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Nel 1960 fu pubblicato il primo manuale di Storia della lingua italiana di Bruno Migliorini -> nel 1938 ottenne
la prima cattedra di Storia della lingua italiana
Tosco-fiorentino come base dell’italiano -> il fiorentino ha subito un’evoluzione interna -> non proprio quello
di Dante -> poiché ci sono parole che non appartengono al tosco-fiorentino
Fiorentino quattrocentesco -> più popolare rispetto a quello trecentesco
Prime grammatiche -> inizia la censura -> x es: io amava -> io amavo -> modifiche dovute a Manzoni
‘400 -> per livellamento si è deciso di trasformare gli infiniti -> x es: sonare -> suonare
‘500 -> si comincia a parlare di italiano -> processo che inizia alla fine del ‘300
All’inizio del ‘400 troviamo la definizione delle 3 corone fiorentine -> i tre massimi esponenti: Dante, Petrarca
e Boccaccio
‘700 -> dopo la trasformazione della Francia in Francia imperiale -> influenza della l. francese -> molte l. si
sono imposte in ambito politico-militare
La lingua italiana -> definita lingua leggera o l. della leggerezza -> poiché non si è mai imposta -> x es: il tosco-
fiorentino non si è mai imposto in ambito politico -> l’italiano = lingua della cultura
Manzoni fornisce un modello della lingua
‘800 -> secolo dell’unificazione d’Italia
2 Luglio 1861 -> capitale d’Italia -> prima Torino, poi Firenze, infine Roma -> il Papa venne cacciato
I Savoia furono definiti “mangiatori di Papi”
Vittorio Emanuele II arrivò a Roma -> usava il francese e il piemontese
Il dialetto in Italia è sempre stato importante -> dialetti regionali (che sono vere e proprie lingue parlate)
Geosinonimi -> sinonimi ma che hanno uso diverso a seconda delle regioni
Sono ammesse delle eccezioni nelle rime
Dialetti italiani ≠ dialetti dell’italiano
Italiano oggi -> chiamato neo-standard -> x es: “sono uscito con degli amici” piuttosto che “sono uscito con
amici”
Italiano ieri
Storia interna (studio storico-grammaticale) ≠ storia esterna (x es: il fiorentino trecentesco è ≠ dal fiorentino
quattrocentesco => quando si uniscono possiamo parlare di storia della lingua
Boccaccio scrive il Decameron -> 1348 peste a Firenze -> dal 1350 Firenze viene ripopolata -> grazie allo
spostamento dell’area centro-settentrionale
Roma comincia a toscanizzarsi grazie all’arrivo di molti fiorentini -> Roma popolata anche da molti stranieri
che usano la lingua più parlato -> il romano di prima è diverso da quello attuale
1979 Rete Italia -> nel ’94 diventa Mediaset -> a partire dagli anni ’70 c’è il trionfo di una lingua comune di
tipo settentrionale -> nascita e trionfo delle televisioni locali -> anche dal punto di vista linguistico sono legate
dalla lingua -> prima per lavorare alla Rai bisognava seguire dei corsi di dizione
1984 viene emanato un decreto-legge (“Berlusconi”) -> che le reti possano trasmettere in diretta in territorio
nazionale
L’italiano parlato non è più quello che si studiava a scuola -> successivamente viene chiamato in diversi modi:
l’italiano medio, l’italiano in movimento, l’italiano standard, l’italiano parlato
L’italiano neo-standard è quell’italiano con alcuni tratti che ormai sono accettati anche nello scritto formale
(nei romanzi ad esempio) -> esempi di scritto informale: “a me mi piace”, “il pane l’ho comprato io”
Nel Medioevo si parla di policentrismo
Nel linguaggio di Boccaccio anche quello erotico non è mai basato sul turpiloquio -> ad esempio Boccaccio
usa delle metafore per far riferimento all’anatomia umana -> al contrario di Dante che è più diretto tanto da
utilizzare parole come “merda”, “culo”
Bembo parlava soprattutto di lingua scritta ≠ Benedetto Varchi è colui che dice “si leggete tutti i classici ma
per parlare bene l’italiano bisogna recarsi a Firenze” -> nasce la moda del viaggio a Firenze
La predicazione è fondamentale -> diventa una sorta di missione compiuta da famosi predicatori per
rievangelizzare l’Italia, la Spagna, ecc... -> Paolo Segneri diventa un grande predicatore
Il “Cateriniano”, libro grammaticale sienese, fu censurato -> poiché non aveva la gorgia fiorentina
Roma era la corte per eccellenza -> il 60% degli abitati erano no-romani, il 90% degli italiani erano
settentrionali e il 20% erano stranieri
Le prose di Bembo erano dedicate a Clemente VII quando era già cardinale
La lingua cortigiana è chiamata dagli storici “lingua di koiné” -> è una lingua che ha di base un modello scritto
tosco-fiorentino in cui furono inseriti diversi elementi latini a livello di sintassi, di lessico e numerosi tratti
dialettali (Valdassar Castillón - Il perfetto cortigiano)
Quali sono i campi di ricerca della storia della lingua? -> fino alla fine dell’’800 non abbiamo altro oltre ai
libri -> tra tutti, i testi letterari (la lingua dei grandi autori ma anche minori e minimi) -> anche quegli autori
che non appartengono a un canone letterario -> ad esempio, il diario di viaggio di Marcopolo (scritto in
italiano-francese -> successivamente tradotto in toscano -> e poi in latino, che avrà una certa importanza
verso la fine dell’’800)
Il rapporto lingua/dialetto:
-È fondamentale, nello studio della storia della lingua italiana, il rapporto fra lingua e dialetto (per esempio,
regionalismi e geosinonimi*)
