Sei sulla pagina 1di 5

Cardiocentrismo e la Lalde del Sole: l’origine della vita

di
Francesca Neglia

Introduzione

Gli studi di Leonardo sul cuore muovono dalla necessità, da parte dell’artista-scienziato, di studiare e
comprendere il meccanismo del corpo avvalendosi dello studio della meccanica naturale. La sua ricerca è
mirata ad individuare il “Primo Motore” di tutte le cose, la forza primordiale attraverso la quale tutto si genera.
Come vedremo, non vi è idea che non si avvalga del rapporto tra macrocosmo e microcosmo, tra individuo e
collettività, tra natura e uomo. La sua ricerca, dunque, anche quando mira alla comprensione di un solo
fenomeno, ne indaga molti altri, attraverso un procedimento intellettivo basato sull’analogia.
I pensieri si diramano dalla mente di Leonardo come i torrenti ed i fiumi che scorrono innaffiando il mondo
che lui stesso descrive; non vi è un’idea definita e circoscritta ad una dimensione, ma tutte tra loro s’intrecciano
e comunicano nello spazio ideale di un foglio, così che le parole trovino corrispondenza in immagine visiva.
Ed è così l’arte si fa scienza.

L’affresco della Battaglia di Anghiari, destinato a decorare la Sala del Gran Consiglio nel Palazzo
Vecchio a Firenze, fu commissionato a Leonardo nel 1504. In occasione di questa data e di questo incarico
impegnativo, Leonardo approfondisce i suoi studi sul concetto di pathos, quel particolare stato emotivo che
determina una reazione momentanea scaturita da un fattore esterno all’individuo.
Secondo la teoria medica dell’epoca, che traeva le basi da quella Galenica e Aristotelica, le passioni
originavano dal cuore, ed agivano sul corpo attraverso tre processi: meccanico, che provvedeva al movimento
del sangue; termodinamico, attraverso il quale si produceva calor naturale; pneumatico, concernente gli spiriti
vitali. Nel caso in cui l’individuo veniva colto da un sentimento d’ira, il cuore subiva un riscaldamento,
innescando l’attività dei tre processi. L’idea ormai cristallizzata che fosse il cuore il centro originale delle
passioni, prendeva le basi da Galeno ed Aristotele, senza mai essere stata messa in discussione.
Leonardo, in un primo momento, propose un modello alternativo a quello cardiocentrico, anteponendone uno
cerebrocentrico, come dimostra un foglio appartenente alla collezione del Castello di Windsor, datato al 1508,
nel quale disegna due muscoli facciali, uno che si contrae a seguito dell’ira e l’altro del dolore.
Tornando all’origine del dibattito durante l’antichità, Galeno aveva assunto una posizione in contrasto con
quella Aristotelica, circa il movimento muscolare e quello dei nervi, sostenendo che seppure nel cuore si
generasse il pathos, il cervello era sede dell’anima. Di conseguenza, si associava al cuore il ruolo di motore
dei movimenti involontari, suggeriti dunque da emozioni fuori dal nostro controllo, e al cervello il ruolo di
motrice dei movimenti volontari.
Leonardo si trova inizialmente d’accordo con la teoria galenica, seppure non consideri mai il cuore estraneo
ai meccanismi volontari dei nervi, come dimostra un passo giovanile datato al 1489, contenuto in uno dei fogli
di Windsor:

«Adunque la giuntura delli ossi obbedisce al nervo e ’l nervo al muscolo, e ’l muscolo alla corda,
e la corda al senso comune, e ’l senso comune è sedia dell’anima, e la memoria è sua
ammunizione, e la imprensiva è sua referendaria e il chore è suo1»

L’anima è dunque individuata all’interno del cosiddetto “senso comune”, il quale ha il compito di dare
un giudizio circa le informazioni che sono state prelevate attraverso i cinque sensi2. La facoltà imprensiva,

