Sei sulla pagina 1di 395

Storia moderna: volume di Carlo Capra

CAPITOLO 1 : Fonti e metodi

Gli studi sulla popolazione e sui meccanismi che ne regolano l’andamento nel tempo( natalità, mortalità,
nuzialità, fecondità, flussi migratori) hanno conosciuto nell’ultimo mezzo secolo uno straordinario sviluppo.

L’inglese Thomas Robert Malthus (1766-1834) diede voce con il suo “saggio sul principio di
popolazione”(1798) a una diffusa preoccupazione per lo squilibrio tra popolazione e risorse alimentari. Tale
squilibrio nasce secondo Malthus dal fatto che la popolazione <<se non controllata cresce in progressione
geometrica>>( da 1 a 2, 4,8..) mentre le risorse necessarie alla sopravvivenza <<crescono in progressione
aritmetica>>(da 1 a 2, 3, 4..). la messa a coltura di nuove terre, meno fertili di quelle già in uso, e le
innovazioni tecnologiche non possono influire durevolmente sulla sproporzione che si crea. A frenare
l’incremento della popolazione intervengono quelli che Malthus chiama i freni <<repressivi>>- la carestia, le
epidemie e le guerre- che ristabiliscono temporaneamente l’equilibrio alterato. L’unica alternativa è secondo
M. l’adozione di freni <<preventivi>>, cioè la limitazione cosciente dei matrimoni e quindi della fecondità.

La statistica, cioè la raccolta sistematica dei dati relativi alla popolazione, alla produzione di derrate o di
manufatti, ai prezzi, ai salari, ecc.. muoveva i suoi primi passi nell’epoca moderna.

Al XVIII secolo o agli inizi del XIX risalgono ai primi censimenti modernamente impostati. In precedenza si
hanno numerazioni di fuochi, o nuclei familiari, compiute a scopi fiscali, conteggi degli abitanti di città o di
distretti, finalizzati all’approvvigionamento e alla distribuzione dei viveri, oppure al censimento degli uomini
atti alle armi.

Un’altra importantissima fonte per l’Europa preindustriale sono le fonti ecclesiastiche, distinguibili a loro
volta in fonti relative al movimento della popolazione. Le prime consistono negli <<stati delle anime>>
(status animarum) gli elenchi degli abitanti di una parrocchia redatti casa per casa dal rettore della stessa al
fine di controllare l’adempimento del precetto pasquale. Anche le chiese protestanti ricorsero ad analoghi
strumenti di controllo dei fedeli. Questi documenti sono preziosi per ricostruire la composizione per sesso e
per età di queste ultime e per conoscere le strutture familiari e le forme di convivenza.

Anche i registi parrocchiali sono una buona fonte. Quando i registri non presentano lacune per un certo
periodo di tempo, ci permettono sia di ricostruire l’andamento dei diversi eventi(nascite, matrimoni e
decessi) nel corso degli anni sia di studiarne la stagionalità. Inoltre consentono di determinare gli indici di
natalità, di mortalità e di nuzialità per ogni mille abitanti. I registri parrocchiali sono diventati una fonte
privilegiata per lo studio della popolazione a partire dagli anni 50 del XX secolo, quando dai demografi
francesi venne elaborato un metodo di spoglio noto come <<ricostruzione nominativa delle famiglie>>. In
sintesi il metodo consiste a) nell’intestazione di una <<scheda di famiglia>> ad ogni matrimonio celebrato
nella parrocchia in un dato arco di tempo; b) nella trascrizione su ciascuna di queste schede di tutti gli eventi
demografici desunti dai libri dei battesimi e delle sepolture e riguardanti la coppia cui essa è intestata: data di
nascita del marito e della moglie, data di morte dell’uno e dell’altra, date di nascita e di morte di tutti i loro
figli.

È evidente l’interesse che può rivestire una tale messe di informazioni, quando siano disponibili in numero
statisticamente significativo, per una ricostruzione dei comportamenti demografici delle popolazione del
passato. Via via che si moltiplicavano le ricerche su singole parrocchie, e che alle iniziative individuali si
aggiungevano lavori d’équipe ha preso forma un vero e proprio modello demografico d’Antico Regime.
Questo metodo ci permette inoltre di avere notizie sulle nascite illegittime, sui concepimenti prenuziali,
sull’onomastica, e perfino sull’alfabetizzazione, data l’usanza di far firmare agli sposi l’atto di matrimonio.
Gli inconvenienti del metodo risiedono nel lungo lavoro richiesto anche dallo studio di un piccolo villaggio,
nonostante l’informatizzazione dei dati e nel basso numero di schede di famiglia che è possibile riconoscere
in modo completo.

Per questo motivo i demografi, dopo un periodo di giustificato entusiasmo hanno rimesso in onore o
elaborato tecniche diverse basate sui grandi aggregati anziché sul linkage attraverso il nome. Tra questi
ricordiamo le piramidi dell’età.

Un altro procedimento tradizionale è la costruzione di tavole di mortalità che si applicano a schiere di nati
uno stesso anno: eliminando i sopravvissuti, si elabora una tabella che consente di calcolare, tra l’altro, la
speranza di vita a qualsiasi età. Di particolare interesse è la speranza di vita alla nascita. Dati come gli indici
di natalità, di mortalità e di nuzialità possono essere ricavati, con l’ausilio di appropriate formule
matematiche o di un censimento che classifichi la popolazione secondo il sesso, l’età o lo stato civile. Anche
il calcolo dell’età media al matrimonio è possibile in questa situazione, basandosi sulla proporzione dei celibi
alle varie età. Il problema è rappresentato naturalmente dalla rarità o dalla scarsa attendibilità di simili
rilevazioni per epoche lontane alla nostra.

Per il periodo che va dal tardo Quattrocento agli inizi dell’Ottocento si dispone di stime sufficientemente
attendibili della popolazione mondiale divisa per continenti. Si delineano nel nostro continente nell’età
moderna tre grandi fasi: una crescita demografica generale e continua, anche se via via più faticosa, tra la
metà del Quattrocento e gli inizi del Seicento, crescita che supera largamente i livelli di popolamento già
raggiunti prima della catastrofica pestilenza del 1348-1349; un forte rallentamento nel XVII secolo, che è la
risultante di comportamenti demografici diversificati per grandi aree; una rinnovata tendenza espansiva nel
Settecento che si prolunga e anzi si rafforza nel XIX secolo.

Ciò che è certo è che i tassi medi d’incremento annuo, anche nei periodi più favorevoli, raramente toccano o
superano lo 0,5% fino alla seconda metà del Settecento, laddove nei paesi odierni in via di sviluppo si
raggiungono facilmente tassi superiori al 2 o al 3%. Un’altra certezza è che la lentezza della crescita della
popolazione è dovuta all’alta mortalità, i cui indici medi sono pericolosamente vicini a quelli della natalità ,
pure assai elevata: è abbastanza normale nell’Antico Regime europeo ce a 11 natalità del 35-40%
corrispondono 11 mortalità del 30-35%.

Un’epidemia, un cattivo raccolto o il passaggio di un esercito moltiplicavano improvvisamente il numero dei


decessi annui; al drammatico aumento della mortalità faceva riscontro la diminuzione della nuzialità e della
natalità, giacché durante le crisi si rimandavano i matrimoni e si mettevano al mondo meno figli. Poi passata
la carestia, tutti gli indici si invertivano. In queste condizioni, che i demografi chiamano di
fecondità naturale, ci si aspetterebbe che ogni coppia di coniugi mettessero al mondo un gran numero di figli.

In realtà così non avveniva per tre principali ragioni:

1. Le donne si sposavano piuttosto tardi, mediamente tra i 24 e i 26 anni, io che significava che un terzo
della loro vita feconda rimaneva inutilizzato al fine della riproduzione.
2. Gli intervalli tra i parti, dopo il primo che avveniva in genere dopo 12-15 mesi dalle nozze,
tendevano ad allungarsi e risultavano in media tra i due e i tre anni, a causa soprattutto
dell’allattamento prolungato.
3. Era frequente la rottura dell’unione prima che fosse giunto al termine il suo ciclo fecondo, 45 anni
circa, per effetto della morte dell’uno e dell’altro coniuge.

La sopravvivenza in media di 2,5-3 figli per coppia fertile bastava dunque appena, tenuto conto
dell’incidenza del celibato definitivo e della sterilità di alcune, a garantire la riproduzione del potenziale
umano e una lieve eccedenza , se le condizioni economico-sociali erano favorevoli.
Molta fortuna ha avuto la classificazione elaborata dal gruppo di Cambridge per lo studio della popolazione,
diretto da Peter Laslett, che ha distinto cinque tipi di aggregati:

 La famiglia nucleare, composta esclusivamente dai due coniugi e dai loro eventuali figli.
 La famiglia estesa, in cui a costoro si aggiunge almeno un altro convivente( per esempio un fratello o
un genitore del marito o della moglie)
 La famiglia multipla, caratterizzata dalla compresenza di almeno due nuclei( per esempio una coppia
di coniugi anziani che abitano con il figlio e la sua sposa).
 Le famiglie senza struttura, alla cui base non vi è un rapporto matrimoniale( è il caso i una vedova
che vive con una figlia nubile o di due fratelli celibi)
 I solitari

Alla fine degli anni sessanta Laslett avanzò la tesi che nell’Antico Regime fosse predominante il tipo della
famiglia nucleare, ma si accorse che il quadro era più complesso. Successivamente Laslett e un altro studioso
inglese, John Hajnal, distinsero due diversi modelli matrimoniali e familiari.

Il primo dei modelli è tipico dei paesi dell’Europa nord-occidentale e si basava su tre regole. 1 sia gli uomini
che le donne si sposavano abbastanza tardi o alcuni non si sposavano affatto, 2 gli sposi seguivano la regola
della residenza neo locale dopo le nozze, cioè mettevano su casa per proprio conto e formavano una famiglia
nucleare, 3 prima delle nozze un’alta quota di giovani passava alcuni anni fuori casa, a servizio di un’altra
famiglia.

Il secondo modello, diffuso nell’Europa orientale e meridionale prevedeva invece il matrimonio precoce e la
residenza patrilocale(convivenza degli sposi con i genitori del marito) ed escludeva il servizio prenuziale
presso altre famiglie. Questi schemi però non sono così veritieri.

La famiglia non rappresentava solo, dal punto di vista economico, un’unità di consumo, ma prima di tutto
un’unità di produzione. Le famiglie contadine che raggruppavano quasi dovunque la maggioranza della
popolazione, potevano avere struttura diversa, a seconda dei meccanismi ereditari: la divisione del
patrimonio in parti uguali tra i figli maschi tendeva a favorire la formazione di famiglie nucleari, mentre la
successione di un solo figlio portava alla creazione di famiglie ceppo, cioè alla convivenza dell’erede, che
portava a casa la propria moglie, con i vecchi genitori.

I condizionamenti di tipo economico e giuridico non riguardavano solo gli strati inferiori della società ma
anche le élites. La conservazione della ricchezza è una preoccupazione dominante per le famiglie
aristocratiche europee, che tra il XVI e il XVIII secolo adottano largamente strumenti giuridici adatti allo
scopo, come i fedecommessi e le primogeniture. Il fedecommesso si può definire come una disposizione di
ultima volontà mediante la quale chi fa testamento vincola l’erede o gli eredi a trasmettere una serie di beni
sottoposti a vincolo agli ulteriori chiamati. La primogenitura si riferisce all’uso di concentrare nel
primogenito, in presenza di più figli maschi, il grosso dell’eredità. Così facendo la famiglia cercava di
tutelarsi contro il rischio di una dispersione del patrimonio. Anche la limitazione del matrimonio ad uno solo
dei figli giovava a questo scopo. I fratelli celibi rimanevano a vivere nella casa dell’unico maschio coniugato
e quando morivano lasciavano ai figli di questo la loro parte di eredità. Per le
femmine la dote fungeva come eredità anticipata; ma per lo più solo una figlia era destinata al matrimonio
mentre le altre prendevano la via del chiostro o rimanevano a vivere in famiglia come nubili.
La limitazione dei matrimoni, la trasmissione dei beni per linea maschile e la destinazione dei figli cadetti
alle carriere militari, ecclesiastiche, giudiziarie e delle figlie al nubilato o alla monacazione costituivano gli
assi portanti di una strategia familiare che attribuiva poi molta importanza alle alleanze matrimoniali e alle
reti allargate di parentela agnatizia (cioè parentela tra i discendenti dello stesso padre) e cognatizia( acquisita
tramite unioni matrimoniali).
Per la Gran Bretagna un punto di riferimento ormai classico è il libro di Lawrence Stone, Famiglia, sesso e
matrimonio in Inghilterra fra Cinquecento e Ottocento (1983), che distingue tre tipi di aggregato domestico
che si sarebbero succeduti, in parte accavallandosi, in questo lungo periodo:

 La famiglia a lignaggio aperto (1450-1630), caratterizzata dal formalismo e dalla freddezza dei
rapporti tra i coniugi e tra i genitori e i figli, dall’importanza attribuita al casato e dal controllo del
parentado e della comunità sulla vita familiare.

 La famiglia nucleare patriarcale ristretta(1550-1700), dove all’accentuazione dell’autorità pater


familias si accompagnano lo sviluppo di legami affettivi tra i coniugi e il grande risalto dato
all’educazione cristiana e al disciplinamento della prole, anche per influsso della riforma protestante.

 La famiglia nucleare domestica chiusa(1620-1800), il cui tratto distintivo è l’individualismo


affettivo, che si esprime nell’attenuarsi del divario gerarchico e in una nuova tenerezza sia tra il
marito e la moglie, sia tra questi e i loro figli.

CAPITOLO 2: L’economia dell’Europa preindustriale.

La fertilità dei campi è funzione, oltre che della natura dei suoli, soprattutto di due fattori: la disponibilità di
acqua e di concime.

Le piante foraggere oltre a restituire alla terra l’azoto sottrattole dalle colture cerealicole rendono possibile il
mantenimento interno delle aziende di abbondante bestiame bovino, che da un lato alimenta una fiorente
industria casearia, dall’altro, col proprio letame, garantisce un ulteriore apporto di fertilità ai suoli. La stretta
associazione di agricoltura e allevamento e l’adozione di sofisticate rotazioni, che eliminano la necessità del
riposo periodico delle terre, sono l’essenza della rivoluzione agricola.

I secoli del basso medioevo videro in gran parte dell’Europa non solo la disgregazione della feudalità come
sistema di governo, ma anche l’erosione dei poteri signorili nella campagne, per effetto sia della crisi
demografica, che spostò a favore di una manodopera divenuta rara i rapporti di forza tra proprietari e
contadini, sia della tendenza generale dei signori fondiari alla monetizzazione delle prestazioni loro dovute,
sia, infine, della serie di rivolte contadine esplose in diverse aree geografiche tra la metà del Trecento e i
primi decenni del Cinquecento.

La feudalità non scomparve nel corso di tutta l’età moderna, pur conoscendo una diversa ampiezza e
consistenza a seconda del grado di sviluppo economico delle varie zone e in particolare grazie all’influenza
delle città, che, soprattutto nell’ Italia centrosettentrionale e nei paesi bassi, agirono come efficaci solventi
del regime signorile. Rimanevano la giurisdizione e il potere di banno che si traducevano per lo più nella
competenza del giudice signorile sulle cause civili e penali minori; nell’esercizio di poteri di polizia e di
regolamentazione dei lavori agricoli. Rimaneva l’obbligo per i proprietari di terre comprese nel feudo di
pagare al signore un censo annuo; localmente al censo si aggiungeva una quota del raccolto chiamata
champart. Altri diritti spettavano al signore in occasione della vendita o della trasmissione ereditaria dei beni
fondiari. Egli riscuoteva inoltre pedaggi al passaggio di ponti e strade e deteneva il monopolio di determinate
attività come la caccia, la pesca, la molitura del grano, la spremitura delle olive, la cottura del pane e traeva
beneficio dal loro esercizio o appalto. Alle prestazioni dovute per legge si aggiungevano poi gli <<abusi>>
feudali. All’inizio dell’età moderna, i coltivatori del suolo erano, nell’Europa occidentale, personalmente
liberi di spostarsi, trasferirsi, di disporre delle proprie terre, se ne possedevano. Le corvées, dove
sopravvivevano, erano limitate a poche giornate l’anno carriaggi(trasporto dei prodotti) o per lavori di
manutenzione delle fortificazioni o delle strade. La riserva signorile era stata per lo più frazionata in
appezzamenti o poderi affidati a famiglie coloniche con una varietà di patti agrari che andavano dal
livello(canone fisso in natura o in denaro stabilito per un lungo periodo di tempo)al piccolo affitto o alla
mezzadria.

Il forte aumento della popolazione registrato nel XVI e nel XVIII secolo si accompagnò a processi di
proletarizzazione, cioè alla diminuzione in percentuale dei coltivatori autosufficienti o addirittura provvisti di
eccedenze di derrate da vendere sul mercato, alla moltiplicazione di contadini poveri o nullatenenti e alla
riduzione del potere d’acquisto dei salari.

Oltre ai residui diritti feudali, i coltivatori del suolo erano soggetti alla decima ecclesiastica, alle imposte
statali e comunitarie, e quando non erano proprietari anche al gravoso prelievo rappresentato dalla rendita
fondiaria. Sommate insieme queste voci potevano costituire dal 20 al 60-70% del prodotto lordo, lasciando
quindi ben poche risorse a disposizione per investimenti e innovazioni, già di per sé istintivamente avversate
dalla mentalità contadina.

Le aree situate ad est di una linea immaginaria tracciata dalle foci del fiume Elba a Trieste avevano due
caratteristiche che le differenziavano nettamente dalle aree europee più occidentali. Comprendevano enormi
distese di terreno pianeggiante e potenzialmente fertile ed erano assai scarsamente popolate( polonia, Prussia
e Ungheria= 10-12 abitanti per chilometro quadrato, Russia= meno di 5). Il problema non era rappresentato
dalla mancanza di terra coltivabile ma dalla scarsità della forza lavoro.

Molto più deboli e meno sviluppate che in Occidente erano da un lato le città e le comunità di villaggio,
dall’altro le istituzioni statali, organismi capaci di fare da contrappeso alla potenza dell’aristocrazia fondiaria.
In queste condizioni la diffusione dell’economia di mercato, che apriva soprattutto alle regioni affacciate sul
mare (Prussia e Polonia) nuove possibilità di esportazione dei cereali e spingeva i grandi proprietari a
procurarsi con ogni mezzo il denaro necessario per l’acquisto di prodotti di lusso, agì come uno stimolo di
accrescere la produzione. Ciò si tradusse in un rafforzamento della coercizione extra-economica nei
confronti dei contadini. La servitù della gleba venne aggravata a partire dal XV secolo e introdotta anche in
quelle aree dell’Europa orientale dove era prima sconosciuta. Tale processo, dapprima avviato
individualmente dai signori feudali, venne successivamente favorito e diretto dai poteri statali, i quali
basavano il proprio potere sull’appoggio dell’aristocrazia. Tipicamente il territorio di u villaggio prussiano,
polacco o Russo era diviso tra una o due grandi tenute signorili e un certo numero di piccoli poderi rustici.
Le famiglie insediate in questi ultimi(generalmente a titolo di usufrutto) traevano dai propri campi il
necessario per vivere, ma dovevano dedicare una parte spesso preponderante del loro tempo e delle loro
energie a lavorare a lavorare gratuitamente le terre del signore. Anche il servizio domestico nella casa del
nobile era assicurato dai figli e dalle figlie dei contadini, e nei mesi invernali la forza lavoro poteva essere
impiegata per attività industriali. I prodotti eccedenti il fabbisogno della casa padronale erano
commercializzati all’esterno e il ricavato serviva all’acquisto di generi di lusso e di manufatti provenienti
dall’Occidente. Un tale sfruttamento indiscriminato era reso possibile dalla totale soggezione dei contadini
servi dell’autorità del signore, che amministrava la giustizia e riscuoteva persino le imposte in nome
dell’autorità sovrana,

nella monarchia austriaca, i cui vasti domini costituivano una sorta di zona di transizione tra Europa centrale
e orientale, nel 1679-1680 venne stabilito per legge che la corvée non poteva superare 12 giorni all’anno in
Bassa Austria, mentre questi erano ben 156 in Boemia. In Russia, i contadini potevano essere comprati e
venduti anche indipendentemente dalla terra, e la legislazione dello zar rese progressivamente più difficile
cercare la libertà con la fuga, eliminando col codice del 1649 ogni prescrizione di tempo per la cattura dei
servi fuggiaschi da parte dei signori.
Non sempre le masse rurali accettavano con fatalistica rassegnazione il loro destino di miseria e di
oppressione. Nel XVII secolo, con lo sviluppo degli apparati statali, il bersaglio delle proteste tese a spostarsi
nell’Europa occidentale dai signori feudali al fisco e ai suoi agenti.

Identificare le campagne con l’attività agricola e le città con i settori secondario e terziario dell’economia
sarebbe sbagliato. Milioni di famiglie contadine continuavano a provvedere da sé ai bisogni primari
eccedenti l’alimentazione, costruendo rudimentali abitazioni e mobili con i materiali reperibili sul luogo,
filando e tessendo lenzuola e rozzi indumenti, raccogliendo la legna nei boschi per riscaldarsi. Accanto a
queste produzioni si afferma in molte zone un’industria rurale talvolta di notevole importanza, favorita sia
dal basso costo della manodopera, sia dalla presenza di corsi d’acqua o di giacimenti minerari. Molte città
d’altra parte ospitavano agricoltori e orticoltori, che lavoravano le terre dei dintorni o anche gli spazi liberi
all’interno delle mura. I manufatti che richiedevano una superiore capacità artigianale e che dovevano essere
acquistati all’esterno del nucleo familiare provenivano in massima parte dalle botteghe cittadine o da
organizzazioni produttive che avevano nella città il loro centro motore.

All’epoca l’essenza della città, più che nelle dimensioni o nella presenza di altri segni distintivi risiedeva
primariamente in elementi come la stratificazione sociale, comprendente un ceto artigiano e mercantile più o
meno forte.

Gran parte degli oggetti di uso quotidiano continuava ad essere prodotta da artigiani che lavoravano da soli o
con pochi collaboratori, nella propria abitazione o in laboratori che fungevano anche da botteghe per la
vendita. I settori predominanti erano la lavorazione del legno, dei metalli, del cuoio e dei pellami, i diversi
rami del tessile, la confezione di indumenti, l’alimentazione e l’edilizia. Ciascuno di questi settori era
suddiviso in diverse specializzazioni, i cui addetti continuavano ad essere organizzati in corporazioni. Nella
lavorazione del cuoio e delle pelli , per esempio, si distinguevano i conciatori, i calzolai, i ciabattini, i
guantai, i sellai, i correggiai, i pellicciai. Ciascuna di queste arti controllava la mobilità della forza lavoro e
difendeva gelosamente il proprio monopolio. Le corporazioni cercavano di risolvere al loro interno gli
eventuali conflitti di lavoro e disciplinavano la concorrenza tra gli affiliati, mediante norme statuarie che
stabilivano per ogni maestro un massimo di garzoni o apprendisti o una quantità massima di prodotto oltre a
regolare le tecniche di lavorazione e la qualità dei manufatti.

Il maestro poteva reclutare i suoi collaboratori nell’ambito familiare o all’esterno , mediante l’assunzione di
apprendisti(generalmente andavano a vivere con lui e non ricevevano stipendio, anzi spesso pagavano per
imparare il mestiere) e/o di salariati. Il rapporto tra il numero dei maestri e il numero complessivo degli
allievi varia a seconda dei mestieri: i mestieri più umili, come il sarto o il ciabattino , erano anche quelli in
cui il divario tra i due era minore, mentre con il livello di redditività tendeva a anche il numero di dipendenti.
Nei mestieri più lucrativi e prestigiosi, come il merciaio, l’orefice, il drappiere, era assai più difficile
l’accesso alla professione di maestro per chi non fosse figlio o genero di un membro della corporazione.
Ciascuna categoria di operai lavorava per conto proprio e con propri utensili, anche se i singoli pezzi così
prodotti erano poi assemblati in una vera e propria linea di montaggio.

La maggiore novità che presentano i secoli XV-XVIII rispetto al medioevo, per quanto riguarda
l’organizzazione produttiva sta nella grande diffusione del sistema noto come industria a domicilio o
<<protoindustria>>. Tale sistema era incentrato sulla figura del mercante-imprenditore che acquistava la
materia prima e la affidava a operai che la lavoravano nella loro abitazione, ed erano retribuiti a cottimo. Le
lavorazioni potevano restare nell’ambito cittadino quando si richiedevano elevate capacità tecniche o quando
il valore della materia prima lo giustificava. Nel caso dell’industria laniera, il desiderio di abbattere i costi e
di sfuggire alle limitazioni e alle regole imposte dalle corporazioni portò spesso al decentramento delle fasi
principali della lavorazione, la filatura e la tessitura, nelle campagne circostanti le città; i panni prodotti
venivano poi tinti e rifiniti nei laboratori cittadini.
Per quanto sussistessero nell’Europa tra il XVI e il XVIII secolo, come si è detto, estese forme di
autoconsumo, l’economia monetaria ormai universalmente diffusa. A partire dal XIII secolo vigeva ovunque
un regime di bimetallismo, nel senso che erano l’oro e l’argento a determinare i valori di scambio anche per
le monete divisionali fabbricate in rame con o senza una mistura d’argento. Il quadro era complicato
dall’esistenza nei vari paesi di monete di conto che non erano effettivamente coniate , ma che servivano da
misuratori delle monete in circolazione, e dal frequente ricorso dei governi europei alla pratica dello
svilimento delle monete da essi battute, cioè alla riduzione del loro tenore di fino(peso del metallo prezioso
in esse contenuto). La svalutazione delle monete divisionali, che erano concepite come frazioni delle monete
di conto, trascinava con sé la svalutazione di queste ultime, in cui erano espressi di norma i pagamenti. Il
flusso d’argento proveniente dall’America per una parte non si arrestava in Europa , ma andava a pagare le
importazioni di spezie e di altri generi di lusso dal continente asiatico.

L’aumento della produzione industriale e la crescente richiesta di generi di prima necessità come il grano, il
legno e il sale portarono tra il tardo Quattrocento e gli inizi del Seicento a una grande espansione dei traffici.
Il trasporto per vi d’acqua, più rapido e più economico, continuò ad essere preferito soprattutto per le merci
ingombranti. Sembra che la navigazione abbia compiuto in questo periodo progressi più rapidi che non il
trasporto per via di terra, grazie al perfezionamento degli strumenti nautici e alla costruzione di navi via via
più maneggevoli e adatte alle necessità del commercio, gli olandesi ad esempio misero a punto un nuovo tipo
di imbarcazione, il fluyt, un veliero che univa alla velocità e alla manovrabilità una grande capacità di carico
e una ridotta esigenza in termini di equipaggio. Il Mediterraneo mantenne più a lungo la sua vitalità come
crocevia degli scambi tra Oriente e Occidente e tra Europa e Africa. Alle galere veneziane, per l’acquisto di
spezie e di altri prodotti orientali e per l’esportazione di pannilana e manufatti nei porti del levante,
subentrano a partire dal tardo Cinquecento i veloci e ben armati velieri olandesi, inglesi e francesi, che
trovarono nel nuovo porto franco di Livorno un prezioso punto d’appoggio. Un’importanza crescente
vennero assumendo, tra il XVI e XVII secolo, gli scambi tra Europa centro-occidentale e orientale attraverso
gli stretti che mettono in comunicazione il mare del Nord con il Baltico. Dai Paesi affacciati sul Baltico si
importavano cereali , legname, pece, pellicce, poi anche ferro svedese ; vi si esportavano vino e altri prodotti
voluttari, pannilana e manufatti di ogni specie. Tra gli articoli acquistati dagli occidentali nel Baltico c’erano
le aringhe salate. Nel Cinquecento gli olandesi misero a punto un nuovo tipo di imbarcazione, detto buizen,
in cui era possibile salare e mettere nei barili il pesce appena pescato. Questi battelli restavano per tutta la
stagione della pesca al largo delle coste inglesi e scozzesi, dove erano i banchi di aringhe, e qui erano
raggiunti da navi veloci che facevano la spola con la costa; gli olandesi si assicurarono così un duraturo
monopolio dalla produzione e della distribuzione in tutta l’Europa del pesce salato. Nel XVII secolo
Amsterdam ereditò la funzione che era stata di Anversa, cioè quella di emporio internazionale e perno dei
scambi tra le diverse aree d’Europa, di capitale della finanza e del credito, e anche di centro industriale di
primaria importanza.

Anche nei lucrosi traffici dell’Atlantico gli olandesi si ritagliarono una quota di rilievo, ma dovettero
affrontare la concorrenza inglese e francese. I velieri che costeggiavano l’Europa occidentale scendevano
carichi di grano baltico, di pesce salato, di pannilana fiamminghi, olandesi e inglesi e risalivano carichi di
sale portoghese e spagnolo, di vino , di spezie e di altri generi provenienti dal Levante o dal Mediterraneo
centro-occidentale. Acquistarono maggiore importanza anche i rapporti commerciali con il Nuovo mondo
scoperto da Colombo. I coloni avevano bisogno di tutto, dai generi alimentari cui erano abituati, al vestiario
e agli oggetti di uso quotidiano e potevano pagare queste importazioni con l’oro e l’argento estratti dai fiumi
e dal suolo, più tardi anche con prodotti molto richiesti in Europa come lo zucchero, il tabacco, il legname. I
Paesi Iberici cercarono di riservare a se stessi i benefici di questi traffici, ma nel XVII e XVIII secolo si fece
sempre più aggressiva la presenza dei mercanti e dei pirati di varia provenienza lungo le coste dell’America
centro-meridionale. Carattere diverso ebbe l’interscambio tra l’Europa e l’Asia, dominato dai portoghesi nel
XVI secolo, scopritori della rotta che circumnavigava l’Africa. Le spezie e gli altri prodotti che prima
raggiungevano l’Europa attraverso l’intermediazione genovese e veneziana presero ora la via di Lisbona, da
dove passavano ad Anversa per la distribuzione ai mercanti europei. Nel XVII ai portoghesi subentrarono gli
olandesi che si impadronirono delle isole Sonda e delle Molucche dove organizzarono con metodi
schiavistici anche la produzione della cannella, della noce moscata e dei chiodi di garofano.

CAPITOLO 3: Ceti e gruppi sociali.

L’individuo non contava per sé ma in quanto membro di una famiglia, di una comunità, di un <<corpo>>. La
società si componeva di tantissime societates cioè i collegi professionali, le confraternite, le vicinie o le
contrade cittadine , le congregazioni parrocchiali, le comunità di villaggio, i corpi militari, gli ordini
ecclesiastici. A questi corpi si riflettevano le <<libertà>>, cioè le franchigie, le immunità, i privilegi che
componevano un universo giuridico quanto mai frastagliato e multiforme. La società era divisa in tre grandi
ordini: oratores, <<coloro che pregano>>, cioè il clero; bellatores, <<coloro che combattono>>, cioè la
nobiltà; laboratores, <<coloro che lavorano>>, per tutti gli altri. Ovviamente la stratificazione sociale era
più complessa di quello che traspariva dallo schema e all’interno del terzo stato vi erano molteplici divisioni
e suddivisioni.

A determinare il rango sociale di un individuo concorrevano infatti la nascita, il ruolo ricoperto nella vita
pubblica, il prestigio e i privilegi. L’essenziale era che questi diversi ceti si disponessero in una scala
gerarchica ben ordinata, dalla base al vertice della società. Charles Loyseau, un giurista francese autore di un
autorevole Trattato degli ordini e delle dignità semplici(1610). Loyseau giustificava queste disuguaglianze
con l’idea di una gerarchia naturale tra tutte le creature, una gerarchia voluta dalla Provvidenza divina e
implicita nella visione tolemaica dell’universo: una <<grande catena degli esseri>> che dal regno minerale,
vegetale e animale portava fino alle legioni angeliche e a Dio. Lo scrittore Pierre Dampmartin paragonava
nel 1585 i vari ceti ai quattro elementi di cui si riteneva composto l’universo: il popolo minuto alla terra,
<<la parte più bassa di questo mondo, in quanto è il membro della società più grossolano e di natura
servile>>; i mercanti e i finanzieri all’acqua; i nobili all’aria; gli ecclesiastici, infine, al fuoco.

Clero e nobiltà, rispettivamente il primo e il secondo stato, erano i due ceti più chiaramente definiti dal punto
di vista giuridico , in base alla visione tripartita della società. Ciascuno dei due però comprendeva al suo
interno una vasta gamma di sottogruppi differenziati per ricchezza, prestigio e potere.

Dovunque nobiltà significava in primo luogo ricchezza, o almeno agiatezza. Una ricchezza basata soprattutto
sulla proprietà della terra, alla quale si associavano in misura variabile anche funzioni di giustizia e polizia e
un potere esercitato sugli uomini all’interno della signoria. Nell’età moderna si crea una netta
differenziazione tra l’Europa centro-occidentale dove il grande proprietario terriero vive fondamentalmente
di rendita pagata dai coltivatori delle sue terre in denaro o in natura, e l’Europa orientale, dove invece egli
sfrutta il lavoro gratuito dei contadini per produrre derrate che poi vende sul mercato nazionale o
internazionale. Sia a est che a ovest i proventi della terra sono spesso integrati da entrate di altra natura:
estrazione di minerali, vetrerie o fabbriche di terraglie, attività di trasformazione dei prodotti dell’agricoltura
o dell’allevamento, stipendi derivati da impieghi al servizio del principe o della Chiesa. La figura del nobile
povero è più diffusa dove la nobiltà è più numerosa: la Polonia dove toccava il 7-8% della popolazione,
l’Ungheria o la Spagna dove si aggirava sul 5%. Era normale che i nobili poveri andassero al servizio nelle
case dei magnati.

