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PSICOLOGIA

Sistema limbico = sistema che contiene diverse ghiandole (amigdala e ipotalamo) ed è da qui che vengono
raccolte le informazioni degli organi di senso e le traducono in emozioni, confrontandoli con altri stimoli
(tratta le emozioni dal punto di vista istintivo) → se si danneggia c’è il rischio di ictus (se si danneggia
l’amigdala non si provano più emozioni)
Sistema endocrino = sistema che produce ormoni, in base alle informazioni ricevute dall’amigdala
(es. paura produce adrenalina) e altera il funzionamento degli organi
La corteccia celebrale da un’interpretazione più lenta, più ragionata agli stimoli.
Cervello si suddivide in:
- sistema limbico → attiva il sistema endocrino (ghiandole: surrenali, tiroidi, ipofisi, …)
- corteccia celebrale → si attiva poco dopo il sistema limbico e valuta lo stimolo ricevuto (permette di
ragionare nei momenti di panico)

Persona impulsiva → sistema limbico prevale sulla corteccia (bambini sono impulsivi perché la corteccia
non è sviluppata)
Persona ragionevole → la corteccia prevale sul sistema limbico
Se sistema limbico e corteccia non si equilibrano, le persone sono stimolate facilmente (emotivo,
aggressivo, …)
Gli ormoni funzionano come carburanti (es. adrenalina), modificano la percezione del dolore (es. endorfina)

Edward Hall
Prossemica = studio dell’occupazione dello spazio nella comunicazione (vedi KLM Europe Business Class)
Teoria di Hall
Le zone prossemiche sono diverse:
- intima (0.5 m) → dove può esserci un contatto fisico (madre, persona amata)
- personale (1.2 m) → quando dobbiamo parlare con conoscenti o amici (permette il saluto tramite stretta
di mano)
- sociale (3.0 m) → in un luogo pubblico con sconosciuti, quando due persone non sono alla pari
- pubblica (oltre 3.0 m) → quando incrociamo qualcuno per strada o in una piazza, ma non c’è un intento
comunicativo
Alcune osservazioni:
La teoria viene a cadere sui trasporti dove le distanze ravvicinate possono essere obbligatorie.
Se non si apre a una comunicazione bisogna rispettare la zona pubblica.
Se una persona si avvicina nella zona pubblica e la guardi negli occhi stabilizzi un contatto e devi salutare.
Entrare nella zona intima senza consenso può generare rabbia e potrebbe essere presa come una minaccia.
Due amici che si stanno conoscendo → distanza si accorcia sempre di più in modo progressivo
Variabili delle zone prossemiche:
- personalità
- contesto
- cultura (es. in Giappone mantengono maggiormente le distanze)
- età

I gesti possono essere:


- congruenti = accompagnano il discorso, completano la comunicazione verbale
- incongruenti = non sottolineano quello che sto dicendo, quasi lo contraddicono
Movimento della testa più diffuso è quello di annuire: spesso non significa annuire ma piuttosto una
compiacenza fasulla o una disattenzione o attenzione parziale (annuire è un movimento lento)
Movimento della testa compiuto in sequenza rapida → messaggio di tipo regolatore che esprime una
propria attivazione per intervenire nel discorso
Movimenti e gesti delle mani (tranne in casi di accentuata emotività) risultano soprattutto legati al
contenuto verbale e piuttosto indipendenti dal resto della comunicazione non verbale.
Gesti delle mani non danno informazioni ulteriori a quello che si sta dicendo, ma seguono e non
contraddicono le espressioni del viso.
Tranne i casi in cui una persona mostra evidente incertezza o confusione, i gesti delle mani sono congruenti
con il contenuto verbale anche quando nel resto del corpo compaiono segni di incongruenza.
Funzione delle mani = modulare la presentazione di sé e l’interazione con l’altro, anche nei contenuti
emozionali (è piuttosto raro che la comunicazione non verbale di un’intensa espressione emozionale passi
attraverso i gesti delle mani → es. rabbia = diminuzione dei movimenti delle mani)
Espressioni verbali di aggressività → accompagnate da una maggiore mobilità di gambe e testa
Manifestazioni di ansia → assumono la forma di un’incontrollabilità di movimenti più che di gesticolazione
Movimenti e posizioni delle gambe generalmente indicano stati emozionali elementari:
- posizione seduta a gambe aperte (uomini) → aggressività e dominanza/segnale di disponibilità
- piedi ben piantati per terra → aggressività
- diagonalità delle gambe, rivolte di lato → non completo coinvolgimento nell’interazione/desiderio di
sottrarsi, di andarsene
- gambe accavallate → segno di autoprotezione (bisogna fare attenzione anche agli altri indici di un
atteggiamento autoprotettivo (es. inclinazione del busto in avanti, rigidità della gamba accavallata e del
piede sospeso da terra, chiusura delle braccia attorno al corpo))

