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Quando nacque Pantagruele, chi rimase stupito e perplesso? Era Gargantua suo padre.

Poiché, vedendo
da una parte morta la moglie Badebec, e dall'altra nato il figlio Pantagruele, così bello e così alto, non
sapeva cosa dire né cosa fare, e il dubbio che turbava la sua intelligenza era se doveva piangere per il
lutto di sua moglie, o ridi per la gioia di suo figlio.

Da una parte e dall'altra aveva argomentazioni sofisticate che lo soffocavano perché le faceva benissimo
in modo e figurava , ma non riusciva a risolverle, e con questo mezzo restava impigliato come il topo in
una trappola, o in una trappola .milano presa in imbardata.

“Piango? Egli ha detto. Sì, perché perché? La mia così buona moglie è morta, che era più questo, più che
altro al mondo. Non lo vedrò mai, non recupererò mai una cosa del genere: è una perdita inestimabile
per me. O mio Dio, cosa ti ho fatto per punirmi in questo modo? Perché hai mandato la morte prima a
me solo a lei? perché vivere senza di essa è solo languire. Ah! Badebec, mia cara, mia amica, mia piccola
fica (comunque aveva tre arpent e due sesteres), la mia tenerezza, la mia patta, la mia pantofola, la mia
pantofola, non ti vedrò mai. Ah! povero Pantagruele, hai perso la tua buona madre, la tua dolce nutrice,
la tua amata signora! Ah, falsa morte, così maliziosa sei con me, così oltraggiosa sei con me, per
schernirmi colui al quale apparteneva di diritto l'immortalità! »

E, così dicendo, pianse come una vacca; ma improvvisamente rise come un vitello quando Pantagruele
gli tornò alla memoria.

“Oh, mio nipote, ha detto, mio stronzo, mio piccolo, quanto sei carino e sono così grato a Dio per avermi
dato un figlio così bello, così felice, così ridente, così carino. Ho, ho, ho, ho! quanto sono a mio agio!
Beviamo, oh! lascia dietro di te tutta la malinconia! Porta il meglio, sciacqua i bicchieri, fai bollire la
tovaglia, scaccia quei cani, spegni quel fuoco, accendi la candela, chiudi quella porta, taglia quella zuppa,
manda quei poveretti, dai loro quello che chiedono! Tienimi il vestito, fammi mettere un farsetto per
festeggiare meglio i pettegolezzi. »

Così dicendo, udì le litanie ei Mementos dei sacerdoti che portarono la moglie in terra, di cui lasciò il
suo bel discorso, e tutt'a un tratto si rallegrò altrove, dicendo: “Signore Dio, devo essere ancora
rattristato? Questo mi dà fastidio, non sono più giovane, sto invecchiando, il tempo è pericoloso, potrei
prendere la febbre; eccomi nel panico. Fede di un gentiluomo, meglio piangere di meno e bere di più!
Mia moglie è morta, beh, per Dio! (da jurandi), non la resusciterò con le mie lacrime: sta bene, è almeno
in paradiso, se non meglio; prega Dio per noi, è molto felice, non si preoccupa più delle nostre miserie e
calamità. Per quanto ci appendiamo negli occhi. Dio conserva il resto! Devo pensare a trovarne un altro.
RABELAIS, Gargantua: Piano per un commento sulla nascita di Pantagruel

Problema: Con quali processi stilistici Rabelais, attraverso un dilemma burlesco, celebra il corpo e la gioia
di vivere?

I) Un dilemma burlesco (Necessità in cui una persona si trova a dover scegliere tra i due termini
contraddittori e ugualmente insoddisfacenti di un'alternativa)

A) Il primo paragrafo: Viene lanciato il tema del testo:

Gargantua è infatti "stordito" e "perplesso", gli aggettivi evidenziano lo stato d'animo del personaggio, e
questo è accentuato dal participio passato "aggrovigliato", e dal paragone che segue: "Come un topo
preso nella trappola o un coniglio in trappola”. Questi processi hanno l'effetto di mettere Gargantua in
una situazione paradossale (contraddittoria), deve gioire e piangere allo stesso tempo, da qui il “Non
sapeva cosa dire o cosa fare”.

Il dilemma è evidenziato dalla struttura simmetrica dell'ordine sintattico: "Da una parte e dall'altra", che
offre due alternative antitetiche (contrapposte): ridere o piangere.

Vedremo quindi, nei due paragrafi seguenti, la concretizzazione di queste due alternative.