I patriziati dell’Italia centro-settentrionale avevano elaborato un sistema di cooptazione basato sull’antica


residenza in città, sulla ricchezza e sull’astensione per più generazioni dal lavoro manuale e dalle attività
mercantili. Altrove per esempio in Francia, Spagna e Inghilterra si affermò il principio che era nobile solo
chi era riconosciuto come tale dal monarca. Ciò poteva avvenire: in seguito all’acquisto di feudi, a matrimoni
nobili, all’assunzione di un tenore di vita adeguato o come conferimento di un titolo a compenso di
benemerenze vere o presunte di carattere militare o civile, o ancora, come premio connesso all’esercizio di
elevate cariche giudiziarie o finanziarie.
Jean-Pierre Gutton nell’analisi degli strati inferiori della società pose una distinzione tra povertà
<<strutturale>> e <<congiunturale>>. I poveri strutturali sarebbero coloro i quali, anche in condizioni
normali, sono indipendenti del tutto o almeno in parte da forme di elemosina per la loro
sopravvivenza(malati, vecchi inabili, vedove con figli a carico ma anche <<poveri vergognosi>>, ossia
persone di condizione civile rimaste prive di risorse). I poveri congiunturali, al contrario, pur rimanendo
sulla soglia della sussistenza grazie a ciò che ricavano dal loro lavoro , erano soggetti a cadere nell’indigenza
qualora fossero colpiti da un’infermità, dalla disoccupazione , dalla vecchiaia o da catastrofi naturali come
una carestia. Nel Medioevo l’immagine del povero era circondata da una sorta di aura sacrale, ora invece
appare come una minaccia all’ordine costituito e alla salute pubblica, come un delinquente potenziale da
scacciare o da reprimere. Questa evoluzione è in parte da ricondurre al più generale mutamento di valori e di
prospettive proprio dell’età del Rinascimento e della Riforma protestante, alla laicizzazione della società, alla
condanna all’ozio e all’accento posto sulla vita attiva; in parte all’incremento demografico e all’allargarsi
della forbice tra prezzi e salari. In Francia un editto regio del 1662 stabilì che in ogni città e borgo del paese
si dovesse aprire un ospizio generale. Nel 1670 venne creato a Parigi l’Hotel des Invalides, un’istituzione che
aveva lo scopo di togliere dalla strada ex soldati disperati e impoveriti che minavano la pace sociale.
L’utopia della <<grande reclusione>> dei poveri continuò anche nel Settecento combinandosi variamente
con le tendenze filantropiche del secolo. Ad ingrossare le schiere degli indigenti erano i processi di
proletarizzazione che tra il XVI e il XVIII secolo furono quasi costantemente all’opera così nelle campagne
come nelle città.

Il ruolo della donna era quello di generare e curare la prole . con le funzioni di sposa e di madre essa è stata a
lungo identificata, al punto di sacrificare ogni altra aspirazione potenzialità e da metterne perfino in dubbio,
in qualche caso, il possesso di un’anima.

La loro inferiorità rispetto all’altro sesso era argomentata da teologi, medici e scienziati in base a molti passi
biblici, alla debolezza e imperfezione del loro organismo soggetto a inconvenienti periodici e ai mali legati
alla gravidanza e al parto, alla fragilità della loro psicologia caratterizzata da irrazionalità, volubilità,
tendenza alla passionalità e all’isterismo. Tale condizione di inferiorità era stipulata dal diritto vigente che
considerava le donne come dei minori, incapaci di intentare cause, di stipulare contratti e di stare in giudizio
per proprio conto, soggette per ogni cosa alla volontà del padre e dopo del marito, cui spettava
l’amministrazione della dote, restituibile solo in caso di vedovanza senza prole. Il loro tempo era occupato
dai lavori domestici; se svolgevano attività lavorative rivolte all’esterno , si trattava per lo più di mestieri
umili e mal pagati. Nella conduzione delle aziende agricole moglie e figlie aiutavano il capo-famiglia sia per
i lavori agricoli, sia per l’allevamento di animali e per la vendita al mercato dei prodotti. Eccezionale è il
caso delle donne d’affari, per lo più vedove, impegnate nel commercio all’ingrosso o nell’amministrazione di
vaste proprietà e di feudi.

CAPITOLO 4: Le forme di organizzazione del potere

La novità dell’Europa tra XIII e XIX secolo è rappresentata dalla progressiva affermazione di un potere che
si proclama superiore a tutti gli altri, il potere dello Stato. Tale potere, incarnatosi in un primo tempo in un
individuo, il monarca o in qualche caso in un ceto ristretto, si sarebbe via via configurato come un’entità a
sé stante, in un processo di spersonalizzazione destinato a culminare con la Rivoluzione francese e con lo
Stato liberale.

Fin dal XV e XVI secolo il monarca si emancipa da ogni autorità esterna, sia quella dell’imperatore o del
papa, e al tempo stesso si impone all’interno come suprema istanza nei confronti degli individui e dei corpi
che rientrano della sua sfera di influenza. Questa indipendenza esterna e questa facoltà di esigere obbedienza
dai sudditi sono le componenti essenziali del concetto di sovranità, definito da Jean Bodin nei sei libri dello
stato (1576) <<il punto più alto della maestà sovrana sta nel dar legge ai sudditi in generale e in particolare
senza il loro consenso>> e la legge a sua volta<< non è altro che il comando del sovrano nell’esercizio del
suo potere>>. Charles Loyseau nel primo Seicento chiarì che la sovranità consiste nella potestà assoluta che i
canonisti chiamano plenitudo potestatis. Per conseguenza essa non ha grado di superiorità: giacché chi ha un
superiore non può essere supremo e sovrano; non ha limitazioni di tempo, o altrimenti non sarebbe né potestà
assoluta, né signoria, ma potestà data in custodia, o deposito; non ammette eccezioni di persone o cose che
siano dello stato; infine non conosce limiti di potere e autorità, perché sarebbe necessario un superiore per
mantenere questa limitazione. Anche per Bodin potestà assoluta non significa potestà illimitata. Un primo
limite è il dovere del sovrano di rispettare la legge divina, e quindi le leggi naturali che ne sono emanazione,
come il mantenimento dei patti e il rispetto della proprietà; anche se solo in casi estremi era prevista una
possibilità da parte dei sudditi di sottrarsi all’obbedienza verso il legittimo sovrano , il vincolo di coscienza
che e deriva ai regnanti era di notevole forza in un’epoca in cui la loro autorità si giustificava ancora sulla
base della sua origine provvidenziale. La seconda limitazione deriva dall’esistenza di leggi fondamentali del
regno che il monarca è tenuto a rispettare. La presenza di queste leggi distingue la monarchia dai regimi
dispotici.

Il potere del sovrano non pretende di sostituirsi alle preesistenti strutture di autorità e di potere, ma soltanto
di sovrapporsi ad esse riconoscendone diritti e privilegi.

Ai governi, fossero di natura aristocratica o monarchica erano riconosciuti il diritto-dovere della difesa del
territorio e quello del mantenimento dell’ordine e della pace al suo interno; il primo coincideva con gli
strumenti della diplomazia e della guerra, il secondo era concepito soprattutto come amministrazione della
giustizia.

CAPITOLO 5: Religione, mentalità, cultura

Un aspetto molto diffuso allora era il sacro, ossia le manifestazioni legate alla religione. Il sacro è una
caratteristica di tutta l’Europa. Prima della rivoluzione protestante un punto di riferimento era la parrocchia.
Lo studioso Georges Huppert calcolò che nell’Europa occidentale vi erano circa 160 000 parrocchie e ciò era
importante perché, soprattutto negli stati medio-bassi, erano il punto di collegamento con l’esterno, infatti il
parroco svolgeva la funzione di tramite con il mondo esterno.

In chiesa ci si riuniva per diversi motivi: 1 per ascoltare la messa, 2 per assistere a battesimi, 3 per matrimoni
e 4 per funerali. Il calendario era segnato da feste religiose come Pasqua, Natale, Corpus Domini e
festeggiamenti per il santo patrono.

All’epoca vi era un’ossessione per la morte accentuata dalla fragilità dell’uomo, la cui esistenza era messa in
pericolo da malattie, carestie, epidemie, per questo ci si rivolgeva ai santi e alla madonna chiedendo loro di
intercedere in situazioni. La credenza del purgatorio è sorta nel medioevo e questo luogo rispecchiava la
speranza dell’uomo a proposito dell’esistenza di un luogo in cui purgarsi e quindi espiare i propri peccati.
Nell’età moderna il purgatorio era usato a scopi di lucro poiché si vendevano indulgenze. Le indulgenze
erano garanzie di abrogazione dei peccati per i propri defunti vendute attraverso il pagamento di somme di
denaro.

Le figure del prete, del parroco e del frate finirono per diventare persone con poteri soprannaturali per il
semplice fatto di essere partecipi della sfera del sacro. Oltre alle figure religiose si credeva che anche altri
individui possedessero poteri magici, grazie ai quali potessero sia guarire che infliggere danni e malattie. Era
diffusa l’idea che questi poteri derivassero da patti con il diavolo. All’epoca un libro molto venduto era
Malleus Malificarum( il martello delle streghe) scritto da Jacob Sprenger, Henrich Institor che era stato
stampato nella prima volta nel 1486 e che avrebbe conosciuto 49 edizioni sino al 1669 vendendo circa 30-40
000 copie
La caccia alle streghe fu un flagello che colpì tra le 100 e le 200 000 persone tra il 1200 e il 1300(soprattutto
donne). Nei paesi mediterranei, Italia e Spagna, la repressione fu meno dura e dei processi si occupavano i
tribunali dell’inquisizione. Solo a partire dalla seconda metà del 600i ceti colti Europei iniziarono a non
credere più alla magia, che rimase però radicata negli strato popolari.

Capra introduce il disciplinamento sociale (un’espressione usata da Paolo Prodi e coniata nel 1968 da
Gerhard Oestreich) che fu messo in atto sia dallo stato che dalla chiesa per controllare la vita dei fedeli.
Questo processo comporta una penetrazione più profonda dei principi del cristianesimo nelle masse.
Stempera i comportamenti più violenti e amorali e soprattutto favorisce un aumento dell’alfabetizzazione che
nei paesi protestanti(spazi germanici, olandesi, inglesi e svizzeri). In questo modo ogni credente può leggere
e verificare da sé la sacra scrittura e può avvicinarsi di più alla parola di Dio.

Prima l’educazione non era una prerogativa dello stato ma era in mano ai precettori nelle famiglie più
abbienti e al parroco nelle famiglie più umili. Misurare il tasso di alfabetizzazione era complicato: in Svezia
e in Germania alla fine del 700 sapevano leggere e scrivere quasi tutti, in Inghilterra il 60% dei maschi e il
40% delle femmine. In Francia tra il 1686 e il 1786 si passò dal 29 %al 47% di alfabetizzazione tra i
maschi e dal 14 al 17% tra le femmine. In Italia nel 1861 vi era il 70% della popolazione che non sapeva né
leggere né scrivere.

Capra descrive lentamente il passaggio da una cultura orale ad una cultura scritta, prima le credenze
venivano trasmesse oralmente da una generazione all’altra. Gli studiosi della cultura popolare reperiscono le
loro informazioni con difficoltà presso i ceti più alti che magari riportavano credenze o certe esperienze che
avevano avuto con membri degli stati più bassi . queste non sono testimonianze neutre ma sono filtrate dalle
condizioni/credenze dell’autoreche sta scrivendo. Questo ha fatto si che l’antropologo francese Claude Lévy-
Strauss parlasse di popoli senza storia. Egli disse che molti popoli non hanno storia ma non è che non ce
l’hanno, è che non ci sono le fonti che permettono di certificare la loro storia.
Esistono certe testimonianze scritte da uomini del popolo come Jacques Menetra, che ha lasciato un proprio
diario pubblicato da Daniel Roche. Altre testimonianze dei ceti umili si possono trovare nelle deposizioni
giuridiche(nei verbali dei processi). Un altro storico italiano Carlo Ginzburg che ha studiato il caso del
mugnaio friulano Menocchio, altre indicazioni possono arrivare dai manufatti, altro materiale sono le
indagini antropologiche e folcloriche. L’antropologia viene usta come una scienza di lunga durata che prende
in esame i riti ma questo materiale è mediato sotto ricerche iniziate nell’800 e in questo periodo erano molto
diffusi i principi del romanticismo e della nazione e quindi non sono testimonianze neutre ma orientate dalle
convinzioni degli studiosi che si sono occupati di questi aspetti. L’antropologia si occupa di studiare eventi
collettivi e pratiche chiassose e trasgressive. Il centro di attrazione non è solo la parrocchia ma anche
“l’osteria”. Non c’era solo l’obbedienza passiva ma vi era anche uno spirito di ribellione/ rivolta( c’erano
tentativi di diffondere istanze egualitarie).

Capra non è d’accordo con la tesi dello storico francese Michel Foucault che soseneva che ad un certo punto
nell’età moderna si mette in moto un processo che smantella sistematicamente la visione del mondo
medievale con il passaggio dal feudalesimo al capitalismo e con la riorganizzazione delle strutture politiche
intorno ad una monarchia assoluta.

La novità più importante fu l’invenzione della stampa. Nel XV secolo era diffusa la stampa Xilografica di
origine cinese: si trattava dell’incisione di immagini e anche di brevi testi su tavolette di legno che poi
venivano inchiostrate e usate per la riproduzione su carta e su seta. Ma tali matrici si usuravano rapidamente
e le lettere non erano sempre ben leggibili. Verso la metà del XV secolo Gutemberg ebbe l’idea di utilizzare
per la stampa le lettere e caratteri singoli, ottenuti mediante il versamento di piombo fuso in matrici
metalliche in cui il disegno della lettera era impresso in incavo con punizioni. Divenne possibile fabbricare
una gran quantità di caratteri tutti uguali e sistemarli in cassettini per comporre testi anche di grandi
dimensioni. Oltre ai cassettini , lo strumento fondamentale era il torchio: un telaio, prima di legno e poi di
metallo, munito di carrello scorrevole su cui veniva posata la forma riempita di caratteri; questa forma veniva
inchiostrata con rulli. Con il
tempo nacquero le censure data la notevole diffusione della stampa. La censura ecclesiastica aveva un indice
che veniva aggiornato periodicamente e che comprendeva le opere proibite(si potevano leggere le opere
proibite chiedendo un permesso alle autorità ecclesiastiche). In età moderna si diffondono le università che
erano state create già nel medioevo. Il numero degli studenti era sempre in crescita, l’unico momento di
stallo è durante la crisi politica. Inizialmente le università erano i “templi” della cultura. In seguito anche
l’università diventa controllata dalla censura dello stato e quindi anche il sapere è controllato.

CAPITOLO 6:

CAPITOLO 7: capra dopo aver dato una definizione dei diversi stati cerca d vedere come erano applicati
nelle monarchie. Vengono analizzate 4 nazioni in cui il regime politico è una monarchia: Francia, Spagna,
Inghilterra e Germania.

Francia

In Francia tra quattrocento e cinquecento, durante i regni di Carlo VIII(1483-1498), Luigi XII(1498-1515) e
Francesco I(1515-1547).

La Francia si distingue in quanto prosegue il cammino di accentramento e potenziamento dello stato e quindi
è un processo che fin da subito fa si che si rafforzi il potere monarchico e che i collaboratori vengano scelti
direttamente dal sovrano. Per rafforzare lo stato una prima area in cui si interviene è il fisco perché si cerca
di rendere più razionale il movimento di entrata e di uscita del denaro dalle casse dello stato. Per avere un
flusso di entrate regolai è necessario imbastire un sistema di tassazione regolare, e a seconda dei casi più o
meno invasivo( ad esempio in procinti di una guerra si inasprisce la tassazione per raccogliere i fondi
necessari). L’imposta più diffusa in Francia è la Taglia, dalla quale sono esenti il clero e i nobili.
Nel 1542 si formano delle circoscrizioni fiscali chiamate Les généralités che rafforzano l’autorità regia e
questo momento di consolidamento del potere monarchico ha come contraltare la perdita di importanza degli
stati generali. C’è anche
una maggiore attenzione all’aspetto giudiziario, mediane la creazione di:

 Gran consiglio
 Parlamenti
 Tribunali d’appello istituiti a Parigi e nelle principali sedi provinciali della monarchia francese.

In queste situazioni sono attivi i giuristi cioè delle persone che hanno una preparazione giuridica e che non
sono di origine nobiliare ma borghese, inoltre molte di queste cariche erano vendute(il meccanismo di
vendita è detto vendita degli uffici). Si forma così un ceto di funzionari dello stato che diventa numeroso
dato il gran numero di cariche messe in vendita. Le cariche più alte avevano capacità nobilitante, si viene a
creare una nobiltà di Toga che, almeno nelle fasi recenti, si scontra con la nobiltà di spada( aristocrazia più
antica. Prende il nome dal servizio permanente per la corona tra gli ufficiali).
A mano a mano che lo stato si rafforza interviene anche nella sfera religiosa; sia la Francia che l’Inghilterra
sviluppano delle chiese nazionali, quella francese si chiama Gallicana mentre quella inglese si chiama
anglicana. Queste chiese nazionali portano con sé dei privilegi e quelli francesi vengono confermati nel 1438
con la prammatica sanzione. Francesco I nel 1516 fece un concordato con il papa in cui si stabilisce che il
sovrano riconosce la superiorità del pontefice sui concili e in cambio ottiene che le cariche di vescovo,
arcivescovo, priore e abate fossero nominate dal re. Ciononostante il potere del re non era omogeno su tutto
il territorio francese; alcuni grandi feudatari conservarono un’autorità non trascurabile, spesso incrementata
dal titolo di governatore. Le provincie di recente acquisizione( Linguadoca, Provenza, Bretagna e Borgogna)
erano dette Pays d’état e avevano le loro assemblee di stati(clero, nobiltà e terzo stato) che contrattavano
l’ammontare delle imposte e la loro spartizione.

Spagna

Nel 1469 si unirono in matrimonio Ferdinando D’Aragona e Isabella di Castiglia aprendo la via all’unione
dei due regi spagnoli. Il governo congiunto dei due sovrani iniziò nel 1479 e l’attenzione dei due re cattolici
si concentrò soprattutto sulla Castiglia, regione molto più ricca e popolosa rispetto all’Aragona. Nella
seconda metà del 1400 la Spagna stava vivendo le fasi finali della reconquista(stava riconquistando i territori
occupati dai musulmani) che terminò nel 1449. Dopo aver cacciato i musulmani cercano di cacciare anche
gli ebrei per preservare la “limpieza de sangre” ma facendo questo avevano eliminato una delle parti più
produttive dell’economia spagnola provocando un gran danno. Nei territori riconquistati venivano inviati dei
corregidores, funzionari regi che si occupavano dell’amministrazione.

Le cortes erano convocate di rado e solo per approvare le richieste finanziarie della corona. Le cortes sono
formate dai tre ordini : clero, nobiltà e terzo stato ma con il rafforzarsi del potere regio vennero convocate
sempre meno e solo per ratificare alcune imposte indirette e vi partecipano solo i rappresentanti del terzo
stato. Qui in Spagna la nobiltà si assoggettò facilmente alla corona grazie alle concessioni di Ferdinando. Il
re si fece nominare gran maestro dei tre ordini cavallereschi di Santiago, Alcantara e Calatrova per
controllare le nomine dei Cavalieri. Anche il sovrano spagnolo ha il privilegio di nominare i saggi episcopali
e altri benefici ecclesiastici.
Dal punto di vista economico c’è anche la lotta tra allevatori e agricoltori, prevalgono gli allevatori data la
presenza della Mesta cioè una corporazione di allevatori di pecore che era controllata dall’aristocrazia e che
ottenne la protezione regia a danno dei coltivatori. Anche in Spagna
c’era un sistema di consigli: prima c’era il consiglio reale che poi è diventato il consiglio di Castiglia con una
serie di consiglieri non nobili ma di estrazione borghese con una formazione da giuristi.
Quando si parla di Aragona c’è una distinzione da fare tra: regno di Aragona, Aragona propriamente detta e
Catalogna e Valenza; queste tre realtà formano l’Aragona. Ferdinando d’Aragona risiede in Castiglia e per
questo fu nominato un viceré e istituito nel 1494 il consiglio di Aragona. La Spagna ha una propria
inquisizione che venne fondata nel 1478 dalla corona che non dipende da quella romana e la cui competenza
si estende ai due regni. Quando nel 1504 muore Isabella si apre un
problema di successione; il regno dovrebbe passare alla figlia Giovanna ma dopo la morte del marito Filippo
nel 1506 era impazzita e così Ferdinando assume il governo del regno fino al 1516. Ferdinando oltre ad
essere un buon re implementa il regno annettendo nel 1512 la Navarra(che allora era uno stato che si
estendeva su due versanti dei Pirenei e quindi in Francia)

Inghilterra

Enrico VII Tudor riuscì a prevalere nella guerra delle due rose (1455-1485) combattuta tra Lancaster e York.
Data la situazione politica complessa e la debolezza del potere, il sovrano non tollera congiure e ribellioni da
parte dei popoli e quindi quando le scopre la repressione è molto dura.

Enrico VII è un grande sovrano: tiene a bada l’aristocrazia, è un ottimo amministratore delle finanze, triplica
i liquidi nelle casse dello stato e riorganizza le istituzioni centrali. Il consiglio
della corona è un organo di governo consultivo, non prende decisioni ma consiglia il sovrano, anche in
questo caso i membri non sono nobili ma uomini fedeli al sovrano. Successivamente furono creati altri due
consigli: il Consiglio del Nord e il Consiglio del Galles, per amministrare i territori del nord e quelli del
Galles. C’è inoltre un tribunale, la camera stellata, che si occupa di tutti i casi non contemplati dal diritto
comune e soprattutto giudica sui reati politici.
Il figlio Enrico VIII gli succedette nel 1509 (regnando fino al 1547) e proseguì la politica autoritaria iniziata
dal padre lasciando la gestione della politica interna al cardinale Thomas Wolsey. Ci fu il
distacco definitivo dalla chiesa di Roma e nel 1534 fu emanato l’atto di supremazia.
Anche il parlamento diventa l’espressione della volontà del regno ma mentre non si avevano problemi con la
camera dei lord (formata da nobili e membri dell’alto clero, si avevano problemi con la camera dei comuni
perché eraquela che decideva se approvare o meno le tasse. La particolarità del potere inglese è
che è un potere a due teste, c’è il re e c’è il parlamento e queste figure non possono esistere senza l’altra.

Germania

Nel 1493 muore Federico III D’Asburgo e la situazione politica è frastagliata perché la sovranità nell’area
tedesca era confusa in quanto c’erano stati territoriali, principati ecclesiastici e libere città, alcune delle quali
erano in lega(un esempio è la lega anseatica), feudi immediati(dipendevano da un signore che a sua volta
dipende dall’imperatore) e popoli di lingua diversa(in realtà sono 34 dialetti più che lingue). Vi erano
contrasti tra le aree più urbanizzate e le più sviluppate economicamente e le zone interne, rurali e legate ad
un modo di vita medievale. Al vertice c’era il sovrano il cui titolo veniva ereditato. Gli Asburgo
covernano direttamente su alcune regione come su bassa e alta Austria, Asturia, Carinzia , Stiria, Carniola,
Tirolo(dal 1490) e contea di Gorizia ( dal 1500). Il sovrano riceveva la dignità imperiale nominato da una
dieta ristretta composta da 7 grandi elettori:

 4 laici: re di Boemia, Principi di Sassonia, Brandeburgo e Palatinato


 3 re ecclesiastici: Arcivescovo di Trevi, Magonza e Colonia

Di fronte alla dieta ristretta c’è la dieta allargata che comprende tutti gli organi dell’impero cioè 6 elettori,
120 prelati(uomini religiosi), 30 principi laici, 140 feudatari e 85 città. La realtà
tedesca è frammentata e ad un certo punto nel 600 si arriverà al punto che molti stati tedeschi non si sentono
rappresentati dall’imperatore e quindi si costruiscono alleanze con altri “stati”. Massimiliano I, sovrano dal
1493 al 1519 aveva spostato Maria di Borgia e debuttò con un notevole successo grazie alla pace di Senlis
con la Francia nel 1493 in cui si riconoscevano agli Asburgo il possesso dei Paesi Bassi, dell’ Arteis e della
Franca contea. Massimiliano I aveva un progetto troppo ambizioso:

1. Iniziare una crociata anti-turca


2. Riaffermare il potere imperiale in Italia

Nel 1495 si riunì la dieta a Wortis nel tentativo di dare più forza al potere imperiale e razionalizzare le
entrate fiscali ma ciò non ebbe successo. Nonostante questo si ottenne:

1. Nasce un tribunale imperiale (Reichskommergericht)


2. Consiglio composto da 17 membri(reichsrat)
3. Versamento di un soldo comune la cui somma tuttavia doveva essere approvata dalla dieta ogni
anno.

Queste tre istituzioni non riescono a funzionare come avrebbero dovuto e quindi si creano altre forme di
centralizzazione del potere attraverso la creazione del consiglio Aulico(hofrat) e di una camera aulica; il
consiglio si sofferma su problemi politici mentre la camera si occupa dell’amministrazione delle finanze.
La mancata riforma mina la capacità di intervento di Massimiliano I in Italia e lascia campo libero al re di
Francia che aveva sposato Bianca Maria Sforza. Altro tentativo di Massimiliano I era di controllare
maggiormente la Svizzera ma non ci riesce perché a Donach, vicino Basilea nel 1499 l’esercito tedesco viene
sconfitto dagli svizzeri.

Lo storico Inglese Geoffrey Parker scrisse “rivoluzione militare” su quello che stava accadendo. Il passaggio
del 400 al 500 fu un’epoca di grandi mutamenti militari. Perse di importanza la cavallerie e aumentò la
fanteria, cambiando le fortificazioni che passano da alte e sottili come nel medioevo a basse e
larghe(resistono ai cannoni), le artiglierie diventano più efficienti. Grazie a queste innovazioni la guerra
diventa più cruenta ma anche più dispendiosa.

I signori locali non sono più in grado di avere dei propri eserciti perché non sono in grado di competere con
lo stato. In questa prima fase ci sono molti corpi mercenari che passano da un belligerante ad un altro purchè
siano pagati. Solo più avanti ci saranno eserciti permanenti, caserme. L’inizio del declino della cavallerie
pesante si inizia a vedere nella guerra dei 100 anni. I fanti si dispongono in maniera diversa e sono aiutati
dai picchieri, uomini armati di picche lunghe 5 o 6 metri impugnate orizzontalmente. Il generale spagnolo
Fernandez de Cordoba mise a punto uno schieramento flessibile con unità composte da 3000 uomini, formate
in parte da picchieri e in parte da archibugieri. Cambia anche l’ethos(comportamento) dei cavalieri che in
epoca medievale era ritenuto vile colpire il nemico e ora invece i nemici si vincono con un’artiglieria
efficiente e agguerriti reparti di fanteria. La guerra era sempre più gestita dallo stato relegando la nobiltà ad
una posizione marginale.

In Italia c’era un equilibrio politico nato dalla pace di Lodi del 1454 che si ruppe alla morte di Lorenzo de
medici e di Innocenzo VIII. Lorenzo de medici era chiamato l’ago della bilancia perché dove si muoveva lui
si spostavano gli equilibri. Le diverse realtà statuali italiane iniziano a fremere :

 Venezia vuole espandersi di più in terra ferma e inizia a manovrare per cercare di ottenere territori in
più
 Ludovico Sforza, che diventa signore di Milano strappando il potere al nipote Gian Galeazzo, vuole
consolidare il suo potere a Milano.
 La chiesa vuole espandersi
 Carolo VIII era deciso a far valere i suoi diritti di successione

Carlo VIII in base alla discendenza angioina voleva far valere i suoi diritti. Il sovrano Francese fu
incoraggiato a scendere in Italia da Venezia e da Milano. Carlo VIII valica le alpi con 5000 mercenari
svizzeri e numerosa artiglieria. Nel febbraio 1495 entra a Napoli. Una volta che i francesi erano nel territorio
italiano gli stati italiani si alleano (Venezia, Milano, Firenze, Stato Pontificio, Spagna, Impero). L’esercito
delle lega cerca di andare incontro ai francesi ma viene sconfitto a Fornovo il 6 luglio 1495 sul valico
appenninico della cisa, intanto Ferdinando II di Aragona riprendeva il regno di Napoli grazie alla spagna e a
Venezia. Lo stato che ci rimette di più è il ducato di Toscana perché c’era Piero de medici che si era
dimostrato troppo prono a Carlo VIII e che quindi i fiorentini cacciano da Firenze e cercano di creare un
proprio regime repubblicano. Pisa intanto si stacca e rimarrà indipendente fino al 1509. A Firenze si
dividono in palleschi e piagnoni; i palleschi sono i sostenitori dei medici(chiamati così per le 6 palle sullo
stemma dei medici) e i piagnoni che sono legati a savonarola (pungolano per avere la riforma). Savonarola si
scaglia contro la corrotta chiesa che brama di più il potere. Si crea un consiglio di 3000 cittadini ma questo
dava fastidio alla chiesa che non voleva sentirsi rinfacciare le proprie colpe da un frate sia ai nobili che
stavano prendendo potere. Nel 1497 savonarola viene scomunicato e nel 1498 fu giustiziato.

Venezia nel frattempo si espanse in puglia e cercò di acquisire dei territori dello stato della chiesa. Nel 1498
si alleò con i francesi che in base all’accordo avrebbero dovuto garantire a Venezia la conquista di Cremona
e Ghiara d’adda. I veneziani in cambio avrebbero aiutato i francesi alla conquista del ducato di Milano. Nel
1499 il ducato di Milano diventa francese e Ludovico il moro fu fatto prigioniero e portato in Francia. Nel
1503 la Spagna prevalse sulla Francia e si impossessò del regno di Napoli.

Cesare Borgia è il figlio naturale di papa Alessandro VI(che non avrebbe potuto e dovuto avere rapporti ma
essere casto) che fece in modo creare per il figlio uno stato in Romagna e nelle Marche eliminando diverse
signorie locali. Con la morte del pontefice nel 1503 ebbe fine anche questa avventura statuale. Egli è anche
chiamato il valentino perché il re di Francia gli aveva donato il ducato del Valentinois.
Il nuovo papa fu Giulio II(1503-1512) il quale non era molto interessato al fattore religioso ma al potere
temporale della chiesa. Infatti chiese a Venezia di rinunciare a Rimini e a Favenza ma Venezia si rifiutò di
eseguire l’ordine e quindi fu stipulata la lega di Cambrai alla fine del 1508 tra impero, Francia e Spagna. Il
14 maggio 1509 i veneziani furono sconfitti ad Agnadello, vicino a Crema, dall’esercito francese che si
attestò sulla linea del Mincio. A partire da questo momento Venezia iniziò a rivedere le sue ambizioni.

Quando venne sconfitta Venezia le città della terraferma fecero entrare le truppe imperiali. La diplomazia
veneziana lavorò abilmente e riuscì a insinuare la divisione tra gli alleati. In questo modo si riesce a stipulare
un accordo con il papa che si reputò soddisfatto avendo riottenuto le terre romagnole oltre alla libera
circolazione nell’adriatico tolse la scomunica a Venezia. A questo punto è la Francia la nazione più
pericolosa e quindi il pontefice stipulò la santa lega contro la Francia coalizzandosi con la Spagna, con
l’impero, con l’Inghilterra e con la Svizzera. Nel 1512 a Firenze vengono restaurati i medici e Milano fu
occupata dagli svizzeri. La Francia si riappacifica con i veneziani perché vuole il loro aiuto contro la
Svizzera. Le città veneziane che avevano aperto le porte agli imperiali sono stanche della loro dominazione e
oppongono una resistenza inaspettata tornando dalla parte di Venezia. In questa prima fase Venezia recupera
gran parte dei suoi territori ma a partire da questo momento non ebbe più grandi ambizioni.

Nel 1515 divenne re di Francia Francesco I che organizzò una spedizione in Italia. Nell’agosto 1515 passò le
alpi con 10.000 cavalieri e 30. 000 fanti. Il 13-14 settembre 1515 si svolse la battaglia di Melegnano in cui i
francesi sconfissero gli svizzeri anche grazie all’aiuto dei veneziani. Gli svizzeri persero quasi tutto il ducato
rimanendo con la sola contea Bellinzona(l’attuale Canton Ticino). La pace di Noyon 1516 tra Francia e
Spagna consolidò l’equilibrio politico allora raggiunto in Italia.

Carlo V fu importante perché è considerato la cerniera tra due epoche. Il medioevo e l’età moderna. Egli ha il
ruolo di imperatore ma allo stesso tempo è il primo sovrano che si trova di fronte alla realtà dell’Europa
nell’età moderna che sono le monarchie nazionali. Carlo D’Asburgo nasce a Gand nel 1500(paesi Bassi), era
il nipote di Ferdinando. Sua madre era Giovanna la pazza e suo padre Filippo D’Asburgo figlio di
Massimiliano I. divenne re di Spagna nel 1516 perché la madre non era in grado di governare. Carlo V era un
sovrano poliglotta (disse: “parlo in spagnolo con Dio, in italiano con le donne, in francese con gli uomini e in
tedesco con il mio cavallo”). Carlo diventa orfano precocemente dato che il padre muore e la madre da di
testa e invece di ereditare la Castiglia viene messa in un convento. Carlo orfano cresce grazie alle cure della
zia Margherita D’Asburgo. Nel 1516 muore Ferdinando D’Aragona quindi Carlo diventa re di Spagna oltre
che del ducato di Borgogna(1506). Pochi anni dopo nel 1519 si candida al titolo di imperatore dopo la morte
del nonno materno Massimiliano I. L’impero era una carica elettiva e quindi bisognava farsi eleggere. Anche
Francesco I, re di Francia si candida con il sostegno di papa Leone X. Gli elettori tedeschi erano contrari alla
candidatura di Francesco I. Un altro fattore decisivo è l’oro prestato dai banchieri Fugger e Welser. Carlo V
fu eletto all’unanimità nella dieta riunitasi a Francoforte il 27 giugno 1519.

