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GIORNO ARGOMENTO ARTICOLI

1. Art.2082 c.c
2. Art. 1086 comme 2 c.c
18/09/2021 Introduzione: 3. Art. 2135 c.
prima lezione 4. Art. 2195 c.c
5. Art. 1095
6. Art. 2083 c.c

1. Art.2082 c.c
Caratteristiche principali 2. Art. 1086 comme 2 c.c)
22/09/2021 3. Art. 2083 c.c
dell’impresa (3)

1. Art. 230 Bis


27/09/2021 Impresa familiare 2. Art. 2193 c.c
3. Art.2550 c.c

1. Art 2550 c.c :


2. Art 2112 c.c
3. Art. 2556 c.c
I rami di
29/09/2021 4. Art. 2557 c.c
azienda
5. Art. 2558 c.c
6. Art. 2559 c.c
7. Art. 2560 c.c

1. Art.2903 c.c
2. Art 2204 c.c
3. Art 2206 c.c
4. Art 2208 c.c
Organizzazione 5. Art 2207 c.c
decisionale/ 6. Art 2210 c.c
30/09/2021 strutturale 7. Art 1705 c.c
dell’impresa 8. Art 2086 c.c
9. Art. 2019 c.c
10. Art.2214 c.c
11. Art. 2216 c.c
12. Art 2217 c.c
Esercizio dell’impresa in forma
06/10/2021 collettiva 1. Art. 2247 c.c

Diritto della società/conferimenti 1. Art 2247 c.c


2. Art 2082 c.c
07/10/2021 3. Art 2282 c.c
4. Art 2247 c.c

1. Art 2251 c.c


2. Art 2252 c.c
3. Art 2256 c.c
4. Art 2253 c.c
13/10/2021 Società semplice
5. Art 2254 c.c
6. Art 2255 c.c
7. Art 2262 c.c
8. Art 2265 c.c

1. Art 2270 c.c


2. Art 2271 c.c
3. Art 2284 c.c
4. Art 2285 c.c
5. Art 2287 c.c
6. Art 2288 c.c
7. Art 2289 c.c
Creditore, recessione società,
20/10/2021 8. Art. 2292 c.c
esclusione dalla società 9. Art 2293 c.c
10. Art 2305 c.c
11. Art 2297 c.c
12. Art 2295 c.c
13. Art 2315 c.c
14. Art 2317 c.c
15. Art 2320 c.c

1. Art.2304 c.c
2. Art 2305 c.c
3. Art 2297 c.c
21/10/2021 Patrimonio società 4. Art 2295 c.c
5. Art 2315 c.c
6. Art 2317 c.c
7. Art 2320 c.c

1. Art 2325 c.c


Scioglimento dell’ente (liquidazione 2. Art 2326 c.c
27/10/2021 della società) 3. Art 2326 c.c
4. Art 2328 c.c

1. Art 2328 c.c


2. Art 2330 c.c
28/10/2021 Notaio ed atto pubblico 3. Art 2331 c.c
4. Art 2332 c.c
5. Art 2341 bis c.c

04/11/2021 I Titoli di credito

1. Art. 2392 ss c.c


08/11/2021 Azioni
2. Art. 2348 c.c
1. Art 2346 c.c
a partecipazione sociale-azioni,
10/11/2021 2. Art 2355 c.c
conferimenti nella S.p.a. 3. Art 2343 c.c
Conferimenti di beni e crediti/ 1. Art 2343 c.c
11/11/2021 assemblea dei soci (art 2364/2365) 2. Art 2343 ter c.c
1. Art.2364 c.c
Rapporto amministratori ed
15/11/2021 2. Art 2366 c.c
assemblea 3. Art. 2368 c.c
1. Art 2373 c.c
2. Art 2367 c.c
Conflitto di interessi/invalidità delle 3. Art. 2377 c.c
18/11/2021 deliberazioni assembleari 4. Art. 2378 c.c
5. Art.2379 c.c
6. Art 2379 bis c.c

L’Organo gestorio nella spa/la 1. Art. 2381 c.c


22/11/2021 rappresentanza 2. Art. 2384 c.c
1. Art 2388 c.c
Consiglio di amministrazione/ 2. Art.2389 c.c
25/11/2021 amministratori 3. Art.2390 c.c
4. Art.2392 c.c
1. Art. 2391 c.c
La responsabilità degli
29/11/2021 2. Art. 2392 c.c
amministratori 3. Art. 2393 c.c
1. Art 2394 c.c
01/12/2021 Continuo responsabilità 2. Art.2486 c.c
Disciplina del collegio sindacale e dei 1. Art. 2408 c.c
06/12/2021 cenni ala revisione legare dei conti+ 2. Art 2409 c.c
organiamo della 231 3. Art. 2334

Alessandra Anselmi
DIRITTO COMMERCIALE
Prof: Rolandino Guido Guidotti
18/09/2021

G.F. Campobasso, Manuale di diritto commerciale, Utet, Torino, ultima edizione (volume unico).

Diritto commerciale: alta parte di diritto privato rispetto al diritto civile i cui confini li definiamo noi, non
determinata da un corpo normativo autonomo. Esso si occupa di una parte del diritto commerciale
tradizionale ovvero, lo studio dell’impresa (ente che esercita all’interno del mercato l’attività produttiva
come impresa in quanto tale, figura dell’imprenditore, ovvero soggetto dell’attività economica, e l’esercizio
dell’impresa in forma collettiva (studio delle società per l’esercizio dell’attività dell’impresa). che si adegua
alla vita di ogni giorno.

Si parte dall’impresa individuale fino alla grande società quotata (Tutte una base di regole comuni) ed i titoli
di credito (cambiali, assegni) perché le azioni delle società per azioni (società quotate) hanno disciplina che
in parte é comune alla teoria.

Libri:
• Corso De Angelis che ha una visione dell’insieme del diritto commerciale.
• Codice civile aggiornato
• Società per azioni Guidotti
• Testo unico della finanza (sito della CONSUM online)

Esame: orale 4 domande. 3 domande commissione ultima lui.

Diritto commerciale é una parte del diritto privato, alta parte rispetto a quello civile ed ha per oggetto
principalmente quello di regolare i rapporti giuridici che insorgono nell’esercizio del commercio. Inoltre, non
solo é un diritto che presuppone la conoscenza del diritto costituzionale e privato é un diritto che ??? delle
norme processuale e norme di natura penalistica.

La distinzione tra il diritto civile e commerciale ignota ai giuristi romani ed alcuni no. Condividevano
neanche la distinzione storica. Se ne parla solo dopo la creazione dei codici commerciale del 1965 e 1982.
Uno dei problemi che c’é sempre stato é che il codice di commercio dovesse essere un codice autonomo
rispetto al codice civile . Lo diventa nel 1942.
Il diritto commerciale é un diritto influenzato dagli avvenimenti storici che accadono nella vita quotidiana.
Quando si parla dell’impresa (la protagonista del diritto commerciale) si parla del soggetto che noi dobbiamo
conoscere e che viene trattato in maniera diversa dal nostro ordinamento da un lato nel profilo professionale
e dall’altro sotto il profilo della natura dell’attività prestata.
Distinzione tra impresa commerciale ed agricola e parallelamente si dovrà fare la distinzione tra grande
impresa e piccola impresa. A seconda di questa distinzione si riconosce la disciplina applicabile.
3

Es: imprenditore commerciale fallisce mentre l’impresa commerciale no.

L’impresa é da vedere come un’attività, é un’attività e non si trasferisce Perché? Perché quello che si
trasferisce sotto il ponto di vista giuridico é l’azienda. Si trasferisce l’azienda art..2255 c.c
Si trasferisce l’azienda (bene materiale) non l’impresa.

Altra distinzione é quella dell’esercizio dell’impresa in forma collettiva e l’esercizio dell’impresa societaria.

La società si divide in oggetto con:


-soci a responsabilità limitata
-soci a responsabilità illimitata.

Definizione dell’imprenditore: soggetto che esercita l'attività d’impresa. Nel codice civile esiste solo la
definizione dell’imprenditore e non dell’impresa.
22/09/2021

Art.2082 c.c (nozione basilare ma non unica) non definisce l’impresa ma se si legge la norma:

É imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata alfine della produzione o
dello scambio di beni o di servizi. Quindi la prima cosa che si nota é che apparentemente il codice civile
non si occupa della nozione di impresa ma dell’adozione di imprenditore.

Sembra quindi che il codice ha una visione antropocentrica dell’impresa ma in realtà l’interpretazione
corretta non é questa, é diversa.

La norma che per antonomasia identifica la fattispecie che é oggetto del nostro studio, fattispecie che non é
più incastonata in un codice di commercio ma contenute nel codice civile, nel libro V dedicato al lavoro. ( in
particolare ci occuperemo del 2 del libro 5 del capo 1.
Il diritto commerciale deve descrivere tramite la descrizione dell’imprenditore, definisce il fenomeno che
l’imprenditore porre in essere ed il fenomeno che l’imprenditore pone in essere non é altro che la definizione
di impresa. Questo vuol dire che il codice definisce le azioni dell’imprenditore quando pone in essere
l’impresa.

Impresa : Identificata dal legislatore attraverso tre caratteristiche principali o fondamentali:

- Requisito dell’organizzazione
- Requisito della professionalità
- Requisito della economicità
Lo usa come mezzo per definire quella che suoi comportamenti riescono a concretizzare la fattispecie
dell’impresa. Nucleo produttivo del meccanismo economico del sistema in cui viviamo e l’impresa bisogna
render presente che incide nell’ambiente nella quale vive, agisce, si muove non solo con riferimento agli
interessi dell’imprenditore quindi del titolare (o se l’impresa é esercitata in forma collettiva dai soci),
l’impresa ha dei rapporti con il mondo esterno con Tutti quei soggetti, lavorati, creditori che entrano in
contatto con l’impresa (String older )
e che sono destinatari dei rapporti con l’impresa,

Quindi quando noi definiamo queste caratteristiche dell’impresa stiamo dando identità giuridica ad una
fattispecie con l’obiettivo non definitorio ma per riuscire a capire quale disciplina deve essere applicata ad un
fenomeno che avviene nella realtà. Ogni impresa ha una disciplina applicabile a quest’ultima tanto che si
chiama di statuto (insieme di regole) che si applicano nelle imprese. (Statuto dell’impresa generale, statuto
dell’impresa commerciale, statuto della piccola impresa, statuto della grande impresa).

Oltre all’art. 2082 c.c vi sono altre nozioni quali per esempio la legge elaborata dalla corte di giustizia
europea che ritiene determinati requisiti come la professionalità e l’organizzazione non necessari e che
definisce in maniera diversa il requisito dell’economicità.

Altro esempio: Sistema bancario nel testo unico bancario

L’impresa non si trasferisce (semplificazione) ed un’attività ovvero può essere immaginata come un
modello comportamentale costituito da tanti atti che pone in essere l’imprenditore. Questi atti rilevano sotto
il profilo normativo proprio il loro insieme . Assumono rilevanza normativa nel loro insieme (diventato
importanti per l’ordinamento quando hanno un …

Orientata ad un raggiungimento di un obiettivo programmatico.

L’impresa si caratterizza per lo scopo. Rileva che questi atti funzionalmente orientati al raggiungimento di
uno scopo.
Questa sequenza di atti coordinati logicamente per il raggiungimento di uno scopo deve essere rivolta a
produrre un’utilità che prima non c’era e quindi ad incrementare il livello di ricchezza rispetto allo stato
precedente. L’utilità che produce l’attività dell’impresa non necessariamente vuol dire produrre guadagno
(denaro) ma si dice attraverso un’utilità che prima non c’era (come un vantaggio economico).

Se cosi é si può già fare la distinzione attività d’impresa ed attività di godimento. Non é impresa un’attività
di godimento (es: affittasi appartamento in eredità)

L’attività di godimento non é attività di produttiva perché semplicemente attraverso queste attività esercitano
il diritto soggettivo di godimento di quel bene.

Nel caso in cui si parla di associazioni per essere definita impresa bisogna che gli vengano riconosciute le tre
caratteristiche.

1. Professionalità

cosa intende l’articolo 2082 per professionalità? : sta a significare che deve essere esercitata una
determinata attività in maniera abituale, stabile ed in maniera NON OCCASIONALE o SPORADICA.

Per occasionale non vuol dire continuativo. es: sicuro imprese tutti gli stabilimenti balneari che aprono 4
mesi all’anno. (Tempo freddo durante l’inverno).

-La professionalità non deve essere sinonimo di continuità cosicché la professionalità sussiste nel caso in
cui vi sia un’attività che viene interrotta ma questa interruzione deve dipendere da esigenza naturali (dal
ciclo produttivo sottostante).

Inoltre, non vi deve essere una situazione di esclusività. Uno stesso soggetto può esercitare più attività o
un’attività di impresa e qualcos’altro

Es: Professionalità integrata anche dall’imprenditore e che di giorno gestisce un ristorante e che la sera
fa l’insegnante di YOGA.

-Professionalità non é sinonimo di esclusività.

Quando si parla di professionalità necessi per forza una pluralità d’affari

Anche chi compie un unico affare con la peculiarità che per la realizzazione di quest’ultimo affare sia
necessaria un’attività organizzata complessa volta al raggiungimento di uno scopo.

Non vuol dire continuità, esclusività e se vi é la realizzazione di un unico affare si può comunque parlare
di impresa.

2. Organizzazione (intesa come procedimentalizzazione)

Art. 1086 comme 2 c.c)

Necessità che rileva nei mezzi implicati nello svolgimento dell’attività d’impresa. Quell’attività non deve
essere esercitata semplicemente attività le capacità lavorative dell’imprenditore ma esercitata attraverso
anche l’ausilio di altri fattori produttivi.

5


















Potrebbero essere individuati anche i fattori produttivi ai fini dell’organizzazione sia in fattori altrui e sia nel
capitale.
Ma é impresa anche quella che investe (Galgano, orafo..)
Bisogna immaginare che per l’esercizio di quell’attività vi sia un’organizzazione degli elementi all’utilizzo
del processo produttivo, con la compilazione che la tecnologia ha approvato.

3. Economicità (ad oggi intesa come pareggio tra ricavi e costi) (di cui nel nostro ordinamento vi sono
due teorie):

1° teoria (abbandonata): economicità presupponga esclusivamente la produzione di profitto. impresa solo


quella organizzazione che sia in grado di utilizzare un metodo lucrativo. Un meccanismo che sia in grado di
creare profitto o di maggior profitto.

2° Teoria: METODO ECONOMICO DI SENSO STRETTO: Significa che quell’esercizio di quell’attività


professionale ed organizzato é in grado si assicurare teoricamente il pareggio tra ricavi e costi. Non é
necessario che vi sia un =1 alla fine di ogni esercizio. (In grado di pagare i costi, chi esercita l’attività
d’impresa sia in grado di pagare i costi con i ricavi quanto meno nel lungo periodo.

Il rischio del mercato: l’impresa é un’attività rischiosa, é un gioco pericoloso perché é a rischio del mercato.
A soggetta al rischio del mercato che può metterla in crisi.

Per quanto riguarda l’imprenditore agricolo ha una disciplina più favorevole di quello commerciale perché
non é sottoposto solo al rischio d’impresa, del mercato ma anche a quello meteorologico. Questo rischio
doppio incrociato, gli crea una serie di discipline più favorevoli.

Quando si parla di economicità, di costi e di ricavi vi sono delle zone grigie perché tutte quelle attività che
sin dall’inizio non sono in grado di coprire i costi con i ricavi non necessariamente non sono imprese.
Perché? Perché strutturalmente si sa che quel delta non riesce ad ottenere un pareggio tra ricavi e costi

Sotto la natura della materia esercitata:

Dopo la distinzione con riferimento all’attività all’impresa é la dimensione e l’attività esercitata.

Natura dell’attività esercitata:

Definizione dell’impresa agricola: gode di un regime/ statuto più favorevole di quello commerciale perché in
prima approssimazione questa impresa ha un collaterale rischio non solo quello del mercato ma anche
quello meteorologico.

L’impresa agricola é disciplinata nel nostro ordinamento dall’art. 2135 c.c : Norma attraverso la quale si
riesce ad ottenere la definizione di impresa agricola. « Impresa che ha come oggetto o meglio : È
imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività: coltivazione del fondo, selvicoltura,
allevamento di animali e attività connesse ».

Quando si parla di coltivazione del fondo é quella che da la connotazione storica dello statuto importante
perché viene da li declinata la disciplina di favore. Proprio perché é caratterizzata da un processo produttivo
che gira e che ruota intorno ad un fondo che é legata al fondo e quindi intrinsecamente legata al proprietà del
fondo. L’impresa agricola é un’impresa che si sostanzia per lo meno nella sua attività principale nello
sfruttamento dalla parte del venditore di un suo bene. Dovrebbe creare nei creditori della stessa un rischio
minore perché é lui il proprietario dei meni che utilizza ai fini per l’esercizio della sua attività.

Cosa accade quindi nella disciplina dell’impresa agricola?


I creditori non hanno nessuna tutela del loro credito

Riforma della disciplina dell’impresa agricola ha specificato che secondo comma dell’art.2135: Per
coltivazione del fondo, per selvicoltura e per allevamento di animali si intendono le attività dirette alla cura
ed allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, di carattere vegetale o
animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre o marine.

Il legislatore dice che gode dell’impresa agricola anche l’imprenditore che si occupa solo di una fase
necessaria allo viluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso es: chi compra le uova
di cefalo, le fa schiudere e le vende a 5 giorni dalla nascita.

Il legislatore ha deciso di ampliare la quantità delle imprese che possono beneficiare di questa attività.

-che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre o marine: quindi viene
sussulta anche l’attività che teoricamente pio essere fatta sul fondo .. ma che viene fatta negli acquari.

Quotas amplificazione deriva dal fatto che sono considerante come agricole , si crea la finzione in cui
vengono considerate come agricole anche le attività connesse (attività commerciali) questo vuol dire che
sono per loro natura che dovrebbero essere soggette non allo statuo dell’imprenditore agricola ma allo statuto
dell’insieme di regole dell’imprenditore commerciale.

Le attività connesse cosa sono?

Il 3° comma: « Si intendono comunque connesse le attività, esercitate dal medesimo imprenditore agricolo,
dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione che
abbiano ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o
dall'allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l'utilizzazione
prevalente di attrezzature o risorse dell'azienda normalmente impiegate nell'attività agricola esercitata, ivi
comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione ed
ospitalità come definite dalla legge [2557]."

Sono comunque connesse le attività trasformati alla sola condizione che venga utilizzata per la
trasformazione la materia prima prodotta in quell’impresa agricola.
Sono quindi le attività connesse (attratte dalla piscina agricola) anche quelle esercitate dal medesimo
imprenditore agricolo, dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e
valorizzazione.
Es: chi produce uva e chi vende direttamente in vino cosi ottenuto. L’imprenditore agricolo potrebbe
guadagnare di più senza entrare nel meccanismo della distribuzione di conseguenza il prodotto viene
prodotto ad un prezzo diverso.

Inoltre, il requisito soggettivo é che sia lo stesso soggetto che esercita l’attività (medesimo imprenditore
agricola principale) che eserciti l’attività agricola di connessione.

Nel terzo comma il legislatore crea una finzione alla duplice condizione di quella che viene le connessione
soggettiva che sia lo stesso imprenditore ad esercitare l’attività connessa e che ci sia una connessione
oggettiva ovvero che utilizzino prevalentemente i prodotti dell’impresa agricola rispetto a quello che
l’imprenditore acquisisce sul mercato.
Il passaggio successivo é quello di capire cosa il legislatore dice quando ci parla di impresa che non é
agricola (perché non c’é una definizione analoga a sella che abbiamo appena visto con riferimento
all’impresa agricola per quella commerciale).
Si potrebbe dire che tutto ciò che non é agricolo é commerciale ma tutto ciò che é commerciale si trova
nell’art. 2195 c.c non direttamente ma l’indicazione dell’impresa commerciale indirettamente
« Sono soggetti all’obbligo si iscrizione gli imprenditori che… »
Non é definitoria come quella prima ma una norma che ha un obbligo comportamentale per l’iscrizione ..
dell’imprese :

« Sono soggetti all'obbligo dell'iscrizione, nel registro delle imprese gli imprenditori che esercitano
1) un'attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi ;
2) un'attività intermediaria nella circolazione dei beni ; (attività che rientra in un’attività intermediaria nella
circolazione dei beni) es: compro una parte del computer e la rivendo. Il problema si pone del perché mai sia
stato necessario indicare le attività trasporto per terra, per acqua e per aria o bancaria ed assicurativa che non
avrebbero avuto necessità di una specificazione. Dopo aver ragionato si é giunta alla conclusione che il
numero 3 e 4 sono solo una specificazione di quelle attività dette prima.
3) un'attività di trasporto per terra, per acqua o per aria;
4) un'attività bancaria o assicurativa ;
5) altre attività ausiliarie delle precedenti." (Attività che sono soggetti ad iscrizione nel registro delle imprese
anche i soggetti che esercitano un’attività ausiliaria a quella dell’imprenditore ovvero es: gli agenti, i

mediatori sono soggetti ad esercitare questa attività autonomamente quindi sono anche loro imprenditori e
falliscono autonomamente. In questo caso il legislatore ha specificato il fatto che essendo autonomi anche
loro sono imprenditori.

Le attività connesse sono relative all’impresa agricola … non si usa il termina connesse ma si parla di
Attività ausiliarie all’impresa commerciale.

L’attività d’impresa commerciale é talvolta declinata dalla norma in maniera chiara quando con l’art 1095
(elenco attività esercitate).

Categoria intermedia l’impresa civile cioè una parte della dottrina ha sostenuto soprattutto in passato che ci
sarebbe spazio anche per delle categorie d’imprese che contrariamente a quello scritto non sarebbero
associabili ne all’impresa commerciale e nell’impresa civile.

Una parte della dottrina potrebbero essere le imprese finanziarie quando fanno circolare del denaro non in
modo intermediario.

In breve: secondo alcuni ci sono degli aspetti marginali dell’impresa che potrebbero essere sussulti in una
terza categoria quale quella dell’impresa.

Si crea un meccanismo analogo perché vi é una definizione solo della piccola impresa in due luoghi diversi:
nell’art.2083 c.c e la seconda volta nella legge fallimentare.

Perché ci sono due definizioni? Perché hanno finalità diverse quella del 2083 contenuta nel c.c é una
definizione funzionale all’applicazione della disciplina del codice civile quindi capire se a quell’impresa é
applicabile il registro contabile ecc. mentre nel caso della legge fallimentare é una definizione rivolta a
stabilire se l’impresa é soggetta al fallimento

Art. 2083 c.c « Sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo , gli artigiani, i piccoli commercianti e
coloro che esercitano un'attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei
componenti della famiglia »

Attività organizzata prevalentemente dall’imprenditore con il lavoro proprio e dei componenti della propria
famiglia. La prevalenza non sia in senso quantitativo (se valga di più in termini economici rispetto ad altri
fattori di produzione) ma in senso qualitativo ovvero se l’imprenditore ed la famiglia componga
valore essenziale imprescindibile e centrale nel processo sottostante.

Bisogna avere a che fare con una nozione di piccola impresa più difficile da ricordare: art.1 secondo comma
della legge fallimentare che da una nozione di piccola impresa con finalità di esonero dal fallimento. Il
criterio quantitativo e non anche qualitativo come risultava dall’art. 2083 c.c delle norma fallimentare é una
presunzione di piccolezza cioè é una legge fallimentare quale assume con una presunzione (secondo il
professore relativa perché si adatta all’imprenditore) assoluta di piccolezza. (Come definita dalla dottrina).

Nel secondo comma gli imprenditori commerciale i quali vogliono dimostrare durante la procedura
fallimentare, di avere le tre caratteristiche quantitative:

La norma dice: « Non sono soggetti alle disposizione del fallimento ed al concordato produttivo gli
imprenditori quali dimostrino il possesso congiunto dei seguenti requisiti. »

nella legge fallimentare si intersecano profili di natura sostanziale e di natura processuale tanto che indiretto
fallimentare é una materia che si trova nel diritto commerciale (materia sostanzianistica) e processuale civile
(materia processuale).
27/09/2021
Norma art 230 Bis del codice civile che disciplina l’impresa familiare. quest’ultima é un tipo di impresa che
ha una sua origine storica, una disciplina la cui origine storica é diversa da quelle di cui abbiamo parlato.

Infatti questa disciplina nasce contestualmente al momento in cui viene disciplinato il divorzio 70` ed é per
tutelare il coniuge più debole (all’epoca la donna).

Bisogna dire che quando si parla d’impresa familiare si parla di impresa in cui l’unico tutelare é
l’imprenditore (il marito nel contesto storico in cui venne dettata la norma)?

PRIMA PARTE ARTICOLO: Salvo che sia configurabile un diverso rapporto [2094,2251] (2), il familiare
che presta in modo continuativo la sua attività di lavoro(3) nella famiglia(4) o nell'impresa familiare ha
diritto al mantenimento secondo la condizione patrimoniale della famiglia e partecipa agli utili dell'impresa
familiare ed ai beni acquistati con essi nonché agli incrementi dell'azienda, anche in ordine all'avviamento, in
proporzione alla quantità e qualità del lavoro prestato.

La norma dice: che salvo sia configurabile un’altro rapporto (anche se vi sia un contratto di società tra i due
coniugi) il famigliare che presta in modo continuativo la sua attività di lavoro nella famiglia o dell’impresa
famigliare ha diritto al mantenimento secondo alla condizione della famigliare. Impresa Famigliare che si
appresta … nella famiglia o nell’impresa famigliare migliore (la donna che continua a lavorare anche nella
famiglia e non solo andando a lavorare con il lavoro se non ha un lavoro parallelo ha diritto ad un
mantenimento.
Il diritto in questo comma é intrasferibile.

SECONDA PARTE : Le decisioni concernenti l'impiego degli utili e degli incrementi nonché quelle inerenti
alla gestione straordinaria, agli indirizzi produttivi e alla cessazione dell'impresa sono adottate, a
maggioranza, dai familiari che partecipano all'impresa stessa. I familiari partecipanti all'impresa che non
hanno la piena capacità di agire. sono rappresentati nel voto da chi esercita la poteSocietà su di essi.

Si capisce il fatto che si intende che l’impresa resa gestita dal capo famiglia che é l’imprenditore e che se
fallisce fallisce da solo il quale deve condividere solo quelle che il legislatore immagina siano delle decisioni
straordinarie che il legislatore prima di dare la norma di chiusura. La norma da anche ulteriori diritti di questi
soggetti che hanno partecipato con il lavoro domestico o il lavoro dell’impresa della medesima famiglia
riconoscendo quindi di non veder disgregata la famiglia stessa (di tenerla unita). Il contesto culturale si può
vedere nel comma successivo ovvero:

« Il lavoro della donna è considerato equivalente a quello dell’uomo »

Inoltre, nel 2016 questa disciplina é stata intesa anche ai conviventi. Nel caso dei coniugi con questa
disciplina godono di una maggiore tutela sono più agevolati rispetto ai coniugi : « Al convivente di fatto che
presti stabilmente la propria opera all'interno dell'impresa dell'altro convivente spetta una partecipazione agli
utili dell'impresa familiare ed ai beni acquistati con essi nonché agli incrementi dell'azienda, anche in ordine
all'avviamento, commisurata al lavoro prestato ».

Il problema giuridico = il legislatore ha appositamente riconosciuto meno diritti ai coniugi?


Non riconosce tutti i diritti riconosciuti al coniuge

Istituto che si occupa dell’impresa commerciale: (ricordare differenza tra l’impresa agricola e commerciale
ovvero articolo nel nostro ordinamento dell’impresa agricola e nessuna sulla l’impresa commerciale art.
2195).

Il registro delle imprese che cos’é? É un registro che é stato disciplinato dal codice civile contestualmente al
codice civile del 1942 e che é rimasto fino ale 1993 di fatto quasi in attuato. Il registro delle imprese é tenuto
presso le camere di commercio che ha una struttura articolatissima.

Il registro delle imprese che avrebbe dovuto rendere gli atti ed i fatti dell’impresa o dell’imprenditore e
sostanzialmente delle imprese non piccole. Perché la struttura del registro delle imprese é cosi?

La verità é che questo registro ha esploso la sua attività iniziando con il registro di imprese più grandi oggi é
diventato un registro nel quale vengono iscritto quasi tutti gli enti che operano sul mercato se pur con
iniezioni diversi da cui vengono iscritte le imprese più piccole e le società, ha ampliato il suo raggio di
informazione del mercato. Ciò che é iscritto ormai tutto informatizzato (ormai con la partita iva si vede che
cosa e chi si é) e questo non toglie che il registro dell’imprese mantenga il compito di fornire una serie di
informazioni all’imprenditore nel momento in cui tratta con un altro imprenditore. Il registro delle imprese fa
pubblicità di natura tecnica (non commerciale) delle imprese (dona informazioni alle imprese) può però non
essere utile per chi non vuole pubblicità es: battaglia famiglia Agnelli che loro avevano una cassaforte di
famiglia costituita come società semplice e per evitare di rendere trasparente all’esterno la loro composizione
famigliare che controllava una parte del loro impero. Altro esempio figlia di Gianni Agnelli e John Elkann
sull’ammontare del patrimonio dell’eredità del padre Gianni agnelli che ha dato tutto al nipote e niente alla
figlia nasce da un’istanza di qualche anno fa alla camera di commercio di Torino per rendere trasparente
questo scrigno della famiglia Agnelli. (Cercare di non rendere pubblica la struttura delle proprietà della loro
famiglia) é dalla pubblicizzazione dei rapporti di questa famiglia semplice é nato un contenzioso che nasce
dal diritto. E perché sono riusciti per tanto tempo a non essere iscritti al registro delle imprese di Torino
(DICEMBRE società semplice- tribunale di Torino ha obbligato la pubblicizzazione ).

Quando c’é scritto depositato o depositato per o iscrizione é già sintomo di avere due effetti giuridici diversi.
Il deposito produce degli effetti e l’iscrizione altri. Fenomeno che nasce dall’iscrizione nel registro delle
imprese é un fenomeno che può avere 4 declinazioni:

1° tipo di pubblicità : é quella della pubblicità costitutiva : ente viene all’esistenza nel mondo giuridico solo
nel momento in cui é iscritto nel registro delle imprese. L’iscrizione dell’atto fa nascere la società che infatti
quando verrà cancellata quest’ultima morirà.

2) parallelamente si ha la pubblicità NOTIZIA: pubblicità alla quale normalmente alle norme corrisponde
semplicemente la terminologia che l’atto viene depositato. É una pubblicità che non crea alcun effetto ma
crea un meccanismo di riconoscibilità degli interlocutori di quell’atto (Crea mera riconoscibilità).

3) pubblicità dichiarativa: effetto normale della pubblicità é quest’ultima. Gli effetti di quest’ultima sono
disciplinati espressamente dall’art 2193 del c.c. (tutto ciò che é depositato nell’iscrizione ai fini della
pubblicità dichiarativa certuna funzione per il mondo esterno di presunzione di conoscenza ovvero un fatto
iscritto nel registro delle imprese si presume conosciuto ERMA OMNES indipendentemente della
conoscenza effettiva dello stesso.

PERCHÉ IL LEGISLATORE HA CREATO UN MECCANISMO, UNA PRESUNZIONE DI


CONOSCENZA ERMA OMNES (per tutti)?
Perché vuole creare dei punti fermi, vuole delle certezze nel diritto dell’impresa. Non vuole vedere se una
persona fosse a conoscenza dell’esistenza di un’impresa. Pretende che la persona con cui si tratti si sia
informata prima.
Il 2193 c.c é la norma più importata é quella che é più applicata perché tratta della pubblicità dichiarativa.
Le modifiche che vengono depositate hanno effetto dichiarativo. Il 2193 va letto prima nel secondo comma e
poi il primo.

Presunzione assoluta inattaccabile é che doveva essere iscritto e non é iscritto non esiste nel mondo giuridico
ma c’é la possibilità per chi avrebbe dovuto farlo di dimostrare che l’interlocutore era direttore della FIAT
malgrado la mancata iscrizione. Lo stesso vale per quelli iscritti e non aggiornati. La pubblicità dichiarativa
con gli effetti previsti nell’art 2193 sono quelli che avvengono nel registro delle imprese.

4) pubblicità normativa: se un determinato atto o fatto é iscritto nel registro delle imprese ha una precisa
disciplina e se non iscritta altra disciplina. Es società di persone esistono anche come società regolari ovvero
società che esistono nel mondo giuridico com senti irregolari che vengono regolarizzati se vengono iscritti
nel registro delle imprese mentre le società di capitali che esistono nel momento in cui sono iscritte e
muoiono quando vengono cancellate

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La pubblicità normativa dunque prevede delle società irregolari che possono poi essere regolarizzate. Non
puoi imporre ai terzi anche se non hai pubblicizzato.

Che cos’é l’azienda: concetto con il quale nel linguaggi parlato si parla di attività produttiva a 360 ma che
nel significato giuridico o quanto meno nel mondo del codice ha un altro significato ovvero quello dettato
dall’art 2555 c.c il quale identifica l’azienda come il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per
l’esercizio dell’impresa. (É il complesso dei beni materiali organizzati dall’imprenditore).

Nella mente del legislatore ciò che si trasferisce non é l’impresa ma l’azienda cioè la materialità dei beni che
compongono l’azienda. Quando si trasferisce un’azienda alberghiera si trasferiscono i mobili, il bancone del
bar, le lenzuola, i contratti di lavoro con il personale ed i contratti di esecuzione continuata e periodica con i
fornitori del caffè, contratti di energia elettrica gas ecc..
Quando il complesso di beni segue le regole dei giochi dei trasferimenti dell’azienda (diverso dal
trasferimento dei singoli beni) é molto complesso poiché vi sono molte zone grigie perché.a seconda di
quello che si vede si applicano discipline diverse dal punto civile e del lavoro.

Quando l’imprenditore é in crisi può essere che vi sia un ramo dell’azienda che possa restare sul mercato. Se
si vendono i singoli beni come lenzuola, bicchieri ecc ovviamente non si sta vendendo l’azienda ma vendo il
bar, un piano, sedie e tavoli si. Nelle imprese in crisi le cause principali del fallimento sono i contratti dei
dipendenti per il costo degli oneri contributivi.

Cosa disciplina il legislatore quando parla di azienda? Il legislatore parla di trasferimento lui é interessato a
creare delle regole del gioco che permettano un trasferimento più agevole dei beni come un complesso di
beni e non come singoli beni per semplificare il trasferimento.
Egli deve raggiungere un equilibro tra facilitare il trasferimento ed il tutelare i terzi che ha qualche diritto es
banale: fornitore di albergo che sa che il nuovo proprietario non paga ed il fornitore decide di non volerlo più
fare il legislatore deve risolvere il conflitto (contemperare) creando delle regole diverse nella cessione del
complesso: creando dei meccanismi automatici nella cessione dei contratti, creando dei meccanismi sulla c
cessione dei crediti e debiti, creando delle norme sull’usufrutto dell’azienda ecc.
29/09/2021

Trasferimento soggettivo ed oggettivo (trasferibile che é legato al complesso dei beni organizzati
dall’imprenditore).
Caso Agnelli, società Dicembre la famiglia agnelli é riuscita a giocare con le norme sul registro delle
imprese, a non rendere trasparente fino alla lite di famiglia societaria in corso (figlia agnelli che litiga con il
cugino che sembra privilegiato dal padre di lei nella quesitone ereditaria).
iscrivere o non iscrivere nel registro delle imprese per una questione di trasparenze.
Quando si parla dell’obbligo della pubblicità e del tipo di pubblicità a cui l’impresa é sottoposta si parla
anche di sistemi attraverso i quali si vive nella vita reale.

Art 2550 c.c : « Salvo patto contrario, l'associante non può attribuire partecipazioni per la stessa impresa o
per lo stesso affare ad altre persone senza il consenso dei precedenti associati ».

Elemento fondamentale: organizzazione.


L’azienda é un oggetto di diritto che il legislatore prende in considerazione principalmente con riferimento al
suo trasferimento. Il legislatore prende in considerazione questo complesso di beni organizzati ed usa in
questo caso l’organizzazione come sistema per delinearle il perimetro ma non detta delle regole di
organizzazione perché le detta quando gestisce il concetto di impresa e principalmente all’art.2086 2 comma.
Sostituzione e modifica dell’imprenditore. Questo complesso di bene organizzati utili all’attività produttiva
dall’imprenditori, viene visto come un bene unico dalla Banca.
Diventa azienda tra i beni aziendali: esiste un vincolo di interdipendenza e complementarietà per il
conseguimento di un determinato fine produttivo.

Quindi alla base dell’attuazione dell’azienda vi é la distinzione tra l’avviamento soggettivo ed oggettivo: (art
2426 n 6), (Differenza che c’é tra il valore dei singoli beni e dell’azienda nel suo complesso):
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Avviamento soggettivo: non bene in senso tecnico, componente del prezzo dell’azienda che dipende
dall’abilità e dalla … dell’imprenditore Avviamento Oggettivo : attitudine di quella azienda oggettiva a
produrre nuova ricchezza ed a rappresentare l’avviamento dell’azienda stessa. (Questa attitudine crea
ricchezza che costituisce spesso il maggior valore dell’azienda rispetto ai singoli beni ovvero la capacità ha
più valore del valore stesso dei beni). Quando si parla di posta contabile iscritta nel bilancio?
(art 2226 c.c ) : quando l’avviamento può essere scritto nell’attivo del bilancio se acquisito a titolo oneroso
nei limiti dei costi di esso sostenuto »

L’azienda può anche essere composta da un fascio di rapporti contrattuali. Oggetto giuridico che muta
continuamente perché il compendio aziendale ha nella sua costituzione destinata a mutare.
L’azienda non viene meno se in un determinato periodo storico l’attività cessa. Capita che cessa
temporaneamente e che quindi l’azienda viene meno solo se la cessazione dell’attività pone in essere una
disgregazione del patrimonio. Es se le macchine si fermano ed i lavoratori non lavorano ma restano vivi i
rapporti di lavoro questa azienda non può non essere più qualificata come impresa.

I rami di azienda:

Si parla di rami di azienda quando all’interno dell’azienda vi sono, a sua volta all’interno, delle strutture
autonome (art 2112 c.c):
« Parte dell’azienda che consiste ad una articolazione funzionalmente autonoma di un’attività economica
organizzata e che può essere identificata dal cedente o dal cessionario ai fini del trasferimento con la
conseguenza che anche il trasferimento del ramo d’azienda segue…
Es: ho una società commerciale che ha come oggetto sociale l’esercizio delle attività di pulizie e di
organizzazione di matrimoni. Questa impresa esercitata in forma collettiva esercita diverse attività quindi
ogni attività é un’azienda. La società può quindi vendere i rami separatamente.

Art. 2556 c.c norma non facilmente digeribile perché il legislatore dice « Per le imprese soggette a
registrazione i contratti che hanno per oggetto il trasferimento della proprietà o il godimento
dell'azienda devono essere provati per iscritto, salva l'osservanza delle forme stabilite dalla legge per il
trasferimento dei singoli beni che compongono l'azienda o per la particolare natura del contratto. (1)

- Prima parte articolo ( 1 COMMA): Il legislatore non desumibile le aziende che sono inerenti ad imprese
non iscritte nel registro delle imprese anche se oggi bisogna vedere quali tipo di aziende non siano iscritte
da nessuna parte. Questo significa che i contratti che hanno ad oggetto il trasferimento dell’azienda sono
validi se vi é una prova scritta perché il giudice debba riconoscere l’esistenza dell’azienda.

- Secondo comma: (nato per finalità di antireciclaggio) I contratti di cui al primo comma, in forma
pubblica o per scrittura privata autenticata, devono essere depositati per l'iscrizione nel registro delle
imprese, nel termine di trenta giorni, a cura del notaio rogante o autenticante.

