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PIRANDELLO

BIOGRAFIA
Nasce il 28 giugno 1867 a Girgenti (ribattezzata Agrigento dopo il fascismo) e muore nel 1936 a
Roma. Figura rivoluzionaria, scrisse per il teatro. Conduce una vita legato a famiglia e moglie.
Dopo gli studi liceali si iscrive all’università di Palermo, poi alla facoltà di lettere all’università di
Roma e in seguito all’università di Bonn dove si laureò nel 1891 in filologia romanza (tesi su “Suoni
e sviluppo di suoni nel dialetto di Girgenti”).
Famiglia di agiata condizione borghese, il padre dirigeva alcune miniere di zolfo prese in affitto.
La sua famiglia vive il periodo dell’imperialismo, dell’età giolittiana, la prima guerra mondiale e il
fascismo. Era una famiglia di tradizioni risorgimentali e garibaldine -> delusione del risorgimento
mancato: c’erano aspirazioni per il miglioramento della Sicilia ma non fu così (nascono mafie, non
viene fatta la riforma agraria, i borghesi vengono delusi perché le risorse vengono usate solo al
nord ecc.).

Ne parla nel romanzo “I vecchi e i giovani” (1906) in cui emergono:


- Delusione per il risorgimento mancato e sconfitta del patriottismo
- Carenze della società pre-risorgimentale che non ha modificato la condizione delle
campagne siciliane
- Corruzione del governo locale (Palermo), dei funzionari e gli scandali delle banche

Dal 1892 si stabilisce a Roma dove sposa Maria Antonietta Portulano. Si dedica alla letteratura, si
lega all’ambienta culturale romano e insegna lingua italiana presso l’Istituto superiore di
Magistero di Roma.
Due esperienze significative:
1. Crisi economica causata dall’allagamento di una zolfara dove il padre aveva investito tutto
il suo patrimonio e la dote della nuora.
Pirandello costretto a lavorare come professore declassazione.
2. Malattia mentale della moglie che era gelosa di lui, nasce anche a causa della crisi
economica. (sarà poi ricoverata in una clinica psichiatrica).
Scrive anche una lettera a Ugo Ojetti in cui gli spiega di questa follia della moglie.
Conseguenze  riflessione sulle due istituzioni della società borghese che lui definisce “trappole”
e sono:
 La famiglia (opprimente)
 Il lavoro, trappola economica (livello piccolo borghese)
1924= iscrizione al partito fascista e firma il manifesto degli intellettuali fascisti. I motivi
dell’adesione sono ambigui, ma si ritiene che lo abbia fatto perché:
- Era un uomo d’ordine, vedeva nel fascismo una garanzia di ordine.
- Nel 1925 forma il teatro d’arte a Roma (diventa direttore) e perciò serviva il consenso da
parte del regime (tessera del partito).
- Adesione al fascismo dei primi tempi, fasciamo anarchico (Pirandello era anarchico, c’era il
rifiuto dell’apparenza della vita borghese.
C’è anche un distacco nei confronti del fascismo, come si può vedere dalla lettera che lui scrive a
Marta Abba -> Mussolini diceva che Pirandello aveva un brutto carattere, nonostante tutto lui
ritiene Mussolini un uomo indispensabile e da rispettare.

1925= assume la direzione del teatro d’arte. Ha un rapporto sentimentale con Marta Abba, una
giovane attrice, per la quale scrisse vari drammi.
Muore nel 1936 lasciando incompiuto il suo ultimo capolavoro teatrale (I giganti della montagna).
IDEOLOGIA E VISIONE DEL MONDO
Critica la società contemporanea: - condizione di piccolo borghese
- Le macchine che alienano l’uomo
- Le metropoli moderne in cui l’uomo smarrisce il legame personale con gli altri

Alienazione e crisi di identità


I personaggi di Pirandello sono alienati, scissi, in crisi di identità. La società gli sembra “pupazzata”,
una costruzione artificiosa e fittizia.

