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Il Podio e Lo Schermo La Musica Per Film
Il Podio e Lo Schermo La Musica Per Film
Maurizio Corbella
Questo articolo sviluppa alcune chiose alla TAVOLA SINOTTICA raccolta in coda
a questo volume, concepita in risposta allo stimolo, trasmessomi dal curatore, a
interessarmi al peso e alla presenza della musica per film nella storia della pro-
grammazione delle orchestre sinfoniche dell’EIAR/RAI. La proposta di Andrea
Malvano nascondeva un’insidia, col tempo però trasformatasi nel principale mo-
tore di questa ricerca. Si trattava cioè di avventurarsi in un territorio dallo statuto
precario, quello di un non-genere – o, per parafrasare Roberto Calabretto, di un
genere dalla difficile identità2 – come la musica per film, per osservarlo al di fuori
del proprio contesto naturale, lo schermo, e per giunta forse proprio in quel luogo
che molti hanno reputato, con argomentazioni ragionevoli, il meno adatto alla sua
fruizione: la sala da concerto. È infatti evidente che, nel tragitto dallo ‘schermo’
al ‘podio’, la natura della fruizione musicale si modifica radicalmente, e ciò ha
tanto più valore se si considera che la sala da concerto, a partire dai primi decenni
del Novecento, è il luogo in cui si definiscono i canoni e i riti dell’ascolto strut-
turale ‘modernista’,3 laddove la sala cinematografica è d’altra parte il luogo in
1
Grigorij Michajlovič Kozincev a proposito della musica di Šostakovič per il suo film
Hamlet (op. 116); passaggio riportato da Paolo Rabotti nel programma di sala del concerto del
12 aprile 1990, Orchestra Sinfonica di Torino della RAI diretta da Hubert Soudant, Archivio
dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI.
2
ROBERTO CALABRETTO, La difficile identità della musica per film, in S. CANAZZA – M. CA-
SADEI TURRONI MONTI (a cura di), Ri-mediazione dei documenti sonori, Udine, Forum 2006,
pp. 126-258.
3
È questo un argomento oggetto di riflessioni nella contemporanea indagine musicologica,
soprattutto in area anglosassone. Il mio riferimento è in questo caso una relazione di Nicho-
las Cook, presentata nel 2013 presso la Fondazione «Giorgio Cini», nell’ambito della confe-
renza ‘Musical Listening in the Age of Technological Reproducibility’, recentemente
pubblicata: NICHOLAS COOK, Seeing Sounds, Hearing Images: Listening Outside the Moder-
nist Box, in G. BORIO (ed.), Musical Listening in the Age of Technological Reproducibility, Far-
nham, New York – London, Routledge 2016, pp. 185-202.
120 Maurizio Corbella
nel momento in cui questa composizione [si riferisce in particolare a Rhapsody in Blue]
(legittimamente ascoltabile come distensivo e onesto stimolo di rilassamento e fanta-
sticheria) viene eseguita nella grande sala da concerto, da un direttore in marsina, per
un pubblico inteso a celebrare i riti tradizionali del sinfonismo, si fa inevitabilmente
Kitsch, perché stimola reazioni non commisurate alle sue intenzioni e possibilità. Viene
decodificata alla luce di un codice che non è quello di origine.7
Miceli applicava quindi per analogia questo argomento alla musica per film di
Morricone, che troverebbe perfetta necessità strutturale entro la sede per cui è
stata concepita (il cinema), ma al contrario si presterebbe a travisamenti di co-
dice allorché approda alla sala da concerto.8 Allo stesso tempo Miceli – che, come
vedremo in chiusura di questo scritto, aveva seguito il debutto concertistico di
Morricone fin dalle sue primissime fasi – evitava cautamente di prendere una po-
sizione unilateralmente critica verso tale fenomeno, poiché in qualche modo av-
vertiva (scrivendo nel 1994) che il processo di ridefinizione avviato dal
4
SERGIO MICELI, Morricone, la musica, il cinema, Parma – Milano, Mucchi – Ricordi
1994 (Le sfere, 23), pp. 303-305.
5
UMBERTO ECO, La struttura del cattivo gusto, in ID., Apocalittici e integrati, Milano,
Bompiani 1964, pp. 65-129, in particolare 126-128: 126.
6
Ivi, p. 127.
7
Ibid.
8
Un’ulteriore complicazione dei piani si manifesta quando, proprio sull’onda dell’esplo-
sione di popolarità del Morricone ‘concertista’, si assiste alla migrazione del ‘rito’ della sala
da concerto verso spazi ancora diversi, come i palasport o la grande arena, tradizionalmente
adibiti a diverse tipologie di musica dal vivo.