In breve:
1)Il legislatore intende che si possa per il trasferimento dell’azienda non vi é nessun vincolo di forma.
2) se si vuole provare il trasferimento in un processo si ha bisogno di un contratto scritto

3) il legislatore nella seconda parte del 1 comma « salva l'osservanza delle forme stabilite dalla legge per il
trasferimento dei singoli beni che compongono l'azienda o per la particolare natura del contratto » quindi il
legislatore sta dicendo che derivano dalla natura dei beni dell’azienda o il tipo di contratto che si usa per il
trasferimento dell’azienda
4)
5) i contratti devono avere una forma precisa (in forma pubblica o per scrittura privata autenticata)

il contratto deve essere depositato/trascritto nel registro delle imprese, il che comporta che di fatto nulla
realtà quasi sempre i contratti di trasferimento di azienda sono fatti tramite atto pubblico o scrittura autentica
privata. Questo accade perché il secondo comma é stato dettato da un leccassimo che il legislatore ha voluto
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per una trasparenza dei contratti di trasferimento d’azienda. Il legislatore ha utilizzato il regista delle imprese
per poter pubblicizzare un fatto o un atto relativo alla vita dell’impresa ma non per le finalità della pubblicità
proprie del registro delle imprese stesso ma per penalità di trasparenza e pubblicità.

Proprio per la distinzione tra l’avviamento soggettivo ed oggettivo: c’é il disposto di cui l’art 2557 c.c
disposizione che vuole tutelare l’acquirente dell’azienda in considerazione del fatto che chi la cede e la
trasferisce potrebbe in base al suo carisma personale, svuotare la mia mente es: io titolare del bar JUVE e
cedo l’azienda che produce 2000 caffè al giorno ad un altro juventino e pero io dopo 6 mesi decido di riaprire
dall’altra parte della strada un’altro bar. L’avviamento del bar che é rimasto dall’altra parte della strada con
questa mia iniziativa solo dopo 6 mesi viene svuotato del suo valore:

Art 2557 c.c « Chi aliena l'azienda deve astenersi, per il periodo di cinque anni dal trasferimento,
dall'iniziare una nuova impresa che per l'oggetto, l'ubicazione o altre circostanze sia idonea a sviare la
clientela dell'azienda ceduta. Il patto di astenersi dalla concorrenza in limiti più ampi di quelli previsti dal
comma precedente è valido, purché non impedisca ogni attività professionale dell'alienante. Esso non può
eccedere la durata di cinque anni dal trasferimento Se nel patto è indicata una durata maggiore o la durata
non è stabilita, il divieto di concorrenza vale per il periodo di cinque anni dal trasferimento .

Nel caso di usufrutto o di affitto dell'azienda il divieto di concorrenza disposto dal primo comma vale nei
confronti del proprietario o del locatore per la durata dell'usufrutto o dell’affitto.

Le disposizioni di questo articolo si applicano alle aziende agricole solo per le attività ad esse connesse,
quando rispetto a queste sia possibile uno sviamento di clientela ».

In questo articolo il legislatore ha due funzioni: deve quindi tutelare l’acquirente e non vedersi svuotato
dell’avviamento dell’azienda che ha comprato perché l’ha pagato e non deve impedire quello che vuole
riaprire di lavorare in generale. Di conseguenza posso aprire il bar Juve ma non in quella città per non
togliere la clientela al nuovo acquirente. Si delimita dunque la zona e limitando di 5 anni il periodo di divieto
di concorrenza può durare.
Le norme di Divieto di concorrenza sono norme che hanno un limite temporale di 5 anni. Secondo inostro
legislatore 5 anni sono gli anni limite di divieto di concorrenza.

Finora noi ci siamo occupati di cose che riguardano il contratto di trasferimento dell’azienda ovvero il
complesso di beni organizzati dall’imprenditori per l’esercizio dell’impresa. Ora ci occupiamo dei
trasferimento dei contratti per l’esercizio dell’impresa ovvero contratto di fornitura elettrica( energia, gas,)
contratti con i fornitori ecc..
Da questo punto in poi il codice parla non puoi di contratti di trasferimento dell’azienda ma quelli funzionali
all’esercizio dell’impresa a cui l’azienda é destinata. Il legislatore innanzitutto si preoccupa di osservare il
nucleo complessivo dell’azienda quindi questi contratti devono essere trasferiti anche se l’imprenditore
cambia. (Contratti asserviti al funzionamento dell’azienda). Si trasferiscono tutti senza il consenso del
contraente ceduto salvo alcune eccezioni. (É possibile cedere un contratto ma bisogno che il ceduto es: il
fornitori sia sicuro che il nuovo imprenditore paghi).

Art. 2558 c.c prevede un automatico subentro dell’acquirente dell’azienda nei contratti stipulati per
l’esercizio dell’aziende stessa con l’eccezione per i contratti che non abbiano carattere personale. La
successone dei contratti diventa quindi un effetto automatico nel trasferimento dell’azienda. Principio dell’art
1506 c.c) non é richiesto in questo caso il consenso del contraente ceduto ma cé a possibilità per il terzo
contraente può eccedere del contratto entro 3 mesi dalla notizia del trasferimento dell’azienda se sussiste una
giusta causa salvo la responsabilità dell’alienante.
Es: ho un bar ed un contratto con fornitore ma vendo il locale al nuovo proprietario che non paga più quindi
entro 3 mesi il fornitore può recedere dal contratto (solo per giusta causa).

Il legislatore si preoccupa nel caso di contratti già eseguiti che hanno creato ad uno o l’altro contraente un
debito. L’art. 2559 c.c disciplina i crediti « La cessione dei crediti relativi all'azienda ceduta, anche in
mancanza di notifica al debitore o di sua accettazione, ha effetto, nei confronti dei terzi, dal momento
13

dell'iscrizione del trasferimento nel registro delle imprese . Tuttavia il debitore ceduto è liberato se paga in
buona fede all’alienante.

Il trasferimento del complesso aziendale si porta con sé anche tutti i crediti di quell’azienda per i quali si
considera una finzione di notifica ERGA OMNES ai creditori finta, virtuale, nel momento in cui vi é
l’iscrizione del trasferimento del registro delle imprese poiché in quel caso si ha l’obbligo di conoscenza.

Nel caso in cui si parla di debiti a 120 giorni quando vengo i bar i debiti che ho nei 6 mesi successivi
vengono trasferiti.

Art 2560 c.c L'alienante non è liberato dai debiti, inerenti all'esercizio dell'azienda ceduta anteriori al
trasferimento, se non risulta che i creditori vi hanno consentito. Nel trasferimento di un'azienda commerciale
risponde dei debiti suddetti anche l'acquirente dell'azienda, se essi risultano dai libri contabili obbligatori .

potrei cedere l’azienda se sono in debito se l’acquirente non ha nulla (non ha beni da poter perdere)? No
l’alienante non é liberato dai debiti.
Nel secondo comma infatti é specificato: « Nel trasferimento di un'azienda commerciale risponde dei debiti
suddetti anche l'acquirente dell'azienda, se essi risultano dai libri contabili obbligatori ».

Domanda: Perché l'acquirente risponde dei debiti dell'azienda ceduta solo se risulta dalla contabilità
dell’impresa? Perché l’acquirente non risponde dei debiti se i debiti non sono iscritti in contabilità?
Il terzo se sono iscritti in contabilità ha i debiti? se non sono iscritti il solo responsabile del pagamento é il
cedente?

Risposta: Perché l’azienda l’ha pagata un tot meno il prezzo del debito quindi lui ha pagato meno il locale
Se tu sapevi che c’era quel debito e lo hai detratto dal prezzo che hai pagato é giusto che tu sia responsabile.
A saperlo lo sapeva solo se era iscritto nel registro contabile.
Questo non impedisce che talvolta vi siano più institori (impiegati interni all’azienda). di una impresa ed a
questo punto si occorre al 3 comma del 203.

30.09.2021
Ieri ci siamo occupati dell’azienda, oggi ci occupiamo di un altro aspetto attività di impresa come
l’organizzazione decisionale/strutturale dell’impresa sotto il profilo del prendere le decisioni che in tutti il
diritto dell’impresa ha una doppia sfaccettatura che consiste nel fatto di una divisione tra il momento in cui si
prende una decisione e il momento in cui la decisione viene portata all’esterno.

Oggi ci occupiamo principalmente dell’aspetto esterno ossia della rappresentanza art 2203 e seguenti
Riguardano la rappresentanza dell’impresa e questo quindi è ciò che viene portato all’esterno
Il CC prende in esame la struttura organizzativa/decisionale dell’impresa soprattutto sotto il profilo
esterno con riferimento al momento in cui si proietta verso l’esterno quindi l’impresa è necessario un assetto
organizzativo.

L’imprenditore per gestire l’impresa ( quelle non piccole o almeno quelle non gestite dall’imprenditore
personalmente ) ha bisogno di collaboratori che fanno alcuni atti dell’azienda al quale viene riconosciuto un
potere più o meno esteso che va a valle su tanti livelli ai quali vengono prese le decisioni in importanza
degradante.

Il codice civile disciplina una serie di figure che sono proprie della organizzazione dei collaboratori
dell’imprenditore che il codice disciplina (funzioni del collaboratori sono: gli institori di procuratori e
commessi )
Tre figure chiave e sono dei collaboratori interni dell’imprenditore che rimangono strutturalmente
estranei dall’impresa da cui sono legati in maniera privata ( come agenti di commercio o dei mediatori o
ancora persone ingaggiate per una sola missione, spesso si tratta di altri imprenditori).

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EX art 2005 soggetti che il legislatore definisce come i soggetti destinanti a iscriversi
autonomamente ( ART 2195 n 5 dove parla degli ausiliari dell’imprenditore ) nel registro delle imprese.
Anche sotto il profilo della rappresentanza dell’impresa noi abbiamo la conferma

In questo caso parliamo di collaboratori interni che hanno con l’impresa un rapporto parallelo a quello del
lavoro subordinato.

1. INSTITORE ART 2903

Mettere articolo che non parla di institore ma di predisposizione di institore


L’institore segue l’esercizio dell’impresa con l’imprenditore nel ruolo poco inferiore all’imprenditore, figura
di vertice per l’esercizio dell’attività economica.
- Ruolo di vertice
- L’institore è disciplinato dal codice civile come un soggetto unico questo non impedisce che ci siano
più institori in un’impresa ( comma 3 art 2903)

Perché questo é il sistema di gestione dell’impresa più efficienti. Se solo delegate a più funzioni
amministrative o di rappresentanza, ognuno può agire indipendentemente dall’altro e quindi senza la
necessità di consultarsi con l’altro. Se non vi é un esercizio di un potere che deve essere congiuntamente
adottato deve essere approvato dalla maggioranza. Se ci sono di fattispecie due institori ed uno non é
d’accordo in qualcosa vi é uno stallo decisionale (blocco). Vi sono dei blocchi di numeri dispari di
componenti cosi da raggiungere sempre la maggioranza. La nozione disgiunto o congiunto noi lo troveremo
in tutto il diritto societario.
Alla previsione di poteri congiunti verranno normalmente legate delle esposizioni di difficile Instituto.

Poteri Institori: compiere art. 2204 1 comma: « tutti gli atti pertinenti all’esercizio dell’impresa per cui é
preposto salve le…

Sono generali e il 2204 comma 1: sono perimetrali dalla legge tendenzialmente senza limiti legali salvo
quelli che vedremo dopo purché siano atti pertinenti all’esercizio dell’impresa, congrui all’esercizio
dell’impresa con la conseguenza che questa figura non si puo spingersi oltre alla gestione dell’impresa vi
sono dei limiti legati all’art 2204 c.c « quelli che vengono identificati con questo articolo, sono i limiti legali
cioè i limiti che la legge considera invalicabili salvo le specificazioni ovvero: «
Quindi se non é stato espressamente autorizzato.

Possono esservi dei limiti convenzionali ovvero quelli che vengono individuati nella procura institoria.
Perché queste limitazioni possano essere opposta ai terzi é ne ossario che la procura sia iscritta nel registro
delle imprese (iscrizione di natura dichiarativa e cioè che fa scattare l’art 2193 una presunzione assoluta
davanti ai terzi) questo ci deriva dalla lettura dell’art 2206 c.c « che dice che la procura sotto …

Il comma del medesimo articolo (2206 c.c) la procura institoria può essere anche modificata o revocata
durante la vita dell’impresa ma il legislatore detta un elemento analogo ovvero nel caso in cui gli altri con i
quali viene successivamente limitata e poi revocata la procura devono essere depositata nel registro delle
imprese anche se la procura non é stata pubblicata.

Il procuratore ha anche poteri di natura processuale infatti l’institore aggiunge ai suoi poteri anche quelli di
natura processuale cioè può essere parte del giudizio come attore o come convenuto. Egli deve come
l’imprenditore osservare tutti gli obblighi di impresa…
Che si spiega che l’institore é preposto (proposta a capo) dell’impresa subordinato solo dall’imprenditore ad
un ramo della stesso o una sede secondaria.
Art.2208 c.c « L'institore è personalmente obbligato se omette di far conoscere al terzo che egli tratta per
il preponente; tuttavia il terzo può agire anche contro il preponente per gli atti compiuti dall'institore, che
siano pertinenti all'esercizio dell'impresa a cui è preposto ».

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Spiegazione: Institore é tenuto a spendere linone dell’imprenditore nel momento in cui tratta (compra
qualcosa, firma un contratto a nome dell’impresa di NOME DELL’IMPRENDITORE). In caso di omissione
l’omissione diventa titolare in propor si tutti gli atti compiuti a proprio nome.

Art 1705 c.c relativo alla spendita del nome o alla mancata svendita del nome in caso del mandatario con la
differenza ce in materia d’impresa la tutela del terzo é maggiore che nel diritto privato ovvero a differenza
dell’art 2208 ….si affianca anche la possibilità dell’imprenditore stesso. Siamo difronte ad una disciplina
parzialmente diversa da quello del diritto civile. Nel 1705 (bisogna paragonare con art 2208 c.c questi due
articoli) « Il mandatario che agisce in proprio nome acquista i diritti e assume gli obblighi derivanti dagli atti
compiuti con i terzi, anche se questi hanno avuto conoscenza del mandato.
I terzi non hanno alcun rapporto col mandante. Tuttavia il mandante, sostituendosi al mandatario, può
esercitare i diritti di credito derivanti dall'esecuzione del mandato, salvo che ciò possa pregiudicare i diritti
attribuiti al mandatario dalle disposizioni degli articoli che seguono. »

Spiegazione: il mandatario che non spende il nome del mandante é responsabile personalmente. Nell’attività
dell’impresa per la maggior tutela dei terzi il legislatore l’institore é come l’imprenditore ma se egli é meno
competente la disciplina crea una garanzia …
A condizione che l’atto sia pertinente all’esercizio dell’impresa.

Figura dei procuratori: soggetti che collaborano con l’imprenditore ed institore che compie atti sempre
pertinente alla gestione dell’impresa ma non sono preposti all’esercizio dell’impresta stessa, né di un ramo e
di una sede secondaria. Il codice non dedica una disciplina particolarmente interessante perché in realtà i
procuratori sono raffigurati dall’art 2209 che dice che le disposizioni dell’art 2206 (relativa alla pubblicità
institoria) e 2207.

Non essendo preposto ad un ramo o una sede propria il procuratore non ha poteri di presentata processuale a
lui non incombono … con la conseguenza ulteriore che il capo al preponente non puo in ogni caso quindi
all’imprenditore configurarsi un tema di responsabilità nel caso in cui il procuratore non abbia speso il nome
dell’imprenditore nel compimento dell’atto che si presume inerente all’esercizio dell’impresa. In breve: : nel
caso in cui l’institore non spenda il nome questo non é applicabile ai procuratori.
La norma 2209 che definisce i procuratori é una norma che non rispecchiava gli arti 2206 e 2207 ma che é
una norma che non richiama la 2208 ovvero relativa alla responsabilità personale dell’institore.

l’ultima figura é quella dei commessi: la figura é terminologicamente su un piano giuridico giuridico e sul
diritto, un sinonimo. Art. 2210 c.c.
Art. 2210 c.c «  I commessi dell'imprenditore, salve le limitazioni contenute nell'atto di conferimento
della rappresentanza, possono compiere gli atti che ordinariamente comporta la specie delle operazioni di cui
sono incaricati.
Non possono tuttavia esigere il prezzo delle merci delle quali non facciano la consegna, né concedere
dilazioni o sconti che non sono d'uso, salvo che siano a ciò espressamente autorizzati.
Hanno quindi decisori e dichiarato ma poteri di poca importanza. Mettono in contatto l’impresa con i terzi.
L’articolo dunque nel secondo comma spiega che i commessi compiono solo le azioni previste dall’impresa.

In breve e da ricordare: tre figure chiave:


- Institori Art.2208 c.c
- Procuratori art 2209 c.c
- Commessi art 2210 c.c
Gli institori sono eletti per procura che deve quindi essere nel registro delle imprese mentre, i procuratori
possono prevedere l’iscrizione nel registro dell’impresa mentre nel caso dei commessi vi é solo un contratto
di lavoro e questo deriva dal fatto che i loro poteri sono di minore rilevanza. Quindi procuratori ed i
commessi possono essere nominati con procura?
L’Art.2019 c.c richiama il 2206 e 2207 ed anche nel caso dei procuratori può essere fatta l’iscrizione nel
registro dell’impresa.

Organizzazione dell’impresa sotto al profilo della contabilità


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L’organizzazione dell’impresa é sempre stata un fattore molto importante dell’esercizio dell’attività ovvero
più é organizzata, più é efficiente e più resta sul mercato. Una delle norme da ricordare é la 2086 c.c (2
comma) che proprio enfatizza il concetto dell’organizzazione interna dell’impresa. Norma entrata in vigore
con il codice della crisi.

2086 c.c (2 comma) « L'imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un
assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell'impresa, anche
in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell'impresa e della perdita della continuità aziendale,
nonché di attivarsi senza indugio per l'adozione e l'attuazione di uno degli strumenti previsti dall'ordinamento
per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale »

Il requisito dell’organizzazione é quindi un requisito che é fondamentale con il riferimento all’esercizio


dell'impresa non solo in funzione della possibilità di riuscire ad ottenere una rilevazione tempestiva della
crisi( quando l’impresa inizia a scricchiolare) vuole dire che l’assetto organizzativo adeguato anche se non
per tutte le imprese (Art.2086 c.c 2 comma lascia fuori l’imprenditore individuale che verrà poi inserito
nell’art 3 del codice della crisi non ancora entrata in vigore) é un assetto che deve esserci all’interno
dell'organizzazione dell’impresa quando quest’ultima agisce in modo efficiente.

Art 2019 c.c ha fatto assurgere questo principio, che lo ha indicato espressamente.
La valutazione dell’adeguatezza dell’assetto organizzativo non basta che sia …
Es: (assetto amministrativo ) ho un ufficio che deve emettere 100 fatture ogni giorno e con 8 persone che
lavorano posso già dire che ognuna di queste persone dovranno fare almeno 11/12 fatture al giorno ma nel
caso in cui queste persone per varie ragioni non vada a lavorare, l’assetto organizzativo teorico nella realtà
non tiene.
In breve: quando si tratta di assetto organizzativi bisogna fare una doppia valutazione :
1. Antecedente
2. Successiva
L’assetto organizzativo deve essere verificato antecedentemente (verificare prima) es: verificare che 8
persone riescano davvero a fare i 100 fattori e che nel caso se l’assetto organizzativo sia effettivamente
funzionale. Es: tutti i lavori no vax e non vanno a lavoro, teoricamente funzionale ma nella pratica no quindi
il controllo successivo dimostra che l’assetto organizzativo é impossibile come stabilito antecedentemente).

Le scritture contabili non sono scritte tutte.:


Art. 2214 c.c : « L'imprenditore che esercita un'attivita' commerciale deve tenere il libro giornale e il libro
degli inventari.
Deve altresi' tenere le altre scritture contabili che siano richieste dalla natura e dalle dimensioni
dell'impresa e conservare ordinatamente per ciascun affare gli originali delle lettere, dei telegrammi e
delle fatture ricevute, nonche' le copie delle lettere, dei telegrammi e delle fatture spedite. Le disposizioni di
questo paragrafo non si applicano ai piccoli imprenditori ».

Questo deriva che il codice civile preferisce sostanzialmente un’indicazione generica rispetto a una
indicazione per le strutture contabili individuali. (Ovvero che vi sia un articoli per ogni struttura contabile)

Art.2216 c.c « Il libro giornale deve indicare giorno per giorno le operazioni relative all'esercizio
dell’impresa ».

Il libro degli inventari: é una struttura contabile nei quali vengono indicate periodicamente le attività e le
passività relative all’impresa in questo caso non ci sia più l’obbligo che siano in ordine alfabetico ma
cronologico (di anno in anno). Per l’imprenditore individuale deve essere indicato anche quanto
l’imprenditore ha spero per comprare la pelliccia della moglie a natale cioè anche quelli esterni all’attività
funzionale all’esercizio dell’impresa perché il libro degli inventari deve dare l’accortezza di tutto il
patrimonio dell’imprenditore sia ciò che é pertinente all’impresa e sia quello entrando all’impresa stessa.
Questo perché?

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Perché risponde dei suoi debiti di tutto il suo patrimonio presente e futuro. Per questo é necessario sapere
anche le spese non inerenti all’esercizio dell’impresa. Art. 2240 c.c

Art 2217 c.c (da vedere bene il 2 comma) « L'inventario deve redigersi all'inizio dell'esercizio dell’impresa e
successivamente ogni anno, e deve contenere l'indicazione e la valutazione delle attività e delle passività
relative all'impresa, nonché delle attività e delle passività dell'imprenditore estranee alla medesima.
L'inventario si chiude con il bilancio e con il conto dei profitti e delle perdite, il quale deve dimostrare con
evidenza e verità gli utili conseguiti o le perdite subite. Nelle valutazioni di bilancio l'imprenditore deve
attenersi ai criteri stabiliti per i bilanci delle società per azioni, in quanto applicabili. L'inventario deve essere
sottoscritto dall'imprenditore entro tre mesi dal termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi ai
fini delle imposte dirette . »

Quindi l’inventario si chiude con un bilancio di esercizio come quello di una società per azioni. Quando il
legislatore ha scritto questa norma nel 1942 (bilancio dell’esercizio) corrispondeva con un documento che
rappresentava un di perdite positive e negative. (Una valutazione dell’utile e della perdita).

Struttura del bilancio dell’esercizio non ha solo le 2 componenti del 2217 ma almeno 4 componenti:

A cosa servono le scritture contabili? Fotografare lo stato di salute dell’impresa.


06/10/2021
L’inizio e fine dell’impresa si fanno dopo avere studiato la società
Cominciare a parlare dell’esercizio dell’impresa in forma collettiva non è altro che altro che l’esercizio
dell’impresa in forma societaria (stabilito dall’art 2247 del CC -> “con il contratto di società 2 o più
persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune di un attività economica allo scopo di
dividerne gli utili”). Le Società oggi e principalmente la Società a responsabilità limitata e per azione non
necessariamente nascono da un contratto ma possono essere costituite con un atto unilaterale. Il fenomeno
societario nasce da un atto unilaterale e non necessariamente da un contratto. Le Società sono strutture
organizzate all’esercizio dell’attività produttiva, diritto privato che hanno una loro dotazione patrimoniale
e apparato operativo e organizzativo più o meno articolato, apparato che serve all’attività diretta alla
produzione e scambio di beni e servizi. Sono più persone che compaiono già nel medio evo con già
fenomeni che si affiancano a quelli dell’impresa individuale.
Che cosa caratterizza le società ?
In via di prima approssimazione si può dire che sono delle funzioni dell’ordinamenti, sono dei soggetti che
stano nell’ordinamento affianco delle persone fisiche. Cercare di capire in che misura l’ordinamento
riconosce a questi soggetti un autonomia rispetto alle persone dei soci. Tutte le società danno vita ad un
centro d’interesse autonomo distinto da quello personale dei singoli soci, per tutti i tipi di Società hanno
una loro autonomia associativa che ha dei livelli diversi. Autonomia soggettiva perfetta rispetto x
personalità giuridica in senso tecnico (Società di capitali : SRL, Società per azioni (SPA), in accomandita
per azione (SAPA)). Società con soggettività giuridica e non personalità giuridica sono Società di persone
cioè Società semplice, in nome collettivo e Società in accomandita semplice mentre la personalità
giuridica è un alterità vera e propria rispetto alle persone dei soci cioè il patrimonio della Società nelle
Società di capitali è altro alle personalità dei soci e al loro patrimonio. Questa distinzione non possiamo
utilizzarla con stessa perentorietà nelle Società di persona, non parliamo di personalità giuridica ma
parliamo di soggettività giuridica -> la Società di persone è anche essa un soggetto che ha un autonomia
soggetto rispetto ai soci ma distinzione tra patrimonio dei soci e Società non è una distinzione cd nella
disciplina delle Società di persone in cui patrimonio dei soci non è impermeabile al patrimonio della
Società e vice versa. I passi avanti vanno fatti di maniera diversa per ogni tipo di categoria di soci delle
Società di persone.
L’SRL e la società per azione non sono necessariamente pluripersonali, costituti come enti pluripersonali.
La SRL e SPA possono avere un unico socio fondatore. Le Società unipersonali sono molto diffuse
all’interno dei gruppi di società. Le Società unipersonali sono Società che possono nascere con atto
unilaterale e quindi non nascono da contratto -> questi enti, l’ordinamento vuole che possano divenire
pluripersonali o tornare unipersonali. Non c’è nessuna responsabilità dei soci per azioni sociali, di più c’è
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una autonomia soggettiva perfetta. Le Società nella stragrande maggiorità dei casi nascono dall’autonomia
dei privati, Società create dalle legge non dalla volontà delle parti cioè Società legali.
Nell’atto costitutivo della Società (atto di nascita della Società) si occupa solo dei contratti di Società e
non di atti unilaterali 2 o più perso conferiscono beni o servizi allo scopi di dividerne
-atto costitutivo : il contratto con il quale viene costituita la Società all’origine con la volontà delle parti
-statuto : doc normalmente separato in cui sono contenute regole di funzionamento della Società
Il fatto che questi 2 doc sono separati = problema materiale perché contenuto quello che conta dunque
potrebbero essere fusi in un corpo materiale unico cioè è tanto vero che normalmente nelle Società di
persone l’atto costitutivo contiene anche le regole di funzionamento e quindi assorbe anche il contenuto
dello statuto mentre nelle Società di capitali l’atto costitutivo è un doc diverso dallo statuto. Perché? Le
Società di capitali tendenzialmente Società di dimensioni maggiori mentre Società di persone sono di
minori dimensioni. Siccome il legislatore è consapevole che l’atto può essere modificato nel corso vita
dello statuto, se vi è un contrasto tra i due atti nella Società di capitali, prevale lo statuto, visto che è
destinato ad essere modificato con il tempo e riflettere l’organizzazione dell’impresa.
La volontà negoziale relativa a fenomeno societario si esplica su 3 livelli :
-conferimento di determinati beni o servizi e cioè l’apporto, composizione di una dotazione di risorse
funzionali all’esercizio dell’attività eco che riesce a svolgersi proprio grazie a quel patrimonio iniziale
fatto alla costituzione della Società. Scopo Società : dividerne gli utili dunque realizzazione profitto che
deve essere distribuito ai partecipanti della Società, scopi di lucro della Società (scopo mutualistico si
vedrà dopo). Scopo di natura patrimoniale e egoistico.
-contratti di natura plurilaterale e non riconducibili alla categoria dei contratti di scambio perché un
contratto di compravendita, appalto l’una parte si beneficia della prestazione dell’altro, con comunione di
scopo cioè che il conferimento, apporto patrimoniale fatti da singoli soci dalla Società non vanno a
soddisfare bisogno degli altri ma apport rivolti alla realizzazione di un interesse comune tra tutte le parti
che quello dell’esercizio dell’attività eco con lo scopo di lucro. Il contratto di Società appartiene quindi ai
contratti associativi, il contratto di Società è contratto a struttura aperta -> potenzialmente idoneo ad
accogliere altri soci. L’esercizio in comune dell’attività secondo l’art 2247 deve essere un esercizio
comune e quindi ne consegue che è sotto certi profili difficilmente delimitabili sotto profilo teorico alle
singole fattispecie. Le org interne delle Società possono essere molto varie e in questa lezione iniziale noi
possiamo dire che tendenzialmente nelle Società di persone struttura org interna è meno articolata,
strutturata.
-La struttura più semplice è la Società semplice -> l’unico di Società che nella mente del legislatore
destinato all’attività agricola e quindi tipo di Società che per contrasto non puo essere utilizzato per
attività commerciale ma di per se nel nostro ordinamento non ci sarebbe nessuno divieto di esercitare
attività agricole con attività com ma l’inverse n’est pas possible.

-la Società in nome collettivo = Società di persone nel primo tipo sociale destinato nella mente del
legislatore e nella realtà all’esercizio dell’attività commerciale

-Società in accomandita semplice : Società di persone, destinata all’esercizio attività com

-SRL : Società di capitali piccola Società a responsabilità limitata con tutti i soci a responsabilità limitata
destinata all’esercizio attività com

-Società per azioni : la Società di capitali destinato all’esercizio attività com media o grande, puo
diventare quotata sur mercati regolamentati

-Società in accomandita per azioni : un tipo sociale che esiste nel nostro ordinamento tendenzialmente
poco diffuso.

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Il legislatore da un numero chiuso di tipi sociali a traverso il quale i soci possono accedere al mercato e
quindi non sono possibili nel nostro ordinamento l’esistenza di Società atipiche, le Società alle quali si può
fare riferimento sono i tipi di queste Società.

Le Società di persone sono Società i cui soci sono solidalmente responsabili per le obbligazioni della
Società. Le Società di capitali i soci hanno responsabilità limitata.
Le Società di persone di solito si caratterizzano a traverso 2 brocardi latini e cioè affectio societatis ->
nelle Società di pers entità di piccole dimensioni viene un affezione dei soci all’unità della Società che è
considerata qualcosa di molto vicino alla vita delle pers dei soci e intuitus personae -> fenomeno diverso
cioè della reciproca necessità di scelta di convivenza, accorda tra i soci reciproca tra loro perché essendo è
indispendabile che i soci vadano d’accordo e si sceglie quasi come matnio, completa spersonalizzazione
pers dei soci e indifferenza dei soci gli uni nei confronti degli altri.
Nelle Società di capitali c’è un disinteresse dei soci rispetto a chi hanno di fianco sopratutto nelle Società
quotate sul mercato.
Le Società cooperative che sono fuori perché non sono Società lucrative ma scopo di mutuo che si
contrappone concettualmente allo scopo lucrativo, le Società atipiche non sono consentite nel nostro
ordinamento. I terzi devono sapere che struttura organizzativa con la quale hanno a che fare. Il tipo sociale
è un modo per comunicare all’esterno la propria struttura organizzativa. Art 2086 comma 2
07/10/2021
Diritto delle società
Il diritto delle società é un complesso di norme che regolano la vita e le modalità relative a questa struttura
organizzativa (veicolo di questa struttura organizzativa) che ha come destinazione un finalità produttiva. Il
diritto delle società costituisce ed é costruito dall’insieme delle regole che regolano l’ente che abbiamo
creato. (Cioè. Rapporti dei soci, diritti dei soci quindi dei soggetti che detengono la proprietà della società).
Dei rapporti interni ed esterni, Sia dal piano interno (organi sociali e rapporti tra i soci) e dal piano esterno
Insieme delle regola che regolano la rappresentanza .. nei confronti dell’estero e la responsabilità per le
obbligazioni sociali dell’ente stesso e quindi esso costituisce un insieme di regolerei rapporti interni, la
società ed un insieme di regole che regolano i rapporti interni.
l'ordinamento determina un numero chiuso delle società (tipicità
Organismi organizzati in maniera snella, funzionali all’esercizio dell’attività con dimensioni non troppo
grandi e generalmente partecipati da un numero limitati di soci. (Di cui rapporti interpersonali sono
importantissimi)
Altra categoria é quella delle società di capitali :enti più complessi, destinati allo svolgimento di attività di
dimensioni variabili e con pagina sociale più o meno ampia fino ad arrivare alle società delle azioni quotate
nel mercato (pagina sociale più ampia, con più soci).

Vi sono delle società ed in particolare la società per azioni o di responsabilità limitata, possono essere
costituire per atto unilaterale con un unico socio fondatore.

La società quando é partecipata da un unico socio (che può essere una persona fisica, un altro ente o un’altra
società che succede molto spesso quando si ha difronte gruppi di società) nella parte economica questa
società risponde ad un interesse individuale di quest’ultimo socio però questo lo risponde all’attività
produttiva svolta dalla stessa difficilmente é distinguibile dall’impresa esercitata individualmente da quel
socio. Dal punto di vista giuridico la differenza é enorme perché non hanno la stessa imputabilità:

1. Imputabili dell’attività all’unico socio (imprenditore persona fisica)


2. Imputabili alla società con possibilità di godere della responsabilità limitata

Oltre all’importanza dell’esercizio di quell’attività fatta da una sola persona deriva anche dalla circostanza
che la società permette anche a quell’unica persona fisica (salvo eccezioni) di godere del beneficio della
responsabilità limitata ed é per questo che le società uni personali danno il vantaggio di poter intraprendere
iniziative produttive circoscrivendo il rischio d’impresa ad un patrimonio limitato. (Non a tutto il patrimonio

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di quella persona in virtù della separazione del patrimonio personale da quello della società é quindi uno
stimolo per intraprendere questa impresa).

Società con comunione di scopo : contratti che mirano a realizzare un interesse comune tra le parti che si
contrappongono ai contratti di scambi ovvero quelli in cui la finalità é quella di comporre tra le parti una
contrapposizione di interessi, soddisfacendoli entrambi con lo scambio (prestazioni reciproche). I
conferimenti sono utilità economiche che vengono conferite in società per l’esercizio ci un’attività comune.

Domanda: Cosa hanno in comune i soci delle società?


Risposta: L’interesse negoziale di tutti i soci di una società converge verso un unico scopo ovvero lo scopo
di lucro.

Neutrale rispetto al perseguimento di quello scopo, il mutamento dei soci più il mutamento del numero dei
soci. I contratti della società sono contratti a struttura aperta a differenza di quelli di scambio.
Ma anche di organizzazioni alle quali la società da vita e quindi il regolamento dei rapporti non implica solo
una funzione attributiva di assonare la prestazione degli obblighi ai contraenti (di cui si occupa il contratto
consecutivo) ma un contratto che disciplina le regole della società cosi come é stata creata.
Non é una disciplina delle società é la disciplina di una struttura organizzata e dei modi di esercizio di
un’attività. La struttura ed i modi nel diritto delle società sono rilevanti in quanto tali. Anche quando siamo
difronte ad una società che si costituisce con un atto unilaterale
Profilo organizzativo perché anche quella società crea un’organizzazione, pone le basi e regola
l’organizzazione dell’attività. Se la società nasce da un contratto o atto unilaterale, le società con origini
diverse in realtà si parificano se guardate dall’esterno, sotto il profilo della struttura organizzativa.

La società é qualcosa che crea attività produttiva. Quando noi paragoniamo l’art. 2247 c.c e l’art 2082 c.c
notiamo un’altra differenza ovvero che la società nella sua definizione non trova il requisito della
professionalità. L’impresa collettiva coincide nel 98% delle volte con il diritto delle società pero vi sono
delle fattispecie di scuola (università) da cui ci si smarca da questa differenza perché la nozione di società é
una nozione che non prevede il requisito della professionalità, conseguenza é che vi siano delle società che
non sono imprese (teoricamente). Es può esserci un fenomeno societario che non é impresa dette società
occasionali.
Le società occasionali sono società senza impresa: sono quelle società che esercitano un’attività non
professionale. (Da ricordare che la professionalità non é nel contratto della società).

Da ricordare: Non hanno la caratteristica della professionalità di cui art.2282. ma una caratteristica di
continuità di non occasionalità.
Es di società che può essere sottratto dalla società dell’impresa: é quello delle società con natura
professionale perché queste sono società che non esercitano un’attività di impresa (attività tra professionisti
che si sottraggono alla professionalità dell’impresa).

Rapporto tra la società e comunione di beni che non é un fenomeno societario ma una situazione di mero
godimento (es bene affittato). Differenza tra persone comproprietarie di uno stesso bene o di un’intera
società?
L’attività della società é un’attività che deve creare nuova ricchezza e creare nuova utilità economica ed é per
questo le società si distinguono dalle attività di mero godimento di beni (come la comunione). Se é vero che
la società deve creare nuova ricchezza e creare nuova utilità economica e non si differenzia per questo dalla
comunione ne deriva ulteriormente che non sono ammissibili le società di mero godimento nel nostro
ordinamento (non sono ammissibili sono il punto di vista civilistico e quindi ne deriva che nessuna società
può essere costituita esclusivamente per il mero godimento di determinati beni)
Domanda: perché non sono compatibili ?
Risposta: Perché il mero godimento non é compatibile con la società perché vi é uno sfruttamento non del
godimento ma dal punto di vista produttivo. IMPOSSIBILITÀ GIURIDICA DI COSTITUIRE UNA
SOCIETÀ DI MERO GODIMENTO.

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Condizione che é incompatibile con il fenomeno societario se é voluto e si crea in un momento genetico di
costituzione dell’ente. Non é pensabile che sia una società, un ente che si pone come obiettivo da perseguire
un mero godimento degli immobili.

Una volta che una società produttiva o che é stata costituita per creare nuove utilità economiche ed é stata
creata, bisogna capire se …
Domanda:Qual’é il motivo per cui un bene viene trattato in modo diverso dall’ordinamento a seconda che
questo bene sia una comproprietà.
Risposta: la comproprietà viene fotografata dall’ordinamento come una situazione giuridica statica e rileva
solo la disciplina sulla comunione, sul potere sulla cosa mentre la società non figura una situazione giuridica
statica ma dinamica il cui conferimento dei beni in comune non é fine a se stesso per il suo godimento ma
strumentare per l’esercizio dell’attività perciò la disciplina appartiene al diritto dell’impresa e della società.

Ulteriore differenza: Quando siamo davanti ad un fenomeno di natura societaria abbiamo una più o meno
accentuata del patrimonio delle persone fisiche rispetto a quello della società. Siamo quindi difronte ad un
fenomeno in cui i beni in comproprietà sono beni con nessun velo societario da rompere (i comproprietari
possono essere aggrediti per la loro quota da parte dei terzi)

In breve: il fenomeno societario, le società, sono un contratto e se é vero e però sono un contratto con uno
scopo comune ed é vero che marca la differenza tra i contratti di scambio é altrettanto vero che il contratto di
società ha la sua rilevanza per i profili organizzativi che pone in essere. Se guardiamo principalmente il
profilo organizzativi allora, ulteriormente, da questo deriva che possiamo togliere o sminuire l’importanza
dell’atto che fa nascere la società perché sia che nasce con contratto (volontà di più persone ) atto unilaterale
diminuisce il suo impatto della vita reale se poniamo l’attenzione che pur nascendo diversamente si sta
creando un’organizzazione che può passare da una situazione di pluripersonalità a unipersonalità e viceversa
con assoluta facilità con la conseguenza che dopo la nascita dell’organizzazione é indifferente se vi é un solo
socio o 1000 soci. É importante solo l’organizzazione interna. Questo vale per le società di persone(società
semplice a nome collettivo (che devono obbligatoriamente essere costituire da una pluralità di soci ma
possono sopravvivere per un periodo di tempo (max 6 mesi) con un solo socio mentre in generale le s.p.a e
s.r l devono restare una pluralità.

Mentre per quanto riguarda la Società accomandita semplice (un tipo di società di persone) é diverso perché
é obbligatorio avere una pluralità di soci perché ha la necessità di due categorie specifiche di soci ovvero: gli
accomandanti (soci finanziatori senza poteri di gestori quindi limitatamente responsabili e gli accomandatari
(che si occupano della gestione hanno una responsabilità illimitata).