B) Il secondo paragrafo: Piangere per la sua cara moglie:

Passaggio al discorso diretto, il narratore svanisce e lascia la parola al suo personaggio (effetto: testo più
vivace e molto più efficace, il lettore ha l'impressione di esserci)

Il registro lirico domina questo passaggio (registro lirico: un personaggio esprime ed esalta i suoi
sentimenti):

- Il discorso deliberativo (il personaggio si fa domande), le domande oratorie o retoriche (queste sono
domande senza risposta) mettono in evidenza (evidenziano) il dolore di Gargantua e la sua
incomprensione di fronte a tale disgrazia.

- Frasi esclamative e interiezioni. Preghiere a Dio. Prosopopea (parlare o far parlare un essere assente,
morto o astratto) quando si rivolge alla morte stessa.

Tutti questi processi stilistici mettono in luce il dolore e la disperazione di Gargantua.

La descrizione migliorativa (Chi ha una connotazione favorevole, che valorizza, vantaggio) dell'iperbole
(esagerazione) "Non troverò mai più un suo uguale" e dei superlativi iperbolici "il più", così come
l'aggettivo "inestimabile" evidenziano l'eccezionale carattere di questa donna e permettere al lettore di
comprendere le ragioni di tale disperazione.

C) Il terzo comma: Ridere, perché ha un figlio:

Il brusco passaggio da un sentimento al suo opposto è evidenziato dall'avverbio “improvvisamente” che


mostra che Gargantua oscilla da uno stato all'altro senza transizione.

- Descrizione migliorativa del bambino (che corrisponde alla descrizione migliorativa di Badebec), con le
sue iperboli: “un figlio così bello, così gioioso, così ridente, così carino. », l'avverbio di intensità «se»
ripetuto quattro volte accentua la dimensione iperbolica di questa descrizione. Effetto: il lettore
comprende la gioia del nuovo padre.

- Registro lirico, ma questa volta non il dolore, ma la gioia: Interiezioni e giochi di ripetizioni che imitano
le risate di Gargantua, esclamazioni, grazie a Dio. Abbiamo esattamente le stesse procedure stilistiche del
paragrafo precedente, ma al servizio dell'emozione opposta.

Transizione: di fronte a questo dilemma, piangere o ridere, Gargantua deve scegliere, e prende una
decisione degna del gigante umanista che è.

II) Celebrazione del corpo e gioia di vivere

A) Importanza della dimensione umoristica del testo:

- Vocabolario banale (banale e ordinario) e prosaico (che appartiene alla prosa, non poetico, banale,
comune): Esempio, i due paragoni: “Piangeva come una vacca, rideva come un vitello”.

- Tono burlesco del testo: Trattare in modo minore un tema serio e importante, qui la morte di una
persona cara. Rabelais traveste comicamente e ridicolizza il suo personaggio, le sue azioni e i suoi gesti, il
risultato dei suoi lamenti sono più risate che lacrime.
Da notare, inoltre, la simmetria dei termini "mucca" e "vitello", uno che richiama la madre e l'altro, il
neonato, questo gioco di parole e la ripetizione del suffisso "ette", che ha una connotazione di tenerezza
e allegria, mostra la fantasia verbale e la creatività dell'autore, che fa anche allusioni sessuali
umoristiche.

B) Gioia e buonumore, dunque, dominano il testo:

La parte ingiuntiva (Ingiunzione: Ordine, comando preciso, non discutibile) del terzo comma, con i suoi
numerosi imperativi e i campi lessicali della festa e della gioia, "Vino, bicchieri, tovaglia, pane, festeggia",
mostra che Gargantua chiama tutti a celebra questa nascita e rallegrati. È un richiamo all'edonismo
(dottrina filosofica che considera il piacere come bene essenziale, come fine dell'esistenza, e che fa della
sua ricerca il motivo principale dell'attività umana)

C) Una filosofia umanista:

L'ultimo paragrafo è il processo decisionale, è la risposta finale al dilemma. La massima "Meglio piangere
di meno e bere di più", in modo umoristico, richiama la massima epicurea "Carpe diem" (cogli l'attimo).

Il gioco dei tempi verbali: il presente "non sono più giovanissimo" (eufemismo: dire di meno per far
sentire di più, infatti vuol dire che è vecchio), legato al condizionale "potrei avere la febbre" ( eufemismo:
mitigazione di un'idea negativa: potrebbe morire), mostra che Gargantua è consapevole del passaggio
della vita e della necessità di continuare a vivere e godersi la vita. Certo, l'umorismo di Rabelais è sempre
presente, e la conclusione di Gargantua “Devo pensare di trovarne un altro”, fa sorridere il lettore, ah! In
verità, Gargantua non sarà disperato a lungo. Nathalie LECLERCQ

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