondo dello spettacolo seguendo una tradizione che risale a
Sheakspere e Moliere. È un fatto che si tratta di un personaggio che intendeva il teatro a
360 gradi, si interessava a tutti gli aspetti della produzione teatrale, non soltanto la
scrittura, la regia ma anche la interpretazione e anche organizzazione e tutte le altre
attività collaterali che precedono la messa in scena. Il merito di Eduardo de Filippo è che lui
era al primo piano in tutte le attività , specialmente in un’ epoca dove la complessità dei
sistemi di comunicazione e delle forme sociali non erano quelle di’ 900. In aggiunta della
complessità della personalità di De Filippo è il suo rapporto con il teatro contemporaneo
sia in italiano che in napoletano del quale era interprete originale e pronto a trarre spunto
da una molteplicità dei fonti. Un altro fatto importante che segna un distacco, una
differenza rispetto al resto del teatro italiano e del Pirandello riguarda il collegamento che
il teatro di De Filippo ha con la cultura napoletana, con il dialetto come forma espressiva e
culturale, una serie delle caratteristiche della cultura napoletana che vengono
rappresentati e infatti c’è la capacità di farsi interpreti di questa cultura, di raccogliere tutti
fonti che appartengono al popolo napoletano, alle situazioni che possono essere vissute
nella quotidianità nella città di Napoli, specialmente nel periodo dopoguerra. Lui sapeva
come raccogliere tutti questi elementi dandogli dignità .

Le caratteristica chiave del teatro di De Filippo è che tutti gli elementi segnano una
profonda differenza dal teatro di Pirandello ma sono in qualche maniera complementari
con lo stesso (Pirandello era innovativo, concettuale, implicava una riflessione filosofica). Il
teatro di Eduardo è un teatro popolare, parla delle situazioni quotidiane, appartenenti alla
vita quotidiana di Napoli, compreso il dialetto napoletano come un elemento identitario.

Una delle caratteristiche principali come il drammaturgo, consisteva nella sua capacità di
crescere ed evolvere giorno per giorno. La sua drammaturgia e la sua capacità dei copioni
che ha scritto sulla scena, non sia statica, ma andava sempre a una evoluzione che
progredisce giorno per giorno rendendosi interprete della quotidianità , le situazioni che
possono appartenere alla quotidianità napoletana, una quotidianità nella quale può
conoscersi qualsiasi italiano, non solo napoletano. Si può dire anche una quotidianità
internazionale perché il suo teatro è riconosciuto al livello internazionale, anche per
immigranti italiani che sono andati a vivere in diversi paesi nel mondo – Australia, America
ecc. Questa caratteristica viene rivelata, messa in scena per la prima volta da uno lungo
scatch nel 1929 ( all’inizio della carriera teatrale di Edoardo) che si chiama “Sik sik
l’artefice magico” un’ opera minore rispetto a quelle principali, in cui dal repertorio
napoletano emerge quello che diventerà in seguito nelle opere più mature la principale
tipologia di personaggio di Eduardo cioè derellito…… ( да го најдам). Questo significa che
il personaggio principale di Eduardo è una persona che vive in margine della società che si
trova in situazioni più difficili, più problematiche per poter vivere, per potersi procurare da
mangiare. Un personaggio marginale che è aggredito fisicamente, che era preso in giro da
tutti, una marginalità sofferta, caratterizzata da tutte queste difficoltà . Ma nonostante tutto
questo rappresenta un personaggio capace di ridere di tutti coloro che lo circondano o
prendono in giro. Si tratta di un riso amaro e doloroso.

Da questo punto il teatro di Edoardo è difficile da inquadrare come genere teatrale. Da un


certo punto di vista può essere considerato come un teatro comico. Ma con il teatro di
Eduardo non si può dire che è una comicità leggera che ispira solo la risata, ma è una
comicità amara, triste, una comicità in cui si manifesta la sofferenza, la marginalità sociale,
situazione di povertà e nonostante questa situazione il personaggio di Eduardo è capace di
ridere. È un personaggio ancora rudimentale (perché andrà in evoluzione) che diventerà
poi il personaggio più maturo, più complesso nelle opere che Eduardo scriverà nell’età
matura. In questo personaggio si può cogliere la farsa e la dramma. La farsa è un genere
comico in quale domina il non sense che suscita il riso, il divertimento per la illogicità ,
invece dramma rivela gli elementi di sofferenza, di povertà . Nel personaggio che si
manifesta già in opera giovanile e poi attraverso la maturazione diventerà personaggio
principale delle opere c’è la sintesi di questi due aspetti – la farsa e il dramma. Le
caratteristiche evolvono, si arricchiscono a dettagli di maggiore complessità e poi verranno
messi im scena e traggono lo spunto fra le altri fonti d’ispirazione, sopratutto traggono
spunto dalla lezione tragicomica di Charlie Chapplin, che è stato un ispiratore del teatro di
Eduardo.

Dal “Sic Sic l’artefice magico” al primo capolavoro “Natale a Casa Cupiello” il passo è
breve, l’ha portato in scena due anni dopo, nel 1931. In questo periodo Eduardo evolve
come attore e come autore e di conseguenza evolvono le sue opere prinicpiali proprio
perchè lui intereverrà più volte per rescriverle, modificarle, addattarle alla sua sensibilità
che si trasforma nel corso del tempo.