Carlo si era formato a Bruxelles alla corte della zia , la reggente Margherita dalla quale aveva assorbito un
orgogioso senso dinastico e una cultura cavalleresca Franco-Borgognona. Il suo precettore Adriaan Florensz
che gli aveva trasmesso una religiosità sincera e profonda vicino alla devotio moderna e con alcuni influssi
erasmiani(Devotio moderna: movimento spirituale diffuso nei Paesi Bassi alla fine del XIV secolo che
predicava la rinascita della fede). Carlo dovrà imparare le lingue per governare i suoi domini. Oltre al futuro
papa Adriaan Florensz anche Erasmo da Rotterdam avrà un importante ruolo nell’educazione di Carlo.
Questi due personaggi infonderanno in Carlo una concezione della religione particolare cioè una sensibilità
religiosa che derivava da un movimento che si era sviluppato nei paesi bassi tra la fine del 400 e l’inizio del
500, la devotio moderna. La devotio moderna era un modo di intendere la religione in modo più spirituale,
era un movimento che dava meno importanza alle pratiche esteriori e più alla preghiera individuale. Erasmo
scrisse per Carlo nel 1515 “l’instituto principis christiani”(che doveva difendere la chiesa e la religione
cattolica) in cui indica a Carlo quali devono essere i doveri del buon principe cristiano. Accanto ai
doveri(difendere la chiesa e la religione cattolica) Carlo V viene influenzato anche da un’altra idea che gli
proveniva dall’ambiente umanistico italiano e che si ricollegava ad idee dell’umanesimo; in particolare l’idea
che l’impero avesse il compito di mantenere l’unità della cristianità.
Carlo V impara ad essere un sovrano con l’obiettivo di andare d’accordo con il papa e difendendo la chiesa e
un sovrano che desidera mantenere la pace in Europa e garantire l’unità di fede e di civiltà. Queste
concezioni gli derivano in parte da Erasmo, dalla devotio moderna e di Adriano e in parte da un italiano:
Mercurino Arborio di Gattinara. Mercurino era un leghista, era stato al servizio di Margherita ma soprattutto
era un umanista che era stato influenzato dalla figura di Dantesca della cristianità governata dai due poteri,
l’impero e il papato che dovevano però andare d’accordo.

Se ci fosse stata la necessità l’imperatore avrebbe dovuto prendere in mano la situazione ed essere lui, se
c’erano problemi con il parlato, a prendere in mano la leadership. Carlo V avrebbe incontrato molti ostacoli
come la rivolta dei comuneros dell’estate 1520 quando una serie di città rivendicarono le loro autonomie. La
protesta assunse un carattere antifeudale e si estese alle campagne. Fu allestito un esercito nobiliare che ebbe
ragione degli insorti nella battaglia di Villalar 23 aprile 1521. La situazione peggiorò dopo l’arrivo di Carlo
fino a portare alla rivolta perché i sudditi erano diffidenti nai suoi confronti di quanto non parlava spagnolo e
si era presentato in Spagna con dei seguaci borgognoni ai quali aveva affidato le cariche.

I sudditi spagnoli volevano un sovrano spagnolo che conoscesse le esigenze del paese e che le cariche
fossero affidate a dei locali. Questo peggiora ulteriormente quando Carlo viene eletto imperatore e si deve
assentare per andare in Germania a ricevere la corona imperiale. Questo scatena una rimostranza nelle citta
della Castiglia, dell’Aragona e del regno di Valenza del terzo stato(è soprattutto l’elemento cittadino e
borghese che si rivolta). Questa rivolta raccoglie poi anche le stanze dei contadini spagnoli che sono
sottoposti ad un regime molto duro da parte della nobiltà(grandi latifondisti) che esercita una grande
pressione sui contadini. I contadini chiedono meno imposte, meno aggravi ed un accesso più libero alle
terre(liberalizzazione delle terre). Dopo la rivolta iniziò la “spagnolizzazione” di Carlo V che visse in Spagna
dal 1522 al 1529 e per brevi periodi fino al 1543. Molti dei suoi capitani e consiglieri erano spagnoli e nel
1526 sposò l’infanta del Portogallo Isabella Dàviz, che si occupava del governo quando l’imperatore non si
trovava in Spagna.

In questo momento la Spagna vive una condizione di prosperità economica e domina alcune colonie dalle
quali provengono una serie di ricchezze che arrivavano al porto di Siviglia. A Siviglia c’era la casa di
contratacion che era uno strumento di controllo dei traffici da e per le colonie. Tra le merci provenienti dalle
colonie iniziano ad arrivare materiali preziosi che consentivano alla Spagna i mezzi economici per condurre
la politica di potenza che la Spagna condurrà fino alla metà del seicento(con materiali preziosi si intende
argento). Carlo V essendo imperatore deve occuparsi dei problemi della Germania tra cui il luteranesimo .
all’inizio Carlo ha un atteggiamento conciliante verso il luteranesimo, non voleva lo scontro ma voleva
capire le ragioni ma poi dovrà cambiare politica.

Dopo il 1520 il suo campo prediletto sarà l’Italia poiché da una parte voleva fronteggiare il suo maggior
avversario, Francesco I e dall’altra voleva seguire il richiamo ideale dell’Italia come giardino dell’Europa.
Per manifestare il potere è necessario manifestarlo in Italia che era stata la culla dell’impero.

La Francia voleva spezzare l’accerchiamento

CAPITOLO 8: un evento fondante della storia moderna(ottica Eurocentrica) sono le scoperte geografiche.
Alla fine del Medioevo gli scambi economici si svolgevano unicamente nel mar Mediterraneo. I viaggi verso
l’Oriente , frequenti all’epoca di Marco Polo erano diventati più difficili dopo l’avvento della dinastia Ming
in Cina e la presenza ottomana nei balcani . anche i tre mercanti veneziani, che si erano assicurati il
monopolio della fornitura delle spezie, erano costretti a ricorrere a degli intermediari rifornendosi nei porti di
Beirut e Alessandria. Oro e avorio, merci importate dall’Africa, giungevano tramite i mamelucchi e gli stati
Nordafricani. Le conoscenze geografiche sugli altri continenti erano piuttosto vaghe . grazie agli studi di
Tolomeo era stata accolta la nozione della sfericità della terra. I tre continenti noti erano Europa, Africa, Asia
ed erano tutti collocati nell’emisfero nord. Non si conoscevano ancora l’America latina e l’Oceania. Anche la
cartografia subì un grande miglioramento.

L’Oceania verrà esplorata solo per un periodo alla fine del 700.

All’inizio le nuove terre erano uste come prigioni in cui si mandavano i delinquenti e le persone indesiderate.
Solo successivamente saranno organizzate sul modello della società inglese. In questa prima fase bisogna
tenere a mente alcune cose:

 Saranno i portoghesi che avviano le esplorazioni dell’africa

 l’obiettivo di questi viaggi era quello di trovare delle rotte alternative per arrivare direttamente, senza
intermediari nei centri di produzione di spezie, ceramiche e prodotti che si compravano in Oriente.

Anche in Africa c’erano delle formazioni statali piuttosto potenti e non è vero che si tratta di popoli senza
storia.

Un meccanismo messo in atto dagli Europei è il voler conoscere un po' delle tradizioni storiche, culturali
delle popolazioni con cui sono a contatto imponendo a queste popolazioni il loro modo di fare storia
all’europea. Questi popoli venivano costretti ad immaginarsi in una dimensione spazio-temporale che non
avevano ma che era tipicamente europea. Un risultato della colonizzazione si nota quindi anche in questo
modo di fare storia. Le zone allor più popolate erano quelle lungo il Nilo( attuale Egitto e Sudan, la fascia
Maghrebina e i territori a sud del deserto del Sahara. Sia in Africa che in America gli europei non trovano
territori disabitati. Soprattutto nel caso americano arrivano in territori dove ci sono civiltà estremamente
raffinate.

CAPITOLO 9: I nuovi orizzonti spirituali: Rinascimento e Riforma

Capra non affronta immediatamente le questioni legate alla riforma ma dedica un primo paragrafo al
rinascimento. In questa fase è anche un momento di straordinaria fioritura culturale dell’Italia. Il termine
Rinascimento( da “rinascita”) è stato coniato nell’Ottocento dagli storici francese e svizzero Jules Michelet e
Jakob Burckhardt per indicare un ritorno ai valori e ai modelli della cultura classica nella filosofia, nella
politica e nella letteratura. Con il Rinascimento si intende un ritorno alla cultura classica cioè al latino e al
greco. Nel 1453 è caduta Costantinopoli in mano ottomana il che ha portato la remissione in Europa di tutta
una serie di codici greci perché per esempio molti intellettuali scappano da Costantinopoli e si rifugiano
portando con se una serie di testi dell’Antichità greca che in Europa fino a quel momento lì era nota solo
attraverso la mediazione araba. Questo evento importante fa rifiorire gli studi sulla antichità classica. C’è
anche però un cambiamento di prospettiva; non c’è solo il ritorno dello studio di alcune materie dell’antichità
ma si va anche verso una visione più antropocentrica: cioè l’uomo viene messo sempre più al centro del
mondo; si ha una concezione diversa anche della natura e dell’uomo e si è soliti chiamare questa prima fase
del rinascimento umanesimo che riguarda sia la letteratura, sia la filosofia.

Gli umanisti predicano un ritorno ad un latino colto cioè ad un registro alto della letteratura latina e sono
molto favorevoli ad un metodo filologico molto rigoroso. Questo fa si che quando si occupano delle edizioni
(preparare delle edizioni moderne di testi che circolavano in diverse copie ) e sono molto più attenti dal
punto di vista filologico quindi registrano tutte le varianti, individuano gli errori dei copisti. Questo ritorno ai
documenti, questa spinta a voler riproporre dei testi facendo anche tanta ricerca d’archivio per esempio
spinge Lorenzo Balla a dimostrare che un documento famosissimo cioè la donazione di Costantino in realtà è
un falso fabbricato in età medievale. Con la caduta di Costantinopoli arrivano anche i testi di Platone e la
diffusione di Platone è così importante che un segno della riflessione neo platonica si trova anche nel lavoro
di Raffaello. Comincia anche a diffondersi, tra 400 e 500, il volgare italiano; una lingua ancora in
formazione, ancora ricca di latinismi e voci dotte. Ci sono già i primi scrittori che cominciano a scrivere non
più in Italiano ma in volgare e tra questi si ricordano : Ariosto, Macchiavelli, Poliziana e Guiciardini.
Migliora anche la tecnica nelle arti con una riproduzione della realtà più attenta, non ci sono più le
raffigurazioni piatte dell’età bizantina ma con Piero della Francesca nasce la prospettiva. È anche un
momento di sviluppo dell’architettura ad esempio con Brunelleschi. Gli architetti e i pittori avevano una
preparazione vastissima che comprendeva sia competenze umanistico-letterarie che tecnico-scientifiche; un
vertice assoluto della cultura italiana in questo senso è sicuramente Leonardo Da Vinci. Tra 400 e 500
Firenze era la città che aveva un predominio in campo artistico e poi ci furono altri centri: Roma(la corte
papale era anche un committente molto importante in quanto la committenza di arte religiosa era
predominante), Milano(governata dagli Sforza), Mantova(retta dai Gonzaga), Ferrara e Urbino senza
dimenticare Venezia, centro di grande vivacità culturale.

Alla corte di Urbino è ambientato il Cortegiano 1528 di Baldassarre Castiglione. Un’opera che ebbe una
fortuna europea e che definiva il comportamento aristocratico basandolo sulla grazia e la raffinatezza dei
modi.

Le guerre d’Italia crearono una profonda frattura nella nostra penisola che si riverberò negativamente anche
sulla vita culturale. Le guerre d’Italia incidono negativamente sulla vita culturale perché le risorse che si
potevano impiegare per costruire e affrescare palazzi vengono usate per allestire eserciti o per comprare
risorse per sostentare i soldati. Il periodo burrascoso delle guerre diventa anche soggetto di riflessione
politica; anche la scienza politica conosce una certa evoluzione ad esempio co Macchiavelli che separò la
politica dalla morale. Si comincia a studiare gli eventi politici sganciati dagli interessi religiosi in cui questa
componente perde l’importanza perché si basa sulla ragion di stato. Sia Macchiavelli sia Guicciardini non
sono solo letterati che osservano dal proprio studio quello che succede ,a sono coinvolti personalmente in
missioni politiche (come ambasciatori).

La cultura rinascimentale si caratterizza per una sua dimensione più laica e che mostra un certo distacco dalle
dispute teologiche che infervoravano gli ambienti all’epoca. Verso la chiesa si manifestava o un senso di
rispetto puramente di facciata o un aperto antichiericalesimo. Quando si uniscono gli ideali umanisti con
l’evangelismo (ritorno ad un cristianesimo più spirituale e meno rivolto al materialismo) si creano movimenti
come la devotio modrna che cominciano a chiedere una riforma interna della Chiesa. Si sente la necessità di
questa riforma perché il basso medioevo era stato un’epoca di forte tensione in cui l’autorità non era ancora
formata e c’era il fenomeno dei concili( assemblee/riunioni alle quali partecipa solo l’alto clero)e sostengono
che queste assemblee hanno più autorità rispetto al papa. Da questi concili atrivava sempre più spesso
l’esigenza di chiedere ala chiesa di occuparsi più della sfera spirituale e meno a quella temporale, si cerca di
tornare all’autenticità del messaggio cristiano. Si vuole permettere la lettura delle sacre scritture a tutte e per
fare questo è necessario iniziare a tradurre la bibbia in volgare(lo farà Lutero).

1:25:17

CAPITOLO 10: La Controriforma e l’Italia del pieno e tardo Cinquecento

Con il termine Controriforma si designa un complesso insieme di movimenti, istituzioni e iniziative messe in
atto tra Cinquecento e Seicento dalla Chiesa cattolica romana, sia in risposta al dilagnare della Riforma
protestante, sia come conseguenza delle esigenze di riforma interna e rinnovamento religioso emerse già a
partire dai concili del secolo XV.
Sia la riforma protestante che la controriforma si verificarono in un periodo in cui, in tutta l’Europa, i fedeli
avvertirono un’acuta necessità di rinnovamento religioso, al di là di delle frontiere confessionali. Le istanze
di rinnovamento religioso furono avvertite anche in Italia, dove le opere e le idee di Erasmo da Rotterdam
circolarono ampiamente e fossero spesso lette in chiave luterana, cioè come alternativa globale al complesso
di dogmi, di istituzioni e di riti in cui si identificava la religione tradizionale.

Accanto all’influsso erasmiano agirono una serie di stimoli:

 l’ondata di profezie e di attese apocalittiche suscitate dalla predicazione di spiriti infervorati


 le sofferenze e le rovine portate dalle guerre d’Italia
 l’anticlericalismo diffuso da tempo tanto nei circoli colti quanto negli strati popolari.

Le speranze in un’iniziativa dall’alto per la riforma della Chiesa, fortemente sollecitata anche dall’imperatore
Carlo V, si accesero con l’avvento al pontificato di Paolo III Farnese, che manifestò l’intenzione di
convocare al più presto un nuovo Concilio ecumenico e costituì nel 1536 una commissione con il compito di
studiare e proporre rimedi ai mali della Chiesa. Anche il Concilio, convocato una prima volta a Mantova per
il 1537, potrà riunirsi effettivamente, come vedremo, solo alla fine del 1545.

Questo clima di fervore e di rinnovamento si espresse nella creazione di nuovi ordini religiosi o nella riforma
dei vecchi. A tale tendenza si può ricollegare la nascita, interno al 1528, dell’ordine dei cappuccini, un ramo
della grande famiglia francescana: all’ideale della povertà assoluta, secondo lo spirito originario di San
Francesco. L’ordine che più di ogni altro era destinato a incarnare lo spirito della controriforma fu la
Compagnia di Gesù. Il suo fondatore, Ignazio Loyola era un esponente degli Hidalgos, caratterizzati dalla
vocazione alle armi e dallo spirito di crociata. Ferito dall’assedio di Pamplona nel 1521, decise di convertirsi
a una vita di preghiera e di penitenza. Nel 1534 pronunciò insieme ad un gruppo di compagni i voti di
povertà e di castità e si impegnò a consacrare la propria alla liberazione della Terra Santa al servizio della
Chiesa e del pontefice. Dal 1535 Ignazio e i suoi compagni soggiornarono in Italia. Fin dall’inizio i gesuiti si
caratterizzarono come una milizia scelta al servizio del papa e della Controriforma. Ai tre voti
tradizionali(povertà, castità e obbedienza) ne aggiungevano un quarto, di fedeltà assoluta alle direttive del
pontefice. Alla morte di Ignazio i suoi seguaci erano già molti e in seguito aumentarono ancora. Le case
professe non potevano possedere beni, i collegi si configuravano invece come istituzioni fondate e dotate da
benefattori; essi erano dedicate alla formazione non solo del clero, ma in generale dei giovani di nascita
aristocratica o alto-borghese. La formazione delle classi dirigenti divenne la specialità della Compagnia, che
elaborò una propria efficace pedagogia, codificata a fine Cinquecento nella Ratio Studiorum e imperniata
sull’insediamento del latino e dei classici. Grande fu anche il contributo dei Gesuiti all’attività missionaria.

Nel frattempo, una serie di insegnamenti significativi aveva indicato un profondo mutamento di clima, il
tramonto delle speranze di riunificazione della cristianità e l’adozione da parte della Chiesa di Roma di un
atteggiamento più duro e intransigente nella lotta contro l’eresia. Nel 1540 fu approvata da Paolo III la regola
della Compagnia di Gesù. Nel 1541 fallì a Ratisbona l’ultimo tentativo di accordo tra protestanti e cattolici.
Nel 1542 venne creata a Roma, la congragazione del Sant’Uffizio e dell’Inquisizione.

La convocazione di un concilio ecumenico era sollecitata dall’imperatore ma fu procrastinata per ragioni


politiche da Paolo III, che voleva assicurarsene lo stretto controllo . la scelta di indirlo nel 1542 a Trento fu
motivata da un fatto che la citta era sede di un principato vescovile ma era soggetta anche all’impero. A
causa della riapertura delle ostilità tra Carlo V e il re di Francia, il concilio poté riunirsi effettivamente solo il
13 dicembre 1545. Alla cerimonia d’apertura erano presenti 4 cardinali, 4 arcivescovi, quasi tutti italiani ,
oltre ad alcune decine di teologi e ai generali degli ordini regolari. Il concilio fu nuovamente interrotto nel
1552 a cause delle riprese delle ostilità tra l’impero e la Francia. Avverso all’imperatore e ostile al concilio,
Paolo IV estese i poteri dell’inquisizione, sottopose a processo alcuni dei maggiori esponenti del partito
riformatore e promulgò nel 1559 il primo indice dei libri proibiti. Toccò a Pio IV l’incarico di rilanciare il
Concilio e condurlo a termine. Nelle intenzioni dell’imperatore i padri conciliari avrebbero dovuto affrontare
le questioni disciplinari, ma di fatto ebbe la priorità la definizione dei punti dogmatici più controversi, quali
gli effetti del peccato originale e il principe della giustificazione per sola fede, condannato come eretico. Fu
scavato un solco incolmabile e definitivo tra le posizioni della Chiesa cattolica e quelle delle confessioni
protestanti. Dal concilio tridentino usciva riaffermato e rafforzato il carattere monarchico della Chiesa
cattolica e quelle delle confessioni protestanti. Le decisioni principali del concilio riguardarono, oltre alla già
accennata riaffermazione del valore delle opere ai fini della salvezza, la collocazione della tradizione della
Chiesa accanto alla Sacra Scrittura come fonte della verità; la natura dei sacramenti, tra i quali particolare
rilievo ebbe l’eucarestia e all’ordine; furono ribadite l’esistenza del purgatorio e la validità delle indulgenze
nonché del culto prestato ai santi e alla Vergine. Per quanto riguarda la formazione e i doveri del clero, i
punti più importanti furono l’istituzione dei seminari, il divieto del cumulo di benefici, l’obbligo fatto ai
vescovi di risiedere nelle propria diocesi, di visitarla tutta ogni due anni e di farne periodiche relazioni alla
curia di Roma.

L’applicazione dei decreti tridentini non fu immediata e dovette fare i conti con la volontà dei sovrani
cattolici di mantenere il controllo sulla rispettive Chiese. Il concilio di Trento indubbiamente segna una
nuova compattezza de durezza nelle lotte contro il protestantesimo e le tendenze eterodosse. Gli effetti di
questo spirito militante furono evidenti nel pontificato di Pio V, l’ispiratore dello spietato massacro di circa
duemila valdesi in Calabria. Pio V non esitò a ripubblicare nel 1568 la bolla medievale in Coena Domin,
affermazione della supremazia del papa sui sovrani temporali e a scomunicare nel 1570 la regina
d’Inghilterra Elisabetta >I, sciogliendo i suoi sudditi dal dovere di obbedirle. Il papato della controriforma
raggiunse il suo apogeo con Sisto V. Non solo egli diede nuovo impulso all’attività missionaria e alla
controffensiva cattolica nell’Europa centro-settentrionale ma attuò una profonda riorganizzazione della curia
romana: il numero dei cardinali 70, congregazioni cardinalizie 15( 9 si occupavano della chiesa universale e
le altre degli affari interni dello stato pontificio. Venne condotta sotto Sisto V e Clemente VIII la lotta contro
il brigantaggio che infestava le provincie.

Il significato della Controforma non si esaurisce nell’ accentramento dei poteri a Roma e nella persona del
pontefice. In molte diocesi si registra l’avvento di vescovi e arcivescovi animati da una forte carica
riformatrice. Carlo Borromeo fu nominato arcivescovo di Milano nel 1565. Il suo episcopato fu
contrassegnato dalla forte suggestione che emanavano la sua austerità di vita e la sua pietà, dalla
instancabile azione svolta per la riorganizzazione e la moralizzazione del clero attraverso l’istituzione di
seminari e la riunione frequente di sinodi diocesani e di concili provinciali, dalla visita delle parrocchie della
diocesi e della vigilanza severa su monasteri e conventi.

La pace di Cateau-Cambrésis, tra Francia e Spagna nel 1559 sancì una egemonia spagnola destinata a durare
fino agli inizi del XVIII secolo. La Spagna controllava quasi metà del territorio italiano, e cioè i regni di
Napoli, Sicilia e Sardegna, il Ducato di Milano, oltre al minuscolo, ma strategicamente importante Stato dei
Presidi.

Degli altri stati, solo Venezia poteva considerarsi indipendente, giacché i sovrani di Savoia e di Toscana
dovevano a Carlo V e a Filippo II i loro titoli e il loro ingrandimento, Genova era legata a filo doppio a
Madrid a causa dei suoi interessi finanziari, mentre i Ducati padani erano troppo piccoli per contare sulla
scena politica; quando allo Stato pontificio, la sua subordinazione, anche finanziaria, alla funzione universale
della Chiesa ne rendeva inevitabile, nonostante le velleità di alcuni papi, l’alleanza con la monarchia
spagnola, che in Europa e nel Mediterraneo rappresentava il maggiore baluardo del cattolicesimo. Va
ricordato che alle difficoltà e alle crisi dei primi decenni del secolo XVI seguì un periodo lungo di ripresa
demografica e economica. La stabilizzazione dell’assetto politico-territoriale conseguente alla vittoria della
Spagna sulla Francia favorì un’opera di rafforzamento e ammodernamento delle strutture istituzionali e di
ricomposizione delle classi dirigenti sulla quale si concentra l’attenzione degli storici. L’autorità sovrana era
rappresentata da un viceré o da un governatore e dai comandanti dell’esercito. Ma le magistrature giudiziarie
e finanziarie erano formate da elementi indigenti, che con la loro esperienza degli affari locali e la loro lunga
permanenza in carica, e con l’appoggio di reggenti di estrazione locale e distaccati presso il Consiglio
d’Italia a Madrid, facevano da contraltare al potere dei rappresentanti del sovrano e da mediatori tra la corte
di Madrid e i territori italiani. Al monarca si riconoscevano la suprema autorità legislativa e
giurisdizionale e il diritto-dovere della difesa e quindi del prelievo delle risorse necessaria; ma la facoltà di
applicare e interpretare le leggi e di ripartire e riscuotere le imposte era prerogativa degli organi di governo
locali.

Se nelle campagne meridionali, e in quelle delle isole, assai grave rimaneva il peso economico e sociale della
feudalità, il governo spagnolo riuscì a spezzarne la forza politica e a limitarne i peggiori abusi con
l’intervento della giustizia regia. Nello stato di Milano il predominio delle città fu attenuato dall’attuazione
del catasto ordinato nel 1545 da Carlo V e in campo istituzionale con la formazione di un organo
rappresentativo, la congregazione della stato in cui sedevano i rappresentanti dei contadi accanto a quelli
delle città.

Più accentuata fu l’evoluzione verso un modello assolutistico in Toscana e in Piemonte dove il principe
risiedeva in loco e agiva direttamente e non attraverso rappresentanti. Ai medici venne riconosciuto il titolo
ducale nel 1530 e nel 1569 quello di Granduchi di Toscana. Già nel 1532 fu attuata una riforma
costituzionale che pur mantenendo le antiche magistrature repubblicane , sovrapponeva ad esse due consigli
formati dagli esponenti delle famiglie più ragguardevoli: IL CONSIGLIO DEI DUECENTO e IL
CONSIGLIO DEI QIARANTOTTO.

Ma fu soprattutto Cosimo I a sviluppare il regime in senso assolutistico, svuotando questi orgnai di ogni
potere effettivo e governando attraverso i segretari e dal 1545 attraverso la pratica segreta, un nuovo
Consiglio di carattere informale. Un considerevole successo nel principato Mediceo fu l’annessione di Siena
e del suo territorio nel 1557, che mantennero le proprie leggi e le proprie istituzioni. Gli indirizzi di Cosimo I
furono proseguiti dai due figli Francesco I e Ferdinando I.

Lo stato Sabaudo venne ricostituito sotto il duca Emanuele Filiberto dopo la pace di Cateau-Cambrésis. Egli
spostò il baricentro del ducato al di qua delle Alpi, trasferendo la capitale da Chambéry a Torino. Soppresse
o limitò molte autonomie locali e centralizzo il controllo finanziario in una camera dei conti. Il successore
Carlo Emanuele I cercò di sfruttare questa nuova compattezza del ducato per una serie di iniziative
espansionistiche. Fallì nel tentativo di sottomettere Ginevra ma riuscì nel 1601 a ottenere dalla Francia il
marchesato di Saluzzo in cambio della concessione di alcuni territori in Savoia.

A Genova i tradizionali contrasti tra le fazioni nobiliari sfociarono nel 1575 in gravi disordini, che indussero
i nobili vecchi ad abbandonare la città e portarono in primo piano gli strati popolari che esigevano sgravi
fiscali e provvidenze favore delle arti. Nel 1576 si giunse ad un accordo che modificava i meccanismi di
elezione e sorteggio all’interno del complicato sistema di governo genovese; ciò diede l’avvio ad una
effettiva ricomposizione del ceto dei <<magnifici>>: alle alleanze verticali si sostituì una stratificazione
orizzontale basata sui diversi livelli di ricchezza.

L’incremento numerico del patriziato si era accompagnato ad una crescente differenziazione economica tra
le famiglie più ricche e la nobiltà povera. La concentrazione del potere nelle mani delle prime si manifestò
soprattutto con il progressivo rafforzamento del consiglio dei dieci, che giunse nel Cinquecento ad
impadronirsi delle leve della politica esterna ed interna, e con la creazione nel 1539 di un nuovo organo di
alta polizia, i tre inquisitori di stato. Nel 1538 l’opposizione dei giovani all’ulteriore rafforzamento
dell’oligarchia portò non solo alla restituzione del Senato dei poteri usurpati dal consiglio dei dieci , ma
anche dall’adozione di una politica estera più energica e indipendente sia dalla potenza spagnola, sia dalla
Chiesa della Controriforma. Dovunque gli interlocutori principali del potere sovrano erano i ceti nobiliari,
che venivano riqualificandosi e serrando le file grazie anche ad una trattatistica che insisteva soprattutto sui
caratteri ereditari, sul sangue e sull’onore. Nel mezzogiorno e nelle isole spadroneggiava un’aristocrazia di
tipo feudale. Nelle aree centro-settentrionali erano invece i patriziati a dare tono alla vita sociale.

CAPITOLO 11: L’Europa nell’età di Filippo II

Tra il 1555 e il 1556 Carlo V abdicò e i suoi territori passarono ai due figli Ferdinando e Filippo. Mentre
Ferdinando diveniva imperatore con il titolo di Ferdinando I ed ereditava con gli stati asburgici le due corone
di Boemia e Ungheria, al figlio Filippo II toccava la corona di Spagna con i suoi immensi possedimenti nel
Nuovo mondo e in Europa( Ducato di Milano, Regni di Napoli, Sicilia e Sardegna, la Franca Contea e i Paesi
Bassi). Il nuovo re di Francia Enrico II volle tentare la sorte delle armi: sconfitto a San Quintino nel 1557
dovette rassegnarsi a firmare la pace di Cateau-Cambrésis(1559), che assicurava alla Spagna una
schiacciante supremazia in Italia e il possesso della Franca Contea e dei Paesi Bassi.

Filippo II aveva ereditato dal padre la dedizione al mestiere di re, la preoccupazione di rendere ai sudditi una
giustizia imparziale, il senso di una missione da compiere della quale bisognava rendere conto a Dio. Ma a
differenza del padre, si sentiva ed era Spagnolo e alla nobiltà Castigliana lo accomunavano la gravità del
portamento e l’austerità del costume, una concezione esclusiva e gelosa del potere e una religiosità
intollerante.

Proprio a imporre l’ortodossia religiosa furono rivolte le prime misure di rilievo del suo regno. Tra il 1558 e
il 1560 fu rafforzata l’inquisizione, furono proibiti i viaggi all’estero degli studenti e l’introduzione dei libri
stranieri, vennero disperse e colpite da condanne a morte alcune comunità protestanti. Dieci anni dopo la
repressione si abbatté anche sui moriscos dell’Andalusia che, nonostante si fossero convertiti al
cattolicesimo, avevano mantenuto la loro lingue e le loro usanze. Le persecuzioni li indussero nel 1568 a
ribellarsi. Con una vera e propria campagna m militare la loro resistenza fu vinta e i sopravvissuti furono
deportati nelle regioni settentrionali della Castiglia, prima della loro definitiva espulsione decretata nel 1609.

Tornato dai Paesi Bassi nel 1559, Filippo non si mosse quasi più dalla Castiglia. Da Valladolid, la sede della
corte e del governo venne trasferita a Madrid. Filippo II rimase sempre federe alla concezione imperiale di
Carlo V, secondo cui ogni singolo paese doveva mantenere la sua individualità e i propri ordinamenti ed
essere unto agli altri solo nella persona del sovrano. Durante il suo regno venne esteso e perfezionato il
sistema dei consigli, composti in prevalenza(tranne quello di stato) da giuristi ed ecclesiastici spesso di
famiglia modesta. Oltre al consiglio di stato, competente per la politica estera, al consiglio dell’Inquisizione
e al consiglio di azienda (finanza), vi erano consigli preposti ai diversi complessi territoriali in cui sedevano
rappresentanti dei Paesi interessati, dei cui privilegi si consideravano difensori. Nei vari territori poi
all’autorità dei rappresentanti diretti del sovrano si contrapponeva quella delle magistrature locali, che
godevano di una larga autonomia.

In seguito all’estinzione della dinastia regnante del Portogallo, Filippo II- che era tra i maggiori pretendenti
al trono essendo figlio della sorella dell’ex sovrano e avendo sposato una principessa portoghese – riuscì ad
essere riconosciuto come erede. Il Portogallo con i suoi vasti possedimenti coloniali entrò a far parte dei
regni controllati dalla corte di Madrid, mantenendo inalterate la sua forma di governo e le sue leggi, ed
essendo sottoposto ad un nuovo consiglio detto <<Del Portogallo>>, formato interamente di portoghesi.
Rimase del tutto separata anche l’amministrazione dell’ Aragona, nella quale nel 1591 Filippo dovette
intervenire militarmente per sedar una rivolta attuata dai signori feudali.
In Castiglia l’indubbia popolarità del re venne messa in pericolo dai sacrifici sempre più grandi richiesti al
paese in termini di uomini e denaro. Il sistema tributario era congegnato in modo da penalizzare i ceti
produttivi e privilegiare le rendite parassitarie. I denari prelevati erano spesi in gran parte altrove, a cause
degli impegni militari della monarchia e andavano ad arricchire altrei paesi.

L’egemonia spagnola in Italia garantiva a Filippo una posizione dominante nel mediterraneo occidentale ma
lo rendevano più esposto agli attacchi dei corsari barbareschi e della potenza ottomana. Dopo un tentativo
fallito di prendere Malta la flotta ottomana sferrò nel 1570 un improvviso attacco contro l’isola di Cipro
mentre Tunisi cadeva nelle mani del bey di Algeri.

Per iniziativa di papa Pio V si costituì la <<lega santa>> in cui entrarono, oltre a Venezia e alla Spagna, la
Repubblica di Genova, il ducato di Savoia e l’ordine di Malta. Il 7 ottobre 1571 la flotta cristiana al comando
di Don Giovanni d’Austria e quella ottomana si affrontarono nei pressi di Lepanto all’imboccatura del golfo
di Corinto. Alla fine della giornata si delineò schiacciante la vittoria delle forze cristiane.

Venezia, preoccupata per i suoi possedimento nel Mediterraneo orientale e al fine di salvaguardare gli
scambi commerciali preferì firmare una pace separata (marzo 1573) rinunciando a Cipro e tornando alla sua
tradizione politica di buon vicinato con Istanbul.

Il Mediterraneo rimase per tutti il Cinquecento un crocevia di scambi e di traffici. Nell’ultimo ventennio del
XVI secolo si registra la penetrazione nel Mediterraneo degli olandesi e soprattutto degli inglesi: al
tradizionale scontro tra ottomani e cristiani si sovrappone lo scontro tra protestanti e cattolici.

