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14 MAGHREB E MEDITERRANEO
MEDITERRANEO: SGUARDI INCROCIATI
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C on Franco Cassano (docente di sociologia della conoscenza
all’università di Bari) appena scomparso, si potrebbe dire
che si è spenta una grande voce del Mediterraneo, ma la rilettu-
ra dei suoi scritti, in particolare Il pensiero meridiano ci ha con-
vinti che il suo pensiero, come la risacca del mare al quale ap-
parteneva, rimarrà a lungo una delle voci indelebili che ci aiuta-
no a pensare il Mediterraneo senza retorica, senza interruzione
temporale, senza piegarsi a l’air du temps che non ha mai smes-
so di leggere il sud con le lenti di altri.
Il Mediterraneo è oggi un’immagine inflazionata, un concetto
sfruttato dalla storia a suo uso e consumo con clichés ormai così
logori che non destano più né interesse né emozioni. Contro
questa percezione negativa e superficiale si alza la voce di Cas-
sano, ricordandoci che il Mediterraneo è terra di incroci, da
sempre, e lo deve rimanere. È una voce poliedrica la sua, voce
della riflessione, della cultura e della poesia che rivendica l’esi- sta appartenenza e si sofferma in particolare sul rapporto terra-
stenza di un pensiero meridiano, ma anche voce dell’analisi so- mare. Non si ferma alla particolare attrazione dell’orizzonte
ciologica e della prospettiva politica per affermare che il Medi- molto sfruttata, ma alla sua interazione con la costa: “È da que-
terraneo rappresenta una risorsa alternativa nel contesto uni- sta linea di fuga che nasce quell’inquietudine che si conosce
formizzante della globalizzazione. quando si arriva da soli in una terra di mare: ogni pontile è la
Ripercorrendo sinteticamente le varie articolazioni del suo pen- tentazione di salpare, di andar via, di inseguire, senza poterla
siero, vogliamo rendergli l’omaggio che merita nel novero dei afferrare, la linea utopica dell’orizzonte […] Non siamo più gli
grandi intellettuali mediterranei. ostaggi di un paesaggio, di un campanile che ci orienta, ci soffo-
L2 3456 768 9:84;494 ca e ci trattiene come una catena; il mare opera un sfondamen-
Ci porterebbe troppo lontano seguire Cassano nel suo percorso to che apre la mente all’idea di partenza […], rende ogni uomo
che va dai Greci a Camus e Pasolini, attraverso Heidegger e He- straniero e ogni straniero un uomo, rende compagna la scissio-
gel, per far emergere che “esiste un’omologia strutturale tra la ne, ci fa abitare da più di un’anima” (PM p.16).
configurazione geografica della Grecia e la sua cultura”, e che Non si tratta qui soltanto di uno stato d’animo romantico, si
esiste nelle culture mediterranee un pensiero nato dal mare. Ma tratta di una predisposizione ad andare oltre, condivisa dai po-
occorre ricordare che quando Camus, Figlio del Mediterraneo (Y. poli che si affacciano sul mare. Ci ha colpiti il riferimento a He-
Fracassetti, 2012), esprimeva questa sua intuizione, veniva deri- gel, caposaldo della filosofia razionale, che Cassano cita quando
so dallo spirito razionalistico dell’epoca, da J. P. Sartre in parti- osserva come sia insito in Europa, contrariamente alle regioni
colare, che con una sarcastica sentenza rimasta celebre, scam- continentali, la proiezione dello sguardo oltre se stessi: “In Eu-
biava questa intelligenza del cuore camusiana con una vulnera- ropa, invece, quel che conta è proprio il rapporto con il mare:
bilità sentimentale: “Lei - scrive Sartre a Camus - è ormai in pre- questa è una differenza costante. Lo stato europeo può essere
da ad una triste dismisura che maschera le sue difficoltà interiori veramente stato europeo solo quando è sul mare. Nel mare è
e che lei chiama, se non erro, misura mediterranea” (J.-P. Sar- implicita quella semplicissima tendenza verso l’esterno, che
tre, 2015, p.116). Prima di lui, per rimanere nel XX sec., Paul Valé- manca alla vita asiatica. Il procedere della vita oltre se medesi-
ry, nelle sue Ispirazioni mediterranee, appassionato dai meccani- ma. Così la vita statale europea ha acquisito il principio della
smi dell’attività intellettuale, aveva spiegato come l’esperienza libertà della persona singola” (cit. in Paeninsula, p.69)
mediterranea, cioè il Mare, il Cielo, il Sole, fossero alla base della È impressionante davvero che un filosofo razionale abbia colto
“formazione delle idee”. (2011, p.66): l’importanza della dimensione mediterranea dell’Europa mentre
Questa idea che l’esperienza sensoriale non solo preceda ma oggi, il suo coinvolgimento nel vortice dell’economia mondiale,
stimoli quella intellettuale e favorisca la nascita del pensiero la allontana drammaticamente dalle sue origini fisiche e culturali
astratto, conferma il ruolo fondamentale del Mediterraneo, in con gli scompensi che sappiamo dal punto di vista geopolitico e
virtù delle sue caratteristiche fisiche, nel prodigioso sviluppo umano.