1
W. 19019r, c. 1489
2
Zollner F., Leonardo da Vinci, Tutti i dipinti, Taschen Bibliotheca Universalis, 2017 Koln, p. 171
citata nel passo, è un’istanza intermedia con funzione di trasmissione dell’informazione appena acquisita, alla
quale è poi subordinato un giudizio.
Il senso comune era considerato responsabile anche dell’espressione degli stati d’animo poiché i gesti, gli
atteggiamenti e la mimica sono sottoposti alla sua influenza tramite i nervi, i tendini ed i muscoli3.
Come si legge nell’ultima riga del passo, la facoltà imprensiva è considerata dipendente dal cuore, e di
conseguenza, Leonardo postula che quest’organo sia responsabile della scelta involontaria che si attua nel
momento in cui la facoltà imprensiva agisce.
Successivamente il ruolo dato al cuore diverrà ancora più preminente, come si evince dal passo riportato di
seguito:

«Non abbandonare li nervi reversivi insino al core e vedi se tali nervi dan moto al core o se ’l core
si move da sé. E se tal moto viene dalli nervi reversivi che hanno l’origine nel cervello allora tu
sarai chiaro come l’anima ha la sedia nelli ventriculi del ceruello e li spiriti vitali hanno l’origine
dal ventriculo sinistro del core, e se tal movimento del core nasce da sé medesimo allora dirai che
la sedia dell’anima è nel core e simjlmente quella delli spiriti vitali. Sicché attendi bene a essi
nervi reversivi e similmente alli altri nervi, perché il moto di tutti i muscoli nasce da essi nervi
che colle lor ramificazioni s’infondano in essi muscoli4».

Se, come asserisce Leonardo, il movimento del cuore è auto-generante, esso sarà sede oltre che dell’anima
anche degli spiriti vitali, i quali determinano il funzionamento del nostro corpo.
Per comprendere la centralità che il cuore assume negli studi di Leonardo, bisogna considerare che l’artista-
scienziato si avvaleva di una forma di ragionamento che funzionava per analogia. Il funzionamento del corpo
umano era subordinato a quello naturale; ogni suo postulato era quindi confermato tenendo conto del confronto
macrocosmo-microcosmo. Questo confronto è fondamentale per comprendere la seguente considerazione,
ugualmente tratta dai fogli di Windsor:

“Tutto il corpo ha origine dal core in quanto alla prima creazione5”.

Leonardo considera ora che l’anima vitale di ogni organismo ha il suo epicentro nel cuore, così come il pianeta
terra, a sua volta, non è riscaldato da una fonte di calore esterna ma “e ‘l caldo dell’anima del mondo è il foco,
ch’è infuso per la terra6”.
Nello stesso passo Leonardo concepisce diverse metafore atte a dimostrare come ogni elemento naturale sia
associabile ad un elemento anatomico così da provare che il corpo umano ed il pianeta terra sono regolate da
meccanismi analoghi. L’origine della vita, sia nel mondo che nell’uomo, è subordinata al calore, che generando
ogni forma di movimento, è esso stesso ciò che Leonardo considera come anima vitale all’interno del corpo
umano; nella terra, è alimentata dall’alitare.

“Nessuna cosa nasce in loco dove non sia vita sensitiva, vegetativa e razionale. Nasce le penne
sopra li uccelli, e si mutano ogni anno. Nasce li peli sopra gli animali, e ogni anno mutano salvo
alcuna parte, come li peli delle barbe de’ lioni e gatte e simili. Nasce l’erbe sopra li prati, e le
foglie sopra li alberi, e ogn’anno in gran parte si rinnovano. Adunque potren dire, la terra avere
anima vegetativa, e che la sua carne sia la terra; li sua ossi sieno li ordini delle collegazione de’
sassi, di che si compongono le montagnie; il suo tenerume sono li tufi, il suo sangue sono le vene
delle acque; il lago del sangue, che sta di torno al cuore, è il mare oceano; il suo alitare è ‘l crescere
e discrescere del sangue pelli polsi e così nella terra è il fruso e refrusso del mare”.