Fenomeno societario é si un fenomeno organizzativo e per il quale stiamo enfatizzando gli aspetti
organizzativi ma é anche un fenomeno che ha rapporti economici iniziali.
Es: per accendere la luce della società é necessario fare un contratto con l’Enel che deve essere onorato.

Conferimenti
Il rapporto economico iniziale/ risorse iniziali vengono definiti conferimenti.

Contratto 2 stipulato in modo tale /( conferiscono) . Il legislatore immagina un rapporto iniziale dei soci
perché le risorse possano creare l’attività economica.
In linea generale il legislatore immagina che il sia fatto in denaro ma normalmente il conferimento può avere
ad oggetto anche la proprietà di un bene, il godimento di un bene, la proprietà di un bene mobile, immobile o
immateriale ecc.
Nel caso della società di persone e di responsabilità limitata ammettono l’apporto iniziale di una qualsiasi
attività che apporti utilità economica.
Mentre la società per azioni é una società che non sopporta (per un divieto comunitario non logico) il
conferimento di prestazioni .. di servizi.
Il conferimento può essere costituito da una qualsiasi utilità economica e quindi il contratto iniziale che
contiene l’assoluzione dei soci, l’obbligo di effettuare i conferimenti che possono essere:
1. Effettuati Immediatamente
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2. Effettuati in un secondo momento

Corrisponde al conferimento la percentuale di un socio.


Es. Se più persone costituiscono una società con conferimento di 100 ed ognuno ha 25 vuol dire che ogni
socio é proprietario di quel 25%.

Elemento essenziale dell’atto costitutivo della società, non esiste dal punto di vista giuridico una società se
non vi sono delle dotazioni iniziali di risorse. Inoltre vi é la regola che ciascun socio fondamentale deve
conferire qualcosa.
Le società di persone non hanno invece la necessità di un capitale sociale minimo.

Domanda: Perché?
Risposta: Perché i creditori delle e società di persone beneficiano indirettamente del patrimonio dei singoli
soci.

Beni con vincolo di destinazione che é quello dell’esercizio dell’attività della società. Vincolo che si traduce
in 4 regole principali:

1)Il socio che ha conferito beni in società non può chiederne la d’istituzione
2) i soci (salvo eccezioni) non possono individualmente servirsi del beni che hanno conferito per fini estranei
da quelli dell’esercizio della società. (Non usare conferimenti per finalità diverse dall’esercizio dell’attività)
3) i beni sono destinati ai creditori sociali sempre anche nelle società di persone prima dei creditori dei
singoli soci.
4) normalmente il socio non é libero di recedere dalla società (di dire io cado via) perché questo
comporterebbe un diritto ad una somma di denaro che in qualche modo impoverirebbe la società.

06/10/2021
Art. 2247: contratto di solidarietà di due o più persone, conferiscono beni e servizi per l’esercizio in comune
di un’attività economica con lo scopo di dividerne gli utili.
Al requisito generale della pluralità di soggetti, società per azioni, le società a responsabilità limitata possono
costituire il vincolo sociale anche tramite atto unilaterale.
Le società sono delle funzioni dell’ordinamento, dei soggetti che convivono accanto alle persone fisiche.
Le società con soggettività giuridica solo le società di persone.
Le società di capitali sono del tutto autonomi (es. SRL e SPA) non devono essere necessariamente fondate
da più persone ma possono avere anche un solo fondatore.
Le società pluripersonali possono diventare unipersonali viceversa, quelle unipersonali possono diventare
pluripersonali. Le società sia che nascono da contratto sia che nascano da contratto unilaterale, nella maggior
parte dei casi, nascono da un autonomia privata.
Le società legali sono create direttamente dalla legge.
Il fenomeno societario nasce da due documenti:
1.L’atto costitutivo, che è il contratto con cui viene costituita la società. (Nelle società di capitali non
contiene le regole di funzionamento, mentre nella società di persone nello stesso atto costitutivo, possono
essere previsti le regole di funzionamento questo perché le società di capitali sono di dimensioni maggiori
quindi è più probabile che vengono modificate le regole di funzionamento.)
2.Lo statuto, in cui sono contenute le regole di funzionamento.
Se vi è un contrasto tre atto costitutivo e statuto prevale il contenuto dello statuto, perché è quello soggetto
alle modifiche.
Lo scopo delle società è quello di realizzare un profitto da dividere tra i poteri della società, quindi l'attività
della società è strumentale, cioè a scopo di lucro.
I contratti delle società sono di natura o unilaterali o plurilaterali e sono contratti con comunione di scopo,
cioè i beni sono finalizzati alla realizzazione di un interesse comune; l'interesse comune è quello economico,
i contratti associativi sono tendenzialmente a struttura aperta quindi cercano di “invitare” altri soci.

L’organizzazione interna delle società varia a seconda della società stessa:


1. società semplice
2. società in nome collettivo (società di persone)
3. società in accomandita semplice (società di persone)
4. società a responsabilità limitata (società di capitale)
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5. società per azioni S.P.A (società di capitale)


6. società in accomandita semplice per azioni

Nel nostro ordinamento non è possibile la presenza di società atipiche; poiché non si sa qual è la loro
struttura organizzativa.
Società cooperative hanno lo scopo di contrastare lo scopo di lucro.
13/10/2021
Società di persone
Introduzione:
Bisogna partire dalla Società semplice: la disciplina della società semplice é una disciplina che é pensata dal
legislatore per l’esercizio di una attività non commerciale (dalla sync in su queste sono state pensate dal
legislatore per un’attività commerciale).
É pensata per la società semplice ed é pensata per l’esercizio dell’attività agricola manon é impossibile che
l’attività agricola sia esercitata con altri tipi sociali poiché non vi é un divieto di esercitazione di tipi diversi
dalla società semplice. In breve: e possibile esercitare l’attività agricola con altri tipi sociali come la società
semplice é possibile mentre il contrario no. La società semplice non puo
In breve Società semplice: attività agricola anche se non c’é un divieto nel fatto che l’attività agricola venga
esercitata con altri tipi sociali mentre l’attività commerciale non può essere esercitata con la società
semplice.
Attività esclusivamente agricola
Domanda: una società per azioni che ha per oggetto esclusivamente agricolo é soggetto al fallimento?
Risposta No anche una società per azione che esercita attività agricola perché la natura dell’attività prestata
impone la disciplina sotto il profilo dell’impresa dall’esenzione del fallimento.

Nucleo/tipo sociale più semplice che noi conosciamo nel senso che la società semplice ci viene declinata dal
legislatore come il tipo sociale di base. Base del tutto il diritto societario e dei tipi di società di persone. É il
nucleo essenziale di tutti i tipi societari ed anche dei tipi delle società di persone. Sotto il profilo della tecnica
amministrativa le 3 attività delle società di persone di cui ci occuperemo vengono disciplinate dal legislatore
nel seguente modo:
Il legislatore detta una disciplina tendenzialmente completa per quanto sintetica nella società semplice. La
tecnica legislativa che utilizza per i tipi sociali successivi:la società a nome collettivo e in accomandita
semplice ha un ordine specifico. A nome collettivo é disciplinata della sua disciplina e per colmare quelli
della società semplice mentre quella in accomandita semplice usa lo stesso meccanismo attingendo alle
norme sull’accomandita semplice, da quelle a nome collettivo e quelle della società semplice.
Le due società attingono a loro volta alla disciplina del tipo sociale precedente.

Norme società semplice:


Art 2251 c.c (Contratto sociale):
« Nella società semplice il contratto non è soggetto a forme speciali, salve quelle richieste dalla natura dei
beni conferiti »

Spiegazione:
Società semplice é sostituibile solo per contratto (non per atto unilaterale come tutte le società di persone e la
forma del contratto di società semplice non é dettata dalla legge). Nella società semplice il contratto di
società non é dettato da forme speciali.
Peculiarità: il contratto d società semplice ha una necessità di forma solo nel momento in cui vi siano
conferiti in quella società come apporto iniziale della società i beni immobili.
Allora quell’atto costitutivo de-i società semplice avrà la necessita della forma scritta che non deriva da una
norma societaria ma deriva dal tipo del bene che state conferendo poiché quel conferimento fatto senza atto
scritto sarebbe un conferimento nullo.
I contratti di società o di associazione con i quali si concepisce il capitale della società può anche essere di
beni immobili
Devono farsi per iscritto i contratti che prevedono l’acquisizione ,il conferimento ecc della proprietà di un
bene immobile. Questo articolo (2251 c.c ) non dice nulla del contenuto dell’atto costitutivo di una società
semplice ma solo che questo atto non ha particolari requisiti di forma.

Durante lo studio societario e soprattutto di quello delle società di capitali riscontreremo un principio, il
principio di maggioranza (art 2 c.c): le decisioni presi in maggioranza vincolano anche gli assenti ed i
dissenzienti (anche chi non ha partecipato o chi ha votato contro) perché questo principio?
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Perché é un principio di efficenza del funzionamento degli organi. (Volontà dell’organo nel suo complesso
per questioni di efficenza).
La società semplice invece, con la norma 2252 c.c: « Il contratto sociale può essere modificato soltanto con il
consenso di tutti i soci, se non è convenuto diversamente ».

Il legislatore ritiene che questo tipo sociale con un numero tendenzialmente limitato e che questo tipo sociale
debba basarsi su un principio di unanimità (tutti d’accordo per modificare l’atto costitutivo) principio
inefficiente perché basta una persona per bloccare le modifiche del contratto sociale. Con questo criterio il
legislatore destina, crea tendenzialmente un tipo sociale destinato ad un numero ristretto dei soci che devono
andare d’accordo tra poco salvo che non sia convenuto diversamente (scritto nel comma 2). Quest’ultimo
comma vuol dire che nell’atto/contratto vi sia scritto che non vi sia il principio di unanimità.
Il fatto che siamo difronte ad una società (con pochi soci) non vuole pero dire che nella società semplice
quelle utilità economiche che abbiamo già visto nelle lezioni precedenti, che fanno iniziare l’attività debbano
essere destinate eccezionalmente all’utilizzo dei soci (art.2256 c.c)
Perché le cose appartenenti al patrimonio sociale devono essere destinati all’utilizzo dell’attività sociale. Es:
camion azienda agricola che va al mercato più vicino con quel camioncino posso portarci mie figli a scuola
se ho l’autorizzazione di tutti i soci perché il patrimonio resta destinato all’esercizio dell’attività economica.

Nelle società semplice può essere conferito tutto ciò che ha un’utilità economica per la società (differenza
con la società per azione) di cui art 2253 s.s c.c :

Art 2253 c.c: : « Il socio è obbligato a eseguire i conferimenti determinati nel contratto sociale. Se i
conferimenti non sono determinati, si presume che i soci siano obbligati a conferire, in parti uguali tra loro,
quanto è necessario per il conseguimento dell'oggetto sociale".

1)Non é specificata la natura del conferimento anche se pensando al conferimento ci si aspetta che
quest’ultimo sia in denaro ma visto che non é specificato dal legislatore ci si aspetta che sia un apporto di
denaro. Nella società semplice il legislatore permette di far conferire ai soci tutto ciò che serve all’esercizio
dell’attività economia.
2)Se i conferimenti non sono esternanti si presume che i soci siano obbligato a conferire in parti uguali tra
loro quanto necessario per il conferimento dell’oggetto sociale.
Se i conferimenti non sono divisi tra le parti (se il contratto sociale non prevede una separazione diversa dei
conferimenti) i soci devono conferire in parti uguali quindi il contratto sociale può prevedere che i soci
conferiscano in quella società utilità di natura diversa , quantità di denaro e di beni di natura di versa.
In breve: libertà delle parti contraenti di stabilire tra loro una diversa proporzione dei conferimenti da portare
in quella società
3) normalmente all’ammontare del valore del conferimento corrisponde un’ammontare della quota di
partecipazione
4) topo la riforma organica del diritto societario del 2003 il legislatore detta una regola di default secondo la
quale ci dice che normalmente le quote di partecipazione nella società sono proporzionali al valore dei
conferimenti effettuati ma questo per il legislatore non «é essenziale ovvero lui é favorevole anche all’ipotesi
in cui ..

Domanda: Perché se ho conferito 90000 euro in una società e cristiano Ronaldo ha conferito solo 10000 poi
siamo soci al 50% ciascuno di quella società?
Risposta: Perché se quella società é destinata alla distribuzione dei prodotti sportivi vista la presenza di
Ronaldo da a quella società (anche se non una società semplice) una visibilità tale per cui il legislatore dice
che é logico che a quel tipo di socio diventi tale pur avendo un rapporto iniziale diverso dall’altro socio che
ha messo più soldi.
5) l’ammontare delle somme conferite sia trasparente e sia effettivo.
Art 2254 c.c (conferimenti nella società semplice):
« Per le cose conferite in proprietà la garanzia dovuta dal socio e il passaggio dei rischi sono regolati dalle
norme sulla vendita .
Il rischio delle cose conferite in godimento resta a carico del socio che le ha conferite . La garanzia per il
godimento è regolata dalle norme sulla »

25

Art . 2255 c.c Nel conferimento dei crediti:


« Il socio che ha conferito un credito risponde della insolvenza del debitore, nei limiti indicati
dall'articolo 1267 per il caso di assunzione convenzionale della garanzia »

Spiegazione art. in breve: Al conferimento dei crediti si applicano le norme ordinarie del codice civile.
Abbiamo detto che non c’é proporzionalità tra conferimento apporto e quota di partecipazione: la quota di
partecipazione (la percentuale del capitale sociale della società che fa capo ciascun socio) é il criterio a cui
vengono attribuiti gli utili ai soci. Anche da questo profilo con l’art .2262 c.c

Spiegazione: Anche con riferimento agli utili ‘guadagno della società a fine anno) l’utile é della società ma ci
può essere un patto contrario.
L’utile é nel diritto societario la differenza tra i ricavi ed i costi di quella società ( che va diviso ai soci a
seconda delle quote della partecipazione) esistono due utili:
1. Oggettivo differenza tra i ricavi ed i costi che ha incamerato la società ma alla fine dell’anno quei soldi
sono nelle tasche della società ed i soci non necessariamente ne beneficiano. Utile che ente ha prodotto
alla fine.
2. Soggettivo: utile che in soggetto socio cioè é quando dal guardano della società nell’esercizio
dell’attività dell’impresa questo transita dal patrimonio della società alla patrimonio del singolo socio

Diventa utile soggettivo e viene attribuito al socio a seconda delle quote di partecipazione in società.

Il passaggio tra l’utile oggettivo e soggettivo non é un passaggio banale perché é possibile che quell’utile non
transiti mai nel patrimonio dei singoli soci. Non necessariamente deve arricchire il singolo socio (che si
arricchisce indirettamente se l’impresa prende valore) ma non si arricchisce per essere socio della società.
L’utile non si trasforma da profitto oggettivo a profitto soggettivo. Nelle società di persone a differenza di
quanto accade nelle società di capitali c’é invece una presunzione che l’utile venga distribuito
automaticamente (passaggio dall’utile oggettivo a soggettivo solo per effetto dell’approvazione del resoconto
finale dell’esercizio art 2262 « salvo patto contrario dopo l’attuazione del bilancio» .
Nelle società di persone il legislatore crea una regola generale in cui l’utile
Non viene reinvestito nell’attività sociali.

Nelle società di capitali troveremo affermato il principio opposto perché é necessaria un’ulteriore delibera di
distribuzione dell’utile. (Per il trasferimento dell’utile della società dal patrimonio della società a quella del
socio sono necessarie due fasi: Approvazione del bilancio ed approvazione dell’utile (Con oggetto la
distribuzione dell’utile).

In breve: nelle società di persone vige un principi opposto di quello delle società di capitali perché in quello
di persone il legislatore presuppone che i soci lavorino per mantenere se stessi, la propria famiglia e
distribuisce denaro per sostentamento mentre nel caso delle società di capitali é una dispersione di soldi
destinati all’attività produttiva.

Altra regola del diritto societario : divieto di patto Leonino (art.2265 c.c) norma dettata nella disciplina della
società semplice ma che detta un principio base per tutto il diritto societario tanto che molti contratti di borsa
o più complicati del diritto societario devono rispettare questo divieto.

« È nullo il patto con il quale uno o più soci sono esclusi da ogni partecipazione agli utili o alle perdite »

Spiegazione: Divieto che un socio faccia parte del leone, che si mangia gli altri. Patto nullo con il quale uno
o più soci sono esclusi ad ogni partecipazione agli utili o alle perdite. In breve: non sono valide le clausole
nelle società semplice indipendentemente dalla non proporzione dei conferimenti, partecipazione sociale e
diritto agli utili si prendono in considerazione tutte situazioni in cui un socio può fare il leone.
Questa norma necessita di applicazione pratica e di verifica pratica da parte dei tribunali che devono
applicare.
Es: Ronaldo cede solo il 0,01% degli utili della società ad una persona e decide di tenersi il restante. Se
comunque con la presenza di Ronaldo arriva a guadagnare 10 volte di più di quanto investito all’inizio (quota
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iniziare di soli 0,01%) questo dimostra che anche se « il leone in questo caso Ronaldo » ha lasciato solo lo
0,01% lui ha comunque permesso di guadagnare molto di più senza infrangere l’art 2265 c.c concernente il
patto Leonino poiché non ha escluso l’altro socio. Tutto questo dimostra che questa norma si può
interpretare.
20/10/2021
Abbiamo visto che il filtro che c’é tra i patrimonio della società ed il patrimonio dei soci ovvero con l’art
2268 c.c dice che il socio che ha richiesto i debiti sociali può domandare anche se la società che é in
liquidazione….
Ed abbiamo anche visto una differenza in ciò che accade in una società semplice (il credito equo aggredire
direttamente il singolo socio ed onere del singolo socio indicare su quali beni della società il creditore della
società può approvvigionarsi. ed in quella a nome collettivo é parzialmente diverso. La semiimpermeabilità
o non del patrimonio della società di persona non va vista solo dal punto di vista del che cosa succede
rispetto all’aggressione del creditore della società sulla società del patrimonio dei singoli soci;
l’impermeabilità o meno della società deve essere testata guardando cosa succede al patrimonio delle quote
di partecipazione il debito é del singolo socio e non della società?!

Art 2270 c.c: Il creditore particolare del socio, finché dura la società, può far valere i suoi diritti sugli utili
spettanti al debitore e compiere atti conservativi sulla quota spettante a quest'ultimo nella liquidazione .
Se gli altri beni del debitore sono insufficienti a soddisfare i suoi crediti, il creditore particolare del socio può
inoltre chiedere in ogni tempo la liquidazione della quota del suo debitore. La quota deve essere liquidata
entro tre mesi dalla domanda, salvo che sia deliberato lo scioglimento della società

Spiegazione: Il creditore può da un lato finché dura la società far valere i suoi diritti sugli utili ovvero
pignorare gli utili che spettano al socio con approvazione di ciascun rendiconto e può anche tenere di fatto il
sequestro conservativo sulla quota spettante a quest’ultimo della liquidazione (somma di denaro che spetta al
socio in seguito alla liquidazione del socio rispetto alla società. Difronte allo scioglimento del rapporto
sociale del singolo socio la società e obbligata a dare dei soldi e bisogna dunque vedere se quest’ultima ne ha
la possibilità.
Il codice dice che se il creditore particolare del socio non é soddisfatto dagli utili che gli spetta e se non basta
ricevere la parte di quota quando posta in essere la liquidazione. É possibile dunque nel caso di una società

Art.2271 c.c: Esclusione della compensazione : « Non e' ammessa compensazione fra il debito che un terzo
ha verso la società' e il credito che egli ha verso un socio ».

Art 2284 s.s Scioglimento del rapporto sociale limitatamente ..


In questo caso bisogna tener presente i casi di scioglimento (3)
1. Recesso: volontà del socio di andare via
2. Esclusione: la società o meglio i soci che considerano la convivenze non più tollerabile
3. Morte

La seconda regola generale é che per qualsiasi motivo esca dalla compagine sociale di una società che
continua ad esistere indipendentemente dalla sua dipartita, quel socio ha diritto ad una somma di denaro. Ha
diritto ad una somma di denaro proporzionata al valore del patrimonio della società al momento dello
scioglimento del rapporto sociale questo può creare dei problemi alla stessa sopravvivenza delle società
quando non ha abbastanza denaro per liquidare il socio.

1. Il primo tipo di scioglimento del rapporto é: il recesso: più frequente, il socio decide di non voler più far
parte della società ed ai sensi dell'art 2285 c.c bisogna distinguere se quella società é contratta a tempo
determinato o indeterminato.

Domanda:Perché?
Risposta: Perché se la società é contratta a tempo indeterminato il legislatore riconosce particolare tutela
anche nel senso che il concetto, il tempo indeterminato coincide giuridicamente anche con quel tempo che é
superiore alla vita media di quella persona (che danno le statistiche INSTAT).

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L’art 2285 c.c: « Ogni socio può recedere dalla società quando questa è contratta a tempo indeterminato o
per tutta la vita di uno dei soci.
Può inoltre recedere nei casi previsti nel contratto sociale ovvero quando sussiste una giusta causa.
Nei casi previsti nel primo comma il recesso deve essere comunicato agli altri soci con un preavviso di
almeno tre mesi »

Spiegazione: se la società é contratta a tempo indeterminato o contratta per un periodo più lungo della vita di
uno dei soci con la differenza che se la società é contratta a tempo determinato (quindi fino al 2030,2025) si
può recedere solo per giusta causa o per altri motivi indicati nel contratto della società. per giusta causa si
intende che si sono verificati dei fatti per cui non é più compatibile la permanenza di quel socio in quella
compagine sociale.

2. Esclusione che si divide in (2) :


- Esclusione facoltativa: art. 2286 e 2287 esclusione che si concretizza nel momento in cui quel socio ha
tenuto dei comportamenti o si sono verificate delle situazioni che gli altri soci ritengono incompatibili con
la società.

Art. 2286 c.c: "L'esclusione di un socio può' avere luogo per gravi inadempienze delle obbligazioni che
derivano dalla legge o dal contratto sociale, nonché' per l'interdizione, l'inabilitazione del socio o per la sua
condanna ad una pena che importa l'interdizione, anche temporanea, dai pubblici uffici.
Il socio che ha conferito nella società' la propria opera o il godimento di una cosa può' altresì'
essere escluso per la sopravvenuta inidoneità' a svolgere l'opera conferita o per il perimento della cosa
dovuto a causa non imputabile agli amministratori.
Parimenti può' essere escluso il socio che si e' obbligato con il conferimento a trasferire la proprietà' di una
cosa, se questa e' perita prima che la proprietà' sia acquistata alla società’."

Spiegazione: si ha un procedimento in cui si dice al socio che verrà escluso spiegando le ragioni per cui non
può far più parte della società.
Eccezione: esclusione reciproca. SOCIETÀ SENZA SOCI. Soluzione: trattare una soluzione come una
situazione di una liquidazione della società quindi si chiede al tribunale un liquidatore.

L’art 2287 c.c: « L’esclusione [2286] è deliberata dalla maggioranza dei soci, non computandosi nel numero
di questi il socio da escludere, ed ha effetto decorsi trenta giorni dalla data della comunicazione al socio
escluso [2266].
Entro questo termine il socio escluso può fare opposizione davanti al tribunale, il quale può sospendere
l’esecuzione. Se la società si compone di due soci, l'esclusione di uno di essi è pronunciata dal tribunale, su
domanda dell’altro. »

Spiegazione art. 2287 perché in quei 30 giorni? Perché in quel termine il socio può rivolgersi ad un tribunale
che può interrompere l'esecuzione dell’esclusione.’

Importante: In tutti i casi di scioglimento dei rapporti della quota sociale il socio o i suoi eredi hanno solo
diritto ad una somma di denaro che rappresenti il valore di una loro quota.
Quando il codice ci dice che il socio ha diritto solo ad una somma di denaro ci dice che mai e poi mai
possono essere istruiti conferimenti. Se io ho conferimento alla società un qualsiasi bene e vado via non é
giustificato il fatto di restituire i beni, i conferimenti.

In breve: hanno solo diritto ad una somma di denaro che rappresenti il valore di una loro quota.

- Esclusione di diritto: art. 2288 c.c é escluso di diritto il socio dichiarato fallito.
Quando il socio chiede la quota del suo debitore che deve essere liquidata in 3 mesi che comporta
l’esclusione del socio dalla società.

Art. 2288 c.c È escluso di diritto il socio nei confronti del quale sia stata aperta o estesa la procedura di
liquidazione giudiziale secondo il Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza. Parimenti è escluso di diritto
il socio nei cui confronti un suo creditore particolare abbia ottenuto la liquidazione della quota a norma
dell'articolo 2270.
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Art. 2289 c.c « Nei casi in cui il rapporto sociale si scioglie limitatamente a un socio [2307], questi o i suoi
eredi hanno diritto soltanto ad una somma di danaro che rappresenti il valore della quota [2270, 2284, 2285].
La liquidazione della quota è fatta in base alla situazione patrimoniale della società nel giorno in cui si
verifica lo scioglimento.
Se vi sono operazioni in corso, il socio o i suoi eredi partecipano agli utili e alle perdite inerenti alle
operazioni medesime.
Salvo quanto è disposto nell'articolo 2270, il pagamento della quota spettante al socio deve essere fatto entro
sei mesi dal giorno in cui si verifica lo scioglimento del rapporto. »

Art. 2284 c.c « Salvo contraria disposizione del contratto sociale, in caso di morte di uno dei soci, gli altri
devono liquidare la quota agli eredi, a meno che preferiscano sciogliere la società ovvero continuarla con gli
eredi stessi e questi vi acconsentano »

Spiegazione:
1. Prima ipotesi: Gli altri soci devono liquidare agli eredi
2. Seconda ipotesi :A meno che gli altri soci non vogliano sciogliere la società di persone quando muore il
socio di cui socio aveva un ruolo particolarmente rilevante (es; l’unico a saper vendere il prodotto ecc..)
3. Terza ipotesi che ci fa l’articolo: continuare con gli eredi se questi lo acconsentono. Qui c’e un problema
di divieto di patti successori. Qui si parla solo del fatto che si ottenga il consenso di continuare insieme
ma si devono prendere in considerazione le clausole di consolidamento e causale di continuazione.
Contengono quindi delle clausole di vario contenuto che prevedono o il consolidamento delle quote di
partecipazione del socio defunto i capo degli altri soci con l’obbligo di liquidazione totale o parziale che
tendenzialmente non creano particolari problemi, oppure le clausole di continuazione, quelle che creano
particolari problemi, clausole attraverso le quali l’atto costitutivo della società dice che la società tra me
ed un’altra persona in caso di morte di uno dei due soci proseguirà con i miei eredi.

Il tema qui é quando queste clausole non prevedono necessità del consenso dei miei eredi perché gli eredi
potrebbero non avere nessuna voglia di rimanere soci del socio superstite o non avere intenzione di entrare a
fare parte di una compagine sociale con un socio con responsabilità limitata perché se queste clausole di
continuazione potessero obbligare gli eredi del socio defunto a rimanere in quella compagina sociale, di fatto
riuscirebbero a coartare la loro volontà mettendo a rischio anche il loro patrimonio perché la soluzione poi
sarebbe quella di accettare l’eredità con beneficio d’inventario arrivando ad un piano completamente diverso.
Molte di queste clausole sono nulle perché impattando con un divieto del diritto successorio ovvero il diritto
dei patti successori.

Liquidazione della società :


La liquidazione della società é un fenomeno disciplinato e proprio della società semplice ma che con piccole
varianti riguarda tutti i tipi sociali.

Società in nome collettivo: primo tipo sociale in ordine gerarchico nel quale nel codice viene esercitata
l’attività commerciale, imprenditoriale. Questa é una società più pericolosa sul mercato, che si muove di più.
La società semplice già citata l’attività società agricola, esercita principalmente con il patrimonio
dell’imprenditore agricolo mentre in questa impresa commerciale é un tipo di esercizio collettivo
dell’impresa nel quale il codice detta delle regole che maggiormente tutelano anche la permanenza stessa
della società sul mercato che deriva dal fatto che c’é un valore che viene riconosciuto dall’ordinamento a
questa permanenza .

L’ordinamento riconosce un valore, crea ricchezza per tutti i terzi che fanno parte della società.
Problematica: società fantasma durante la pandemia. Imprese chiuse per la pandemia non per scelta. Il linea
generale il tema della società fantasma non é il fatto che l’ordinamento tollerino il fatto che vivano come
fantasmi ma che diffondono la malattia della loro crisi, inadempimenti nei confronti dei terzi (tutti i soggetti
con cui entrano in contatto).

Nella società a nome collettivo tutti i soci rispondo solidamente e illimitatamente per le obbligazioni sociali e
poi a differenza di quanto accade nella società semplice, il codice ci dice che il patto contrario non ha effetto
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nei confronti dei terzi cioè a differenza di quanto accade nella società semplice é si vero che anche nella
società a nome collettivo possono essere fatti dei patti contrari per limitare la responsabilità dei soci (solo
limiti della responsabilità interna nella società), questi patti non possono mai essere opposti ai terzi.
La tutela non é di un singolo soggetto ma é di un sistema che deve dimostrarsi efficienti per essere appetibile
dai suoi operatori.

Art. 2292 c.c: La società in nome collettivo agisce sotto una ragione sociale costituita dal nome di uno o più
soci con l'indicazione del rapporto sociale. La società può conservare nella ragione sociale il nome del socio
receduto o defunto, se il socio receduto o gli eredi del socio defunto vi consentono.

Es: morte di cristiano Ronaldo, resta il suo marchio quindi gli eredi possono decidere di prendere le redini
della società visto che continua a vendere pur essendo morto.
Altro esempio: società che opera a nome dell’editoria Galgano, ora é gestita dal figlio (aggiornamento del
libro).

Art. 2293 c.c « La società in nome collettivo è regolata dalle norme di questo capo e, in quanto queste non
dispongano, dalle norme del capo precedente ».

Spiegazione:le norme sulla società semplice costituiscono il substrato di tutte le società di persone mentre i
tipi successivi: la società a nome collettivo e in accomandita semplice sono disciplinati attraverso eccezione
alle regole precedenti. Cosa che non troviamo nella società di capitali (autonomia della disciplina di ciascun
tipo e quindi il codice vorrebbe creare dei compartimenti stagni sotto il profilo disciplinare.

Proprio perché la società a nome collettivo é il primo tipo sociale destinato all’esercizio dell’attività
commerciale noi troviamo nella disciplina della società collettiva per la prima volta durante questo corso, un
embrionale indicazione di cosa deve essere contenuto nell’atto costitutivo. L’atto costitutivo della società
deve indicare il cognome, il nome, il luogo e la data di nascita ecc dei soci, la ragione sociale, i soci che
hanno l’amministrazione e la rappresentanza, la sede della società e le eventuali sedi secondarie, l’oggetto
sociale (tipo di attività che la società esercita), i conferimenti di ciascun socio, il valore ad esse retribuiti ed il
modo di valutazioni e le prestazioni a cui sono obbligati i soci d’opera e le norme secondo i quali gli utili
devono essere ripartiti e la quota di ciascun socio degli utili e delle perdite é ripartita la durata della società.

Tutte queste clausole sono cose di cui abbiamo già parlato. Il tema é che per la prima volta vi é un
contenuto obbligatorio del contratto costitutivo della società. Troviamo un contenuto obbligatorio perché
la società deve essere iscritta nel registro delle imprese e quindi Il contenuto di quelle regole del gioco
devono essere conoscibili ai terzi. (Per creare trasparenza).
21/10/2021
Il patrimonio della società é maggiormente impermeabilizzato rispetto al patrimonio del socio pur non
essendoci ancora una autonomia patrimoniale perfetta.
La responsabilità illimitata dei soci (art 2291 c.c).
É questa volta una responsabilità sussidiaria ciò sta a significare che i creditori sociali possono in teoria
direttamente escutere il patrimonio sociale e non rivolgersi direttamente ai soci. I soci infatti godono sotto il
profilo normativo del diritto societario ai sensi dell’art 2304 c.c: « I creditori sociali, anche se la società è
in liquidazione , non possono pretendere il pagamento dai singoli soci, se non dopo l'escussione del
patrimonio sociale ».

(Preventiva escussione del patrimonio sociale che non é necessaria nella società semplice)
Domanda: Perché é più teorica che pratica?
Risposta: perché la giurisprudenza sull’art 2304 ne svuota il significato ma la interpreta solo in sede
esecutiva ovvero in prima battuta i creditori anche nella S.N.C possono ottenere un’ingiunzione di
pagamento ai sensi dell’art 633 del c.p.c sia nei confronti di una società e sia contestualmente nei confronti
dei soci limitatamente responsabili ma, l’ingiunzione può essere fatto solo nei confronti dei soci solo dopo
che sia stato stato escusso il patrimonio.

Società in nome collettivo : il patto della limitazione della responsabilità non ha efficacia ne nei confronti dei
terzi e nei confronti dei terzi che erano a conoscenza del patto. Il patto ha solo valenza interna e non puo
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riguarda i soci amministratori della società (qui si parla dei creditori della società). Un’altra differenza si
marca rispetto alla disciplina della società semplice con riferimento al tema dei creditori sotto il profilo dei
creditori particolari del singolo socio. (art. 2270).

L’art 2305 c.c « ll creditore particolare del socio, finché dura la società, non può chiedere la liquidazione
della quota del socio debitore ».

Questo comporta che possono compiere degli atti conservativi come accadeva nella società semplice,
possono approvvigionarsi degli utili del socio ma non possono come previsto dall’art. 2270 chiedere come la
S.n.c, come possono chiedere i soci della società semplice, la liquidazione della quota del socio.
Questo accade perché nella società in nome collettivo il valore della permanenza dell’ente sul mercato é un
valore che al legislatore preme molto di più (questo perché la società a nome collettivo é una società che
resta un’attività commerciale ed ha un numero di rapporti con i terzi molto maggiore di quella che ha una
società semplice che esercita tendenzialmente un’attività agricola).

Domande esame: Com’é la situazione del creditore nella società S.n.c. e nella società semplice? Qual é la
disciplina del creditore verso il singolo socio nell’una e nell’altra società? Cioè si parte non dall’istituto (dal
tipo di società) ma si parte dalla disciplina delle singole fattispecie come le abbiamo viste.

Nel contratto sociale noi abbiamo detto che la società in nome collettivo é il primo tipo sociale in cui il
legislatore si premura di darci un’indicazione specifica del contenuto dell’atto costitutivo.

Ora ci occupiamo di altri 2 fenomeni cioè:


I. la società di fatto
II. la società irregolare.
Perché é un fenomeno che si analizza in questa fase del programma? Perché 99 % delle volte le società di
fatto sono società che esercitano attività commerciali.
La società irregolare é una società in nome collettivo non iscritta nel registro delle imprese. (Ha un atto
costitutivo confermo al tipo sociale e che il legislatore da per panificio scrivendolo nell’ordinamento pur non
essendo scritto nel registro delle imprese. Quando l’atto costitutivo viene depositato nel registro
dell’imprese, l’iscrizione farà diventare la società regolare. L’iscrizione nel registro delle imprese
(Pubblicità normativa ovvero alla quale il legislatore riconosce un mutamento della disciplina che si
applicano nello stesso ente) il legislatore non sanziona la società irregolare ma dice semplicemente che se un
S.n.c non é iscritta nel registro delle imprese alla stessa si applica una disciplina diverse da tutte le altre
società a nome collettivo.

Art 2297 c.c norma rubricata « mancata registrazione »


Quindi nei rapporti tra la società ed i terzi si applicheranno non la disciplina della S.n.c ma quella della
società semplice con minore impermeabilità del patrimonio reciproco tra soci e società.
Il secondo comma dice poi che va scritta ad una situazione di mancanza di pubblicità quindi il legislatore
mette un’attenuazione di un’autonomia patrimoniale riconosciuta alla S.n.c regolare e una maggiore
responsabilità dei soci e disciplinate questi due aspetti delle cose applicabili ex art.2297 1 comma, le norme
sulla società semplice e dall’altro lato c’é invece una presunzione che per chi agisce per la società abbia una
rappresentanza sociale anche in giudizio a meno che siamo difronte ad una società non iscritta al registro
delle imprese ed il terzo é a conoscenza delle limitazione dei poteri di rappresentanza di quel socio.

Il tema ulteriore sul quale bisogna quindi differenziare tra la società irregolare e di fatto é banale:
Società di fatto: é una società che si muove nel mondo giuridico senza che esista l’atto costitutivo , tre
persone si comportano come soci creando nei terzi la convinzione che quella sia una società. In fase
fallimentare quel rapporto viene riconosciuto come società di fatto. La società id fatto é per sua natura priva
di regolarità e della possibile di regolarizzarsi mentre la società a nome collettivo irregolare può iscrivendosi
nel registro delle imprese.

La società a nome collettivo é il primo tipo sociale nel quale troviamo l’espressione « capitale sociale ».

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Il patrimonio: entità, qualcosa che é destinato a cambiare nel tempo. Il capitale sociale del diritto societario
Importo fisso e che corrisponde nel momento della costituzione della società alla somma del valore dei
conferimenti dati e promessi.

Art 2295 c.c :


« L'atto costitutivo della società deve indicare:
1) il cognome e il nome, il luogo e la data di nascita, il domicilio, la cittadinanza dei soci;
2) la ragione sociale;
3) i soci che hanno l'amministrazione e la rappresentanza della società;
4) la sede della società e le eventuali sedi secondarie;
5) l'oggetto sociale;
6) i conferimenti di ciascun socio, il valore ad essi attribuito e il modo di valutazione;
7) le prestazioni a cui sono obbligati i soci di opera;
8) le norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti e la quota di ciascun socio negli utili e nelle
perdite;
9) la durata della società»

Spiegazione: al numero 6 per la prima volta dobbiamo affrontare il problema del fatto che l’atto costitutivo
diventi i conferimenti di ciascun socio l valore ad essi attribuito e il modo di valutazione. La somma del
valore di questi conferimenti costituisce il capitale sociale.

Questa corrisponde per una frazione di secondo al patrimonio della società perché nel momento in cui
amiamo dal notaio e promettiamo di conferire in società, il valore dei conferimenti é uguale al patrimonio
sociale, in quell’attimo é il patrimonio. Dopo l’atto costitutivo della società il notaio fa pagare la parcella
quindi il patrimonio sarà diverso dal conferimento iniziale. Il concetto di capitale e patrimonio vanno
separati sotto il punto di vista giuridico pur essendo nelle vita della società due valori che si incontrano.

La disciplina del capitale sociale serve per la prima volta come garanzia nei confronti dei terzi perché é un
approvvigionamento iniziale per porre in essere l’oggetto della società. Anche nei terzi che devono far valere
i loro crediti nei confronti del capitare della società.

In tutti i tipi societari con scopo lucrativo é possibile una modifica del capitale sociale solo attraverso il
mutamento dell’atto costitutivo dello statuto infatti quando studieremo nelle società di capitali il capitare
sociale, la riduzione e l’aumento che sono il nucleo centrale della disciplina della società per azioni ecc
saranno alcune di quelle che vengono denominate operazioni straordinarie presuppongono un mutamento del
contratto di società.
Il patrimonio muta continuamente perché é l’ammontare dei valori che la società ha in pancia mentre il
capitare é una somma fissa, valore contabile fisso che può essere modificato solo con la modifica del
contratto della società. Il capitale sociale é iscritto al bilancio e non solo ma anche iscritto nel passivo del
bilancio.