Comunicazione non verbale = trasmissione d’informazioni che non passi attraverso il canale verbale
Il comportamento non verbale è basato su:
- cinesica (macrocinesica e microcinesica)
- prossemica (uso della distanza interpersonale e dello spazio disponibile)
- elementi non verbali del parlato (ciò che riguarda l’uso della voce al di là degli elementi strettamente
linguistici (qualità della voce, vocalizzazioni, fenomeni temporali))

Manifestazioni di tipo neurovegetativo (es. lacrime, sudorazione, rossore), possono avere luogo anche al di
fuori del contatto interpersonale → molto importanti quando si verificano all’interno della relazione
comunicativa
Aspetto esteriore comprende: caratteri fisici, abbigliamento, acconciatura, trucco)

Gesti autoreferenziali → servono a rassicurarsi (es. mi tocco il lobo dell’orecchio = pensieroso)

Jean-Claude Martin sostiene che esistano 4 tipi di postura che indicano l’attitudine mentale di una persona:
- di approccio (busto inclinato in avanti, braccia aperte, palmi delle mani verso l’alto, …) → atteggiamento
di apertura e condivisione
- a recedere (testa si gira dalla parte opposta, braccia o gambe incrociate, …) → segnale di rifiuto
- d’estensione (collo in avanti, mento sollevato, mani sulle anche) → atteggiamento dominante
- in contrazione (piegati su se stessi) → attitudine alla sottomissione
Gesti veri e propri:
- “in alto” (es. pollice in su per dire bravo, ok) → attivi e quindi positivi
- “in basso” → passivi e a volte anche sinonimo di rassegnatezza
- gesti autoreferenziali → forma di comunicazione che non facilita la comunicazione
L’essenziale è verificare che l’insieme di postura e gesti sia coerente.

Il 70% di un messaggio passa attraverso la comunicazione non verbale.

Emozioni → paura → fobie (la paura è data da qualcosa di astratto)


1. Di cosa? (es. di sbagliare, del buio, di una persona, dell’altezza, di perdere una persona cara)
2. - Reazioni, comportamenti personali (es. fuga, attacco, blocco, pianto, tremore)
La fuga può essere anche psichica

Reazione più ragionata Reazioni automatiche

- Reazioni collettive: - rituali (sacrifici, rituali, …)


- leggi (regolamentano la vita comune)
- ricerca scientifica (es. ricerca di un vaccino)

3. Ricerca delle cause (eziologia):


- eventi traumatici che lasciano un segno
- esperienze disorganizzanti (soprattutto infantili)
- innatismi (es. paura degli sconosciuti o dei luoghi sconosciuti)
- errori educativi
- modelli negativi (genitore ha paura e trasmette la sua paura al figlio)

Per allontanare dalla nostra mente qualcosa di negativo ci sono tre modi:
- parlo con me stesso (cerco una soluzione)
- con l’aiuto di uno specialista
- parlarne con una persona fidata

Aspetti positivi della paura:


- ci fa sfruttare al meglio le nostre potenzialità, conosciamo meglio noi stessi
- crea cambiamenti fisiologici che ci permettono di sopravvivere (p.15)
- ci fa scegliere il bene piuttosto che il male (p.13)
- può facilitare l’apprendimento (p.17)
- evoluzione del cervello (p.18)
- ci rende attenti ai segnali di pericolo

