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infelice ed anticapitalismo
Coscienza infelice ed anticapitalismo
di GIUSEPPE ROTONDO
Le figure della filosofia borghese hegeliana
"La filosofia è figlia della scissione, in quanto la scissione è la fonte del
bisogno di filosofia. Se esaminiamo più da vicino la forma particolare di
una filosofia, la vediamo scaturire da un lato dell'originalità vivente dello
Spirito, e dall'altro da una forma particolare di scissione da cui procede il
pensiero". (G.W. Hegel, Differenza tra i sistemi di Fichte e di Schelling)
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"Mentre i pur grandi Aristotele, Cartesio e Kant non si sognano neppure di
cercare la genesi reale del bisogno di filosofia, ma ne danno per scontate
le ragioni di insorgenza, Hegel invece propone un'ipotesi storicosociale,
la Trennnung (scissione) della precedente comunità."[1]
Il cominciamento della filosofia hegeliana non risiede, come si è spesso
sostenuto, nella semplice spinta teoretica alla verità, nè tanto meno nella
megalomane pretesa panlogistica di dominare razionalmente l'intera
realtà. La riconciliazione della scissione, a cui Hegel attribuisce il bisogno
di filosofia, non è pura sistemazione teorica delle contraddizioni e delle
antinomie lasciate aperte dal criticismo kantiano e fichtiano. Questa
considerazione è infatti già figlia di una concezione distorta del
cominciamento filosofico, per cui vi sarebbe una separazione tra il
soggetto conoscente e l'oggetto di conoscenza e la verità sarebbe
prodotta estrinsecamente, secondo metodologie o criteri, pur sempre
soggettivi e arbitrari. Lo stesso Hegel nella sua Prefazione alla
Fenomenologia dello Spirito del 1807, rivendicava l'impossibilità di
separare soggetto e oggetto nel cominciamento filosofico, giacchè
l'Assoluto o verità si dava come mobile e vivente unità di soggetto e
oggetto, di pensiero e realtà. Lungi dall'essere una posizione
esclusivamente teoretica, quella hegeliana insorgeva dal bisogno di
ripristinare una scissione, ormai infiltrata in ogni aspetto dell'esistenza,
laddove all'ideale illuministico di emancipazione astratta dell'intero genere
umano, faceva da contraltare una realtà dilaniata dalla contraddizione,
dominata dall'atomismo economico sul piano sociale e dal relativismo sul
piano culturale, caduta ormai ogni legittimazione metafisicoteologica del
mondo. Piuttosto che nelle contraddizioni della filosofia a base
gnoseologica kantiana, è nella scissione della coscienza borghese, che si
deve individuare il nucleo originario del pensiero hegeliano: "Nella
Fenomenologia hegeliana, la coscienza infelice corrisponde allo stato
d'animo scaturente dalla tensione inconciliabile tra il finito e l'infinito, il
mutevole e l'immutevole e, nella fattispecie, tra l'autocoscienza umana e
la divinità trascendente. Analogamente, "questa coscienza infelice,
caratterizza anche la genesi della coscienza dialettica borghese, in cui il
particolarismo della propria specifica collocazione sociale e degli interessi
materiali ad essa connessi confligge con l'universalismo del progetto
illuministico di emancipazione e liberazione. [...] L'infelicità della coscienza
borghese scaturisce dalla scissione che la innerva e che, portandola a
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E' evidente che l'epoca in cui Hegel viveva, la Germania contadina,
nobiliare e artigiana di inizio Ottocento non può essere identificata con il
capitalismo industriale sviluppatosi solo successivamente, nè tanto meno
con l'odierno capitalismo finanziario, Ma la distinzione tra la borghesia
intesa come soggetto dialettico e contraddittorio, diviso tra l'ideale
dell'emancipazione astratta e l'attestazione realistica dell' asservimento
concreto ed il capitalismo come meccanismo anonimo ed impersonale di
produzione del valore economico o di valorizzazione del valore, è già
presente in nuce nella filosofia hegeliana. La stessa filosofia dello spirito
hegeliana presenta quei tratti peculiari della cultura borghese non
perfettamente conciliabili con l'onnimercificazione generata dall'anomico
sistema di produzione capitalistico. La visione dell'istruzione come sintesi
della paideia greca, della raison illuministica e della bildung romantica; la
concezione della famiglia come primo e spontaneo nucleo comunitario,
caratterizzato dall'amore e dalla fiducia tra i coniugi ed i figli; l'idea che lo
stato etico debba in qualche modo arginare le contraddizioni prodotte dal
"regno animale dello spirito", che è il sistema economico di scambio
abbandonato a sè stesso.
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auge un sistema valoriale in rapida dissoluzione, riaprire una scissione
ormai ricomposta, rifiutare cioè la totale identificazione della borghesia
con l'ordine capitalistico dominante, la sua conseguente rarefazione nella
metafisica della merce, santificata della "teologia mercatistica". Significa
opporre al modello antropologico dell'homo economicus, pervicacemente
inglobato nel flusso anonimo ed orizzontale dello scorrimento delle merci,
quello filosofico di una coscienza borghese autonoma e perciò scissa,
non conciliata con il proprio tempo, con una totalità alienata e contraria ai
suoi ideali di emancipazione universale.
[1]Costanzo Preve, Una nuova storia alternativa della filosofia, Ed. Petite
Plaisance
[2]Diego Fusaro, Minima Mercatalia, Ed. Bompiani
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