Terzo tipo di società di persone e la società in accomandita semplice: (art 2313 s.s) tipo successivo sociale
che ha in sé qualche aspetto delle società di capitali nel senso che in questo tipo di società si trova per la
prima volta l’indicazione dell’esistenza dei soci accomandanti. Questi sono soci che pur essendo soci di una
società di persone beneficiano della limitazione della responsabilità. Si avvicinano sotto questo profilo ai
soci di società di capitali. Nell’accomandita semplice devono coesistere per forza di cose due tipologie di
soci: Accomandanti e di accomandatari:

1. Accomandatari : paragonati ai soci della società a nome collettivo sono soci che rispondono come i soci
alla S.n.c. solidamente ed illimitatamente per le obbligazioni sociali

2. Accomandanti: rispondono limitatamente (art.2313) alla quota conferita. Il secondo comma di questo
articolo dice che le quote di partecipazione dei soci non possono essere rappresentate da azioni (neppure
con le quote degli accomandanti).

Il socio accomandante é un socio finanziatore con pochissimi poteri e se non una serie di criteri eccezionali e
l’accomandatario che normalmente gestisce la società e deve amministrarla. Il codice dice che se
l’accomandante si ingerisce nell’amministrazione della società perde il beneficio della responsabilità
limitata. (Non possono compiere atti di amministrazione e non praticare a nome della società salvo quando
hanno una procura speciale per un singolo affare fornita dal accomandatario) Se i terzi pensano che
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l’accomandante sia l’amministratore della società quando non lo é). Inoltre, Anche l’accomandante che si
ingerisce nelle obbligazioni sociali può essere dichiarato fallito.
Il secondo motivo per cui l’accomandante perde il beneficio della responsabilità limitata oltre alla violazione
del divieto di immistione nella gestione degli affari sociali tratte le eccezioni di cui diremo più tardi, é
quando 2314 2° l’accomandante consente che il suo nome sia compreso nella ragione sociale.

Art.2315 c.c Alla società in accomandita semplice si applicano le disposizione delle società a nome
collettivo. La differenza con riferimento all’atto costitutivo solo con riferimento che l’atto costitutivo della
società accomandita semplice deve specificare i nomi degli accomandatari ed accomandanti facendone una
distinzione. Le due situazioni tipiche in cui l’accomandante perde il beneficio della responsabilità limitata
non sono situazioni in cui l’accomandante si trasforma in accomandatario (salvo eccezione detta prima) la
sanzione non é il mutamento della qualifica di socio ma la responsabilità limitata.

Art. 2317 c.c in caso di mancata registrazione della società in accomandita semplice:

La differenza nell’amministrazione viene indicata negli articoli: 2318 e 19 c.c in cui é disposto che i soci
accomandatari hanno i diritti e gli obblighi dei soci della società in nome collettivo e l’amministrazione della
società può essere conferita soltanto ad accomandatari (amministrazione della società può essere conferita
solo ad accomandatari ma non vuol dire che questi ultimi siano amministratori di diritto della società. Nel
2319 c.c Se l'atto costitutivo non dispone diversamente, per la nomina degli amministratori e per la
loro revoca nel caso indicato nel secondo comma dell'articolo sono necessari il consenso dei soci
accomandatari e l'approvazione di tanti soci accomandanti che rappresentino la maggioranza del capitale da
essi sottoscritto.

Fisiologicamente accade che per la nomata degli amministrativi ci vuole una unanimità degli accomandatari
ma solo la maggioranza degli accomandanti che non rischiano il loro patrimonio personale. Stessa cosa
accadde per la rivolta degli amministratori nominati con atto separato(art. 2319). Quindi é evidente la
differenza rispetto alla disciplina della S.n.c che permette a tutti i soci di partecipare all’amministrazione
della società mentre gli accomandanti non possono parteciparvi. Inoltre, un’altra conseguenza é che nel caso
in cui siamo difronte ad amministratori nominati nell’atto costitutivo anche nella società in accomandita
semplice sarà necessaria l’unanimità dei consensi.

Il socio accomandante é il socio che tendenzialmente si occupa per atto nominativo é necessaria l’unanimità
dei consensi.

Art 2320 c.c


« I soci accomandanti non possono compiere atti di amministrazione, né trattare o concludere affari in nome
della società, se non in forza di procura speciale per singoli affari. Il socio accomandante che contravviene a
tale divieto assume responsabilità illimitata e solidale [verso i terzi per tutte le obbligazioni sociali e può
essere escluso a norma dell'articolo 2286.I soci accomandanti possono tuttavia prestare la loro opera sotto la
direzione degli amministratori e, se l'atto costitutivo lo consente, dare autorizzazioni e pareri per determinate
operazioni e compiere atti di ispezione e di sorveglianza.
In ogni caso essi hanno diritto di avere comunicazione annuale del bilancio e del conto dei profitti e delle
perdite, e di controllarne l'esattezza, consultando i libri e gli altri documenti della società ».

Spiegazione: può trattare e concludere affari in base a duna procura speciale, prestare la sua opera sotto al
direzione degli amministratori e dare pareri per determinate operazioni.
l’accomandante ha dei diritti di controllo di compiere atti di gestione e di sorveglianza. (Art 2261 c.c)

L’accomandante, la percezione degli utili é più protetta rispetto ai soci della S.n.c ed ai soci a accomandita
semplice (art.2322 c.c principio in cui l’accomandante che ha recepito utili in buona fede non é tenuto alla
loro restituzione anche se questi utili non erano maturati, erano conseguenza di un bilancio non vero).

Domanda 1: il tema é che l’approvazione del bilancio in una società in accomandita semplice é un atto di
gestione?
Domanda 2 : l’accomandante che approva il bilancio é un Accomandante che perde il beneficio della
responsabilità limitata può votare nel bilancio d’esercizio?
Risposta: divisone di opinioni:

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- Secondo il prof per esempio si può trarre indirettamente la convinzione che l’accomandante su quel
bilancio non debba votare perché se può votare dovrebbe rendersi conto del fatto che gli utili non erano
stati davvero conseguiti.
- Mentre per l’accomandante può votare e quel voto non sia un voto in violazione del diritto di immissione.
Il trasferimento delle quote di partecipazione degli accomandanti sono quote che assomigliano di più alle
quote di partecipazione di una società di capitali quindi si smarcano dall’ disciplina propria del trasferimento
delle quote/ della circolazione delle quote della società in nome collettivo.
Quando alla circolazione delle quote degli accomandatari la loro posizione é analoga a quella delle quote
della S.n.c tanto per i trasferimenti intervivos e quindi quando si trasferisce anche la quota di partecipazione
di un accomandatario di una S.n.c si deve pensare che sia necessario il consenso unanime di tutti i soci
contrariamente art. 2322 dice che la quota di partecipazione del socio accomandante é trasmissibile
liberamente 1° per causa di morte e 2° salvo diverse d’imposizione dell’atto costitutivo, la quota
dell’accomandante può essere ceduta con effetto verso nella società con il consenso dei soci che
rappresentano la maggioranza del capitale sociale. Quindi per quella quota dell’accomandante non é più
necessaria come regola automatica il consenso dell’unanimità dei soci ma é sufficiente il consento sella
maggioranza dei soci. Questo tipo sociale inizia ad essere inquinato da norme relative alle società di capitali.

27/10/2021
Scioglimento dell’ente (liquidazione della società)

Lo scopo di lucro della società può essere condizionato da una serie di fattori esterni come I fattori
ambientali, di sostenibilità impattano nella disciplina giuridica della società per azioni.
La società per azione é il tipo sociale più antico che ha caratteristiche, tipi sociali analoghi anche in tutti gli
altri ordinamenti se si pensa alla Francia, alla Germania ecc troviamo tutti dei tipi sociali analoghi. Se la
società per azione é una società che convoglia gli investimenti finanziari più importanti il prof non dice che
sono le più diffuse nell’economia europea (a differenza della società a responsabilità limitata) ma le più
importanti come società di capitali.

É resa uno strumento di ferimento ed utilizzo per le risolse per fare impresa. Nessun altro tipo di strutture
cosi sofisticate soprattutto per il riferimento delle risorse finanziarie di questo genere.
Per le società per azione l’Art 2325 c.c prevede una formula di assoluta responsabilità limitata.(risponde solo
la società con il suo patrimonio).
Prima regola é la responsabilità limitata che é un incentivo enorme perché se rischi solo quello che hai
conferito sei più incentivato a partecipare ad un investimento.
La prima osservazione é che i soci non sono tendenzialmente imprenditori come lo erano i soci delle società
di persone ma qui i soci non lo sono, la società é l’unica imprenditrice che esercita un’attività in forma
collettiva. Qui non c’é dubbio che vi siano dei principi opposti di quelli declinati in tema delle società di
persone ovvero affectio societatis e nessun intuitu personae qui c’é una sorta di anonimato del socio al quale
é indifferente tendenzialmente a chi siano gli altri soci come é tendenzialmente indifferente il
comportamento degli altri soci.

Nel senso in cui non vengono presi in considerazione dall’ordinamento nessuna di quelle regole scritte nel
back office delle società di persone, non c’é affezione nei confronti dell’ente ma indifferenza sul socio che ti
sta vicino. Perché la proprietà della società, il patrimonio é affidato a terzi, ad amministratori quindi coloro
che investono nelle società per azioni non sono interessati alla gestione.

Mentre nelle società di persone i soci possono anche non amministrare e poi ci sono nel caso dei soci estranei
mentre la proprietà é slegata dalla gestione, si immagina un ente con soggetti che investono, conferiscono
somme di denaro con un meccanismo in cui la società viene eretta tramite principio plutocratico cioè di
ricchezza in virtù del quale i soci, il potere in linea di principio proporzionale alla ricchezza investita e
capitalizzata cioè imputata a capitale sociale del quale abbiamo già parlato.

Questo contributo che i soci fanno nella società viene definito come unico capitale di rischio. Il conferimento
che fanno nella società é il capitale di rischio cioè quella somma che conferiscono in società per ottenere in
cambio delle quote di partecipazione che nella società per azioni si chiamano AZIONI. Questi conferimenti
sono a fondo perduto quelli che vengono indicati come Equity cioè investimento fatto conferendo a capitale
determinate somme ricevendo in cambio, normalmente anche se non necessariamente, in maniera
proporzionale i conferimenti. Questi conferimenti non vanno confusi con il debito perché lo stesso socio
della società per azione può avere parallelamente all’investimento azionario anche un diverso rapporto che é

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un rapporto di debito- credito cioè il socio presa denaro alla società normalmente attraverso il meccanismo
del prestito obbligazionario che la società chiede al socio.

Quindi non va mai confusa la posizione di chi é azionista e di chi obbligazionista:


• Azionista ha conferito a fondo perduto senza alcun diritto di restituzione
• Obbligazionista: ha alla base di questo rapporto un meccanismo analogo a quello del mutuo ed ha invece
diritto di ottenere dalla società la restituzione di quanto ha prestato.

L’azionista é un soggetto che una volta che ha preso parte al contratto di società diventa socio al capitale
della società nella misura in cui si presta e quindi il conferimento del capitare (a differenza di quello della
società di persone) é l’elemento più importante e non la persona dei soci. l’azionista non ha mai diritto al
conferimento, l’obbligazionista ha prestato denaro.
Ente che deroga totalmente alla disciplina di cui l’art 2340 c.c perché la responsabilità del socio é limitata.
Vi é una canalizzazione del capitale di rischio nei confronti dell’attività produttiva ed i conferimenti sono
destinati all’esercito dell’attività produttiva.
La remunerazione del capitale avviene attraverso l’accessione delle partecipazioni cioè io ho conferito in una
società 10%, la società alfa é amministrata da una persona ed io ho solo investito il denaro.
Domanda :Qual é il meccanismo con il quale vengo ripagato?
Risposta: Rivendo le azioni. La circolazione delle azioni come elemento connaturale della società per azioni/
come strumento naturale perché destinate al trasferimento al contrario delle quote di partecipazione delle
società di persone (se non con il consenso di tutti i soci).
Chi compra le azioni ha interesse nella differenza dal prezzo di acquisto e di vendita. Completamente diverso
dalle società di persone in cui il socio era anche imprenditore, che contava la sessione nei confronti della
società, in cui contava il rapporto con gli altri soci.

Domanda: Perché sopporta male la società per azioni lo scioglimento dei rapporti sociali limitatamente ad
un socio?

Se io vengo le mie azioni a Gaia chi paga? Gaia. Se io recedo dalla società chi paga? Se invece io recedessi
quella parte di patrimonio della società non può essere investito ma deve essere rivolta al pagamento delle
azioni di me che recedo.

Risposta:perché il trasferimento da un socio ad un’altra persona società

Il legislatore considera queste varianti come non come mutamenti del tipo ma come modelli; perché?
Risposta: Perché la società per azione é destinata a reperire risorse sul mercato quindi il legislatore all’art
2325 bis dice che conosciamo alcuni tipi di società per azioni nei quali può essere spalata la società per
azioni: « Ai fini dell'applicazione del presente titolo, sono società che fanno ricorso al mercato del capitale
di rischio le società con azioni quotate in mercati regolamentati o diffuse fra il pubblico in misura rilevante.
Le norme di questo titolo si applicano alle società con azioni quotate in mercati regolamentati in quanto non
sia diversamente disposto da altre norme di questo codice o di leggi speciali ».

Spiegazione: La norma in oggetto individua le cosiddette società aperte, distinguendole in società con azioni
quotate in mercati regolamentati e in società non quotate diffuse fra il pubblico in misura rilevante.
La dottrina distingue tre modelli di s.p.a.:

1) società chiuse: quelle che non fanno ricorso al capitale di rischio. A tali società si applica la disciplina del
codice civile.

Ed altri due modelli tra quelli che fanno ricordo al mercato del capitale di rischio:

2) società quotate: quelle con azioni quotate in mercati regolamentati. Per "mercati regolamentati" si
intendono quelli italiani. La dottrina discute se si debbano includere anche quelli stranieri, comunitari o
extracomunitari. A tali società si applica la disciplina del d. lgs. n. 58/1998 - Testo unico delle disposizioni in
materia di intermediazione finanziaria (T.U.F.) - e, in va sussidiaria, la normativa del codice civile. Quindi le
norme del Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria e delle leggi
speciali prevalgono sul codice civile.

3) società con azionariato diffuso: a tali società si applicano le norme del codice civile in tema di società e,
in via sussidiaria, le norme del codice civile per le società che fanno ricorso al capitale di rischio.

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Domande/Risposte:
Quali sono le società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio? risposta:le società quotate e le
società con azioni diffuse. Ma Quotate dove? Nei mercati regolamentati dalla borsa italiana SPA E le società
con le azioni diffuse? Cos’é la società con le azioni diffuse? Vengono di volta in volta individuate,
identificate dal legislatore nel nostro ordinamento in base ai criteri puramente quantitativi.
non é un tipo sociale con caratteristiche logiche, ontologiche diversa dalla s.p. a ed s.p.a chiusa.

Sui mercati regolamentati certe volte in un secondo le azioni transitano di mano più di una volta. Molto
spesso buona parte delle contrattazioni esce da indicazione di algoritmi. La società per azioni quotata é
caratterizzata dalla quotazione sul mercato che ha tante differenze anche sotto il profilo di struttura cioè ha
una sua entità invece la società con azioni diffuse (società diffusa che é il secondo tipo che fa ricorso al
mercato capitale di rischio) é identificata in base a dati quantitativi.
Differenza :
- Le società chiuse trovano disciplina nel codice civile in cui troviamo normalmente le disposizioni che
riguardano le società che fanno ricordo al mercato di capitale di rischio.
- Società quotata (società per azioni) é disciplina nel testo unico della finanza che disciplina le società per
azioni quotate e le smarra dalla disciplina per determinate caratteristiche (es: Ferrari, Lamborghini enti che
girano che con la velocità massima incassano denaro sul mercato, lo investono ecc… ).

l’Art. 2326 c.c : « La denominazione sociale, in qualunque modo formata, deve contenere l'indicazione di
società per azioni »
Domanda: Perché anche da questa norma si trae indirettamente la conferma di quello che si é detto
precedentemente?
Risposta : non c’é bisogno del nome dei soci. L’unica cosa che interessa la mercato é il tipo di società e chi
la gestisce, chi sono gli amministratori.

Questa società esiste quando é iscritta nel registro delle imprese e muove quando viene cancellata dal
registro delle imprese.

L’art 2328 c.c « La società può essere costituita per contratto o per atto unilaterale.
L'atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico e deve indicare:

1) il cognome e il nome o la denominazione, la data e il luogo di nascita o lo Stato di costituzione, il


domicilio o la sede, la cittadinanza dei soci e degli eventuali promotori, nonché il numero delle azioni
assegnate a ciascuno di essi;
2) la denominazione e il comune ove sono poste la sede della società e le eventuali sedi secondarie;
3) l'attività che costituisce l'oggetto sociale;
4) l'ammontare del capitale sottoscritto e di quello versato;
5) il numero e l'eventuale valore nominale delle azioni, le loro caratteristiche e le modalità di emissione e
circolazione;
6) il valore attribuito ai crediti e beni conferiti in natura;
7) le norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti ;
8) i benefici eventualmente accordati ai promotori o ai soci fondatori;
9) il sistema di amministrazione adottato, il numero degli amministratori e i loro poteri, indicando quali tra
essi hanno la rappresentanza della società ;
10) il numero dei componenti il collegio sindacale;
11) la nomina dei primi amministratori e sindaci ovvero dei componenti del consiglio di sorveglianza e,
quando previsto, del soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti;
12) l'importo globale, almeno approssimativo, delle spese per la costituzione poste a carico della società;
13) la durata della società ovvero, se la società è costituita a tempo indeterminato, il periodo di tempo,
comunque non superiore ad un anno, decorso il quale il socio potrà recedere.

Lo statuto contenente le norme relative al funzionamento della società, anche se forma oggetto di atto
separato, costituisce parte integrante dell'atto costitutivo. In caso di contrasto tra le clausole dell'atto
costitutivo e quelle dello statuto prevalgono le seconde. »

Spiegazione: Qui stiamo costituendo un ente con delle caratteristiche particolari e l’atto costitutivo dell’art
2328 deve essere redatto per atto pubblico, deve contenere tutte le generalità dei soci (che nelle società per

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azioni possono essere persone fisiche o denominazione ma anche società mentre la denominazione del socio,
nella società di persone non era richiesta )
La denominazione della società che non deve avere riferimento ai soci quindi può chiamarsi in qualunque
modo. Per quanto riguarda il comune; all’inizio era richiesto sia il comune e sia l’indirizzo.
Domanda: perché non c’é scritto via Zamboni ma solo Bologna?
Risposta: perché senno ogni volta che si cambiava sede all’interno dello stesso comune bisognava fare una
notifica dell’atto costitutivo con atto pubblico ed allora per motivo di ordine pratico, durante la riforma del
diritto societario del 2003 si é pensato che bastasse come elemento dell’atto costitutivo il comune in cui ha
sede la società.

3)L’attività che costituisce l’oggetto sociale: L’oggetto sociale descrive le attività che
la società prevede di svolgere e deve essere sufficientemente determinato, lecito e possibile. Nell'oggetto è
necessario specificare l'attività prescelta (commerciale, industriale, finanziaria, agricola,
prestazione di servizi, ecc.).

significa che ogni società per azioni può svolgere solo un tipo di attività non può che essere quello di:
impresa edile, di costruzione, compravendita di pneumatici, esercizio di attività di. Catering oppure: é
possibile che la società per azioni possa non solo svolgere un’unica attività ed immaginare che ci possono
essere degli oggetti sociali disomogenei?
- l’oggetto sociale anche se é un oggetto sociale unico é ben definito. Se c’é una società per azioni che ha
per oggetto la costruzione di immobili sicuramente può esercitare quelle attività funzionali all’oggetto
principali es: compravendita dell’immobili ecc..
- Il tema da sollevare é se la società per azioni possa tollerare due tipi di attività completamente diversi cioè
se l’oggetto sociale possa avere un contenuto duplice. Es: società d’imprenditoria immobiliare e al
contempo di compravendita di pneumatici per auto. Ci sono in realtà delle società che hanno anche più
oggetti sociali completamenti diversi tra loro nate prima della riforma del 2003.

4): il legislatore ragiona sempre sul fatto che il conferimento sia effettuato in denaro e da come presupposto
che il capitare debba essere interamente sottoscritto ma possa essere versato solo nella misura del 25% e
quindi l’atto costituito deve indicare l’ammontare del capitare sottoscritto e di quello versato.
25% versato direttamente nella società o l’assegno circolare ai soci.

5): il numero delle azioni é una divisione matematica tra il valore che viene attribuito alla singola azione e
l’ammontare complessivo del capitale sociale. Es: capitale sociale vale 100 ed ogni azioni vale 1. Ma é
possibile anche che quell’azione valga uno ma 1% del capitale sociale della società.

6): ovviamente quando i conferimenti non siano in denaro. In natura e nei crediti vi sono delle regole per chi
conferisce per un problema di valutazione dei crediti e di beni in valori effettivi perché devono essere
imputati al capitale e qui il legislatore mentre nelle società di persone se ne frega del valore che viene
attribuito ai conferimenti anche perché la responsabilità é limitata qui il legislatore é angosciato che ai
conferimenti diversi dal denaro venga attribuito un valore reale.

7): es l’atto costitutivo della società Alfa prevede che gli utili non possano essere distribuiti ai soci per una
percentuale superiore al 40% di quello che viene realizzato in quegli anni perché il residuo 60% deve essere
investito nell’attività produttiva.

8): sono quelli della costituzione della società con meccanismo della pubblica sottoscrizione, abbastanza
inusuale che resta nelle pagine del codice e nei manuali di diritto commerciale.

Nel comma 9: il sistema di amministrazione perché questa società può adotta 3 sistemi di amministrazione:
1. Sistema tradizionale
2. Monistico secondo i modelli del common law (società quotate più efficiente da usare)
3. Dualistico secondo i modelli del diritto tedesco

Il sistema monistico é un sistema che per le società quotate é quello più efficiente da usare. Ma il prof ritiene
che si tratti di un sistema che tutti vogliono e nessuno lo prende perché ci sono le piste giuridiche in cui si
dice quanto non stiamo capendo che bisognerebbe adottare un sistema monistico ma in realtà viste me
percentuali anche nelle società quotate siamo solo ad 1,2,4 %/. In ogni caso c’é molta attenzione teorica sul
sistema monistico e la maggioranza tra cui le società per azioni e società quotate adottano un sistema
tradizionale.

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9): qui ci smarchiamo dalla società di persone perché in quest’ultima vi era la norma in cui gli amministratori
hanno anche poteri di rappresentanza quindi i poteri di gestione sono in pancia alla società e battevano pari ai
poteri di rappresentare la società verso l’esterno e ai poteri di firma; invece qui é il contrario, vi é la
presunzione che in realtà i poteri di gestione e di rappresentanza non siano in capo alle stesse persone cioè
c’é chi decide all’interno della società e chi la rappresentanza e chi pone in essere le decisioni verso
l’esterno. Come sistema automatico vi é quindi la spersonalizzazione dei ruoli.

10 e 11): nulla da aggiungere

12): qui bisogna per forza fare un atto pubblico ed andare dal notaio che per forza si farà pagare e quindi quel
capitale iniziale ancora prima di cominciare ha già le spese notarili, ancora prima di iniziare.

13): qui si vede che vi é una fase della società in cui il legislatore considera fisiologico che il socio neppure
per le cause previste nell’atto costitutivo dello statuto possa recedere. Perché? Perché se recede chiede i soldi
alla società, e li chiede nella prima fase della società che venga pagate le sue azioni e quindi viene distolto
capitale dall’attività produttiva.

Ultimo comma: dopo aver quindi parlato del contenuto dell’atto costitutivo, in questo comma, mentre nelle
società di persone il contratto di società e regole di funzionamento di quella società normalmente sono
contenute in un atto unico, materialmente in un documento cartaceo unico. Qui invece, il notaio redige in
sede di costituzione due documenti cartacei: atto costitutivo e statuto. Il legislatore finge pero che quei
documenti separati siano un corpo unico; siccome l'atto costitutivo é quello e quello é destinato a rimanere
perché fotografa il momento nel quale viene costituita la società, mentre lo statuto é fisiologicamente
destinato a mutare durante la vita della società, il legislatore prevede per evitare equivoci che se tra l’atto
costitutivo (contratto della società) e statuto (che il codice dice che contiene norme relativi al funzionamento
della società 3°: « se ci cono contrasti tra atto costitutivo e statuto per me vale quello che dice lo statuto »).

Domanda: Perché? Risposta: Perché lo statuto é destinato ad essere modificato e quindi é destinato ad
essere il documento più aggiornato che per scelta logica il legislatore dice « che prevale sempre sull’atto
costitutivo ».
28/10/2021
l’Art. 2328
Deve essere redatto per atto pubblico ovvero per atto pubblico notarile e questo serve per diversi motivi.
Funzione di certificazione, verifica del notaio circa l’effettività dell’a conformità alla legge del contenuto
dell’atto costitutivo stesso. (Funzione del notaio che la legge non specifica ma che può essere eletta in
relazione all’art.28 della legge notarile ai sensi del quale é fatto divieto al notaio di ricevere atti
espressamente proibiti alla legge o contrari al buon costume e l’ordine pubblico. Il notaio é indotto a
controllare la corrispondenza dell’atto costitutivo alle indicazione della legge.
Ulteriori consideratone da fare é che l’atto costitutivo non costituisce, non é idoneo a rendere, a portare in
vita la società.

Domanda: Perché?
Risposta: Perché pur se la redazione dell’atto costitutivo é istantanea da parte del notaio, é unica utilizzare
perché la costituzione istantanea della società é quella che prevede che i soci fondatori da un lato
sottoscrivano il capitale nel momento in cui determinato i contenuti dell’atto costitutivo.

La legge prevede che l’atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico ma anche lo statuto deve
redigersi per atto pubblico ed ulteriormente la contestualità ideale di redazione dell’atto pubblico e dello
statuto ne determinano nel momento iniziale della società, il fatto che gli stessi debbano essere considerati
come unico corpo. (Pur dovendo essere in due atti separati).

Affinché la società venga in esistenza nel momento giuridico é necessaria l’iscrizione nel registro delle
imprese (procedura d’iscrizione nel registro delle imprese disciplinata dall’art 2330 c.c) a mente del quel il
notaio che ha ricevuto l’atto costitutivo egli deve depositario entro1 10 giorni nel registro delle imprese
Allegando anche i documenti che provi che ci siano

L’Art. 2330 c.c « Il notaio che ha ricevuto l'atto costitutivo deve depositarlo entro dieci giorni presso
l'ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale, allegando i documenti
comprovanti la sussistenza delle condizioni previste dall'articolo 2329.

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Se il notaio o gli amministratori non provvedono al deposito nel termine indicato nel comma precedente,
ciascun socio può provvedervi a spese della società.
L'iscrizione della società nel registro delle imprese è richiesta contestualmente al deposito dell'atto
costitutivo. L'ufficio del registro delle imprese, verificata la regolarità formale della documentazione, iscrive
la società nel registro.
Se la società istituisce sedi secondarie, si applica l'articolo 229".

Spiegazione secondo comma: il procedimento della società venga portato a compimento in ogni caso.
Dopo la redazione dell’atto costitutivo fatto dal notaio e il momento in cui la società é iscritta nel registro
delle imprese vi siano posti in essere degli atti.

Domande: Quali sono le attività? Come vengono disciplinate dall’ordinamento?


(Da prendere in considerazione ciò che Il legislatore prevede nell’art 2331 secondo comma)
Risposta: la norma fondamentale é l’art 2331.dal ,momento della stipulazione dell’atto costitutivo si crea
una società in merito alla quale va precisato che si crea un irrevocabile vincolo dei sottoscrittori
dell’adempimento dei conferimento. Vincolo dal quale ci si libera solo se accade quanto dispone il 4 comma
dell’articolo.

Il notaio deve quindi presentare alla camera di commercio non solo depositare lo statuto ma fare anche la
richiesta d’iscrizione su cui l’ufficio del registro delle imprese un controllo di regolarità formale della
documentazione. Ove l’esito risulterà positivo vi sarà l’iscrizione della società nel registro delle imprese.

-Il legislatore chiede che il notaio faccia una richiesta d’iscrizione nel registro delle imprese.
-Una volta che la società é scritta dall’ufficio del registro nel registro dell’imprese, solo in quel momento la
società , con l’iscrizione nel registro acquista la personalità giuridica. Si é quindi difronte ad un’ipotesi nella
quale l’ordinamento attribuisce come dice l'art 2331, all’iscrizione nel registro delle imprese la possibilità di
produzione dei

Art. 2331 c.c:


« con l'iscrizione nel registro la società acquista la personalità giuridica.
Per le operazioni compiute in nome della società prima dell'iscrizione sono illimitatamente e solidalmente
responsabili verso i terzi coloro che hanno agito. Sono altresì solidalmente e illimitatamente responsabili il
socio unico fondatore e quelli tra i soci che nell'atto costitutivo o con atto separato hanno deciso, autorizzato
o consentito il compimento dell'operazione.
Qualora successivamente all'iscrizione la società abbia approvato un'operazione prevista dal precedente
comma, è responsabile anche la società ed essa è tenuta a rilevare coloro che hanno agito.
Le somme depositate a norma del secondo comma dell'articolo 2342 non possono essere consegnate agli
amministratori se non provano l'avvenuta iscrizione della società nel registro. Se entro novanta giorni dalla
stipulazione dell'atto costitutivo o dal rilascio delle autorizzazioni previste dal numero 3)
dell'articolo 2329 l'iscrizione non ha avuto luogo, esse sono restituite ai sottoscrittori e l'atto costitutivo perde
efficacia ».

Prima dell'iscrizione nel registro è vietata l'emissione delle azioni ed esse, salvo l'offerta pubblica di
sottoscrizione ai sensi dell'articolo 2333, non possono costituire oggetto di una offerta al pubblico di prodotti
finanziari.
Spiegazione del 5 comma: eccetto che peri caso di sottoscrizione non contestate per pubblica sottoscrizione
(art. 2333 s.s)
l’atto costitutivo perde efficacia se entro novanta giorni dalla stipulazione dell'atto costitutivo o dal rilascio
delle autorizzazioni previste dal numero, l’iscrizione non ha luogo.

L’art 2332 c.c


« Avvenuta l'iscrizione nel registro delle imprese, la nullità della società può essere pronunciata soltanto nei
seguenti casi:
1) mancata stipulazione dell'atto costitutivo nella forma dell'atto pubblico;
2) illiceità dell'oggetto sociale;
3) mancanza nell'atto costitutivo di ogni indicazione riguardante la denominazione della società, o i
conferimenti, o l'ammontare del capitale sociale o l'oggetto sociale.
La dichiarazione di nullità non pregiudica l'efficacia degli atti compiuti in nome della società dopo
l'iscrizione nel registro delle imprese.
I soci non sono liberati dall'obbligo di conferimento fino a quando non sono soddisfatti i creditori sociali.

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La sentenza che dichiara la nullità nomina i liquidatori.


La nullità non può essere dichiarata quando la causa di essa è stata eliminata e di tale eliminazione è stata
data pubblicità con iscrizione nel registro delle imprese .
Il dispositivo della sentenza che dichiara la nullità deve essere iscritto, a cura degli amministratori o dei
liquidatori nominati ai sensi del quarto comma, nel registro delle imprese. »

Una disposizione non importante per il suo contenuto pratico, applicazione pratica perché la nullità dei
provvedimenti non ce ne sono stati tanti, ma quando per illuso carattere programmatico ovvero che é una
norma sotto il profilo logico fondamentale per il diritto societario perché la stessa presenza della società per
azioni nel mercato determinata una certezza delle azioni. L’esigenza si esprime in due punti di vista:
- La distribuzione della ricchezza
- La produzione di ricchezza
Da questo ne deriva che la nascita di un vincolo societari comporta obbligazioni tra i soci ma anche relazioni
che si soni verificate tra i soci ed i terzi. Proprio in vista di questa efficiente relazione di questo processo
economico che si spiegano le disposizioni sulla nullità della società per azioni.

In tema di società per azioni il legislatore ha la certezza dei traffici giuridici intesa com certezza di
circolazione della ricchezza che rappresenta la sicurezza degli scambi tra la società ed i terzi e di certezza dei
traffici giuridici. (Le ricchezza ed i conferimenti possano essere utilizzabili dalla società)
Il legislatore non tollera la disciplina della nullità propria del diritto civile.

Il contratto é nullo quando contrario alle norme imperative. Anche man mano introdotte nell’ordinamento,
che possono mutare nel tempo e l’ordinamento societario non lo tollera e non considera più la nullità come
generale (diritto civile) ma considera che le nullità debbano essere un numero chiuso (cause per me quali il
contratto di società può essere nullo).

Nell’art. 2332 c.c é stabilita la società per azione la regola diversa della tassativa individuazione delle cause
di nullità da parte del legislatore e delle ipotesi per le quali può essere dichiarata la nullità della società.
Queste sono indicate nell’art. 2332 c.c quali (3):
1. Mancata stipulazione dell’atto costitutivo nella forma dell’atto pubblico
2. Illiceità dell’oggetto della società
3. Mancanza dell’atto costitutivo di ogni indicazione riguardante la denominazione della società o i
conferimento o l’ammontare del capitale sociale o l’oggetto sociale.

Il legislatore non solo riduce la nullità da categoria generale a categoria particolare ma non tollera
assolutamente le conseguenza della nullità proprie del diritto civile perché mentre nella nullità nel diritto
civile se io ho comprato una causa in base ad un contratto nullo io devo restitutore l’immobile e la
controparte il prezzo, l’operazione viene azzerata. In materia societaria l’ordinamento non tollera che l’ente
ha prodotto nel momento reale.
Tutti gli atti compiuti della società nei confronti del terzi vengono salvati. `
Qual é il regime della nullità nella SPA? Si applicano le regole del contratto perché la displica speciale
riguarda esclusivamente la sua una volta iscritta nel registro delle imprese.
Solo quando la società é iscritta al registro delle imprese, risulta visibile ai terzi, altercato e pupo coinvolgere
nelle sue relazione un numero indeterminato di soggetti quindi la certezza dei traffici giuridici che la società
aha messo nel mercato diventa un’esigenza ossi importante da imporre questo regime di nullità rispetto al
diritto civile ordinario.

Statuto: contiene, detta le regole di funzionamento della società che hanno una base nel codice civile ma che
possono essere derogate. Accade spesso che alcuni soci facciano, stipulino dei contratti paralleli a quelli di
società. Le clausole statutaria compongono la struttura dell’organizzazione sociale e nello statuto vengono
formulate le regole che sovrintendono le concrete modalità d realizzazione dell’interesse della società e sotto
questo profilo é il meccanismo, le regole attraverso le quali si vuole che era società giri ma nella realtà alcuni
negozionisti preferiscono definire dei vincoli, dei patti tra di loro che regolino ulteriormente aldilà dello
statuto, ,il proprio comportamento in società. (Per coordinare meglio tra loro il comportamento e
salvaguardare i loro interessi personali). É per questo che sono presenti dei contratti parasociali.

Disciplina dei patti parasociali (art. 2341 bis c.c). patti con i quali i soci si premuniscono cosi il rischio di
alterazione di potere esistente tra loro hanno determinati vantaggi.

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Questi patti nella realtà non hanno lo scopo lucrativo comune ma hanno l'obiettivo la maggior tutela della
protezione dell'investimento degli azionisti.

Art. 2341 bis c.c:


« I patti, in qualunque forma stipulati, che al fine di stabilizzare gli assetti proprietari o il governo della
società:
a) hanno per oggetto l'esercizio del diritto di voto nelle società per azioni o nelle società che le controllano;
b) pongono limiti al trasferimento delle relative azioni o delle partecipazioni in società che le controllano;
c) hanno per oggetto o per effetto l'esercizio anche congiunto di un'influenza dominante su tali società(2),
non possono avere durata superiore a cinque anni e si intendono stipulati per questa durata anche se le parti
hanno previsto un termine maggiore; i patti sono rinnovabili alla scadenza.
Qualora il patto non preveda un termine di durata, ciascun contraente ha diritto di recedere con un
preavviso di centottanta giorni.

Le disposizioni di questo articolo non si applicano ai patti strumentali ad accordi di collaborazione nella
produzione o nello scambio di beni o servizi e relativi a società interamente possedute dai partecipanti
all’accordo. »

Spiegazione: i patti che non hanno scopo immediato ma avendo come scopo la protezione dell'investimento
di ciascuno dei soci é con questi patti se ed in quanto di stabilizzare degli assetti proprietari e la
stabilizzazione che viene concretizzata con i sindacati di blocco viene realizza con i sindacati di voto.
la violazione di un patto parasociale va trattata come un banale inadempimento contrattuale con la
conseguenza che la violazione di quest'ultimo …
Spa chiusa:
Due tipi di patti: quinquennale (di 15 anni) e a tempo indeterminato.
se questi patti sono indeterminati (con preavviso di 6 mesi). Mentre dal patto parasociale determinato non si
può recedere.
04/11/2021
I TITOLI DI CREDITO

Si potrebbe ipotizzare che i titoli di credito non siano necessariamente collegati al diritto commerciale, ma
essi esplodono nella loro funzione proprio in relazione all’attività di impresa. I titoli di credito sono strumenti
attraverso i quali si permette la circolazione dei crediti con regole più maneggevoli rispetto a quelle della
circolazione dei crediti e/o della circolazione delle posizioni contrattuali dettate nel Codice civile. Se è vero
che i titoli di credito nascono con la finalità di far circolare i crediti molto più agevolmente, esigenze
analoghe possono essere trovate di fronte a fenomeni di circolazione di posizioni contrattuali complesse -
come quella delle azioni -, anche per il trasferimento di queste posizioni contrattuali i titoli di credito hanno
una loro funzione. La teoria dei titoli di credito impatta sulla teoria dei titoli azionari, nelle società per azioni
sono titoli di credito anche le obbligazioni, che portano ad una condizione diversa rispetto alla figura
dell’azionista.

Le fonti normative più rilevanti dei titoli di credito sono le disposizioni contenute nel Codice civile agli artt.
1992 e seguenti, disposizioni che vanno integrate di volta in volta con altre disposizioni (ad es. Legge sulla
cambiale, sugli assegni). All’art. 2001 si dice che le norme di questo titolo si applicano in quanto non sia
diversamente disposto da altre norme del Codice. Se da un lato si ha una fonte normativa nel Codice civile,
vi sono una serie infinita di fonti normative diverse (leggi speciali o parti speciali del Codice) che si
innestano sulla disciplina contenuta negli artt. 1992 e seguenti. Il titolo di credito non è altro che un
documento, che può essere oggi sia cartaceo che elettronico (titoli dematerializzati), che ha come scopo
quello di permettere la circolazione del credito in maniera più certa, agevole e veloce rispetto alle altre
norme contenute nel Codice. I titoli di credito vengono trasferiti in questo modo secondo le regole dei beni
mobili. La teoria della incorporazione prevede che nel titolo venga incorporato il diritto, con la conseguenza
che il documento non è solo la prova dell’esistenza del credito, ma diventa esso stesso lo strumento di
titolarità del credito. I titoli di credito corrispondono ad una categoria del nostro ordinamento che generalizza
un’esperienza comune come quella delle cambiali e dà importanza al documento, che costituisce una
promessa unilaterale di pagamento o un ordine di pagamento.

Tra le caratteristiche fondamentali dei titoli di credito vi è la materialità del documento, che non costituisce
solo la prova del rapporto, ma la titolarità del documento è necessaria per far valere il diritto documentato dal
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titolo. L’art. 1992.1 si intitola “adempimento della prestazione”, i titoli di credito esercitano una funzione
importantissima nella circolazione della ricchezza, in base al principio della incorporazione, il diritto viene
incorporato nel titolo e, una volta incorporato, tendenzialmente circola secondo le regole proprie dei beni
mobili. La circolazione della materialità del documento consente di applicare anche ai diritti in esso
incorporati le regole proprie della circolazione dei beni mobili. L’ulteriore conseguenza è quella secondo la
quale il requisito del possesso del titolo è in ogni caso indispensabile per la teoria dell’incorporazione, per
l’esercizio dei * Titoli al portatore, sono titoli per il trasferimento dei quali è sufficiente la consegna del titolo
(traditio). Per essere legittimati all'esercizio del diritto che nasce dal titolo è sufficiente esibirlo (art. 2003).
L'art. 1376, richiamato dall'art. 2003, riguarda i contratti con effetti reali. Chi ha la materialità del documento
è colui che è legittimato all'esercizio del diritto nascente dal titolo, per esercitare il quale è sufficiente
esibirlo.