La paura è un sistema del corpo per prevedere ed evitare il dolore e i segnali dolorosi del pericolo di lesioni
e morte
Sensazione di paralisi → permette di concentrarsi su ogni possibile via di fuga
Gli occhi si spalancano e le pupille si dilatano per cogliere la massima quantità d’informazione.
Davanti a un pericolo mortale perdiamo all’istante il desiderio di sesso, di cibo e di tutto ciò che non sia
affrontare quel pericolo → apparato riproduttivo, digerente e secondari si bloccano → il cervello prepara il
corpo ad affrontare sia una possibile lotta sia una eventuale fuga
= consapevolezza (decide a chi dare più
conscio spazio in funzione della situazione (giudice))

CIRCUITO PRIMITIVO CIRCUITO RAZIONALE


- istintivo - ragione, razionalità
- prima reazione - lento, ponderato
- veloce - più elaborato
- può salvarci da una situazione improvvisa - ci fa prendere la scelta giusta
- sistema di allarme - inizia a svilupparsi con le prime esperienze
- prevale nei bambini piccoli, persone impulsive,
animali, persone che hanno subito traumi
(sensibilizzate), persone fobiche
- corteccia prefrontale
- corteccia celebrale
- rigido, ostinato e semplicistico (fonte delle nostre
fobie difficili da eliminare in modo volontario)
Il circuito primitivo è il primo che si sviluppa.
Il circuito razionale si sviluppa col tempo, anche con le esperienze.
Persone che hanno subito traumi → la terapia deve aiutare a sviluppare il circuito razionale
Persona aracnofobica → quando vede un ragno il circuito razionale smette di funzionare e prevale quello
primitivo
Anche quando circuito primitivo e razionale cessano di funzionare, il conscio funziona
Circuito primitivo e circuito razionale sono fisici, hanno sede nel cervello → il conscio no → non può essere
distrutto (strutture celebrali alla base dei circuiti possono essere distrutte)
Il circuito primitivo della paura agisce al di fuori del diretto controllo del conscio e razionale.
Il circuito della paura ha sede nel sistema limbico.
Il circuito primitivo entra in azione un decimo di secondo dopo la nostra percezione iniziale e prima della
consapevolezza cosciente.
Il circuito razionale comincia a operare quando i dati sensoriali elaborati dalla corteccia giungono alla
consapevolezza cosciente, una frazione di secondo più tardi.
Il conscio:
- media i conflitti tra i circuiti primitivo e razionale
- media i conflitti tra emozione e ragione e decide quale scegliere tra le opzioni del circuito razionale
- può cercare di arrestare la reazione di lotta o fuga del circuito primitivo (cosa non facile)
Il conscio deve far ricorso a tutta la potenza della corteccia celebrale e alle sue interconnessioni con il resto
del cervello per opporsi al circuito primitivo della paura
La consapevolezza è il sistema difensivo supremo: uno stato di totale vigilanza che prevede e analizza di
continuo i pericoli che vengono dall’ambiente
Il panico è l’elemento caratteristico del circuito primitivo della paura.
In momenti di estremo pericolo → circuito primitivo può avere il sopravvento su quello razionale e sul
conscio

Persone che vivono una condizione di stress


costantemente poi si abituano (es. pompieri,
Assuefazione (desensibilizzazione, debriefing) soldati, polizia, …)
(= abitudine a…) Alza la soglia della paura (ha sempre meno paura)
→ scopo del percorso terapeutico
Abbassa la soglia della paura (basta uno stimolo
blando per avere paura)
Sensibilizzazione Scopo delle campagne di sensibilizzazione è
renderci più attenti (es. sensibilizzazione alla guida,
pericoli per i bambini sulla strada, covid)

Se attivo un processo di assuefazione rinforzo il circuito razionale (es. faccio capire che non tutti i ragni
sono velenosi)
Se attivo un processo di sensibilizzazione rinforzo il circuito primitivo (non bisogna esagerare)
Un ipocondriaco non è facile all’assuefazione (ogni sintomo banale può essere l’inizio di una malattia grave)
Se non risuciamo ad assuefarci, problemi psciologici interverranno a complicarci la vita.