-Dobbiamo parlare di “dialetti italiani” e non di “dialetti dell’italiano”
Periodizzazione:
1. Dalla frammentazione linguistica medievale (policentrismo linguistico) al primato del fiorentino letterario
(IX sec -> fine Trecento)
2. Unificazione, norma ed espansione del tosco-fiorentino (fine Trecento -> primo Ottocento) -> grandi secoli
del dibattito sulla lingua
L’accademia è tipicamente cinquecentesca -> l’Accademia della Crusca nasce nel 1591 -> è l’accademia
italiana alla quale si sono ispirate altre accademie -> l’Accademia dei Concordi, che nasce nel 1539, ancora
oggi porta avanti questa sua attività culturale -> ha una pinacoteca con 400 mila volumi
3. Da lingua letteraria a lingua d’uso nazionale (secondo Ottocento -> anni ’80 del Novecento) -> a partire dal
secondo Ottocento si afferma un italiano la cui base è quella proposta da Manzoni -> perché fino agli anni
’80 del Novecento? -> l’italiano comincia a cambiare -> momento in cui comincia a diffondersi il gergo
giovanile -> il “paninaro” è un giovane che non ha più interessi politici, veste per la prima volta in un certo
modo e mangia panini, ma ha anche un suo gergo -> spesso il gergo era sostituito dal dialetto
Diversi gruppi sociali diedero vita a una loro lingua definita alocriptica poiché non doveva essere capita da
altri gruppi
Gergo furbesco -> è il gergo adottato dalla mala gente
4. La “neo standardizzazione” (anni ’80 del Novecento -> epoca attuale)
La lingua e Internet:
1. Accademia della Crusca: http://www.accademiadellacrusca.it/
2. Biblioteca digitale: http://www.bdcrusca.it/index.asp
3. Biblioteca italiana: http://www.bibliotecaitaliana.it/
4. Italinemo
Lingua ≠ dialetto -> L'italiano oggi si pone come codice dominante rispetto ai dialetti in quanto possiede tutti
i caratteri e il prestigio propri di una lingua comune: gode di uno status sociopolitico culturale riconosciuto
dallo stato, ha una codificazione affermata ed una tradizione letteraria consolidata, e un raggio di fruizione a
livello nazionale. I dialetti italiani, invece, rimangono oggi il codice di minor prestigio e con minore peso
sociale e il loro uso è limitato alla comunicazione quotidiana e ai contesti più informali.
-Quali sono i tratti fonomorfologicamente distintivi dell’italiano rispetto agli altri dialetti?
Dal punto di vista linguistico, nessuno: sia l’italiano sia i dialetti sono sistemi linguistici con le loro
caratteristiche, e si collocano quindi sullo stesso piano. Le differenze intervengono per ragioni
extralinguistiche: fonologiche (*che riguardano le vocali e le consonanti, la dittongazione delle o brevi in
sillaba libera, dittongamento libero -> sillaba libera, aperta -> “bŏnum” -> buono”), morfologiche (che
riguardano la forma di articoli, verbi, aggettivi, ecc.) e lessicali (che riguardano le parole).
Es: “Castello” -> ca-stel-lo (sillabazione grafica) ≠ cas-tel-lo (sillabazione fonetica)
-Cos’è l’anafonesi?
È un fenomeno fonetico, caratteristico nel Medioevo del solo fiorentino e toscano occidentale e poi
trasmesso agli altri dialetti toscani e alla lingua letteraria, per cui le vocali toniche é e ó si chiudono
rispettivamente in ì e ù, quando seguite da determinate consonanti: alle forme léngua, faméglia, méschia,
óngere ecc. degli altri dialetti corrispondono le fiorentine e letterarie lingua, famiglia, mischia, ungere ecc.
-Quali sono le principali linee di demarcazione dell’Italia dialettale? -> La Spezia-Rimini, Roma-Ancona
Con la conquista romana il latino si diffonde in buona parte del territorio europeo, ma si radica in modo
marcato soprattutto nel bacino del Mediterraneo. Ai popoli sottomessi viene imposta la lingua latina, ma
pochi di essi imparano a esprimersi. Il popolo non ha frequentato le scuole, ma ha la necessità di comunicare
e perciò si esprime in modo più semplice e poco rispettoso delle regole grammaticali, parlando un latino che
appunto viene detto volgare. Si può ricorrere a un’asse di confine che partendo dall’attuale città di La Spezia
arriva fino a Rimini. È la linea di demarcazione che impone Diocleziano alla fine del III secolo che finisce col
rappresentare un fattore decisivo di frazionamento linguistico. Questa diagonale divide i dialetti
settentrionali di tipo gallico (nella zona nord-occidentale abbiamo l’influenza celtica) da quelli
centromeridionali di fondo italico. Si può evidenziare il gallo-italico, che coinvolge Piemonte, Lombardia,
Liguria, Emilia e Romagna. Tra i dialetti settentrionali si trovano il veneto, il ladino e il friuliano. Nell’area
italica della parte centro-meridionale i dialetti si sono differenziati in toscano, umbro, marchigiano,
abruzzese, molisano, pugliese, campano, lucano, salentino, calabrese e siciliano. Il sardo sarebbe invece un
dialetto a sé. -> fasci di isoglossa*
N.B:
-Il sistema fonomorfologico dell’italiano non rispecchia fedelmente quello del fiorentino trecentesco (o
aureo), vi sono infatti tratti entrati successivamente, tipici del fiorentino argenteo e ottocentesco (dell’epoca
del Manzoni)
-Anche il lessico è cambiato profondamente nel corso dei secoli, a livello endogeno (si tratta di voci
appartenenti al latino, lessico antico che deve adattarsi al lessico attuale) ed esogeni (anglicismi a partire
dall’’800, ecc.)