* Titoli all’ordine, titoli di credito che Si trasferiscono non solo con la consegna del titolo, ma ‘anche con la
girata, ovvero l'apposizione sul retro del titolo di credito di una scrittura con la quale l'intestatario del titolo
di credito dà l'ordine al debitore di pagare a qualcun altro. La girata | può essere piena se contiene
l'indicazione della persona a favore della quale è fatta, oppure può essere in bianco, con l'indicazione che il
titolo deve essere pagato a chi materialmente lo possiede. Il titolo all'ordine è quello per il quale si trasferisce
la legittimazione all'esercizio del diritto mediante il possesso della girata. Si ha una serie continua di girate
quando la prima è firmata dall’intestatario e ognuna delle successive è firmata dalla persona che nella
precedente girata è indicata come giratario.

* Titoli nominativi, le azioni sono titoli nominativi. Il trasferimento riguarda un titolo nominativo,
l'intestazione non è indicata solo sul titolo, ma anche sul registro dell'emittente (libro dei soci), nel quale è
indicata la titolarità del nominativo, che ha un doppio controllo. Il trasferimento dei titoli nominativi è più
complicato delle altre due categorie, perché avviene mediante un doppio attraverso l'annotazione del nome
dell’acquirente sul titolo e sul registro dell’emittente; in alternativa si può pensare al rilascio di un nuovo
titolo, del quale si deve fare menzione sul registro dell'emittente. Il trasferimento del titolo nominativo è
disciplinato dall’art. 2022. I titoli nominativi possono anche trasferirsi mediante girata, la quale deve essere
piena, deve sempre contenere l'intestazione del giratario e deve essere sempre autenticata da un notaio
o da altro pubblico ufficiale. Il trasferimento mediante girata ha efficacia solo tra cedente e cessionario, inter-
partes. Si tratta di meccanismi che riguardano il mutamento della titolarità. Quando vi sono i c.d. titoli di
massa (titoli di credito emessi in serie e non per operazioni individuali), la crescente rapidità della ricchezza
immobiliare verrebbe pregiudicata dal continuo maneggio dei documenti, pertanto si è sostituito da alcuni
anni il documento materiale con il trasferimento dei titoli può essere fatto se sussistono due presupposti:
- Fungibilità dei titoli;
- Accentramento della gestione nelle mani di un soggetto pienamente affidabile, che si incarica di eseguire
tutte le registrazioni.
Con questa modalità si parla del processo di gestione accentrata dei titoli di credito e questa funzione
comporta la conservazione del documento che viene custodito presso il gestore, senza che ci sia più una
circolazione fisica del titolo, mentre i trasferimenti avvengono mediante scritturazioni telematiche. I titoli di
credito hanno tutti - se guardati non più sotto il profilo della loro circolazione, ma sotto il profilo delle loro
caratteristiche - due caratteristiche principali:

* Letteralità, il tenore letterale del titolo determina la quantità, la qualità e le modalità del diritto attribuito al
legittimo possessore del documento. Il debitore non può richiamarsi ad eccezioni o a circostanze che non
risultano dal titolo. Tale principio serve alla certezza dei traffici giuridici, per proteggere il terzo che in buona
fede ha fatto affidamento sul tenore letterale del documento.
L'obbligazione che nasce dal titolo di credito si chiama obbligazione cartolare, in quanto
immedesimata nel documento.

* Autonomia, è una caratteristica collegata alla prima, serve a tutelare l'affidamento del terzo che è venuto in
possesso del titolo, Il cessionario che è venuto in possesso del titolo subentra nello stesso diritto del cedente,
non acquista un diritto nuovo e perciò il debitore normalmente avrebbe potuto opporgli tutte le eccezioni che
avrebbe potuto opporre al cedente originale. Invece, se si trasferisce un titolo di credito, il principio
dell'autonomia si smarca da tutti questi meccanismi di eccezione, perché colui al quale viene trasferito il
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titolo di credito acquista, in questa finzione dell'ordinamento, un diritto nuovo, originario e autonomo
rispetto al diritto del precedente titolare. Non possono essere opposte al possessore del titolo di credito le
eccezioni personali che si sarebbero potute opporre al cedente del titolo di credito.

*Astrattezza, non è comune a tutti i titoli di credito, si contrappone alla causalità. Il titolo di credito è
tendenzialmente astratto in quanto slegato dal rapporto fondamentale, e prescinde dalla causa, la quale resta
accantonata. L’astrattezza serve a facilitare l'acquisto e la circolazione dei titoli di credito nel mercato,
l'emancipazione del titolo di credito che vive di vita autonoma non è un principio assoluto, perché può
essere, in determinati titoli di credito, sostituita dalla causalità. Vi sono dei titoli di credito causali, nei quali
l'adempimento della prestazione promessa è subordinato non solo a quanto contenuto nel titolo, ma, di fronte
ai terzi, anche alla sorte e allo svolgimento del rapporto indicato nel documento. Le azioni sono titoli di
credito causali, perché nel loro incorporarsi il diritto, l’incorporazione non è solo caratterizzata da ciò che vi
è scritto nel titolo, ma anche in parte dalle regole di società dello statuto. Non vi è contraddizione tra
causalità e il principio della letteralità, perché il riferimento alla causa è ammesso nei limiti in cui il ‘negozio
sottostante è richiamato dal titolo. Non vi è contraddizione nemmeno tra la causalità e l'autonomia, che è
relativa perché indicata nella ]letteralità del titolo. I titoli di credito astratti sono quelli nei quali il rapporto
fondamentale non solo non è enunciato dal titolo, ma esso è anche irrilevante nei confronti del terzo
possessore di quel titolo (se in buona fede), il quale ha diritto ‘alla prestazione anche se il rapporto
fondamentale non si è eseguito, se non è esistito o se non esiste "ni Nei titoli azionari invece il rapporto
fondamentale rileva, ed esso è il contratto di società.
08/11/2021

Quando si parla di azioni, si fa riferimento ad azioni come unità rappresentativa del capitale sociale della
società per azioni e dell’accomandita per azioni. Il termine azione ha altre due accezioni nel diritto
societario:
- Azione giudiziaria, qualsiasi tipo di azione fatta davanti al tribunale;
- Azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori (per atti di cattiva gestione), disciplinate dagli
artt. 2392 e seguenti.

La poliedricità del termine azione non deve creare confusione.


L'azione può essere una frazione rappresentativa del capitale sociale, attribuisce un fascio di diritti e di poteri
all’azionista e rappresenta un titolo.
Si può parlare di azioni come azioni di somma o azioni quota. Quando si parla di azioni nel primo caso, si
definisce ciò che accade normalmente, ovvero che a ciascuna azione venga attribuito un valore nominale; si
definisce di somma perché sommando tutte le azioni della società si definisce l'ammontare del capitale
sociale. Parlare di azioni di quota sta ad intendere che si parla di azioni senza valore nominale, che
rappresentano una percentuale del capitale sociale. Con uguaglianza di azioni si intende che le azioni sono
uguali all’interno della stessa categoria.
Quando si parla di prezzo delle azioni, l’accezione più interessante è il prezzo inteso come valore nominale
(somma di denaro che è indicata sul titolo). Raramente il prezzo delle azioni al quale vengono
compravendute è uguale al valore nominale che è scritto sul titolo, perché l’azione è un bene di secondo
grado, in realtà tramite l’acquisto di un'azione si compra una percentuale dei beni che la società ha in pancia,
anche se giuridicamente si compra il titolo. Quando si compra un'azione, il prezzo di mercato è influenzato
anche dalle prospettive di crescita della società. Una terza classificazione del valore di una società è anche
quella del valore di bilancio delle azioni, che normalmente non corrisponde al valore di mercato, questo
perché le regole di iscrizione dei valori del bilancio non sono necessariamente regole reali; la valutazione di
bilancio non è necessariamente reale anche perché il bilancio viene approvato una volta all’anno, quindi, i
valori hanno una collocazione temporale molto lontana. Inoltre il prezzo delle azioni è determinato da
tutt’altro ragionamento: il 51% di una società vale molto di più del 49% della società, perché ciò che si paga
è la possibilità di nomina degli amministratori (premio di maggioranza e deprezzo di minoranza).
Le azioni sono dei beni di secondo grado, le quali rappresentano non solo un diritto patrimoniale, ma anche
la quota di partecipazione che è una rappresentazione del potere che si ha all’interno della società. Certe
volte, in base alla ripartizione delle azioni della società, delle percentuali minime di capitali possono avere
un valore di mercato molto più alto, in quanto determinanti nella vita della società. Queste sono le azioni non
quotate. Quando si parla di diritti amministrativi delle azioni non si fa riferimento l'amministrazione della
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società. In nessun caso il valore dei conferimenti può essere complessivamente inferiore all'ammontare
globale del capitale; questo vuol dire nelle s.p.a. che nel nostro ordinamento è possibile anche che vengano
assegnate azioni a determinati soci ad un valore inferiore del valore nominale. Questo ha un’importanza
sistematica da un lato perché l'ammontare dei conferimenti complessivo non deve essere inferiore
all'ammontare del capitale sociale, dall'altro perché non vi è una completa spersonalizzazione dei soci. Nelle
società, quando si parla di uguaglianza delle azioni non si deve pensare che tutte le azioni di una società
siano uguali indistintamente tra loro, perché il principio vale all'interno della singola categoria di azioni. Una
singola società per azioni può ammettere categorie diverse di azioni, che l’autonomia statutaria può creare
(art. 2348). Tutte le azioni appartenenti alla medesima categoria conferiscono ai loro possessori eguali diritti.
L'unico limite che, nel creare una categoria speciale di azioni, deve essere rispettato è quello del divieto di
patto leonino (principio immanente in tutto il diritto societario). Esempio lampante di categoria speciale di
azioni è quella delle azioni di risparmio; le azioni di risparmio da che società possono essere emesse? Solo
dalle società quotate, ma devono essere quotate le azioni di risparmio o solo le azioni ordinarie di quella
società? (*Domanda per la lode). Le azioni (rappresentano un conferimento, un capitale di rischio senza
alcun diritto alla restituzione) si contrappongono logicamente alle obbligazioni (prestito che un terzo fa alla
società, si portano dietro un diritto sostanziale, ovvero un mutuo; la società ha il dovere di restituire questo
prestito). È azione ciò che viene imputato a capitale, è obbligazione ciò che va nei debiti (questo non è vero
in assoluto, è utile nella pratica).
10/11/2021

L’Art 2346 c.c


« La partecipazione sociale è rappresentata da azioni(1) [2313, 2346]; salvo diversa disposizione di leggi
speciali lo statuto può escludere l'emissione dei relativi titoli o prevedere l'utilizzazione di diverse tecniche di
legittimazione e circolazione.
Se determinato nello statuto, il valore nominale di ciascuna azione corrisponde ad una frazione del capitale
sociale; tale determinazione deve riferirsi senza eccezioni a tutte le azioni emesse dalla società
[1531, 2313, 2325, 2328, n. 5, 2331, 2343, 2348, 2354, n. 3, 2438, 2452, 2630, n. 1].

In mancanza di indicazione del valore nominale delle azioni, le disposizioni che ad esso si riferiscono si
applicano con riguardo al loro numero in rapporto al totale delle azioni emesse.

A ciascun socio è assegnato un numero di azioni proporzionale alla parte del capitale sociale sottoscritta e
per un valore non superiore a quello del suo conferimento. Lo statuto può prevedere una diversa
assegnazione delle azioni(2).

In nessun caso il valore dei conferimenti può essere complessivamente inferiore all'ammontare globale del
capitale sociale.

Resta salva la possibilità che la società, a seguito dell'apporto da parte dei soci o di terzi anche di opera o
servizi, emetta strumenti finanziari forniti di diritti patrimoniali o anche di diritti amministrativi, escluso il
voto nell'assemblea generale degli azionisti. In tal caso lo statuto ne disciplina le modalità e condizioni di
emissione, i diritti che conferiscono, le sanzioni in caso di inadempimento delle prestazioni e, se ammessa, la
legge di circolazione ».

Ultimo comma dell’articolo: questi sono sostanzialmente gli esponenti finanziari partecipativi (sono uno
strumento attraverso il quale il legislatore ha voluto creare una terza possibilità di acquisire risorse
patrimoniali/finanziarie alla società per azioni; terza possibilità oltre al rapporto dato attraverso i
conferimenti vs azioni e il prestino vs obbligazioni).
Domanda: si tratta di prestiti, obbligazioni, conferimenti?
Risposta: Non si riesce a dire perché la norma rimette all’autonomia statutaria la regolamentazione di questi
strumenti finanziari partecipativi.
Se la principale differenza rispetto alle azioni consiste nel fatto in linea teoria, che questi conferimenti
partecipativi non concorrono a creare un capitale cioè non concorrono a far si che i loro possessori siano
titolare del capitale dall’altro questa é una distinzione sotto il profilo teorico ma bisogna tener presente che
questo articolo (2346 cc) lascia all’autonomia statutaria la possibilità di modellare questi giochi in svariate
forme difficili da classificare perché di volta in volta. Ci troveremo dunque davanti a questi esponenti
partecipativi distinguendoli da quello che posso aver connotato azionario in base a quella semplificazione
fatta precedentemente cioè se sono mutati capitali o no. Questi signori titolari di strumenti finanziari
partecipativi possono avere dei diritti amministrativi come gli azionisti ad eccezione di quella possibilità di
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votare in un’assemblea generale (lo dice la norma « resta salva… »). Questi strumenti possono avere la
caratterizzazione materiale più varia che si possa immaginare, che non sconfinano mai nella fattispecie
azionaria fino al momento in cui, non questi conferimenti che vengono fatti ma questi apporti che vengono
fatti (la legge non parla di conferimenti ma di apporti) finché questi utilità economiche che vengono fatte
dalla società non vengono imputate…
Questa é l’unica distinzione che regge e che serve a chiarire questa differenziazione.
Lo statuto di ogni singola società che crea il diritto e quindi noi ci possiamo soffermare all’ultimo coppa
dell’art 2346 e sapere che esiste la possibilità teoria che si tratti di azioni e di obbligazioni, qualcosa di
intermedio che solo nel momento in cui l’apporto viene portato a capitale diventa partecipazione.

Il secondo passaggio che dobbiamo fare, « la circolazione delle azioni che per il legislatore é considerata un
fatto naturale ed essenziale. Il titolo azionario é creato per essere trasferito ed essere trasferito facilmente.

Es.dopo domanda sulla circolazione della ricchezza:


-Se ho 100.000 euro e li devo investire nella società Alfa e questa società é una società di persone nel
momento in cui investo questi soldi se decido di voler vendere tutto e partire non posso nel momento in cui i
soci dicono di no.

-Se investo invece quei soldi in una società quotata é sufficiente decidere e vendere autonomamente per poi
partire.

La possibilità di disinvestire e la facilità di farlo invoglia l’investimento. Il fatto quindi che le azioni siano
destinate alla circolazione attraverso questo meccanismo invoglia l’investitore a mettere il denaro che é vero
che é un capitale di rischio ma é un capitale di cui puoi liberarti.

Domanda: Che interesse ha la società ad essere quotata quando l’unico vantaggio é che chi ha vantaggio alla
quotazione sono i soci che trasferiscono le azioni? L’attività imprenditoriale che vantaggio ha?
Risposta: il vantaggio delle quotazioni lo hanno i soci, le azioni sono oggetto del trasferimento (come la
casa in un contratto di compravendita). La quotazione come titolo azionario porta con sé enormi vantaggi ed
enormi costi. La società può una volta quotata può fare operazioni di aumento di azioni es da 10 a 1000 sul
mercato e quelle azioni portano denari nella cassa della società.
Nel meccanismo di listing (quotarsi) porta ad una crescita che avviene attraverso ulteriori operazioni che
fatte sul mercato quotato. La quotazione crea un meccanismo virtuoso.
Esiste anche un meccanismo opposto detto delisting.
L’efficenza del mercato é considerato il valore assoluto dei mercati perché solo un mercato efficiente attrae
investimenti/soldi.
Quando il mercato finanziario con le norme tutela il privato che ha investito sul mercato lo fa non perché gli
interessi qualcosa ma gli interessa che se quel privato dice che non é un mercato efficiente quel mercato non
attrae ricchezza quindi si dice che la tutela del soggetto debole nei mercati finanziar e nel diritto delle società
quotate é una tutela che fa da tramite per perseguire l’unica finalità del mercato finanziario ovvero della
credibilità e l’efficienza nel mercato perché solo queste ultime attrarranno investimenti.
Spa non quotata, il dna dell’azione é la destinazione della circolazione perché anche la spa quotata hai il
vantaggio della facilità di disinvestimento quindi é più agevole l’investimento.

Domanda: Perché tendenzialmente si é più invogliati a comprare obbligazioni che remunerano solo l’1% e
se vedo una obbligazione che vale 8% storco il naso? Perché non voglio guadagnare?
Risposta: Perché se c’é qualcuno disposto a pagare l’8% di interessi vuol dire che non é sicuro. Perché in
grandi quantità si ha paura che non gli vengano restituiti.

Nel codice civile c’é sempre stata la finalità anche per spa non quotate dell’agevole trasferibilità delle azioni
rispetto alle società di persone per esempio: trasferimento della partecipazione (azioni) necessita una
modifica dell’atto costitutivo ed il consenso dei soci. La società per azioni, invece, vive in un mondo
completamente diverso, non c’é bisogno de consenso di nessuno per il trasferimento delle azioni. Queste
ultime possono trasferirsi come titoli di credito nominativi attraverso il meccanismo del TRANSFERT e
attraverso il meccanismo gerarchico verticale, le azioni possono essere in teoria e secondo il codice anche al
portatore e non necessariamente a titoli nominativi (prendere articolo 2354 c.c) in cui, quando quindi non si
tratta di azioni nominative esiste una legge speciale che si applica quando si tratta di azioni di risparmio e
azioni ordinarie del SICAF )
In breve: le azioni sono principalmente a titoli nominativi (art 2355 3°) ma nel codice esistono anche azioni
al portatore 2355 2°.

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Un ulteriore istituto: le azioni proprie.

Il patrimonio della società potrebbe beneficiare della quotazione é il fatto che esiste nel nostro ordinamento
l’istituto delle azioni proprie. Quindi, la società potrebbe avere lei stessa delle azioni proprie che colloca sul
mercato; quindi, la società potrei essere parzialmente proprietaria di se stessa. Questo é possibile solo perché
la quota é rappresentata da un titolo, un pezzo di carta.

Conferimenti nella S.P.A.


Il conferimento é l’apporto di denaro e di beni che il socio/futuro socio immette in pancia della società per
esercitare l’attività economica. In cambio al conferimento si ottengono le azioni.
La disciplina dei conferimenti della SPA é una disciplina articolata perché la somma dei conferimenti va a
quantificare l’ammontare del capitale sociale su cui si parla dopo la disciplina dei conferimenti e perché il
legislatore ha bisogno di sapere che il valore che si da ai conferimenti é un valore reale/effettivo. Si risponde
davanti ai creditori solo con il patrimonio ed é quindi necessaria trasparenza su dei valori reali (da questo
nasce il divieto a livello europeo in tema di SPA di conferire prestazioni o servizi perché non é facile
quantificare l’ammontare delle prestazioni o dei i servizi che oggi sono conferiti nella SRL). Il legislatore
immagina che i conferimenti siano in denaro.
il legislatore cerca di impedire che il conferimento sia di beni o di crediti
Domanda: perché?
Risposta: da una parte perché la società deve reperire risorse e quindi se non ci sono soldi ci si accontenta di
quello che c’é e quindi, si creano dei meccanismi che facilitino l’investimento nella società. Dall’altra perché
il conferimento dei beni é essenziale cioè es: abbiamo bisogno del conferimento di quel brevetto se vogliamo
svolgere l’attività oppure abbiamo bisogno del conferimento di quel immobile che si trova sopra l’acqua
calda se si tratta di un’attività termale (se non avessi quell’immobile quell’attività non potrei esercitarla).

Disciplina dei conferimenti che il legislatore che nel meccanismo dell’inizio della società non vuole che
siano versai se non in casi particolari e se in denaro. Da sempre, le disposizioni in maniera di SPA dicono «
se l’atto costitutivo non é stabilito diversamente, il conferimento deve farsi in denaro (2342 1° c.c) ». E
subito dopo il legislatore dice « Alla sottoscrizione dell'atto costitutivo deve essere versato presso una banca
almeno il venticinque per cento dei conferimenti in denaro o, nel caso di costituzione con atto unilaterale, il
loro intero ammontare. »

Spiegazione: se noi conferiamo denaro, il legislatore non voler che i soci lo versino ma si accontenta del
farro che venga versa il 25% del capitale sociale in denaro e che il residuo 75 venga solo sottoscritto (che
consiste in un obbligazione che i soci assumono di versare i decimi mancanti (formula che si usa per gli
importi da versare).
Domanda: Quando gli amministratori di quella società devono richiamare il residuo 75%?
Risposta: Nel momento in cui la società in cui la società necessita quel denaro.
Domanda: I centesimi sottoscritti e non versati cosa rappresentano?
Risposta: rappresentano il limite della responsabilità del socio perché il socio, a differenza della società di
persone, nella società per azioni ha la responsabilità limitata nel miglio dei centesimi sottoscritti. Il suo
obbligo si ferma a quanto ha promesso di versa nelle casse dalla società al momento della costituzione.

-Non esiste nel codice una disposizione che indica che i soci debbano versare i conferimenti mancanti.
Capita che la società viva senza versare i decimi mancanti. Nel caso in cui la società sia costituita con atto
unilaterale e quindi non nasce per contratto, con socio unico sin dall’origine.
N.B da ricordare che anche le società di persone nascono con un socio unico fino a 6 mesi dalla sua
costituzione.
-C’é solo un caso in cui il conferimento in denaro deve essere versato integralmente al momento della
costituzione.

Domanda: Che differenza c’é tra una società che nasce da contratto per la quale possono essere versati solo
il 25% dei conferimenti in denaro, e una società costituita per atto unilaterale per la quale il legislatore
impone il versamento integrale dei conferimenti al momento della costituzione? Calcolando anche che se il
socio é unico vi é una responsabilità limitata. Perché quindi permette di versare solo il 25% dei conferimenti
alle società nate da contratto ed invece obbliga il versamento dell’intera somma se la società é costituita per
atto unilaterale?
Risposta: perché la società che nasce tramite atto unilaterale, nasce senza che vi siano i controlli di
controbilanciamenti interni e quindi il legislatore presume che ci sia un dialogo che crei un funzionamento
effettivo degli organi sociali e da questo funzionamento effettivo 1.06

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Se io sono socio unico il legislatore sa che posso fare bello e cattivo tempo nella società quindi ritiene
minimo la richiesta di versare la somma per intero. Perché tutti gli organi di quella società ovvero
l’assemblea, il consiglio di amministrazione ecc che do rebbierò avere un dialogo, un contrasto… e ti nomini
anche probabilmente amministratore sono controllati e gestiti da un unico socio (quindi finzione permessa
dal legislatore però i terzi permette di almeno far conto che quella persona ha versato nelle casse l'intero
capitale sociale).
Il legislatore quindi dice al socio :- si che ti permetto di esercitare da solo, so che finché resti socio unico e
quei meccanismi societario sul controllo reciproco sono finzioni perché fai tutto fa solo é almeno necessario
aver versato tutto il capitale cosi anche da avere un minimo di credibilità nei confronti dei terzi.
La società con un unico socio é fisiologicamente meno affidabile questa é la ragione logica per il quale i
conferimenti devono essere integralmente versati.
Invece, per conferimenti di beni ed in natura e di crediti, vi sono dei meccanismi di valutazione che sono
rivolti a far si che il valore che viene dato in sede di costituzione della società siano dei valori reali cioè che
quell’ammontare del capitale corrisponda ad un valore reale (Art. 2343 c.c).

Art. 2343 c.c « Chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare la relazione giurata di un esperto
designato dal tribunale nel cui circondario ha sede la società, contenente la descrizione dei beni o dei crediti
conferiti, l'attestazione che il loro valore è almeno pari a quello ad essi attribuito ai fini della
determinazione del capitale sociale e dell'eventuale soprapprezzo e i criteri di valutazione seguiti. La
relazione deve essere allegata all'atto costitutivo L'esperto risponde dei danni causati alla società, ai soci e
ai terzi. Si applicano le disposizioni dell'articolo 64 del codice di procedura civile.

Gli amministratori devono, nel termine di centottanta giorni dalla iscrizione della società, controllare le
valutazioni contenute nella relazione indicata nel primo comma e, se sussistano fondati motivi, devono
procedere alla revisione della stima. Fino a quando le valutazioni non sono state controllate, le azioni
corrispondenti ai conferimenti sono inalienabili e devono restare depositate presso la società.

Se risulta che il valore dei beni o dei crediti conferiti era inferiore di oltre un quinto a quello per cui avvenne
il conferimento, la società deve proporzionalmente ridurre il capitale sociale, annullando le azioni che
risultano scoperte. Tuttavia il socio conferente può versare la differenza in danaro o recedere dalla società;
il socio recedente ha diritto alla restituzione del conferimento, qualora sia possibile in tutto o in parte in
natura. L'atto costitutivo può prevedere, salvo in ogni caso quanto disposto dal quinto comma
dell'articolo 2346, che per effetto dell'annullamento delle azioni disposto nel presente comma si determini
una loro diversa ripartizione tra i soci ».

Spiegazione: l’importante del primo comma é il fatto che il legislatore dice « chi conferisce beni in natura o
crediti deve presentare la relazione giurata di un esperto designato del tribunale ». Quell’esperto che valuta il
mio bene che io verso come conferimento non é una persona che mi é vicina, che conosco ma un terzo
indipendente ed imparziale. Il fatto che la valutazione sia fatta da un esperto designato dal presidente del
tribunale é fondamentale anche nei rapporti di confronto tra la disciplina dei conferimenti delle SPA e SRL
perché?

Domanda: Quali sono le differenza tra le disciplina dei conferimenti delle SPA e SRL?
Risposta: sono due:
-Nelle SPA l’esperto deve essere designato dal tribunale e nelle SRL NO.
-Nelle SPA non sono conferiti conferimenti prestazioni d’opera mentre nelle SRL SI.

Domanda: Perché é fondamentale questo?


Risposta: perché nella SPA é fondamentale avere certezza sul capitale mentre nella SRL il legislatore
permette che l’esperto non sia designato dal tribunale? Perché provoca meno danni essendo una SRL rispetto
ad una SPA. Il legislatore é preoccupato che l’esperto risponda nei confronti della società e la società nei
confronti dei terzi. Se l’esperto fa una valutazione non realistica deve metterci i soldi di tasca sua. (Risponde
dei danni).
11/11/2021
Conferimenti di beni e crediti
Art 2343 c.c
« Chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare la relazione giurata di un esperto designato dal
tribunale nel cui circondario ha sede la società, contenente la descrizione dei beni o dei crediti conferiti,
l'attestazione che il loro valore è almeno pari a quello ad essi attribuito ai fini della determinazione del

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capitale sociale e dell'eventuale soprapprezzo e i criteri di valutazione seguiti. La relazione(1) deve essere
allegata all'atto costitutivo(2).
L'esperto risponde dei danni causati alla società, ai soci e ai terzi. Si applicano le disposizioni
dell'articolo 64 del codice di procedura civile.

Gli amministratori devono, nel termine di centottanta giorni dalla iscrizione della società, controllare le
valutazioni contenute nella relazione indicata nel primo comma e, se sussistano fondati motivi, devono
procedere alla revisione della stima. Fino a quando le valutazioni non sono state controllate, le azioni
corrispondenti ai conferimenti sono inalienabili e devono restare depositate presso la società.

Se risulta che il valore dei beni o dei crediti conferiti era inferiore di oltre un quinto a quello per cui avvenne
il conferimento, la società deve proporzionalmente ridurre il capitale sociale, annullando le azioni che
risultano scoperte. Tuttavia il socio conferente può versare la differenza in danaro o recedere dalla società;
il socio recedente ha diritto alla restituzione del conferimento, qualora sia possibile in tutto o in parte in
natura. L'atto costitutivo può prevedere, salvo in ogni caso quanto disposto dal quinto comma
dell'articolo 2346, che per effetto dell'annullamento delle azioni disposto nel presente comma si determini
una loro diversa ripartizione tra i soci. »

Nella misura in cui il legislatore da come presupposto logico della disciplina dei conferimenti di beni in
natura o di crediti il fatto che siano interamente liberati (immediatamente a differenza di quello che accade in
riferimento in denaro, non sta assolutamente a significare che il legislatore si accontenti. Chi conferisce beni
in natura o crediti leggendo il codice « deve presentare deve presentare la relazione giurata di un esperto
designato dal tribunale nel cui circondario ha sede la società, contenente la descrizione dei beni o dei crediti
conferiti, l'attestazione che il loro valore è almeno pari a quello ad essi attribuito ai fini della determinazione
del capitale sociale e dell'eventuale soprapprezzo e i criteri di valutazione seguiti ».
Il sovrapprezzo= é la somma che si decide che debba essere interessata dai soci a titolo di capitale di rischio
in sede di costituzione.

Secondo comma: il legislatore non si accontenta di questo comma infatti egli vuole con il terzo comma che
« Gli amministratori devono, nel termine di centottanta giorni dalla iscrizione della società, controllare le
valutazioni contenute nella relazione indicata nel primo comma e, se sussistano fondati motivi, devono
procedere alla revisione della stima. Fino a quando le valutazioni non sono state controllate, le azioni
corrispondenti ai conferimenti sono inalienabili e devono restare depositate presso la società. »
Il legislatore dimostra di non fidarsi neanche dell’esperto nominato dal presidente del tribunale. Il legislatore
vuole che gli amministratori assumano la responsabilità di verificare entro 180 giorni dall’iscrizione della
società, le valutazioni contenute nella relazione dell’esperto. Dopo aver fatto questa valutazione, si ha una
revisione della stima che porta al meccanismo previsto nel quarto comma ovvero che se gli amministratori a
seguito della revisione della stima stimano che il valore dei beni o dei crediti conferititi ed inferiori di oltre
un quinto a quello per cui avvenne il conferimento, la società deve proporzionalmente ridurre il capitale
sociale, annullando le azioni che risultano scoperte ».
La norma poi procede
Recedere perché lui di rimanere socio di quella società nella misura del 48% non interessa. Se poi recede
dalla società, il socio recedente ha diritto alla restituzione del conferimento, qualora sia possibile in tutto o in
parte in natura. É l’unico caso del nostro ordinamento (bisogna considerarlo un’eccezione perché i
conferimenti non vengono mai restituiti perché funzionali all’esercizio dell’attività dell’impresa). Questo a
condizione che il conferimento fosse valutato un determinato importo.
Ci sono dei casi in cui i conferimenti di beni in natura di crediti (3243 ter) non han no necessità di relazioni
di stima.

Domanda quando non si ha la necessità di perizia del conferimento?


Risposta: Quando sono beni la cui valutazione é certa per elementi esteriori, é certa non é dunque necessaria
la valutazione di stima. L’art 2343 ter infatti prevede che « se il conferimento riguarda valori immobiliari o
strumenti del mercato monetario non é richiesta la valutazione di stima dell’esperto nominato dal presidente
del tribunale sempre se il valore ad essi attribuito ai fini della determinazione del capitale sociale (del socio)
e dell'eventuale sovrapprezzo è pari o inferiore al prezzo medio ponderato al quale sono stati negoziati su
uno o più mercati regolamentati nei sei mesi precedenti il conferimento.
Il legislatore al fine di valutazione dei beni immobiliari o di strumenti del mercato monetario prende atto di
quale sarebbe il criterio oggettivo di valutazione.

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Il seconde caso nel quale il legislatore considera inutile la valutazione dell’espero é quello in cui al bene
apportato come conferimento sia attribuito un valore corrispondete al cosiddetto Fair medium.
Questo significa che al conferimento viene un valore corrispondente a quello per il quale il bene medesimo é
stato iscritto nel bilancio della società conferente; relativo a quello dell’anno precedente al quale é stato
effettuato il conferimento e purché il bilancio sia stato sottoposto a revisione levale

Es: io sono la società Alfa soggetta a revisione, conferisco nella società Beta di nuova costituzione, un bene.
Non é necessario nel momento in cui conferisco un bene alla società Beta che lo faccia valutare dal
presidente del tribunale, non é necessario se il conferimento é fatto nella società Beta ed ha lo stesso valore
al quale io società Alfa lo avevo iscritto al bilancio. Oppure, anche nel caso in cui il bene sia apportato,
conferito nella società di nuova costituzione per un valore corrispondente a quello che risulti da una
valutazione operata da un esperto indipendente e dotato di adeguata e comprovata professionalità, stima la
quale avvenga non più di 6 mesi prima del conferimento. Questo significa che se io, società Alfa conferisco
un bene nella società Beta di nuova costituzione, posso evitare la stima se quel bene per altri motivi (altra
operazione come la scissione) é stato valutato già da un esperto indipendente per altre finalità e purché sia
accaduto nei 6 mesi precedenti.
In questi casi previsti dall’art 2343 ter c.c « é necessaria solo una valutazione degli amministratori che
verifichino 180 giorni successivi la permanenza dei requisiti di esenzione dalla perizia di stima e quindi una
volta che abbiano verificato ‘esenzione dalla perizia di stima, deposito nel registro delle imprese un’apposita
dichiarazione contenente le indicazioni sui beni conferiti ed il relativo valore.

Il ragionamento prosato avanti fino ad ora é un ragionamento chiuso poiché il legislatore é ossessionato
dall’effettività del capitale sociale.

Domanda: cos’é il capitale sociale?


Risposta: il capitale sociale é la cifra risultante dalle sottoscrizione dei soci (se il conferimento é in denaro
basta la sottoscrizione e non é necessario il versamento solo in misura del 25%). Il capitale sociale é la
somma dei conferimenti fatti o promessi. C’é un obbligo art 2329 comma 1 c.c sottoscritto (non versato) per
intero il capitale sociale. La società poi deve dichiarare un capitale per la stessa somma che é stata
sottoscritta.

Il capitale sociale diventa in via di approssimazione l’insieme dei mezzi messi a disposizione dai soci e
corrispondenti ad un vincolo stabile di destinazione della società di risorse pari ad un importo che il
legislatore ritiene debba essere versato o si debba promettere di versare per lo svolgimento di quell’attività
produttiva.Sotto questo profilo il capitale sociale é un fatto. Il fatto storico del versamento o della promessa
di versamento dei soci che hanno in quel momento storico, messo a disposizione o promesso di mettere a
disposizione dell’attività produttiva svolta dalla società, una determinata somma di denaro o un determinato
bene.
Sotto questo profilo il versamento del capitale sociale é un fatto storico. (da ricordare anche i ll momento
zero della società, quando la società viene costituita in cui il capitale sociale coincide con il patrimonio che
poi diventano due cose diverse).
Il capitale sociale é anche una regola del gioco cioè un sistema attraverso il quale il legislatore soprattutto
nella società per azioni vuole che la prestazione del capitale sia il sistema attraverso il quale i soci
stabiliscono che quella società debba avere, non solo all’inizio, ma anche durante il corso della sua vita un
certo capitale sociale.

Capitale sociale é dunque:


• Da un lato un fatto storico
• E dall’altro lato una regola del gioco (regola degli scacchi ovvero regola in cui i soci decidono a priori di
determinare quale capitale sociale minimo della società). I soci decide ed anche il legislatore in parte il
capitale della società ed il fatto che debba durare durante tutto il corso della sua vita.

Purché si costituisca una SPA deve essere stata fatta per intero l’iscrizione del capitale sociale e quindi
ulteriormente é necessario che i soci abbiamo versato i conferimenti con riferimento a quella cifra.
É Capitale di rischio perché non é un debito della società perché a quel versamento di capitale non
corrisponde un debito della società verso i soci.
Il capitale iscritto nello statuto, in quel determinato momento storico, in realtà deve attraverso le regole del
gioco, é un vincolo che rimane durante tutta la vita della società (cioè continui a vivere nel mondo giuridico,
nel mercato con un equilibro economico/finanziario).

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Perché questo equilibrio permetta alla società una migliore produttività ed una migliore efficienza nei
comportamenti.

La decisione iniziale di raccogliere un certo numero di iscrizioni vuol dire che i soci stanno decidendo una
costante di un importo almeno pari al netto dei debiti sociali alla cifra risultante delle iscrizioni medesime.
Di nuovo c’é che anche se siamo tutti convinti che nel momento della costituzione della società noi versiamo
o promettiamo di versare sotto il profilo storico 100.000 in quella SPA. A cosa serve la regola dello stabilire
un capitale?

Caratteristica del capitale sociale é la sua tendenziale invariabilità nel tempo infatti per modificare la cifra
del capitale sociale é necessaria una decisione che non é nell’organo gestorio ma occorre una forma le
modificazione dell’atto costitutivo. Una forma modificazione dell’atto costitutivo nel senso che la decisione
dovrà essere presa dall’assemblea straordinaria.
Dalla immodificabilità della regola sul capitale discendono poi vincoli di non distribuzione agli azionisti di
risorse in misura corrispondente a capitale cioè la possibilità di distribuzione di quello che c’é non di più del
capitale. Es: divieto di ripartizione di utili in caso di perdita del capitale sociale fino a che il capitale non sia
integrato o ridotto in misura corrispondete (art 2433 3°).

Conseguenze della regola del capitale:


-si possono distribuire utili ai soci solo se il capitale sociale non é stato intaccato contabilmente prima che
sia reintegrato o ridotto
-si può verificare che la stabilità del capitale sociale é all’origine della previsione di un’apposizione
corrispondente al valore del capitale sociale nel passivo della società perché il capitale sociale é iscritto nel
bilancio della società non all’attivo ma al passivo.

Domanda: Dov’é iscritto il capitale sociale nel bilancio?


Risposta: la regola del gioco del capitale presuppone che il capitale sia patrimonio passivo della società.
Per ricordare il perché il capitale sociale sia iscritto al passisco del bilancio d’esercizio della società quando
farebbe istintivamente pensare l’iscrizione all’attivo é di immaginare che il capitale sociale sia iscritto al
passivo perché il capitale all’esito del procedimento di liquidazione della società diventa, dopo che sono stati
pagati tutti i creditori sociali, un debito della società nei confronti dei soci.

Quindi: società messa in liquidazione, paghiamo tutti i debiti ed creditori e se resta qualcosa del capitale
sociale deve essere restituito ai soci. Il legislatore con riferimento alla SPA impone che il capitale sociale non
sia inferiore ai 50.000€ (art. 2327 c.c: imposizione di natura imperativa)ed é pacifico che il notaio non possa
procedere alla stipula dell'atto costitutivo se verifica che il capitale sottoscritto sia inferiore alla somma di
50.000 €.

Il capitale sociale non può essere inferiore a 50.000€ e può essere causa di scioglimento della società.

Riassunto: capitale sociale é apporto materiale che resta li solo nel momento iniziale (momento zero di
stipulazione della società) e successivamente il capitale sociale interessa principalmente come regola del
gioco.

Le Operazioni straordinarie della società sono proprio tutte modificazioni dell’atto costitutivo. Devono
essere gestite attraverso un meccanismo che é l modificazione dell’atto costitutivo della società e quindi della
competenza dell’assemblea straordinaria. L’assemblea della società per azioni é il prossimo argomento.

1° organo della società per azioni che il legislatore disciplina é l’assemblea dei soci.