Il podio e lo schermo 121
compositore romano sulla propria musica e forse sulla musica per film tout court
era in pieno svolgimento e portava Morricone stesso a esprimersi in modi ambi-
valenti riguardo alla propria attività, a seconda delle sedi e delle occasioni in cui
veniva interpellato.
A vent’anni di distanza dallo scritto di Miceli e a cinquanta da quello di Eco –
in un momento storico in cui ascoltare la Rhapsody in Blue in una sede sinfonica
è diventata cosa normale e guardare Morricone in diretta televisiva dirigere l’Or-
chestra Sinfonica Nazionale della Rai ha più il sapore di una consacrazione che
non di una provocazione9 – occuparsi di musica per film nelle programmazioni
sinfoniche può significare assumere una prospettiva storiografica nei confronti di
quelle «interferenze di codice» che nel corso del XX secolo si sono moltiplicate
facendo emergere nuovi campi semantici (non necessariamente d’interesse este-
tico ma neanche prive a priori) dell’espressione musicale, permettendo a que-
st’ultima di rigenerarsi come materia viva e agire in profondità sulla formazione
del gusto.10
9
Mi riferisco alla diretta di RAI 5 del concerto del 23 marzo 2012 trasmessa dall’Audito-
rium «Arturo Toscanini» di Torino con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI diretta da
Morricone (cfr. SINOSSI).
10
Per una discussione dell’interferenza di codice in musica, cfr. PHILIP TAGG, Music’s Mea-
nings: A Modern Musicology for Non-Musos, New York – Huddersfield, The Mass Media
Music Scholars’ Press 2012, pp. 182-188.
11
Come ampiamente noto, Resurrectio fu realizzato nel 1930 ma distribuito nel 1931, suc-
cessivamente a La canzone dell’amore (Gennaro Righelli, 1930), che è in effetti il primo film
sonoro italiano uscito nelle sale.
122 Maurizio Corbella
12
Allievo di Gian Francesco Malipiero, Labroca (1896-1973) fu direttore della Sezione
Musicale della Direzione Generale dello Spettacolo dal 1930. Compose egli stesso musica
per film e documentari, ed ebbe un ruolo di spicco nella Cines diretta da Emilio Cecchi (cfr.
PAOLO CATTELAN, Il pavone e il principe degli scocciatori alla fiera degli indolenti. Da Pi-
randello a Ruttmann: le avventure di Malipiero musico-cineasta, in G. MORELLI (a cura di),
Retroscena di Acciaio. Indagine su un’esperienza cinematografica di G. Francesco Mali-
piero, Firenze, Olschki 1993 (Studi di Musica Veneta, 19), pp. 127-244: passim). Dal 1948 al
1958 fu condirettore insieme a Giulio Razzi della Direzione Centrale Programmi della Rai (cfr.
JOHANNES STREICHER, Labroca, Mario, in Dizionario biografico degli italiani, LXIII, 2004
<http://www.treccani.it/enciclopedia/mario-labroca_(Dizionario_Biografico)/> [febbraio
2015]; cfr. anche MARIO LABROCA, L’usignolo di Boboli (Cinquant’anni di vita musicale),
Il podio e lo schermo 123
La musica eseguita nel film del genere non giustifica né i successi frenetici che la mac-
china da presa registra fedelmente, né, come nel caso di Resurrectio, le pose ieratiche
degli spettatori; perché non eseguire in questo secondo caso invece del convenzionale
poema di Escobar un frammento di una grande opera sinfonica? Di una applicazione
del genere si avvantaggerebbe in maniera enorme anche la cultura musicale del pub-
blico.13
Venezia, Neri Pozzi Editore 1959). Riferendosi in particolare a tale attività presso la radiote-
levisione, Ermanno Comuzio ebbe a sottolineare la «preziosa […] opera di attivi e fervorosi
“traits-d’union” fra il mondo della musica e quello del cinema, come un Mario Labroca o un
Fernando Previtali» (ERMANNO COMUZIO, L’evoluzione della musica cinematografica italiana
attraverso la trasmissione TV “Colonna sonora”, in G. PELLEGRINI – M. VERDONE [a cura
di], Colonna sonora, Roma, Edizioni di Bianco e Nero 1967, pp. 79-87: 83).
13
LABROCA, s.t., «Il lavoro fascista», 3 giugno 1931, p. 3; ripubblicato nel booklet del-
l’edizione DVD del film (Ripley’s Film), p. 17.
14
ADRIANO MAZZOLETTI, Il jazz in Italia: dalle origini alle grandi orchestre cit., p. 69.
15
Ivi, pp. 68-70 e passim.
