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Tracce creative sull’Odissea:

Per venerdì 8. Da inviare su weschool entro l’inizio della lezione delle 10.30

Scrivi una lettera, col registro stilistico che preferisci (epico/aulico, moderno (mail, lungo
messaggio… ), comico), immaginando di essere:
- Calipso che cerca di convincere Odisseo e restare.
- Odisseo che spiega a Calipso che se vuole possono restare amici, ma lui tornerà da
Penelope.
- Odisseo che scrive a Penelope che sta per tornare e che ha pensato sempre a lei (le dirà
qualcosa delle sue avventure amorose?).
- Nausicaa che scrive ad Odisseo per dirgli che lui è l’uomo dei suoi sogni.
- Telemaco che spiega a sua madre che la ringrazia di averlo cresciuto ma che adesso è
diventato grande e indipendente.
- Achille agli inferi che scrive agli Achei esponendo i suoi pensieri sulla vita, sulla morte
e sulla gloria.
- Uno dei Proci che scrive a Penelope per convincerla a sceglierlo come nuovo sposo.

Per questi titoli ho preso spunto da una prof. Scrittrice che ha raccontato questo episodio
(legato all’attuale didattica a distanza e ai primi due titoli):

4 Aprile 2020
Le ragazze un po' ci tengono, si aggiustano i capelli, si fanno una coda di cavallo ordinata.
Oppure spengono lo schermo e dicono "prof, oggi lasciamo perdere, meglio così". I maschi
sono indomiti e selvaggi. Io non li riconosco più . I miei sparuti coniglietti che il primo giorno
di scuola si aggiravano spaesati disegnandosi la piantina della scuola e il percorso per andare
in bagno con il pennarello sull'avambraccio (uno l'aveva fatto sul serio, ma questa è un'altra
storia), ecco, loro, oggi che mi appaiono dietro ad uno schermo, sembrano tutti aspiranti
adepti del cartello colombiano. Sarà l'effetto cast away, sarà lo svacco domestico, sarà che in
effetti verso i 15 anni c'è questa voglia di capirsi, di trovarsi, di sperimentare quale faccia ci
stia meglio...insomma, di colpo mi sembra di avere davanti Magnum P.I. riprodotto più volte
come in un quadro di Andy Warhol, ma in versione mignon. Pazienza Lupino, che i baffetti li
ha sempre avuti. Ma gli altri esibiscono queste ombre chiazzate, questi tentativi di pizzetto,
questi baffetti alla Rovazzi che mi lasciano interdetta. E poi lui, che a scuola arrivava sempre
fresco di bucato con la polo stirata da mamma e il giubbottino tecnico: cosa ci farà adesso con
quei due mustacchi sotto al naso che gli danno l'aria di un giovane d'Artagnan? Chiedo
ragguagli a fatica, facendomi largo tra i soliti "non vedo, non sento, non parlo" che non sono le
tre scimmie, sono le tre maledizioni della didattica a distanza. Alla fine mi spiegano: c'è una
sfida baffuta in corso su TikTok. Non voglio sapere. Invece vorrei sapere chi si è cimentato nel
compito, perchè la settimana scorsa avevo assegnato uno dei miei cavalli di battaglia, una cosa
che mi regala ogni volta molte sorprese e grande divertimento, e ditemi voi nella vita quante
cose ci sono che vi fanno lo stesso effetto. Poche, lo so. Quindi a questo compito sono
affezionata. Insomma, sto spiegando epica, perchè in prima il menù prevede anche quello,
però ho aggiunto un sacco di passi che sul libro non ci sono perchè, diciamocelo qui tra noi, il
libro e il programma tendo a sfancularlo un po' e a fare le cose che mi piacciono di più o che
piacciono di più a loro, tanto sticazzi.
Sticazzi credo sia la Legge Zero della termodidattica. La si applica così bene a tutto.
Comunque. Abbiamo letto il passo in cui la bellissima ninfa Calipso, per ordini dall'alto, è
costretta a lasciare andare Odisseo che ormai guarda il mare sullo scoglio e piange e basta.
Ecco, io da tempo immemore, quando arrivo qui chiedo loro di scrivere una lettera, con il
regsitro stilistico che preferiscono, alto, aulico, un'e-mail, una roba da ridere. Se hanno scelto
Calipso, devono cercare di convincere l'eroe a restare. Se hanno scelto il Laerziade, devono
spiegare alla ninfa che possono sempre rimanere amici, ma arrivederci amore ciao. Chiedo
loro di leggere pubblicamente, tanto siamo ognuno a casa sua, non c'è neanche l'imbarazzo
dell'aula silenziosa che palpita, qui è tutto un buzz buzzz, crikk, gnikkk . Ho ascoltato cose da
ribaltarmi dal ridere, mi hanno svoltato la giornata, ho iniziato a ridere così forte con le
lacrime che mia figlia è venuta a vedere se per caso mamma non avesse avuto una crisi
isterica da quarantena, che può essere eh, non lo escludo. Però , ecco, una volta ricomposta,
quando arrivo a d'Artagnan devo dire che mi aspettavo una cosa tranquilla. Lui che fa sempre
i compiti un po' asettici, senza sbilanciarsi. Lui che scrive sempre quello che si aspetta che i
professori si aspettino che scriva. Lui che adesso invece, forte del suo aspetto ardito, si liscia
un baffo, mi guarda e legge la sua lettera in cui Odisseo spiega serio serio a Calipso di dover
tornare a Itaca per dar da mangiare al cane. Argo. "Scusa, ma tu lo sai che era via da un sacco
di anni?" gli chiedo mentre mi va di traverso il pranzo. "Sì, prof, lo so. Ma ho anche pensato
questo. Se la lascio e le dico che voglio tornare in patria, quella me la mena su con l'isola
meravigliosa dove siamo adesso. Se le dico che voglio tornare da Penelope è peggio. Parlare di
una donna a un'altra donna è un casino, mossa sbagliatissima! Evitare, negare sempre,
cambiare tattica!". "Giusto fratello!" chiosa quello che di solito è il suo compagno di banco e
che adesso lo osserva ammirato, seduto sul piumone del lettino. "Invece, prof, ho pensato che
gli animali fanno tenerezza a tutti. Mica si mette a contare gli anni, quella! E' immortale, avrà
perso il conto, in più è sconvolta. Le dico che devo tornare dal mio cane. Lei cosa ribatte, ce ne
hai uno anche qui? No, non c'è un cane su tutta l'isola! Letteralmente, tra l'altro, sull'isola
Ogigia non c'è un cane. Due palle. Quindi niente, set, partita, parto, la mollo e lei mi vede pure
come l'uomo sensibile che ama gli animali".
Io non ho mai visto i miei alunni prendere appunti così tanto come quando D'Artagnan
spiegava.
Quel ragazzo andrà lontano.
Appena usciremo di casa, beninteso.

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