L’assemblea dei soci é il luogo nel quale i soci si riuniscono e prendono le decisioni più importanti sulla vita
della società (Art 2364/2365). Sono decisioni che si prendono una volta l’anno, l’assembla non é il luogo in
cui c’é la barra di comando, il timone della società. L’assemblea può essere (Art 2364/2365):
- Ordinaria
- Straordinaria
Dell’assemblea dei soci, dopo la riforma del diritto societario del 2003 sono compiti limitati. L’assemblea dei
soci ha delle competenze limitate. Le competenze generali nella società per azioni non sono dell’assemblea
dei soci ma dell’organo amministrativo.
Nell’assemblea é il luogo in cui esplodono i principi della collegialità e di maggioranza (principi nel
funzionamento degli organi sociali).

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-principio di maggioranza: quello che decide la maggioranza diventa


-principio della collegialità: necessità che tutti i componenti dell'assemblea possano consultarsi per poi
esprimere la loro decisione in maggioranza.

La ritualità deve garantire a tutti i docci che devono partecipare all’assemblea la possibilità teorica di
discutere ma soprattutto la possibilità di essere informati sulle materie poste all'ordine del giorno.
Il metodo collegiale implica che i soci, i membri che spirmono un socio in un'assemblea siano persone che si
confrontano, che discutano. viene data ai soci la possibilità di partecipare alla riunione ed i soci prima di
esprimere il voto abbiano la possibilità di consultarsi tra loro ed in maniera consapevole i soci esprimeranno
la loro decisione attraverso il metodo maggioritario.

La prima norma da vedere quando si parla di assemblea é la norma relativa al consiglio dell’amministrazione
perché quest’ultimo é quel soggetto che vede compiere tutti gli atti pertinenti all’oggetto sociale; deve
copiare tutti gli atti che sono relativi all’oggetto della società. (Art 2380 bis c.c) « la gestione dell’impresa
spetta esclusivamente agli amministratori »
L’articolo che parla di assemblea ma solo ordinaria é l’Art. 2364 c.c in cui é specificato che l’assemblea ha
dei compiti specifici, tassativi e non generali.

L’Art. 2364 c.c


« Nelle società prive di consiglio di sorveglianza(1), l'assemblea ordinaria [2368]:
1) approva il bilancio [20, 2423, 2433];
2) nomina e revoca gli amministratori [2350, 2383]; nomina i sindaci e il presidente del collegio sindacale
[2398, 2400] e, quando previsto, il soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti;
3) determina il compenso degli amministratori [2389] e dei sindaci [2402], se non è stabilito dallo statuto;
4) delibera sulla responsabilità degli amministratori e dei sindaci;
5) delibera sugli altri oggetti attribuiti dalla legge alla competenza dell'assemblea, nonché sulle
autorizzazioni eventualmente richieste dallo statuto per il compimento di atti degli amministratori, ferma in
ogni caso la responsabilità di questi per gli atti compiuti [2393, 2393 bis, 2407, 2408, 2434];
6) approva l'eventuale regolamento dei lavori assembleari.
L'assemblea ordinaria deve essere convocata [2367, 2386, 2401, 2446, 2447, 2485, 2486] almeno una volta
l'anno [20, 2217, 2426, 2472], entro il termine stabilito dallo statuto e comunque non superiore a centoventi
giorni dalla chiusura dell'esercizio sociale. Lo statuto può prevedere un maggior termine, comunque non
superiore a centottanta giorni, nel caso di società tenute alla redazione del bilancio consolidato
ovvero(2) quando lo richiedono particolari esigenze relative alla struttura ed all'oggetto della società; in
questi casi gli amministratori segnalano nella relazione prevista dall'articolo 2428 le ragioni della
dilazione ».

Spiegazione:
1)Approva il bilancio una volta l’anno nella società per azioni, entro 4 mesi o 6 mesi dalla chiusa
dell’esercizio e quindi entro il 30 aprile o se vi sono ragioni che vedremo dopo, entro il 30 giugno
successivo.
2) nomina gli amministratori che sono i gestori della società ma non decide il presidente
dell’amministrazione…
5) disposizione della quale si parla nella prossima lezione. Questo comma é descritto li perché sono cose che
l’assemblea delibera ma é una disposizione che regola i rapporti tra assemblea e consiglio di
amministrazione.
6) l’assemblea che approva anche l’eventuale regolamento dei lavori assembleari quindi le regalo del suo
stesso funzionamento.
Ultimo comma
Delibera sulla responsabilità degli amministratori e dei sindaci.

L’assemblea deve essere convocata almeno una volta l’anno entro il termine stabilito dal statuto e comunque
non superiore a 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio sociale, sostanzialmente entro il 30 aprile di ogni
anno. Lo statuto può prevedere un maggior termine comunque non superiore a 120 giorni, 30 aprile…
(leggere articolo sopra).

Approvazione del bilancio d’esercizio: l’assemblea non é un organo di amministrativo e si vede perché
quest’ultimo necessita un incontro day by day .

Domanda: Cosa differenzia l’assemblea ordinaria dall’assemblea straordinaria?

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Risposta: l’oggetto delle materie sulle quali il legislatore vuole che l’assemblea deliberi:
-l’assemblea ordinaria delibera sull’elenco e solo sull’elenco previste dall’art 2364
-l’assemblea straordinaria delibera principalmente sulle modificazioni dell’atto costitutivo e dello statuto.
L’assemblea straordinaria può anche deliberai mai durante la vita della società.

15/11/2021

Da riprendere é il rapporto che c’é tra amministratori ed assemblea. Questo concetto é disciplinato
nell’argomento concernente l’assemblea: art. 2380-bis.
Quando abbiamo parlato dei compiti dell’assemblea ordinaria bisogna studiare le norme sul consiglio
dell’amministrazione ma nel sistema tradizionale trova compimento e si riesce a spiegare solo avendo come
punto di riferimento l’arti 2380-bis. É una delle norme più importanti della società per azioni.

L’articolo dice che dopo la riforma del diritto societario dl 2003 la gestione dell’impresa spetta
esclusivamente agli amministratori. Cioè l’assemblea nomina gli amministratori ed una volta fatto la
gestione dell’impresa spetta esclusivamente agli amministratori. Questo vuol dire che i soci (rappresentati gli
azionisti ed organo rappresentativo degli azionisti cioè i proprietari della società) hanno …
La scelta del legislatore nel 2003 é quella di una accesa concezione puramente gestionale della società per
azioni in cui il rapporto che c’é tra amministratori ed assemblea é che l’assemblea nomina gli amministratori
ed una volta fatto al timone comandano loro. Perché vuole dei gestori con le mani liberi ed i proprietari se
non d’accordo li revocano.
Quando si legge questo articolo « gestione dell’impresa si svolge nel rispetto delle disposizioni di cui l’art.
2086 e spetta esclusivamente agli amministratori i quali compiono le operazioni necessari per l’attuazione
dell’oggetto sociale ». Questa scelta anche liberista, privatistica della gestione dell’impresa viene portata alle
estreme conseguenze e gli amministratori sono al comando.

Gli assetti organizzativi sono tradotti in chi fa cosa.

La gestione che spetta agli amministratori non é cosi nel Srl perché ha poteri di gestione l’assemblea mentre
nella SPA solo gli amministratori.

Si potrebbe pensare che l’assemblea é competente anche per atti di gestione non é cosi. Perché nell’articolo
2365 comma 5° é possibile estrapolare la parte in cui recita: « nonché' sulle autorizzazioni eventualmente
richieste dallo statuto per il compimento di atti degli amministratori, ferma (salvo) in ogni caso la
responsabilità' di questi per gli atti compiuti ».

Art 2364 c.c:


« Nelle società' prive di consiglio di sorveglianza, l’assemblea ordinaria:
1) approva il bilancio;
2) nomina e revoca gli amministratori; nomina i sindaci e il presidente del collegio sindacale e, quando
previsto, il soggetto (incaricato di effettuare la revisione legale dei conti);
3) determina il compenso degli amministratori e dei sindaci, se non e' stabilito dallo statuto;
4) delibera sulla responsabilità' degli amministratori e dei sindaci;
5) delibera sugli altri oggetti attribuiti dalla legge alla competenza dell'assemblea, nonché' sulle
autorizzazioni eventualmente richieste dallo statuto per il compimento di atti degli amministratori,
ferma in ogni caso la responsabilità' di questi per gli atti compiuti;
6) approva l'eventuale regolamento dei lavori assembleari.

L'assemblea ordinaria deve essere convocata almeno una volta l'anno, entro il termine stabilito dallo
statuto e comunque non superiore a centoventi giorni dalla chiusura dell'esercizio sociale.
Lo statuto può' prevedere un maggior termine, comunque non superiore a centottanta giorni, nel caso di
società' tenute alla redazione del bilancio consolidato ovvero quando lo richiedono particolari esigenze
relative alla struttura ed all'oggetto della società'; in questi casi gli amministratori segnalano nella relazione
prevista dall’articolo 2428 le ragioni della dilazione ».

In pratica: se anche gli amministratori hanno chiesto l’approvazione per i soci, rimangono gli amministratori
responsabili per quell’atto di gestione.
É come se chiedessi al proprietario di fare qualcosa con le sue cose, mi risponde fai cosi e sono responsabili
io.

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Quindi indipendentemente dal fatto che tu abbia ricevuto o meno l’autorizzazione gli amministratori sono
responsabili.
Di conseguenza, gli amministratori possono sembra disattendere le indicazioni dell’assemblea perché non
possono essere obbligati da qualcun altro a porre in essere qualcosa per il quale sono responsabili loro. Se
l’assemblea é un organo irresponsabile non può imporre qualcosa e scaricare su qualcun altro la
responsabilità dell’operato.

Gli amministratori sono liberi di disattendere le indicazioni dell’assemblea anche se quest’ultima ha


deliberato in unanimità perché le indicazioni dell’assemblea non sia funzionale, non sia un’operazione
necessaria all’attuazione dell’oggetto della società.

La norma dice che l'assemblea delibera sulle autorizzazioni eventualmente richieste dallo statuto per il
compimento degli atti degli amministratori.

Domanda: allora, se c’é una norma espressa che dice che l’assembla delibera sulle autorizzazioni
eventualmente previste dallo statuto per il compimento degli atti degli amministratori, iI legislatore cosa
viole intendere con queste norma?
Esempio pratico : lo statuto della società ALFA ha scritto all’art 23 bis che per comprare i beni immobili di
valore superiore a 500.000 euro é necessaria l’autorizzazione dell’assemblea. Ma, la norma dice anche che
gli amministratori pur avendo l’indicazione non sono convinti che comprare quel capannone sia pur
coniando a dove si svolge l’attività non sia un buon affare, sono liberissimi di disattendere le indicazioni
dell’assemblea.

Risposta:
questa norma quindi, una volta che abbiamo appurato che non si può evocare all’assemblea nessuna
competenza gestoria, prevede per mancanza di procedimentalizzazione all’interno del percorso delle
decisioni, ha la finalità di dare la possibilità all’assemblea di revocare gli amministratori in caso di mancata
procedimentazzione per giusta causa o non.
-per giusta causa non si ha il risarcimento danni
-senza giusta causa si.

Quegli amministratori che non hanno procedimentalizzato quella decisione secondo il contratto sociale,
possono comprarlo quell'immobile, hanno poteri per farlo e rappresentare la società nei confronti dei terzi ed
hanno anche i poteri di firma MA, nel caso in cui non portino la decisone all’assemblea cioè che non
facciano transitare la decisione dell’assemblea e sia nel caso in cui facciano qualcosa per la quale
l’assemblea ha negato l’autorizzazione, viene a meno il rapporto fiduciario tra amministratori e società.
Questo può comportare la possibilità per l’assemblea di revocarli per giusta causa; quindi senza l’obbligo
della società di risarcire il danno.
Domanda: Perché?
Risposta: Perché in questo rapporto tra assemblea e amministratori cosi strutturato se all’assemblea c’é
qualcosa che gli amministratori fanno qualcosa che non va bene possono revocare gli amministratori anche
senza nessun motivo. Gli amministratori non hanno mai un diritto di essere reintegrati nel loro ruolo.
Per esempio una revoca perché non pga fatto transitare la decisione dall’assemblea é una revoca nei
confronti degli amministratori é senza giusta causa.
Se c’é giusta causa la società non é dovuta a pagare il risarcimento del danno.

Rapporto che c’é tra amministratori ed assemblea (rappresentativo degli azionisti anche se non é necessario
che vi siano tutti gli azionisti perché potrebbero esserci delle azioni prive del diritto di voto come le azioni di
risparmio nelle società quotate. É un organo collegiale perché la maggioranza é tendenzialmente un criterio
attraverso il quale si esprime la volontà assembleare ed in questo modo viene declinato attraverso le
formalità di convocazione dell’assemblea cioè le formalità attraverso le quali il legislatore art. 2366 detta una
serie di regole del gioco attraverso le quali viene procedimentalizzato il meccanismo della formazione dei
momenti essenziali dello svolgimento dell’assemblea anche con meccanismi formali e rituali con regole
legali t talvolta integrate dagli statute e queste regole di procedimento servono al rispetto del principio della
collegialità e del principio maggioritario e, dall’altra parte hanno come conseguenza che il loro mancato
rispetto permette l’impugnazione da parte dell’assemblea attraverso un meccanismo nelle delibera
assembleari, anche con riferimento alle deliberazioni assembleari vi é un inversione del rapporti di nullità ed
annullabilità rispetto al diritto civile per cui, le deliberazioni prese anche per violazione di regole
procedimentali se non sono impugnate entro un periodo di tempo diventato inattaccabili (restano valide).

53

Se si prendono decisioni senza maggioranza necessaria senza la procedimentalizzazione necessaria, se ci si


rivolge al tribunale per dire che la maggioranza sta facendo la furba e che non hanno convocato, il legislatore
ha scelto di sanare la deliberazione e questa é una scelta del legislatore rivolta a dei criteri di efficienza.
Pero, Il regime legale che può essere implementato dallo statuto é quello che deve permettere il principio di
collegialità e di maggioranza. Le formalità di convocazione servono a permettere ai soci di votare, di
partecipare all’assemblea e di essere informati sull’oggetto all’ordine del giorno. Tutto questo procedimento
hanno come finalità di permettere di partecipare alla deliberazione dei soci e dall’altro di poter decidere,
esprimere il voto da parte dei soci in modo consapevole.

La prima fase del procedimento é LA CONVOCAZIONE decisa dall’organo organizzativo quando ritiene
opportuno di convocare l’assemblea (sempre decisione collegiale dell’assemblea).
Viene convocata dagli amministratori ma quando non hanno voglia o perché sarebbe l’assemblea nella quale
si decide la sostituzione per la scadenza del loro mandato. Il legislatore indica l’organo organizzativo e
permetterà dei correttivi. Altre circostanze in cui l’assembla deve essere convocata obbligatoriamente come
quando si presentino perdite del capitale sociale superiori al terzo, quando si verifica una causa di
scioglimento della società oppure una volta l’anno per l’approvazione del bilancio di esercizio (entro il 30
Aprile o il 30 giugno deve approvare il bilancio di esercizio) altri casi perché viene richiesta dalla minoranza
« che rappresentino almeno il 20esimo del capitale di rischio e il decimo del capitale sociale nelle altre o la
minor percentuale prevista dallo statuto e nella domanda sono indicati gli argomenti da trattare.. » 2367
ultimo comma)

Domanda: Perché il legislatore indica qual é la percentuale minima del capitale sociale che può chiedere,
che può imporre agli amministratori la convocazione dell’assemblea ma lo statuto non può aumentare queste
percentuali ma diminuirle? Perché l’autonomia statutaria può diminuire le percentuali da come previsto dallo
statuto ?
Risposta: queste norme sono derogabili perché aumentano i diritti delle minoranze in caso contrario non
sono derogabili perché appunto comprimono i diritti delle minoranze

Domanda: Se gli amministratori non provvedono la convocazione su richiesta dei soci?


« Secondo comma Art. 2367 dice che se gli amministratori oppure i loro vece (i sindaci) non provvedono, il
tribunale sentiti i componenti degli organi amministrativi e di controllo, ove il rifiuto del provvedimento
risulti ingiustificato ordina con decreto la convocazione dell’assembla designano la persona che deve
presiederla ».
Perché il legislatore non si é limitato a dire che il tribunale ordina la convocazione dell’assemblare e basta
ma dice ove il rifiuto del provvedimento risulti ingiustificato da parte degli amministratori ?
Risposta:
Questo accade quando la minoranza si rivolge direttamente al tribunale per il no degli amministratori. Il
tribunale deve verificare se esistono motivi validi di rifiuto di non convocare come richiesto ai soci di
minoranza. Immaginiamo che
I soci di minoranza che vengono solitamente scacciati dall’ maggioranza di questi diritti potrebbero anche
abusarne (di violazione degli obblighi cdi correttezza in buona fede) `la verifica del tribunale non deve solo
verificare se i soci stanno facendo valere i loro diritti ma la possibilità di verificare se non stanno utilizzando
quei diritti in violazione degli obblighi cdi correttezza in buona fede.
La maggioranza ha diritto a decidere contro le minoranze e di far si che la sua decisione prevalga mentre la
minoranza ha altri diritti come chiedere di convocare assemblea e quindi il tribunale deve anche verificare se
i soci stiano abusando dei loro diritti. (Sia la maggioranza che la minoranza non debbano abusarne)

I soci di minoranza anche se hanno ragione, non possono però chiedere la convocazione di quella assemblee
che hanno ad oggetto una deliberazione che presuppone le attività degli amministratori es:approvazione del
bilancio di esercizio. Si va in assemblea per l’approvazione del bilancio di esercizio e l’approvazione deve
essere la bozza proposta al consiglio dell’amministrazione. Ed il legislatore dice che é inutile che lui
acconsenta ai soci di minoranza la convocazione dell’assemblea per l’approvazione del bilancio di esercizio
Perché se gli amministratori non vogliono andare in assemblea e non fanno la bozza non serve.s

Questo meccanismo lo reputa possibile solo per alcune delibere. es. revoca amministratori di quel momento
quindi per non essere massacrati gli amministratori non la convocano.

Domanda: ma perché i soci di minoranza arrivano al punto di abusare dei loro diritti?
Risposta: o Perché reputano che gli amministratori stiano facendo male (stanno compiendo atti di mala
gestio) o perché vogliono liberarsi della loro partecipazione. Più partecipi più la tua quota vale.

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Le norme sui diritti delle minoranze non vanno lette letteralmente perché sono diritti rivolti a permettere una
comunicazione tra maggioranza e minoranza ma che posso in questo dialogo tra maggioranza e minoranza
essere spesso utilizzati per fare alzare il prezzo della quota di partecipazione. Le complicazioni nascono
quando la maggioranza non ha i soldi per comprare ed il confronto si accende.

Atto di convocazione é di competenza dell’organo amministrativo ma quando (vizio di procedimento che si


verifica spesso) vi sono altri organi come il collegio sindacale che possono intervenire.

Art.2366: « l’avviso di convocazione deve essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica o in
almeno un quotidiano indicato nello statuto almeno quindici giorni prima di quello fissato per l'assemblea.
Se i quotidiani indicati nello statuto hanno cessato le pubblicazioni, l'avviso deve essere pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale. Per le società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, le modalità di
pubblicazione dell'avviso sono definite dalle leggi speciali » .
Ma questo sistema attraverso il quale l’avviso di convocazione deve essere pubblicato sulla gazzetta ufficiale
é poco utilizzato.
Nella realtà gli statuti prevedono (3° comma della disposizione) che gli statuti delle società che non fanno
ricorso al mercato del capitale di rischio possono consentire la convocazione mediante avviso comunicato ai
soci con mezzi che garantiscano la prova dell’avvenuto ricevimento (alcuni dicono la spedizione al posto di
ricevimento) almeno 8 giorni prima.
Nelle società quotate la convocazione deve essere pubblicata sul sito internet della società . L convocazione
deve contenere tutte le informazioni riguardanti la riunione compreso se in via fisica o virtuale. Inoltre, vi é
L’ordine del giorno ovvero l’argomento di cui si tratterà nell’assemblea cheta la funzione id comunicare,
informare sulle materie in merito le quali dovranno poi deliberare anche se non é l’ordine del giorno sintetico
e specifico e deve permettere ai soci di poter esercitare i loro diritti, ma non deve proporre necessariamente
delle soluzioni quindi non deve dare indicazioni sulle soluzioni.
Quanto al luogo l’assemblea deve essere convocata normalmente nel comune in cui a sede la società salvo se
lo statuto prevede luoghi diversi. Se non si ha il comune si sceglie un altro luogo. La convocazione deve
avvenire in un luogo accessibile a tutti i soci, nel quale i soci possano esercitare i loro diritti.
In breve in riferimento al procedimento per la convocazione: Quali decisioni, quando, il luogo, il modo/la
modalità (virtuale o fisico).

Domanda: qual é la situazione nella quale non é necessario il procedimento di convocazione


dell’assemblea? Qual é la situazione in cui nel diritto societario il legislatore dice che non gli interessa che
abbiano fatto tutto questo procedimento? Qual é il caso in cui tutti gli interessi che il legislatore dovrebbe
tutelare si sono già auto tutelati?

Risposta: Quando tutti i soci si trovano in uni stesso luogo. Perché questa é un’assemblea totalitaria in cui
sono presenti tutti i soci e che per definizioni salvo un’eccezione non ha bisogno di convocazione perché
tutte le persone che dovevano essere convocate si trovano nello stesso luogo.
MA può accadere che si sia qualcuno che non é sufficientemente informato su quello su cui bisogna decidere
e che quando ci troviamo davanti ad un’assemblea totalitaria ciascun partecipante può opporsi sugli
argomenti in cui non si senta sufficientemente informato. (Art. 2366 4°5°).

A questo punto l’assemblea é stata convocata e quindi ci si chiede:

Domanda: Come deliberano le Assemblee? in base a quali regole del gioco deliberano le assemblee (Art.
2368)
Risposta: Bisogna fare una distinzione:

- QUORUM COSTITUTIVO: a quell’assemblea partecipino un numero di soci sufficiente perché


quell’assemblea si possa costituire, possa esistere.
- tema diverso parallelo é il QUORUM DELIBERATIVO ovvero quanti voti é necessario che si disponga
per fare approvare una determinata deliberazione.
Sono due concetti che si trovano sempre se si ragione di assemblea.
Domanda: perché l’assemblea ordinaria delibera con questi meccanismi di quorum costitutivo 50% +1 dei
soci e il Quorum Deliberato 50%+1 per solo. le persone che sono materialmente intervenute in quella
determinata assemblea se superano 50%+1?
Risposta: Perché il legislatore abbassa l’asticella? perché vuole che le scelte vengano prese.
18/11/2021

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Conflitto di interessi art 2373 c.c che richiama appunto la circostanza secondo la quale "la liberazione
approvata con il voto determinate di coloro che abbiano, per conto proprio o di terzi, un interesse in
conflitto con quello della società è impugnabile a norma dell'articolo 2377 qualora possa recarle danno. Gli
amministratori non possono votare nelle deliberazioni riguardanti la loro responsabilità. I componenti del
consiglio di gestione non possono votare nelle deliberazioni riguardanti la nomina, la revoca o la
responsabilità dei consiglieri di sorveglianza".

La scelta del legislatore del 2003 é una scelta in forza della quale ben ci si » guardati dal volere immaginare
un divieto del voto del socio in conflitto di interessi. Questa scelta non fa altro che rimettere al socio la
decisione se votare o meno quindi astenersi o votare con la conseguenza procedimentale a proposito del
presidente dell’assemblea che non può estrometterlo dalla riunione perché facendolo e quindi non sapendo
come il socio in conflitto di interessi voterà, rischia l’annullamento della delibera per non aver permesso al
quel socio di votare. Questo serve anche alla mancata estromissione del socio dall’ assemblea quando pur si
trovi in conflitto di interesse serve anche ,per considerare il fatto che se il socio di maggioranza si trovi in
conflitto di interessi non possa trovarsi in una situazione di non voto vorrebbe dire che tutte le volte in cui il
socio di maggioranza é in conflitto di interessi le decisioni dovrebbero essere prese dal socio di maggioranza
e sarebbe una contraddizione.
Da quanto abbiamo detto sino ad adesso che la disciplina sul conflitto di interessi é una disciplina che
coincide in ordine ad aspetti sostanziali e non tanto rispetto ad aspetto procedimentali.
É importante quindi secondo l’ordinamento: la decisione sia conforme all’interesse sociale e non solo
all’interesse del socio esterno. C’é solo un’ipotesi in cui il legislatore si fa carico di vietare il foto (2°
comma Art. 2367 c.c) in cui il socio anche essendo amministratore non può votare nelle deliberazioni che
riguardano la sua responsabilità.
Nella disciplina del conflitto di interessi si fa rientrare l’abuso di maggioranza cioè il meccanismo
giurisprudenziale, d’interpretazione dell’enorme attraverso la quale si tende ad evitare del ruolo di
maggioranza ovvero che la maggioranza possa approfittare della sua situazione di potere nell’assemblea.

La posizione di maggioranza non deve abusare id quella situazione determinata se una deliberazione viene
adottata dalla maggioranza solo per danneggiare i soci di minoranza e se quella deliberazione viene adottata
solo per danneggiare i soci di minoranza quest’ultima può essere impugnata e annullata dal tribunale. Es di
abuso di maggioranza: fattispecie nella quale l maggioranza delibera un aumento di capitale anche se la
società non ne ha alcun bisogno sapendo che la minoranza non può farlo al fine di ridurre la quota di
partecipazione dei soci di minoranza (che tendenzialmente chiedono la riduzione della loro partecipazione).

Nel caso in cui si abusi del proprio potere id maggioranza saremo difronte ad una situazione in cui la
deliberazione sarà stata presa non incorporeità alla legge e quindi può essere annullare.
Affianco della violazione dell’obbligo di buona fede (santa dalla dottrina civilistica art.3 della costituzione)
anche la correttezza nello svolgimento dei rapporti contrattuali é un limite esterno alla libertà del socio di
maggioranza del modo in cui esercita il voto, anche attraverso la correttezza si può sanzionare
comportamento del socio di maggioranza in una determinata deliberazione, comportamento del socio di
maggioranza che pur non pregiudicando gli interessi della società persegua solo e strumentalmente
l‘obiettivo di danneggiare gli altri soci.

Es: ritenuta decisione della maggioranza di non distribuire gli utili investendoli sempre nella vita della
società pur non avendo quest’ultima non ha bisogno di denaro e la maggioranza continua. Deliberare la
mancata distribuzione di utili al fine di stancare la minoranza ed indurla a cedere il passo cioè a cedere le
proprie azioni a basso prezzo.
Anche qui si annulla la delibera o di un risarcimento del danno questa volta a carico dell’azionista a favore
dei danneggiati.
Il Lato opposto della medaglia sull’abuso della maggioranza é l’ostruzionismo della minoranza ovvero
meccanismo attraverso il quale l’ordinamento vuole sanzionare il comportamento della minoranza che non
permette determinate delibere/deliberazioni per il quale é necessaria una certa maggioranza.es:
partecipazioni divise fra soci o gruppi di soci in parte uguali e qui si può avere l’abuso del voto negativo di
ciascun socio di minoranza che porta alla paralisi dell’assemblea.
Sanzionare l’ostruzioni della minoranza é più difficile dell’abuso della maggioranza perché in caso di
ostruzionismo delle minoranza vi può essere un socio di minoranza che va contro all’interesse della società.
La minoranza impedisce che la società adotti determinate decisioni per interessi del tutto personali o dei
terzi.

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Es: non approva l’automezzo del capitale sociale che é necessario alla società per l’attività e non lo permetter
perché la società se si sviluppa il socio di minoranza guadagna meno soldi con la società concorrente con la
quale é altresì socio.

Il problema sarebbe di ottenere un provvedimento dall’autorità giudiziaria di un’approvazione di una


delibera assembleare che l’assemblea ha bocciato. La giurisprudenza prevalente ritiene che tuttavia un simile
rimedio non possa esperirsi per ragioni tipiche delle impugnazioni delle delibere assembleari ovvero di
invalidare qualcosa che é stato approvato.
Contro l’ostruzionismo della maggioranza vi é un’azione risarcitoria mentre é più difficile pensare che la
deliberazione possa essere presa dal tribunale.

I soggetti legittimati ad imputazione sono i soci.


In breve nell’ostruzionismo della minoranza non si ha il numero di approvazione per approvare alcune
delibere.
In tutte queste situazione o nelle situazione nelle quali la minoranza istruisce l’approvazione di delibere si
può sostenere il socio di minoranza che ha violato i doveri di correttezza e buona fede nella gestione del
contratto di società ed anche pensare che quel socio sia responsabile per il risarcimento del danno nei
confronti del socio di maggioranza.
Il tema risarcitorio é un deterrente blando per il socio di minoranza.

Disciplina dell’invalidità delle deliberazioni assembleari

Impugnazioni delle deliberazioni dell’assemblea:


Le regole del gioco sono che il legislatore se non in casi eclatanti crea un sistema in forza del quale ciò che
non é impugnato, tempestivamente si stabilizza perché il legislatore ritiene più importante la stabilità dei
traffici giuridici della violazione della quasi totalità delle disposizioni di legge a meno che non siano
violazioni particolarmente gravi.

Prevale la stabilità delle decisioni assembleari ed anche per questo il legislatore anche qui come in altre fasi
del diritto societari inverta rispetto al diritto civile le categorie dell’annualità e la nullità cioè vediamo la
categoria in generale più ambia cioè quella dell’annullabilità contrariamente 1418 c.c in tema di contratti qui
di nuovo, la categoria é quella della nullità.

I. Annullabilità delibere
II. Nullità delibere : Si parla anche si sanatoria di nullità (scandalo che deriva dal fatto che hanno insegnato
che ciò che é nulla é per definizione insanabile perché non esiste e non si può sanare qualcosa che non
c’é).

Art.2377 c.c si trova une codificazione del principio maggioritario perché nel 1°comma di questo articolo si
trova:
« Le deliberazioni dell'assemblea, prese in conformità della legge e dell'atto sostitutivo, vincolano tutti i
soci, ancorché non intervenuti o dissenzienti.
Le deliberazioni che non sono prese in conformità della legge o dello statuto possono essere impugnate dai
soci assenti, dissenzienti od astenuti, dagli amministratori, dal consiglio di sorveglianza e dal collegio
sindacale.

L'impugnazione può essere proposta dai soci quando possiedono tante azioni aventi diritto di voto con
riferimento alla deliberazione che rappresentino, anche congiuntamente, l'uno per mille del capitale sociale
nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio e il cinque per cento nelle altre; lo statuto
può ridurre o escludere questo requisito. Per l'impugnazione delle deliberazioni delle assemblee speciali
queste percentuali sono riferite al capitale rappresentato dalle azioni della categoria.

I soci che non rappresentano la parte di capitale indicata nel comma precedente e quelli che, in quanto privi
di voto, non sono legittimati a proporre l'impugnativa hanno diritto al risarcimento del danno loro cagionato
dalla non conformità della deliberazione alla legge o allo statuto.

La deliberazione non può essere annullata:

1) per la partecipazione all'assemblea di persone non legittimate, salvo che tale partecipazione sia stata
determinante ai fini della regolare costituzione dell'assemblea a norma degli articoli 2368 e 2369;

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2) per l'invalidità di singoli voti o per il loro errato conteggio, salvo che il voto invalido o l'errore di
conteggio siano stati determinanti ai fini del raggiungimento della maggioranza richiesta;
3) per l'incompletezza o l'inesattezza del verbale, salvo che impediscano l'accertamento del contenuto, degli
effetti e della validità della deliberazione.
L'impugnazione o la domanda di risarcimento del danno sono proposte nel termine di novanta giorni dalla
data della deliberazione, ovvero, se questa è soggetta ad iscrizione nel registro delle imprese, entro novanta
giorni dall'iscrizione [23, 25, 1109, 1445, 2391] o, se è soggetta solo a deposito presso l'ufficio del registro
delle imprese, entro novanta giorni dalla data di questo.

L'annullamento della deliberazione ha effetto rispetto a tutti i soci ed obbliga gli amministratori, il consiglio
di sorveglianza e il consiglio di gestione a prendere i conseguenti provvedimenti sotto la propria
responsabilità. In ogni caso sono salvi i diritti acquistati in buona fede dai terzi in base ad atti compiuti in
esecuzione della deliberazione.

L'annullamento della deliberazione non può aver luogo, se la deliberazione impugnata è sostituita con altra
presa in conformità della legge e dello statuto. In tal caso il giudice provvede sulle spese di lite, ponendole
di norma a carico della società, e sul risarcimento dell'eventuale danno.
Restano salvi i diritti acquisiti dai terzi sulla base della deliberazione sostituita.»

Il legislatore a questo punto ci dice di cose voler fare dell’invalidità delle deliberazioni e decide di creare una
categoria generale quale: l’annullabilità e quella particolare ovvero la nullità.

Domanda: É possibile che nel nostro ordinamento ci sia spazio anche per l’inesistenza delle deliberazioni
assembleari?
Riposta: si.

Domanda: Chi impugna le deliberazioni assembleari?


Risposta: le deliberazioni che non sono prese in conformità dello statuto possono essere impugnate dai soci
dissenzienti o astenuti, dagli amministratori e dal collegio sindacale.

Domanda: Quando si impugna la deliberazione?


Risposta: quando vi é una legge contraria all’atto, alla legge o al contratto sociale.

Domanda: dove si propone l’impugnazione/ dove viene impugnata?


Risposta: Art 2378 c.c
Quanto procedimento di impugnazione previsto in questo articolo vale per tutte le impugnazioni previste nel
nostro ordinamento .
« L’impugnazione è proposta con atto di citazione davanti al tribunale del luogo dove la società ha sede.
Il socio o i soci opponenti devono dimostrarsi possessori al tempo dell'impugnazione del numero delle azioni
previsto dal terzo comma dell'articolo 2377. Fermo restando quanto disposto dall'articolo 111 del codice di
procedura civile, qualora nel corso del processo venga meno a seguito di trasferimenti per atto tra vivi il
richiesto numero delle azioni, il giudice, previa se del caso revoca del provvedimento di sospensione
dell'esecuzione della deliberazione, non può pronunciare l'annullamento e provvede sul risarcimento
dell'eventuale danno, ove richiesto(2).

Con ricorso depositato contestualmente al deposito, anche in copia, della citazione, l'impugnante può
chiedere la sospensione dell'esecuzione della deliberazione. In caso di eccezionale e motivata urgenza, il
presidente del tribunale, omessa la convocazione della società convenuta, provvede sull'istanza con decreto
motivato, che deve altresì contenere la designazione del giudice per la trattazione della causa di merito e la
fissazione, davanti al giudice designato, entro quindici giorni, dell'udienza per la conferma, modifica o
revoca dei provvedimenti emanati con il decreto, nonché la fissazione del termine per la notificazione alla
controparte del ricorso e del decreto.

Il giudice designato per la trattazione della causa di merito, sentiti gli amministratori e sindaci, provvede
valutando comparativamente il pregiudizio che subirebbe il ricorrente dalla esecuzione e quello che
subirebbe la società dalla sospensione dell'esecuzione della deliberazione; può disporre in ogni momento
che i soci opponenti prestino idonea garanzia per l'eventuale risarcimento dei danni [1179; 119 c.p.c.].
All'udienza, il giudice, ove lo ritenga utile, esperisce il tentativo di conciliazione eventualmente suggerendo
le modificazioni da apportare alla deliberazione impugnata e, ove la soluzione appaia realizzabile, rinvia
adeguatamente l'udienza.

58

Tutte le impugnazioni relative alla medesima deliberazione, anche se separatamente proposte ed ivi
comprese le domande proposte ai sensi del quarto comma dell'articolo 2377, devono essere istruite
congiuntamente e decise con unica sentenza. Salvo quanto disposto dal quarto comma del presente articolo,
la trattazione della causa di merito ha inizio trascorso il termine stabilito nel sesto comma
dell'articolo 2377.

I dispositivi del provvedimento di sospensione e della sentenza che decide sull'impugnazione devono essere
iscritti, a cura degli amministratori, nel registro delle imprese ».

spiegazione: L’impugnazione é di carattere giudiziale dove la società ha sede, il socio o i soci opponenti
devono dimostrarsi possessori del numero delle azioni minime che devono essere posseduto per essere
legittimati all’impugnazione in un collegio arbitriate solo nel caso in cui vi sia una clausola.

L’impugnazione non é sospesa quindi la deliberazione assembleare produce i suoi effetti nella vita reale.
Solo in casi gravi il socio che impugna con ricorso depositato al deposito chiedere la sospensione
dell’esecuzione della deliberazione.
Nel caso in cui il presidente del tribunale ritiene che vi siano dei casi di urgenza provvede ad una
sospensione ed il giudice della causa di merito confermerà sarà possibile sospendere dell’esecuzione della
deliberazione.

L’annullabilità: possono essere annullate tutte le deliberazioni che non sono prese in conformità della legge e
dell’atto costitutivo.

Per evitare che le impugnazioni possano diventare degli strumenti di pressioni da parte della minoranza nei
confronti della maggioranza, delle azioni di disturbo, il quarto comma dell’art. 2377 : « L'impugnazione può
essere proposta dai soci quando possiedono tante azioni aventi diritto di voto con riferimento alla
deliberazione che rappresentino, anche congiuntamente, l'uno per mille del capitale sociale nelle società che
fanno ricorso al mercato del capitale di rischio e il cinque per cento nelle altre; lo statuto può ridurre o
escludere questo requisito. Per l'impugnazione delle deliberazioni delle assemblee speciali queste
percentuali sono riferite al capitale rappresentato dalle azioni della categoria ».

Fine del quarto comma prev vede che si il danno c’é ma bisogna riuscire a dimostrare la quantificazione del
danno. Il tema sotto questo prillo é un tema delicato perché queste decisioni rischiano di non essere prese in
considerazione

Quinto comma: elenco di possibili casi di annullabilità.


Sesto comma prevede un tempo ovvero il tempo per l’impugnazione ed il risarcimento del danno che hanno
un tempo di 60 giorni dalla data della deliberazione. Questo é molto difficile poiché si ha bisogno di più
tempo.

Settimo comma: impongo la deliberazione dell’assemblea che ha nominato qualcuno es: anselmi come
amministratrice della società Alfa,tribunale accoglie la domanda e nel frattempo Anselmi ha continuano a
svolgere il suo compito ma siccome il legislatore non si accontenta dei 60 giorni di tempo ed il limiti per cui
l’impugnazione possa essere impugnata egli nell’ottavo comma prevede: « L'annullamento della
deliberazione non può aver luogo, se la deliberazione impugnata è sostituita con altra presa in conformità
della legge e dello statuto. In tal caso il giudice provvede sulle spese di lite, ponendole di norma a carico
della società, e sul risarcimento dell'eventuale danno.
Restano salvi i diritti acquisiti dai terzi sulla base della deliberazione sostituita. »
cosicché la maggioranza che si vede impugnata una deliberazione assembleare é una maggioranza che
difronte ad un’impugnazione può anche sostituire la delibera impugnata e far morire il processo.
Domanda Questo cosa comporta?
Risposta: Che c’é un incentivo da parte del legislatore di violare la legge del contratto perché se queste
violazioni del contratto sono violazioni che se denunciate devono essere denunciate nell’arco di 90 giorni (e
nella vita reale non sono molti) e poi, una volta che le violazioni sono state poste in essere, accade
ulteriormente che la società che si vede notificata dall’impugnazione può sostituire la deliberazione per poi
rifarla bene. Il legislatore si rende conto e che alla base di questo sistema vi é la base di stabilità degli atti e
dell’esercizio dell’attività di impresa che quindi anche se la deliberazione viola un po la legge il legislatore
propone quindi:
- O di impugnarla nell’arco di 3 mesi
59

- O il giudice si propone di stabilizzarla nell’ordinamento societario.