L’impiego militare più importante che caratterizzò il regno di Filippo II fu quello di sedare la rivolta nel
Paesi Bassi che si trascinò fino alla pace di Vestfalia. All’origine dell’insurrezione dell’Olanda contro la
Spagna vi furono tre fattori:

1. Religione
i Paesi Bassi erano stati un territorio fertile per la diffusione delle dottrine riformate, in particolare
del calvinismo, soprattutto nei centri industriali delle Fiandre e del Barbante. Non mancò la risposta
repressiva di Filippo II.
2. Politica
Filippo II aveva affidato il governo dei Paesi Bassi alla sorellastra Margherita. Ma al suo fianco
aveva posto il cardinale di Granvelle, che diresse la lotta contro l’eresia rafforzando l’inquisizione e
mostrando scarso rispetto per le tradizionali autonomie cittadine e per le prerogative degli stati
provinciali. Ciò suscitò l’irritazione e l’opposizione dei patriziati urbani e dell’alta nobiltà. Il
governo degli Asburgo veniva avvertito come straniero e oppressivo. Malgrado l’allontanamento di
Granvelle del 1564 i nobili fiamminghi il 5 aprile 1566 invasero il palazzo della governatrice e
pretesero l’abolizione dell’Inquisizione e la mitigazione delle leggi contro i protestanti.
3. Crisi economica
La crisi verso la metà degli anni Sessanta colpì i centri urbani e soprattutto Anversa, a causa del
trasferimento ad Amburgo del fondaco inglese e della temporanea chiusura del Baltico legata a una
guerra in corso tra Svezia e Danimarca.

Di fronte alla ribellione, Filippo II decise di ricorrere alla forza e inviò nelle Fiandre un esercito al comando
del terribile duca D’Alba. Giunto a Bruxelles il 22 agosto 1567, l’Alba fece arrestare i capi dell’opposizione
e istituì un tribunale straordinario, il Consiglio dei torbidi, che in pochi mesi pronunciò oltre un migliaio di
condanne a morte. I metodi del duca parvero avere successo, ma una nuova ondata di malcontento fu
suscitata nel 2569 dall’imposizione di tasse per mantenere l’esercita spagnolo, e in particolare
dall’istituzione di un’imposta del 10% su tutte le transazioni commerciali. Approfittando della situazione il
principe Guglielmo d’Orange-Nassau, riuscì ad allestire una flotta e a invadere le provincie settentrionali dal
mare, facendosi proclamare nel 1572 statolder(governatore militare) delle provincie di Olanda e di Zelanda e
convertendosi l’anno seguente al calvinismo. Riuscirono a resistere all’esercito del duca d’Alba e resero le
coste della Manica impraticabili per le coste nemiche. Nel 1575 Filippo II fece bancarotta: ai primi del 1576 i
saldati si ammutinarono e saccheggiarono Anversa, ponendo fine alla sua prosperità. In quei giorni veniva
stipulata tra cattolici e protestanti olandesi un’intesa per la comune lotta contro l’oppressore. Il
comportamento dei calvinisti e la politica del nuovo governatore inviato a Bruxelles, Alessandro Farnese,
alla fine del 1578 misero fine rapidamente all’accordo.

Nei primi mesi del 1579 si giunse alla scissione del Paese. Neppure l’assassinio di Guglielmo D’Orange il 10
luglio 1584 modificò la situazione, che evolveva verso la piena indipendenza dell’Olanda e delle altre
provincie dei Paesi Bassi settentrionali.

Nata nel 1533 dalla seconda moglie di Enrico VIII, Anna Bolena, Elisabetta salì al trono dopo la morte di
Maria Tudor, alla fine del 1558. Il suo governo si caratterizzò per l’esigenza di mantenere buoni rapporti con
il parlamento e la tendenza a concentrare i poteri decisionali nel Consiglio privato della corona il cui membro
più autorevole era William Cecil. Il problema più urgente per Elisabetta era quello religioso. Per dare al
paese pace e stabilità la regina fece una soluzione di compromesso che fissò in modo definitivo i tratti della
Chiesa anglicana: riaffermò la supremazia del sovrano in materia religiosa ma mantenne l’episcopato e con
l’atto di uniformità del 1559 impose il libro delle preghiere comuni, largamente rispettoso della liturgia
tradizionale; sul piano dottrinale, invece, i trentanove articoli di fede formulati nel 1562 e promulgati nel
1571, accolsero i motivi fondamentali della teologia calvinista. Il dissenso religioso fu ampiamente tollerato
e i seguaci di Roma cominciarono a essere seriamente perseguitati solo dopo la ribellione dei conti del nord
nel 1568-69. Il compromesso elisabettiano lasciava insoddisfatti i calvinisti più intransigenti, detti puritani,
che reclamavano l’abolizione dei vescovi e l’eliminazione dal culto di ogni residuo di papismo. Al problema
religioso era legato il problema della successione. Il rifiuto di Elisabetta di concedere la propria mano faceva
temere una ripresa delle discordie civili dopo la sua morte. In campo finanziario vanno riconosciute la
stabilizzazione della moneta (1563) e la moderazione dei tributi: alle spese straordinarie si fece fronte con la
vendita dei beni residui della corona e con la compartecipazione ai profitti del commercio e della guerra di
corsa piuttosto che con inasprimenti fiscali.

La nobiltà titolata dei pari d’Inghilterra perse molto del suo potere politico ed economico, penalizzata
dall’inflazione e costretta o indotta a trasferirsi a corte, col doppio risultato di rovinarsi a causa delle spese
eccessive e di allentare i propri legami con le regioni di origine. I nuovi proprietari fondiari, acquirenti di
beni della corona, coltivatori arricchiti, mercanti che investono della terra, accorpavano spesso gli
appezzamenti sparsi in aziende compatte, recintavano le loro terre, accrescevano la produzione e la
destinavano a mercati lontani anziché al consumo locale. per controllare questi fenomeni furono promulgate
da Elisabetta le prime leggi sui poveri. Un’integrazione al lavoro agricolo era offerta in alcune regioni dalla
diffusione nelle campagne della filatura e della tessitura della lana. Notevoli progressi fecero anche
l’estrazione del carbone, impiegato per il riscaldamento, la siderurgia e la distillazione della birra.
Elisabetta segna l’inizio di una nuova era soprattutto nel commercio e nella navigazione. La
compagnia di Moscovia (1553) fu la prima di una serie di compagnie tra cui: la Compagnia del Levante e la
compagnia delle Indie orientali. Le compagnie non erano più semplici corporazioni mercantili ma erano vere
e proprie società per azioni che ottenevano il privilegio dalla corona di commerciare con una certa area del
globo, in cambio di prestiti e compartecipazioni agli utili.

Numerosi erano anche i mercanti che agivano a titolo individuale e spesso si dedicavano al contrabbando con
le colonie spagnole ed esercitavano la pirateria sia nell’Atlantiche, sia nel Mediterraneo.
I rapporti con la Spagna giunsero al punto di rottura quando Elisabetta, nel 1585, decise di appoggiare la
rivolta dei Paesi Bassi e quando avvenne l’esecuzione di Maria Stuart. Una gigantesca flotta allestita nei
cantieri iberici prese i mare nel luglio 1588 con l’obiettivo di sbarcare sulle coste britanniche. Ma la flotta fu
scompaginata dalla tempesta e aggredita nelle acque della Manica dalla piccola flotta da guerra di Elisabetta
e da una moltitudine di legni mercantili e di corsari inglesi e olandesi ben più agili e veloci delle navi
spagnole. Gli spagnoli decisero dunque di rinunciare allo sbarco e di circumnavigare con le forze rimaste le
isole britanniche. La guerra si trascinò fino al 1604 ma ormai era evidente che era fallito il tentativo di
Filippo II di stroncare sul nascere la potenza navale e commerciale britannica.

Anche in Francia troviamo in primo piano tra le cause dei conflitti interni il problema religioso, intrecciato a
movimenti politico-sociali e aggravato dai problemi dinastici tipici dei periodi di reggenza. In seguito alla
morte di Enrico II nel luglio del 1559 e la scomparsa ancora più inaspettata (dicembre 1560) del suo
primogenito Francesco II , toccò alla vedova di Enrico, Caterina de’ Medici il compito di reggere a lungo il
timone dello Stato, dato che al primogenito succedettero altri due figli minori o incapaci, Carlo IX ed Enrico
III.

Nel frattempo il calvinismo andata facendo proseliti, soprattutto nelle regioni del sud e dell’ovest, meno
integrate nel regno e più restie ad accogliere le novità giuridiche, amministrative e fiscali. I calvinisti non
superavano il milione in tutto il paese ma rappresentavano tuttavia la metà o poco meno dei nobili. Alla testa
delle fazioni nobiliari in lotta troviamo tre grandi casate , che esercitavano estesi poteri nelle provincie, erano
in grado di mobilitare vaste clientele e vantavano vasti collegamenti all’estero:

 I Guisa: capi naturali dei cattolici intransigenti.


 I Borbone: i cui domini erano concentrati nel sud-ovest, esponenti del partito economico.
 I Montmorency-Châtillon: il cui membro più autorevole, l’ammiraglio Gaspard de Coligny, era
anch’egli convertito al calvinismo.

Per reagire alla strapotenza dei Guisa, Caterina de’ Medici fu indotta a fare concessioni agli ugonotti con
l’editto di San Germano. Ma il 1° marzo 1562 i partecipanti a una riunione pretestante a Vassy furono
massacrati dai seguaci del duca di Guisa. Fu questo inizio della prima fase di guerre civili, conclusa nel
1570 dalla seconda pace di San Germano che ribadiva e allargava le precedenti concessioni agli ugonotti.
Nei due anni che seguirono divenne dominante a corte l’autorità dell’ammiraglio Coligny, che riuscì a
conquistare la fiducia di Carlo IX e a ottenere per Enrico di Borbone la mano della sorella del re,
Margherita di Valois. Durante i festeggiamenti per il matrimonio, Caterina de’ Medici
preoccupata per la crescente influenza di Coligny sul figlio, diede mano libera alla fazione dei Guisa e
alla plebaglia parigina, violentemente antiprotestante. Nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572, la notte di
San Bartolomeo, più di duemila ugonotti, tra i quali Coligny, vennero trucidati nelle loro case e il
massacro si estese anche alle provincie. Molti calvinisti fuggirono all’estero, ma la salda organizzazione
protestante delle regioni sud-occidentali tenne duro e prese a funzionare come una confederazione di
stati indipendenti. Essa ritrovò un capo prestigioso in quanto Enrico di Borbone, riuscì a sfuggire dalla
corte e annunciò il proprio ritorno alla fede calvinista (1576). All’organizzazione protestante si oppose la
Lega Santa, capeggiata dai Guisa e sostenuta dalla nobiltà cattolica e dalla città di Parigi. Il precario
equilibrio tra i due schieramenti si ruppe quando con la morte del duca d’Angiò, ultimo figlio di Enrico
II(1584), divenne erede presuntivo al trono Enrico di Borbone. Iniziò così un’ulteriore fase del conflitto,
la Guerra dei tre Enrichi: il re Enrico III, Enrico di Borbone e il giovane duca Enrico di Guisa, capo della
lega cattolica.

Nel corso del 1587- 1588 la Lega sostituì la propria autorità a quella del monarca , che nel dicembre
1588, rifugiatosi a Blois, vi attirò con un tranello il duca di Guisa e il cardinale di Lorena e li fece
assassinare. Non gli restava che l’alleanza con il Borbone, insieme al quale strinse d’assedio Parigi nel
luglio 1589; ma un mese dopo lo stesso re Enrico III cadeva sotto il pugnale di un frate fanatico. Prima
di morire, fece in tempo a designare suo successore Enrico di Borbone che divenne Enrico IV.
Non ancora quarant’enne il nuovo sovrano era un personaggio ben diverso dai deboli re che lo avevano
preceduto. Egli però non venne riconosciuto dai leghisti, che gli contrapposero la candidatura di una
figlia di Filippo II di Spagna, Isabella. Truppe spagnole penetrarono in Francia dai Paesi Bassi e dai
Pirenei per imporla sul trono. Questo fatto permise ad Enrico di presentarsi come il campione dell’unità
e dell’indipendenza del Regno e di trasformare la guerra civile in una guerra contro lo straniero e contro i
suoi alleati interni. Nel suo programma di pacificazione e di restaurazione dell’autorità monarchica non
poteva non riconoscersi il partito dei politiques, cattolici moderati che ponevano l’interesse dello Stato al
di sopra di quello delle fazioni religiose. A favore di Enrico giocavano anche la stanchezza per le guerre
e le stragi e l’apprensione suscitata dagli eccessi della plebe parigina e dai movimenti insurrezionali a
carattere anarchico esplosi in varie provincie come reazione spontanea contro le esazioni e le prepotenze
dei nobili e delle soldatesche. Con la pubblica conversione di Enrico IV, con il suo ingresso trionfante a
Parigi e con l’assoluzione pronunciata l’anno seguente da Papa Clemente VIII si può dire che le sorti
della lotta fossero ormai segnate. Il vecchio Filippo II, ormai mortalmente infermo riconobbe la propria
sconfitta firmando il 2 marzo 1598 la pace di Vervins. L’editto di Nantes promulgato da Enrico IV
sanciva la pace religiosa mantenendo al cattolicesimo il carattere di religione di stato ma riconoscendo
agli ugonotti il diritto di praticare il loro culto e la facoltà di presiedere militarmente un centinaio di
piazzeforti a garanzia della libertà religiosa.

CAPITOLO 12: L’Europa nella guerra dei Trent’anni

Una serie di movimenti rivoluzionari e di crisi politiche che si manifestarono in diverse parti dell’Europa nei
decenni centrali del secolo. La tesi proposta dagli
storici marxisti vedeva in queste scosse una fase acuta di transizione dal feudalesimo al capitalismo: in alcuni
Paesi la crisi si sarebbe risolta con la vittoria dei nuovi rapporti di produzione e degli ordinamenti politici che
ne erano espressione, altrove con la riaffermazione delle vecchie strutture economico-sociali e del regime
monarchico-feudale. Vi fu chi negò la possibilità di assegnare cause comuni a fenomeni così eterogenei, e
chi mise in campo spiegazioni di diversa natura. Altri studiosi cercarono la chiave delle crisi nello squilibrio
tra crescita della popolazione e risorse alimentari, ridotte dal ciclo climatico avverso.

In Europa l’incremento demografico che aveva caratterizzato il <<lungo Cinquecento>> si arrestò tra il 1620
e il 1650 e alcune aree registrarono gravi perdite di popolazione ma i vuoti furono colmati abbastanza
rapidamente , e altrove si registrò un rallentamento della crescita piuttosto che un calo demografico.

Tra il 1620 e il 1650 si arresta o si inverte la tendenza all’aumento dei prezzi che aveva caratterizzato il
lungo Cinquecento. Questo fenomeno è in rapporto con l’attenuarsi della pressione della domanda. Un’altra
spiegazione può essere cercata nella drastica diminuzione dei quantitativi di argenti importati dalle
Americhe. Per quanti riguarda l’industria e il commercio, non mancarono i segnali di difficoltà e di
recessione, come la crisi delle manifatture tessili fiamminghe e italiane o la diminuzione del numero delle
navi che transitavano per il canale di Sund. Ma a essi è possibile contrapporre indicatori di diverso segno, per
esempio la prosperità del centro laniero di Leida. Più che di crisi si può parlare di una redistribuzione delle
risorse a vantaggio dei paesi affacciati sull’Atlantico e a danno dell’Europa mediterranea e dell’area
germanica.
Dal punto di vista delle tecniche agricole non si registrarono grandi novità tranne la rivoluziona agricola in
Inghilterra. Proseguì la tendenza all’esproprio dei coltivatori diretti da parte dei ceti urbani e si aggravò il
peso della rendita fondiaria sui fittavoli e sui mezzadri. Alla rendita feudale e al prelievo signorile ed
ecclesiastico si aggiungeva il crescente peso delle imposte statali, che ad esempio in Francia triplicò tra gli
anni Ottanta del Cinquecento e gli anni Ottanta del Seicento. Sotto il profilo economico è da ritenere che
l’aggravamento complessivo degli oneri che pesavano sulle campagne e sulle classi lavoratrici annullasse gli
indubbi benefici rappresentati dalla diminuzione del prezzo del pane. Nell’Europa nord-occidentale
(Scandinavia, Paesi Bassi, Inghilterra, Francia settentrionale) la crescita economica conobbe fasi di
rallentamento ma anche di ripresa e di accelerazione. Si verificava una rivoluzione scientifica e filosofica.

Il ruolo di primo piano degli olandesi nella rivoluzione scientifica e filosofica riflette il carattere avanzato
dell’Economia e della società delle provincie unite nel XVII secolo. Quando nel 1609, la Spagna si risolse a
riconoscere la loro indipendenza, con la tregua dei Dodici anni, già da alcuni decenni le Provincie Unite
erano protagoniste di uno spettacolare sviluppo economico, che ne fece la potenza marittima e commerciale
più importante e d’Europea.

Va ricordato che i Paesi Bassi sono sempre stati una delle aree nevralgiche d’Europa per i traffici e gli
scambi, situati come sono allo sbocco di grandi vie fluviali che attraversano il cuore continentale, di fronte
all’Inghilterra e a breve distanza sia dall’oceano Atlantico, sia dal mar Baltico. In buona parte l’Olanda non
fece che ereditare i vantaggi di cui già avevano goduto le Fiandre e il Brabante. Leida divenne la maggiore
produttrice di pannilana e anche la finitura e tintura dei panni inglesi si spostò dal sud al nord dei paesi bassi.
Fin dal XV secolo si era sviluppata nei Paesi Bassi del nord la pesca delle aringhe in alto mare. Il pesce
veniva salato e messo in barile sui battelli stessi e alimentava una vivace corrente di esportazione non solo
verso il Baltico ma anche verso l’Europa meridionale, dove il pesce salato divenne presto un elemento
importante della dieta delle classi popolari. Questa attività diede grande impulso all’attività cantieristica che
si specializzò nella costruzione di velieri veloci e manovrieri con grande capacità di carico e richiedenti un
equipaggio ridotto. Una delle rotte più frequenti era quella del Baltico, dove i velieri olandesi portavano le
spezie, i vini , i manufatti dell’Europa occidentale per tornare carichi di cereali polacchi, legname, ferro e
rame svedese, pesce e pellicce provenienti dalla Russia. Ma già a fine Cinquecento li troviamo anche nel
Mediterraneo e nei porti del Levante. Anche pèiù spettacolare u la penetrazione degli olandesi nei continenti
extraeuropei. Approfittando dello stato di guerra con la monarchia Spagnola si impadronirono del Ceylon,
dell’isola di giava e delle molucche in Asia, del territorio del capo all’estremo sud del continente Africano e
per quasi trent’anni fino al 1654 si installarono anche sulle coste del Brasile. Un altro insediamento olandese
fu Nuova Amsterdam che gli inglesi ribattezzarono New York nel 1664. Protagoniste di questa espansione
coloniale furono due compagnie privilegiate, La compagnia delle Indie Orientali, creata nel 1602 e La
Compagnia delle Indie Occidentali, creata nel 1621. Entrambe avevano la forma della società per azioni:
Il loro capitale era sottoscritto da molti investitori che alla fine di ogni anno riscuotevano i dividendi sulle
rispettive quote. Soprattutto la compagnia delle Indie orientali distribuì per lungo periodo dividendi altissimi
e divenne una vera potenza economica e militare. Rispetto ai portoghesi, gli olandesi compiono due
importanti passi avanti:

1. Estesero il loro controllo alla produzione di alcune spezie, riducendo in schiavitù e costringendo a
lavorare nelle piantagioni gli abitanti delle Molucche e delle isole di Banda.
2. Praticarono su larga scala il commercio di intermediazione tra le diverse aree dell’Oceano Indiano,
aggiungendo questi profitti a quelli dello smercio in Europa.

La facilità dei rifornimenti di cereali via mare indusse gli agricoltori olandesi a specializzarsi
nell’orticoltura, nella produzione di latticini e nella coltivazione di piante tintorie, e le rotazioni sofisticate e
le tecniche avanzate in uso nei Paesi Bassi ebbero un influsso notevole sulla cosiddetta rivoluzione agricola
inglese. Un ruolo importante ebbero anche le
manifatture. Un grado di eccellenza raggiunsero i manufatti coloniali, le maioliche, la distillazione della
birra, la produzione di vetri e di lenti molate , di armi, di carta, l’editoria e la cartografia. Senza rivali in
Europa erano le istituzioni finanziarie di Amsterdam: la Banca dei cambi 1609 accettava depositi dai
mercanti e agevolava i pogamenti all’interno e all’esterno, mediante semplici trasferimenti di somme da un
conto all’altro e mediante lo sconto di cambiali; la Borsa era il luogo deputato alle contrattazioni non solo di
merci ma anche di titoli, come le azioni della Compagnia delle Indie orientali o la cartella del debito
pubblico. Sebbene ufficialmente calviniste, le Province Unite ospitavano anche minoranze di cattolici, di
anabattisti e di ebrei: e nonostante e nonostante il sostegno assicurato alla causa del calvinismo intransigente
dal popolo minuto delle città il ceto merantile riuscì quasi sempre ad imporre il rispetto delle varie opinioni
religiose, condizione necessaria allo svilppo dei traffici e all’afflusso di capitali e di uomini da ogni parte
d’Europa. Ciascuna delle sette provincie aveva i propri<<Stati>>, dominati dai rappresentanti delle città e
presieduti da un gruppo pensionario; e larghissime erano le attribuzioni dei consigli cittadini, in cui si
sedevano gli esponenti delle famiglie più ricche, un patriziato mercantile che solo nel tardo Seicento perderà
i suo carattere di ceto aperto all’emergere di nuove forze sociali.
Gli stati generali che si riunivano all’Aja e che comprendevano i deputati delle sette provincie, avevano
poteri limitati e dovevano prendere le loro decisioni all’unanimità. Il sistema avvrebbe potuto portare alla
paralisi se non fosse stato per il peso preponderante della provincia d’Olanda.

La Francia, sotto Enrico IV di Bordone, dopo il travagliato periodo delle guerre di religione riguadagnò la
sua posizione dominante sulla scena Europea. Al rifiorire delle attività economiche contribuirono gli sgravi
fiscali, la sospensione di molti dazi e il programma di costruzioni stradali avviato dal primo ministro di
Enrico IV. La grande nobiltà fu bandita con una politica di elargizioni finanziarie e di favori, ma anche
intimidita da alcune condanne esemplari. E ai governatori delle provincie cominciarono ad essere affiancati
per compiti specifici dei commissari straordinari. I detentori di uffici venali si videro riconoscere nel 1604,
dietro il pagamento di una moderata tassa annua , il diritto di trasmettere ereditariamente la loro carica. Tale
concessione fu ricca di conseguenze: poiché le più elevate cariche giudiziarie e finanziarie conferivano
direttamente la nobiltà.
Con il trattato di Lione, firmato nel 1601, dopo una breve guerra con il Piemonte sabaudo, Enrico IV ottenne
la Bresse e il Bugey in cambio della concessione del marchesato di Saluzzo. Negli anni seguenti evitò ogni
intervento militare diretto , ma non rinunciò ad esercitare il suo dominio militare in Germania e in Italia. Si
accingeva a muovere guerra agli Asburgo D’Austria e di Spagna quando cadde vittima di un frate che lo
assassinò mentre transitava in carrozza per le vie di Parigi.
L’erede al trono, Luigi XIII era allora un bambino e la reggenza fu assunta dalla vedova di Enrico IV, Maria
de’Medici, che inaugurò una politica filospagnola e si appoggiò a Concino Concini. La sudditanza alla
Spagna e la presenza di questi straneri che spadroneggiavano a corte suscitarono il risentimento dei principi
di sangue e delle grandi casate aristocratiche che rialzarono la testa e cercarono di riguadagnare il potere
politico. Un punto centrale delle loro rivendicazioni fu la richiesta di una convocazione degli stati generali
del regno, che furono riuniti, ma con scarsi risultati, tra il 1614-1615. Furono gli ultimi stati generali nella
storia della Francia fino al 1789. Nella nell’autunno 1661 Maria De medici potè affidare Le redini del
governo al Concini, che l’anno seguente fu però assassinato per ordine del giovane re. Si impose come
mediatore dei contrasti tra Luigi 13º e la madre un giovane vescovo che si era messo in luce come portavoce
del clero agli stati generali: Armand-Jean du Plessis duca di Richelieu. Nel 1622 Luigi 13º ottenne per lui la
nomina a cardinale; Nel 1624 lo inserì nel consiglio della corona, all’interno del quale assunse in pochi mesi
una posizione dominante accentrando nelle proprie mani La direzione della politica francese interna ed
esterna. 2 erano le linee di condotta che si presentavano al cardinale-ministro. La prima, sostenuta dalla
regina consisteva nell’appoggio alla politica di restaurazione cattolica degli Asburgo di Spagna e D’Austria;
cio avrebbe evitato alla Francia gravosi impegni militari e avrebbe consentito di concentrarsi sul risanamento
delle finanze e sulle riforme. La seconda considerava inevitabile una contrapposizione al disegno egemonico
degli Asburgo e subordinava a questo obiettivo ogni esigenza di politica interna. La linea scelta e perseguita
con il flessibile coerenza da Richelieu. Il ritorno della Francia ad una politica estera aggressiva
presupponeva il rafforzamento dell’autorità monarchica all’interno del paese e l’eliminazione di ogni
potenziale focolaio d’opposizione.
Furono stroncate le trame nobiliari e le manifestazioni da anarchia feudale; e con una vera e propria guerra fu
debellata l'organizzazione politico-militare degli ugonotti. Ai protestanti venne concessa una pace di grazia,
che manteneva la libertà di culto nei limiti sanciti dall'editto di Nantes, faceva piazza pulita delle garanzie
politiche e militari da questo previste.

la campagna contro gli ugonotti e il progressivo coinvolgimento della Francia nei teatri di guerra tedesco-
italiano ebbero come conseguenza un rapido aumento della pressione fiscale e in particolare della taglia, che
gravava quasi esclusivamente sulle campagne. Fu questa la causa principale della Grande ondata di rivolte
popolari che scosse la Francia a partire dal 1625 circa, estendendosi a volte a intere regioni. ma con il
bisogno di mantenere l'ordine, di garantire la riscossione delle tasse, di amministrare una pronta e se vera
giustizia e di assicurare all'esercito i necessari approvvigionamenti e servizi logistici fu a sua volta all'origine
della graduale estensione a tutto il paese dei commissari istituiti da Enrico IV, che si chiamarono intendenti
di giustizia, polizia e finanza e si avviarono a diventare le principali cinghie di trasmissione alla volontà
sovrana nelle province del paese.

questo gigantesco sforzo di accentramento e rafforzamento del potere monarchico, si possono ricondurre
anche le benemerenze di Richelieu in campo culturale così come gli impulsi da lui date al commercio punto
ma tutto era subordinato al grande confronto con la potenza asburgica. 

Con il inetto e incolore Filippo III si inaugura in Spagna L'Era dei privados o validos, cioè dei favoriti ogni
potenti, a cui sovrani incapaci di governare delegano tutti i poteri di decisione e di comando. Il favorito di
Filippo III fu Francisco Gomez de Sandoval y rojas, un cortigiano dai modi suadenti che in vent'anni riuscì
ad accumulare una ingente fortuna e ad arricchire amici e parenti a scapito delle casse Regie. egli pose fine
alle Guerre in corso, stipulando la pace con l'Inghilterra nel 1604 e la tregua dei dodici anni con le province
Unite nel 1609 punto ma nello stesso 1609 prese la grave decisione di espellere dalla penisola iberica i
moriscos, cioè i sudditi di origine araba convertiti al cristianesimo, che costituivano un indispensabile
manodopera specializzata per l'agricoltura e per l'industria punto con l'avvento del nuovo sovrano Filippo IV,
si affermò l'onnipotenza di Gaspar de Guzman, Conte di Olivares e poi duca di sanlucar, spesso designato
per questo col titolo di Conte duca. Oltre ad appoggiare militarmente la controffensiva degli Asburgo di
Vienna contro gli insorti boemi, fu deciso a Madrid di non rinnovare la tregua dei dodici anni con le province
Unite, che scade va nel 1621. Nel 1626 Olivares presentò al re un progetto noto come Union de las armas,
che assegnava ciascuna provincia un contingente di soldati da reclutare ed equipaggiare a proprie spese, in
modo da raggiungere un totale di 140000 effettivi. 1627 con una nuova bancarotta. Ma nel 1628 l'apertura di
un altro fronte in Italia e la cattura da parte degli olandesi della flotta che trasportava l'argento americano
portarono al tracollo delle finanze spagnole, mentre l'unione della sarmas incontrava, soprattutto in
Portogallo e nelle province ragonesi, una crescente opposizione.

alla morte di Ferdinando primo nel 1564, la dignità Imperiale era andata con le corone di Boemia e Ungheria
e con i ducati austriaci al figlio Massimiliano II, cui succedette Rodolfo II. quest'ultimo, rigido assertore del
cattolicesimo, dovette far fronte ad una larghissima diffusione del luteranesimo e anche del calvinismo: verso
il 1580 ormai la grande maggioranza della nobiltà nei Domini asburgici aveva abbandonato la chiesa
cattolica. come in Francia e altrove, anche in questi territori la scelta delle aristocrazie non era solo un affare
di coscienza, ma andava di pari passo con la rivendicazione di più ampi poteri per le assemblee dei ceti è con
l'opposizione alla assolutismo monarchico. Rodolfo II pose la sua residenza a Praga, dove si circondò di
scienziati e artisti: con gli anni comincio a manifestare segni di squilibrio mentale. nel 1609 i nobili del regno
di Boemia lo costrinsero a firmare la lettera di maestà, che concedeva loro piena libertà religiosa. Nel 1611
venne deposto e la corona di Boemia venne cinta dal fratello Mattia, che l'anno successivo fu eletto
imperatore punto La debolezza della Suprema autorità politica aveva acuito i contrasti cattolici e protestanti;
accanto a luteranesimo Era ora presente il calvinismo, che aveva tra i suoi adepti personalità come il principe
elettore Federico IV. nel 1608 i principi luterani e calvinisti conclusero un'alleanza difensiva cui in seguito si
aggregarono anche molte città imperiali; a questa si contrappose Una lega cattolica la cui anima fu il ricco e
potente duca di Baviera Massimiliano wittelsbach. l'uno e l'altro schieramento cercavano protettori alleati
fuori dai confini dell'impero, creando una situazione sempre più tesa. Tre paesi affacciati sul Mar Baltico,
nessuno poteva competere per estensione e popolazione con la Polonia Lituania, che contava oltre 10 milioni
di abitanti.Sigismondo vasà, già eletto re di Polonia nel 1587, redito anche la corona di Svezia. Ma lo zio di
Sigismondo, Carlo, si posa la testa di un forte movimento di opposizione aristocratica; nel 1604 egli assunse
anche la corona col nome di Carlo IX punto il nuovo sovrano manifestò subito mire espansionistiche in
direzione sia della Polonia, sia della Danimarca di Cristiano IV, padrona dei dazi dell'oresund. Questi
conflitti aprirono la via alle imprese del figlio e successore Gustavo Adolfo che in soli vent'anni riuscirà a
imporre la sua supremazia svedese su tutto il Baltico. quali furono le cause di questa straordinaria scesa in un
paese che agli inizi del 600 contava poco più di un milione di abitanti? 

in primo luogo, la Svezia possedeva estesi giacimenti di ferro e di rame, che a partire dalla fine del
Cinquecento cominciarono a essere sfruttati sistematicamente, col concorso di capitali ed imprenditori
olandesi. tali ricchezze minerarie da un lato alimentavano un consistente flusso di esportazioni, dall'altro
fornivano la materia prima per una produzione di armamenti in rapido sviluppo. nelle campagne esisteva
inoltre una massa preponderante di Piccoli proprietari liberi, che avevano perfino, loro rappresentanza nella
dieta punto questo Ceto costituiva un vivaio ideale di ottimi soldati. L'aristocrazia infine, che aveva nel
Consiglio di stato la propria Roccaforte, stabilì con la monarchia un efficace rapporto di collaborazione,
sancito proprio nel 1612, all'inizio del regno di Gustavo Adolfo, da una specie di carta costituzionale.

Con l'aiuto dell' abile cancelliere Axel Oxenstierna, Gustavo Adolfo riorganizzò l'amministrazione interna,
creò una flotta da guerra e potenzia l'esercito introducendo un sistema di coscrizione obbligatoria punto alle
formazioni a falange tipiche sostituì lo schieramento in linee lunghe e poco profonde, con un fuoco di
fucileria più efficace continuo. Le prime prove militari di Gustavo Adolfo ebbero come teatro la Russia. con
la con la pace di stolbova nel 1617 la Svezia si vede riconosciuto il possesso dell' ingria e della Carelia
orientale, che saldando il territorio estone a quello finlandese le assicuravano il completo dominio sul Golfo
di Finlandia. Nel 1621 Gustavo Adolfo, approfittando delle ostilità in corso tra la Polonia e la Turchia,
invase la livonia e si impadronì delle importante porto di riga. La lotta per l'egemonia sul Baltico sarà uno
dei motivi principali dell'intervento svedese nella guerra dei 30 anni.

