ESPANDI TUTTO
Come l’interazione tra proprietari, manager e dipendenti dell’impresa influenza i salari, il lavoro e i
profitti, e di conseguenza l’intera economia
L’economia è composta da persone che fanno cose diverse, per esempio produrre display per Apple o
vestiti per American Apparel. Produrre display richiede una sequenza di compiti distinti, svolti da
dipendenti della Toshiba o della Sharp, le imprese che forniscono i display ad Apple.
Tralasciando il lavoro svolto all’interno della famiglia, nell’economia capitalista la divisione del lavoro è
coordinata principalmente nelle imprese e nei mercati.
Attraverso le imprese, i componenti dei prodotti finiti sono fabbricati da persone diverse in diversi
reparti dell’impresa, e assemblati per produrre una camicia o un iPhone.
Comprando e vendendo beni nei mercati, l’iPhone finito passa dal produttore alle tasche del
consumatore, e la camicia di American Apparel finisce per essere indossata da qualcuno.
In questo capitolo ci occuperemo dunque delle imprese, mentre il capitolo successivo sarà dedicato
all’analisi dei mercati. L’economista Herbert Simon, per spiegare perché è così importante studiare
entrambe le istituzioni, ha immaginato un osservatore che guardasse le nostre economie da Marte.
Tradizionalmente gli economisti si sono concentrati sullo studio del mercato e dei prezzi stabiliti in
concorrenza. Ma per il nostro marziano 1
Simon evidenziò come un’impresa non sia semplicemente un attore le cui decisioni contribuiscono
all’incontro tra domanda e offerta. Essa è composta da individui, i cui bisogni e desideri possono entrare in
conflitto.
Due questioni si trovano al centro delle ricerche di Simon fin dai suoi primi lavori: la complessità delle
relazioni economiche, che possono prevedere obblighi tra le parti descritti in modo incompleto, e il ruolo
centrale dell’incertezza nell’influenzare la natura del processo decisionale.
Egli enfatizzò in particolare la differenza tra i lavori a contratto, nei quali il lavoratore “vende” lo
svolgimento di una mansione specifica definita in anticipo, e le relazioni di lavoro subordinato come quelle
che troviamo nell’impresa, nelle quali compiti e mansioni sono specificati da un capo solo successivamente
all’avvio della relazione. La semplice compravendita di una prestazione lavorativa sarà la soluzione preferita
quando il compito da svolgere è facilmente definibile in un contratto, ma quando l’incertezza rende
impossibile specificare in un contratto i compiti del lavoratore si opterà invece per una relazione di
subordinazione come quella che caratterizza l’impresa. 2
Simon, H. A. (1951), “A formal theory of the employment relationship”, Econometrica, 19, pp. 293–305.
L’evoluzione intellettuale di Simon può essere messa a confronto con quella di un altro grande economista,
Friedrich von Hayek, le cui idee esamineremo in dettaglio nel Capitolo 9. Sia Simon che Hayek si sono posti
il problema di spiegare come le società possano prosperare nonostante la pervasività dell’incertezza e la
limitatezza delle capacità cognitive degli individui. Secondo Hayek, tutto dipende dal meccanismo dei
prezzi, che egli descrive come un sistema per raccogliere e processare una grande quantità di informazioni,
sincronizzando le azioni di un gran numero di individui.
Secondo Simon, invece, il meccanismo del prezzi non è sufficiente; esso deve essere affiancato — o in molti
casi sostituito — da istituzioni e modalità di governo delle relazioni più adeguati a gestire l’incertezza e il
cambiamento. Tali “meccanismi di autorità” alternativi ai prezzi si basano su aspetti della psiche umana non
ancora pienamente compresi: la fedeltà, l’identificazione in un gruppo e la soddisfazione di creare qualcosa,
mentre gli incentivi materiali che legano le ricompense degli individui al successo dell’organizzazione spesso
non sono molto efficaci. Per comprendere le caratteristiche di una buona organizzazione il lavoro degli
psicologi non è dunque meno importante di quello degli economisti.
Quando Simon morì, nel 2001, molte delle sue idee erano già state accettate dalla maggioranza degli
economisti. L’economia comportamentale si richiama proprio al tentativo di Simon di sviluppare teorie
economiche che rispecchino la realtà osservata. La metafora della Terra vista da Marte mostra come
l’economia non possa essere una scienza autosufficiente: un economista ha bisogno di essere un
matematico, in grado di studiare scelte e utilità, ma anche uno psicologo sociale, capace di indagare sulle
motivazioni alla base delle relazioni interpersonali.
Coordinare il lavoro
Il coordinamento del lavoro all’interno delle imprese è profondamente diverso rispetto al coordinamento
attraverso i mercati:
le imprese rappresentano una concentrazione di potere economico nelle mani di proprietari e
manager, che danno direttive aspettandosi che i dipendenti le seguano: un “ordine” nell’impresa è
un comando;
i mercati sono invece caratterizzati dall’esercizio del potere in modo decentrato: acquisti e vendite
derivano da decisioni autonome di compratori e venditori, e nel mercato un “ordine” è solo una
richiesta di acquisto, che può essere rifiutata dal venditore.