La parola alitare proviene da anfielitus, associata ai segni della complessione cardiaca dallo stesso Leonardo,
così come il termine infuso è utilizzato per parlare del sangue umano e animale. Ancora una volta notiamo
come Leonardo si affidi ad un tipo di procedimento euristico, per il quale stabilisce dapprima una analogia
zoomorfico-morfologica, dalla quale dipende il rapporto uomo-terra e, di conseguenza, giustifica una forma di
analogia meccanicistica, per la quale i due elementi presi in esame funzionano secondo uno stesso tipo di

3
Ibid.
4 W. 19112r, c. 1506.8
5 W. 19034v, 1506-8
6 C.Leic., 34r, 3B; 1507-10
comportamento. Così come il calore umano viene emanato all’interno del corpo dal cuore attraverso il sistema
venoso, così i fiumi e le sorgenti si propagano fino a convergere nel mare, alimentando i suoi moti.
L’analogia come strumento metodologico è ovviamente una forma di ragionamento fondamentale ed
istintivo, propria all’uomo.
In particolare, per quel che riguarda la comparazione macrocosmo-microcosmo, bisogna rintracciarne le
origini già in Ovidio, il quale stabiliva una precisa corrispondenza tra il susseguirsi delle stagioni terrene ed
umane.

“L’anno se trasmuta in quattro parte […] e parte de lo anno seguita la eta di la nostra natura […]
Il medesimo aduiene dil giovine el uale è maturo e pefecto nel suo essere e già li
capiglicominciano a incanutire, sicome aduiene de lo autumno che alhora vengano le brine e
imabiancano le herbe e rasciugano. Poi seguita lo inverno el quale fa tremare altrui per lo freddo.
Cussi per la vecchiezza trema lo vecchio e alhora li cagiono gli capigli come fa le foglie alli arbori
e cussi li corpi nostri si trasmutano7.”

Tra il 1510 ed il 1511, Leonardo cambia nuovamente visione. Vi è un passo conservato nel codice G di Francia,
in cui Leonardo sostiene che le piante non vivono in virtù di un caldo “infuso”, intendendo una fonte di calore
interna alla Terra, bensì sono mantenute vive dal calore solare8.
Questa considerazione è già successiva alla redazione del Manoscritto F., anche conosciuto come “La Lalde
del Sole”, di qualche anno precedente la stesura del Manoscritto G. Questo trattato mira a considerare il sole
come il corpo celeste massimo e più potente in tutto l’universo.
È bene ricordare che Leonardo non aveva mai trattato il sole investendolo di tale importanza, considerato
che egli aveva per molti anni individuato la fonte di calore principale del mondo all’interno di esso, contenuto
in un nucleo centrale situato in profondità. Questa improvvisa presa di coscienza, porta Leonardo a rivalutare
anche il ruolo del cuore all’interno del funzionamento anatomico, laddove l’origine dell’anima vitale non va
ricercata in esso, ma al di fuori, in una fonte di calore esterna che di fatto, alimenta il moto cardiaco.
Si attua un passaggio da una concezione geocentrica, la quale considerava l’anima vitale nel calore entro il
corpo della terra (e quindi dell’uomo) ad una eliocentrica, privata quindi del suo centro interiore.
È necessario considerare, all’origine di questa nuova presa di coscienza, il contesto letterario e filosofico
attivo in quegli anni definito da personaggi quali Marsilio Ficino, autore del “De sole et de lumine” del 1492,
di cui Leonardo era certamente a conoscenza, dove il filosofo neoplatonico insisteva sull’importanza del sole
attribuita dalle antiche civiltà, come quella egizia, per la sua smisurata grandezza rispetto la terra e per essere
fonte di luce per tutti gli altri corpi celesti. Un altro autore che aveva trattato lo stesso argomento, Michele
Marullo Tarcaniota nell’opera “Hymninaturalis”, era stato citato dallo stesso Leonardo al termine del suo
elogio9. L’autore considerava il sole come vero figlio di Dio, generatore di forza del cosmo e dell’anima.
Contemporaneo al Manoscritto F., fu anche il codice di Francesco Cattani, personaggio molto noto a Firenze,
il quale volgarizzò il “Panegyricus in amorem” e così scriveva:

“Al firmamento come capo obbediscono i pianeti; infra i quali il Sole ha similitudine nel cuore
ed è fautore della vita.”

La stessa analogia cuore-sole la ritroviamo in Landino, quando nel suo commento al X libro del Paradiso di
Dante, si dilunga in una celebrazione al sole, trattando argomenti di astronomia, filosofia naturale e
neoplatonismo, e scrive che il sole sia stato chiamato da quelli che lui chiama i “physici”, la “mente del mondo
et cuore del cielo”, e aggiunge “perché caldo, freddo et temperantia, et ogn’altra cosa che si genera nell’aria
sono dal sole, come nell’anima ogni moto è del cuore”.
Lo stesso Aristotele aveva asserito che “el sole et l’huomo genera l’huomo”, il che significa che
Aristotele attribuisce al sole una forza generatrice10.

