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VITA

 1813: nascita, Copenaghen.


 educazione pietista.
 1830: università di Copenaghen, teologia (volere del padre).
 Studio di Schelling e di Hegel.
 1837: incontro con Regina Olsen.
 1838: morte del padre.  lascia la fidanzata e si dedica agli studi.
 Inizia un percorso pastorale.
 Studia presso Schelling.  critica ad Hegel.
 Lasciò la carriera pastorale (non era la sua strada).
 Si ritira a vita privata e scrive.
 1855: morte, Copenaghen.

OPERE
 1843: Aut Aut + Timore e Tremore + La Ripresa + Discorsi edificanti.
 1844: Briciole filosofiche + il concetto di angoscia.
 1846: postilla conclusiva non scientifica.
 1849: la malattia mortale.
 1850: l’esercizio del cristianesimo.
 1855: l’istante.

FILOSOFIA A
ESISTENZA
 Riflette sulla vita singola.
 Si sente estraneo al genere umano pur essendone parte (ETEROGENEITÀ).
 Inaugura l’idea di disagio esistenziale (male di vivere).
 ESISTENZA: centro del suo pensiero filosofico.
 problematica e manchevole.
 La vita deve essere: unica, singolare, non conforme.
 CONTRO: le mode e le istituzioni che pretendono l’omologazione (Chiesa).
CONTRO L’IDEALISMO PERCHÈ:
CRITICA A HEGEL › Pietrifica la vita.
 critica mossa per il diverso modo di intendere l’esistenza. › Vuole imporre le sue teorie.
 Hegel collegava l’esistenza a un sistema logico. › Misinterpreta la verità
 ESISTENZA E PENSIERO SONO IRRIDUCIBILI L’UNO sull’esistenza.
ALL’ALTRO.
 Il pensiero pietrifica la vita, cioè la chiude dentro un sistema e non riproduce la sua infinità.
 Il pensiero è astratto e generale, l’esistenza concreta e singolare.
 Se si pensa l’esistenza la si distrugge.

 Hegel ha ridotto gli uomini a un “genere animale” generalizzandoli.


 Il cristianesimo si nutre di singolarità, perciò la Chiesa non può concepire la cristianità come
un assemblea generale di una massa indistinta.

SCRITTURA
 Parlare e scrivere derivano dal pensare.
 L’esistenza non può essere discussa né descritta.
 Scrittura = inganno.
 SCOPO: evitare che la scrittura tradisca l’esistenza.  impresa destinata al fallimento.
 MODELLI: Socrate e Gesù.
 CONCLUSIONE: l’esistenza è incomunicabile, ma scrivendo dell’esistenza in prima persona
si cerca di evitare la generalizzazione, anche se è l’intera impresa è impossibile.
 VERITÀ e ESISTENZA sono incomunicabili.

Risoluzione del problema:


 USO DI PSEUDONIMI
 Usando pseudonimi si garantisce autonomia e sincerità.
 La verità è del singolo.
 Usare dei personaggi permette di esprimere le sue teorie senza generalizzare.
 USO DELL’IRONIA
 Ironia = sentimento del contrario (xkè consiste nel dire una cosa e intenderne un’altra).

AUT AUT (1843)


 La condizione umana di esistenza richiede una scelta di vita.
 Prima di questa scelta l’uomo non è nulla.
 NON ESISTE L’UOMO IN SÈ (vs. Hegel ? ), cioè un esistenza umana fuori dall’esistenza
concreta.
 La vita comporta una scelta necessaria, esclusiva  compiuta la scelta l’uomo è tale.

LA SCELTA:
 Vita Estetica: ricerca il piacere; NO verità.
 impossibilità di raggiungere uno scopo.
 Vita Etica: scelta secondo il bene; NO verità.
 impossibilità di raggiungere la condizione ideale assoluta di bene (a causa del peccato
che genera angoscia di vivere) + vita ordinaria generale.
 Vita Religiosa: incontro con Cristo; SÍ verità.
 incontro con Cristo.
 Condizioni esclusive (puoi sceglierne solo una) e radicali (non puoi tornare indietro).

RAPPRESENTAZIONI DI VITA ESTETICA E VITA ETICA


 Don Giovanni: esteta; è un seduttore che si abbandona completamente alla sua passione. Le sue
conquiste svaniscono in un attimo e per questo è destinato alla dispersone che comporta poi noia.
 Johannes: esteta; vive della sottrazione del piacere, (cioè si ritrae dopo aver sedotto la vittima).
È schiavo del tempo e vive tessendo inganni in cui cade lui stesso.
 Wilhelm: è un giudice, buon marito e padre di famiglia. Sceglie la realtà e la concretezza, vive
quindi una vota ordinata, conformista e ripetitiva. Vittima dell’omologazione.

RAPPRESENTAZIONE DI VITA RELIGIOSA


 sentimento del possibile = angoscia = consapevolezza di dover scegliere per potere diventare
uomini.
 Angoscia = espressione della libertà dell’uomo, ma anche del peccato.
 Angoscia: caratteristica fondamentale dell’uomo, testimonia la distanza fra uomo e Dio.
 Rivela i limiti dell’uomo.
 All’angoscia segue la disperazione, che arriva dopo aver considerato le scelte fatte.
 Disperazione: consapevolezza del fallimento inevitabile e dell’incapacità di trovare uno scopo.
 Ogni scelta mette davanti all’uomo i suoi limiti  angoscia  disperazione  incapacità di
vivere  rivalutare lo stile di vita  vita etica  vita religiosa.

 ABRAMO: simbolo di eticità, dopo il “sacrificio di Isacco” abbraccia la vita religiosa.


 Abramo uomo etico, conforme alla comunità  peccato = prevalere di uno sugli altri 
Abramo diventa un “assassino”  perde l’eticità, ma abbraccia Dio.
 Il religioso è un eretico per la comunità, perché decide di abbandonare l’omologazione per
abbracciare Dio e la singolarità.

PARADOSSO DEL CRISTIANESIMO


 il secondo deriva dalla scelta tra il credere ed il non credere. Se crediamo o non crediamo è una
scelta del Singolo, ma se Dio è tutto da lui deriva la fede, quindi, in fin dei conti, non c’è scelta.
 La fede rende impossibile l’incontro con Cristo.
 Cristo = incarnazione di Dio.
 La parola di Cristo e la parola di Dio (Teologia) dovrebbero avvicinare l’uomo a Dio.
 La parola però generalizza e non permette di esprime l’infinità di Dio.
 La Teologia non può spiegare Dio.

 La fede va oltre la ragione, non può essere pensata diplomaticamente.


 Essere credenti = accettare la figura di Cristo come incarnazione di Dio.
 Paradosso = figura di Cristo (xkè è Dio e uomo).

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