tecnico e culturale europeo. Ma c’è di più, Cassano punta ora lo sguardo verso la costa, ver-
Viene rovesciato l’ordine della fenomenologia della percezione so il punto preciso in cui terra e mare si incontrano e ne trae
che generalmente dà precedenza all’intelletto. Dai Greci a Cas- un’ulteriore approfondimento di senso: “Pensiero meridiano è
sano, per chi sente il legame con il mare e il cosmo, è il corpo quel pensiero che si inizia a sentire dentro laddove inizia il mare,
che afferra il significato profondo della vita e del mondo. Si capi- quando la riva interrompe gli integrismi della terra (in primis
sce che all’epoca del razionalismo, e tutt’ora all’epoca della quello dell’economia e dello sviluppo), quando si scopre che il
tecnica imperante, il concetto di un pensiero meridiano all’origi- confine non è un luogo dove il mondo finisce, ma quello dove i
ne della conoscenza, era rivoluzionario ed è a tutt’oggi difficil- diversi si toccano e la partita del rapporto con l’altro diventa
mente accettato. difficile e vera. Il pensiero meridiano infatti è nato proprio nel
Cassano porta la riflessione a livelli altissimi, approfondisce que- Mediterraneo, sulle coste della Grecia, con l’apertura della cul-
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tura greca ai discorsi in contrasto, ai dissoì logoi” (PM p.6) tornare a risorse gettate via con disprezzo per dare spazio allo
Di lì, per Cassano, un’altra vocazione del Mediterraneo: l’incro- sviluppo. Ora dobbiamo imparare a cercarle, dove? “nei nostri
cio, il dialogo. Terra e mare s’incontrano come due diversi e sud interiori, in una follia, in un silenzio, in una sosta, in una pre-
come la risacca che li unisce cercano di coabitare, di intendersi, ghiera di ringraziamento, nell’inettitudine dei vecchi e dei bam-
di adattarsi alla presenza dell’altro, di piegare le differenze, di bini, in una fraternità che sa schivare complicità e omertà, in
misurare l’asimmetria tra mondo tecnologico e mondo non un’economia che non abbia ripudiato i legami sociali”. (PM p.8)
ancora sviluppato. L’abitudine ad avere di fronte il diverso, a Il lettore scuserà la lunghezza della citazione, ma in questo elo-
convivere con la pluralità, è un allenamento secolare: “Dall’altra gio della lentezza, le immagini di Cassano illuminano più di tanti
parte del mare non c’è solo quello che non è ancora sviluppo commenti.
ma vie che vanno verso i deserti e gli altipiani, altre preghiere, S01:040;:. 3244. <032=>:6?.