Particolarità
-Lessico di diversa provenienza: “mozzarella”, “pennarello”, “dollaro” (proviene da un’altra lingua),
“primiparo/oviparo”, “-areccio/-ereccio”
- “Denaro”, “montanaro/marinaio (marinaio)”, “metallaro”, “paninaro”, ecc.
-Parole popolari e parole dotte (allotropi: “pensare/pesare” -> hanno stessa radice ma poi acquisiscono
significati diversi; “vizio/vezzo”; “tossico/tosco”, ecc. -> parole che hanno lo stesso punto di partenza e che
poi si trasformano in una nuova parola) -> “oleu(m)” > “olio” -> ciò significa che è una parola dotta (cioè non
ha seguito le normali evoluzioni) -> ciò non significa che è una parola popolare -> ha solo avuto diversi
processi di evoluzione
Altro tratto del tosco-fiorentino: -> il passaggio da fl- a fi- -> x es: “fliume” > “fiume” -> ciò è rimasto negli
aggettivi -> x es. noun “fliore” > “fiore” -> adj. “floreale”
Il friuliano e il sardo hanno un riconoscimento ufficiale, politico -> però non ha niente a che vedere con la
situazione attuale
Il patuà è una varietà dell’italiano
In Valle D’Aosta le lingue ufficiali sono l’italiano e il francese
Dialetto o lingua?
Assioma del relativismo linguistico
Ogni termine in ambito linguistico è interpretato in rapporto al contesto di cui si parla
L’italiano attuale
Alcune varianti da considerare:
1. L’italiano “standard”
2. L’italiano “neostandard” -> quello che più si parla ora
3. L’italiano “regionale”
4. Dialetto italianizzato
5. Dialetto
L’italiano “standard”
- Per lingua standard, intendiamo un’espressione dotata di sostanziale stabilità, garantita dalla codificazione
grammaticale e depositata nei vocabolari
- Ha funzione unificatrice perché in essa vi si riconoscono parlanti di differente origine sociale e geografica
L’italiano “neo-standard”
- Una lingua standard è stabile ma non immobile, in quanto strumento di interazione fra gli uomini
- A partire dagli anni ’80 del secolo scorso, alcuni studiosi hanno cercato di definire i tratti della nuova
fisionomia dell’italiano scritto e parlato
- Trattandosi di una realtà ancora in via di assestamento, alcuni studiosi preferiscono chiamarlo
“tendenziale”, “in movimento”, “dell’uso medio”, ecc.
L’italiano neo-standard tende ad anticipare le particelle pronominali -> “te lo dovevo dire”
L’italiano comincia a cambiare agli inizi degli anni ‘80
L’italiano “neo-standard”
Declino dei seguenti tratti:
- della i prostetica (per iscritto, in Isvizzera, ecc.)
- delle varianti sintetiche delle preposizioni articolate per e con (ancora vitale col)
- dell’uso di codesto, costì, costà
- di ciò a favore di questo e quello (Sai già quello che ho da dirti)
- del congiuntivo a favore dell’indicativo (soprattutto nel parlato), in frasi dipendenti da verbi che esprimon
o dubbio, incertezza, opinione, ecc. (Credo che sei bravo) e nelle ipotetiche (Se lo sapevo non venivo)
L’italiano regionale
- È il prodotto dell’incontro fra italiano “standard”, comune, scolastico, ecc. e i dialetti
- È la conseguenza più vistosa, a livello di parlato, dell’emergere dei tratti locali parlati localmente e dell’antica
frammentazione linguistica
- Interessa principalmente il lessico (geosinonimi: parole di uso regionale che, nelle varie parti del territorio
italiano, designano uno stesso oggetto), e la pronuncia
- Se ne possono individuare varianti “alte” e “basse” (con gradini intermedi)
L’italiano regionale
-Varietà settentrionale:
Pronuncia sonora generalizzata di s intervocalica e z iniziale
Scorsa sensibilità all’opposizione toscana di e, o aperte
Uso del passato prossimo in luogo del remoto
Lessico: adesso, anguria, testa, cicchetto, pelare, scodella, sottana, terrina (zuppiera), ometto, tiretto
(cassetto), balera, imposte (persiane a due battenti), melone, ecc.
