DEI COMUNI
CAPITOLO I: i comuni in Italia
Nell’XI secolo l’Italia compì un grande cambiamento, passando dall’età feudale
basata sui rapporti di fedeltà tra signori e vassalli a quella conosciuta come età
comunale.
I contadini residenti all’interno del feudo, che ricevevano garanzia e protezione da
parte del signore, sceglievano di smettere di aver paura ed uscivano per lavorare la
terra e crearsi una maggiore autonomia, così iniziarono a comparire i primi borghi al
di fuori delle mura del feudo.
PROSA:
Romanzo cortese-cavalleresco: nasce nella Francia centro-settentrionale e si basa sulle
storie del ciclo bretone oppure sui racconti di Tristano e Isotta, ma questo più verso il
confine con la Germania.
Ha caratteristiche molto innovative dato che si concentra sull’esperienza avventurosa, di
solito di un cavaliere, che compie gesta valorose per conquistare una dama.
La donna è quindi come una seconda protagonista, oggetto di gioia, ricerca, dolore e
sofferenza, ma soprattutto oggetto dell’amore che l’uomo prova.
L’amore è il vero elemento trascinante del romanzo cortese-cavalleresco, è ciò che
trasforma la persona e ne ingentilisce il carattere e che diventa il simbolo della nobiltà
d’animo.
Questa forma letteraria nasce e si diffonde all’interno delle corti e ha lo scopo primario
di mettere un freno alla violenza della classe dei cavalieri, che erano molto poco gestibili.
CANZONI DI GESTA
Sono la forma letteraria più diffusa, se ne trovano le tracce in: Francia, Spagna, Russia
orientale e Germania del nord.
Hanno una struttura piuttosto rozza, ma testimoniano che la classe militare ha
un’enorme influenza sulla popolazione. Il loro scopo è esaltare i valori cavallereschi e
spingere la violenza dei cavalieri verso un nemico esterno, ovvero gli infedeli.
POESIA:
La poesia è in quegli anni l’espressione della letteratura raffinata, apprezzata da un
pubblico colto ed esigente.
Non presenta forme così varie come la prosa, ma si divide essenzialmente in poesia
religiosa e laica.
POESIA RELIGIOSA:
Nasce con la necessità della Chiesa di riacquistare credibilità.
Tuttavia con il passare degli anni essa diventa anche il portavoce del volere del popolo
nei confronti delle istituzioni ecclesiastiche.
Il primo esempio di poesia religiosa è “Il cantico delle creature”, la prima opera poetica
scritta in un volgare italiano, di San Francesco d’Assisi, che con la sua opera riesce a
rivoluzionare, almeno in parte, la Chiesa.
POESIA LAICA:
la poesia laica nasce nel sud della Francia, la Provenza, e prende per questo il nome di
poesia provenzale. Ha origine nelle corti, è scritta in lingua d’oc ed è basata sul concetto
di fin’amor, l’amore cortese. L’idea è la stessa del romanzo cortese-cavalleresco, ma si
sviluppa in maniera diversa. L’amor cortese ha un codice specifico, che di solito entra in
contrasto con quello religioso per una serie di aspetti, ed è riassunto in quattro idee: il
servizio d’amore, ovvero la devozione nei confronti della donna amata; l’amore
inappagato, che genera stimolo e desiderio continuo; l’amore che ingentilisce, ovvero
che rende l’animo più mite, misurato, fedele e aperto alle emozioni; infine l’amore
adultero, quello fuori dal matrimonio, che spesso era solo un contratto di convenienza, e
quindi passionale e vero.
Nasce la Scuola Poetica Siciliana, Federico II era interessato a espandere la sua area di
influenza nei territori dell’Italia centro-settentrionale. In questo modo le idee della
Scuola Poetica Siciliana si diffondono nelle nuove città dove daranno origine a due
correnti diverse:
il Dolce Stil Novo, una scuola poetica basata anch’essa sull’idea dell’amor cortese e delle
gioie che esso provoca nell’animo ma che scrive in volgare toscano, soprattutto
fiorentino e la Poesia goliardica, padroneggiata soprattutto dagli studenti universitari,
che in un volgare toscano molto forbito e ironico, polemizza sulle problematiche del
mondo e si burla di tutte le forme letterarie più serie.
ORGANIZZAZIONE POLITICA ED
ECONOMICA NEI COMUNI
Nel XI secolo si assiste a un complesso fenomeno urbanistico che caratterizzò
principalmente l’Italia centrosettentrionale,per poi espandersi successivamente in
alcune regioni della Germania centro-meridionale, in Francia e nelle Fiandre. La
popolazione raddoppiò e le città si imposero sui castelli e sulle abbazie, si svilupparono
nuove attività economiche e si formarono nuove organizzazioni politiche.
ORGANIZZAZIONE POLITICA:
• Le istituzioni politiche
La prima forma di organizzazione politica che gli abitanti dei comuni si diedero fu quella
del comune consolare. Il comune veniva governato quindi dai consules, i quali
prestavano giuramento di fedeltà davanti al popolo. Questi due consoli venivano
affiancati da un Consiglio di Anziani.