124 Maurizio Corbella
sica mondiale, la Royal Albert Hall, con una delle prime orchestre al mondo, la
London Symphony Orchestra. È lecito supporre che il giudizio di Labroca sa-
rebbe potuto essere differente se Blasetti pure avesse ambientato la sua scena in
un contesto riconoscibile e con un organico di prestigio – quali ad esempio l’Au-
gusteo di Roma con la sua orchestra residente (prossima a diventare Orchestra
dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia) – invece che in un fittizio «Conser-
vatorio Massimo» con un’orchestra ‘anonima’ (le musiche del film sono inter-
pretate dell’Orchestra della Cines diretta da Pietro Sassoli)16 (FIG. 2).
Nel cinema italiano delle origini v’è dunque anche un problema di tipologia
d’organico che demarca gli ostacoli di natura socioculturale, prima ancora che
estetica, tra musica sinfonica e cinematografo. Vengono in mente le parole con cui
Ildebrando Pizzetti, componendo la Sinfonia del fuoco per Cabiria (Giovanni Pa-
strone, 1914), esplicitava a D’Annunzio la sua volontà di marcare, tramite la scrit-
tura orchestrale, lo scarto tra le orchestrine da cinematografo e l’«orchestra di
prim’ordine e un coro non meno buono [trattato] senza riguardi, a quattro cinque
e anche a più parti»,17 chiamati a eseguire la propria composizione. E tuttavia,
16
Informazioni tratte dal soggetto del film, incluso nei materiali extra del DVD.
17
ILDEBRANDO PIZZETTI, Lettera a Giovanni D’Annunzio, 16 febbraio 1914, cit. in MI-
CELI, Musica per film, cit., pp. 141-142n.
Il podio e lo schermo 125
18
Nel carteggio tra Camillo De Nardis e la Pittaluga, le tipologie di organico sono così di-
stinte: «per il genere di musica leggera / ottavino / flauto / oboe / clarinetto / quintetto d’ar-
chi (due parti primo violino) / un corno / tromba / trombone / batterie / pianoforte / fagotto /
per il genere di musica sinfonica / ottavino / flauto / oboe / due clarinetti / fagotto / due corni
/ due trombe / tre tromboni / arpa / celeste / timpani / batteria / pianoforte / quintetto d’archi
(due parti primo violino)»; l’intero carteggio è commentato e trascritto in ANTONIO CAROC-
CIA, ‘Camillo De Nardis e il cinema’: Documenti inediti, in M. SALA (ed.), From Stage to
Screen: Musical Films in Europe and United States (1927-1961), Turnhout, Brepols 2012
(Speculum Musicæ, 19), pp. 37-60: 46.
19
Per una dettagliata trattazione delle accezioni del termine «leggera» nella programma-
zione radiofonica italiana, cfr. FRANCO FABBRI, Il Trentennio: «Musica leggera» alla radio
126 Maurizio Corbella
della stessa radio, che muove negli anni Venti i suoi primi passi».20 Con l’avvento
del film sonoro e la conseguente crisi delle orchestrine da cinematografo, non si
esaurisce però il processo di riadattamento di musica per film messo in atto dalle
orchestre radiofoniche e discografiche, in arrangiamenti di tipologia e organico
variabili a seconda del genere musicale di partenza.
Proprio l’EIAR, che sistematizza la sua offerta musicale all’inizio degli anni
Trenta in concomitanza con le prime esperienze italiane di cinema sonoro, può es-
sere una cartina di tornasole per verificare il peso e la presenza della musica per
film, non tanto nella vita musicale italiana (difficilmente sondabile nella sua re-
altà quotidiana per scarsità di fonti dirette), quanto nel complesso sistema di pro-
paganda e monopolio messo in moto dal regime. Quando l’EIAR inaugura le prime
stagioni ufficiali delle compagini sinfoniche di Roma e di Torino – quest’ultima
nata dalla fusione delle radio-orchestre di Milano e Torino e votata all’esibizione
pubblica, a differenza di quella romana che per alcuni anni si esibisce prevalen-
temente in diretta radiofonica nel silenzio delle sale di ripresa – ha il problema di
legittimare le proprie compagini rispetto alle grandi istituzioni sinfoniche già pre-
senti sul territorio nazionale (prime fra tutte quelle dell’Augusteo di Roma e della
Scala di Milano). Tale legittimazione non può che avvenire per mezzo del grande
repertorio lirico-sinfonico tradizionale, mentre l’importanza strategica delle altre
musiche (operetta, jazz, «ballabili», canzoni e musica tratta dal cinematografo)
viene distribuita tra le numerose compagini ‘moderne’ dell’ente. L’Annuario del-
l’EIAR del 1929 così descrive la programmazione musicale della radio e la distri-
buzione del repertorio tra i vari ensemble:
Qui si cela una delle principali difficoltà della presente disamina: è arduo oggi,
a partire dai materiali in nostro possesso, disegnare con accuratezza la geografia
delle compagini orchestrali dell’EIAR. Di sicuro sappiamo che ogni principale
sede dell’ente (oltre a Milano, Torino e Roma, anche Napoli, Genova, Bolzano,
Trieste e Bari), vantava uno o più ensemble radiofonici (quasi mai sinfonici, ma
perlopiù cameristici e da ballo), e che alcuni di essi erano adibiti al repertorio de-
finito, «vario» o «variato», che nel 1929 occupa metà della programmazione mu-
sicale totale della radio.22 Il termine «vario» caratterizza non tanto una produzione
musicale specifica, quanto programmi misti, che attingono a repertori che spa-
ziano dalla canzone al movimento di sinfonia, attraverso numeri operistici e ope-
rettistici. È in questo contesto che preferibilmente compaiono numeri musicali
tratti dal cinematografo. La trasversalità della programmazione «varia» è di per
sé interessante, perché si collega all’impossibilità di racchiudere la musica per
film entro un genere specifico e quindi prelude l’eventualità di ritrovare que-
st’ultima in svariate vesti e contesti, come per esempio il concerto jazz e il con-
certo sinfonico.