Scarsa sensibilità alle consonanti intense, soprattutto nella realizzazione del raddoppiamento
fonosintattico quando non segnalato nella grafia
Tendenza a pronunciare sc come s (lasciare > lasiare)
- Varietà romana:
Pronuncia tipo rubbare, abbile, aggio, ecc.
Pronuncia tipo penzare, perzona, borza, tolze, ecc.
Pronuncia di c/g intervocaliche come sibilanti palatali sorda e sonora
Pronuncia tipo tera e quanno (solo varietà basse)
Lessico: bagnarola, burino, caciara, cocuzza, fanatico (chi si da arie), fruttarolo, pattaccaro
(imbroglione), pappone (sfruttatore di donne), pedalino, pupo, sbafare (mangiare con avidità e in
abbondanza), sganassone, mondezza/monnezza, ecc.
- Varietà meridionale:
Pronuncia retroflessa di dd e tr (varietà siciliana)
Lessico: cecato, compare (padrino), faticare (lavorare), melone d’acqua/di pane, mò, scostumato
(maleducato), tenere (per avere), stare (per essere), petrosino, uscire pazzo (impazzire), ecc.
Dal latino al volgare: gli errori involontari (V-IX sec):
- I documenti alto medi sono redatti in un latino scorretto, in cui affiorano tratti isolati dal volgare
- I primi documenti scritti dal volgare attestano l’esigenza degli alfabetizzati di mettere per iscritto la nuova
realtà linguistica
Importanza che ha avuto il lessico del cristiano o anche a modificare il lessico classico -> es: tradere
(consegnare) ≠ tradire; cattivo in italiano (malvagio) ≠ cattivus in latino (prigioniero); plebe(m) > plebe e pieve
(organo ecclesiastico); paganu(m) > contadino (si differenzia dal militare, soldato della chiesa) e pagano (non
cristiano) -> questo fenomeno prende il nome di slittamento di significati
Fenomeno di sostrato -> come nei toponimi -> ciò in quanto ogni nazione ha avuto invasioni di diversa
provenienza
Fenomeno di superstrato
Sostrato e superstrato -> termini di origine araba
Tutte le lingue formate attraverso la Torre di Babele -> tranne greco e latino
N.B. Volgare (si considera sullo stesso livello del latino -> perché ne è figlio) nasce per il miscuglio di latino
classico e le parlate germaniche
V (caduta dell’Impero Romano) -IX (quando si iniziano ad avere le nuove attestazioni di questa nuova lingua)
L’indovinello veronese:
- Testo sull’amanuense, colui che scriveva: <<Se pareba (mantiene un tratto latino, la -b-) boves, alba (bianca,
termine diffuso dopo, germanismo) pratalia (prato, altro tratto latino, la -l-) araba, albo versorio (versoio, a
Verona tutto l’aratro, in italiano indica solo una parte) teneba [...]>> -> veniva visto come una testimonianza
del volgare -> dopo, De Bartolomeis, grazie a una studentessa -> primo a definirlo un testo colto
- Sao co parte Sancti Benedicti trenta anni possette kelle terre, por kelle fini que ki se contene
Altre testimonianze -> prime attestazioni in volgare sono attestazioni non letterarie, tutti gli altri campi erano
nelle mani degli invasori
- Formula di confessione umbra: Norcia (Pg), 1080 ca., testo religioso
- Postilla amiatina: San Salvatore di Montamiata (Si); 1087; documento notarile
Interpretazioni
- Questa carta è di Capocotto (soprannome -> “testone, testardo”) -> abbiamo il termine “capo” che veniva
usato come “testa” -> differenza tra testa(m) e capu(t)
Egli (Iddio -> Dio) (lo) aiuti dal Maligno,
Il notaio mantiene le forme latine (ille, ecc.), “rebottu” non è una parola latina ma un francesismo
Le frasi in volgare
- Io de presi pane e vino p(er) li maccioni a Travale. [Io presi di là pane e vino per i muratori a Travale]
- Guaita, guaita male (“guatare” -> “guardare”); non mangiai (“manducare” -> muovere le mascelle in modo
rumoroso; “mandicare” -> masticare) ma mezo pane [...] non tornò mai a far guardia. [“Sentinella, fà male la
guardia” (parole che Malfredo rivolge a sé stesso), “non ho mangiato nulla più che mezzo pane” (cioè: “sono
un poveraccio affamato, incapace di fare la guardia in modo adeguato”)
Forme notevoli
- Mascia: casa colonica con podere annesso < *MA(N)SIA
- de: ne < INDE
- maccioni: germanico *MAKJO < *MAKŌN
- mangiai: prima attestazione del francesismo “mangiare”, che ha soppiantato l’autoctono “manicare” <
*MANDICARE < MANDUCARE “masticare”, poi “mangiare”
- Guaita: “guardia”, “sentinella”, e guaitare “fare la guardia” < franco *WAHTA “sentinella”
La prima testimonianza di un testo profano è stata scoperta solamente nel 1998 da Stussi -> questo testo
precede quasi un secolo la scuola poetica siciliana -> è una scuola dove ci sono delle scelte pragmatiche
Anonimo della pergamena ravvenate
- Viene riutilizzato questo testo
- Questa pergamena e l’atto notarile sono del 1927 ma dalla grafia si è visto che dovrebbe essere stato
composto nel 1980
- Siamo quarant’anni prima della scuola siciliana
- Poesia d’amore e anche dal punto di vista lessicale riprende il lessico trovadorico
- Difficile definire la lingua: essendo stato scritto a Ravenna è in dialetto meridionale
- Primo esempio della lirica in Italia
- Fu trascritto in area settentrionale -> “fisti” (facesti), “abandunare”