 Quaderni di Serafino Gubbio operatore condanna della civiltà tecnologica negli ani del
Taylorismo e crisi del 29.
Sono diari in cui Serafino Gubbio è un operatore cinematografico e in questi quaderni
annota tutto quello che vede attraverso la macchina da presa. Serafino è un pezzo della
macchina perché come lavoro non fa altro che girare la manovella.
Vicenda di tipo romantico, con amori e gelosia, finita in tragedia: in una scena l’attore deve
sparare a una tigre che sta per aggredire la donna da lui amata e da cui è deluso ma spara
alla donna e successivamente viene aggredito dalla tigre.
Serafino riprende la scena ma dallo shock rimane muto, impassibile  lui è il simbolo
dell’uomo moderno, alienato, schiacciato dalla civiltà delle macchine e che non riesce a
dare una spiegazione della realtà che vede.
C’è un’ironia -> “Viva la macchina che meccanizza la vita”.

Riflessione filosofica deriva dalla pazzia della moglie la quale credeva che lui la tradisse ma lui
diceva che non era vero. Pirandello quindi ritiene che non ci può essere una percezione oggettiva
della realtà ma ognuno ce l’ha soggettiva.
RELATIVISMO CONOSCITIVO -> rifiuto del positivismo e del verismo.

Primo romanzo: “L’esclusa” storia di una donna (Marta Ajaia) cacciata di casa dal marito perché
credeva lo tradisse, e riammessa in casa quando lo tradì realmente.

Pirandello si basa sulle teorie dello psicologo Alfred Binet: parlava di una pluralità di personalità
all’interno dell’individuo che possono emergere inaspettatamente  l’uomo quindi non ha
un’identità chiara ma scissa e frantumata da tante personalità a lui sconosciute.
Questo rende diverso anche il modo in cui gli altri ci vedono (“Uno, nessuno, centomila”).
Tutto questo si può ritrovare nella novella “La signora Frola e il signor Ponza suo genero”.

Base della sua visione del mondo: concezione vitalistica.


Prende spunto da Bergson l’uomo e la realtà sono in continuo divenire, nell’individuo scorre
un’energia vitale. Questo vitalismo ci rende costantemente diversi (si passa da uno stato d’animo
ad un altro). La nostra energia vitale poi si cristallizza e assume una forma, quindi comincia a
morire. Questa forma è la MASCHERA= ciò che è apparente, assumiamo una maschera che ci è
imposta dalla società ma in realtà non si è questo, continuiamo ad essere l’energia vitale, la
maschera è autentica.
Il “me vero” non esiste, ma ne esistono miliardi perché ogni secondo noi cambiamo.
La maschera diventa una trappola perché cristallizza l’energia vitale in una forma morta e aliena
l’uomo. Quando la maschera si rompe ci accorgiamo della nostra vera condizione MASCHERA
NUDA. Da questa trappola si può evadere solo attraverso una piccola fuga dalla realtà con
l’immaginazione (es. Belluca in “Il treno ha fischiato”) e la follia (es. “Frola e Ponza”).
NOVELLA “LA SIGNORA FROLA E IL SIGNOR PONZA SUO GENERO”
Il narratore è interno, testimone degli eventi narrati.
Vicenda: in una piccola città siciliana arrivano due personaggi, la signora Frola e il signor
Ponza, suo genero, segretario di prefettura. Vivono in due case diverse, ciascuno dei due sostiene
con argomenti convincentissimi la follia dell’altro che ha come oggetto l’identità e la
sorte della figlia di Frola, nonché moglie di Ponza. Nessuno comprende quale sia la verità.

Temi:
 Centrale è il tema della relatività e inconoscibilità del vero - il carattere illusorio della realtà
 Tema dell’incomunicabilità
 a questo è connesso quello della maschera che impedisce di conoscere sia l’identità propria
che quella degli altri
 Altri temi: la follia come liberazione

UMORISMO
Pirandello su come uno scrittore debba rappresentare la realtà e afferma che si deve utilizzare
l’umorismo.
Scrive un saggio intitolato “L’umorismo” in cui afferma che lo scrittore deve rappresentare le
maschere, spesso in modo grottesco ne esce un’immagine impressionista rappresentante la
realtà così com’è (es. l’anziana imbellettata)
Differenza tra comico e arte umoristica:
- Il comico fa ridere ma si ferma all’apparenza, ad un livello superficiale  avvertimento del
contrario.
- L’arte umoristica è il comico ma con la riflessione filosofica  sentimento del contrario. Lo
scrittore non si limita a rappresentare la realtà così com’è ma va ad indagare sui motivi per
cui è così.
Pirandello inoltre rende i personaggi grotteschi, condizionati dall’incapacità di comunicare -> il
fatto che ognuno possiede la propria mentalità impedisce di comunicare.