• Il diritto civile
Nei comuni per gestire la popolazione e il nuovo sviluppo economico, vennero create
soluzioni giuridiche innovative. Il diritto comunale venne forgiato da veri e propri giuristi
professionisti, i quali si dedicarono allo studio del Corpus iuris giustinianeo, cioè il diritto
romano originario. Questi furono poi chiamati Glossatori, il cui termine proviene dalle
“glosse” (annotazioni brevi ai margini di testi) che venivano fatte sui testi giuridici
romani. Il diritto comunale venne identificato come “diritto comune”, perché era rivolto
a tutta la popolazione e in tutti gli ambiti.
ORGANIZZAZIONE ECONOMICA:
In pochi decenni l’Europa passò da un’economia di tipo “chiuso” a un’economia di tipo
“aperto”, che si sviluppò attraverso i mercati e le reti commerciali. Il Mar Mediterraneo
ritornò ad essere il ruolo centrale dal punto di vista economico e fu dominato dalla
presenza di città e porti possedenti vastissime ricchezze. La rinascita delle attività
commerciali consentì l’emergere di un gruppo sociale che per secoli era quasi del tutto
scomparso in molte regioni europee: quello dei mercanti. I mercanti furono i veri artefici
della rinascita economica avvenuta tra XII e XIV secolo. Furono i mercanti ed i banchieri
pisani, veneziani, genovesi e fiorentini a far nascere per primi il concetto di compagnia.
Ogni compagnia era formata da una casa madre e da numerose filiali, teoricamente
indipendenti, ma tenute a lavorare in maniera coordinata e a venire in aiuto l’una
dell’altra in caso di necessità. Al servizio della compagnia c’erano flotte, carovane e, per
rendere più pratico e sicuro il viaggio dei commercianti, al posto dei contanti si usavano
lettere di cambio, ricevute che valevano tanto quanto la somma di denaro depositata
precedentemente presso un banco. I calcoli vennero sensibilmente semplificati
dall’introduzione delle cifre arabe. Per necessità nacque anche la figura del banchiere e
così la professione di cambiavalute, si trattava di un mestiere importante poiché
l’incremento delle attività commerciali aveva richiesto l’uso di monete pregiate per
eseguire le transazioni economiche più consistenti. Quindi, dopo la metà del XIII secolo,
le città più ricche coniarono nuove monete: A Firenze venne coniato il fiorino, a Genova
il genovino e a Venezia il ducato.
I COMUNI ITALIANI NEL
DUECENTO
IL CETO MERCANTILE:
Nella società odierna, per mercante si intende chi compra per rivendere.
Il mercante medievale non era un semplice intermediario tra produttore e consumatore,
bensì qualcosa di più complesso. Il mercante guadagna molto ma corre molti rischi come
ad esempio il fallimento.
I mercanti non solo comprano e vendono merci, ma si trasformano in uomini d’affari,
prestano denaro, creano banche e intermediazioni finanziarie, e possono diventare
imprenditori e produttori essi stessi di merci che poi vendono in tutta l’area del
Mediterraneo e in Nord Europa.
La figura economica del mercante, diventa man a mano sempre più importante e
indispensabile ma soprattutto svolge una funzione fondamentale nella cultura cittadina.
GLI ARTIGIANI:
Prima del Mille prevale in Europa un'attività artigiana limitata all'essenziale, svolta nelle
campagne per le esigenze della comunità di villaggio e per quelle delle corti di signori e
grandi proprietari. L'affermarsi dell'economia cittadina e di regolari relazioni di mercato
fra città e campagna assicurano, all'interno delle mura della città e nei borghi, una
divisione e specializzazione del lavoro. Ogni artigiano aveva una propria bottega, luogo di
produzione e formazione, possedeva gli strumenti del mestiere e si avvaleva dell’aiuto di
uno o due lavoranti e di due o tre garzoni apprendisti.
LE CORPORAZIONI E LE “ARTI”
Le corporazioni, che nel Medioevo erano conosciute come Arti o Mestieri, nei paesi
germanici venivano chiamate Gilde. Esse incarnano la forma di organizzazione del lavoro
più abituale nelle fiorenti città dell’Europa occidentale, a partire dalla prima età
comunale e fino a tutto l’Antico Regime. Le prime tracce dell'esistenza di associazioni che
riunissero coloro che esercitavano uno stesso mestiere, risalgono all'epoca romana, e
più precisamente al I secolo. La corporazione è quindi il sodalizio tra tutti coloro che, in
una determinata città, praticano lo stesso commercio o lo stesso mestiere, ovviamente
non ci si riferisce ad apprendisti e salariati, i quali non giocano alcun ruolo
nell’organizzazione corporativa, bensì solamente ai padroni. La corporazione è
sottoposta al controllo dell’autorità cittadina sia essa quella del comune o del principe. È
delegata a disciplinare l’esercizio del traffico, del commercio o del mestiere, in condizioni
di monopolio. In altre parole nessuno, senza essere iscritto all’Arte, poteva essere
autorizzato ad avviare e a portare avanti una propria attività. È la corporazione a
stabilire, nella più completa autonomia, prezzi, salari e condizioni di lavoro, fino alla
possibilità di negare il diritto di associazione e di sciopero a determinate categorie di
manodopera. Evidentemente non tutte le corporazioni hanno eguale prestigio, quelle
che radunano lanaioli, mercanti, banchieri, giudici, notai (conosciute a Firenze come
“Arti maggiori”) hanno maggior peso ed importanza rispetto a quelle dei mestieri
artigianali (chiamate “Arti minori”).