7 Ovidio, ed. volgare, Venezia, 1501, cap. IX


8 G, 32 v, R. 404
9 “la spera e Marullo lauda con molti altro esso sole”.

10
Per ulteriori approfondimenti circa la letteratura dedicata al sole, vedi C. Vasoli, La "Lalde del Sole" di Leonardo da
Vinci e Copernico e la cultura filosofica italiana del suo tempo, in I miti e gli astri, Guida Editor Napoli, 1977 Napoli.
Bisogna poi aggiungere che l’analogia tra il sole ed il cuore aveva un retaggio medievale e che essa era alla
base della filosofia naturale, laddove per spiegare la centralità del sole all’interno del sistema solare si
comparava al cuore che batte al centro del corpo11.
Così, Leonardo, nella “Lalde del Sole”, avendo preso improvvisamente coscienza che il fenomeno può essere
compreso nelle cause interne volgendo lo sguardo verso le cause esterne ad esso correlate, scrive:

“Ma io vorrei avere vocaboli che mi servissero abbiasimare qualli che vollon lodare più lo adorare
degli omini che tal sole non uedendo nell’universo corpo di magore magnitudine e virtù di
quello; el suo lume illumina tutti li corpi celesti che per universo si conpartono. Tutte le anime
discendan da lui, perché il caldo che in elli animali viui, vien dall’anime, e nessun altro caldo
né lume è nell’universo12.”

Questa tarda riflessione sul sole potrebbe investire di un ulteriore significato l’ultimo dipinto documentato di
Leonardo, il bellissimo “San Giovanni Battista”. Sulla datazione, il dibattito è ancora acceso, tuttavia possiamo
collocare questo dipinto tra un periodo di tempo che corre dal 1508 al 1516. Quest’opera, rappresentativa della
famosa tecnica dello “sfumato” di Leonardo, è decisamente audace nella resa della luce e nel suo rapporto con
l’ombra, secondo un naturalismo tale da precedere di poco meno di un secolo, Caravaggio.
Giovanni Battista sembra così comparire dall’oscurità, quasi come si fosse presentato a noi per indicarci
una risposta, per svelarci un mistero. Sospeso tra la luce e l’ombra, vive in uno stato di non-esistenza; la luce
lo scopre appena, quel tanto che basta da renderlo visibile ai nostri occhi. Come destinato a scomparire un
istante dopo, il profeta è un inviato che ci conduce verso la strada giusta, si rende luce nell’oscurità della nostra
perdizione, nella nostra incapacità di comprensione della realtà, dei suoi fenomeni, delle sue verità nascoste.
Il suo sorride complice ci rammenta che la risposta era stata sempre lì, al cospetto dei nostri sguardi, al di sopra
delle nostre teste.
L’ultimo profeta e testimone della luce divina13, è investito di un ulteriore potere, conferitogli da
Leonardo. Questa figura sospesa, si confonde con l’ambiente circostante, ne diventa parte, cosicché in esso il
binomio natura-uomo trova finalmente ragion d’esistere. Non solo, il dito che punta verso l’esterno indica un
Dio-cosmo, il “Primo Motore14”, sul quale Leonardo si era interrogato nell’arco di tutta la sua vita ed in
particolare nell’ultimo ventennio15. Questo dipinto sembra celebrare un punto d’arrivo nella ricerca
cardiologica di Leonardo, laddove attraverso la consapevolezza che il cuore, seppure elemento fondamentale