A differenza di altre emittenti radiofoniche europee, l’EIAR ha qualche anno di
ritardo nell’approntare trasmissioni specificamente adibite a «musica di film», o
almeno questa è l’impressione che ricavo da uno spoglio dei primi numeri del
«Radio orario» e del «Radiocorriere».23 Il dato più antico che ho reperito in tal
senso è una trasmissione del 1932, rubricata con il titolo «Musica di operette e
films sonori: Canzoni e danze, col concorso della Radio-orchestra N. 1»,24 che tra-
smette per le regioni settentrionali (emittente di Milano-Torino-Genova-Trieste-
21
S.N., I programmi radiofonici, in Annuario dell’Eiar del 1929 [anno] VII, Archeotipo-
grafia di Milano 1929, pp. 60-61.
22
Secondo i dati riportati nel Programma tipico di una stazione radiofonica italiana du-
rante un mese di trasmissione normale (Ivi, p. 83) la somma delle voci «Musica varia (quin-
tetto-quartetto)» (28%) e «Musica da ballo e varia» (6%) risulta nel 34% della
programmazione radiofonica totale, a fronte di una programmazione musicale che occupa il
56% del palinsesto.
23
Tali bollettini contengono infatti anche un elenco sommario dei palinsesti delle princi-
pali emittenti internazionali.
24
«Radiocorriere», n. 48, 1932, p. 56.
128 Maurizio Corbella
25
Le trasmissioni sono per l’emittente meridionale (Roma-Napoli-Bari), cfr. «Radiocor-
riere», n. 48, 1933, p. 35; n. 52, 1933, p. 51.
26
Mazzoletti scrive che «il primo programma [dell’Orchestra Cetra] fu mandato in onda
alle ore 13 del 15 ottobre 1933» (MAZZOLETTI, Il jazz in Italia, cit. p. 327); secondo le mie ri-
cerche sul «Radiocorriere», la prima trasmissione dell’Orchestra Cetra risulta essere del 14 set-
tembre 1933, alle 13.10. Segnalo infine che Fabbri indica come anno di fondazione
dell’Orchestra il 1930 (FABBRI, Il Trentennio: «Musica leggera» alla radio italiana, cit., p.
238).
27
Esistono naturalmente eccezioni di grandi orchestre sinfoniche accreditate nell’esecu-
zione di produzioni cinematografiche ad alto budget nell’epoca fascista. Un noto caso è Sci-
pione l’africano (Carmine Gallone, musica di Ildebrando Pizzetti che dirige l’Orchestra e il
Coro dell’Opera di Roma, 1937).
Il podio e lo schermo 129
tocca per esempio alla citata musica di Resurrectio, che circola in quegli anni in
una versione di 9 minuti edita da Carisch per un ensemble diretto da Edoardo De
Risi,28 che verrà in seguito rieseguita per la radio anche dall’Orchestra Cetra di Pe-
tralia.29
Alla luce di queste riflessioni, che si trasformano in problematiche metodolo-
giche, ho deciso di strutturare i seguenti paragrafi secondo un ordine tematico-cro-
nologico, provando cioè a individuare dei filoni entro cui la musica per film viene
incasellata nelle occasioni in cui raggiunge la sala da concerto. Ho tenuto a con-
cedere spazio anche alla traiettoria opposta, per così dire, cioè a quegli episodi in
cui è l’orchestra sinfonica a essere a vario titolo coinvolta in produzioni cinema-
tografiche e televisive, ponendo così a sua volta problemi di rappresentazione e
statuto non secondari. Ecco perché un paragrafo è dedicato ad alcune produzioni
cinematografiche e televisive in cui una delle compagini sinfoniche della EIAR/RAI
compare in qualità di interprete e/o ‘attore’.