Natale a casa Cupiello è una commedia, ma sempre con tristezza amarezza in fondo, quindi
una commedia tenere e crudele. Inizialmente era concepita come un atto unico e
successivamente era rielaborata e riscritta in tre atti. Il personaggio principale è Luca
Cupiello (la vicenda si svolge a casa sua) la cui innocenza lo porterà a scontrarsi
costantemente con la realtà . Personaggio ingenuo, candido, dai buoni sentimenti, incapace
di far male a coloro che lo circondano. I buoni valori nella realtà non hanno posto, e perciò
mettono uno personaggio come Luca Cupiello in condizioni marginalizzati in condizioni di
subire l’aggressione di chi li sta vicino. Queste sue caratteristiche vengono elevate a valore
universale – la capacità di attribuire a queste caratteristiche che rendono Cupiello debole e
possono essere fatte coincidere con la condizione dell’umanità intera cioè lo spettatore
generico è portato a identificarsi con questo personaggio e con le caratteristiche positive –
il candore, l’innocenza e prendere le parti di Luca Cupiello anche se in apparizione scenica
lui finisce come vittima di questa società cinica.

Un ruolo centrale ha anche il presepio, e una delle cose che si fanno a Natale e che fanno
parte della tradizione napoletana. Ancora una volta De FIlippo è riuscito a individuare un
elemento tipico della tradizione napoletana, isolarlo, portarlo in scena attibuendo un
significato simbolico che ha permesso a lui a elevarsi al di là della miseria.

Fra i diversi temi affrontati dallo scrittore napoletano, l’attenzione si concentra su quello
della guerra, la cui rilevanza nell’opera di Eduardo non è solo tematica, ma anche
strutturale. Infatti l’evento della Seconda guerra mondiale costituisce una vera e propria
frattura che articola la produzione di Di Filippo e. Eduardo dichiara infatti:

"La guerra, io penso, ha fatto passare cent’anni. E se tanto tempo è trascorso, io ho bisogno,
anzi ho il dovere, di scrivere dell’altro e di recitare diversamente"

Alla guerra è dedicata Napoli milionaria! (1945) la cui azione si svolge per l’appunto


durante gli anni del secondo conflitto mondiale

Eduardo de Filippo e Pirandello

Per un periodo, De Filippo ha collaborato con Pirandello. A metà degli anni trenta De
Filippo ha incontrato Pirandello e ha dato luogo a una polemica fra i critici teatrali, perché
De Filippo e Pirandello erano completamente diversi. I critici erano molto polemici perché
non sopportavano l’idea che due autori cosi’ diversi potessero collaborare. Oggi questa
polemica appare priva d’interesse. Invece si erano creati due partiti fra I critici teatrali – da
un lato c’erano coloro che vedevano con l’interesse l’incontro e ’altra parte c’era la fazione
che era fatta da chi vedeva o sottolineava gli aspetti negativi proprio in base alla diversità
fra gli autori cioè la presunta incompatibilità che esisteva fra i loro due. Il confronto non era
fatto in astratto, e non era fatto sulle diverse concessioni del teatro ma sulle singole opere,
perché Pirandello aveva in mente un teatro più concettuale più filosofico di quello di
Filippo che da altra parte era legato alla tradizione napoletana. Queste divergenze
contavano poco. Dalla collaborazione emersero le opere minori, non tanto brillanti.
L’infulenza di Pirandello a Eduardo non fu sempre positiva, in quanto scaturirono opere
minori e non brillanti. Eduardo come attore ha portato in scena con grande successo
“Berretto a Sonagli” rivelando un’affintà tra i due autori. Il punto culminante fra i due
autori era il Berretto a Sonagli perché dopo l’insuccesso dalle altre opere di Pirandello
( novelle) messe in scena, hanno convinto De Filippo di ritornare alla tema della gioventù .

La maturità di Eduardo de Filippo

Gli anni della maturità vedono la riscoperta delle tematiche originarie, incluse le
caratteristiche della tradizione napoletana, le tematiche più vicine a questo modo di vivere,
anche il dialetto, accompagnate dalla visione più cupa e drammatica dovuta alla fine della
Seconda Guerra mondiale. Sicuramente c’era un ritorno come temi, come intrecci narrative,
come personaggi cioè sperimentati nella età giovanile che erano riproposti negli anni di
maturità con una maggiore esperienza, anche dovuta con l’incontro con Pirandello, ma
assegnare da negativo era la visone della Seconda Guerra Mondiale. Il secondo dopoguerra
nella Città di Napoli è stato un periodo di povertà economica e spirituale il quale si
rifletteva nelle opere di Eduardo dove lui vedeva, che i valori tradizionali della famiglia
come nucleo erano sconvolti, perdevano il suo valore. La realtà familiare stravolta in
Guerra era il tema di Napoli Milionaria uno dei capolavori di De Filippo che rappresenta il
fatto che la Guerra nel travolgere l’esistenza umana sconvolga anche la realtà familiare, la
coesione, l’unità familiare che sta alla base di una società ordinata. Napoli Millionaria
approfondisce i temi già affrontanti nelle opere precedenti ma li arricchisce del contatto
con la nuova Guerra. Un altro capolavoro di Eduardo de Filippo è Filomena Marturano in
cui viene rappresentata la crisi nella famigliaa tradizionale e la sua ricomposizione sui
valori nuovi. C’è una serie di elementi già presenti nelle opere precedenti (compreso la crisi
dei valori tradizionali, la crisi della familgia) ma un elemento di speranza, perche qui è
presente anche la possibilità che questi valori possano essere ricomposti che si
accompagna al starordinario coinvolgimento emotivo dall’autore. In cima di tutti questi
valori in primo posto viene messa la maternità come segnale di rinascita, per aprire le
prospettive a un livello nuovo.

L’ultima fase che è centrata in corso degli anni cinquanta è segnata da un forte pessimismo
e amaro moralismo di stampo anche idelogico.

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