Sul trono imperiale a Mattia era candidato a succedere e nipote Ferdinando. Nel 1617 Ferdinando ottenne la
designazione a Re di Boemia e d'Ungheria dalle rispettive diete. ma le misure subito prese a favore del
cattolicesimo dai reggenti che rappresentavano il potere Imperiale a Praga indignano i ceti boemi, che videro
messa in discussione alla loro autonomia e si auto convocarono nuovamente nella primavera del 1618. il 23
maggio una folla di delegati in base al palazzo reale e gettò dalla finestra 23 più odiati reggenti il loro
segretario. Fu poi formato un governo provvisorio che si diede a reclutare un esercito. in comportamento
della dieta boema fu imitato da quella delle altre provincie del regno e anche dei ceti dell'alta e della Bassa
Austria punto nel maggio del 1619 la stessa Vienna si trovo assediata dalle truppe di questa confederazione.
Nel frattempo imperatore Mattia era morto e la dieta Imperiale riunita Francoforte il 28 agosto del 1619 e
lesse imperatore Ferdinando. Due giorni prima i ceti boemi, dopo aver dichiarato deposto Ferdinando,
avevano offerto la corona al calvinista Federico Quinto con la speranza di favorire la costituzione intorno a
Federico, che era tra l'altro genero del re d'Inghilterra Giacomo primo, di un ampio fronte protestante. ciò
spinse l'imperatore a chiedere l'aiuto della Spagna e della Lega cattolica tedesca. Così nella primavera-estate
del 1620 gli eserciti bavarese Imperiale sottomisero l'alta e la bassa Austria e penetrarono in Boemia. L'otto
novembre le forze raccogliticce dei ribelli poemi furono sbaragliate su un'altura nei dintorni di Praga nella
cosiddetta battaglia della montagna Bianca. Alla vittoria degli Imperiali segui una dura repressione. Mentre
Federico del Palatinato, se ne andava ramingo per l'Europa, privato dei suoi Domini e, nel 1623, anche del
titolo di elettore in Austria in Boemia I pastori luterani e calvinisti furono espulsi, i capi della ribellione
furono giustiziati la nobiltà protestante venne posta di fronte l'alternativa di convertirsi o emigrare. Le terre
confiscate e furono assegnate a elementi di sicura Fede cattolica e spesso di nazionalità straniera. alla
ricattolicizzazione forzata, si accompagna in Boemia l'imposizione di una nuova costituzione nel 1627 che
sanciva l'ereditarietà della Corona nella casa d'Asburgo e limitava i poteri dei ceti. nel 1621 Siri aprirono le
ostilità fra la Spagna le province Unite, ma per alcuni anni le operazioni ristagna rono. Due fatti nuovi
intervennero però nel 1624-1625 a movimentare la situazione diplomatica e militare: lo spostamento nella
Francia su posizioni di sostegno alla causa protestante e l'intervento armato del Re di Danimarca Cristiano
IV. una spedizione inviata da Luigi XIII e Richelieu in Valtellina, i cui passi erano stati occupati dagli
spagnoli, dovete presto essere ritirata a causa di problemi interni della Francia. Cristiano IV era interessato
agli affari dell'impero e attraverso il fiume Elba nei primi mesi del 1625, ma si trovo davanti un grande
esercito Imperiale guidato dal Nobile cieco Albert von wallenstein. Wallenstein sì costituì con le terre
confiscate i protestanti dopo la battaglia della montagna bianca un vasto dominio territoriale nel nord della
Boemia, eretto nel 1624 in Ducato di friedland. riuscì a trarne enormi rendite che gli consentirono di armare
a proprie spese 30.000 soldati. Con queste truppe, wallenstein invase il meclemburgo, la Pomerania e infine
la penisola dello Jutland. Cristiano IV dovette chiedere la pace, che fu firmata la fine del maggio 1629 punto
il Re di Danimarca e otteneva i territori perduti, ma doveva impegnarsi a non intervenire più negli affari
dell'impero, dove ormai la potenza del weilerstein rivaleggiava con quella degli Asburgo. Due mesi prima il
28 marzo del 1629, era stato pubblicato l'Editto di restituzione, con il quale l'imperatore Ferdinando II
ordinava la restituzione di tutti i beni ecclesiastici secolarizzati dopo il 1552 punto la causa cattolica
sembrava avviata ad una completa vittoria sia in Germania sia nei Paesi Bassi, dov'è la presa della fortezza di
Breda aveva dato alle forze spagnole un considerevole vantaggio nella guerra in corso contro gli olandesi.
ma le potenze protestanti e la Francia di Richelieu non potevano assistere indifferenti al trionfo degli
Asburgo.

per alcuni anni, tra il 1628 è il 1630, il centro nevralgico della politica europea si spostò dalla Germania
all'Italia settentrionale. Alla fine del 1627 era morto senza lasciare eredi diretti e il duca di Mantova
Vincenzo II Gonzaga. Il successore designato era il francese Carlo duca di Nevers. Ma gli Asburgo
rivendicarono la dipendenza dall'impero del Ducato di Mantova e del marchesato del Monferrato che era
adesso Unito. nel 1629-1630 un esercito Imperiale scendeva le Alpi e si impadroniva di Mantova,
sottoponendola ad un'orribile saccheggio, mentre La Fortezza di casale Monferrato resistette all'assedio delle
forze spagnole. i problemi interni di Richelieu e di Olivares e la gravissima epidemia di peste scoppiata
nell'Italia settentrionale indussero i contendenti a trattative di pace, che portarono all'accordo di Cherasco nel
1631: Mantova il Monferrato restavano al Gonzaga-Nevers, che si riconosceva suddito dell'impero, e la
Francia manteneva al possesso di Pinerolo. in quello stesso anno entrò in guerra e re di Svezia Gustavo
Adolfo, appoggiato finanziariamente dalla Francia. Egli intendeva non solo difendere la causa protestante,
ma affermare definitivamente l'egemonia Svedese sul Baltico. La schiacciante vittoria riportata a breitenfeld
il 17 settembre del 1631 apri a Gustavo Adolfo la via verso la Germania meridionale. Mentre i sassoni,
penetravano in Boemia e s'impadronì vano di Praga, il re di Svezia si diresse a sud-ovest verso Magonza,
dove passo l'inverno; nella primavera del 1632 invase la Baviera, sottoponendola ad un sistematico
saccheggio. Nel frattempo Wallenstein che si era ritirato nel suo Ducato di friendland, aveva accolto il
disperato appello rivolto gli dall'imperatore e si era accinto a raccogliere un nuovo esercito. il generalissimo
prima espulsi i sassoni dalla Boemia, poi affrontò gli svedesi che risalivano verso nord. questi ultimi ebbero
il sopravvento nella battaglia di lutzen, in Sassonia, il 17 novembre del 1632, ma lo stesso re Gustavo Adolfo
lascio la vita sul campo punto di lì a poco anche wallenstein, accusato di trattative segrete col nemico, Venne
ucciso da alcuni sicari per ordine di Ferdinando. 

per scacciare gli svedesi l'imperatore fidava ora nell'aiuto di un esercito inviato con un supremo sforzo dalla
Spagna: insieme, Imperiali spagnoli inflissero gli svedesi una grave sconfitta punto i principi protestanti si
affrettarono allora concludere la pace con l'imperatore. Anche la Svezia si preparava ad abbandonare la lotta.
lo scopo del cardinale Richelieu era chiaramente quello di impedire il consolidamento della potenza
Imperiale in Germania e il riformarsi di quella tenaglia asburgica contro la quale avevano già combattuto i re
di Francia all'epoca di Carlo Quinto. l'intervento francese rafforzò la determinazione della Svezia, decisa ad
affermare la propria supremazia sul Baltico, e delle province Unite, che puntavano al riconoscimento, non
solo dell'indipendenza, ma anche delle conquiste fatte in campo coloniale. Di fronte a questo schieramento di
forze, le possibilità di resistenza degli Asburgo d'Austria e di spagna erano limitate. la flotta spagnola venne
distrutta dagli olandesi nel canale della Manica con la battaglia delle dune. Gli svedesi continuarono nelle
loro devastazioni in Germania, mentre l'esercito francese ottenne una grande vittoria su quello spagnolo, fino
ad allora invincibile nella battaglia di rocroi. I negoziati di pace, avviati fin dal 1641, sfociarono nel 1648 in
una serie di trattati collettivamente noti come pace di Vestfalia. scontato era il riconoscimento spagnolo dell'
indipendenza delle province Unite, che dopo la secessione del Portogallo erano libere di proseguire la loro
penetrazione nell'Oceano Indiano nel Brasile. La Francia otteneva il possesso dei vescovati di Metz, Toul e
Verdun, di gran parte dell'Alsazia e di altre piazzeforti sia surreno, sia in Piemonte. La Svezia rimaneva
padrona della Pomerania occidentale e della provincia di Haland e perfeziona va il proprio dominio sul
Baltico; la parte orientale della Pomerania e i vescovati di Magdeburgo, Minden e Halberstadt erano dati alla
elettore del Brandeburgo, Federico Guglielmo, ponendo così le basi dell'ascesa del Brandeburgo-Prussia al
rango di grande potenza. La situazione religiosa dell’impero fu modificata nel senso di ammettere anche il
calvinismo e di spostare al 1624 l’anno normale per la secolarizzazione dei beni ecclesiastici. I principi
ottenevano il diritto di stringere alleanze e fare guerre per proprio conto, purché non dirette contro
l'imperatore. Ne usciva sconfitta ogni ambizione degli Asburgo di Vienna di trasformare la dignità Imperiale
in qualcosa di paragonabile ad una monarchia ereditaria sul modello allora rappresentato dalla Francia.
Restava accesa la guerra tra Francia e Spagna, conclusa solo nel 1659 dalla pace dei Pirenei, e restavano, le
conseguenze economiche e sociali dell'immane conflitto. La Germania perse in 30 anni dal 20 al 30% della
sua popolazione. Le devastazioni si estesero anche alla Boemia, alla Danimarca, alla Borgogna, all'Italia
nord-occidentale. La guerra dei 30 anni rimase nella memoria dell'Europa come un'epoca di violenza e di
orrore che sono le tragedie del ventesimo secolo riusciranno a superare.

CAPITOLO 13: Rivoluzioni e rivolte

Giacomo I Stuart era già re di Scozia quando succedette sul trono inglese alla regina Elisabetta. L’unione
nella stessa persona delle due corone di non comportò la fusione dei due Paesi sotto il profilo politico e
amministrativo – fusione che verrà avviata solo con l’unificazione dei due parlamenti nel 1707. Diversi
fattori dovevano rendere impopolare il nuovo sovrano presso gli inglesi. L’origine straniera, le inclinazioni
omosessuali, le prodigalità nei confronti di favori avidi e inetti, e quel misto di pedanteria e di volubilità che
caratterizzava la sua condotta. Fin dai primi anni del regno di Giacomo I si ripresentarono le due questioni
che già negli ultimi tempi di Elisabetta avevano reso difficili i rapporti tra corona e Parlamento: la questione
religiosa e la questione finanziaria. La legislazione contro i cattolici venne inasprita dopo la scoperta di una
congiura che mirava addirittura a far saltare in aria il primo Parlamento convocato da Giacomo per una più
radicale riforma della Chiesa d’Inghilterra, che eliminasse dal culto le vestigia di papismo, abrogasse o
almeno riducesse l’autorità dei vescovi e lasciasse alle singole congregazioni maggiore libertà nella scelta di
ministri e predicatori. I protestanti inglesi dovettero constatare che la nuova dinastia, in cerca di
legittimazione nel consenso delle grandi casate europee, cercava un’alleanza matrimoniale con le grandi
corone cattoliche. Nel corso dei primi decenni del XVII secolo il puritanesimo come stile di vita si venne
diffondendo di più tra la gentry e tra i centri mercantili e artigiani delle città, alimentando un crescente senso
di estraneità e di ostilità nei confronti di una corte sfarzosa e corrotta. Non pochi furono coloro che decisero
di emigrare nell’America settentrionale: tra questi i cosiddetti padri pellegrini.

I  costi della guerra con la Spagna avevano creato una difficile situazione finanziaria, che neppure la pace
stipulata da Giacomo primo nel 1604 riuscì ad alleviare. al centro dei problemi era l'insufficienza delle
entrate a fronte di spese in continuo aumento, anche per effetto della tendenza al rialzo dei prezzi punto se
infatti il gettito di dazi era in espansione, le massicce vendite di terre alla corona effettuate sotto la dinastia
Tudor avevano molto assottigliato gli introiti di origine demaniale. in questa situazione sarebbe stato
necessario reperire nuove entrate e passare la rendita fondiaria. Ma ogni forma stabile di imposta fondiaria
trovato va un ostacolo insuperabile nel parlamento che si limitava a votare sudditi straordinari in situazioni di
emergenza, legate di solito esigenze belliche. hai problemi di natura religiosa e finanziaria si aggiunsero le
ripercussioni di una congiuntura economica negativa punto da un lato la popolazione inglese continua ad
aumentare fin verso il 1650, quando raggiunse la cifra di 5 milioni di abitanti. ma tra il 1620 e il 1650
l'incremento demografico non fu più accompagnato da un parallelo sviluppo delle attività produttive: le
esportazioni di pannilana si dimezza nel giro di pochi anni anche a causa dello sconvolgimento delle
tradizioni correnti di traffico determinato dallo scoppio della guerra dei 30 anni. sotto il successore di Carlo
primo gli effetti di una serie di cattive annate agricole a crebbero la miseria dei ceti inferiori, già colpiti dal
divario tra prezzi e salari e dal movimento delle recinzioni i quattro successivi parlamenti convocati da
Giacomo primo si rifiutarono sempre di soddisfare le richieste finanziarie della Corona e denunciarono con
crescente energia i fenomeni di corruzione e gli sprechi presenti nella corte nel governo. Il problema
finanziario diventa così un problema politico. il circolo vizioso consisteva da un lato nella mancanza degli
strumenti necessari per imporre i sudditi un aumento della pressione fiscale dall'altro nell'impossibilità di
munirsi di tali strumenti a causa della mancanza di denaro non riuscendo ad ottenere l'approvazione legale da
parte del parlamento per turare le falle del bilancio e soddisfare le brame dei cortigiani, il monarca i suoi
ministri erano indotti a fare continuo ricorso a espedienti straordinari che gettavano sempre maggiore
discredito sulla corte duepunti prestiti forzosi concessione di privilegi economici in cambio di sovvenzioni
ho compartecipazione agli utili, multa per la mancata osservanza di vecchie leggi, vendite di uffici e di titoli
nobiliari. così il numero dei lords fu più che raddoppiato nel corso di pochi decenni e nel 1611 venne creato
un nuovo titolo, quello di baronetto, appositamente per essere venduto.

Il generale malcontento fuoco cresciuto dall'ascendente acquistato accorte dal giovane vanitoso favorito del
re ed ha una politica estera ritenuta troppo remissiva nei confronti della Spagna. Il figlio e successore di
Giacomo, Carlo primo, un uomo colto e non privo di intelligenza, ma di carattere debole è dominato dai
favoriti, si vede addirittura negare dal Parlamento la tradizionale concessione di vino e di altri articoli. nel
tentativo di guadagnare sostegno dei puritani, Carlo dichiara guerra alla Spagna organizzo una spedizione
navale per soccorrere gli ugonotti di La Rochelle, assediati dalle truppe del re di Francia. il disastroso
fallimento di questa operazione military convinse i più che del nuovo re e del duca di Buckingham, che
continuava a spadroneggiare a corte, non c'era in alcun modo da fidarsi.

Il Parlamento convocato nel 1628 condizionò ogni votazione di ulteriori sussidi all'accettazione da parte del
re di un documento in quattro punti, denominato petizione di diritto, che dichiarava illegali le tasse imposte
senza consenso del Parlamento, gli arresti arbitrari, il ricorso alla legge marziale e l'acquartier amento
forzoso di soldati in case private. Il re sì piego a sottoscrivere La petizione, ma subito dopo aggiorno il
Parlamento l'anno seguente. nell'agosto 1628 il duca di Buckingham venne  pugnalato a morte da un ufficiale
di Marina; e quando le sedute ripresero, Carlo primo decise di scioglierlo definitivamente. 

Fino all'aprile 1640, Carlo primo governo senza Parlamento, appoggiandosi al consiglio privato della Corona
e all'azione dei tribunali regi che giudicavano i reati di lesa maestà. Due consiglieri soprattutto riscossero la
sua fiducia in questo periodo: Thomas wentworth, poi conti di Stafford, governatore in Irlanda dal 1633 al
1639, fautore di un'energica politica assolutistica, e William loud, nominato nel 1633 arcivescovo di
Canterbury. non mancarono negli anni del governo personale di Carlo utili riforme, che eliminarono parte
delle inefficienze e degli sprechi e ereditati del regno di Giacomo primo. grazie alle misure e alla pace
frettolosamente conclusa con la Francia e con la Spagna alla fine degli anni venti, le spese potevano essere
finalmente contenute e, mentre le entrate beneficiarono di una più oculata amministrazione, ma anche del
reperimento di nuovi cespiti, primo fra tutti quello conseguente all'estensione a tutto il paese della cosiddetta
ship money un tributo per la costruzione di navi da guerra che prima rivestiva un carattere eccezionale
riguardava solo alcuni porti. loud procedeva a riorganizzare la chiesa d'Inghilterra secondo le linee
gerarchiche e autoritarie punto erano preferiti per i seggi vescovili i seguaci della dottrina arminiana erano
rimesse in ordine pratiche di devozione e forme liturgiche proprie della chiesa cattolica, erano perseguitati ai
tribunali ecclesiastici i predicatori puritani. il sospetto che si volesse preparare un ritorno al cattolicesimo era
alimentato dall'ascendente che su Carlo primo esercitava la moglie francese Enrichetta Maria, che professava
il culto cattolico e si circondava di gesuiti e di emissari della chiesa di Roma. c'ho rafforzava l'opposizione
dei puritani. Alla fine degli anni trenta poteva sembrare che l'Inghilterra degli Stuart si avviasse verso un
regime di tipo assolutistico. Ma si opponeva questo disegno alla fragilità dell' apparato militare, burocratico e
finanziario su quella monarchia poteva contare. non esisteva in Inghilterra un esercito permanente, al di fuori
delle inefficiente infide milizie locali agli ordini dei loro dei luogotenenti e dei loro commissari che
periodicamente provvedevano al loro addestramento ed erano incaricati di convocare le in caso di necessità.
Solo in caso di spedizioni oltremare si reclutavano truppe mercenarie. La burocrazia stipendiato dalla Corona
non superava il migliaio di individui sotto i primi due Stuart, e le mansioni giudiziarie e amministrative nelle
contee erano affidate all'Opera di volontari come giudici di pace. mentre Lord luogotenente appartenevano in
genere all'alta nobiltà, e giudici di pace provenivano dalla gentri, un ceto di proprietari terrieri benestanti in
rapida ascesa numerica ed economica: San regno di Enrico VIII e quello di Carlo primo Stuart le famiglie
che ne facevano parte crebbero, mentre si riduceva il peso economico e politico della grande aristocrazia
feudale. senza il consenso di queste categorie sociali era molto difficile per la corona esercitare quel potere
assoluto cui aspiravano Giacomo Giacomo primo è Carlo primo. proprio hai novità religiose imposte da
loud, suscitarono nel 1638 una rivolta. falliti tentativi di conciliazione, Carlo primo si decise nell'aprile del
1640 convocare un nuovo parlamento per ottenere i mezzi necessari a condurre la guerra contro gli scozzesi.
il Parlamento è riunito nel Aprile 1640 Fu detto breve Parlamento perché Carlo primo di fronte ad una
posizione ancora più risoluta lo sciolse dopo poche settimane punto ma l'esercito messe insieme con grandi
sforzi dal monarca fu messo in rotta degli scozzesi. In questa situazione, resa più grave da una crisi
commerciale dal rifiuto della city di Londra di fare nuovi prestiti alla corona, non rimase a Carlo primo altre
via che convocare nuovamente la rappresentanza del regno. il Parlamento che si aprì a Westminster il 3
novembre del 1640 è passata alla storia come il lungo Parlamento perché rimase in carica fino al 1653. Nella
camera dei comuni erano in netta maggioranza gli avversari della politica assolutistica del sovrano. Guidati
da uomini politici esperti e comuni se per intimidire trascinare la camera dei Lord e precedettero in pochi
mesi a smantellare tutti i capisaldi del potere Regio: Stafford allowed vennero accusati di tradimento
imprigionati; furono soppressi i tribunali sottoposti a l'influenza diretta del monarca, a cominciare dalla
camera stellata, e venne decretata inamovibilità dei Giudici; furono dichiarate illegali e abolite la shipmoney
e le altre imposte introdotte nell'ultimo decennio; i vescovi vennero estromessi dalla camera dei Lord e il re
venne privato del diritto di sciogliere il Parlamento senza il consenso di quest'ultimo. nel frattempo, la caduta
della restrizione alla libertà di stampa aveva dato la sua struttura ad una pubblicistica dai toni scurrili che
contribuì a mantenere alta la temperatura a Londra in tutto il paese e impedire una riconciliazione con la
monarchia, a cui Lord è una parte crescente dei comuni sarebbero stati inclini. alla fine del 1641 lo scoppio
di una insurrezione cattolica in Irlanda posa il delicato problema di chi dovesse condurre la repressione: il
Parlamento intendeva costringere il monarca a cedere il controllo delle forze armate, che tradizionalmente gli
spettava. Lo Stewart ritenne giunto il momento di reagire, è il 5 gennaio del 1642 si presentò in Parlamento
con un drappello di armati per arrestare i capi dell'opposizione; ma il colpo andò a vuoto perché questi
ultimi, avvertiti in tempo, si erano messi in salvo. il Parlamento si trasferì allora nella city, mentre re lascia la
capitale, deciso ormai risolvere con la forza la partita, e chiamo raccolta e sudditi a lui Fedeli.

La guerra civile vera e propria ebbe inizio nell'estate del 1642 e sembro volgere a favore del re, che poteva
contare su una cavalleria valorosa, composta da Nobili. Ma il il protrarsi delle ostilità della city e sulla
maggiore capacità contributiva delle contee Sud orientali, oltre che sull'alleanza con gli scozzesi.

il primo importante successo venne ottenuto il 2 luglio del 1644 nel nord, grazie al valore dei reparti di
cavalleria guidati da Oliver Cromwell. fu lo stesso Cromwell a costituire l'anno seguente l'esercito di nuovo
modello, caratterizzato da una disciplina ferrea e dalla precedenza data al merito rispetto alla nascita e
animato dalla convinzione dei soldati di combattere per una giusta causa: le schiaccianti vittorie ottenute sui
realisti posero fine alla guerra civile. vista inutile ogni ulteriore resistenza, Carlo primo preferì arrendersi agli
scozzesi, che lo consegnarono al parlamento di Londra; ma non smise di intrigare né di intavolare trattative
ora con il Parlamento stesso, ora con gli scozzesi e ora con i Generali dell'esercito, nella speranza di dividere
gli avversari e metterli l'uno contro l'altro. ben pochi erano coloro che ritenevano si potesse fare a meno della
monarchia. i più e tra loro lo stesso Cromwell erano a favore di un accordo con il re sconfitto, che salva
guardasse le conquiste della rivoluzione. Nel parlamento era predominante la corrente presbiteriana, che
dopo l'abolizione dell'episcopato, decretata nel 1646, intendeva riorganizzare la chiesa d'Inghilterra con un
sistema di consigli gerarchizzati e con la rigida imposizione del credo calvinista. a costoro si
contrapponevano gli indipendenti, che avevano nei quadri dell'esercito loro Roccaforte ed erano sostenitori
di una larga tolleranza delle opinioni religiose e dell'Indipendenza delle singole congregazioni di Fedeli.
Evidenti sono i legami tra le tendenze eterodosse in campo religioso e il radicalismo politico che si espresse
soprattutto nel movimento dei livellatori. il termine venne indicare quanti erano accusati di voler cancellare
la distinzione sociale e livellare le fortune. In verità, i livellatori non misero mai in discussione la proprietà
privata. Essi reclutavano i loro adepti soprattutto tra le file dell'Artigianato cittadino e dei Piccoli proprietari
coltivatori; Pur non essendo contrari alla monarchia chiedevano la soppressione di tutti i privilegi, una
semplificazione delle leggi è un'istituzione per tutti; e soprattutto esigevano l'allargamento del diritto di voto
a tutti i maschi adulti, a esclusione dei mendicanti e dei servi. Dopo la vittoria sul Re, la propaganda dei
livellatori fece molti proseliti tra l'esercito soprattutto quando divenne Chiara l'intenzione del parlamento di
scioglierlo o di spedirlo in Irlanda a combattere contro i cattolici, senza neppure saldare le paghe arretrate. i
vari reparti nominarono degli agitatori incaricati di trattare con i capi per giungere ad una piattaforma
comune dell'esercito; nel giugno successivo questo occupo Londra e si impadronì con la forza della persona
del re punto il dibattito che si svolse a Putney nei nell'ottobre del 1647 mostra come l'ostacolo principale a
una unificazione delle proposte fosse la questione del suffragio, nella cui estensione vedevano il pericolo di
un sovvertimento delle gerarchie sociali.

Le discussioni furono interrotte, alla fine di quell'anno, dalla Fuga del re, che con l'appoggio degli scozzesi
cerco di riaccendere la guerra civile. ma le forze realiste vennero sconfitte in pochi mesi. Questa volta,
Cromwell e gli altri capi militari erano decisi a farla finita. il Parlamento venne purato con la forza degli
elementi più moderati nel dicembre del 1648 e il troncone rimasto ne decretò sotto la minaccia incombente
delle armi l'istituzione di un'altra commissione di giustizia per processare il re. Carlo primo venne
condannato a morte e giustiziato il 30 gennaio del 1649. l'esecuzione del re fu seguita dalla creazione di un
consiglio di stato a febbraio del 1649, che prendeva il posto del consiglio privato della corona, dalla
soppressione della Camera dei Lord e nel maggio, finalmente, dalla proclamazione della Repubblica unità di
Inghilterra, Scozia, Irlanda. Non erano risolti i contrasti tra i moderati, i capi dell'esercito e i livellatori. Il
primogenito di Carlo primo rifugiato si nei Paesi Bassi, non aveva tardato ad assumere il titolo Regio di
Carlo II ed era stato riconosciuto sia degli scozzesi sia dagli irlandesi, in armi fin dal 1641. per scongiurare
La minaccia di un'invasione realista e per sottomettere quei due territori c'era bisogno di una forza armata
compatta e docile al volere dei generali. All'arresto dei capi del movimento livellatore fece seguito la
repressione sanguinosa, opera di Cromwell, della mutilamento di alcuni reparti dell'esercito a bulford. Lo
stesso Cromwell guidò nel 1649-1650 la campagna contro gli insorti irlandesi, che fosse seguita da massacri
indiscriminati di cattolici, da lui considerati alla stregua di spregevoli barbari, è seguita da deportazione in
massa e confische di terre a beneficio di protestanti inglesi. ugualmente rapida e vittoriosa fu la successiva
campagna di Cromwell in Scozia: per la prima volta nella storia si apriva così la via per una unificazione
politica, non solo dinastica, delle isole britanniche. la nuova potenza militare inglese, posta al servizio di un
espansionismo aggressivo che agli imperativi religiosi congiungeva quelli economici, non tardo a rivolgersi
anche in altre direzioni: gli anni dell'interregno segnarono la ripresa dell'espansione marittima & iniziata
sotto Elisabetta e inaugurarono l'era dell'imperialismo britannico punto nel settembre 1651 venne promulgato
l'atto di navigazione,che riservava alla madrepatria il commercio con le colonie nordamericane e ammetteva
nei porti inglesi solo navi britanniche o dei Paesi da cui provenivano le merci. era un colpo diretto contro gli
olandesi e infatti scoppiò subito la primavera delle tre guerre navali anglo-olandesi (1652 -1654, 1665 1667,
1672-1 1674), che finiranno per sancire la superiorità marittima Britannica. alcuni anni dopo, l'Inghilterra di
Cromwell entrò in guerra contro la Spagna, già duramente provata dal conflitto con la Francia, e le strappò
l'isola di Giamaica, destinata a divenire il fulcro della tratta intercontinentale degli schiavi. furono questi gli
anni dei trattati commerciali stipulati con il Portogallo e con i paesi baltici. ha 6 meno soddisfacenti furono i
risultati ottenuti nella politica interna. Nel 1653 venne sciolto quanto restava del lungo Parlamento e al suo
posto venne insediata un'assemblea di 144 membri, tutti scelti dai capi dell'esercito: fu il cosiddetto
Parlamento barebone che durò solo 5 mesi a causa dei contrasti interni e dei timori suscitati dai suoi progetti
di radicali riforme. alla fine di quello stesso anno, una carta costituzionale stesa in fretta e furia proclamò
Oliver Cromwell Lord protettore del Commonwealth d'Inghilterra, Scozia, Irlanda: fu lo stesso Cromwell a
scegliere i membri del Consiglio di stato, quasi tutti i capi dell'esercito. il potere militare si identificava così
strettamente col potere politico, e scarso successo ebbero i nuovi tentativi per affiancare all'esecutivo un
parlamento che fosse al tempo stesso docile i suoi voleri e in qualche modo rappresentativo della nazione.
con il protettorato ebbe fine la libertà di cui aveva fino allora goduto la stampa e anche il dissenso religioso
comincio a essere perseguitato. L'esercito venne epurato degli elementi più radicali e tutto il territorio inglese
venne suddiviso in 11 distretti ciascuno dei quali scusa il tuo posto Maggiore generale. la dittatura militare
non rispondeva però ai desideri della gente, che voleva per sé il potere ed era ostile al mantenimento di una
forte pressione fiscale: le spese per l'esercito e per la Marina erano state coperte con l'introduzione di tasse
sui beni di largo consumo ed un imposta fondiaria. Alla morte di Oliver Cromwell venne designato a
succedergli il figlio Richard, che non aveva però l'autorità del padre e si dimostrò incapace di porre un freno
alle forze centrifughe che spingevano il paese verso l'anarchia. Dopo l'abdicazione di Richarda tollerare una
certa libertà religiosa.

lo spietato aumento della pressione fiscale in poste francesi dal governo di Richelieu aveva provocato una
serie di rivolte popolari. un carattere in parte diverso ebbero disordini della Fronda che videro protagonista e
le classi dirigenti interessarono contemporaneamente la capitale La maggior parte del paese. alla morte di
Luigi XIII preceduta di pochi mesi da quella di Richelieu la reggenza in nome del piccolo successore Luigi
quattordicesimo venne Assunta Dalla vedova del defunto monarca, Anna d'Austria, sorella del sovrano
spagnolo Filippo IV d'Asburgo. Fin dai primi giorni questa affidò la direzione degli affari ad una creatura di
Richelieu, il cardinale di origine abruzzese Giulio Mazzarino. egli si mantenne Fedele agli indirizzi politici
di Richelieu, pur sostituendo alla durezza di questi La diplomazia è l'arte del compromesso. Come già era
avvenuto nel XVI secolo la minore età del sovrano e la reggenza da parte di una donna straniera
risvegliarono le velleità dei principi del sangue e dei Nobili, i quali presero ad agitarsi e a complottare per
riprodurre unirsi del potere politico. Gli officiers protestavano contro l'autorità concessa agli intendenti e
contro la continua creazione di nuove cariche, che portava al deprezzamento delle vecchie; i rentiers
lamentavano gli enormi ritardi con cui erano pagati gli interessi qui avevano diritto; tutti denunciavano gli
scandalosi arricchimenti dei finanzieri e degli appaltatori delle imposte. La situazione divenne esplosiva nel
1648, l'anno stesso in cui si avviava a conclusione La guerra dei 30 anni. Di fronte ad un nuovo pacchetto di
misure fiscali il Parlamento di Parigi organizzo un programma di riforme. le rivendicazioni contenute nei 27
articoli formulati nel giugno-luglio 1648 presentarono non poche analogie con quelle avanzate dal
Parlamento inglese, benché assai diversa, fosse la natura dei parlamenti francesi, che erano tribunali
d'Appello e non assemblea di carattere rappresentativo. Si trattava della soppressione degli intendenti, della
diminuzione delle imposte e del rifiuto del sistema degli appalti, dell'invalidità di ogni tassa che non avesse
ottenuto l'assenso dei parlamenti, della illegalità degli arresti arbitrari: un po' un programma influenzato dagli
sviluppi della rivoluzione inglese che è avrebbe bloccato al cammino verso l'assolutismo della monarchia
borbonica. La regina e Mazzarino reagirono decretando l'arresto di uno dei più autorevoli e popolari
esponenti della magistratura parigina. la piazza si ribellò è di fronte alla sommossa La corte fu costretta a
lasciare la capitale e a piegarsi alle richieste del Parlamento. la pace firmata a saint-germain il primo aprile
del 1649 chiudeva con la sconfitta apparente della monarchia. le ambizioni rivali del Gran condé e degli altri
grandi Nobili e l'odio comune verso il favorito della regina dovevano accendere la Fronda dei principi. a
pagare il prezzo maggiore di questo rigurgito di anarchia feudale furono le campagne, esposte alle estorsioni
alla violenza delle soldatesche e flagellate dalla carestia disastrosi anni 1651 e 1652 2 punti in molte località
i registri parrocchiali mostrano punti di mortalità tre o quattro volte superiore alla media e sensibile
diminuzione delle nascite. Più che la vittoria riportata nel 1652 sotto le mura di Parigi dal visconte Touraine,
un generale al servizio della corte, fu alla fine l'esaurimento generale a riportare la pace nel paese e
acconsentire a Mazzarri nella reggente di rientrare trionfalmente nella capitale. il fallimento della Fronda
aveva dimostrato ai francesi che l'autorità monarchica era l'unica forza in grado di scongiurare l'anarchia di
tenere a freno la prepotenza dei grandi. rimaneva ancora aperta dopo la pace di westfalia la guerra con la
Spagna, anche se ha duramente provata è afflitta da ribellioni e discordi interni. Grazie anche all'intervento
militare dell'Inghilterra, Mazzarino fu in grado di imporre alla corte di Madrid la pace dei Pirenei del 1659,
con la quale furono assegnati alla Francia l'Artois, il Rossiglione e parte della cerdagna. veniva inoltre
stipulato il matrimonio di Luigi quattordicesimo con la figlia di Filippo IV, Mariateresa, cui sarebbero dovuti
toccare in dote 500 mila scudi come contropartita della sua rinuncia a qualunque parte dell'eredità spagnola.

tra il 1637 è il 1643 le sorti della guerra che opponeva la Spagna alle province Unite si erano volte a sfavore
della prima. effetto e causa di questi rovesci militari furono le rivolte scoppiate quasi simultaneamente
all'estremità orientale o occidentale della penisola iberica, in Catalogna e in Portogallo. non meno del
Portogallo e la catalogna si considerava una nazione distinta dalla Castiglia, diversa anche per lingua e
cultura oltre che per le istituzioni giuridiche e amministrative. quando, nei primi mesi del 1640 il conte-duca
di Olivares voglio approfittare della presenza in loco di un esercito Regio per convocare le Cortes e imporre I
mutamenti che gli stavano a cuore, la catalogna insorse e chiesa l'appoggio della Francia; nel gennaio del
1641 venne proclamata la sua Unione alla monarchia dei Borbone, pur col mantenimento delle sue istituzioni
e delle sue leggi. Nel frattempo anche il Portogallo aveva approfittato della situazione per scuotere il giogo
in spagnolo. Dopo una prima rivolta scoppiata a evora nel 1637, il primo dicembre del 1640, una ben
organizzata insurrezione portò alla proclamazione dell'Indipendenza e pose sul trono il duca Giovanni di
Braganza. La monarchia spagnola non era quasi più in grado di reagire due punti di fronte all'entità del
disastro, Filippo IV fu costretto a licenziare lo Olivares mentre il governo era costretto a dichiarare la
bancarotta. Tra gli anni trenta e gli anni quaranta la monarchia si trovò ad affrontare una crisi globale: vi
furono rivolte in Andalusia, a Napoli è in Sicilia, e in Messico. Nel 1649 una terribile pestilenza ridusse di
forse un terzo la popolazione della Castiglia. la riconquista della Catalogna fu possibile per il mutamento
della situazione internazionale, ma soprattutto per i timori della ristocrazia catalana di fronte al radicalizzarsi
della lotta sociale. Un esercito monarchico potrei così entrare a Barcellona nel ottobre del 1652 punto del
tutto Vani furono gli sforzi di Madrid per ricondurre all'obbedienza il Portogallo, la cui indipendenza verrà
formalmente riconosciuta nel 1668. La Castiglia usciva da quasi 50 anni di guerra ininterrotte
finanziariamente spostata, in preda ad una profonda decadenza economica e demografica. Alla Castiglia va
riferito il quadro convenzionale di una Spagna tragica e immobile popolata solo di grandes e hidalgos di frati
e di straccioni. 