28
Resurrectio [parti staccate a stampa], Milano, A. e G. Carisch e C. s.d., Archivio del-
l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, Torino, Fondo Orchestra B3, Cartella 85 «Regi-
strazione pianoforte». La dedica (p. 1 della parte di pianoforte conduttore) recita: «Con sincera
amicizia al M°. Cav. Edoardo De Risi». Riguardo a De Risi, scrive Mazzoletti: «Dalla fine
degli anni Venti [Escobar] lavorò molto come autore di colonne sonore, che venivano poi di-
rette da Edoardo De Risi, il fondatore dell’Orchestra Jazz Columbia con cui Escobar suonò e
incise nell’autunno 1931» (MAZZOLETTI, Il jazz in Italia, cit. p. 70).
29
Il brano fa parte di un «concerto di musica varia» dell’Orchestra Cetra trasmesso il 29
settembre 1933.
30
Cfr. S.N., EIAR: Annuario dell’Anno XIII. Dieci anni di radio in Italia, Società Editrice
Torinese 1935, p. 200.
31
Di origini russe e allievo di Respighi, Amfitheatrof fu direttore artistico delle sedi EIAR
130 Maurizio Corbella
In quegli stessi mesi il legame tra musica ritmo-sinfonica e cinema, già saldo negli
Stati Uniti, trova anche in Italia un terreno di sperimentazione proprio al ritmo
«sincopato» di Gershwin: ne è testimonianza il documentario Impressioni di vita
n°1/Ritmi di stazione diretto da Corrado D’Errico nel 1933, che si fonda su un
montaggio di brani tratti da An American in Paris.32
Come in una sorta di contrappasso, il contesto «sincopato» rappresenta il primo
canale attraverso cui la musica per film accede, seppure in misura molto limitata,
alla sala da concerto, secondo un iter graduale. È infatti un altro duo pianistico for-
mato da Enrico Bormioli e Alberto Semprini e direttamente ispirato ai colleghi
d’oltralpe Wiéner e Doucet,33 a fungere da tramite tra i due mondi. Il duo intra-
prende una fortunata carriera discografica incidendo parafrasi di temi tratti da Tin
Pan Alley, Broadway, il jazz, l’opera, l’operetta e il cinema. Il 19 maggio 1936
esegue un concerto radiofonico «di musica sincopata» insieme all’Orchestra Cetra
di Petralia, in cui compare, tra le altre, una fantasia dal film Broadway Melody of
1936, adattamento cinematografico dell’annuale rivista di Broadway che in quel
caso ospita musiche di Nacio Herb Brown.34
Dieci mesi dopo, il 9 marzo 1937, alla compagine formata da duo pianistico e
orchestra ritmica, si aggiunge l’orchestra sinfonica. L’involontario tono antifra-
di Genova e Trieste nel quadriennio 1929-1932 per poi ricoprire una carica dirigenziale nel-
l’Orchestra Sinfonica di Torino tra il 1932 e il 1937. Sarà lui il compositore invitato da Enzo
Masetti a parlare della musica per film americana nella collettanea La musica nel film (cfr. DA-
NIELE AMFITHEATROF, La musica per film negli Stati Uniti d’America, in E. MASETTI [a cura
di], La musica nel film, Roma, Bianco e Nero 1950 [Quaderni della Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia], pp. 118-128).
32
BEATRICE BIRARDI, Non solo propaganda. Musica e documentario nel primo Novecento
italiano, in R. GIULIANI (a cura di), La musica nel cinema e nella televisione, Milano, Gue-
rini 2011, pp. 145-175: 154.
33
MAZZOLETTI, Il jazz in Italia, cit., p. 312 n. 3. Così l’autore: «Non ci si stupisca della pre-
senza di un duo pianistico […]. Il periodo dal 1915 al 1935 si potrebbe infatti definire l’epoca
del duo pianistico. Se ne potrebbero citare innumerevoli esempi: basti il caso dell’orchestra
di Paul Whiteman [che per prima portò in Europa la Rhapsody in Blue, nda] […]. Anche in
Francia, Clément Doucet e Jean Wiéner ottennero grande successo, al pari di Enrico Bormioli
e Alberto Semprini in Italia negli anni Trenta» (Ivi, p. 38).
34
Questo il programma completo tratto dal «Radiocorriere» (n. 21, 1936, p. 23): «Hugh:
Ancora triste. Semprini: Sguardo sognante, blues per due pianoforti e orchestra. Strauss-Bor-
mioli: Parafrasi da concerto sul valzer Il bel Danubio blu, per due pianoforti. Petralia: Ven-
demmia, per due pianoforti e orchestra. Conrad: Continental, per due pianoforti. N. H. Brown:
Fantasia sul film Follie di Broadway 1936 per due pianoforti e orchestra. Ellington-Jackson:
Rapsodia». Un’incisione Parlophone (91943) firmata dal duo pianistico insieme all’orchestra
Cetra di una versione fox-trot di You Are My Lucky Star (Stella mia), una delle più celebri me-
lodie di Brown tratte dalla rivista del 1936, è conservata presso l’Istituto Centrale per i Beni
Sonori ed Audiovisivi di Roma.