altre chiese, altre lingue che rifiutano la traduzione. Di qui una Questa visione poetica del sentire meridiano non deve però
sfida antica e grande per l’uomo mediterraneo, quella di costrui- offuscare lo sguardo critico e realistico con cui il sociologo ana-
re collegamenti e contatti, di costruire ponti, di rendere pontos lizza la situazione del sud. Cassano mette le mani avanti: pensie-
quel mare alto e difficile” (PM p.49). ro meridiano, scrive, non significa apologia del sud, non significa
Una qualità che fa del Mediterraneo, questo mare in mezzo alle guardarlo con indulgenza e cullarsi nella sua bellezza e nella
terre, un piccolo laboratorio di scontro/incontro che da sempre voce del mare; significa chiedersi perché, quando si parla del
ha affascinato scrittori e artisti, pensatori e poeti, storici come sud, esso viene sempre descritto per difetto: non ciò che è, ma
Braudel che ha dedicato la sua vita a studiarne l’unità nella di- quello che gli manca per essere moderno, per essere conforme
versità, analisti e strateghi che hanno studiato le cause all’origi- ai canoni dello sviluppo secondo i parametri dell’economia del
ne del divario tra le due rive, tra nord e sud della stessa Italia, un nord sviluppato e efficiente. In altre parole, il sud è pensato da
divario che si chiama modernità e sviluppo e le cui prospettive altri, non è soggetto ma oggetto. La funzione del pensiero meri-
di integrazione e complementarità fanno scorrere molto inchio- diano è quindi: “restituire al sud l’antica dignità di soggetto del
stro e hanno coinvolto Cassano, come vedremo, con la passione pensiero, interrompere la lunga sequenza in cui esso è stato
civile del sociologo e la sensibilità del poeta. pensato da altri” (PM p.3)
L. /012 324 5026. Nell’analizzare il processo di mancato sviluppo del sud, il socio-
Ma prima di dare spazio all’analisi sociologica, all’interpretazio- logo non dimostra indulgenza con nessuno, né con l’arroganza
ne storica, è bene ascoltare la voce del poeta, è bene immerger- delle forze economiche del nord che hanno imposto i loro crite-
si nella dimensione olistica del pensiero meridiano di Cassano ri di profitto, né con gli stessi meridionali che hanno collaborato
che respinge ogni giudizio scientifico, ogni valutazione econo- a questa “vendita all’incanto” permettendo l’inserimento subal-
mica che trascuri di prendere in considerazione la dignità terno del sud nello sviluppo e provocando lo squilibrio tutt’ora
dell’uomo, la sua felicità le quali dovrebbero essere il fine ultimo devastante sia tra meridione e settentrione d’Italia, sia tra nord
di ogni trasformazione e ogni mutazione dei processi storici e e sud del Mediterraneo: “Da un lato il sud come fuori rispetto
sociali. allo sviluppo [… ] e quindi il Mediterraneo del club Méditerra-
Il primo parametro utile a misurare la salvaguardia di questo née, i paradisi esotici in offerta speciale alle truppe del turismo
accordo tra l’uomo e il mondo, è il tempo. Per questo bisogna di massa, un sud come fondale del mese d’aria delle ricche plebi
“andare lenti”, non lasciarsi sommergere dai ritmi della tecnica della civiltà industriale. Dall’altro lato la vendita trasformistica
che soffoca il nostro rapporto privilegiato e spontaneo con il delle classi dirigenti, la loro corruzione sistematica, una furbizia
mondo. Nell’esprimere questa resistenza ai ritmi della moderni- estorsiva più raffinata nei gradi più alti e più violenta e evidente
tà Cassano fa vibrare le corde di una sensibilità profonda, aman- nelle classi più povere” (PM p.4)
te del vero e dell’autentico. Diamo ampio spazio alla sua voce: Il riferimento a ciò che è diventato il deserto, illustra molto bene
“Bisogna imparare a stare da sé e aspettare in silenzio, ogni questo processo arrogante dell’industrializzazione cieca: “il
tanto esser felici di avere in tasca soltanto le mani. […] Andare deserto non era destinato all’idiozia motorizzata della Parigi-
lenti è fermarsi sul lungomare, […] conoscere le mille differen- Dakar. Esso è stato luogo di fondazione di una parte della no-
ze della propria forma di vita, […] rispettare il tempo, abitarlo stra spiritualità, di transiti divini, di marce e di digiuni […] era
con poche cose di grande valore, con noia e nostalgia, […] sa- molto più ricco quando era attraversato da queste carovane
persi riempire la giornata con un tramonto, pane e olio. Andare […] che non oggi [pensato come] un non-ancora dello sviluppo,
lenti vuol dire aver un grande armadio per tutti i sogni, con qualcosa da riempire, turistizzare e normalizzare” (PM p.5)
grandi racconti per piccoli viaggiatori, il desiderio attraverso gli Cassano parla di arroganza e giunge a individuare nello sviluppo
sguardi, poche parole capaci di vivere nel deserto, la scomparsa occidentale un autentico “fondamentalismo” quando l’accele-
della folla variopinta delle merci e il tornar grande delle cose razione che esso impone supera i limiti del rispetto per l’uomo e
necessarie. la natura, quando viene a mancare la misura, quando la dismisu-
Andare lenti è il filosofare di tutti, vivere ad un’altra velocità, ra della tecnica si vuole universale e, soprattutto, impera come
[…] significa poter scendere senza farsi male, non annegarsi unica via al progresso, come unico modo di pensare e di gestire
nelle emozioni industriali, ma essere fedeli a tutti i sensi, assag- il mondo creando una “nuova gerarchia”: i paesi moderni al
giare con il corpo la terra che attraversiamo. Andare lenti vuol passo con i tempi, che hanno adottato il modello del mercato
dire ringraziare il mondo, farsene riempire. […] occidentale, “unico regolatore”, e i paesi arretrati e/o resistenti
Questo pensiero lento è l’unico pensiero, l’altro è il pensiero alla nuova scala di valori, quindi in ritardo.