- “sperança” e “fistinança” -> termine di origine provenzale
- Abbiamo degli allotropi
- Ci sono parole di origine provenzale seppure siano scritti nello stesso modo
- “enno” -> no + sono -> non sono
- “sempre voln’andare” -> sono sempre
- “çente”, “fistinança”, “plas”, “so”, “fùçere”, “increvare”, “cresse”, “splaser” -> tratti settentrionali
- “tute l’ure” -> tratto gallicismo ≠ francesismo
Comuni
- I liberi comuni nascono in Italia fra la fine del secolo XI e i primi del XII
- Solo l’Italia del Sud, con il formarsi della potente monarchia unitaria dei Normanni, è esclusa da questo
processo, fatta eccezione per le città marittime meridionali (Amalfi, Gaeta, Noli)
- I comuni si schierano nelle lotte fra Papato e Impero: i guelfi si oppongono ai ghibellini
- I problemi interni dei comuni porteranno alla concentrazione del potere nelle mani di un solo cittadino
(podestà), trasformazione che condurrà poi alla nascita della figura del signore e del principe: comune >
signoria > principato
È lo stesso comune che va evolvendo -> funzione importante -> potere in un unico cittadino (Podestà) ->
cittadino per presentare una certa neutralità
Il comune
- Crescita della circolazione culturale
- Laicizzazione della cultura
- Carattere pratico della cultura nuova
- Ricostituzione di un pubblico letterario
Ma cos’è il DVE?
- Un trattato sulla lingua?
- Un trattato di stilistica?
Viene scoperto da un sostenitore della lingua cortigiana T. -> inizia a diffonderlo nei circoli dell’epoca e poi lo
pubblica a Venezia ma tradotto in volgare ed è il suo punto di riferimento per la sua idea di lingua comune
italiana -> secondo lui infatti Dante scrive un trattato sulla lingua e si baserebbe su un’idea di lingua comune
Poco per volta l’opera ricade nell’oblio e riappare nel ‘500 anche se avrà di nuovo successo tra gli intellettuali
-> Francesco Monti -> stessa idea del sostenitore della lingua cortigiana T.
Quello che voleva darci era un manuale di stilistica -> come si doveva scrivere un testo poetico -> particolare
interpretazione del valore della lingua -> bisogna risalire al lessico nel Medioevo
Capp. II-III
Il linguaggio è composto da due elementi: razionale (angeli) e animale
L’unico è l’uomo che per trasmettere un’idea ha bisogno della parola
Alcune intuizioni dantesche:
- il linguaggio è la caratteristica più specifica della specie umana. Infatti, gli angeli e le bestie (ai due
estremi opposti) non hanno bisogno del linguaggio. Negli angeli vi è identità tra pensiero e
comunicazione. Gli animali sono guidati dal semplice istinto (II)
- si definisce con molta chiarezza la doppia natura del linguaggio umano, allo stesso tempo costituito
da una sostanza razionale e da una sostanza materiale: infatti il linguaggio si trasmette attraverso i
sensi, ma esso parla della ragione (III)
Dopo queste analisi generali Dante inizia, dall’universale al particolare, ad analizzare la situazione linguistica
italiana
Vengono indentificati 14 tipi di volgari -> cartina dialettologica dell’Italia -> l’Italia di Sinistra, tirrenica e di
Destra, adriatica
In genere tutti i volgari che si trovano al confine vengono considerati negativi poiché si formano da un
miscuglio di elementi linguistici provenienti da diverse lingue
Qual è l’atteggiamento di Dante nel DVE? -> atteggiamento di riprovazione -> non riconosce l’eccellenza del
volgare fiorentino -> Dante non era favorevole all’idea fiorentinistica della lingua
Con questa analisi negativa dei dialetti delle varianti fiorentine si conclude l’idea di Dante -> nessun volgare
è adatto ad un uso letterario
Dante faceva spesso riferimento alla pantera che era un animale (diffuso dall’interpretazione simbolica
dell’epoca) che dopo aver mangiato, dormiva per tre giorni e quando ruggiva emanava un alito che attraeva
le sue prede
Capp. XVI-XIX
- Dante, per esemplificare la sua ricerca del volgare ideale si avvale della metafora della pantera. Il volgare
degno di un uso letterario è definito “illustre, cardinale, aulico e curiale”
- Secondo Dante, illustre ha il significato etimologico di “illuminare”, come risulta dal parlare comune, dato
che questo aggettivo si usa spesso per indicare uomini che hanno compiuto gesta grandiose
- Il cardine che regge la porta è l’esempio che chiarisce perché il volgare venga detto “cardinale”, punto di
riferimento per le altre parlate. Aulico, perché dovrebbe essere il parlare dell’aula, cioè il luogo in cui risiede
l’autorità imperiale. Curiale corrisponde a un’idea generale di “eleganza, grazia”, virtù presenti nella curia,
cioè, ancora una volta, nel luogo dove dovrebbe trovarsi chi detiene l’autorità politica
Il Convivio
Analisi che fa Dante sulla storia della lingua italiana
- Opera incompleta (concepita come “vita nuova”) di alto contenuto filosofico e scientifico, composta da 4
trattati invece dei 15 progettati inizialmente. Il primo doveva avere funzione introduttiva e i restanti
quattordici di commento ad altrettante canzoni (la prosa consisteva nell’analisi dei testi poetici)