Il podio e lo schermo 131
Né il libero accesso in una sala da concerto dato […] alla Radio-Orchestra e il con-
nubio di questa con l’orchestra sinfonica dell’Eiar, sono fatti che richiedono spiega-
zioni. Infatti quello che ancora dieci anni fa poteva sembrare una profanazione, oramai
è ammesso come cosa spiegabile e giusta. Poiché è risaputo che il jazz, come com-
plesso e come repertorio, non è una forma d’arte trascurabile. La forma poi del jazz sin-
fonico […] non solo ha trovato accesso nei programmi dei concerti sinfonici, ma è tale
per le sue caratteristiche di stile e il suo strumentale da influenzare la produzione mu-
sicale moderna.35
Le melodie del film Roberta sono conosciute dai pubblici italiani in seguito al grande
successo ottenuto dal film stesso. Si distinguono da tante altre per la nobiltà della loro
espressione difficilmente uguagliabile.
35
D. V., Musiche sincopate dirette da Tito Petralia, «Radiocorriere», n. 10, 1937, p. 41.
36
GIORGIO PUGLIARO, Cronologia dei concerti, cit., pp. 227-347.
37
«Radiocorriere», n. 10, 1937, p. 22.
132 Maurizio Corbella
Esse sono «smok gest in your eyes» [sic] di carattere appassionato ed intimamente
espressivo, presentato dapprima in forma incisiva che va man mano smorzandosi sino
ad assumere il suo vero carattere caldo ed intimo, l’altro «Lovely to lookat» [sic] ha
come caratteristica principale un senso vivo di gaiezza che si potrebbe definire pri-
maverile, esso rimbalza da un pianoforte all’altro in un giuoco elegante di svisamenti
che ne accentuano il carattere spensierato, per poi concludere nel primo tema (smok
ecc. [sic]) la parafrasi, in un grandioso che dà quasi un senso jeratico della inimitabile
melodia.
La melodia principale di Top hat è «cheek to cheek» (guancia a guancia) ed è compo-
sta di un numero di battute superiore all’usuale, sì da conferire ad essa un carattere di
maggior respiro, aderendo in tutto al preciso senso delle parole. […]
Per l’altra melodia «The Piccolino», fu nell’intenzione dell’autore di creare un ritmo
che si adattasse alla nostra sensibilità (nel film la scena si svolge a Venezia). Questa
canzone si snoda lentamente fra i due pianoforti, a poco a poco aumenta il suo ritmo,
sino a scoppiettare stringente al parossismo ritmico finale.
Queste due trascrizioni portano inconfondibilmente il segno delle personalità di Bor-
mioli e Semprini, sì da costituire due numeri del loro repertorio ove le più raffinate ca-
pacità di tocco e di interpretazione si uniscono al travolgente dinamismo che è pure una
caratteristica saliente dei nostri due pianisti.38
Da notare come ricorra ancora una volta il termine «jeratico» – già incontrato
nella recensione di Labroca a Resurrectio – riferibile all’atteggiamento solenne e
grave del pubblico della grande sala da concerto (cfr. FIG. 3): siamo, come già ri-
cordato, negli anni in cui si vanno definendo i canoni e i rituali dell’ascolto ‘strut-
turale’ e in cui è vivo il dibattito riguardo alla possibilità che esso si realizzi anche
tramite il medium radiofonico. L’aggettivo non può non rimandare alla distin-
zione tra high-brow e low-brow music entrata nell’uso in Italia anche attraverso
il fraintendimento di Enrico Rocca nel suo Panorama dell’arte radiofonica del
193839 che, come spiega finemente Franco Fabbri, «scambia eyebrow, sopracci-
glio, con brow, fronte, e […] introduce un riferimento all’attenzione non presente
nella metafora frenologica inglese»40.
38
Ibid.
39
ENRICO ROCCA, Panorama dell’arte radiofonica, Milano, Bompiani 1938.
40
Cfr. FABBRI, Il Trentennio: «musica leggera» alla radio italiana, cit., p. 230.
Il podio e lo schermo 133
41
Uscirà con il titolo Voglio danzar con te il 2 giugno 1938. Ciononostante, la musica ar-
riva in Italia prima del film: il disco inciso da Greta Keller per Decca (506 A-B), contenente
They Can’t Take That Away From Me e Let’s Call the Whole Thing Off (con il baritono Brian
Lawrence) è recensito da «Cinema» nel dicembre del 1937 (MARIA TIBALDI CHIESA, Dischi
di film, «Cinema», n. 36, 25 dicembre 1937, p. 445).