che serve a fare funzionare la macchina, che ne aumenta la ve- Insomma, conclude Cassano, “il fondamentalismo ha un rappor-
locità, che si illude di poterlo fare all’infinito. Il pensiero lento to forte con l’universalismo, con la pretesa di far diventare la
offrirà ripari ai profughi del pensiero veloce, quando la macchi- lingua della propria tribù il linguaggio universale, di ridurre, at-
na inizierà a tremare sempre di più e nessun sapere riuscirà a traverso la con-versione dell’altro, i tanti versi del mondo a uno
soffocare il tremito”. (PM p.14) solo” (Alternativa mediterranea, p.82). […] una specie di prolun-
Non si tratta di tornare a identità perdute e irrigidite, si tratta di gamento della “missione civilizzatrice” che aveva guidato la
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colonizzazione e che è stata sostituita, “con una piccola mutila- quale le vecchie identità culturali, centrifugate dal gran mecca-
zione semantica, dalla mission, quella del progresso, del profitto nismo dello scambio planetario, progressivamente si frantuma-
e dello sviluppo”(AM p.86). no” (AM p.92).
Allora, il ruolo del pensiero meridiano oggi è quello di fungere L’ibridazione stempera le identità ma non le può cancellare,
da “freno a mano per bloccare il feticismo dello sviluppo” (PM soprattutto quando le disuguaglianze, i rapporti di forza tra le
p.7), “è la riscoperta di questo sud rimosso e il suo collegamen- varie forze sociali in presenza, sono squilibrati. E purtroppo,
to a una forma di vita non ostaggio della tecnica, capace di una l’inasprirsi delle disuguaglianze, la fortissima asimmetria tra
misura”. (Paeninsula, p.89) paesi sviluppati entrati nei processi di sviluppo occidentali e
I. M01230445607 89: 56;745 0<<040 96’5.3046532>5? paesi rimasti ai margini con milioni di giovani che sentono di
Con la globalizzazione è ovvio che il processo di integrazione non aver futuro, questa disparità è la prima generatrice dell’o-
dell’economia mondiale ha avuto un’accelerazione importante dio: “fino a quando l’asimmetria durerà, sarà molto difficile che
e, come un rullo compressore, ha proseguito la sua corsa per all’interno di quella cultura possano affermarsi le interpretazio-
uniformare il modello di sviluppo delle società industriali del ni più aperte e tolleranti. Il meticciato si assieperà sui bordi, ma
nord-est. Che ne è del Mediterraneo in questo mondo diventato il cuore della cultura cercherà ancora riparo nell’integrità e
un “villaggio globale” (M. Mac Luhan) con la rivoluzione tecno- nella purezza” (AM p. 93). Il risentimento che alimenta l’odio
logica delle comunicazioni e dell’economia globale del neoliberi- tra i fondamentalismi non è l’essenza di tale o tale civiltà ma la
smo? Che ne sarà del Mediterraneo nel vortice della mondializ- frustrazione che deriva dalla disparità delle forze.