11 Maffeis R., L’equivoco del sole immobile: cosmologia di Leonardo tra disegni e testi, in Leonardo. Il disegno del
mondo, a cura di Pietro Marani e Maria Teresa Fiorio, Skira, Milano 2015, pp. 404-405.
12 F, 4v, R.880, c. 1508
13 Zollner 2017, p. 308
14 Questa riflessione su Giovanni Battista può anche riguardare dipinti quali il Salvador Mundi (dove il richiamo al

primo motore è ancora più forte) e le Vergine delle Rocce. La divinità è sottintesa anche dall’indefinito. L’indefinito si
realizza nella tecnica dello sfumato, alla sua massima espressione nel Giovanni Battista, così come nel Salvator Mundi,
laddove Leonardo mette in atto le sue intuizioni sull’ottica. Dando altissima definizione alla mano del Cristo
Benedicente, ne sfoca il viso come se lui stesso lo ritraesse guardandolo da un punto di vista ravvicinato. Un oggetto se
guardato troppo da vicino, perde sempre più di definizione. In questo caso è come se Leonardo, ponendo lo sguardo
verso la mano, percepisca in maniera sfocata ciò che gli sta dietro. Leonardo sperimenta quello che, in linguaggio
fotografico, si chiamerebbe “profondità di campo”. Non è certamente un caso che Leonardo metta in atto queste forme
di rappresentazione su personaggi dal forte carattere divino, Gesù e Giovanni Battista. L’indefinito come linguaggio del
divino assoluto, del non conosciuto, di un’origine delle cose così difficile da individuare. Per questo, indefinita. Sembra
che Leonardo, più cerca la verità assoluta, più realizzi il suo stato di non-esistenza.
15 È necessario anche considerare il ruolo assunto dai capelli del Battista, laddove Leonardo si era interrogato a lungo

circa le diverse conformazioni dei capelli, ricercando un’origine dell’arricciamento sia all’esterno (fattori climatici) che
all’interno (temperatura del corpo). Di seguito all’osservazione delle specie di esseri umani (si ricordino i suoi studi su
Etiopi ed Egizi, contenuti nel Manoscritto H3, dove riconduce i capelli ricci al clima caldo africano), conveniva nel
considerare che maggiore era il calore, maggiore il capello si arricciava. Inoltre, è stata già osservata l’incredibile
somiglianza tra i riccioli del Battista ed i movimenti vorticosi dell’acqua presenti sul foglio n. 12579 della Royal
Collection, dove sono presenti annotazioni che pongono in analogia il movimento dell’acqua con quello dei capelli. Alla
base del movimento vi è sempre la ricerca del Primo Motore, innescato dal calore, cosicché alla luce delle considerazioni
Leonardiane sul moto e sull’origine di esso, i capelli del Battista fungono da ulteriore elemento di prova che questo dipinto
nasconda, dietro il suo inequivocabile significato religioso, una summa di idee maturate negli ultimi anni della sua vita
che riguardano la sua indagine scientifica e naturalista.
al mantenimento della vita, è tuttavia subordinato ad un’entità ben più grande, il Sole, in quanto forza
generatrice dell’universo, re assoluto fra gli astri, nonché fondamentale alla conservazione dell’equilibrio
terrestre. Il cuore, attraverso un movimento costante reso possibile da una fonte di calore esterna, mantiene in
attività la macchina-umana. Il dipinto, seppure di incerta datazione, coincide sia con la stesura del Manoscritto
F che con quella del Manoscritto G, il che rende esplicito che Leonardo al momento della realizzazione aveva
preso una posizione, ben più decisa, riguardo i suoi studi anatomico-naturalistici.
È forse un caso, allora, che il Giovanni Battista ci indichi verso l’alto con la mano destra e poggi l’altra,
la sinistra, sul proprio cuore? Leonardo sembra avvalersi dell’autorità dell’ultimo dei profeti per rammentarci
che non vi è cuore che batta se non vi è sole che splende.

Bibliografia

Domenico Laurenzi, De Figura Umana. Fisiognomica, Anatomia ed Arte in Leonardo, Olshki, Firenze 2001

Maffeis R., L’equivoco del sole immobile: cosmologia di Leonardo tra disegni e testi, in Leonardo. Il disegno
del mondo, a cura di Pietro Marani e Maria Teresa Fiorio, Skira, Milano 2015

Cesare Vasoli, La "Lalde del Sole" di Leonardo da Vinci e Copernico e la cultura filosofica italiana del suo
tempo, in I miti e gli astri, Guida Editor Napoli, 1977 Napoli

Frank Zollner, Leonardo. Tutti i dipinti, Taschen, Koln 2017

Potrebbero piacerti anche