134 Maurizio Corbella
nella locandina) è un dato forse non casuale: la musica e gli scritti di Křenek sono
infatti banditi in Germania dal 1933, e nel 1938 il compositore è ormai prossimo
a emigrare negli Stati Uniti.42 Eppure il programma, per il suo alternare musica
di matrice ‘folklorica’, jazz, ritmo-sinfonica, e musica che oggi definiremmo po-
pular, desta curiosità:
Parte prima:
1. Krènék [sic]: Marcia allegra;
2. Canzoni indiane per una voce e orchestra: a) Invocazione al sole, b) Canzone del
canotto, c) Dalla terra delle acque azzurre, d) Canzone dello scialle, e) Lamento
dell’abbandonata, f) Brindisi del rito religioso Peyota [sic] (Cantatrice: Mohcli
Lushanya);
3. Tansman: Sonatina transatlantica, a) Fox trot, b) Spiritual e blues, c) Charleston.
Parte seconda:
1. Canzoni popolari polacche: a) Ritornando dalla chiesa, b) W. Dan: I. Kujawiak,
danza popolare, II. Un’avventura in campagna, III. Canto dei barcaioli (Dana En-
semble: Denilowski Wladyslaw; Bogdanowicz Tadeusz; Jaslowski Tadeusz; Po-
giel Mieczyslaw; Wyocki Adam;
2. Musiche per due pianoforti soli: a) Warren: Settembre sotto la pioggia, b) Brown:
Follie di Broadway 1938, parafrasi per due pianoforti (Duo Pianistico Bormioli e
Semprini);
3. Cinque canzoni moderne: a) Stern-Eloy: Express Sky Bridge, b) W. V. [sic] Handy:
St. Louis Blues, c) R. Jeczynski: Wien, Wien, d) W. Donaldson: Jungle Fever, e)
Bixio: Canta, canta per me.
Parte terza:
dedicata alle composizioni di Giorgio Gershwin: a) Rapsodia in blue [sic], adattamento
per due pianoforti e orchestra (Duo Pianistico Bormioli e Semprini), b) Fantasia per
due pianoforti e orchestra sui motivi del film «Voglio danzare con te» (Shall We
Dance): a) Su danziam (Shall We Dance), b) Se tu dici (Let’s Call the Whole Thing
Off), c) Non ti potrò scordar (They Can’t Take That Away From Me), d) Felice e for-
tunato (I’ve Got Beginner’s Luck), e) Zum zum (Slap That Bass).43
42
Cfr. GARRETT BOWLES, Křenek, Ernst, in Grove Music Online. Oxford Music Online, Ox-
ford University Press <http://www.oxfordmusiconline.com.pros.lib.unimi.it/subscriber/arti-
cle/grove/music/15515> (febbraio 2015).
43
«Radiocorriere», n. 2, 1938, p. 37.
Il podio e lo schermo 135
44
Cfr. GUIDO M. GATTI, Torino musicale del passato, in GATTI et al., L’Orchestra Sinfo-
nica e il Coro di Torino della Rai, cit., pp. 11-29. Su Gatti e la Lux, cfr. ROBERTO CALABRETTO,
Gatti, Rota e la musica Lux. La nascita delle colonne sonore d’autore, in A. FARASSINO (a
cura di), Lux Film, Milano, Il Castoro – Fondazione Pesaro Nuovo Cinema Onlus 2000, pp.
89-101. Scrive Antonio Ferrara: «[…] Gatti fu senza dubbio, nei venti anni che seguirono
l’avvento del sonoro, il principale animatore in campo musicale del dibattito sulla musica per
film, la cui entità e vivacità non è stata ancora adeguatamente valutata. Fu lui, inoltre, l’anima
organizzativa di quei congressi internazionali di musica di Firenze, svoltisi dal 1933 al 1950
nell’ambito delle manifestazioni del Maggio musicale fiorentino, nei quali questo tema di di-
scussione ebbe un posto di primissimo piano» (ANTONIO FERRARA, Rota, musicista abituale
della Lux Film, in R. GIULIANI – S. MICELI (a cura di), Bernard Herrmann & Nino Rota: Atti
del Convegno Internazionale [Conservatorio di Santa Cecilia, Roma 9-10 settembre 2011],
Lucca, Libreria Musicale Italiana, in corso di stampa [Quaderni di Musica/Realtà]).
45
Ricordo, tra gli altri, i nomi di Giorgio Federigo Ghedini, Nino Rota, Giuseppe Rosati,
Ildebrando Pizzetti e Goffredo Petrassi.