La nullità é una categoria particolare che colpisce le violazioni più gravi difronte alle quali il legislatore non
può far finta di non vedere.

Art. 2379 c.c


« Nei casi di mancata convocazione dell'assemblea, di mancanza del verbale e di impossibilità o illiceità
dell'oggetto la deliberazione può essere impugnata da chiunque vi abbia interesse entro tre anni dalla sua
iscrizione o deposito nel registro delle imprese, se la deliberazione vi è soggetta, o dalla trascrizione nel
libro delle adunanze dell'assemblea, se la deliberazione non è soggetta né a iscrizione né a deposito.
Possono essere impugnate senza limiti di tempo le deliberazioni che modificano l'oggetto sociale prevedendo
attività illecite o impossibili.
Nei casi e nei termini previsti dal precedente comma l'invalidità può essere rilevata d'ufficio dal giudice.

Ai fini di quanto previsto dal primo comma la convocazione non si considera mancante nel caso
d'irregolarità dell'avviso, se questo proviene da un componente dell'organo di amministrazione o di
controllo della società ed è idoneo a consentire a coloro che hanno diritto di intervenire di essere
preventivamente avvertiti della convocazione e della data dell'assemblea. Il verbale non si considera
mancante se contiene la data della deliberazione e il suo oggetto ed è sottoscritto dal presidente
dell'assemblea, o dal presidente del consiglio d'amministrazione o del consiglio di sorveglianza e dal
segretario o dal notaio.

Si applicano, in quanto compatibili, il settimo e ottavo comma dell'articolo 2377.

Spiegazione: Nullità prescrittibile che appunto é uno scandalo perché normalmente non é possibile ed il tutto
per stabilizzare i rapporti giuridici. Sol fattispecie in cui il legislatore possono essere impugnate le
deliberazioni assembleari cioè quando « Possono essere impugnate senza limiti di tempo le deliberazioni che
modificano l'oggetto sociale prevedendo attività illecite o impossibili.
Nei casi e nei termini previsti dal precedente comma l'invalidità può essere rilevata d'ufficio dal giudice ».

Art. 2379 bis c.c


« L'impugnazione della deliberazione invalida per mancata convocazione non può essere esercitata da chi
anche successivamente abbia dichiarato il suo assenso allo svolgimento dell'assemblea.
L'invalidità della deliberazione per mancanza del verbale può essere sanata mediante verbalizzazione
eseguita prima dell'assemblea successiva. La deliberazione ha effetto dalla data in cui è stata presa, salvi i
diritti dei terzi che in buona fede ignoravano la deliberazione ».

Spiegazione: Anche ciò che é nullo anche quella nullità minore può essere sanato. Siamo difronte ad una
nullità prescrittibile e sanabile.

La giurisprudenza si é inventata la categorie dell’inesistenza cioè una categoria ripresa dal diritto civile,
riguarda le non delibere cioè quegli Antti che vengono fatti come deliberazione ma che deliberazioni non
sono.
Fatto per far annullare ai tribunali che se venissero chiamate deliberazioni annullabili non avrebbero avuto
modo di porre nel nulla tanto detto la giurisprudenza attraverso la categoria dell’inesistenza sia inventata uno
strumento per poter senza limite di tempo dichiarare inesistenti le deliberazioni quando non devono essere
chiamati cosi. Es deliberazioni che non hanno requisiti minimi per essere cosi nominate.

Giurisprudenza: sentenza relativa all’inesistenza. La categoria dell’inesistenza si voleva espellere dal nostro
ordinamento. Quest’ultima ha infatti ridotto la sua portata nella vita dei nostri tribunali.
La corte di cassazione ha aperto scenari all’impossibilità di impugnare delibera assembleari anche se in
teoria secondo la portata del legislatore non potrebbero essere più impugnate.
22/11/2021
Sentenza altra volta: motivazione faticosissima da leggere ma comunque riapre la strada alla categoria
dell’inesistenza dice che è di diverso avviso rispetto a quello che ha fatto il governo per una serie di
ragionamenti. Dopo 20 anni ricompare questo istituto. Motivazione di un relatore che si fa calco di tutta una
serie di argomenti giuridici quando i difensori non ha impugnato tempestivamente quella deliberazione (si
dovrebbe fare entro 90 giorni). Frutto di togliere da parte del legislatore ai tribunali la possibilità di
caratterizzare l’inesistenza anche quando questa esiste per lasciare una certa stabilità giuridica. Ma queste
cose non le dobbiamo veramente sapere. (PDF “delibera inesistente”).

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II° organo sociale l’organo gestorio (molto importante per esame)


Più importante di tutti quello che gestisce la società. Qui siamo nella stanza di chi comanda, che ha il timone
della società. Siamo di fronte organo con competenze generali. ART 2380 bis ci dice che la gestione
dell’impresa spetta esclusivamente agli amministratori. Ha un potere illimitato, la scelta del legislatore del
2003 ribadita recentemente quando l’art 2380 è tornato quello della versione originaria e stata scelta
connotata di efficienza assoluta manageriale assemblea funzione di eleggere gli amministratori e nel caso
non sono più di buon gradimento l’assemblea può revocarli ma finché non succede hanno il massimo potere
e responsabilità di ciò che fanno.
Nella società operazioni è pacifico che l’amministrazione della società possa essere affidata anche a non soci.
SPA e SARL: Questo vale anche per la SPA mentre SARL valgono regole molto diverse nel rapporto tra
assemblea e organo amministrativo.

L’organo gestorio nella SPA


•Organo amministrativo formato da un consiglio comma 3 art 2380 bis ma è possibile che sia affidata anche
ad un amministratore unico ma si preferisce un consiglio perché controllo incrociato sull’amministratore
delegato e il consiglio di amministrazione.
•Il consiglio di amministrazione sceglie tra i suoi componenti il presidente se questi non è nominato
dall’assemblea quando vengono proposte delle cariche all’assemblea tutti già sanno che ruolo ricopriranno;
Osservazione a valle si spacchettano i compensi e responsabilità perché in realtà il legislatore ha voluto nella
società operazione che all’interno consiglio di amministrazione non solo professionalità diverse fra loro
complementari ma anche dei ruoli molto diversi tra loro. In questo contento nasce lo spacchettamento dei
ruoli nella realtà cosa ha voluto fare il legislatore del 2003? Ha voluto separare i ruoli enfatizzando i vari
tasselli del consiglio di amministrazione che è composto da uno o più delegati con delega generale o
specifica in generale ha carta bianca.
Poi ha codificato l’esistenza dei comitati detti esecutivi che si occupano di particolari materie oggetto
dell’attività del consiglio stesso e si ricompone da tutti questi soggetti che hanno bisogno di un presidente
che è appunto il presidente del consiglio di amministrazione ma non è chi ha maggior potere all’interno della
società. A questo punto il consiglio di amministrazione è spacchettato dall’art 2381 in una serie di regole e
contro-regole che hanno l’obiettivo di procedimentalizzare questo organo importante della SPA con una serie
di bilanciamenti reciproci tra i vari organi all’interno del medesimo consiglio di amministrazione. Tutto
rivolto a creare il meccanismo più efficiente possibile. IL rapporto è normalmente seguente il consiglio
delega specifiche competenze o specifiche materie a questi suborgani ma queste sono competenze che
rimangono pur sempre del consiglio nel suo complesso con la conseguenza che 1) le deleghe servono solo a
creare efficienza 2) il consiglio puo richiamare a sé le competenze che ha delegato.
ART 2381 c 1 qui leggendo questo comma viene in mente che il presidente del consiglio
dell’amministrazione ha lo stesso ruolo del presidente di assemblea nei confronti di questa ma in più il pdr
del consiglio di amministrazione provvede affinché adeguate info sulle materie scritte all’ordine del giorno
siano fornite a tutti i consiglieri. Qui c’è un presupposto logico cioè il dovere degli amministratori di agire in
modo informato, non si pretende e non è possibile che gli amministratori quando devono deliberare in
consiglio d’amministrazione si informino soli o parlare con respo della catena di montaggio ma obbligo ha
come implicito presupposto che tutte le info transitino dal consiglio di amministrazione. Devono avere tutta
la documentazione che devono studiare per prendere una decisione; più dovere degli amministratori di
chiedere ulteriori info quando pensano di averne bisogno e per i delegati di portare informazioni nei consigli
di amministrazioni. Dovere di tutti gli amministratori anche quelli senza deleghe di agire in modo informato
e dall’altra del pdr di fare in modo che le info all’ordine del giorno siano fornite da tutti i consiglieri e
dall’altro i consiglieri devono portare le info necessarie perché vengano prese informazioni ponderate. PDR=
presidente.
ART 2381 Comma 2 Codificazione della possibilità dell’esistenza all’interno del consiglio di
amministrazione di amministratori delegati e comitati esecutivi sistema di destrutturare i compiti e di
attribuire a ciascuno dei compiti precisi che siano normalmente pertinenti alla sua preparazione. Perché i
consigli di amministrazione di società quotate normalmente si caratterizza e si avvale di professionalità
completamente diverse tra loro per funzionare esperti di comunicazione, legale, ingegneri informatici ecc.
ART 2381 da studiare a memoria.
Art 2381 comma 3 (si deve agire in maniera informata; il prof lo legge solamente) e comma 4 sta a
significare cosa è il rapporto tra consiglio e amministratore. Qui siamo in un rapporto tra organi che è quasi
rapporto tra amministratori e assemblea dove è un rapporto che una volta che ha nominato gli amministratori
non puo più fare nulla oltre che revocarli mentre con consiglio di amministrazione è diverso perché ci sono
deleghe che indicano persone che devono ricoprire un ruolo i poteri rimangono sempre in capo al Consiglio

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di amministrazione e vengono delegati solo per creare un sistema efficiente. (prof ci dice che ha detto questo
solo per capire non dirlo all’esame).

Chi prende decisioni nella quotidianità sono gli organi delegati il consiglio è un organo di indirizzo
differenza da fare perché l’organizzazione interna della società ma è pur sempre un atto gestorio anche quello
l’organizzazione della società (si tratta di una scelta gestionale). L’attività gestoria in realtà non si reduce
solo a quello, infatti, ultime riforme hanno posto l’accento in particolare riforma dell’art 2086 c2 (per codice
della crisi del settore) ma non ha fatto molto ma non ha fatto altro che scrivere in maniera più chiara un
principio che c’era già l’obbligo dell’imprenditore di avere un sistema efficiente all’interno della sua società
ma questo c’era già dal 2003. Quindi si dimostra l’inutilità dell’art 2086 c2.
Ci sono una serie di attività specifiche che sono di competenza del consiglio di amministrazione nel suo
complesso e che non possono delegate in nessun caso ai comitati esecutivi né agli organi delegati.
ART 2381 comma 5: gli organi delegati riferiscono al consiglio ciò che sta succedendo chi gestisce sono gli
operativi e gli esecutivi che devono informare il consiglio di ciò che accade sul generale andamento della
gestione e sulle operazioni di maggiore rilievo con una certa periodicità al consiglio amministrativo, quindi,
il consiglio è un organo strategico perché chi opera di giorno sono gli amministratori delegati, i comitati
esecutivi mentre il coniglio di amministrazione nel suo complesso è un organo che sovraintende alla gestione
della società. Chi sono quindi le altre persone che siedono nel consiglio di amministrazione e che hanno
questi ruoli? Sono tutti gli amministratori non esecutivi cioè solo i soggetti con competenze diverse tra loro
che recepiscono gli impulsi che vengono dagli organi delegati e comitati esecutivi su quelli danno indirizzo e
nel caso fosse fatto male rievocano a sé le deleghe e scelgono persone migliori. IL legislatore ha voluto
diversificare le competenze anche per evitare che tutti si prendano responsabilità di atti che non hanno
commesso anche perché c’è comunque un grande accanimento con la riforma del 2003 nei confronti degli
amministratori anche se non ci si rende conto che si hanno anche degli effetti sistemici è come accanirsi su
l’unico chirurgo in grado di salvare una persona in difficoltà.
ART 2381 comma 6: gli amministratori sono tenuti ad agire in modo informato e per fare ciò deve chiedere
agli organi delegati ma ciascun amministratore puo chiedere info relative alla gestione della società. Nacque
la necessità di destrutturazione all’interno del consiglio di amministrazione nasce dopo il fatto delle
Tangentopoli dove persone come Rita Levi Montalcini premio Nobel per la medicina che rappresentava una
società importante farmaceutica poi fallita rischiava di pagare caro il fatto di essere amministratrice ma non
successe perché ci si rese conto che lei non sapeva nulla quello che accadeva a lv finanziario.
Questa è la gestione mentre la rappresentanza è altro.

La rappresentanza
Si tratta della capacità di firma o di impegnare la società nei confronti dell’esterno. Anche qui il legislatore
utilizza un meccanismo analogo con riferimento alla gestione quando dice che la gestione è di competenza
esclusiva dell’organo amministrativo.
Art 2384 c1 “Il potere di rappresentanza attribuito agli amministratori dallo statuto o dalla deliberazione di
nomina è generale”. Prima della riforma del 2003 era ben diversa, qui spiega che è generale e
tendenzialmente fan quel che vogliono gli amministratori e il legislatore si spinge a dire che possono fare
tutto quel che vogliono in nome dell’efficienza manageriale dell’azienda.
ART 2384 c2 quindi la pubblicità dichiarativa nel luogo di efficienza saltano ma rimane viva solo la
limitazione di poteri. Siamo nel luogo dell’efficienza assoluta della libertà di azione da parte degli
amministratori che per regola trasversale dei diversi ordinamenti del mondo non possono essere dichiarati
responsabili per il loro merito delle scelte gestionali. Questi signori non possono essere chiamati a render
conto del merito della scelta gestionale solo nel caso non sia presa senza avere prima informazioni senza
necessaria procedimentalizzazione mentre nel caso di scelte rischiose non si può.

25/11/2021
Siamo nel cuore del funzionamento della società per azioni.
Il consiglio di amministrazione sotto questo profilo é un organo collegiale. Questo consiglio vive delle regole
del gioco proprie del funzionamento degli altri orfani della società per azioni e cioè vive anche il consiglio di
amministrazione nel suo complesso e all’interno degli organi dei comitati esecutivi, vive del criterio della
collegialità e della maggioranza. Questo lo si trova codificato nell’art. 2388 c.c che detta le regole per il
funzionamento del consiglio di amministrazione.
Gli amministratori hanno una competenza esclusiva per il compimento di tutte le operazioni, atti o fatti che
riguardano la realizzazione dell’oggetto della società (oggetto che quindi viene realizzato attraverso queste
regole di funzionamento del consiglio di amministrazione).

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Il consiglio come già visto é un consiglio che ha al suo interno un numero vario, composizione varia di più
persone (normalmente più é ricco di persone più si arricchisce nel suo funzionamento attraverso il confronto
tra gli amministratori)

Recuperare ruolo del presidente e la procedimentalizzazione. Oggi con l’art 2388 c.c dice che:

"Per la validità delle deliberazioni del consiglio di amministrazione [2380 bis, 2381, 2405] è necessaria la
presenza della maggioranza degli amministratori in carica, quando lo statuto non richiede un maggior
numero di presenti. Lo statuto può prevedere che la presenza alle riunioni del consiglio avvenga anche
mediante mezzi di telecomunicazione.
Le deliberazioni del consiglio di amministrazione sono prese a maggioranza assoluta dei presenti, salvo
diversa disposizione dello statuto [2421, n. 4].
Il voto non può essere dato per rappresentanza [2372].
Le deliberazioni che non sono prese in conformità della legge o dello statuto possono essere impugnate solo
dal collegio sindacale e dagli amministratori assenti o dissenzienti entro novanta giorni dalla data della
deliberazione; si applica in quanto compatibile l'articolo 2378. Possono essere altresì impugnate dai soci le
deliberazioni lesive dei loro diritti; si applicano in tal caso, in quanto compatibili, gli articoli 2377 e 2378.
In ogni caso sono salvi i diritti acquistati in buona fede dai terzi in base ad atti compiuti in esecuzione delle
deliberazioni. »

Spiegazione: In riferimento al consiglio di amministrazione possiamo dire che é la prassi sul funzionamento
dei meccanismo del consiglio. C’é EX LEGE, salvo la possibilità di diverse modifiche statutaria, c’é un
quorum costitutivo (presenza della maggioranza degli amministratori in carica quando lo statuto non richiede
un numero preciso di presenti). Il consiglio sono le liberazione pressini maggioranza salva disposizione
statutaria. Anche per quanta riguarda il consiglio di amministrazione é necessaria la convocazione del
consiglio stesso in modo tale che i consiglieri sappiano legatarie sulle quali devono deliberare.
Importante in riferimento al consiglio di amministrazione é che in questo consiglio il voto a differenza
dell’assemblea non può mai essere dato per delega « il voto non può essere dato per rappresentanza ».
Domanda: Perché?
Risposta: Perché la funzione di amministratore é considerata una funzione personale che non può essere
delegata.

Ciò detto, se pur in una misura molto meno articolata di quanto accade per la deliberazione dell’assemblea
anche in riferimento al consiglio di amministrazione, é possibile immaginare l’impugnazione delle
deliberazioni del consiglio che ha delle caratteristiche diverse poiché quanto fa il consiglio é qualcosa di
totalmente interno al funzionamento della società.

Noma invalidità delle deliberazione del consiglio: La norma introduce due principali novità:
- la presenza con mezzi di telecomunicazione alle riunioni del consiglio di amministrazione;
- la possibilità di impugnare le delibere consiliari.
Possono essere tendenzialmente impugnate da solo gli amministratori e solo in determinati casi del tutto
particolari possono essere impugnate anche dai soci.

L'Art. 2388 c.c


"Per la validità delle deliberazioni del consiglio di amministrazione [2380 bis, 2381, 2405] è necessaria la
presenza della maggioranza degli amministratori in carica, quando lo statuto non richiede un maggior
numero di presenti. Lo statuto può prevedere che la presenza alle riunioni del consiglio avvenga anche
mediante mezzi di telecomunicazione.
Le deliberazioni del consiglio di amministrazione sono prese a maggioranza assoluta dei presenti, salvo
diversa disposizione dello statuto [2421, n. 4].

Il voto non può essere dato per rappresentanza [2372].

Le deliberazioni che non sono prese in conformità della legge o dello statuto possono essere impugnate solo
dal collegio sindacale e dagli amministratori assenti o dissenzienti entro novanta giorni dalla data della
deliberazione; si applica in quanto compatibile l'articolo 2378. Possono essere altresì impugnate dai soci le
deliberazioni lesive dei loro diritti; si applicano in tal caso, in quanto compatibili, gli articoli 2377 e 2378.
In ogni caso sono salvi i diritti acquistati in buona fede dai terzi in base ad atti compiuti in esecuzione delle
deliberazioni. »

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Spiegazione: il codice sembrerebbe voler prevedere questa forma di invalidità delle deliberazione
assembleari come una forma limitata esclusivamente all’annullabilità e con un numero di soggetti legittimati
all’impugnazione legittimatissimo.
Il legislatore vuole rendere più difficili le impugnazioni. Impugnazione che vuole evitare e che permette che
possano essere provocate dagli organismi sindacali

Contemporaneamente il legislatore sembra di non permettere l’impaginazione a differenza delle


deliberazioni assembleari agli amministratori che si siano astenuti dalla deliberazione.

La norma sembra sussumere tutte le invalidità sotto la categoria dell’annullabilità quindi il vizio che si può
far valere in un tempo limitato di tempo con la conseguenza che si dovrebbe ipotizzare un’impossibile
metodo di impugnazione delle deliberazioni che prende forma dalla disciplina della nullità e non della
annullabilità.

Si reputa che diffonde una disciplina cosi si possa applicare per analogia tutela disciplina propria, prevista
dal codice con riferimento all’impugnazione delle delibere assembleari. In ogni caso si immagina che il
codice faccia riferimento al tempo, alla categorie di vizi denunciatili nel senso che vengono sussulti nei

Eccezione: Caso in cui anche i soci sono legittimati ad impugnare la delibera del consiglio di
amministrazione e questo é il caso che nasce nel momento in cui le delibere del consiglio di amministrazione
ledono direttamente gli interessi dei soci (Art 2388 c.c).
Non é facile immaginare quali sono le deliberazione che ledono direttamente i diritti dei soci.
Tendenzialmente queste ultime sono state battezzate o hanno avuto riscontri giurisprudenziali nelle
cooperative in cui si negava l’assegnazione di un immobile ad un socio cooperatore che pensava averne
diritto (deliberazione del consiglio di amministrazione che incide sul diritto dei soci).

In breve: Il socio normalmente non é legittimato ad impugnare le delibere del consiglio di amministrazione
ad eccezione della fattispecie della quale il socio vede lesi i suoi diritti « quando la delibera pregiudichi la
situazione soggettiva del socio all’interno della compagine sociale » es: socio che impugna delibera
consigliare di aumento del capitale sociale che ha escluso il diritto di opzione dei soci

Ultima considerazione in rifermentò all’invalidità delle delibere del consiglio di amministrazione (anzi
annullabilità della delibera) 2388 3°: « in ogni caso sono salvi i diritti acquistati in buona fede dai terzi in
base ad atti compiuti in esecuzione delle deliberazioni »

Spiegazione: questo vuol dire che se sono stati compiuti in esecuzione delle deliberazioni del consiglio, poi
annullate degli atti, nel frattempo i terzi i terzi che hanno acquistano nel frattempo sono tutelati
dall’ordinamento perché in ogni caso sono salvi gli acquisti fatti in buona fede dai terzi in base agli atti
compiuti in esecuzione di deliberazioni che ovviamente siano diventate invalide successivamente.

La funzione di amministrazione é di per sé una funzione onerosa (già detto durante i compiti dell’assemblea
ordinaria come a quest’ultima tocca determinare l’ammontare complessivo dei compensi degli
amministratori, abbiamo già detto come spetti al consiglio di amministrazione stesso a valle poi determinare
la ripartizione dei compensi.

I compensi degli amministratori é un problema fondamentale che non deve essere limitato alla valutazione di
quanto guadagna l’amministratore perché sarebbe banalizzata la sua funzione.

L’Art. 2389 c.c


"I compensi spettanti ai membri del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo sono
stabiliti all'atto della nomina o dall'assemblea [2364, n. 3].
Essi possono essere costituiti in tutto o in parte da partecipazioni agli utili [2431] o dall'attribuzione del
diritto di sottoscrivere a prezzo predeterminato azioni di futura emissione.
La rimunerazione degli amministratori investiti di particolari cariche in conformità dello statuto è stabilita
dal consiglio di amministrazione, sentito il parere del collegio sindacale. Se lo statuto lo prevede,
l'assemblea può determinare un importo complessivo per la remunerazione di tutti gli amministratori, inclusi
quelli investiti di particolari cariche ».

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Spiegazione: attenzione al secondo comma in cui vi si parla del compenso degli amministratori che é legato
alla loro bravura, un fatto virtuoso.
Il compenso del prof come amministratore può essere determinato da un importo fisso, più un diritto di
acquistare le azioni della società Alfa che lui sta amministrando.
in breve: Ha diritto come retribuzione la possibilità di acquistare azioni della società indipendentemente dal
prezzo di mercato. Acquistare dalla società stessa che ha in pancia delle azioni proprie.

Domanda: Questo cosa comporta?


Risposta: accade che se il prof ha diritto di comprare le azioni Alfa alla fata del 31 dicembre quale sarà
l’interesse del prof personale? Sarà che alla dato del 31 dicembre alla raperete dei mercati il giorno dopo, le
azioni in borsa avranno un importo più alto. Ovvero se io compro il 31 ed il 2 ad un prezzo più alto le vendo
sul mercato a di più, vendo la differenza.

Domanda:Perché questo meccanismo (stock option) é stato visto come una causa fiscale dopo gli anni
2000?
Risposta: perché cercherò di far si che quelle azioni abbiano il prezzo più alto possibile e questo impatta sui
progetti di sviluppo della società . Se io facci piani di sviluppo per fare alzare il valore delle azioni che io 29.
amministratore andrei a rivendere. Gli amministratori che avevano questi stock option nella data in cui loro
avrebbero dovuto rivendere le azioni. Questo stock option creavano delle distruzioni sul prezzo delle azioni
del mercato ma nel mio comportamento di amministramento perché avevo quell’obiettivo in quella data
dimostrando l’interesse solo in quel momento e per quel motivo senza pensare ad una prospettiva a lungo
termine.

Stesso ragionamento vale con il legame della retribuzione degli amministratori agli utili perché é chiaro che
se bisogna restare a disposizione di una spa (normalmente 3 anni) se la mia retribuzione é legata in quale
modo all’indice degli utili che vengono distribuiti o addirittura di una parte degli utili che vengono distribuiti
vengono dirottati sull’amministratore, quest’ultimo ha la tendenza, a necessità di fare esplodere gli utili della
società cosi da poter direttamente o indirettamente beneficiarne. Es: non ho motivo di investirei in sviluppo e
in ricerca che normalmente non portano un ritorno in tempi brevi o addirittura sono soldi he vengono
investiti e che non danno risultati (regola del gioco di chi rischia e non trova poi gratificazione nella ricerca
perché quest’ultima può dare risultati eccellenti come fare dei buchi nell’acqua).
Infine, legare i compensi degli amministratori alla loro bravura non é tutto oro ciò che luccica perché può
creare effetti perversi che sono stati studiati dagli analisti del mercato finanziario.

L’art. 2390 c.c


« Gli amministratori non possono assumere la qualità di soci illimitatamente responsabili in società
concorrenti, né esercitare un'attività concorrente per conto proprio o di terzi, né essere amministratori o
direttori generali in società concorrenti, salvo autorizzazione dell'assemblea.
Per l'inosservanza di tale divieto l'amministratore può essere revocato dall'ufficio e risponde dei danni »

Spiegazione: quindi gli amministratori (tema che non esiste per i soci) per società per azioni devono lavorare
per l’impresa che amministrano e non per un’attività concorrente. Se l’amministratore fa concorrenza alla
società si può revocare giustamente quest’ultimo ed egli risponde per i danni.

RESPONSABILITÀ DEGLI AMMINISTRATORI: sono soggetti che hanno un arbitrio quasi assoluto nella
gestione della società, possono avere meccanismo di retribuzione gratificanti ma ovviamente c’é un tema
ulteriori ovvero sono sotto il fuoco incrociato di vari soggetti ovvero della responsabilità che gli
amministratori hanno nei confronti della società, nei singoli soci o terzi ma soprattutto dei creditori soci.

Efficienza del sistema produttivo presuppone delle regole che valgono in quasi tutti i paesi del mondo con la
finalità di dire che l’operato degli amministratori non può essere messo in discussione in base ai risultati o
meno ottenuti perché se fossi cosi nessuno farebbe più l’amministratore.
Regole che possono essere:

- la regola della business jugement rule: regola secondo la quale le scelte discrezionali degli amministratori
relative al modo in cui gli stessi amministrano la società sono scelte che non possono user mai sindacate
dall’autorità giudiziaria a posteriori. Se non possono essere mai sindacate dall’autorità giudiziaria a
posteriori si dice che il merito della scelta gestionale é inattaccabile..
- I giudici non possono valutare a posteriori la bontà o meno dell’operazione che gli amministratori hanno
posto in essere (perché saremmo tutti capaci di giudicare l’operato dell’amministratore) . Questo é un

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profilo della necessità che l’operato degli amministratori debba essere sempre valutato con un criterio EX
ANTE mai valutato EX POST (dopo). Il comportamento degli amministratori il giudice deve valutando
nel momento in cui l’amministratore ha compiuto quell’atto.

Perché con la valutazione fatta a posteriori si potrebbe dire che se quell’atto ha prodotto degli utili é un atto
buono e se ha prodotto delle perdite é un atto cattivo in realtà non é neanche questo vero. (come visto nell’art
2392 in basse « in cui gli amministratori devono solo adempiere ai doveri imposti dalla legge e dallo
statuto… » )

L’Art 2392 c.c


« Gli amministratori devono adempiere i doveri ad essi imposti dalla legge [2423, 2435, 2485, 2486] e dallo
statuto con la diligenza richiesta dalla natura dell'incarico e dalle loro specifiche competenze
[18, 1176, 1710, 2507](1). Essi sono solidalmente responsabili [1292] verso la società(2) dei danni derivanti
dall'inosservanza di tali doveri, a meno che si tratti di attribuzioni proprie del comitato esecutivo o di
funzioni in concreto attribuite ad uno o più amministratori [2381, 2449, 2455].
In ogni caso gli amministratori, fermo quanto disposto dal comma terzo dell'articolo 2381, sono
solidalmente responsabili se, essendo a conoscenza di fatti pregiudizievoli, non hanno fatto quanto potevano
per impedirne il compimento o eliminarne o attenuarne le conseguenze dannose [2377, 2409].

La responsabilità per gli atti o le omissioni degli amministratori non si estende a quello tra essi che, essendo
immune da colpa, abbia fatto annotare senza ritardo il suo dissenso nel libro delle adunanze e delle
deliberazioni del consiglio [2421, n. 1], dandone immediata notizia per iscritto al presidente del collegio
sindacale [18, 2260, 2941, n. 7] ».

Spiegazione :
Gli amministratori possono essere dichiarati responsabilità dei loro atti solo se violano i doveri a loro imposti
dalla legge e dal contratto di società. Non ha responsabilità se:
-se ha portato perdite
-se ci si trova nella condizione secondo la quale quell’amministratore ha fatto fallire la società perché anche
quest’ultimo é un fatto quasi considerato fisiologico.

Inoltre, l’Obbligazione dell’amministratore nei confronti della società é un’obbligazione di mezzi e non di
risultato e quindi questo é l’ultimo capo saldo sul quale bisogna leggere le norme.

Le regole del gioco sulla responsabilità degli amministratori sono quindi le seguenti:
1) L’insindacabilità dell’operato degli amministratori
2) Valutazione dell’operato degli amministratori sempre sedendosi con una valutazione EX ANTE
3) La responsabilità degli amministratori, solo responsabilità legata alla violazione di norme di legge e di
contratto di società
4) Quella degli amministratori é sempre un’obbligazione di mezzi e non di risultato.

La responsabilità degli amministratori si atteggia nei confronti di 3 soggetti diversi: società, creditori
sociali e singoli soci o terzi.
Tanto rilevato é da far presente che queste tre tipi di responsabilità che hanno nei confronti di questi soggetti
sono molto diversi tra loro.

• Nei confronti della società: responsabilità contrattuale fatta da un’azione che la società svolge davanti al
tribunale previa la deliberazione dell’assemblea dei soci. Questo ha spesso creato la situazione paradossale
secondo la quale l’assemblea che ha nominato quegli amministratori raramente deliberava la
responsabilità nei loro confronti.
• Nei confronti dei singoli soci e terzi: responsabilità extracontrattuale
• Nei confronti dei creditori sociali: (art 2394 c.c) : c’é un dubbio, non c’é una certezza di qualificazione.
Responsabilità la cui natura ha mai battezzato con certezza.

29/11/2021
La responsabilità degli amministratori
Ci occupiamo delle specifiche responsabilità degli amministratori che è un tema centrale della SPA.
La volta scorsa in quest’aula avevamo fatto i 4 capi saldi della responsabilità degli amministratori:
avevamo parlato di 4 prerequisiti che stanno alla base di questo ragionamento oggi ci occupiamo delle
specifiche responsabilità degli amministratori intesa come respo degli amministratori da prima nei
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confronti della società e successivamente ci occuperemo della responsabilità degli amministratori nei
confronti dei creditori sociali e nei successivamente nei confronti dei singoli soci o terzi.

1.Responsabilità verso la società


Art 2391 c1 responsabilità verso la società à “gli amministratori devono adempiere i doveri ad essi posti
dalla legge con la diligenza richiesta dalla natura dell’incarico e dalle loro specifiche competenze”. L’altra
volta abbiamo detto che la responsabilità degli amministratori è una responsabilità nell’ordinamento civile
italiano per violazione del contratto e violazione delle norme di legge. Questa è la fonte logica della
responsabilità degli amministratori. Quindi non si può dire per esempio che un amministratore
responsabile ha fatto perdere soldi alla società o che l’ha fatta fallire à non c’entra nulla sotto il profilo
logico, il nesso di causalità deve essere tra una violazione di legge o una violazione del contratto sociale e
il danno. La responsabilità ha senso nell’ottica non giuridica e popolare se fosse responsabile del
fallimento della società, per esempio, nessuno mai farebbe l’amministratore e il sistema economico di tutti
i paesi capitalistici salterebbe perché in realtà vige la legge della violazione del contratto sociale ma non
c’è relazione con la responsabilità con riferimento ad un’operazione che ha portato profitti o ha portato
perdite secondo casi estremi e vedremo più tardi quali sono. Non puo essere considerato responsabile un
amministratore perché le sue operazioni hanno provocato conseguenze negative sociali ma solo violazione
della legge e del contratto di società possono portare a sanzioni dell’amministratore. In più, la
responsabilità non può mai essere legata ad un giudizio del merito della singola operazione fatta da parte
dell’amministratore.
ART 2392 c1 “Gli amministratori devono adempiere i doveri ad essi imposti dalla legge
[2423, 2435, 2485, 2486] e dallo statuto con la diligenza richiesta dalla natura dell'incarico e dalle loro
specifiche competenze [18, 1176, 1710, 2507](1). Essi sono solidalmente responsabili [1292] verso la
società(2) dei danni derivanti dall'inosservanza di tali doveri, a meno che si tratti di attribuzioni proprie
del comitato esecutivo o di funzioni in concreto attribuite ad uno o più amministratori
[2381, 2449, 2455].” (Molto importante da imparare a memoria) ci dice che gli amministratori devono
adempiere i doveri legge e statuto con la diligenza richiesta dalla natura dell’incarico e le specifiche
competenze. // Ci interessiamo al lv di diligenza degli amministratori per specifiche competenze questo
vuol dire in base a quello che sono in grado di capire i loro competenti (es. amministratore finanziario e
amministratore esperto in materia medica non hanno le stesse competenze ma sono entrambi
amministratori e la loro diligenza riguarda solo quello che loro sanno). Delicata è l’interpretazione della
diligenza con riferimento alla natura dell’incarico: secondo la dottrina questa natura dell’incarico vuol dire
che è la diligenza richiesta dalla carica di amministratore quindi la diligenza di ogni amministratore va
parametrata nel tipo di società nella quale esercita l’attività (+ la società è grande + il lv di diligenza è alto
poi altra parte della dottrina dice che la diligenza riguarda la natura delle azioni che compie all’interno del
consiglio di amministrazione (il peso che ha nel consiglio di amministrazione) questo è l’avviso del prof.
La volontà del legislatore era quella di impedire di pensare che la responsabilità degli amministratori fosse
una responsabilità oggettiva.
TEMA COMPLETAMENTE DIVERSO quello del c1 secondo periodo ART 2392 “Essi sono
solidalmente responsabili [1292] verso la società(2) dei danni derivanti dall'inosservanza di tali doveri, a
meno che si tratti di attribuzioni proprie del comitato esecutivo o di funzioni in concreto attribuite ad uno
o più amministratori [2381, 2449, 2455]”.Il legislatore ci dice che in ogni caso essi sono solidalmente
responsabili nei confronti della società dei danni rilevanti dell’inosservanza di tali doveri (di diligenza)
con riferimento alla natura dell’incarico e alle specifiche competenze // all’avviso del prof qui si parla di
solidarietà e non responsabilità cioè gli amministratori sono in prima battura responsabili nei confronti
della società e puoi avranno la possibilità di rivalersi nei confronti degli altri amministratore in base alle
quote di responsabilità (per un danno cagionato all’azienda si può dire che caio è responsabile del 25%,
tizio del 60% e sempronio del 15%. Ma quando un amministratore viene considerato responsabile anche
nella misura dell’1% questo sarà chiamato in responsabilità con gli altri amministratori nei confronti della
società ma la società potrà richiedere l’intero danno a lui e poi avvalersi per recuperare il 99% di quel
danno nei confronti degli altri amministratori. Puo chiedere l’intero danno all’amministratore ritenuto
responsabile e poi chiederlo anche gli altri ma comunque se ha l’1% delle quote della società, quindi, non
può essere responsabile più di tanto ma se gli altri amministratori non sono solvibili allora rischio di
pagare anche per gli altri, nel caso fossero solvibili allora rimane responsabile solo per l’1%. La
solidarietà è tutt’altra cosa concettualmente rispetto all’idea di responsabilità oggettiva che si è voluta a
versare con la riforma del diritto societario.
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ART 2392 c2 “In ogni caso gli amministratori, fermo quanto disposto dal comma terzo
dell'articolo 2381*, sono solidalmente responsabili se, essendo a conoscenza di fatti pregiudizievoli, non
hanno fatto quanto potevano per impedirne il compimento o eliminarne o attenuarne le conseguenze
dannose [2377, 2409].” Potrebbe essere contestato non di aver cercato di attenuare le conseguenze
dannose ma non l’avevano fatto immediatamente e avevano fatto trascorrere un mese e in quel mese si è
creato un ulteriore danno. Ma comunque a volte l’autorità giudiziaria ci mette molto prima di avere
conoscenza del caso e quindi di aprire il fascicolo (per tanto tempo si intende anni), che il procuratore
speciale designato capisca bene quanto succede quindi questo procedimento dipende da tanti fattori.
*Richiamo all’art 2381 c3 è quello relativo al fatto che il consiglio di amministrazione determini il
contenuto, i limiti e eventuali modalità di esercizio delle deleghe e può sempre impartire deleghe e
revocarle quindi si vuole che l’obbligo che la responsabilità degli amministratori che non hanno fatto il
possibile per impedire un fatto dannoso o per attenuarne le conseguenze non riguardi ciò che è stato fatto
in quel momento da un comitato esecutivo che non aveva detto nulla di ciò che stava facendo e quindi il
consiglio di amministrazione non poteva essere a conoscenza di quelle cose o degli atti
dell’amministratore delegato.

ART 2392 c3 “La responsabilità per gli atti o le omissioni degli amministratori non si estende a quello tra
essi che, essendo immune da colpa, abbia fatto annotare senza ritardo il suo dissenso nel libro delle
adunanze e delle deliberazioni del consiglio [2421, n. 1], dandone immediata notizia per iscritto al
presidente del collegio sindacale [18, 2260, 2941, n. 7].” Quindi il legislatore crea un meccanismo
interno ed immediato per liberarsi della responsabilità ed è la verbalizzazione di quell’amministratore del
dissenso ad un a determinata operazione con la comunicazione immediata per iscritto al presidente del
collegio sindacale di quella società ovviamente quando il collegio sindacale c’è ma siamo in una SPA
quindi c’è sempre. Come si svolge l’azione di responsabilità? È un’azione che si fa davanti al tribunale
delle imprese del capoluogo di provincia però l’azione di responsabilità è un argomento arbitrario cioè se
nello statuto c’è una clausola arbitrale e cioè che prevede la devoluzione dell’azione di responsabilità a
giudici privati (piccola parentesi l’arbitrato societario è diverso da un arbitrato ordinario).
ART 2393 c1 Normalmente l’azione di responsabilità si fa davanti al tribunale delle imprese del
capoluogo di provincia perché l’azione di responsabilità della società sia procedibile è necessaria è
necessaria l’autorizzazione assembleare. L’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori è
una materia che in via del tutto eccezionale in via del tutto eccezionale deve essere deliberata
dall’assemblea ordinaria e l’azione di responsabilità dell’assemblea ordinaria è l’unica materia sulla quale
in sede di approvazione del bilancio si può deliberare che sia posta all’ordine del giorno (è un eccezione
dell’ordinamento è una domanda che permette di capire a che lv di conoscenza della materia siamo, la
domanda è --> “qual è l’unico caso in cui l’assemblea può deliberare su un suo argomento all’ordine del
giorno che non sono contenuti nell’avviso di convocazione?” Risposta --> in sede di approvazione del
bilancio si può deliberare l’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori senza che ciò sia
posto all’ordine del giorno).