I prezzi che motivano e vincolano le azioni degli individui in un mercato sono il risultato delle azioni di
migliaia o milioni di individui, non della decisione di qualcuno dotato di autorità. Il fatto che un bene sia
proprietà privata di qualcuno limita ciò che il governo o chiunque altro può fare con quel bene.
Al contrario, in un’impresa i proprietari e i manager dirigono le attività dei loro dipendenti, che possono
anche essere migliaia o milioni. I manager di Walmart, la più grande catena di negozi al dettaglio del
mondo, decidono le attività di 2,2 milioni di dipendenti, più dei soldati di qualsiasi esercito, prima del XIX
secolo. Walmart è un’impresa straordinariamente grande, ma non è straordinario che riunisca un grande
numero di persone che lavorano insieme, coordinate (dai manager) per fare profitti.
A differenza di un flash mob, un’impresa non si forma spontaneamente per poi sparire. Come ogni altra
organizzazione, un’impresa è dotata di un processo decisionale e della capacità di imporre le decisioni
prese alle persone che ne fanno parte. Quando diciamo che “Apple ha delocalizzato la sua produzione di
componenti” o che “l’impresa fissa un prezzo di 10,75 $”, intendiamo che il processo decisionale
nell’impresa ha portato a queste azioni. La figura 6.1 mostra in modo schematico il processo decisionale
nell’impresa.3
Questi due libri descrivono la struttura di diritti di proprietà, relazioni di autorità e interazioni di mercato
che caratterizzano la moderna impresa capitalista:
Williamson, O. E. (1985), The Economic Institutions of Capitalism, Macmillan, New York (trad. it. Le
istituzioni economiche del capitalismo: imprese, mercati, rapporti contrattuali, Franco Angeli,
Milano, 1987).
2.
3.
I manager distribuiscono ai lavoratori i compiti che devono svolgere per attuare le decisioni dei proprietari,
si assicurano anche che questi compiti vengano portati a termine.
Flussi di informazioni
Le frecce verdi rappresentano i flussi di informazione. Le frecce verdi che puntano verso l’alto sono
tratteggiate perché i lavoratori spesso sanno cose che i manager ignorano, e i manager sanno cose che i
proprietari ignorano.
Questo rapporto tra impresa e lavoratori contrasta con il rapporto che l’impresa ha con i suoi clienti, di cui
ci occuperemo nel prossimo capitolo. Il fornaio non può mandare un messaggio ai propri clienti dicendo di
“presentarsi alle 8.00 e comprare due filoni di pane al prezzo di 1 € ciascuna”. Può provare ad invogliare i
clienti con un’offerta speciale, ma a differenza del datore di lavoro con i suoi dipendenti, non può obbligarli
a presentarsi nel negozio. Quando compriamo o vendiamo qualcosa di solito lo facciamo di nostra
spontanea volontà, non rispondendo a ordini ricevuti bensì ai prezzi.
L’impresa è diversa: è definita dalle sue strutture decisionali in cui alcuni individui hanno potere su altri.
Ronald Coase, uno degli economisti che più hanno contribuito all’analisi economica dell’impresa, scrisse: 4
L’impresa è un’istituzione privata, ma secondo Coase essa in fondo può essere vista come un’economia
centralizzata in miniatura. Il processo decisionale gerarchico al suo interno assomiglia infatti alla direzione
centralizzata della produzione che caratterizzava le economie di molti paesi comunisti (nonché degli Stati
Uniti, del Regno Unito e di molti altri paesi capitalisti durante la Seconda guerra mondiale). 5
Coase, R. H. (1992), “The institutional structure of production”, American Economic Review, 82, pp. 713–
19.
Contratti e relazioni
La differenza tra le interazioni di mercato e le relazioni all’interno delle imprese è chiara quando
consideriamo i diversi tipi di contrattocontratto Un contratto è un accordo che specifica le azioni che sono
tenuti a intraprendere coloro che lo sottoscrivono.close sui cui si basano gli scambi.
Un contratto di vendita di un’automobile trasferisce la proprietà da una persona ad un’altra, in modo che il
nuovo proprietario possa usare l’automobile e proibirne l’uso ad altri. Un contratto di locazione di un
appartamento non trasferisce la proprietà dell’appartamento (che includerebbe il diritto di venderlo); dà
invece al locatario un insieme limitato di diritti sull’appartamento, incluso il diritto di proibire ad altri (anche
al proprietario) di accedervi.
Così, le persone che compongono l’impresa — proprietari, manager, dipendenti — sono unite dall’interesse
comune per il successo dell’impresa, perché tutti loro ci rimetterebbero se dovesse fallire. Nonostante ciò,
essi hanno interessi contrastanti riguardo alla distribuzione dei guadagni derivanti dal successo dell’impresa
(salari per i dipendenti, benefit per i manager, profitti per i proprietari), e potrebbero essere in disaccordo
sulle scelte che riguardano ad esempio le condizioni di lavoro, le prerogative dei manager, o chi debba
prendere certe decisioni chiave — ad esempio se assemblare gli iPhone in Cina o negli Stati Uniti.