CAPITOLO 14: L’Italia del Seicento

Più contrastata era la situazione dell' industria serica, un altro grande settore dell'economia urbana. una
buona vitalità mantennero alcuni rami specializzati, come la produzione di tessuti serici in tessuti di fili d'oro
e d'argento a Milano e a Venezia o quella di veli e garzia Bologna. altri elementi potrebbero attenuare
l'impressione di un crollo totale dell'economia urbana:tra questi il mantenimento di un alto livello artigianale
nella fabbricazione di alcuni articoli di lusso. l'economia italiana di fine 600 nel suo complesso aveva
recuperato in termini assoluti le perdite dei decenni centrali del secolo. Quello che era irrimediabilmente
cambiato era il suo Rango rispetto alle altre aree europee. le manifatture di Venezia Milano e Firenze e
Genova furono vittime della vittoriosa concorrenza dei produttori dell'Europa nord-occidentale. In queste
aree era avvenuta da per tempo La conversione verso prodotti meno costosi e più richiesti dal mercato
internazionale, come le new draperies inglesi, e le attività lavorative si erano in gran parte decentrate nelle
campagne, dove non vi erano i vincoli imposti dalle corporazioni e dove la manodopera contadina si
accontentava di compensi più bassi. quella seicentesca andrebbe interpretata come una crisi di competitività
dei produttori italiani a causa di costi del Lavoro relativamente alti e a causa della loro resistenza al
mutamento tecnologico o all'innovazione qualitativa. Minore rilievo sembra da assegnare alle esigenze
fiscali dei governi, anche se in taluni casi del l'imposizione di nuove tasse non si vado alla ripercussioni
sull'industria: così a Venezia l'istituzione di un pesante dazio sull'introduzione dell'olio determinò Nella
seconda metà del seicento il declino della fabbricazione del sapone. non si può prescindere dagli effetti
devastanti della guerra dei 30 anni nell'Italia settentrionale in Germania e dalle gravissime pestilenze che
imperversano nel 1630-1631 e nel 1656-1657. si calcola che le regioni colpite dalla prima epidemia persero
oltre un quarto dei propri abitanti. particolarmente colpite furono le città. I vuoti aperte dalla peste furono
colmati abbastanza rapidamente tanto che a fine seicento la popolazione italiana era ritornata sui livelli del
1600.nel complesso l'agricoltura resto è molto meglio dell'Industria e del commercio e le avversità. la
diminuita richiesta di grani favorì la diffusione di colture come la vite, il riso e soprattutto il gelso. la
proliferazione dei gelsi era legata all'allevamento del baco da seta, in questo periodo il settore forse più
dinamico dell'economia italiana. la gelsibachicoltura stimolò a sua volta alle prime fasi della lavorazione
della preziosa materia prima: l'attrezzatura e la torcitura del filo per renderlo uniforme e resistente.
Quest'ultimo attività si avvaleva sempre più spesso di complesse macchine, i mulini da seta detti alla
bolognese, mossi dalla forza idraulica. la seta grezza e la seta filata gli vennero rapidamente la principale
voce di esportazione negli Stati del nord Italia. Anche la filatura e la tessitura del Lino e della canapa
all'interno delle famiglie contadine, la produzione di tessuti di lana o di cotone ordinari e destinati ad un
mercato regionale, La fabbricazione di chiodi attrezzi di ferro peggior notevoli progressi. in queste uomini e
Rose lavorazioni rurali, più che nella gloriosa traduzione delle città, è possibile vedere lontane inizi della
futura industrializzazione delle regioni settentrionali. a questi sviluppi rimase poi largamente estranei Al
mezzogiorno, che dovette sopportare la cresciuta pressione baronale.

con l'involuzione economica si approfondì il distacco tra i detentori della ricchezza fondiaria, identificabili
con nobiltà e con clero, e le classi subalterne devi te al lavoro manuale nei campi o nelle botteghe artigianali.
I capitali accumulati con l'industria con il commercio venivano investiti nell'acquisto di beni terrieri, i quali
assicuravano solidità e prestigio. La preferenza per gli investimenti fondiari o di tipo usuraio rispondeva
certamente ad una logica economica, e non epoca caratterizzata, fin verso il 1620, da una forte ascesa dei
prezzi agricoli e da crescenti difficoltà per i settori mercantili e manifatturieri; ma rifletteva una mentalità
aristocratica, in parte legata influenza spagnola benché comune nelle società europea della prima età
moderna, che sempre più considerava disonorante non solo le arti meccaniche ma tutte le attività Intesa al
guadagno. il culto del casato della stirpe, il punto d'onore, la pratica dei duelli, la diffusione del
fedecommesso e della primogenitura come strumenti di trasmissione dell'ereditarietà sono caratteri distintivi
di un'aristocrazia in costante lotta per la distinzione sociale nei confronti di quegli homines Novi che
trasformano il proprio capitale economico in ufficio e titoli nobiliari. il pontefice esercitava anche fuori dei
suoi confini poteri che nelle altre nazioni cattoliche erano delegati ai monarchi, dalla nomina dei vescovi al
controllo giurisdizionale sul clero secolare è regolare, che era dovunque una componente non trascurabile
della popolazione. le organizzazioni ecclesiastiche detenevano una parte importante della ricchezza
fondiaria, e i beni immobili in loro possesso erano inalienabili senza un'esplicita autorizzazione pontificia.
Preti, frati e monache si consideravano sudditi del papà e per loro era rivendicata non solo l'esenzione dalle
imposte ma anche la dipendenza dai tribunali ecclesiastici e non da quelli civili; persino i luoghi adibiti al
culto godevano di una sorta di extraterritorialità punto ma anche nei confronti del laicato La chiesa aveva un
ruolo di primo piano in settori quali La tenuta dei registri anagrafici, il controllo della mortalità l'istituzione e
l'assistenza. L'autorità e il prestigio di cui godeva il clero non erano più frutto soltanto di un imposizione
dall'alto ma di un adesione massiccia degli italiani di ogni categoria sociale all'ortodossia cattolica, ridefinita
dal concilio di Trento, e al magistero religioso e morale della chiesa. Le uniche minoranze religiose che
riuscirono a sopravvivere in Italia furono le comunità valdesi, una dozzina in tutto nelle valli occidentali del
Piemonte, e gli ebrei, numerosi soprattutto a Roma e in altre città dello stato pontificio, a Venezia, nei Ducati
padani e del Piemonte ma dovunque rinchiusi nei Ghetti e sottoposti a odiose discriminazioni. Le classi
dirigenti, vedevano nella chiesa non soltanto una garante dell'ordine sociale della docilità dei poveri, ma
anche un conveniente sbocco per i cadetti e per le figlie non destinate al matrimonio. Alla marginalizzazione
economica e politica e alla soffocante vigilanza della chiesa su ogni manifestazione del pensiero e dell'arte e
certamente legato anche lì impoverimento culturale che tradizionalmente si osserva in questo periodo in
confronto alla grande stagione umanistica e rinascimentale. La grande maggioranza degli intellettuali piego
la testa e si confermò ai dettami dell'autorità ecclesiastica non solo in ambito religioso ma anche in campo
filosofico e scientifico, dove imperava l'ortodossia aristotelico-scolastica. le università conobbero una
profonda decadenza sostituite Nella formazione delle classi ambienti dalle Firenze scuole dei gesuiti, dei
Barnabiti, dei somaschi. Le numerosissime accademie erano perlopiù palestre di vacue esercitazioni poetiche
e di sterile erudizione. Nelle arti figurative e nelle architetture l'Italia mantenne a lungo il primato raggiunto
nell'età rinascimentale: non si può considerare decadente un secolo che si aprì con i capolavori di
Michelangelo merisi detto il Caravaggio. 

Gli inizi del governo spagnolo a Milano ea Napoli erano stati privi di aspetti positivi, evidenti soprattutto in
un rafforzamento dell'autorità statale e nella tendenza verso un certo riequilibrio territoriale fiscale.ma a
partire dal 1620 circa l'impegno della Spagna nella guerra dei 30 anni portò ha un forte aggravamento della
pressione tributaria, proprio mentre lo skurar si della congiuntura economica e le credi demografiche la
rendevano sempre meno tollerabile. le classi dominanti ne approfittarono per riaffermare il proprio controllo
sulle istituzioni locali, spesso con il benestare della corte madrilena è interessata al mantenimento dello
status quo, e per rafforzare la propria egemonia sull'insieme della società. Tra il 1620 e il 1650 lo stato di
Milano fu più volte trasformato in un campo di battaglia dalle soldatesche spagnole, Imperiali, francesi e
piemontesi. Tuttavia la sua importanza strategica indusse la corte di Madrid a trattare questi suoi sudditi con
un certo riguardo. Va considerato che ingenti somme furono fatte affluire più spesso dalla Spagna e dalle
mezzogiorno per il mantenimento delle truppe. Tutto ciò contribuisce a spiegare la notevole ripresa
demografica ed economica del paese dopo l'assicurazione della pace dei Pirenei tra Spagna e Francia; e rende
ragione anche della mancanza nel seicento Lombardo, di rivolte sommosse paragonabili a quelle esplose
nell'Italia meridionale e insulare. episodi come il tumulto di San Martino erano espressione di una non
volontà eversiva nei confronti dell'autorità spagnola, bensì una concezione tradizionale del rapporto tra
governati e governanti, il cui dover assicurare il pane a buon prezzo gli stati popolari della città. Le
conseguenze della crisi economica e politica che colpì la monarchia spagnola nel suo insieme sono assai più
gravi nel mezzogiorno e nelle isole al di fuori di Napoli non c'erano nel regno altri centri di grandi
dimensioni e soprattutto non c'era col tradizionale rapporto di subordinazione della Campania è la città che 
era tipico dell'Italia centro-settentrionale. in questa situazione, il l'indebolimento dell'autorità centrale doveva
portare, e di fatto portò soprattutto negli anni trenta e quaranta del secolo, a un'estensione del potere feudale.
i feudatari, ottennero non solo un ampliamento delle loro attribuzioni di giustizia e polizia, non solo
l'impegno d'azione di comunità che erano sempre state demaniali, ma anche una sostanziale impunita per le
estorsioni e le prepotenze commesse a danno dei vassalli. nella capitale risiedevano il vice re, rappresentante
dell'autorità sovrana, il consiglio collaterale che lo coadiuvava è l'opera di governo e le numerose
magistrature giudiziarie e finanziarie. a Napoli l'egemonia della nobiltà era contrastata dalla presenza di un
forte ceto civile, composto principalmente da laureati in giurisprudenza di origine Borghese, che attraverso
l'esercizio dell'avvocatura e le cariche ministeriali miravano elevarsi socialmente a diventare la nuova classe
dirigente; alcuni esponenti di questo ceto non esitavano a fomentare il malcontento del Popolo minuto,
colpito dalla crisi delle manifatture e dagli inasprimenti fiscali, al fine di spostare a proprio favore gli
equilibri politici. anche nel Regno di Sicilia la popolazione crebbe notevolmente fino a metà del 600.
l'interlocutore principale delle autorità sovrana era in Sicilia il Parlamento, composto dai tre bracci: feudale,
ecclesiastico e demaniale. Anche qui la congiuntura politica instaurata sì dopo il 1620 condusse a un
rafforzamento del baronaggio a spese delle masse contadine, sottoposte a un duro sfruttamento, e degli strati
artigiani, vittime degli inasprimenti fiscali della crisi economica. 

Una grave carestia è il malcontento creato dal fiscalismo spagnolo furono all'origine del fenomeno popolare
a Palermo, che si espresse nel maggio del 1647 con saccheggi e incendi di case. il vicerè spagnolo fu
costretto ad abolire le gabelle e ad approvare una riforma dell'amministrazione municipale che assegnava alle
maestranze il controllo della nona e della polizia. Tali concessioni furono ritirate e contro i capi della rivolta
furono pronunciate varie condanne a morte. più profonda e più prolungata sulla crisi del dominio spagnolo
nel mezzogiorno continentale. Anche a Napoli la causa immediata della rivolta, esplosa il 7 luglio del 1647,
Fu una nuova gabella che colpiva la vendita della frutta. La direzione del movimento fu assunta in un primo
tempo da un popolano Tommaso Aniello, dietro al quale si muovevano elementi Borghesi che puntavano a
una modifica degli ordinamenti politici della città e del regno. nell'ottobre, gli insorti napoletani
proclamarono La Repubblica e invocarono la protezione del re di Francia. Ma il cardinale Mazzarino era
restio a impegnarsi a fondo in un'area così lontana e si limito ad appoggiare tiepidamente l'iniziativa
personale di un gentiluomo francese, Enrico duca di ghisa, che sperava di impadronirsi del regno con
l'appoggio della nobiltà meridionale. i contrasti tra il guisa e il partito popolare e l'arrivo di una flotta
spagnola segnarono il destino della Real Repubblica Napoletana, che capitolo ai primi di aprile del 1648. il
fallimento della rivolta antispagnola a Napoli, seguito Dalla terribile pestilenza del 1656, determinò un
aggravamento della crisi economica e sociale già in atto nel mezzogiorno d'Italia e chiuse la prospettiva della
formazione di un fronte antifeudale comprendenti i ceti medi e popolari urbani e le masse rurali punto grazie
al ritorno della Pace I viceré spagnoli condussero un azione di contenimento della prepotenza baronale, di
repressione del banditismo e di promozione del ceto civile ministeriale punto fu quest'ultimo il protagonista
della rinascita culturale che farà di Napoli il centro intellettuale più vivace più aperto i contatti con l'Europa
di tutta la penisola italiana. lo scontro tra la nobiltà isolana il potere viceregio culminò del clamoroso
episodio dell'omicidio del vicerè Marchese di camarassa accusato di aver ordinato l'assassino del Marchese
di Laconi, il capo della fazione del parlamento sardo che si opponeva al vicerè un ultimo tentativo
rivoluzionario ebbe luogo a Messina dopo una prima sommossa popolare contro il carovita si arrivo nel 1679
alla formazione di un più vasto fronte sociale ostile al dominio spagnolo è favorevole all'instaurazione di una
repubblica dipendente. Gli insorti messinesi chiesero soccorso Luigi quattordicesimo allora in guerra contro
la Spagna che inviò una squadra navale a occupare la città. Ma resto dell'isola rimase fedele alla sovranità
spagnola e alla conclusione della Pace la guarnigione francese evacuò la Sicilia.

il lungo regno di Carlo Emanuele primo fu contraddistinto da iniziativa espansionistiche che contribuirono a
rafforzamento interno dello stato e alla costruzione di un apparato militare e fiscale tale da permettere al
Piemonte di giocare una parte non trascurabile sulla scena internazionale tra sei e 700. col trattato di Lione
del 1601 Carlo Emanuele Celeste re di Francia la bresse il Burj e Altri territori transalpini e ottenne il
marchesato di Saluzzo confermando la tendenza al progressivo radicamento in Italia del Ducato sabaudo.
negli anni che seguirono rivolse le sue ambizioni in direzione orientale, verso Monferrato ancora soggette I
Gonzaga di Mantova e verso i territori compresi nel Ducato di Milano.il trattato di Cherasco firmato nel
1631 del nuovo duca Vittorio Amedeo primo sanci l'acquisizione di un certo numero di Terre del
Monferrato, ma al prezzo sei pesante della cessione dalla Francia della fortezza di Pinerolo. enormi spese
provocate da questa ambiziosa politica estera, le devastazioni perpetrate dalle soldatesche e la pestilenza del
1630 gettarono anche il Piemonte in una grave crisi economica-sociale, cui si aggiunsero gli effetti di una
crisi dinastica dopo la morte di Vittorio Amedeo primo. il granducato di Toscana i progressi compiuti in
direzione del rafforzamento dello stato sotto Cosimo primo i suoi due figli Francesco e Ferdinando primo si
arrestarono sotto i successori, che si appoggiarono alle vecchie famiglie della nobiltà Fiorentina e tradizionali
e legami della casata medicea con la Santa Sede punto nelle campagne rimasi dominante rapporto
mezzadrile, che ostacolava innovazione le specializzazioni culturale e Perpetua va una soggezione
semifeudale delle famiglie coloniche ai proprietari del suolo. gli indirizzi di politica estera è interna adottati
alla fine del 500 dalla Repubblica di Venezia sotto l'influenza del partito dei giovani determinarono
attenzione crescente con la Santa Sede, che oltre a contestare il monopoli Veneziano della navigazione
dell'Adriatico considerava lesive delle libertà ecclesiastiche alcune nuove leggi, come il divieto di costruire
siete senza il consenso del governo Veneto un punto all'arresto di due religiosi colpevoli di reati comuni a
tirar su La Repubblica i fulmini del nuovo Papa Paolo Quinto punto di fronte al rifiuto di consegnare i due
Rei, il pontefice non esitò a comunicare i suoi governanti e quindi a scagliare l'Inter detto cioè la proibizione
di celebrare qualunque ecclesiastica in terra Veneta. Il chiaro Veneto non ubbidì e la Repubblica trovo un
difensore molto efficace nel suo consultore injure, il frate servita Paolo Sarpi. L'intervento della controversia
delle maggiori potenze cattoliche, Francè Spagna, portò a una soluzione di compromesso che permise
Venezia di uscirne a testa alta punto per il resto la politica dei giovani non conseguire risultati di rilievo
benché con la cosiddetta guerra di gradisca venisse raggiunto l'obiettivo di indurre gli Asburgo d'Austria a
togliere il loro appoggio agli uscocchi. per la difesa di uno dei residui avamposti nel Mediterraneo orientale
fu combattuta tra il 1645 1669, lunga e costosa guerra di Candia contro l'impero Ottomano. Un'importante
ripercussione interna della guerra di Candia sull'aggregazione al patriziato Veneziano, suggerita dalla
necessità finanziaria, di oltre un centinaio di famiglie della terraferma dietro pagamento di forti somme. La
misura avrebbe potuto segnare l'avvio di una politica di Maggiore integrazione dell'aristocrazia delle città su
di te con quelle delle città dominanti; ma rimase invece un episodio isolato, giacche passata l'emergenza si
torna alla tradizionale chiusura. La perdita di peso demografico ed economico di Venezia alimentò le
tendenze centrifughe che si manifestarono sempre più forti nel XVIII secolo. 

CAPITOLO 15:

CAPITOLO 16: L’apogeo dell’assolutismo: la Francia di Luigi XIV


i
l

l
u
n
g
o

r
e
g
n
o

d
i

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o
,

f
i
g
l
i
o

d
i

L
u
i
g
i

X
I
I
I

d
i

A
n
n
a

d
'
A
u
s
t
r
i
a
,

i
n
i
z
i
ò

n
e
l

1
6
4
3
,
q
u
a
n
d
o

e
g
l
i

a
v
e
v
a

a
p
p
e
n
a

a
n
n
i
;

p
r
i
m
a

d
i

a
s
s
u
m
e
r
e

i
l

p
o
t
e
r
e

i
n

p
r
i
m
a

p
e
r
s
o
n
a

t
e
s
s
e

l
a

m
o
r
t
e

d
i

M
a
z
z
a
r
i
n
o
,

a
v
v
e
n
u
t
a

n
e
l

1
6
6
1

q
u
a
n
d
o

i
l

r
e

a
v
e
v
a

2
3
a
n
n
i
.

D
a

q
u
e
l

m
o
m
e
n
t
o

s
e

n
o
n

l
a

s
o

p
r
o
p
r
i
o

m
o
r
t
e

n
e
l

1
7
1
7

S
a
r
a

s
a
l
d
a
m
e
n
t
e

a
l
l
a

g
u
i
d
a

d
e
l
l
a

F
r
a
n
c
i
a

r
i
m
a
n
e
n
d
o

q
u
i
n
d
i

s
u
l

t
r
o
n
o

p
e
r

b
e
n

7
2

a
n
n
i

d
i
c
u
i

5
4

v
i
s
s
u
t
i

a
l
l
a

t
e
s
t
a

d
e
g
l
i

a
f
f
a
r
i
.

q
u
e
s
t
o

l
u
n
g
o

r
e
g
n
o

r
a
p
p
r
e
s
e
n
t
ò

l
'
a
p
o
g
e
o

d
e
l
l
'
a
s
s
o
l
u
t
i
s
m
o

m
o
n
a
r
c
h
i
c
o

f
u

a
n
c
h
e

i
l

p
e
r
i
o
d
o

i
n

c
u
i

l
a

F
r
a
n
c
i
a
g
i
u
n
s
e

p
i
ù

v
i
c
i
n
a

e
s
e
r
c
i
t
a
r
e

u
n
a

s
u
p
r
e
m
a
z
i
a

s
u
l

r
e
s
t
o

d
e
l
l
'
E
u
r
o
p
a
.

q
u
e
s
t
o

d
i
s
e
g
n
o

V
e
n
n
e

a
l
l
a

f
i
n
e

s
c
o
n
f
i
t
t
o

d
a
l
l
a

c
o
a
l
i
z
i
o
n
e

d
e
l
l
e

a
l
t
r
e

p
o
t
e
n
z
e
;

e
b
b
e

d
u
r
a
t
a

B
e
n

m
a
g
g
i
o
r
e

r
u
o
l
o

d
i

n
a
z
i
o
n
e

g
u
i
d
a

c
h
e

l
a

F
r
a
n
c
i
a

a
s
s
u
n
s
e

a
l
l
o
r
a

i
n

f
a
t
t
o

d
i

c
u
l
t
u
r
a
,

d
i

g
u
s
t
o
,

d
i

c
u
c
i
n
a

d
i

m
o
d
a
.

l
'
e
d
u
c
a
z
i
o
n
e
d
e
l

R
e

s
o
l
e

n
o
n

e
r
a

s
t
a
t
a

m
o
l
t
o

c
u
r
a
t
a
,

m
a

n
e

a
v
e
v
a

f
a
t
t
o

p
a
r
t
e

l
a

l
e
t
t
e
r
a
t
u
r
a

d
e
i

t
e
o
r
i
c
i

d
e
l

d
i
r
i
t
t
o

D
i
v
i
n
o

d
e
i

r
e
.

g
r
a
n
d
e

e
f
f
i
c
a
c
i
a

e
b
b
e
r
o

i
n
o
l
t
r
e

l
e

l
e
z
i
o
n
i

p
r
a
t
i
c
h
e

n
e
l
l
'
a
r
t
e

d
i

g
o
v
e
r
n
o

r
i
c
e
v
u
t
e

d
a

M
a
z
z
a
r
i
n
o
,

i
l

s
u
o

v
e
r
o

m
a
e
s
t
r
o
.

Q
u
a
n
d
o

i
l

c
a
r
d
i
n
a
l
e

s
p
i
r
ò
,

i
l

m
a
r
z
o

1
6
6
1
,

i
l

g
i
o
v
a
n
e

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

m
a
n
i
f
e
s
t
o

s
u
b
i
t
o

l
a

p
r
o
p
r
i
a

v
o
l
o
n
t
à

d
i

g
o
v
e
r
n
a
r
e

d
a

s
o
l
o
,

s
e
n
z
a

p
i
ù

d
e
l
e
g
a
r
e

a
n
e
s
s
u
n
o

i
l

p
r
o
p
r
i
o

p
o
t
e
r
e
.

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o
p
r
e
f
e
r
i
s
c
e

s
e
r
v
i
r
s
i

d
i

m
i
n
i
s
t
r
i

d
i

n
a
s
c
i
t
a

m
o
d
e
s
t
a
,

c
h
e

l
u
i

s
o
l
o

d
o
v
e
s
s
e
r
o

l
a

p
r
o
p
r
i
a

e
l
e
v
a
z
i
o
n
e

f
o
s
s
e
r
o

q
u
i
n
d
i

p
i
ù

d
o
c
i
l
i

a
i

s
u
o
i

v
o
l
e
r
i
.

l
a
d
i
r
e
z
i
o
n
e

d
e
l
l
e

f
i
n
a
n
z
e

f
u

a
f
f
i
d
a
t
a

f
i
n

d
a
l

1
6
6
1
a
l

f
i
g
l
i
o

d
i

u
n

m
e
r
c
a
n
t
e
,

j
e
a
n
-
b
a
p
t
i
s
t
e

C
o
l
b
e
r
t
,
c
h
e

a
l

t
i
t
o
l
o

d
i

c
o
n
t
r
o
l
l
o
r
e

d
e
l
l
e

f
i
n
a
n
z
e

a
s
s
o
m
m
e
r
à

p
o
i

a
l
t
r
e

c
a
r
i
c
h
e
,

f
i
n
o

d
i
v
e
n
t
a
r
e

u
n
a

s
o
r
t
a
d
i

s
u
p
e
r

m
i
n
i
s
t
r
o

d
e
l
l
'
e
c
o
n
o
m
i
a

d
e
g
l
i

a
f
f
a
r
i

i
n
t
e
r
n
i
.

A
c
c
a
n
t
o

q
u
e
l
l
o

d
e
g
l
i

u
o
m
i
n
i
,

i
m
p
o
r
t
a
n
t
e

f
u

r
u
o
l
o

d
e
l

C
o
n
s
i
g
l
i
o
,

s
i

a
r
t
i
c
o
l
a
v
a

i
n

c
o
n
s
i
g
l
i
o
s
u
p
e
r
i
o
r
e

E
r
a

u
n

o
r
g
a
n
o

m
o
l
t
o

r
i
s
t
r
e
t
t
o
,

c
o
m
p
r
e
n
d
e
n
t
e

m
i
n
i
s
t
r
i

d
e
l
l
a

g
u
e
r
r
a
,

d
e
g
l
i

a
f
f
a
r
i

e
s
t
e
r
n
i
,

d
e
l
l
e

f
i
n
a
n
z
e

p
r
e
c
e
d
u
t
o

s
e
m
p
r
e

d
a
l

r
e
,

c
h
e
a
l

s
u
o

i
n
t
e
r
n
o

d
e
c
i
d
e
v
a

p
i
ù

i
m
p
o
r
t
a
n
t
i

a
f
f
a
r
i

d
i

s
t
a
t
o
.

g
l
i

i
n
t
e
n
d
e
n
t
i

d
u
r
a
n
o

i
n

c
a
r
i
c
a

p
i
ù

l
u
n
g
o

r
a
f
f
o
r
z
a
n
o

i
l

p
r
o
p
r
i
o

p
o
t
e
r
e

s
o
t
t
o

i
l

r
e
g
n
o
d
i

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o
;

l
a

l
o
r
o

a
u
t
o
r
i
t
à

s
i

e
s
t
e
n
d
e

a
i

s
e
t
t
o
r
i

p
i
ù

s
v
a
r
i
a
t
i
,

d
a
l
l
a

g
i
u
s
t
i
z
i
a

a
l
l
a

f
i
s
c
a
l
i
t
à
,

d
a
l
l
e

f
o
r
n
i
t
u
r
e

m
i
l
i
t
a
r
i

a
i

l
a
v
o
r
i
p
u
b
b
l
i
c
i
,

s
i

a
v
v
a
l
e

d
e
l
l
a

c
o
l
l
a
b
o
r
a
z
i
o
n
e

d
i

u
o
m
i
n
i

d
i

f
i
d
u
c
i
a
,

s
o
t
t
o

d
e
l
e
g
a
t
i
,

s
c
e
l
t
i

t
r
a

n
o
b
i
l
i

l
o
c
a
l
i
.

N
o
m
i
n
a
t
i

d
a
l

r
e

r
e
v
o
c
a
b
i
l
i

s
u
o

p
i
a
c
i
m
e
n
t
o
,

g
l
i

i
n
t
e
n
d
e
n
t
i

s
o
n
o

l
a

c
i
n
g
h
i
a

d
i

t
r
a
s
m
i
s
s
i
o
n
e

d
e
l
l
a

v
o
l
o
n
t
à

r
e
g
a
l
e
,

g
l
i

o
c
c
h
i

l
e

m
a
n
i

d
e
l
l
'
a
m
m
i
n
i
s
t
r
a
z
i
o
n
e

c
e
n
t
r
a
l
e

n
e
l
l
e

p
r
o
v
i
n
c
e
;

m
a

s
o
n
o

a
l

t
e
m
p
o

s
t
e
s
s
o

p
o
r
t
a
v
o
c
e

d
e
g
l
i

i
n
t
e
r
e
s
s
i

l
o
c
a
l
i

d
i

f
r
o
n
t
e

a
l
l
'
a
m
m
i
n
i
s
t
r
a
z
i
o
n
e

c
e
n
t
r
a
l
e
.
p
e
r

l
a

c
a
p
i
t
a
l
e

p
r
o
v
v
e
d
e

u
n

l
u
o
g
o
t
e
n
e
n
t
e

g
e
n
e
r
a
l
e
d
i

p
o
l
i
z
i
a

m
u
n
i
t
o

d
i

a
m
p
i

p
o
t
e
r
i

p
e
r

t
u
t
t
o

q
u
a
n
t
o

r
i
g
u
a
r
d
a

l
'
o
r
d
i
n
e

p
u
b
b
l
i
c
o
,

l
a

s
i
c
u
r
e
z
z
a
,

g
l
i

a
p
p
r
o
v
v
i
g
i
o
n
a
m
e
n
t
i
,

l
a

v
i
a
b
i
l
i
t
à
,

l
e

c
o
s
t
r
u
z
i
o
n
i
.

D
i
v
e
r
s
i

d
a

q
u
e
s
t
i

f
u
n
z
i
o
n
a
r
i

s
o
n
o

g
l
i

o
f
f
i
c
e
r
s
,
c
i
o
è

d
e
t
e
n
t
o
r
i

d
i

u
f
f
i
c
i

v
e
n
a
l
i
,

e
r
e
d
i
t
a
t
i

a
c
q
u
i
s
t
a
t
i

p
e
r

d
e
n
a
r
o
.

R
i
e
n
t
r
a
n
o

i
n

q
u
e
s
t
a

c
a
t
e
g
o
r
i
a

c
o
n
s
i
g
l
i
e
r
i

p
r
e
s
i
d
e
n
t
i

d
e
i

t
r
i
b
u
n
a
l
i

s
u
p
e
r
i
o
r
i

i
n
n
a
n
z
i
t
u
t
t
o

d
e
i

p
a
r
l
a
m
e
n
t
i
,

c
o
r
t
i

d
'
A
p
p
e
l
l
o

i
l

c
u
i

n
u
m
e
r
o

s
a
l
i
t
a

1
0

1
2

s
o
t
t
o

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o
.

b
e
n
c
h
é

l
a

v
e
n
a
l
i
t
à

d
e
l
l
e

c
a
r
i
c
h
e

f
o
s
s
e

d
i
f
f
u
s
a

a
n
c
h
e

i
n

a
l
t
r
i

p
a
e
s
i
,

i
n

n
e
s
s
u
n

l
u
o
g
o
r
a
g
g
i
u
n
s
e

l
e

d
i
m
e
n
s
i
o
n
i

c
h
e

e
b
b
e

i
n

F
r
a
n
c
i
a

s
o
t
t
o

B
o
r
b
o
n
i
.

g
l
i

o
f
f
i
c
e
r

c
o
m
p
o
n
e
v
a
n
o

q
u
a
s
i

u
n
a

f
o
r
z
a

i
n
t
e
r
m
e
d
i
a

t
r
a

l
a

s
o
c
i
e
t
à

l
o

s
t
a
t
o
,

u
n

c
e
t
o
c
h
e

l
a

m
o
n
a
r
c
h
i
a

d
o
v
e
v
a

l
a

s
u
a

l
e
g
i
t
t
i
m
a
z
i
o
n
e
,

m
a

c
h
e

d
a
l

p
o
s
s
e
s
s
o
r
e

d
i

t
a
g
l
i
o

d
e
l
l
e

c
a
r
i
c
h
e

d
e
i

p
r
i
v
i
l
e
g
i

q
u
e
s
t
e

c
o
n
n
e
s
s
i

t
r
a
e
v
a

n
o
n

s
o
l
o

p
r
e
s
t
i
g
i
o
,

m
a

a
n
c
h
e

l
a

p
o
s
s
i
b
i
l
i
t
à

d
i

u
n
a

c
e
r
t
a

a
u
t
o
n
o
m
i
a

p
e
r

l
o

s
t
e
s
s
o

p
o
t
e
r
e

m
o
n
a
r
c
h
i
c
o
.

e
s
s
e
n
z
i
a
l
e
e
r
a

d
u
n
q
u
e

a
s
s
i
c
u
r
a
r
s
i

L
a

f
e
d
e
l
t
à

d
e
g
l
i

o
f
f
i
c
e
s
e
r
v

m
e
d
i
a
n
t
e

u
n

d
e
l
i
c
a
t
o

d
o
s
a
g
g
i
o

d
i

m
a
n
i
f
e
s
t
a
z
i
o
n
i

d
i

f
o
r
z
a

d
i

l
e
g
a
m
i

c
l
i
e
n
t
e
l
a
r
i
.

l
'
e
s
e
m
p
i
o

d
e
l
l
a

g
i
u
s
t
i
z
i
a

f
o
r
s
e

i
l

p
i
ù

a
d
a
t
t
o

m
o
s
t
r
a
r
e

i
l
l
i
m
i
t
e

d
e
l
l
a

s
a
l
u
t
i
s
m
o

f
r
a
n
c
e
s
e

p
u
n
t
o

n
e
l
l
e

c
a
m
p
a
g
n
e

l
a

g
i
u
s
t
i
z
i
a

e
r
a

a
m
m
i
n
i
s
t
r
a
t
a

d
a

g
i
u
d
i
c
i

n
o
m
i
n
a
t
i

d
a
i

s
i
g
n
o
r
i

f
e
u
d
a
l
i
.

g
i
u
d
i
c
i

r
e
g
i

p
r
e
s
e
n
t
e
a

l
i
v
e
l
l
o

d
i

b
a
l
i
a
g
g
i
o

s
i
n
i
s
c
a
l
c
a
t
o

o
p
p
u
r
e

m
e
m
b
r
i

d
e
l
l
e

C
o
r
t
i

s
o
v
r
a
n
e

e
r
a
n
o

p
r
o
p
r
i
e
t
a
r
i

d
e
l

p
o
s
t
o

c
h
e

o
c
c
u
p
a
v
a
n
o

g
o
d
e
v
a
n
o

d
i

u
n
a

n
o
t
e
v
o
l
e

a
u
t
o
n
o
m
i
a
.