zazione delle informazioni che fa emergere la molteplicità delle La grande lezione dell’opera di Franco Cassano incomincia
differenze e delle divisioni culturali? Porterà allo scontro delle dall’umiltà. Un’umiltà a priori nell’affrontare l’altro. Il primo
civiltà previsto da Huntington, (The Clash of Civilizations 1996)? fondamentalismo è quello che ci spinge a guardare le culture
Cassano, con un ottimismo sorprendente, propone nel suo sag- diverse dalla nostra non come altri punti di vista ma come
gio Paeninsula, di leggere questa fase come “un’occasione stori- “gradi imperfetti o preliminari di essa” e a prendere coscienza
ca” per il Mezzogiorno. In primo luogo a livello geopolitico per- che “il nostro noi è solo uno dei tanti esistenti”, che le soluzioni
ché la scomparsa dei due blocchi che aveva preceduto e reso proposte dal modello occidentale vincente non sono “la tera-
possibile la globalizzazione, permette ora all’Italia di valorizzare pia giusta per ogni male”.
la sua posizione di terra-ponte e la sua vocazione mediterranea, Lungi dal creare una nuova gabbia identitaria, il pensiero meri-
“di riscoprire l’identità (e l’unità) italiana in questa singolare diano di Cassano vuole cogliere nella cultura del sud, di tutti i
connessione tra Mediterraneo e Europa, di essere capaci di rie- sud del mondo, nella loro presunta arcaicità “la persistenza di
laborare in modo creativo questo ruolo” (P. p.65) principi di organizzazione sociale alternativi, la resistenza di
Dal punto di vista culturale, l’Italia, il Mezzogiorno in particola- legami sociali forti, di identità che la modernità, dominata
re, hanno i numeri per pretendere ad un ruolo alternativo. Una dall’economia e dall’individualismo utilitaristico, viene stritolan-
secolare tradizione di incontri, di accoglienza, di promiscuità do” (AM. p.93)
delle culture mediterranee che si sono incrociate tra le due rive, Per questo, il pensiero meridiano di Cassano risponde anche
una concentrazione di esperienze coloniali dall’Ottocento in all’appello del filosofo francese Edgar Morin, convinto che una
poi, seguite dalla mobilità e dalla contaminazione provocate riforma del pensiero sia necessaria e che occorra fare emergere
dalla globalizzazione (oltre 20 milioni di migranti nel mondo), una “unione transnazionale degli intellettuali mediterranei”,
fanno dell’area mediterranea il luogo dell’ibridazione per eccel- per dare all’idea di identità mediterranea la giusta dimensione,
lenza. non quella di “un universalismo dogmatico e a priori ma invece
Gli studi post-coloniali e la filosofia post-moderna infatti, ricorda
un universalismo sincretico a posteriori, un universalismo sem-
Cassano citando Chambers, vedono nel Mediterraneo uno
pre imperfetto, senza gerarchia, che vive di traduzioni” (AM
“spazio critico” nel quale ci si può confrontare con
p.103).
“interrogazioni e insospettate mappe di significati”, non più
Cassano, insieme a grandi pensatori come Morin, con la voce di
“una frontiera o una
Pasolini o Camus sullo sfondo, ci ha messi di fronte all’urgenza
barriera […] ma piut-
di una nuova creatività interculturale, aperta a un’altra intelli-
tosto un luogo di in-
genza dei rapporti con l’Altro per raggiungere “non una verità
contri e di correnti, di
definita dai più forti, non la chiusura relativista delle culture su
transiti continui” (AM.
se stesse ma la costruzione complessa di un universalismo a più
p.92).
voci” (E. Morin, Penser la Méditerranée et méditerranéiser la
Tuttavia, alla luce del-
pensée).
le dinamiche di riven-
E siccome Cassano credeva fermamente nella “rivoluzione dei
dicazioni identitarie
sindaci”, cioè nella ricostruzione delle identità locali attraverso
che continuano, sotto
il risveglio dei singoli fedeli all’impegno civile, chiudiamo con le
forma di ribellione e/o
parole del sindaco di Riace che, accusato e allontanato dal po-
di terrorismo, ad in-
tere per aver messo troppo zelo ad accogliere i migranti nel
sanguinare il mondo,
suo piccolo villaggio meridionale, ha risposto semplicemente:
non ci si può illudere
che “l’ibridazione sia “per me l’unico confine che conosco è quello tra umanità e
una cura universale disumanità”.
contro l’integralismo, Non sappiamo se Cassano ha potuto sentirlo, ma ne sarebbe
e che il grande frulla- stato felice.
tore della globalizza-
zione possa essere la Yvonne Fracassetti e Michele Brondino
spinta attraverso la

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