L’umorismo per Pirandello è l’arte moderna: in passato l’arte era una mimesi, cioè un’imitazione
esatta della realtà, l’arte umoristica invece analizza la realtà amplificandola e alterandola
(grottesco). Parte dal punto di vista che c’è una realtà scissa da rappresentare.

Sul piano narrativo:


- Ordine temporale disarticolato
- Utilizzo della suspense
- Ci sono vari punti di vista
- Il linguaggio nasce dalla contaminazione dei registri linguistici e stilistici diversi.

IL TRENO HA FISCHIATO
Intreccio costruito secondo il motivo dell’inchiesta, inizia dalla fine e poi c’è una digressione. Ci
sono vari punti di vista:
- i colleghi -> linguaggio delle forme del parlato
- Il narratore -> linguaggio logico esplicativo, interviene con delle spiegazioni per chiarire
- il protagonista si racconta al narratore -> linguaggio lirico in quanto esprime i sentimenti
Temi:
 contrasto tra essere e apparire (maschera)
 alienazione vissuta dal personaggio sia al lavoro che nella famiglia
 le trappole sociali
 la follia, come unica possibilità di evasione con la fantasia

E’ presente un’esagerazione grottesca nel ritratto di Belluca, della sua famiglia, del momento in cui
si rivolta al capoufficio  avvertimento del contrario
Poi vengono spiegate le trappole sociali, la vita alienata, il lavoro  sentimento del contrario

Epifania: evento cruciale che cambia tutto -> il fischio di un treno che rompe la maschera e fa
capire a Belluca la sua vera condizione  diventa maschera nuda.

LA CARRIOLA
l’umorismo condiziona molto il modo di scrivere di Pirandello, il personaggio ha una condizione
sociale e familiare grottesca che costituisce una maschera. E’ un avvocato e professore
universitario intrappolato dentro un ruolo e la famiglia.
Epifania= il protagonista acquista la consapevolezza di essere intrappolato, e cerca una via
d’uscita.
E’ una novella tosta, c’è un pezzo centrale di meditazione filosofica. C’è il vitalismo di Pirandello.
Ogni forma è una morte, quando ci si cristallizza il vitalismo, l’energia vitale muore.
Struttura originale rispetto al racconto dell’800, struttura divisa in tre parti che comincia dalla fine
e c’è un impiego evidente di suspense. La prima parte è molto ambigua perché parla di una figura
femminile vittima di qualcosa che non può dire ma non si sa chi è.
Il narratore è interno protagonista e la novella si struttura come una confessione.

IL FU MATTIA PASCAL
Narrazione di tipo memoriale, narratore in prima persona.
E’ un narratore inattendibile e inaffidabile perché è in prima persona.
Una verità vera non può esistere e lo stesso soggetto una volta la vede in un modo e una volta in
un altro. E’ provvisoria ogni forma di conoscenza, c’è una verità relativa.

Vicenda:
Mattia decide di abbandonare la famiglia e di andare via e cambiare nome in Adriano Meis.
Dopo cade in un errore, cioè crearsi una nuova identità, in parte è costretto perché senza una
carta d’identità non poteva andare da nessuna parte.
Conclusione problematica.
Una volta diventato Adriano Meis si trasferisce a Roma dove va ad abitare a casa di Anselmo
Paleari perché non può comprarsi una casa, quindi prende una camera in affitto. Li conosce la figlia
di Anselmo e se ne innamora. Capisce che la sua situazione è impossibile perché non può sposare
Adriana, non può costruirsi una nuova famiglia e durante una seduta spiritica il cognato di Adriano
gli ruba tutti i soldi che lui teneva nella stanza. Derubato non può andare a fare la denuncia,
rimane senza soldi e comprende che fuori dalle maschere sociali non può vivere.
decide di tornare a riprendersi l’identità di prima e di tornare a Miragno dove però la situazione è
cambiata perché la moglie si è risposata e ha avuto una figlia, lui se rivendicasse il suo ruolo si
creerebbe una situazione complicata quindi lui decide di rimanere senza identità e di stare in una
situazione di mezzo, si identifica di nuovo in Mattia Pascal ma non in quello che riprende in pieno
la sua vita e identità di prima ma va ad abitare a casa della zia, non ha un lavoro, trascorre le sue
giornate in biblioteca a chiacchierare con un frate, ogni tanto va a fare visite alla sua tomba, e a chi
lo incontra e gli chiede chi è gli risponde che è il fu Mattia Pascal.