ART 2393 c2 “La deliberazione concernente la responsabilità degli amministratori può essere presa in
occasione della discussione del bilancio, anche se non è indicata nell'elenco delle materie da trattare
[2366], quando si tratta di fatti di competenza dell'esercizio cui si riferisce il bilancio.” L’azione di
responsabilità la si può deliberare anche per fatti relativi ai 5 anni precedenti perché è un'azione che si
prescrive in 5 anni. Però l’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori in sede di attuazione
del bilancio può essere deliberata senza che questo sia nell’avviso di convocazione ma devono essere fatti
pertinenti a quell’esercizio. Tendenzialmente c’è anche l’idea che l’assemblea che approva il bilancio
approva anche l’operato degli amministratori (ragionamento alla base di questa norma).
Il fatto che l’azione di responsabilità debba essere deliberata dall’assemblea ordinaria comporta di fatto da
sempre un limite enorme a quest’azione di responsabilità problema non perché in passato non si riuscisse
ad esercitare nei confronti degli amministratori azioni di responsabilità ma il limite nasceva dal fatto che
se gli amministratori erano espressione della maggioranza avevano la perfetta consapevolezza che nei loro
confronti, se la società continuava a guadagnare, nessuno mai avrebbe deliberato l’azione di responsabilità
con la conseguenza si sentivano in una botte di ferro il che alza anche il lv di diligenza dei comportamenti
degli amministratori. Quindi, le azioni di responsabilità sociali di fatto venivano esercitate solo durante i
fallimenti (le c.d. procedure concorsuali) perché a seguito della dichiarazione di fallimento l’azione
sociale di responsabilità può essere esercitata dalla procedura. Allora si è sentita l’esigenza di dire che
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l’azione di responsabilità possono subirla (il soggetto qui sono gli amministratori) anche quando la società
è in attività e non in crisi finanziaria e in più si è sentita l’esigenza di emancipare azioni di responsabilità
dal passaggio assembleare che di fatto rendeva non esercitata l’azione di responsabilità durante la vita
della società perché la stessa maggioranza che nominava gli amministratori era molto difficile che
esercitasse l’azione di responsabilità nei confronti di coloro che aveva nominato. Questo quando
accadeva? Solo in ipotesi di scuola o ipotesi quando veniva trasferito il pacchetto di maggioranza
(azionario) infatti nei contratti di trasferimento di pacchetti azionari ci sono clausole nelle quali il
compratore assicura che non eserciterà l’azione di responsabilità --> La giurisprudenza qui è pacifica nel
ritenere che queste clausole siano nulle perché in realtà per rinunciare all’esercizio dell’azione di
responsabilità è indispensabile individuare quali sono i comportamenti materialmente per i quali non si
esercita l’azione di responsabilità.
Per eliminare il problema del passaggio assembleare e quindi eliminare il fatto che durante la vita della
società queste azioni di responsabilità non venivano di fatto esercitate se non nei casi eccezionali di
trasferimento di pacchetti azionari in cui li esercitava un nuovo compratore o in sede concorsuale si sono
create delle regole per smarcare dall’approvazione assembleare con due meccanismi:
1.Permettere all’organo di controllo l’esercizio dell’azione di responsabilità: anche questa è stata una
norma con un enorme gestazione infatti noi troviamo nello stesso art 2393:
ART 2393 c3 “L'azione di responsabilità può anche essere promossa a seguito di deliberazione del
collegio sindacale, assunta con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti (1).” Il professore dice
che non ha mai visto in vita sua azioni di responsabilità esercitate all’interno del collegio sindacale anche
perché per un motivo molto banale bisognerebbe essere di fronte a fatti eclatanti perché il collegio
sindacale che esercita azione di responsabilità intanto è un’azione dell’organo quindi non dei singoli
sindaci ecc. ma di tutto l’organo che deve approvarla almeno con i 2/3 dei suoi componenti. Poi c’è un
altro motivo meno nobile per cui i sindaci ci pensano moltissime volte prima di esercitare l’azione di
responsabilità è quello che dopo devono pagare gli avvocati anche se potrebbero ottenere davanti ad un
tribunale che dia loro ragione devono comunque anticipare i costi erogati per il rimborso della spesa
penale per quello che hanno fatto di virtuoso ma molto spesso gli avvocati costano di più rispetto a quanto
il tribunale liquida in caso di vittoria per il compenso delle spese legali. Il problema vero è se
l’amministratore la cui responsabilità è stata invocata al tribunale abbia o meno i soldi per rimborsare le
spese ingaggiate dal sindaco del collegio...
Domanda: perché secondo noi i sindaci quest’attività dovrebbero farla? Il prof si è perso
Azione esercitata da soci di minoranza
La disintegrazione dell’azione di responsabilità proprio perché l’azione di responsabilità deliberata in sede
di bilancio dai soci di minoranza può essere una provocazione, può essere una tecnica di disturbo
immaginando l‘ipotesi nella quale il prof sia socio al 25% della Juventus mentre Gabriele è socio al 75%
della Juventus e il prof dice “io voglio esercitare azione di responsabilità nei confronti di Gabriele” (che è
socio di maggioranza che si è autonominato amministratore). Cosa accade? Accade che questo potrebbe
comportare la decadenza di Gabriele da amministratore perché il 5° comma dell’art 2392 ci dice che “La
deliberazione dell'azione di responsabilità importa la revoca dall'ufficio degli amministratori contro cui è
proposta, purché sia presa col voto favorevole di almeno un quinto del capitale sociale. In questo caso,
l'assemblea stessa provvede alla sostituzione degli amministratori [2386].” Tant’è che in sede di
approvazione del bilancio si fa spesso che i soci di minoranza provocatoriamente ipotizzano di esercitare
l’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori nominati dalla maggioranza non tanto perché
desiderano che quell’assemblea deliberi azioni di responsabilità ma perché quando abbiamo studiato il
conflitto di interessi degli amministratori abbiamo visto nell’assemblea art 2373 c2 abbiamo detto che
l’unico caso conflitto di interessi che inibisce il voto dell’azione di responsabilità e Gabriele non essendo
socio di minoranza e di maggioranza e nominato amministratore --> gli amministratori e i soci secondo
l’art 2373 c2 non possono votare nelle deliberazioni riguardanti la loro responsabilità i componenti ecc.
allora il prof potrebbe inserire la produzione del bilancio deliberare l’azione di responsabilità nei confronti
di Gabriele ma non perché in realtà ci siano delle malefatte ma voglio farlo saltare come amministratore
perché mi ha fatto una battuta sulla Juve allora riesco a farlo saltare come un birillo perché lui è nell’unico
caso nel quale non può esercitare il voto in assemblea perché c’è una presunzione di un conflitto di
interessi che crea danno. E allora come reagisce Gabriele che ha il 75% ed è amministratore della società
in quell’assemblea nella quale il prof chiede di esercitare l’azione di responsabilità senza che fosse
all’ordine del giorno nei confronti di Gabriele? Lui ha degli avvocati che gli consigliano di non votare
sull’azione di responsabilità e a quel momento lì lui decade contestualmente dalla carica e per difendersi
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che fa? Comunque l’art 2392 c5 dice che ' l’assemblea stessa provvede alla sostituzione degli
amministratori [2386].” Quindi si dovrà deliberare nuovamente sulla nomina degli amministratori e lui
con il pacchetto di maggioranza si nomina nuovamente cosa che nella realtà non fanno molti che
stupidamente votano direttamente al momento in cui la loro responsabilità è ingaggiata (il che costituisce
reato dovrebbero aspettare quando il presidente dell’assemblea metterà sul tavolo anche la necessità di
nominare un nuovo amministratore perché la società non può stare senza amministratore).
1.L’altra tecnicalità introdotta dal legislatore e anche questa va vista nella medesima ottica dell’azione
di responsabilità esercitata dal collegio sindacale e consiste nella possibilità di esercitare l’azione di
responsabilità di esercitare di responsabilità da parte dei soci di minoranza.
Il legislatore nell’art 2393 bis ha indicato che “L'azione sociale di responsabilità può essere esercitata
anche dai soci che rappresentino almeno un quinto del capitale sociale o la diversa misura prevista nello
statuto, comunque non superiore al terzo”. Qual è la ragione di questa norma? Questa norma si spiega
semplicemente con il fatto che anche quest’azione di responsabilità è un’azione di responsabilità che non
necessita del passaggio assembleare quindi mette gli amministratori nominati nella maggioranza nella
possibilità di essere chiamati in responsabilità dai soci di minoranza che esercitano l’azione direttamente.
Qui poi si pone un problema analogo a quello dei sindaci cioè questi signori devono anticipare i soldi per
esercitare l’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori e quindi anche l’azione di
responsabilità nei confronti delle minoranze sono molto rare ma sono quelle norme che il prof chiama
educative cioè esiste la possibilità teorica che i sindaci esercitino l’azione di responsabilità e che gli
amministratori siano sottoposti ad azione di responsabilità da soci di minoranza e questo basta per far sì
che gli amministratori debbano fare una birichinata ci pensino due volte di più. In effetti se la società
barcolla c’è l’azione dei creditori sociali (dei quali ci occupiamo nella lezione dopo) mentre se la società
va bene e guadagna gli amministratori non si sentono completamente in una situazione di impunibilità.
Art 2393 bis c2 “Nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, l'azione di cui al
comma precedente può essere esercitata dai soci che rappresentino un quarantesimo (1) del capitale
sociale o la minore misura prevista nello statuto (2).”
Art 2393 bis c3 “La società deve essere chiamata in giudizio e l'atto di citazione è ad essa notificato
anche in persona del presidente del collegio sindacale.” La società deve essere chiamata in giudizio
perché è ai soci che rappresentano 1/40 che va il risarcimento del danno e quindi non è possibile che il
tribunale emetta una sentenza di condanna a favore di una parte che non è parte del processo e quindi è
necessario per motivo processuale che quando i soci che rappresentano 1/40 fanno azione di responsabilità
chiami in responsabilità la società per un motivo processuale della società (al fine che quella sentenza
pronunciata dal tribunale sia esecutiva nei confronti dell’amministratore).
Art 2393 bis c4 “I soci che intendono promuovere l'azione nominano, a maggioranza del capitale
posseduto, uno o più rappresentanti comuni per l'esercizio dell'azione e per il compimento degli atti
conseguenti.” Poi c’è sempre il problema delle spese poi il c5 si preoccupa della sorte del 1/40 dei soci e
dice:
Art 2393 bis c5 “In caso di accoglimento della domanda, la società rimborsa agli attori le spese del
giudizio e quelle sopportate nell'accertamento dei fatti che il giudice non abbia posto a carico dei
soccombenti o che non sia possibile recuperare a seguito della loro escussione.” Con riferimento ai soci
qui il giudice si preoccupa anche di rimborsare i soci di minoranza che avevano ragione nel denunciare i
fatti e si preoccupa che loro riescano a recuperare TUTTE le spese fatte indipendentemente da quanto
abbia condannato la parte soccombente a rimborsare le spese legali. Ma questo non va se si scopre che
l’amministratore non abbia nulla.
Ma tutti questi meccanismi il legislatore li ha messi insieme perché vuole in realtà creare norme educative
perché quando è stata introdotta questa norma sull’azione di responsabilità fatta dai soci di minoranza
questa norma è stata ricopiata da una norma che c’era nel Testo Unico della Finanza art 125 che non esiste
più perché è stato tutto riformato. Durante la riforma del diritto societario si è detto “ma l’azione di
responsabilità da parte delle minoranze è una norma assolutamente inutile perché dal 1998 data di entrata
in vigore del Testo Unico della Finanza al 2003 data in cui fu introdotto l’art 2393 bis non c’è stata alcuna
azione di responsabilità da parte delle minoranze” quindi NORMA INUTILE secondo loro. Ma secondo il
prof l’esistenza stessa della norma crea una funzione educativa e norma manifesto quindi con il fatto che
sia inutile il prof non è d’accordo.
01/12/2021

70

Gli amministratori hanno anche una responsabilità nei confronti dei creditori sociali, si tratta di una
responsabilità che è disciplinata dall’art. 2394. I fatti storici/materiali per i quali gli amministratori possono
essere chiamati in responsabilità dalla società o dai creditori sociali potrebbero essere gli stessi, ma, sotto il
profilo giuridico, il presupposto logico della responsabilità degli amministratori nei confronti dei creditori
sociali è diverso. L’art. 2394 del Codice civile dice che gli amministratori rispondono verso i creditori sociali
per l’inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione dell’integrità del patrimonio sociale; dunque, il
motivo della responsabilità degli amministratori è causato dalla violazione degli obblighi inerenti alla
conservazione dell’integrità del patrimonio sociale. Il secondo comma dell’articolo dice che l’azione può
essere proposta dai creditori, quando il patrimonio sociale risulta insufficiente al soddisfacimento dei loro
crediti (condizione per l’azione). Il creditore sociale, in quanto tale, può lamentarsi del comportamento degli
amministratori solo se la società non è in grado di pagare i debiti nei confronti dello stesso. L’azione dei
creditori sociali ha dunque un presupposto diverso, si avrà un’inosservanza con riferimento ad un atto
omissivo o commissivo degli amministratori che abbia determinato un depauperamento del patrimonio
sociale. L'azione può essere, esercitata dai creditori in via sussidiaria: solo sottoposta al presupposto
materiale per cui il patrimonio risulti insufficiente al soddisfacimento dei loro crediti.
Questa esigenza ha anche un profilo processuale, all’art. 100 del Codice di Procedura Civile si dice che “per
agire in giudizio è necessario avervi un interesse concreto ed attuale”. La responsabilità degli amministratori
sotto questo profilo non riguarda, di per sé, i debiti della società che non sono stati pagati, perché gli
amministratori non ne rispondono, ma riguarda il pregiudizio subito dai creditori a causa dell’incapienza del
patrimonio sociale, derivante dalla violazione degli obblighi gestori da parte degli amministratori.

È discusso se la responsabilità dei creditori sociali abbia natura di azione diretta o di azione surrogatoria (art.
2900, l’azione dei creditori sociali sarebbe esperibile solo in caso di inerzia da parte della società); il dubbio
deriva dal fatto che il danno consiste, sia nell’azione esercitata dalla società sia in quella esercitata dai
creditori sociali, in una diminuzione del patrimonio sociale, che deriva da atti di mala gestione degli
amministratori. L'opinione prevalente della dottrina è orientata ormai nel ritenere che non si è di fronte ad
un’azione di natura surrogatoria, ma si è di fronte ad un'azione di natura diretta, anche in considerazione del
fatto che l’art. 2394 bis dice che “in caso di fallimento, liquidazione coatta amministrativa o amministrazione
straordinaria, le azioni di responsabilità previste dai precedenti articoli spettano al curatore del fallimento, al
commissario liquidatore e al commissario straordinario”. Il fatto che si riconosca natura autonoma
dell’azione ha una serie di conseguenze, ovvero l’inopponibilità ai creditori delle eccezioni che gli
amministratori potrebbero invocare nei confronti della società; ulteriore conseguenza di quella che si ritiene
essere la natura autonoma dell’azione è che il risultato dell’azione non viene acquisito come patrimonio della
società, ma viene acquisito direttamente al patrimonio dei creditori. Ulteriore conseguenza è che non è
necessario che venga evocata in giudizio la società stessa. Anche la prescrizione dell’azione dei creditori
sociali è quinquennale e decorre dal momento in cui si è manifestato l'evento dannoso, anche se l’incapienza
del patrimonio sociale potrebbe essere retrodatata ad un evento precedente (eccezione di prescrizione). È
molto difficile che gli amministratori possano dimostrare che l'insufficienza del patrimonio si sia verificata in
un momento precedente, come quando è stata depositata una domanda di concordato preventivo. Questa
difesa degli ‘amministratori non è sufficiente, in quanto gli amministratori devono ‘ammettere la malefatta e
quel fatto va retrodatato, implicitamente ammettendo la loro responsabilità. Dunque il fatto che viene
contestato esiste. L'eccezione di prescrizione è sempre molto pericolosa, per una motivazione banale, perché
in realtà se la società non era più in grado di adempiere in un'epoca precedente si aprono altri scenari, ossia
che quegli amministratori avrebbero dovuto depositare un'istanza di fallimento, ma si trova poi una
imputazione per bancarotta semplice per aver ritardato il deposito del fallimento. Le tecnicalità sia per
quanto riguarda il diritto fallimentare, sia per quanto riguarda quello processuale devono essere attuate da
professionalità particolarmente ‘spiccate, in quanto devono capire le conseguenze delle proprie azioni e,
talvolta, conviene rinunciare alle eccezioni di prescrizione.
È poco frequente che l’azione sociale di responsabilità venga eseguita da parte della società quando Questa è
in bonis, perché gli amministratori sono di solito espressione della maggioranza, la quale dovrebbe deliberare
di promuovere l’azione di responsabilità nei confronti dei propri uomini. È meno probabile che vengano
promosse le azioni da parte dei soci di minoranza, perché vi sono tanti disincentivi a questo tipo di azione.
Anche i creditori sociali, durante la vita della società, è difficile che esercitino l’azione di responsabilità,
perché hanno sempre la speranza di essere pagati in un momento successivo. L'azione di responsabilità
sociale esercitata dal collegio sindacale è anch’essa poco frequente (norme con funzione di natura educativa).
71

Le azioni di responsabilità vengono normalmente esercitate quando si entra in una procedura concorsuale in
questa sede l’azione vede la sua maggior efficacia. In questo caso, la promozione dell'azione spetta in via
esclusiva al curatore con riferimento al fallimento. Il legislatore, con l’art. 2394 bis, accoglie l’orientamento
della giurisprudenza secondo il quale l’azione che esercita il curatore nei confronti degli ‘amministratori è
una sorta di intesi delle azioni di responsabilità sociale o dei creditori sociali, per cui al curatore è consentito
avvalersi di questa disciplina più favorevole e di vedere sommate su di sé le due azioni. Mentre è sicuro che
l’azione di responsabilità esercitata dalla società è di natura contrattuale, vi sono dei dubbi sull’azione di
natura extracontrattuale con riferimento all’azione esercitata dai creditori sociali, quindi sommare le due
azioni in capo al curatore è un sistema attraverso il quale si crea in capo allo stesso anche un vantaggio in
ordine all’onere della prova: chi agisce a titolo di responsabilità di natura contrattuale è un soggetto che ha
dei vantaggi processuali, perché è sufficiente che alleghi determinati fatti storici dai quali nasce la
responsabilità e che dia la prova del nesso di causalità e del danno risarcibile; se si agisce in forza di una
responsabilità extracontrattuale l'onere della prova è più gravoso.
Per quanto riguarda la quantificazione del danno, la disciplina si trova nell'art. 2486.3: viene quantificato il
danno al quale gli amministratori sono tenuti non secondo ciò che dice il Codice con riferimento alle
obbligazioni, ovvero che il danno civilistico che si è tenuti a risarcire deve essere conseguenza immediata e
diretta del comportamento. Tale articolo utilizza dei metodi forfettari, particolarmente vantaggiosi per le
procedure concorsuali e particolarmente penalizzanti per gli ‘amministratori (disposizione introdotta dal
Codice della Cri , in un momento in cui nel nostro ordinamento vi era un atteggiamento severo nei confronti
dell’impresa privata; ora vi è un congelamento di tutte le norme del Codice della Crisi ancora non entrate in
vigore, perché considerate inadatte).
L'art. 2486.3 segue criteri di presunzione sulla quantificazione del danno, la prima presunzione è quella
relativa al criterio della differenza del netto patrimoniale: quando è accertata la responsabilità degli
amministratori, il danno risarcibile si presume pari alla differenza tra il patrimonio netto alla data in cui
l'amministratore è cessato dalla carica, oppure alla data di ‘apertura della procedura concorsuale. Il danno
risarcibile si ‘presume non quello che è conseguenza immediata e diretta dell’operato dell’amministratore. Si
prende la data in cui l'amministratore è cessato dalla carica o la data di dichiarazione di fallimento e si dice
quale era il patrimonio della società a quella data, quale era il patrimonio della società nel momento in cui si
è verificata la data dello scioglimento e si fa la differenza. Sussiste poi una seconda presunzione indicata dal
legislatore, che ha carattere assoluto: nei casi di mancanza delle scritture contabili, o di inattendibilità delle
stesse per gravi irregolarità [...], tali da non riuscire a costituire una quantificazione del danno in base ai
criteri dei netti patrimoniali, si considera che il danno causato dall’amministratore corrisponda alla differenza
tra attivo e passivo accertati nella ‘procedura concorsuale. Le scritture contabili possono essere non esatte
anche non a causa di quel determinato amministratore.
L'azione di responsabilità che i singoli soci o terzi possono esercitare nei confronti degli amministratori è
disciplinata dall’art. 2395, “le disposizioni dei precedenti articoli non pregiudicano il diritto al risarcimento
del danno spettante al singolo socio o al terzo, che siano stati direttamente danneggiati da atti dolosi o
colposi degli amministratori”. L'azione può essere esercitata entro cinque anni dal compimento dell'atto che
ha pregiudicato il socio o il terzo. Tali atti non sono ‘sussumibili nella responsabilità che gli amministratori
hanno nei confronti della società e nella responsabilità che gli stessi hanno nei confronti dei creditori sociali.
Si è di fronte ad una responsabilità di natura extracontrattuale. I singoli soci o terzi sono legittimati ad agire
direttamente nei confronti degli amministratori, per un danno che gli stessi hanno provocato al loro
patrimonio.
Quest'azione di responsabilità non ha ad oggetto danni riflessi (ad es. per la perdita del valore delle azioni
che hanno visto contratto il loro valore perché il patrimonio della società è stato depauperato), il danno
risarcibile va distinto da quelli precedenti e deve essere relativo ad una specifica vicenda in cui i terzi o il
singolo socio sono stati direttamente danneggiati uti siguli, non come riflesso di un danno al patrimonio della
società da parte del comportamento degli amministratori. Questo accade quando gli amministratori hanno
dato delle notizie non veritiere in base alle quali il socio o i terzi hanno fatto delle scelte, notizie che hanno
causato un vantaggio per il patrimonio della società o che per la stessa sono indifferenti. Il socio o il terzo
che agiscono in giudizio devono dare la prova specifica della sussistenza del fatto doloso o colposo
dell'amministratore e del nesso di causalità. Il termine dei cinque anni di prescrizione decorre dal momento
in cui il danneggiato, impiegando la normale diligenza, fosse in grado di conoscere il fatto storico commesso
dagli amministratori che lo ha direttamente danneggiato (in relazione all'art. 24 della Costituzione che deve
permettere di far decorrere il termine dal momento in cui ci si sarebbe potuti difendere).
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L’art. 2396 riguarda la responsabilità del direttore generale, che può anche non sedere in Consiglio di
Amministrazione. Si tratta di funzionari che hanno natura di dirigenti, con posizioni apicali nella Struttura
della società, operano in relazione diretta con l'organo amministrativo e sono il punto di Unione tra
l’amministrazione degli uffici interni e l'organo amministrativo stesso. I direttori generali hanno mansioni di
altissima gestione simili a quelle degli amministratori, normalmente declinate nella società. Il Codice
considera la figura del direttore generale estendendo il regime di responsabilità in capo agli amministratori,
nel momento in cui lo stesso è stato nominato dall’assemblea o in base a disposizione statutaria. Ove
difettino questi due presupposti, non si applicherà la disciplina della responsabilità degli amministratori, ma
varranno nei confronti dei direttori generali le norme previste dal diritto comune. Il direttore generale
normalmente è anche un dipendente, subordinato gerarchicamente agli amministratori; nel caso in cui abbia
una responsabilità analoga a quella degli amministratori, potrà eccezionalmente rifiutarsi di eseguire le loro
direttive. Per i direttori generali sono salve le disposizioni esercitabili in base al rapporto di lavoro con la
società, sono disposizioni che si affiancano a quelle sulla responsabilità degli amministratori, fermo il fatto
che il danno non possa essere duplicato.
06/12/2021
Disciplina del collegio sindacale e dei cenni alla revisione legale dei conti + organismo della 231.

Artt. 2408 (denunzia al collegio sindacale, denunciano fatti 03) e 2409 (il collegio sindacale denuncia al
tribunale dell’operato degli amministratori). Argomenti centrali nella disciplina del collegio sindacale perché
permettono al collegio sindacale di avere una influenza diretta nella vita della società.

Art. 2408 c.c « Ogni socio può denunziare i fatti che ritiene censurabili al collegio sindacale, il quale deve
tener conto della denunzia nella relazione all'assemblea [2406]. Se la denunzia è fatta da tanti soci che
rappresentino un ventesimo del capitale sociale o un cinquantesimo nelle società che fanno ricorso al
mercato del capitale di rischio, il collegio sindacale deve indagare senza ritardo sui fatti denunziati e
presentare le sue conclusioni ed eventuali proposte all'assemblea; deve altresì, nelle ipotesi previste dal
secondo comma dell'articolo 2406, convocare l'assemblea [2364, n. 4, 2366]. Lo statuto può prevedere per
la denunzia percentuali minori di partecipazione ».

Spiegazione: se i soci denunciano un fatto al collegio sindacale quest'ultimo non.é tenuto in linea di principio
a fare molto ma é tenuto alla relazione all’assemblea. Il collegio sindacale difronte ad una denuncia dei soci
reagisca anche dopo tantissimo tempo/. Es 2 gennaio del 2021 il collegio a questa denuncia il 15 marzo 2021
per fatti pertinenti all’esercizio 2021, il collegio sindacale potrebbe affrontarli o con l’approvazione del
bilancio entro il 39 aprile 2021 o 30 giugno 2021 stesso e passano già 4/6 mesi fino ad un anno e mezzo
perché con il 30 aprile 2021 o il 30 giugno 2021 stiamo approvando il bilancio del 2020. quindi il legislatore
prende in considerazione il fatto che vi siano dei soci disturbatori che potrebbero interferire nell’organo di
controllo senza denunciare fatti di malagestio effettivi.
Il collegio sindacale può anche reagire immediatamente.

il legislatore prevede quindi obbligo il collegio sindacale rapisce immediatamente cioè indagare sui fatti
menzionarti e presentare le sue eventuali conclusioni e proposte all’assemblea.
Secondo comma: é importante quindi che vi é una finzione giuridica rivolto a far si che il collegio sindacale
si occupi della denuncia. Questa finzione consiste nel considerare la gravità di quanto denunciato al collegio
sindacale in base ai soci denuncianti.

Il collegio sindacale deve, quando ha ricevuto la denuncia dei soci:


-occuparsene nella prima relazione utile che deve fare per qualcos’altro
-oppure se la denuncia viene da una certa percentuale di soci occuparsene immediatamente anche se
necessario convocando l’assemblea allo scopo. Il collegio sindacale quindi non può intervenire e quindi:

Domanda: A cosa serve la convocazione dell’assemblea e l’esplosione del problema in assemblea?


Risposta: la trasparenza. Ad informare l’assembla di ciò che sta succedendo.

Art. 2409 c.c « Se vi è fondato sospetto che gli amministratori, in violazione dei loro doveri, abbiano
compiuto gravi irregolarità nella gestione che possono arrecare danno alla società o a una o più società
73

controllate, i soci che rappresentano il decimo del capitale sociale o, nelle società che fanno ricorso al
mercato del capitale di rischio, il ventesimo del capitale sociale possono denunziare i fatti al tribunale
[2392, 2400] con ricorso notificato anche alla società. Lo statuto può prevedere percentuali minori di
partecipazione.
Il tribunale, sentiti in camera di consiglio gli amministratori e i sindaci, può ordinare l'ispezione
dell'amministrazione della società a spese dei soci richiedenti, subordinandola, se del caso, alla prestazione
di una cauzione [119 c.p.c.]. Il provvedimento è reclamabile.

Il tribunale non ordina l'ispezione e sospende per un periodo determinato il procedimento se l'assemblea
sostituisce gli amministratori e i sindaci con soggetti di adeguata professionalità, che si attivano senza
indugio per accertare se le violazioni sussistono e, in caso positivo, per eliminarle, riferendo al tribunale
sugli accertamenti e le attività compiute.

Se le violazioni denunziate sussistono ovvero se gli accertamenti e le attività compiute ai sensi del terzo
comma risultano insufficienti alla loro eliminazione, il tribunale può disporre gli opportuni provvedimenti
provvisori e convocare l'assemblea [2363, 2364, 2364 bis, 2366] per le conseguenti deliberazioni. Nei casi
più gravi può revocare gli amministratori ed eventualmente anche i sindaci [2487] e nominare un
amministratore giudiziario, determinandone i poteri e la durata(1).

L'amministratore giudiziario può proporre l'azione di responsabilità contro gli amministratori [2393, 2393
bis, 2394, 2394 bis] e i sindaci [2407]. Si applica l'ultimo comma dell'articolo 2393.

Prima della scadenza del suo incarico l'amministratore giudiziario rende conto al tribunale che lo ha
nominato; convoca e presiede l'assemblea per la nomina dei nuovi amministratori e sindaci o per proporre,
se del caso, la messa in liquidazione della società o la sua ammissione ad una procedura concorsuale.

I provvedimenti previsti da questo articolo possono essere adottati anche su richiesta del collegio sindacale,
del consiglio di sorveglianza o del comitato per il controllo sulla gestione, nonché, nelle società che fanno
ricorso al mercato del capitale di rischio, del pubblico ministero(2); in questi casi le spese per l'ispezione
sono a carico della società ».

Spiegazione: questo articolo é visto come un controllo esterno della società, dell’operato degli
amministratori della società. Analizzandolo sotto il punto di vista istituzionale, é l’ultima norma della
disciplina del collegio sindacale. La seconda repubblica italiana é caduta anche grazie a questo articolo. (Con
Berlusconi non furono attacchi di diritto penale ma per questo articolo poiché il tribunale civile poteva
chiedere la revoca degli amministratori). É un residuo di una visione del diritto societario che ormai é un
diritto societario contrattuale lasciato per quanto possibile all’autonomia statuaria mentre questa norma é
istituzionalista e statalista che permette alk’aturità giudiziaria di entrare in una società in BONIS e di gestire
l’impresa al posto del privato. Con l’idea di un’impresa come destinata al bene pubblico. É una norma che va
studiata dal punto di vista culturale e storico.

Domanda: Perché é l’ultima disposizione del collegio sindacale?


Risposta: perché se c’é la responsabilità del collegio sindacale quest'ultimo deve poternese anche liberare. il
collegio sindacale si libera delle proprie responsabilità solidale con gli amministratori. Questa norma e il
sistema attraverso il quale il collegio sindacale separa il proprio destino da quello dell’organo amministrativo
(dagli amministratore da ricorda che c’é la responsabilità solidale dei sindaci e loro rispondono ad un titolo
di responsabilità diverso) e quindi si libera delle proprie responsabilità.
Storia: 1991,1992, Procura di Milano, con lo scopo di entrare nel gruppo di Svilio Berlusconi che utilizza
questa disposizione. Le discussione difensiva presentata dall’avvocato (Vittorio Dotti) di Berlusconi sono
diventate il contenuto del nuovo art 2409 codificate da Veltroni (dal presidente di governo di sinistra).

Art. 2409 c.c 1° : la prima cosa che viene da vedere é che si tratti di una norma che richiama la responsabilità
degli amministratori ma no. Questa é una denunzia di sospetto di irregolarità , non é necessario il danno e/o
la prova della malagestio degli amministratori. Non stiamo chiamando alla responsabilità nessuno ma é lo
stato che interviene quando qualcuno gli dice che ci é un fondato sospetto che gli amministratori abbiano
compiuto una grande irregolarità.

Domanda: Perché é rimasta nella disciplina del collegio sindacale?

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Risposta: Perché se colleghiamo il 1° e il 7° vi é anche una legittimazione del collegio sindacale ad


esercitare questa denuncia al tribunale oltre al pubblico ministero (solo per società che fanno ricorso al
mercato del capitale di rischio cioè società quotate in cui vi sono interessi pubblici) .

Domanda: Come funziona oggi la norma?


Dice che intanto difronte alla denunzia dei soci di minoranza o del collegio sindacale il tribunale sentiti in
camera di consiglio gli amministratori può ordinare l’ispezione della dell'amministrazione della società a
spese dei soci richiedenti, subordinandola, se del caso, alla prestazione di una cauzione [119 c.p.c.]. Il
provvedimento è reclamabile. Cioè entrare in società per verificare che i fatti denunciati (visto che si parlava
di sospetto) possono recare potenzialmente alla società.

Domanda formulata in diversi modi:


Perché chiedere una cauzione ai soci di minoranza che hanno fatto questa denuncia se é il tribunale che lo
dispone visto che ha ritenuto fondata la denuncia? E per giunta perché reclamabile il provvedimento con il
quale il tribunale dispone l’ispezione? (Si dovrebbe impugnare il provvedimento con il quale il tribunale
incide realmente sulla vita della società e non quello con il quale si chiede di vedere la contabilità). Perché ci
sono quindi queste garanzie per la società sull’ordine emesso dal tribunale?
Perché se i soci di minoranza o il collegio sindacale denunciano questa disposizione, sentiti gli
amministratori, può disporre l’ispezione? Perché può essere proclamabile il provvedimento con il quale
viene disposta l’ispezione?
Perché ci sono queste garanzie su ordine emesso dal tribunale (dispone quindi l’ispezione e non prende
ancora nessun provvedimento, il legislatore può impere una cauzione ma é reclamabile il provvedimento con
cui
Risposta: perché il fatto stesso che vi sia un’ispezione é fonte di danno per la società. É reclamabile anche il
fatto che possa essere l’ispezione nel luogo di lavoro. Proprio perché questo procedimento é invadente da
parte dell’autorità pubblica viene regolato in modo che la società possa difendersi.

Art. 2409 c.c 2°


Il legislatore é consapevole del fatto che sia invadente e che crea un danno anche non trovando niente.

Art. 2409 c.c 3°


Se poi le irregolarità ci sono e non sono state eliminate precedentemente il tribunale può opporre i Giusi
provvedimenti e convocare l’assembla che poi deciderà se revocare gli amministratori ed esercitare nei loro
confronti azioni di responsabilità.
Mentre, in casi più gravi il tribunale decide di nominare un amministratore per gestire la società per un
determinato periodo di tempo.

In breve: la norma prevede in caso di sospetto:


1)Ispezione
2)Provvedimenti del tribunale che possono essere:
- sospendere gli amministratori e l’assembla li sostituirà
-oppure sostituire direttamente lui gli amministratori per un determinato periodo di tempo

Nelle società per azioni quotate il controllo sull’amministratore che é un controllo proprio del collegio
sindacale é diverso ed é fatto da un soggetto diverso rispetto al controllo contabile.
Il controllo contabile (art 3409 bis ss.anche se lo si trova disciplinato per modo di dire perché sono tutte
norme abrogate) é fatto da revisori legali dei conti. La revisione dei conti ora viene fatta da una legge
speciale che si applica alle società quotate (enti di interesse pubblico che in realtà corrispondo ad enti ritenti
società per azione quotati in mercati regolamentati o diffusi in maniera rilevante) del 27 gennaio 2010 n°39).

I revisori legali devono contrattare materialmente la contabilità della società. La funzione della contabilità
detta in maniera sintetica é di fotografare gli atti di gestione contabilmente. La funzione del bilancio
d’esercizio é di far si che la scrittura contabile sia correttamente fornita alla fine dell’esercizio sociale.

La funzione dei revisori contabili debbono controllare la regolare venuta della contabilità sociale e la corretta
rilevazione nelle scritture contabili dei fatti di gestione.
Se é vero che l’attività dei revisori deve essere fatta sulla contabilità della società durante tutto l’esercizio é
un’attività continuativa. Altro compito dei revisione contabili é anche il giudizio del bilancio d’esercizio che
può essere:
• Voto positivo

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• Voto positivo con rilievi


• Voto negativo
• Impossibilità di esprimere un giudizio Compito

Difronte ad un voto positivo innalza il limite perché si possa impugnare la delibera di approvazione del
bilancio (tra l’altro non é solo un innalzamento di una percentuale ma molto di più perché un’impugnazione
del bilancio d’esercizio é pacificamente un’impugnazione per illiceità dell’oggetto.

Da aggiungere alla responsabilità degli amministratori: L’approvazione del bilancio d’esercizio non é mai
art. 2334
Se l’assemblea approva il bilancio d’esercizio

Per quanto riguarda gli altri 3 voti la conseguenza é che il revisore debba motivare le sue affermazioni anche
perché se le banche vedono quei voti aumentano il livello di attenzione nei confronti di quella banca. A
differenza di quello positivo perché é sufficiente dire che va tutto bene.

Quelle che vuole dire il legislatore in riferimento ai revisori é di creare un. Meccanismo di far si che vi sia un
soggetto non organo sociale (non organo sociale della società) che sia indipendente. Perché ci sia una
particolare indipendenza del revisore legare rispetto al socio di maggioranza si crea questa regola é vero che
il revisore legare é designato anche qui dall’assemblea e quindi dal socio di maggioranza ma il revisore
legare deve essere proposto dal collegio sindacale e quindi l’assemblea non può modificare il revisore che
nominerà ma può in collegio sindacale al posto di nominare il revisore restare per un periodo di tempo senza
revisione ma non può indicare lei u soggetto diverso. Attraverso questo meccanismo si vuole creare una
distanza tra il collegio sindacale e il revisore.

Il revisore contabile é il Soggetto che deve essere pagato con una cifra congrua (adeguata al lavoro che
svolge) Il compenso deve essere fisso e predeterminato. Il legislatore mette in nero su bianco il fatto che il
revisore deve comunque essere terzo rispetto alla società e la valutazione del fatto che il revisore sia
indipendente non é solo legata alla moralità della persona cioè la persona può anche essere indipendente pur
conoscendo qualcuno nella società ma basta che il terzo si trovi in una condizione di non indipendenza per
cadere.
La Revoca dei revisori può avvenire non solo per giusta causa e per approvazione dal tribunale ma la società
non può revocare il revisore senza il parere favorevole del collegio sindacale (organò i controllo).

Organismo di vigilanza (ODV) della legge 231 del 2001

Esso non é obbligatorio ancora nel nostro ordinamento ed é la conseguenza di un obbligo che esiste nel
nostro ordinamento per le società di attuare un modello organizzativo idoneo a prevenire il compimento di
reati. Es: nelle aziende biomedicali si usa fare dei regali ai capi reparti durante il periodo di natale.
L’amministratore delegato compra regali e si compie reato.

Questo modello (organizzativo 231 per votare il compimento di reati) serve dunque a proteggere e a
prevenire determinati reati parallelamente a questo modello, la società deve istituire l’organismo di vigilanza
(O.D.V) con il compito di verificare il corretto funzionamento e l’osservanza del modello organizzativo e di
curarne l’aggiornamento.

Domanda: Perché si fa cenno a questo istituto del 231 anche secondo il profilo di quando si parla della
responsabilità e se ne parla dal profilo civilistico perché questo é sicuramente un istituto di natura penale?

Risposta: Perché sicuramente gli amministratori della società per azioni sono responsabili dei danni he
possono derivare alla società per i comportamenti dei soggetti, che hanno causato delle sanzioni
amministrativi e quindi dei costi a seguito dei compimenti di reati da parte di dipendenti applicali, direttori
generali ecc.., sanzioni amministrative che la società non si sarebbe vista erogare dall’autorità penale se
avesse creato un modello organizzativo e se avesse istituto l’organismo di vigilanza.
Quindi, l responsabilità degli amministratori in questo caso é una responsabilità legata non a quello che fatto
il dipendente o alla tangente pagata da un ente particolarmente complesso o del regalo fatto da una direttore
generale ad un primario dell’ospedale ma é una responsabilità per non aver istituito il modello organizzativo
e l’organismo di vigilanza perché questi ultimi due avrebbero escluso all’origine l’applicazione delle
sanzioni amministrative quindi, il danno per gli amministratori é causato dal fatto di non aver creato il
modello organizzativo e l’organismo di vigilanza.

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