Distinzione tra paura, ansia, terrore, panico e fobia


Paura → è provocata da stimoli esterni (es. vedere un serpente)
Ansia → è provocata da processi cognitivi interni (es. pensare a un serpente)
Entrambe, però, producono identiche reazioni fisiche.
Terrore → forma estrema della reazione di paura (mentre la paura raggiunge l’acme si ode il grido
spaventoso del terrore)

STIMOLO (reale?/minaccioso?) REAZIONE (adeguata?)

Paura Reale e minaccioso Sì, attacco o fuga


Terrore Reale e minaccioso Sì, attacco o fuga
→ più forte della paura No, blocco (immobilità)
Ansia (= paura senza oggetto) Non ha uno stimolo reale ma lo No (es. non mangio, mal di pancia,
→ nasce soprattutto quando ci creiamo noi (processo di pensiero) non dormo)
proiettiamo nel futuro (es. prima di
una partita) Sì (es. ascoltare musica, rituali)
→ può essere sempre presente (non
possiamo allontanarci fisicamente)
Panico Reale e minaccioso Non sempre adeguata (prevale il
circuito primitivo → spesso
eccessiva)
Fobia Reale e non oggettivamente No (evitamento)
minaccioso
Attacco di panico sopraggiunge improvvisamente a una persona, senza che ci sia una situazione realmente
pericolosa (non ha uno stimolo reale)
Claustrofobia <> agorafobia
Acrofobia = fobia dell’altezza, del vuoto

Cause delle fobie


- trauma o evento vissuto come tale (es. cane grande di fianco a un bambino piccolo)
- fobie indotte da modelli, da altri
- può essere innata
- disagio psichico
È un meccanismo sano avere una fobia quando non è eccessiva (fobia blanda).
La fobia in alcuni casi impedisce di vivere normalmente la quotidianità, in serenità → bisgona intervenire
Il fobico evita le situazioni che generano la sua fobia → può essere controproducente

Filmato giardino di Albert


Paura → varie intensità
Paura può diventare patologica trasformandosi in malattia → psicofarmaci
Paura patologica = fobia e ansia → paura si trasforma in malattia
Fobie (spazi aperti, spazi bui, aghi, altezza)
- disturbo da ansia → costante ansia, si teme per la propria incolumità → si cerca di evitare la situazione
della paura
- disturbi da traumi emotivi → lobo frontale iperattivato (forti emozioni non gestite)
- disturbi post-traumatici → chi li ha subiti ha generato una variante più reattiva. Durante gli eventi
traumatici il gruppo metidico presente nel DNA si stacca
Terapie per affrontare le fobie: - terapia cognitivo comportamentale (la più usata, terapia breve)
→ contatto diretto con stimolo
- realtà virtuale (meno intensa)
→ prima di passare a una esposizione reale allo stimolo
- EMDR (il soggetto deve muovere gli occhi dove si accende la luce)
→ dopo, la parte cognitiva del cervello prevale su quella emotiva → si
sviluppa il circuito razionale che diventa più forte rispetto a quello
primitivo
- uso di psicofarmaci (possono portare a una dipendenza, dopo un po’
occorre aumentare il disagio, se tolgo il farmaco ritorna il problema;
benefici a breve termine)
Quando la situazione è grave si abbina lo psicofarmaco alla psicoterapia → quando il paziente comincia a
stare bene si toglie a poco a poco il farmaco

Terapia cognitivo comportamentale (Es. fobia del buio)


→ si procede in modo progressivo (Progressione) → 1. stanza poco illuminata che si conosce, con
qualcuno/2. penombra in una stanza conosciuta con qualcuno/3. Buio totale in una stanza conosciuta con
qualcuno/4. …/5. …/6. soluzione
Lo stimolo può essere la conoscenza del fatto che si sta migliorando → soddisfazione, orgoglio e aumenta
l’autostima (ogni step superato il terapeuta si congratula con il paziente o lo premia (Rinforzo))
Catena comportamentale (Stimolo → Risposta → Rinforzo)
L’approccio può essere anche non di progressione → terapia d’urto (prima si spiega al soggetto a cosa va in
contro, vengono date delle rassicurazioni, modelli (imitazione); il soggetto deve essere consenziente,
solitamente si fa con gli adulti)

La parte cognitiva lavora sulla mente.