Essere forestiere della vita: è estraneo alla sua stessa vita, aveva già vissuto questa condizione
quando aveva girato per l’Italia e ora nella parte conclusiva è nella stessa condizione. Guarda la
vita da fuori, è maschera nuda perché è consapevole del fatto che la vita nella società è una
maschera e senza la maschera vivere non è possibile.
Questa conclusione è problematica -> ci sono critico come Benedetto Croce che dice che
Pirandello ha scritto un romanzo in cui trionfano le istituzioni, perché dimostra che fuori dalla
società è impossibile vivere (trionfo dello stato, della legalità anagrafica ecc.)
i critici moderni (Luperini ecc.) invece dicono che mattia pascal dicono che non è rientrato nella
vita di prima quindi dimostra che ne fuori ne dentro la vita è impossibile perché non c’è identità, la
quale sfugge alle istituzioni, e il resto sono trappole, maschere.

L’arte umoristica: ci sono delle situazioni in cui la vita di Mattia e le sue vicende sono contorte, c’è
l’intervento del caso. Da questa situazione tragi-comica ci sono momenti di riflessione filosofica
(già il nome, pascal).

cap. 15
Adriano Meis a Roma, gli hanno rubato i soldi, già era in crisi perché non poteva sposare Adriana.
Esce di casa come un pazzo per le vie di Roma, arriva a ponte molle (ponte milvio) dove inscena un
suicidio per poter tornare alla sua casa vera.
Lascia il cappello, un bastone e lascia un biglietto.
Voleva aggredire la sua ombra perché è la sua vera identità, non esiste piu come mattia ne come
adriano qui e è un ombra che diventa il simbolo della sua condizione esistenziale.

Tema del doppio, tipico del romanticismo nero. -> c’è il tema della parte oscura di se. Pirandello va
oltre questo, perché mentre li era una condizione di parte spirituale che veniva riscoperta, qui c’è
una scissione dell’io, la personalità si sdoppia e diventa multipla. L’ombra è il simbolo non della
parte oscura ma si una condizione esistenziale in cui si nega l’esistenza stessa dell’identità, per dire
che una volta che si assume un’identità si muore perché si cristallizza.

cap. 18
ultima pagina.
Mattia sta parlando con Don Eligio.
la conclusione di Don Eligio corrisponde a quella del critico Benedetto Croce.

Tema del brano (cap. 15): crisi d’identità


Sia mattia che adriano sono false identità, sono maschere.

Tema del brano (cap.18): il fu, il mancato rientro dell’identità di prima.


Concetto di forestiere della vita e maschera nuda.
UNO, NESSUNO E CENTOMILA
Il romanzo è ambientato in un paese siciliano, il protagonista è un banchiere chiamato Vitangelo
Moscarda.
uUn giorno la moglie gli dice che il suo naso è storto e dopo questo lo fa rendere conto che la
percezione di noi stessi è diversa da come ci vedono gli altri. Appare diverso da come si è sempre
percepito.
Quest’ossessione fa partire un’analisi che gli fa perdere lucidità, notando cose che prima non
aveva mai visto, vende la banca, inizia a interrogare tutti in maniera ossessiva ecc. la moglie lo
abbandona e cerca di farlo interdire con l’aiuto di altri parenti.
A poco a poco rimane solo, alla fine trova conforto in un vescovo che gli dice di dare tutto ai poveri
e lui lo fa, va a vivere in un ospizio è da quel momento vivrà a stretto contatto con la natura,
rinunciando ad ogni forma di identità sociale per cercare di ritornare ad immergersi nel fluire di
questa energia vitale.

Il romanzo è composto da 8 capitoli condotti dalla voce narrante di Gengè (Vitangelo, chiamato
così dagli amici).
E’ un lungo monologo interiore, esce a puntate sulle riviste.

Temi:
 il contrasto tra apparenza e realtà
 la maschera
 la crisi dell'identità e l'esperienza della depersonalizzazione
 la follia
 il caso (la casualità più bizzarra) come unica legge che governa il destino umano

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