- Dante si propone di offrire un “banchetto” di sapienza, non ai dotti, ma chi non abbia potuto dedicarsi agli
studi per cure familiari e civili, pur essendo dotati di spirito “gentile”
- Nel trattato introduttivo l’autore si preoccupa di legittimare il volgare come lingua di cultura, difendendolo
ed esaltandolo -> nell’introduzione troviamo una difesa del valore culturale del volgare
- Dante insiste sulle qualità intrinseche del volgare per la prosa per il suo carattere più naturale e spontaneo
all’artificiosità della poesia
- Famose le parole profetiche finali, fondate su una profonda fiducia nel nuovo mezzo linguistico
Divina Commedia
La toscanità dantesca
Dante era orgoglioso della sua toscanità ma non contrappone il suo amore per la città con quello che è il suo
progresso ed evoluzione
Il plurilinguismo dantesco
Voci realistiche: beffa, broda, cigolare, culo, gracidare, grattare, latrare, leccare, ecc. -> tutte parole
che hanno poi dato origine a un giudizio negativo di Bembo
Voci toscane popolari: manicare, introcque, sirocchia “sorella” (all’epoca era un diminutivo già di
uso popolare), parroffia “parrocchia”, signorso “il suo signore”, ecc. -> le voci popolari
Latinismi: curro / azzurro / burro, sepe / epe / pepe, ecc. -> abbondano nella descrizione fisica e nelle
strutture dei territori ultraterreni e soprattutto nel Paradiso -> parole come eccellente, egregio,
illustre, puerile sono state usate per la prima volta da Dante per poi entrare nell’uso comune
Voci tecniche e scientifiche: emisperio, epiciclo, meridiano, plenilunio / circunferenza, ecc.
Neologismi danteschi (verbi parasintetici -> partono da un sostantivo di base che è “borgo”, in
questo caso, a cui aggiungono un prefisso, in questo caso, “in” e poi lo trasformano in verbo
aggiungendo il suffisso della forma verbale -> “inborgare”):
- in- (s’imborga, s’india, s’infutura, s’indova, ecc.)
- a- (arruncigliarmi, m’adima, acceffa, ecc.)
- di- (dilacco, dipela, ecc.)
- dis- (dismalare, dissonna, ecc.)
- ri- (rinfami, rintoppa, ecc.)
La struttura
- Da 1 a 366
- 317 sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate, 4 madrigali (organismo non omometrico)
- Opera bipartita: 1-263 Parte prima, 264-366 Parte seconda
- È il frutto di una lunga elaborazione d’autore databile fra il 1342 e il 1374; i filologi hanno accertato almeno
otto forme del libro
L’evoluzione dell’opera
- Per oltre un trentennio si è arricchita di nuovi componimenti, ha avuto lo statuto di opera aperta, o chiusa
solo provvisoriamente
- Le liriche, dapprima sparse cominciano ad essere inserite in un quadro organico, assumendo una
progressione narrativa, diventando un “romanzo” autobiografico. L’opera consiste in una serie di microtesti
all’interno di una struttura unitaria (macrotesto) dotato di un complesso significato. Whikins (importante
perché è lui che ci fa capire la struttura unitaria). In realtà sono collocati in una posizione precisa perché c’è
una profonda legatura tra testo precedente e successiva
Petrarca
Per quanto riguarda Petrarca siamo sicuri delle sue scelte linguistiche
Petrarca ha potuto conoscere il provenzale frequentando gli ambienti degli esuli in Provenza e nelle sue brevi
scappate a Firenze
Come dice Vitale in realtà Petrarca è fiorentino letteralmente parlando
Il petrarchismo è caratterizzato dai sonetti -> testi esemplari per gli imitatori di Petrarca
Nel sonetto X troviamo la parola “rosignolo” (“rosignon” in provenzale)
Si riprende quella vocazione etimologica del lessico che caratterizza il pensiero dantesco
Il monolinguismo petrarchesco
La dittongazione
- Riduzione stabile del monottongo ie e uo: core, novo, foco, move, rota, fele, noce, percote, o nei casi di è,
ó procedute da muta + liquida (copre, provo, trovo, prego, tregua, ecc. ma anche priega e triegua) -> di solito
le forme non dittongate petrarchesco avranno maggior successo rispetto a quelle di Dante
- Oscillazione fra le due forme, ma con prevalenza del monottongo (spesso in posizione di rima): more /
muore, homo / huomo, vol / vuol, fiero / fero
La morfologia
- Forme del presente del presente della tradizione siculo-toscana
- Condizioni in -ia
- Dominanti le forme di 3^ persona plurale indicativo in -aro e -iro (es.: ordinaro)
- Imperfetto in -ia (es.: credia, solia)
Il lessico
- Relativa limitatezza del lessico petrarchesco, incentrato sull’interiorità dell’autore e su un microcosmo
semantico (Contini)
- Quotidianità vs. Anti-quotidianità
- Repertorio botanico: lauro, mirto, visco, lappole, olmi, querce
- Repertorio zoologico: orsi, lupi, leoni, aquile et serpi, orsa e orsacchi (“la famiglia Orsini”), agnello e
salamandra (il poeta stesso), vespe (“aculei”), amorosi vermi (“tarli della passione)
- Latinismi: aborrire, angue “serpente”, algente “freddo, gelido”, ceruleo “azzurrino”, suffisso -abile / -ibile
(ineffabile, incredibile, mirabile, ecc.), -antia / -entia (sententia, experientia, potentia, ecc.