I
n
o
l
t
r
e

l
e

n
o
r
m
e

c
h
e

s
i

e
r
a
n
o

c
h
i
a
m
a
t
i

a
d
a
p
p
l
i
c
a
r
e

v
a
r
i
a
v
a
n
o

i
n

l
a
r
g
a

m
i
s
u
r
a

d
a

l
u
o
g
o

l
u
o
g
o
:

l
a

l
e
g
i
s
l
a
z
i
o
n
e

r
e
g
i
a

l
a
s
c
i
a
v
a

s
c
o
p
e
r
t
e

m
o
l
t
e

a
r
i
e
,

s
p
e
c
i
a
l
m
e
n
t
e

d
e
l

d
i
r
i
t
t
o

p
r
i
v
a
t
o

f
a
m
i
l
i
a
r
e
.

N
e
l

n
o
r
d

d
e
l
l
a

F
r
a
n
c
i
a

p
r
e
v
a
l
e
v
a

i
l

d
i
r
i
t
t
o
c
o
n
s
u
e
t
u
d
i
n
a
r
i
o
,

d
i
v
e
r
s
o

n
e
l
l
e

v
a
r
i
e

p
r
o
v
i
n
c
e
;

n
e
l

s
u
d

v
i
g
e
v
a

i
n
v
e
c
e

i
l

d
i
r
i
t
t
o

r
o
m
a
n
o
;

s
e
n
z
a

c
o
n
t
a
r
e

i
l

d
i
r
i
t
t
o

c
a
n
o
n
i
c
o

c
h
e

i
n

F
r
a
n
c
i
a

t
e
n
d
e
v
a

a
s
o
s
t
e
n
e
r
e

l
a

s
u
a

a
p
p
l
i
c
a
z
i
o
n
e

a
d

u
n
a

s
e
r
i
e

d
i

t
e
a
t
r
i

c
o
n
t
r
o

l
a

m
o
r
a
l
e
,

d
a
l
l
a

b
e
s
t
e
m
m
i
a

a
l
l
'
a
d
u
l
t
e
r
i
o
.

a
n
a
l
o
g
a
m
e
n
t
e

g
l
i

s
t
a
t
i

p
r
o
v
i
n
c
i
a
l
i

c
h
e

s
o
p
r
a
v
v
i
v
e
v
a
n
o

i
n

p
a
r
e
c
c
h
i
e

r
e
g
i
o
n
i
,

c
o
s
i
d
d
e
t
t
i

p
a
y
s
d
'
é
t
a
t
s

c
o
n
s
e
r
v
a
v
a
n
o

i
m
p
o
r
t
a
n
t
i

p
o
t
e
r
i

c
o
m
e

l
a

p
o
s
s
i
b
i
l
i
t
à

d
i

c
o
n
t
r
a
t
t
a
r
e

c
o
n

l
a

c
o
r
o
n
a

l
'
a
m
m
o
n
t
a
r
e

d
e
l
l
e

i
m
p
o
s
t
e

d
a

p
a
g
a
r
e

d
i

p
r
o
v
v
e
d
e
r
e

p
o
i

a
l
l
a
r
i
p
a
r
t
i
z
i
o
n
e

a
l
l
a

r
i
s
c
o
s
s
i
o
n
e

m
e
d
i
a
n
t
e

p
r
o
p
r
i
o
o
r
g
a
n
i
.

n
e
i

p
r
i
m
i

a
n
n
i

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

p
r
o
s
e
g
u
i

l
a

v
i
t
a

i
t
i
n
e
r
a
n
t
e
,

t
r
a

P
a
r
i
g
i

l
e

v
a
r
i
e

r
e
s
i
d
e
n
z
e

r
e
a
l
i

n
e
i

d
i
n
t
o
r
n
i

t
i
p
i
c
a

d
e
i

s
u
o
i

p
r
e
d
e
c
e
s
s
o
r
i
.

p
a
r
t
i
r
e

d
a
i

p
r
i
m
i

a
n
n
i

o
t
t
a
n
t
a
,

L
a

c
o
r
t
e

s
i

t
r
a
s
f
e
r
ì

V
e
r
s
a
i
l
l
e
s
,

n
o
n
o
s
t
a
n
t
e

l
a
v
o
r
i
d
i

c
o
s
t
r
u
z
i
o
n
e

d
e
l
l
a

n
u
o
v
a

r
e
g
g
i
a

n
o
n

f
o
s
s
e
r
o

a
n
c
o
r
a

t
e
r
m
i
n
a
t
i
.

n
e
l

p
a
l
a
z
z
o

n
e
g
l
i

e
d
i
f
i
c
i

a
n
n
e
s
s
i

g
i
u
n
s
e
r
o

e
s
s
e
r
e

o
s
p
i
t
a
t
e

q
u
a
s
i

d
i
e
c
i
m
i
l
a

p
e
r
s
o
n
e
,

t
r
a

c
o
r
t
i
g
i
a
n
i

i
n

s
e
n
s
o

s
t
r
e
t
t
o
,

m
i
n
i
s
t
r
i

f
u
n
z
i
o
n
a
r
i
,

t
e
c
n
i
c
i

p
e
r
s
o
n
a
l
e

d
i

s
e
r
v
i
z
i
o

d
i

o
g
n
i
l
i
v
e
l
l
o
.

c
o
l
b
u
r

s
i

p
r
o
p
o
s
e

d
u
e

o
b
i
e
t
t
i
v
i

e
s
s
e
n
z
i
a
l
i
:

r
i
m
e
d
i
a
r
e

a
l

g
r
a
v
e

d
i
s
s
e
s
t
o

d
e
i

c
o
n
t
i

p
u
b
b
l
i
c
i

r
i
l
a
n
c
i
a
r
e

l
a

s
t
a
g
n
a
n
t
e

e
c
o
n
o
m
i
a

f
r
a
n
c
e
s
e
.

I
l

p
r
i
m
o

d
e
i

d
u
e

o
b
i
e
t
t
i
v
i

f
u

p
e
r
s
e
g
u
i
t
o

n
o
n

a
p
p
e
n
a

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

e
b
b
e

p
r
e
s
o

i
l

p
o
t
e
r
e

d
i
r
e
t
t
a
m
e
n
t
e
,

m
e
d
i
a
n
t
e

l
'
i
s
t
i
t
u
z
i
o
n
e

d
i

u
n
a

c
a
m
e
r
a
d
i

g
i
u
s
t
i
z
i
a

s
t
r
a
o
r
d
i
n
a
r
i
a

p
e
r

i
n
d
a
g
a
r
e

s
u
g
l
i

i
l
l
e
c
i
t
i

a
r
r
i
c
c
h
i
m
e
n
t
i

c
h
e

f
i
n
a
n
z
i
e
r
i
,

a
p
p
a
l
t
a
t
o
r
i
e

r
i
c
e
v
i
t
o
r
i

d
e
l
l
e

i
m
p
o
s
t
e

a
v
e
v
a
n
o

p
o
t
u
t
o

o
t
t
e
n
e
r
e

s
f
r
u
t
t
a
n
d
o

l
u
n
g
h
i

a
n
n
i

d
i

g
u
e
r
r
e
.

f
u

p
o
s
s
i
b
i
l
e

r
a
s
t
r
e
l
l
a
r
e

v
a
r
i
e

d
e
c
i
n
e

d
i

m
i
l
i
o
n
i

d
i

l
i
r
e

d
i
m
i
n
u
i
r
e

q
u
i
n
d
i

i
l

d
e
b
i
t
o

p
u
b
b
l
i
c
o
.

L
'
i
n
c
r
e
m
e
n
t
o
d
e
l
l
e

e
n
t
r
a
t
e

o
t
t
e
n
u
t
o

p
e
r

q
u
e
s
t
a

v
i
a

l
a

l
o
t
t
a
c
o
n
t
r
o

g
l
i

s
p
r
e
c
h
i

l
e

m
a
l
v
e
r
s
a
z
i
o
n
i

p
e
r
m
i
s
e
r
o

d
i

r
i
d
u
r
r
e

d
i

c
i
r
c
a

u
n

t
e
r
z
o

i
l

p
e
s
o

d
e
l
l
a

t
a
g
l
i
a
e

d
i

r
a
g
g
i
u
n
g
e
r
e

u
n
a

s
o
s
t
a
n
z
i
a
l
e

p
a
r
e
g
g
i
o

f
r
a

e
n
t
r
a
t
e

u
s
c
i
t
e

n
e
l

d
e
c
e
n
n
i
o

d
e
l

1
6
6
2
-
1
6
7
1
,

p
r
i
m
a

c
h
e

l
e

s
p
e
s
e

m
i
l
i
t
a
r
i

e
r
i

p
o
r
t
a
s
s
e
r
o

n
u
o
v
a
m
e
n
t
e

i
n
R
o
s
s
o

b
i
l
a
n
c
i
.

n
e
l
l
a

v
i
s
i
o
n
e

d
i

k
o
l
b
e
r
,

i
l

r
i
s
a
n
a
m
e
n
t
o

f
i
n
a
n
z
i
a
r
i
o

d
o
v
e
v
a
n
o

u
n

s
o
l
o

l
i
b
e
r
a
r
e

l
'
e
r
a
r
i
o

d
i

d
a
i

d
e
b
i
t
i
,

m
a

f
o
r
n
i
r
e

m
e
z
z
i

p
e
r

u
n

d
e
c
i
s
o

i
n
t
e
r
v
e
n
t
o

d
e
l
l
o

s
t
a
t
o

s
o
s
t
e
g
n
o

d
e
l
l
'
e
c
o
n
o
m
i
a
.

a
l
l
'
a
g
r
i
c
o
l
t
u
r
a

e
r
a

a
s
s
e
g
n
a
t
o

i
l

c
o
m
p
i
t
o

s
u
b
a
l
t
e
r
n
o

d
i

p
r
o
d
u
r
r
e

v
i
v
e
r
i

b
a
s
s
o

c
o
s
t
o
,

i
n

m
o
d
o

d
a

m
a
n
t
e
n
e
r
e

b
a
s
s
i

s
a
l
a
r
i

d
e
l
l
a

m
a
n
o
d
o
p
e
r
a

e
r
e
n
d
e
r
e

c
o
s
ì

c
o
m
p
e
t
i
t
i
v
i

m
a
n
u
f
a
t
t
i
.

P
e
r
c
i
ò

n
o
n

s
i
h
a
n
n
o

s
o
t
t
o

C
o
l
b
e
r

p
r
o
v
v
e
d
i
m
e
n
t
i

p
a
r
t
i
c
o
l
a
r
i

f
a
v
o
r
e

d
e
l
l
e

c
a
m
p
a
g
n
e
.

l
o

s
f
o
r
z
o

p
r
i
n
c
i
p
a
l
e

e
r
a

c
o
n
c
e
n
t
r
a
t
o

s
u
l
l
e

m
a
n
i
f
a
t
t
u
r
e

c
h
e

l
a
v
o
r
a
v
a
n
o

p
e
r

l
'
e
s
p
o
r
t
a
z
i
o
n
e

s
u
l

c
o
m
m
e
r
c
i
o

c
o
n

l
'
e
s
t
e
r
o
,

a
l

f
i
n
e
d
i

a
c
c
r
e
s
c
e
r
e

l
a

m
a
s
s
a

d
i

d
e
n
a
r
o

c
i
r
c
o
l
a
n
t
e

a
l
l
'
i
n
t
e
r
n
o

d
e
l

p
a
e
s
e
,

p
o
i
c
h
é

s
e
c
o
n
d
o

l
u
i

s
o
l
o

l
'
a
b
b
o
n
d
a
n
z
a

d
i

d
e
n
a
r
o

i
n

u
n
o

s
t
a
t
o

l
o

d
i
f
f
e
r
e
n
z
i
a

i
n

g
r
a
n
d
e
z
z
a

p
o
t
e
n
z
a

d
a
g
l
i

a
l
t
r
i
.

p
e
r

r
a
g
g
i
u
n
g
e
r
e

q
u
e
s
t
o

o
b
i
e
t
t
i
v
o

k
o
l
b
e
r

p
o
s
e
n
a
t
o

u
n
a

c
o
m
p
l
e
s
s
a

s
t
r
a
t
e
g
i
a
:

1
.

C
o
n
t
r
o
l
l
o

s
u
l
l
a

q
u
a
l
i
t
à

d
e
i

p
r
o
d
o
t
t
i
,

m
e
d
i
a
n
t
e

l
'
i
n
t
r
o
d
u
z
i
o
n
e

d
i

m
i
n
u
z
i
o
s
i

r
e
g
o
l
a
m
e
n
t
i
,
i
s
p
e
z
i
o
n
e
,

m
a
r
c
h
i

d
i

f
a
b
b
r
i
c
a
.

2
.
c
o
n
t
r
o
l
l
o

d
e
l
l
a
m
a
n
o
d
o
p
e
r
a

a
t
t
r
a
v
e
r
s
o

l
'
i
m
p
o
s
i
z
i
o
n
e

d
i

u
n
a

r
i
g
o
r
o
s
a

d
i
s
c
i
p
l
i
n
a

l
a

r
e
c
l
u
s
i
o
n
e

c
o
a
t
t
a

d
e
i

c
a
n
t
i

n
e
l
l
e

c
a
s
e

d
i

l
a
v
o
r
o
.

3
.
c
o
n
c
e
s
s
i
o
n
e

d
i

s
o
v
v
e
n
z
i
o
n
i
e

p
r
i
v
i
l
e
g
i

a
g
l
i

i
m
p
r
e
n
d
i
t
o
r
i

d
i
s
p
o
s
t
i

i
n
t
r
o
d
u
r
r
e

n
u
o
v
i

r
a
m
i

d
i

i
n
d
u
s
t
r
i
a
,

a
d
d
i
r
i
t
t
u
r
a

c
r
e
a
z
i
o
n
e

d
i

i
m
p
r
e
s
e

c
o
n

c
a
p
i
t
a
l
e

p
u
b
b
l
i
c
o
.

4
.

c
o
s
t
i
t
u
z
i
o
n
e

d
i

c
o
m
p
a
g
n
i
e

p
r
i
v
i
l
e
g
i
a
t
e

p
e
r

i
l

c
o
m
m
e
r
c
i
o

c
o
n

l
e

v
a
r
i
e

a
r
e
e

d
e
l

g
l
o
b
o
,

c
o
m
e

l
e

d
u
e

c
o
m
p
a
g
n
i
e
d
e
l
l
e

I
n
d
i
e

l
a

c
o
m
p
a
g
n
i
a

d
e
l

L
e
v
a
n
t
e

i
s
t
i
t
u
i
t
a
6

a
n
n
i

d
o
p
o
,

i
m
p
u
l
s
o

d
a
t
o

a
l
l
a

c
o
l
o
n
i
z
z
a
z
i
o
n
e

d
e
l

C
a
n
a
d
a
,

d
e
l
l
a

L
o
u
i
s
i
a
n
a

d
e
l
l
e

A
n
t
i
l
l
e
.

5
.
p
r
o
t
e
z
i
o
n
i
s
m
o

d
o
g
a
n
a
l
e
,

c
i
o
è

i
m
p
o
s
i
z
i
o
n
e

d
i

L
a
z
z
i

m
o
l
t
o

a
l
t
i

s
u
i

m
a
n
u
f
a
t
t
i

s
t
r
a
n
i
e
r
i

i
n

m
o
d
o

d
a

s
c
o
r
a
g
g
i
a
r
e

l
e

i
m
p
o
r
t
a
z
i
o
n
i
.

6
.
s
v
i
l
u
p
p
o

d
e
l
l
a

m
a
r
i
n
a

m
e
r
c
a
n
t
i
l
e

d
a

g
u
e
r
r
a

p
o
t
e
n
z
i
a
m
e
n
t
o

d
e
l
l
e

i
n
f
r
a
s
t
r
u
t
t
u
r
e

a
t
t
e

a
d

a
g
e
v
o
l
a
r
e

l
a

c
i
r
c
o
l
a
z
i
o
n
e

d
e
g
l
i
u
o
m
i
n
i

d
e
l
l
e

m
e
r
c
i
:

s
t
r
a
d
e
,

c
a
n
a
l
i
,

p
o
r
t
i
,

s
e
r
v
i
z
i

p
o
s
t
a
l
i
.

l
'
a
t
t
i
v
i
t
à

d
i

c
o
l
b
e
r
t

n
o
n

r
e
g
i
s
t
r
o
n
e
l
l
'
i
m
m
e
d
i
a
t
o

a
p
p
r
e
z
z
a
b
i
l
i

s
u
c
c
e
s
s
i
,

c
a
u
s
a

d
e
l
l
a

p
r
e
c
o
c
e

m
o
r
t
e

d
e
l
l
o

s
t
e
s
s
o

c
o
n
t
r
o
l
l
o
r
e

d
e
l
l
e
 
f
i
n
a
n
z
e
.
m
a
 
v
a

o
s
s
e
r
v
a
t
o

c
h
e

m
o
l
t
e

d
e
l
l
e

i
n
i
z
i
a
t
i
v
e
d
i

c
o
l
b
e
r
t

a
v
r
e
b
b
e
r
o

f
r
u
t
t
a
t
o

d
i
s
t
a
n
z
a

d
i

t
e
m
p
o
,

n
e
l

p
i
ù

f
a
v
o
r
e
v
o
l
e

c
l
i
m
a

p
o
l
i
t
i
c
o

e
d

e
c
o
n
o
m
i
c
o

d
e
l

r
e
g
n
o

d
i

L
u
i
g
i

X
V
:

c
o
s
ì
,

i
n

p
a
r
t
i
c
o
l
a
r
e
,

i
p
r
o
g
r
e
s
s
i

a
v
v
i
a
t
i

n
e
i

t
r
a
s
p
o
r
t
i

l
'
i
m
p
u
l
s
o

d
a
t
o
a
l

c
o
m
m
e
r
c
i
o

c
o
n

l
e

c
o
l
o
n
i
e
,

c
h
e

n
e
l

X
V
I
I
I

s
e
c
o
l
o

s
i

s
a
r
e
b
b
e

r
i
v
e
l
a
t
o

i
l

s
e
t
t
o
r
e

p
i
ù

d
i
n
a
m
i
c
o

d
e
l
l
'
e
c
o
n
o
m
i
a

f
r
a
n
c
e
s
e
.

i
l

r
e
g
n
o

d
i

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

c
a
r
a
t
t
e
r
i
z
z
a
t
o

i
n

o
g
n
i

c
a
m
p
o

d
a
l
l
o

s
f
o
r
z
o

d
i

d
e
t
t
a
r
e

r
e
g
o
l
e

v
a
l
i
d
e

p
e
r

t
u
t
t
i
,

d
i

i
m
p
o
r
r
e

l
'
o
r
d
i
n
e

l
'
u
n
i
f
o
r
m
i
t
à

n
o
n

s
o
l
o

n
e
i

c
o
m
p
o
r
t
a
m
e
n
t
i
,

m
a

a
n
c
h
e

n
e
i

g
u
s
t
i

n
e
l
l
e

i
d
e
e

e
:

t
a
l
e

s
c
o
p
o

d
o
v
e
v
a
n
o

s
e
r
v
i
r
e

l
e

n
u
m
e
r
o
s
e

a
c
c
a
d
e
m
i
e

r
e
a
l
i
i
s
t
i
t
u
i
t
e

i
n

q
u
e
s
t
o

p
e
r
i
o
d
o
,

c
o
s
ì

c
o
m
e

p
r
e
c
e
t
t
i

d
i
v
i
e
t
i

r
i
g
u
a
r
d
a
n
t
i

l
a

s
t
a
m
p
a

l
'
i
n
s
e
g
n
a
m
e
n
t
o
.

q
u
e
s
t
a

t
e
n
d
e
n
z
a

n
o
n

p
o
t
e
v
a

s
o
t
t
r
a
r
s
i

l
a

v
i
t
a
r
e
l
i
g
i
o
s
a
,

d
a
t
a

l
'
i
m
p
o
r
t
a
n
z
a

c
r
u
c
i
a
l
e

c
h
e

s
i

a
t
t
r
i
b
u
i
v
a

a
l
l
o
r
a

i
l

c
u
l
t
o

p
e
r

g
a
r
a
n
t
i
r
e

l
'
u
b
b
i
d
i
e
n
z
a

d
e
i

s
u
d
d
i
t
i

l
a

s
t
r
e
t
t
a

c
o
m
p
e
n
e
t
r
a
z
i
o
n
e

t
r
a

p
o
t
e
r
e

c
i
v
i
l
e

p
o
t
e
r
e

r
e
l
i
g
i
o
s
o
.

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

s
i

t
r
o
v
a

a
d

a
f
f
r
o
n
t
a
r
e

t
r
e

o
r
d
i
n
i

d
i

p
r
o
b
l
e
m
i
:

U
n
o

l
a

d
i
f
f
u
s
i
o
n
e

i
n

t
a
l
i

a
m
b
i
e
n
t
i

e
c
c
l
e
s
i
a
s
t
i
c
i

l
a
i
c
i

d
e
l
l
a

c
a
p
i
t
a
l
e

d
e
l
l
a

c
o
r
r
e
n
t
e

g
i
a
n
s
e
n
i
s
t
a
;

2
,

i
 

c
o
n
t
r
a
s
t
i

c
o
n

R
o
m
a
;

3
,

l
a

q
u
e
s
t
i
o
n
e
u
g
o
n
o
t
t
a
.

g
i
a
n
s
e
n
i
s
t
i

p
o
n
e
v
a
n
o

l
'
a
c
c
e
n
t
o

s
u
l
l
'
i
n
t
e
r
i
o
r
i
t
à

d
e
l
l
a

f
e
d
e

v
a
l
u
t
a
v
a
n
o

l
'
a
p
p
a
r
a
t
o

d
e
l
l
e

d
e
v
o
z
i
o
n
i

e
s
t
e
r
i
o
r
i

t
i
p
i
c
o

d
e
l

c
a
t
t
o
l
i
c
e
s
i
m
o
.
D
a
l

p
u
n
t
o

d
i

v
i
s
t
a

d
o
t
t
r
i
n
a
l
e

s
e
g
u
i
v
a
n
o

S
a
n
t
'
A
g
o
s
t
i
n
o

s
o
s
t
e
n
e
v
a
n
o

l
'
i
m
p
o
r
t
a
n
z
a

f
o
n
d
a
m
e
n
t
a
l
e

d
e
l
l
a

G
r
a
z
i
a
.

R
o
c
c
a
f
o
r
t
e

d
e
l

m
o
v
i
m
e
n
t
o

g
i
a
n
s
e
n
i
s
t
a

a
P
a
r
i
g
i

e
r
a

d
i
v
e
n
t
a
t
o

i
l

m
o
n
a
s
t
e
r
o

d
i

P
o
r
t

r
o
y
a
l
.
S
i

e
r
a
n
o

r
i
t
i
r
a
t
i

v
i
v
e
r
e

m
e
d
i
t
a
r
e

c
o
n

p
r
e
l
a
t
i

i
n
t
e
l
l
e
t
t
u
a
l
i

d
i

g
r
a
n
d
e

p
r
e
s
t
i
g
i
o
.

l
a

c
o
n
d
a
n
n
a

d
e
f
i
n
i
t
i
v
a

d
i

t
a
l
e

m
o
v
i
m
e
n
t
o

d
a

p
a
r
t
e

d
e
l
l
a
S
a
n
t
a

S
e
d
e

f
u

p
r
o
n
u
n
c
i
a
t
a

s
o
l
o

n
e
l

1
7
1
1

c
o
n

l
a

b
o
l
l
a

u
n
i
g
e
n
i
t
u
s
;

s
e
g
u
i
r
o
n
o

p
o
i

l
a

d
i
s
p
e
r
s
i
o
n
e

d
e
i
p
o
r
t
o
r
e
a
l
i
s
t
i

l
a

d
i
s
t
r
u
z
i
o
n
e

d
e
l

c
o
n
v
e
n
t
o
.

I
l

g
i
a
n
s
e
n
i
s
m
o

s
i

e
r
a

n
e
l

f
r
a
t
t
e
m
p
o

l
a
r
g
a
m
e
n
t
e

d
i
f
f
u
s
o
,

s
o
p
r
a
t
t
u
t
t
o

t
r
a

i
l

m
e
d
i
o

i
l

b
a
s
s
o

c
l
e
r
o

t
r
a
n
o
b
i
l
t
à

l
a

b
o
r
g
h
e
s
i
a

d
i

t
o
g
a
,

t
r
a
s
f
o
r
m
a
n
d
o
s
i

i
n
u
n

m
o
v
i
m
e
n
t
o

d
i

o
p
p
o
s
i
z
i
o
n
e

a
l

c
e
n
t
r
a
l
i
s
m
o

p
a
p
a
l
e

d
i

r
i
v
e
n
d
i
c
a
z
i
o
n
e

d
e
l
l
'
A
u
t
o
n
o
m
i
a

d
e
l
l
a

d
i
g
n
i
t
à

d
e
l
l
'
u
f
f
i
c
i
o

d
i

v
e
s
c
o
v
i

p
a
r
r
o
c
i

d
i
v
e
n
t
a
n
d
o

u
n
a

f
o
n
t
e

d
i

p
r
e
o
c
c
u
p
a
z
i
o
n
e

p
e
r

l
o

s
t
e
s
s
o

p
o
t
e
r
e

m
o
n
a
r
c
h
i
c
o
.

N
e
l

X
V
I
I
I

s
e
c
o
l
o

s
i

r
i
v
e
l
e
r
à

u
n
o

d
e
i

t
e
r
r
e
n
i

d
i

s
c
o
n
t
r
o

p
r
i
n
c
i
p
a
l
i

t
r
a

p
a
r
l
a
m
e
n
t
i
e

l
a

m
o
n
a
r
c
h
i
a
.

n
e
l

1
6
7
3
,

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

e
s
t
e
s
e

q
u
e
s
t
o

d
i
r
i
t
t
o

t
u
t
t
e

l
e

d
i
o
c
e
s
i

d
i

u
n

n
u
o
v
o

a
c
q
u
i
s
t
o

s
u
s
c
i
t
a
n
d
o

l
a

d
u
r
a

r
e
a
z
i
o
n
e

d
e
l
l
a

S
a
n
t
a

S
e
d
e

p
u
n
t
o

n
e
l

1
6
8
2

u
n

a
s
s
e
m
b
l
e
a

s
t
r
a
o
r
d
i
n
a
r
i
a
d
e
l

c
l
e
r
o

f
r
a
n
c
e
s
e

a
p
p
r
o
v
o

u
n
a

d
i
c
h
i
a
r
a
z
i
o
n
e

i
n
q
u
a
t
t
r
o

a
r
t
i
c
o
l
i

c
h
e
,

o
l
t
r
e

r
i
b
a
d
i
r
e

p
r
i
v
i
l
e
g
i

d
e
l
l
a

c
h
i
e
s
a

g
a
l
l
i
c
a
n
a
,

a
f
f
e
r
m
a
v
a

l
a

s
u
p
e
r
i
o
r
i
t
à

d
e
l

c
o
n
c
i
l
i
o

s
u
l

p
o
n
t
e
f
i
c
e

n
e
g
a
v
a

l
'
i
n
f
a
l
l
i
b
i
l
i
t
à

d
i

q
u
e
s
t
'
u
l
t
i
m
o
.

n
é

n
a
c
q
u
e

u
n
a

c
o
n
t
r
o
v
e
r
s
i
a
c
o
n

R
o
m
a

c
h
e

s
i

c
o
n
c
l
u
s
e

d
o
p
o

u
n
a

d
e
c
i
n
a

d
'
a
n
n
i

c
o
n

i
l

r
i
c
o
n
o
s
c
i
m
e
n
t
o

d
e
l
l
a

r
é
g
a
l
e
.

C
a
l
v
i
n
i
s
t
i
,

a
d
d
e
t
t
i

i
n

F
r
a
n
c
i
a

u
g
o
n
o
t
t
i

e
r
a
n
o

c
i
r
c
a

u
n

m
i
l
i
o
n
e
e

i
n

t
a
l
u
n
e

c
i
t
t
à

r
e
g
i
o
n
i

d
e
l

s
u
d

d
e
l
l
'
o
v
e
s
t
c
o
s
t
i
t
u
i
v
a
n
o

l
a

m
a
g
g
i
o
r
a
n
z
a

d
e
l
l
a

p
o
p
o
l
a
z
i
o
n
e
.

f
i
n

d
a
i

p
r
i
m
i

a
n
n
i

d
e
l

r
e
g
n
o

d
i

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

l
e

c
l
a
u
s
o
l
e

d
e
l
l
'
e
d
i
t
t
o

d
i

N
a
n
t
e
s

c
h
e

a
s
s
i
c
u
r
a
v
a
n
o

l
o
r
o

l
i
b
e
r
t
à

d
i

c
u
l
t
o

c
o
m
i
n
c
i
a
r
o
n
o

a
d

e
s
s
e
r
e

i
n
t
e
r
p
r
e
t
a
t
e

i
n

m
o
d
o

p
i
ù

r
e
s
t
r
i
t
t
i
v
o
,

f
i
n
c
h
é

n
e
l

1
6
8
5

v
e
n
n
e

e
m
a
n
a
t
o

l
'
E
d
i
t
t
o

d
i

f
o
n
t
a
i
n
e
b
l
e
a
u
,
c
h
e

a
n
n
u
l
l
a
v
a

l
'
E
d
i
t
t
o

d
i

N
a
n
t
e
s

f
a
c
e
v
a

o
b
b
l
i
g
o

t
u
t
t
i

f
r
a
n
c
e
s
i

d
i

r
i
c
o
n
o
s
c
e
r
e

p
r
a
t
i
c
a
r
e

i
l
c
u
l
t
o

c
a
t
t
o
l
i
c
o
.

n
e
l

p
e
n
s
i
e
r
o

d
i

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

l
a

c
o
e
s
i
o
n
e

i
n
t
e
r
n
a
,

l
a

p
r
o
s
p
e
r
i
t
à

r
a
f
f
o
r
z
a
m
e
n
t
o

d
e
l

r
e
g
n
o

n
o
n

e
r
a
n
o

c
h
e

l
a

n
e
c
e
s
s
a
r
i
a

p
r
e
m
e
s
s
a

p
e
r

l
'
a
t
t
u
a
z
i
o
n
e

d
i

u
n

d
i
s
e
g
n
o

e
g
e
m
o
n
i
c
o
c
h
e

a
v
e
v
a

s
u
o
i

p
r
i
n
c
i
p
a
l
i

s
t
r
u
m
e
n
t
i

n
e
l
l
a

d
i
p
l
o
m
a
z
i
a

n
e
l
l
a

g
u
e
r
r
a
.
i
n
g
e
n
t
i

s
o
m
m
e

f
u
r
o
n
o

s
p
e
s
e

d
a
g
l
i

a
m
b
a
s
c
i
a
t
o
r
i

d
a
g
l
i

a
g
e
n
t
i

d
e
l

R
e

s
o
l
e

p
e
r

a
s
s
i
c
u
r
a
r
s
i

l
'
a
l
l
e
a
n
z
a

d
e
i

p
r
i
n
c
i
p
i

t
e
d
e
s
c
h
i
,

d
e
g
l
i
S
t
a
t
i

b
a
l
t
i
c
i

d
e
l
l
o

s
t
e
s
s
o

r
e

d
'
I
n
g
h
i
l
t
e
r
r
a

C
a
r
l
o

I
I
,

p
e
r

c
o
r
r
o
m
p
e
r
e

r
i
c
a
t
t
a
r
e

m
i
n
i
s
t
r
i

d
i
p
l
o
m
a
t
i
c
i

s
t
r
a
n
i
e
r
i
,

p
e
r

s
u
s
c
i
t
a
r
e

r
i
v
o
l
t
a

n
e
i

p
a
e
s
i

n
e
m
i
c
i
.