La parte comportamentale lavora sul corpo, sul comportamento.
Abbinamento delle due parti permette di avere risultati migliori.
Crescita della popolazione ha favorito la crescita delle fobie
Epigenetica e optogenetica

Teoria → Terapia cognitivo-comportamentale


Teoria comportamentale (Paulov, Skinner, Watson; 20° secolo, ca.1950)
Idea che la nostra mente è troppo complessa da analizzare (opposto di quello che diceva Freud)
La mente è insondabile → black box → bisogna lavorare quindi sul comportamento (più visibile, più
concreto)
Possiamo intervenire quando i comportamenti della persona sono inadeguati (es. non vado in piazza per
evitare le persone): disagio psichico → comportamenti inadeguati (sintomi)
Se c’è un disagio psichico per migliorare la persona bisogna modificare i comportamenti non adeguati in
quella situazione (obbiettivo della terapia)
Automaticamente si modifica anche la mente

Bisogna mettere a stretto


contatto il paziente con lo stimolo

Critiche a quest’approccio comportamentale: è un approccio terapeutico un po’ freddo (si usa anche con gli
animali) → manca la parte umana, cognitiva

Teoria cognitiva (Bruner, Gardner, Piaget)


Idea che la nostra mente è come un elaboratore di informazioni: secondo loro si può entrare nella black box
(bisogna lavorare sulla mente)
Disagio psichico → pensieri inadeguati, disfunzionali, distorti (sintomi)
Se c’è un disagio psichico, per migliorare la persona bisogna modificare il modo di pensare, di interpretare
gli stimoli → indurre un pensiero più realistico (obbiettivo della terapia)

Bisogna dialogare, la parola è molto


importante, dare spiegazioni, rassicurazioni

Critiche a questo approccio comportamentale: rischio che sia un approccio troppo teorico
Teoria comportamentale <> teoria cognitiva → il risultato però è uguale

Dal comportamento Dalla mente al


alla mente comportamento

Le due teorie si uniscono in modo da essere più complete e si uniscono le due terapie (terapia cognitiva-
comportamentale)
→ queste due terapie si possono utilizzare anche separate
→ terapie che non si usano solo per fobie, ma anche in seguito ad eventi traumatici

Cosa succede quando una persona subisce un trauma?


Modificazione delle cellule neuronali, viene modificato il gene che regola lo stress (reagisce più
intensamente → produrre più ormoni, più adrenalina), battito cardiaco alterato
Ruolo della valutazione cognitiva → fra lo stimolo ambientale e il comportamento che ne deriva,
intervengono i processi cognitivi: negli esseri umani le risposte emotive sono meno automatiche, in quanto
non è lo stimolo ambientale in sé, ma la valutazione cognitiva (interpretazione).

Le fobie
Fobie situazionali → dipendono dal luogo:
- agorafobia = paura degli spazi aperti (piazze, strade) → più donne che uomini (inizio traumatico)
- claustrofobia = paura degli spazi chiusi (ascensore, aereo)

Fobie sociali → portano a evitare i contatti sociali: → più uomini che donne (inizio graduale)
- timore nel chiedere un francobollo alla posta
- partecipare a una festa (eritrofobia, paura di arrossire)

Fobie specifiche → sono rivolte verso categorie singole:


- animali: aracnofobia (ragni), ippofobia (cavalli)
- oggetti: belonofobia (aghi)
- parti del corpo: tricofobia (peli e capelli)

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