- Gallicismi: aguello, cangiare, coraggio, dispregiare, dolzore, frale, leggiadro, noia, periglio, pregio, speglio,
ecc. rimembranza, sembianza, speranza, usanza
- Dantismi: donno, inforsare, scemo (“vano”), stampa (“impronta”), despitto, ecc.
Ricorrenze del lessico
- mio; io; bello; amore; core; occhio; dolce; cielo; tempo; vita; morte; chiaro; gentile; duro (in ordine di
ricorrenza) -> le descrizioni fisiche e paesaggistiche di Petrarca sono talmente vaghe che possono essere
adottate per qualsiasi persona e paesaggio
Tmesi (distanziazione)
- Ausiliare e participio: Era la mia virtute al cor ristretta (2.5)
- Del verbo dai complementi diretti e indiretti: ch’i’ veggia per vertù degli ultimi anni, / donna, de’ be’
vostr’occhi il lume spento (12.3 / 4)
- Del soggetto dal predicato: cosa ch’al nostro andar fosse molesta (8,8)
- Del nome dall’aggettivo: et gli occhi porto per fuggire intenti (35,3)
Anastrofe (inversione dell'ordine abituale di un gruppo di termini successivi)
- Anticipazione del complemento di specificazione
- Anticipazione dei complementi diretti e indiretti
- Anticipazione del participio
- Anticipazione dell’infinito
Accumulazione (soprattutto nelle descrizioni paesaggistiche)
- Accumulazione di aggettivi (ch, th, ph)
- Accumulazione di sinonimi
- Sequenza di nomi (la penna, la mano e l’intelletto)
- Sequenza di preposizioni coordinata
- “Da lei... da lei” -> ripetizione di un gruppo di parole all’inizio del verso -> anafora
Ossimori (accostamento di due termini di senso contrario o comunque in forte antitesi tra loro)
- Forme senza dittongazione (fiera)
Antitesi (figura retorica che conferisce a due immagini consecutive un maggior rilievo, facendo leva
sulla loro contrapposizione)
Perifrasi: quei che del suo sangue non fu avaro (Cristo), pastor ch’anchor Mantova onora (Virgilio), il
bel paese / ch’Appennin parte, e ‘l mar circonda e l’Alpe (Italia), fera / possente / gentil donna (Laura),
colui che punge e molce (Amore), ecc.
Metafore: lauro / Laura, Laura / l’aura, Laura / candida cerca, corna d’oro, oro / auro /dolce oro
(capelli), avorio / perle
Boccaccio
Un nuovo modello di prosa: Il Decameron
Le due <<anime>> del Boccaccio:
- Quella della civiltà borghese, laica e aperta all’intrattenimento (da una parte la rappresentazione
della civiltà borghese)
- Quella dell’impegno intellettuale, umanisticamente rivolta a interessi filosofico-teologici
Il termine “volgare” lo usiamo per differenziare coloro che non appartengono ai ceti colti, come il clero o la
nobiltà (volgare = lingua neolatina) -> non a caso, nel Medioevo, il termine “volgarizzare” significava
“tradurre”
Decámeron -> all’epoca tutti i nomi dotti venivano accentati sull’ultima sillaba (Decamerón) -> è poi diventato
Decamerone
Ha avuto un successo enorme a livello cinematografico -> suscitò un notevole scandalo per via dei riferimenti
negativi alla Chiesa
Caratteri specifici del Decameron
- Grande capacità di adattamento a situazioni narrative molto variate, in contesti sociali diversi (Conclusione
del Decameron)
- Un modello di prosa alta, magniloquente
Il programma del Decameron
- Nell’introduzione alla IV giornata, afferma che le sue “novellette” sono in “fiorentin volgare e in prosa scritte
[...] in stile umilissimo e rimesso” -> Boccaccio dice di aver scritto queste “novellette” -> quest’espressione
riprende quanto detto da Dante -> la commedia è stata scritta in uno stile umile -> richiami importanti perché
dimostra l’ammirazione di Boccaccio nei confronti di Dante -> Boccaccio è stato il primo a introdurre le letture
pubbliche della commedia -> Boccaccio aveva l’intenzione di costruire un’opera che avesse lo stesso livello
della commedia, paragonabile alla Divina Commedia
- L’opera aspira a diventare paragonabile, per valore artistico, alla Commedia, perché: “queste cose tessendo,
né dal monte Parnaso né dalle Muse non mi allontanano”
- Altrove Boccaccio si difende dalle accuse di licenziosità, a cui risponde rivendicando il diritto di comunicare
come realmente comunicano gli uomini e le donne, così come fa un pittore, il quale “senza alcuna ripresione
[...] fa Cristo maschio e Eva femmina (Conclusione)
- Desiderio di rappresentare la realtà, anche quella linguistica
- Rifugge sempre il turpiloquio e le espressioni volgari, il linguaggio osceno è sempre velato dalle metafora
Il Decameron: il lessico
Il patrimonio lessicale, copioso e interessante, è da mettere in rapporto con la ricchezza di personaggi,
ambienti, situazioni e registri stilistici che trovano spazio nel Decameron:
- Capi di abbigliamento: camiscia, camiscione, ecc.