L
'
e
s
e
r
c
i
t
o

f
u

s
i
s
t
e
m
a
t
i
c
a
m
e
n
t
e

o
r
g
a
n
i
z
z
a
t
o
.

a
l
l
e

v
e
c
c
h
i
e

f
o
r
m
e

d
i

r
e
c
l
u
t
a
m
e
n
t
o

s
i

a
g
g
i
u
n
s
e
,

d
a
l

1
6
8
8
,
1

e
m
b
r
i
o
n
e

d
i

c
o
s
c
r
i
z
i
o
n
e

o
b
b
l
i
g
a
t
o
r
i
a
,

l
a

m
i
l
i
z
i
a
,

c
o
n

c
o
m
p
i
t
i

d
i

d
i
f
e
s
a

l
o
c
a
l
e
,

b
a
s
a
t
a

s
u
l

s
o
r
t
e
g
g
i
o

d
a

e
f
f
e
t
t
u
a
r
s
i

t
r
a

c
e
l
i
b
i

a
l
l
'
i
n
t
e
r
n
o

d
i

o
g
n
i

p
a
r
r
o
c
c
h
i
a
.

s
o
l
d
a
t
i

d
i

L
u
i
g
i
q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o
,

v
e
s
t
i
t
i

d
i

u
n
i
f
o
r
m
e

m
e
g
l
i
o

a
r
m
a
t
i

e
d

e
q
u
i
p
a
g
g
i
a
t
i
,

n
o
n

e
r
a
n
o

p
i
ù

g
l
i

s
t
r
a
c
c
i
o
n
i
d
e
l
l
'
e
p
o
c
a

d
e
l
l
a

g
u
e
r
r
a

d
e
i

3
0

a
n
n
i
,

p
o
t
e
v
a
n
o
c
o
n
t
a
r
e

s
u

s
e
r
v
i
z
i

l
o
g
i
s
t
i
c
i

d
i

u
n
a

c
e
r
t
a

e
f
f
i
c
i
e
n
z
a
.

l
e

l
i
n
e
e

d
i
r
e
t
t
r
i
c
i

d
e
l
l
a

p
o
l
i
t
i
c
a

d
i

e
s
p
a
n
s
i
o
n
e

m
i
l
i
t
a
r
e

d
i

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

n
e
i

d
e
c
e
n
n
i

f
i
n
a
l
i

d
e
l

X
V
I
I

s
e
c
o
l
o

f
u
r
o
n
o

c
o
n
c
e
n
t
r
a
t
e

i
n

p
a
r
t
i
c
o
l
a
r

m
o
d
o

c
o
n
t
r
o

l
e

F
i
a
n
d
r
e

l
'
O
l
a
n
d
a
,

i
n
d
i
r
e
z
i
o
n
e

d
e
l
l
a

G
e
r
m
a
n
i
a

d
e
l
l
'
I
t
a
l
i
a

d
e
l

N
o
r
d
.
L
a

p
r
i
m
a

o
c
c
a
s
i
o
n
e

f
u

l
a

g
u
e
r
r
a

d
i

d
e
v
o
l
u
z
i
o
n
e

c
o
n
t
r
o

l
a

S
p
a
g
n
a
,

c
o
s
ì

c
h
i
a
m
a
t
a

p
e
r
c
h
é

b
a
s
a
t
a

s
u
l
l
a
r
i
v
e
n
d
i
c
a
z
i
o
n
e

d
i

p
a
r
t
e

d
e
l
l
'
e
r
e
d
i
t
à

s
p
a
g
n
o
l
a

d
a
p
a
r
t
e

d
i

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

i
l

n
o
m
e

d
e
l
l
a

m
o
g
l
i
e

M
a
r
i
a

T
e
r
e
s
a

l
a

f
i
g
l
i
a

d
i

p
r
i
m
o

l
e
t
t
o

d
e
l

d
e
f
u
n
t
o

r
e

d
i

S
p
a
g
n
a

F
i
l
i
p
p
o

I
V
.

l
'
o
c
c
u
p
a
z
i
o
n
e

f
r
a
n
c
e
s
e

d
e
l
l
a

p
a
r
t
e

m
e
r
i
d
i
o
n
a
l
e

d
e
i

P
a
e
s
i

B
a
s
s
i

p
r
e
o
c
c
u
p
ò

L
'
O
l
a
n
d
a

l
'
I
n
g
h
i
l
t
e
r
r
a

C
h
e
,

i
n
s
i
e
m
e

a
l
l
'
i
m
p
e
r
a
t
o
r
e

L
e
o
p
o
l
d
o

p
r
i
m
o
,

e
s
e
r
c
i
t
a
r
o
n
o

f
o
r
t
i

p
r
e
s
s
i
o
n
i

s
u
g
l
i

g
1
4

p
e
r
c
h
é

i
n
t
e
r
r
o
m
p
e
s
s
e

l
a

s
u
a

a
v
a
n
z
a
t
a

p
u
n
t
o

c
o
n

l
a

p
a
c
e

d
i

A
q
u
i
s
g
r
a
n
a

d
e
l

1
6
6
8

f
u
r
o
n
o

r
i
c
o
n
o
s
c
i
u
t
i

a
l

R
e

d
i

F
r
a
n
c
i
a

v
a
n
t
a
g
g
i

t
e
r
r
i
t
o
r
i
a
l
i

f
i
n
o

a
d

a
l
l
o
r
a

a
c
q
u
i
s
i
t
i

n
e
l
l
e

F
i
a
n
d
r
e
.

n
e
l

m
a
r
z
o

1
6
7
2
l
a

F
r
a
n
c
i
a

l
'
I
n
g
h
i
l
t
e
r
r
a
,

c
h
e

a
v
e
v
a
n
o

a
t
t
i
r
a
t
o

n
e
l
l
'
a
l
l
e
a
n
z
a

a
n
c
h
e

i
l

r
e

d
i

S
v
e
z
i
a
,
d
i
c
h
i
a
r
a
r
o
n
o

g
u
e
r
r
a

a
l
l
e

p
r
o
v
i
n
c
e

U
n
i
t
e

p
u
n
t
o

a
l
l
'
i
n
v
a
s
i
o
n
e

d
e
i

l
o
r
o

t
e
r
r
i
t
o
r
i
,

g
l
i

S
t
a
t
i

G
e
n
e
r
a
l
i
o
l
a
n
d
e
s
i

o
p
p
o
s
e
r
o

l
a

d
e
c
i
s
i
o
n
e

d
i
s
p
e
r
a
t
a

d
i

a
p
r
i
r
e

l
e

d
i
g
h
e

c
h
e

r
i
p
a
r
a
v
a
n
o

d
a
l
l
e

a
c
q
u
e

l
e

p
r
o
v
i
n
c
e

d
i

u
t
r
e
c
h
t

d
e
l
l
a

g
h
e
l
d
r
i
a
,

t
r
a
s
f
o
r
m
a
n
d
o

c
o
s
ì
l
'
O
l
a
n
d
a

p
r
o
p
r
i
a
m
e
n
t
e

d
e
t
t
a

i
n

u
n
'
i
s
o
l
a

d
i
f
f
i
c
i
l
m
e
n
t
e

a
c
c
e
s
s
i
b
i
l
e
.

I
l

r
u
o
l
o

g
u
i
d
a

a
s
s
u
n
t
o

d
a
l
l
o

s
t
a
t
o
l
d
e
r

G
u
g
l
i
e
l
m
o

t
e
r
z
o

d
'
O
r
a
n
g
e
,
s
o
s
t
e
n
u
t
o

d
a
l
l
e
m
a
s
s
e

p
o
p
o
l
a
r
i

f
a
u
t
o
r
e

d
e
l
l
a

g
u
e
r
r
a

o
l
t
r
a
n
z
a
,
l
'
e
n
t
r
a
t
a

i
n

g
u
e
r
r
a

d
i

s
p
a
g
n
a

i
m
p
e
r
o

c
o
n
t
r
o

l
a
F
r
a
n
c
i
a
,

l
a

d
e
c
i
s
i
o
n
e

d
e
l
l
'
I
n
g
h
i
l
t
e
r
r
a

d
i

f
i
r
m
a
r
e

u
n
a

p
a
c
e

s
e
p
a
r
a
t
a

c
o
n

l
'
O
l
a
n
d
a

l
a

s
c
o
n
f
i
t
t
a

d
e
l
l
e

a
l
l
e
a
t
o

s
v
e
d
e
s
e

i
m
p
o
s
e
r
o

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

l
a

f
i
r
m
a

d
e
l
l
a

P
a
c
e

d
i

n
i
m
e
g
a
.

f
a
r
n
e

l
e

s
p
e
s
e

f
u

l
a

S
p
a
g
n
a

c
o
s
t
r
e
t
t
a

c
e
d
e
r
e

g
l
i

l
a

F
r
a
n
c
a
C
o
n
t
e
a

o
l
t
r
e

a
d

a
l
t
r
i

l
e
m
b
i

n
e
l
l
e

F
i
a
n
d
r
e

p
u
n
t
o
L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

r
i
p
r
e
s
e

l
a

s
u
a

p
o
l
i
t
i
c
a

d
i
e
s
p
a
n
s
i
o
n
e

i
n

d
i
r
e
z
i
o
n
e

d
e
l
l
'
i
m
p
e
r
o
,

o
c
c
u
p
a
n
d
o

u
n
a

s
e
r
i
e

d
i

t
e
r
r
i
t
o
r
i

t
r
a

c
u
i

S
t
r
a
s
b
u
r
g
o

c
a
s
a
l
e
n
e
l

M
o
n
f
e
r
r
a
t
o
.

N
e
l

1
6
8
3
-
1
6
8
4

r
i
a
p
r
i

l
e

o
s
t
i
l
i
t
à
c
o
n
t
r
o

l
a

S
p
a
g
n
a
:

G
e
n
o
v
a

a
l
l
e
a
t
a

d
i

q
u
e
s
t
'
u
l
t
i
m
a
,
f
u

s
o
t
t
o
p
o
s
t
o

a
d

u
n

p
e
s
a
n
t
e

b
o
m
b
a
r
d
a
m
e
n
t
o

d
a
l

m
a
r
e
.

m
a

d
i

f
r
o
n
t
e

a
l
l
a

r
i
n
n
o
v
a
t
a

p
o
l
i
t
i
c
a

d
i

a
g
g
r
e
s
s
i
o
n
e

d
e
l

r
e

d
i

F
r
a
n
c
i
a

f
u

i
n
e
v
i
t
a
b
i
l
e

r
i
c
o
s
t
i
t
u
i
r
s
i

d
i

u
n
a

n
u
o
v
a

c
o
a
l
i
z
i
o
n
e

e
u
r
o
p
e
a
.

N
e
l

l
u
g
l
i
o
1
6
8
6

v
e
n
n
e

s
t
i
p
u
l
a
t
a

a
d

A
u
g
u
s
t
a

U
n
a

l
e
g
a

d
i
f
e
n
s
i
v
a

t
r
a

S
p
a
g
n
a
,

i
m
p
e
r
o
,

S
v
e
z
i
a

O
l
a
n
d
a
.

E
r
a
n
o

c
o
s
ì
p
o
s
t
e

l
e

p
r
e
m
e
s
s
e

p
e
r

r
i
a
c
c
e
n
d
e
r
s
i

d
i

u
n

c
o
n
f
l
i
t
t
o

s
u

s
c
a
l
a

c
o
n
t
i
n
e
n
t
a
l
e
.

i
l

f
a
t
t
o
r
e

s
c
a
t
e
n
a
n
t
e

f
u

c
o
s
t
i
t
u
i
t
o

d
a

l
'
i
n
v
a
s
i
o
n
e

m
i
l
i
t
a
r
e

d
e
l

P
a
l
a
t
i
n
a
t
o

o
r
d
i
n
a
t
a

d
a

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

n
e
l
l
'
a
u
t
u
n
n
o
d
e
l

1
6
8
8
.

n
e
l

c
o
r
s
o

d
e
l

1
6
8
9

a
l
l
a

l
e
g
a

d
a

A
u
g
u
s
t
a

a
d
e
r
i
r
o
n
o

a
n
c
h
e

l
'
I
n
g
h
i
l
t
e
r
r
a
,

i
n

s
e
g
u
i
t
o

a
l
l
'
a
s
c
e
s
a

a
l

t
r
o
n
o

d
e
l
l
o

s
t
a
t
o
l
d
e
r

d
'
O
l
a
n
d
a

G
u
g
l
i
e
l
m
o
d
'
O
r
a
n
g
e

i
l

d
u
c
a

d
i

S
a
v
o
i
a

V
i
t
t
o
r
i
o

A
m
e
d
e
o

I
I
.
l
e

p
r
i
m
e

f
a
s
i

d
e
l

c
o
n
f
l
i
t
t
o

v
i
d
e
o

l
e

a
r
m
i

f
r
a
n
c
e
s
i

a
l
l
'
o
f
f
e
n
s
i
v
a
;

i
n

I
r
l
a
n
d
a

E
s
s
e

a
p
p
o
g
g
i
a
r
o
n
o

l
o
s
b
a
r
c
o

e
f
f
e
t
t
u
a
t
o

d
a
l
l
o

s
p
o
d
e
s
t
a
t
o

r
e

d
'
I
n
g
h
i
l
t
e
r
r
a

G
i
a
c
o
m
o

I
I

S
t
u
a
r
t
,

m
a

q
u
e
s
t
'
u
l
t
i
m
o

d
o
v
e
t
e

l
a
s
c
i
a
r
e

l
'
i
s
o
l
a

d
o
p
o

l
a

s
c
o
n
f
i
t
t
a

s
u
b
i
t
a

n
e
l
l
a

b
a
t
t
a
g
l
i
a

d
e
l
l
a

b
o
y
n
e

d
e
l

l
u
g
l
i
o

1
6
9
0
;
s
u
l

m
a
r
e

l
a

f
l
o
t
t
a

f
r
a
n
c
e
s
e

v
e
n
n
e

d
i
s
t
r
u
t
t
a

d
a

q
u
e
l
l
a

i
n
g
l
e
s
e

a
L
a

H
o
u
g
u
e

n
e
l

m
a
g
g
i
o

1
6
9
2
;
a
n
c
h
e

n
e
i

P
a
e
s
i

B
a
s
s
i

g
l
i

e
s
e
r
c
i
t
i

d
i

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

i
n
c
o
n
t
r
a
r
o
n
o
u
n

a
c
c
a
n
i
t
a

r
e
s
i
s
t
e
n
z
a
.

N
e
l

1
6
9
6

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

s
t
i
p
u
l
ò

u
n
a

p
a
c
e

s
e
p
a
r
a
t
a

c
o
l

D
u
c
a
t
o

d
i

S
a
v
o
i
a
,

c
u
i

c
e
d
e
t
t
e

l
a

f
o
r
t
e
z
z
a

d
i

P
i
n
e
r
o
l
o
.

L
a

p
a
c
e

g
e
n
e
r
a
l
e
,

f
i
r
m
a
t
a

r
y
s
w
i
c
k

n
e
l
l
'
a
u
t
u
n
n
o

1
6
9
7
,
r
i
s
t
a
b
i
l
ì

p
e
r

i
l

r
e
s
t
o

l
a

s
i
t
u
a
z
i
o
n
e

a
n
t
e
c
e
d
e
n
t
e
i
l

c
o
n
f
l
i
t
t
o

a
n
n
u
l
l
o

p
a
r
t
e

d
e
l
l
e

a
n
n
e
s
s
i
o
n
i

f
r
a
n
c
e
s
i

d
e
g
l
i

a
n
n
i

8
0
.

a
l

m
a
l
e
s
s
e
r
e

g
e
n
e
r
a
l
e

d
e
t
e
r
m
i
n
a
t
o

d
a
l
l
a

m
i
s
e
r
i
a
,

d
a
l
l
a

g
u
e
r
r
a
,

d
a
l
l
e

t
a
s
s
e
e

d
a
l
l
e

c
a
r
e
s
t
i
e

f
a

r
i
s
c
o
n
t
r
o

u
n

i
n
c
u
p
i
r
s
i

d
e
l
l
a
v
i
t
a

d
i

c
o
r
t
e

V
e
r
s
a
i
l
l
e
s
,

d
o
v
'
è

i
l

v
e
c
c
h
i
o

r
e
,

m
o
r
t
a

n
e
l

1
6
8
3

l
a

p
r
i
m
a

m
o
g
l
i
e

M
a
r
i
a

T
e
r
e
s
a

d
'
A
s
b
u
r
g
o

e
r
a

c
a
d
u
t
o

s
o
t
t
o

l
'
i
n
f
l
u
e
n
z
a

d
e
l
l
a

b
i
g
o
t
t
a

M
a
d
a
m
e

F
r
a
n
c
o
i
s
e

d
e

a
u
b
i
g
n
é

d
e

m
a
i
n
t
e
n
o
n
.

l
'
o
p
p
o
s
i
z
i
o
n
e

s
o
r
d
a

c
o
n
t
r
o

l
'
a
s
s
o
l
u
t
i
s
m
o

d
i

L
u
i
g
i

q
u
a
t
t
o
r
d
i
c
e
s
i
m
o

s
i

m
a
n
i
f
e
s
t
a
v
a

i
n

v
a
r
i

m
o
d
i

p
u
n
t
i
n
e
l
l
e

s
o
m
m
o
s
s
e

p
o
p
o
l
a
r
i

s
p
o
n
t
a
n
e
e
,

n
e
l
l
e

c
o
n
t
e
s
t
a
z
i
o
n
i

d
a

p
a
r
t
e

d
e
g
l
i

o
p
e
r
a
t
o
r
i

e
c
o
n
o
m
i
c
i

d
i

u
n
a
p
o
l
i
t
i
c
a

c
h
e

s
a
c
r
i
f
i
c
a
v
a

a
l
l
'
a
g
r
i
c
o
l
t
u
r
a

a
l

c
o
m
m
e
r
c
i
o

i
m
p
r
i
g
i
o
n
a
v
a

o
g
n
i

a
t
t
i
v
i
t
à

i
n

u
n
a

g
a
b
b
i
a
d
i

r
e
g
o
l
a
m
e
n
t
i

d
i

d
i
v
i
e
t
i
,

n
e
l
l
a

r
i
v
e
n
d
i
c
a
z
i
o
n
e
d
i

m
a
g
g
i
o
r
i

p
o
t
e
r
i

d
a

p
a
r
t
e

d
e
g
l
i

e
s
p
o
n
e
n
t
i

d
e
l
l
'
a
l
t
a

a
r
i
s
t
o
c
r
a
z
i
a

a
n
c
h
e

n
e
l
l
a

f
i
l
o
s
o
f
i
a

n
e
l
l
a

v
i
t
a

r
e
l
i
g
i
o
s
a
,

n
e
l
l
a

l
e
t
t
e
r
a
t
u
r
a

n
e
l
l
'
a
r
t
e

s
e

s
i

a
f
f
e
r
m
a
v
a
n
o

n
u
o
v
i

i
n
d
i
r
i
z
z
i

c
h
e

s
e
m
p
r
e

p
i
ù

a
p
e
r
t
a
m
e
n
t
e

p
o
n
e
v
a
n
o

i
n

d
i
s
c
u
s
s
i
o
n
e

p
r
i
n
c
i
p
i

s
o
s
t
e
n
u
t
i

i
m
p
o
s
t
i

d
a
l
l
a

c
o
r
t
e
.

I
l

p
r
i
m
o

s
e
t
t
e
m
b
r
e

1
7
1
5

P
a
r
i
g
i

m
o
r
ì

i
l

v
e
c
c
h
i
o
 
d
e
s
p
o
t
a
.

i
l
 
s
u
c
c
e
s
s
o
r
e

e
r
a

u
n

b
a
m
b
i
n
o
,

L
u
i
g
i

D
'
A
n
g
i
ò

i
l

s
e
c
o
n
d
o

f
i
g
l
i
o

d
e
l

d
u
c
a

d
i

B
o
r
g
o
g
n
a
:

p
e
r

l
a

F
r
a
n
c
i
a

s
i

p
r
o
f
i
l
a
v
a

u
n
'
a
l
t
r
a

r
e
g
g
e
n
z
a
.

CAPITOLO 17:

CAPITOLO 18:

CAPITOLO 19:

CAPITOLO 20:

CAPITOLO 21:

CAPITOLO 22:

CAPITOLO 23:

CAPITOLO 24:

Il commercio atlantico degli schiavi


Nel 1492 la schiavitù esisteva ancora in Europa, seppure in misura limitata. Gli Stati Europei si erano serviti
di schiavi fin dalle loro prime fondazioni e la schiavitù nei secoli precedenti aveva rappresentato
un’istituzione lavorativa fondamentale. Comprendeva quella che veniva chiamata schiavitù domestica. In
Europa gli schiavi avevano svolto mansioni di ogni genere anche al di fuori della cerchia domestica
arrivando a costituire classi e gruppi a sé stanti. Furono in pochi i popoli che sfuggirono alla schiavitù e quasi
tutte le società trattavano i loro schiavi come individui estranei, sradicati e privi di storia che in ultima analisi
venivano trattenuti con la minaccia della forza.

Contadini e servi vivevano spesso in temporanee condizioni di servaggio, i contadini erano legati alla terra,
costretti a eseguire corvées per le élites non agricole e sottoposti con frequenza a severe restrizioni per classi
di età all’interno stesso dei gruppi di consanguinei. La differenza tra gli schiavi e gli altri lavoratori in
termini di mansioni svolte o di diritti era comunque minima.

Ciò che distingueva gli schiavi da tutti gli altri lavoratori , rendendo la schiavitù un’istituzione era l’assenza
di legami familiari, consanguinei e comunitari. Era proprio questa mancanza di vincoli che rendeva gli
schiavi così appetibili nel contesto di un mondo, preindustriale. I veri schiavi erano persone prive di veri
legami ed erano di conseguenza completamente dipendenti dalla volontà dei loro padroni, che potevano
utilizzarli in un rapporto di reciproca obbligazione ad un costo di gran lunga inferiore rispetto a quello di
qualsiasi altro gruppo di manodopera. Prima del Quattrocento furono molte le società che si avvalevano di
schiavi, ma nella maggior parte dei casi questi costituivano una minima parte della forza lavoro e non erano
produttori fondamentali di beni e servizi. Gran parte delle società più complesse dipendeva dal lavoro di
agricoltori stanziali e da quello di artigiani a tempo parziale. Erano questi due gruppi a costituire i produttori
primari, mentre gli schiavi venivano relegati o a lavori estremamente specializzati per le élite, o al servizio
domestico nelle famiglie più abbienti o ad attività più rischiose come quella mineraria. La schiavitù intesa
come sistema di produzione industriale o di mercato fu dunque un fenomeno assai più ristretto. La maggior
parte degli studi attuali colloca le sue origini, per quanto riguarda la società occidentale, nei secoli
immediatamente precedenti l’era cristiana, e ritiene che perché la schiavitù giunga a rappresentare un fattore
cruciale all’interno di una società debbano verificarsi almeno tre condizioni:

1. Che si sviluppi un’importante economia di mercato a livello nazionale e internazionale.


2. Che una quota significativa della produzione agricola destinata a quel mercato provenga da
produttori non contadini.
3. Che il lavoro degli schiavi diventi il fattore principale della suddetta produzione.

Tutti questi requisiti sarebbero comparsi soltanto nel mondo romano, nei due secoli prima di Cristo. La
conquista romana delle terre eurasiatiche creò un’importante economia di mercato. I romani elevarono tutti
questi fattori a un livello di intensità decisamente superiore. I loro enormi eserciti arrivarono ad assorbire
circa il 10% della forza contadina maschile, in Italia proprio nel periodo in cui le élite iniziarono ad
acquistare grandi estensioni di terre investendo i profitti derivati dalla conquista e dal conseguente prelievo
tributario dalle popolazioni conquistate. In una fase di espansione economica limitata disponibilità di
manodopera libera e riserve di schiavi conquistate inizialmente a buon mercato, l’uso di questi apparve del
tutto naturale. Gli schiavi continuarono a rappresentare un’alternativa economica rispetto ai salari che si
sarebbero dovuti pagare per indurre i contadini ad abbandonare la sussistenza agricola. È questo connubio di
mercato in espansione e riserve di manodopera limitate che crea una condizione ideale per l’esistenza della
schiavitù o di altri assetti lavorativi di tipo servile. Negli anni culminanti dell’impero il 30% della
popolazione della penisola era urbanizzato, e a questa percentuale deve essere sommato il 10% della
rimanente popolazione dell’impero. Per sfamare questa popolazione non rurale erano necessarie risorse più
abbondanti di quelle che potevano essere prodotte dalla tradizionale organizzazione agricola contadina. La
crescita di grandi latifondi, basati sul lavoro degli schiavi, permise il consolidamento di una fonte
fondamentale di generi alimentari per il consumo di mercato. L’alto livello di specializzazione della
manodopera e la domanda di merci di massa destinate al consumo internazionale e interregionale fornirono
un incentivo all’uso degli schiavi anche nel lavoro artigianale. Le squadre di schiavi erano diffuse un tutte le
campagne coltivate e gli schiavi, erano posseduti dalla maggior parte delle classi sociali. Tutto ciò non
significa che i romani non avessero servitori familiari ma si può affermare che, in termini di produzione di
beni e di sevizi per il mercato, crearono un sistema schiavista moderno. È per questo motivo che la legge e la
consuetudine romana relative alla manodopera schiava si sarebbero dimostrare così importanti nei regimi
schiavisti dopo il 1500. La definizione romana dello status giuridico
degli schiavi influenzò le relative norme legali delle società schiaviste americane. L’obiettivo principale
della legge romana era quello di garantire ai padroni diritti assoluti di proprietà. Agli schiavi non era
riconosciuto il diritto legale alla libertà personale. Al di là di questo la società poteva imporre una serie di
restrizioni ai padroni e al potere che essi esercitavano sui loro schiavi. Infatti, altri aspetti fondamentali della
personalità legale, come il diritto alla proprietà e alla sicurezza personale, non erano del tutto negati agli
schiavi. Il più delle volte questo atteggiamento più umano nasceva dagli interessi della classe dei padroni,
che desideravano una forza di lavoro stabile. Questa stabilità poteva comportare una restrizione dei diritti
assoluti del padrone, in ista di una maggiore efficienza e pace sociale.
Infatti, anche se gli schiavi scomparvero dall’Europa solo a era moderna inoltrata , la schiavitù smise di
essere una grande istituzione economica, tra il V e l’VIII secolo d.C. le ragioni che ne spiegano il crollo
sono:

1. Il declino dei mercati urbani


2. Il collasso del commercio a lunga distanza
3. La crescente autosufficienza dell’agricoltura

Queste tre ragioni crearono una situazione in cui la manodopera non era più vantaggiosa e dove tornava a
predominare il lavoro agricolo contadino. Nel primo Medioevo la contrazione del mercato internazionale e
l’importanza assunta dalla difesa e dalla sicurezza fecero sorgere una nuova manodopera semilibera, i servi,
costituita da contadini che rinunciavano a parte della propria libertà in cambio di protezione dalle élite locali.
I servi divennero la forza lavoro predominante rimpiazzando le ultime traccedi manodopera schiava nella
produzione agricola europea.

La schiavitù vera e propria non scomparve mai dl tutto dall’Europa. Fra le popolazioni germaniche lungo le
frontiere del nord essa rimase un fenomeno rilevante fino a quando l’ininterrotto stato di guerra continuò a
produrre riserve di schiavi. Nel mondo non cristiano del Mediterraneo conobbe un periodo di rinascita tra
l’VIII e il XIII secolo. La ripresa del commercio di lunga distanza tornò a coinvolgere in modo più attivo
l’Europa cristiana nel traffico di schiavi e nel sistema schiavistico di produzione. Fra il X e il XIII secolo
l’espansione di Genova e di Venezia in Palestina, in Siria, nel Mar Nero e nei Balcani e il loro insediamento
nelle isole di Creta e di Cipro nel Mediterraneo orientale, diedero alla schiavitù un nuovo impulso. Anche
l’agricoltura di piantagione e la produzione di zucchero si diffusero dopo l’VIII secolo in diverse aree del
mondo mediterraneo. Nel XII e nel XIII secolo le terre dei cristiani in Palestina cominciarono a produrre
zucchero, utilizzando una manodopera mista costituita da schiavi, servi feudali e lavoratori liberi. Alla fine
del XIII secolo il centro della produzione di zucchero si spostò a Cipro, dove mercanti italiani e signori locali
si servirono sia di schiavi che di manodopera libera. Cipro a sua volta venne rimpiazzata da Creta e poi dalla
Sicilia.

All’inizio del Quattrocento l’avanzata dell’attività saccarifera europea raggiunse il suo punto più occidentale
insediandosi nella provincia atlantica dell’Algarve, nel Portogallo meridionale. Non sempre lo zucchero
veniva prodotto da schiavi e mai gli schiavi costituirono l’unico tipo di manodopera utilizzato.
Dopo l’VIII secolo nell’Europa cristiana occidentale la schiavitù diventò un sistema di organizzazione della
manodopera minoritario, quasi esclusivamente confinato alle attività domestiche. Gli schiavi non svolgevano
più all’interno dell’agricoltura europea il ruolo vitale che avevano rivestito durante l’impero romano. Dopo il
X secolo la lenta ripresa del commercio e delle attività produttive condusse ad un’espansione delle terre
utilizzate e colonizzate nonché ad una conseguente crescita della popolazione contadina, che si rivelò più che
sufficiente per sostenere il lento sviluppo delle economie di mercato. In questo tipo di situazione la
manodopera degli schiavi risultava troppo costosa.

Solo nel più avanzato mondo mediterraneo islamico gli schiavi potevano essere acquistati in grande quantità.
L’unico stato europeo dotato di un notevole mercato di schiavi fu la Spagna islamica. Il declino degli Stati
iberici islamici portò tuttavia alla chiusura di questo mercato, mentre la successiva conquista dei suddetti
stati da parte delle popolazioni iberiche cristiane ridusse i contadini e gli artigiani musulmani catturati in uno
stato di servaggio. Alla fine del Medioevo esistevano in Europa vari tipi di
regimi schiavisti, i più importanti dei quali si trovavano nella regione mediterranea. Nessuno stato europeo
era del tutto privo di schiavi, ma l’impegno su larga scala della manodopera schiava nell’agricoltura e nella
manifattura era ormai scomparso da tempo: la potenza emergente dell’economia europea dipendeva ormai da
una manodopera contadina in espansione.

Nel VIII secolo, con l’espansione dell’islam questo commercio schiavistico assunse una nuova dimensione.
Sulla scia dell’espansione del mondo islamico in India e nel Mediterraneo orientale, i mercanti islamici
cominciarono ad assumere un ruolo sempre più importante all’interno della tratta africana degli schiavi. Le
zone di confine delle savane subsahariane, la regione del Mar Rosso e i porti della costa orientale
sull’Oceano Indiano divennero uno dopo l’altro importanti centri di espansione musulmana. Dal IX al XV
secolo si sviluppò un flusso internazionale di schiavi piuttosto costante, composto da donne e bambini. Sei
grandi rotte carovaniere, spesso interdipendenti e altre due importanti regioni costiere, fornirono fra i 5.000
e i 10.000 schiavi all’anno fra l’800 d.C. e il 1600. La rotta principale rimaneva quella del Nordafrica,
seguita da quelle del Mar Rosso e dell’Africa orientale.

Ci furono anche dei casi diversi, ovvero delle società in cui la schiavitù costituì chiaramente un’istituzione
fondamentale, con un ruolo determinante nella locale vita economica, sociale o politica. Molti stati
islamizzati sul confine subsahariano facevano largo uso di schiavi, sia come soldati sia come manodopera
agricola su vasta scala. Questo preponderante uso di schiavi rappresentava più l’eccezione che la regola,
infatti prima dell’arrivo dei cristiani europei, in Africa, e in particolare nelle sua parte occidentale, i grandi
regimi schiavisti furono rari e di longevità limitata. Il ricorso agli schiavi era invece diffuso nella maggior
parte delle società africane ì. L’esistenza di questa quantità di manodopera schiava comportò lo sviluppo sia
di un fiorente mercato interno, sia di una tratta internazionale. Si venne a creare una duplice tratta di schiavi
ben prima dell’apertura delle rotte atlantiche dell’Africa occidentale. Questi flussi di migranti forzati
comprendevano tendenzialmente molte più donne e bambini. Accanto a questa tratta internazionale si
sviluppò una fiorente tratta interna, che soddisfaceva i bisogni degli stati locali. Dato il preponderante
impiego di schiavi a scopi domestici e sociali, questo traffico interno era sbilanciato ancor più nettamente
verso la componente femminile. Fu per alimentare questi due traffici che entrarono in uso le pratiche di
riduzione in schiavitù destinate ad essere adattate alle esigenze della tratta atlantica degli schiavi. Queste
tratte preatlantiche differivano dai traffici europei di schiavi per una serie di aspetti importanti: non solo si
caratterizzavano per una maggiore presenza di donne e bambini per il coinvolgimento preferenziale delle
popolazioni dell’Africa del nord e dell’est, ma soprattutto furono meno intense e investirono i contesti locali
con un impatto minore. Le tratte africane di schiavi prima del Cinquecento erano pratiche ancora connesse a
un livello di produzione e di organizzazione politica e sociale in cui il traffico schiavo ricopriva
un’importanza secondaria nella gestione del governo e nell’organizzazione economica. In un primo tempo,
però, i commercianti portoghesi non erano molto diversi dai commercianti musulmani del Nordafrica e delle
regioni subsahariane. Miravano a controllare le piste sahariane del Nordafrica tramite l’apertura di una rotta
dal mare: il loro obiettivo era l’oro. Ancora nel 1444, i primi schiavi imbarcati venivano spediti per lo più in
Europa come servitori domestici. I Portoghesi organizzarono un consistente traffico di schiavi anche lungo la
costa africana, destinato principalmente a rifornire il mercato schiavista intra-africano in cambio di oro da
esportare successivamente in Europa. Questa predilezione per l’oro fu dovuta alla crescente scarsità di
metalli preziosi in Europa. L’economia Europea, in fase di espansione, stava facendo registrare una bilancia
commerciale sempre più negativa con l’Asia, e l’accesso diretto dell’Europa alle zone aurifere subsahariane
aiutò a finanziare questa direttrice di scambi. Fu soltanto alla fine del XV secolo, con l’introduzione della
produzione di zucchero nelle isole dell’Atlantico e con l’apertura dell’emisfero occidentale della conquista
europea, che gli schiavi trovarono un nuovo e fondamentale impiego. I portoghesi, finché concentrarono i
loro sforzi sulla Mauritania, sul Senegambia e sulla Costa d’Oro di Sao Jorge da Mina, nel 1481, rientrava in
questa strategia. La tratta portoghese degli schiavi ebbe un inizio lento, con una media annua di cica 800
schiavi trasportati nel periodo 1450-69, ma nelle due decadi successive il numero crebbe.

Stanziati lungo il fiume Congo, i congolesi non avevano sviluppato connessioni con la tratta musulmana
prima dell’arrivo dei portoghesi, con i quali invece il regno del Congo cercò di intrecciare strette relazioni. I
portoghesi inviarono preti e consiglieri alla corte de re del Congo, che insediò propri rappresentanti a Sao
Tomé. Questi cambiamenti si produssero proprio nel momento in cui gli spagnoli conquistavano le isole
caraibiche e i portoghesi si insediavano nel subcontinente brasiliano, aprendo il mercato americano agli
schiavi africani.

Potrebbero piacerti anche