- Stoffe
- Tecnicismi medici (soprattutto nella descrizione della mortifera pestilenza): gavacciolo (“bubbone” usato
ancora da Manzoni nella ventisettana), cirugia, argomento “clistere”, ecc., farmacopea (aloè, camino, ecc.)
- Termini marinareschi: nave, navicella, cocca “nave da trasporto”, ecc.
- Lessico colto: gallicismi (noia, dama, damigella, giostra, ecc.)
- Latinismi: preterito, suspizione, ecc.
- Voci del lessico comune coevo che suonano oggi come arcaismi: nei pronomi, interrogativi e comparativi
- Voci espressive di uso tipicamente popolare: trecca “fruttivendola”, bazzicare “frequentare”, in particolare
quelle riferite alla stoltezza umana
- Ricchissima fraseologia, con modi di dire, locuzioni, proverbi che a volte suggellano la novella
Il Decameron: la mimesi del parlato -> rappresentazione della realtà del parlato
La componente vernacolare, popolare, plebea o rustica:
- Suffissazione in -azzo, -ozzo, -azza (amarazzo, basciozzi, brunazza, ecc.)
- Espressioni gergali, come andare aiato “girovagare”, rimorchiare “rimproverare”
- Deformazioni popolari, come parentorio “perentorio”, pericolatore “procuratore”
- Voci plebee: fo boto a Cristo, sergozzone “pugno alla gola”
Stile agile e incalzante dei dialogati, con una sintassi tipica del parlato:
- Moduli esclamativi e interiettivi (Sappi! Deh!, ecc.)
-Procedimenti ripetitivi
- Anacoluti
- Il che polivalente
- Dislocazione a destra e a sinistra
- Concordanze ad sensum <<La brigata s’andarono>>
Decameron – Boccaccio
Giornata ottava - Novella decima
“Soleva essere...” -> apertura della frase
PREGIO > PREZZO
Sensale -> mediatore
Mercatantia -> merce
Libro della famiglia cioè il libro contabile della famiglia che poco per volta si arricchisce di notizie relative alla
famiglia e al contesto storico-sociale -> diventa un genere letterario, un diario personale
La koinè letteraria
- Nel corso del Quattrocento la lingua della poesia lirica si caratterizza, rispetto alla scripta cancelleresca, per
un grado massimo di allontanamento dal volgare locale e di tendenziale identificazione con un ideale di lingua
toscaneggiante
- Molto più compromessi coi volgari locali sono la poesia non amorosa e non lirica
Un tentativo di conciliazione: l’Ercolano (ovvero Agli alberi) di Benedetto Varchi (1570) -> nel quale si
ragiona generalmente delle lingue e in particolare della fiorentina e della toscana
Grazie a Varchi abbiamo avuto anche il vocabolario dell’Accademia della Crusca
- Tentativo di conciliare le due tesi sul fiorentino vivo e sul fiorentino arcaizzante
- Distingue la lingua (= parlato), come dato naturale, vivo, parlato e lo stile (= scritto -> in un momento
successivo), altrettanto valido ma secondario, dell’impiego della lingua
- Afferma con chiarezza che per imparare a parlare bene il soggiorno a Firenze è assolutamente necessario
- Riprende l’importanza della lingua parlata di Firenze -> Varchi sostiene la naturale bellezza e espressività
della lingua fiorentina analizzando tutte una serie di riboboli, espressioni idiomatiche
- Questioni più dibattute: 1) se le lingue fanno gli scrittori o gli scrittori le lingue, come ha origine la lingua
volgare, se la lingua volgare è una lingua volgare in sé o nasce da una corruzione del latino, quanti sono i
registri del volgare -> 1) le lingue fanno gli scrittori; 2) da chi si debba imparare a parlare le lingue -> 2) non
bisogna scrivere come si parla -> l’apprendimento avviene attraverso le letture e attraverso la vita civile,
contatto con altre persone di cultura
- Varchi ridiscute anche la questione dell’uso linguistico di Firenze contrastando l’idea di Bembo
- Varchi è il primo che sancisce il viaggio a Firenze
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La rivalsa culturale fiorentina: Cosimo de Medici
- Sostenuta ufficialmente a partire dall’età di Cosimo de Medici -> nascita dell’Accademia Fiorentina che
aveva il compito di valorizzare la tradizione di Firenze
- Commissione per creare una grammatica della lingua fiorentina -> non giunge in porto perché esistevano
due tendenze opposte: tra le due vi è quella bembiana (sostenitore dell’uso letterario del fiorentino)