46
PAOLO PINAMONTI, «Io mi occupo di sentimenti, non di cartoline illustrate». Dagli ab-
bozzi delle musiche per Acciaio alla colonna sonora del film alla partitura delle Sette in-
venzioni, in MORELLI (a cura di), Retroscena di Acciaio, cit., pp. 51-126: 52.
47
«Radiocorriere», n. 1, 1937, p. 6; XIII, n. 15, 1937, p. 33.
48
S.N., Concerto sinfonico diretto dal Maestro Rito Selvaggi (gruppo Torino, ore 21), «Ra-
diocorriere», n. 15, 1937, pp. 43-44. Anche in questo caso, la base dati dell’Archivio del-
l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai non reca traccia del concerto.
49
BIRARDI, Non solo propaganda, cit., p. 150.
136 Maurizio Corbella
promessi, in cui soprattutto possono cimentarsi in forme medie o lunghe senza sot-
tostare all’imposizione – tipica del cinema di finzione – di scrivere musica «leg-
gera».
Tra le giovani leve con un ruolo di ‘ponte’ tra il mondo della musica per do-
cumentario e l’EIAR, c’è Carlo Alberto Pizzini (1905-1981), allievo di Respighi
con cui porta a conclusione il Corso di perfezionamento presso il Conservatorio
di Santa Cecilia nel 1934, prima di entrare a far parte della Direzione programmi
dell’ente radiofonico a Torino nel 1936, «svolgendo attività di musicista e diret-
tore d’orchestra in ambito radiofonico, e assumendo altri importanti incarichi,
prima all’interno dell’EIAR, e poi della RAI».51 Nel 1934 egli compone la musica
per il documentario LUCE Pane nostro, diretto da Cesare Cavagna, pellicola so-
stanzialmente muta (priva anche dello speaker) che illustra il processo di prepa-
razione del pane, dalla coltivazione del frumento all’infornata.
50
Ivi, p. 156.
51
Ivi, pp. 154-155 n. 24.
52
Ivi, p. 157.
53
Informazioni ricavate dal sito web curato dagli eredi del compositore, contenente anche
materiali d’archivio <http://www.carloalbertopizzini.it> (febbraio 2015).
Il podio e lo schermo 137
Carlo Alberto Pizzini, nel comporre le musiche sinfoniche del film […] da cui è tratta
la Suite sinfonica che si eseguisce in questo concerto, si è ispirato all’elogio che Be-
nito Mussolini ha fatto del pane:
Italiani!
Amate il pane – cuore della casa – profumo della mensa – gioia dei focolari.
Rispettate il pane – sudore della fronte – orgoglio del lavoro – poema di sacrificio.
Onorate il pane – gloria dei campi – fragranza della terra – festa della vita.
Non sciupate il pane – ricchezza della patria.
Il più soave dono di Dio – il più santo premio della fatica umana.
In questa composizione il Pizzini non si è limitato al semplice commento della visione
cinematografica, ma ha voluto che il discorso musicale seguisse il suo particolare e
naturale sviluppo, pur cercando la continua aderenza alla fotografia.54
L’anno 1940 coincide con l’esplosione in Italia del genere del documentario,
incentivata dall’ingresso sulla scena della compagnia milanese INCOM, concor-
rente del LUCE, che ha ricadute considerevoli sullo statuto della musica:
Il primo dei due concerti diretti da La Rosa Parodi, che ospita anche tre delle
Sette invenzioni di Malipiero, è diviso in due sezioni coese intorno a temi extra-
musicali, intitolate rispettivamente «Il lavoro» e «Roma».
54
S.N.,
Concerto sinfonico, «Radiocorriere», n. 17, 1940, p. 11.
55
BIRARDI, Non solo propaganda, cit., p. 159.
138 Maurizio Corbella
56
Ivi, p. 164.
57
PAOLA VALENTINI, Ecco la radio! Visibile e udibile nel cinema italiano degli anni Trenta,
«La Valle dell’Eden», in G. CARLUCCIO, G. ALONGE e F. VILLA, Cinema e visibilità, II, 4,
2000, pp. 111-130: 114. Per un inquadramento del genere del film radiofonico e in particolare
l’analisi delle caratteristiche intermediali di questa pellicola, cfr. EAD., Presenze sonore: Il
paesaggio sonoro in Italia tra cinema e radio, Firenze, Le Lettere 2007, pp. 203-233.
Il podio e lo schermo 139
entra la coscienza degli enormi investimenti compiuti dal regime per costruire
uno strumento di propaganda che si annunci come particolarmente decisivo in
vista dell’entrata in guerra. L’idea della giornata-tipo emerge per esempio anche
nella patinata edizione dell’Annuario EIAR del 1938:
La Radio si introduce nella vita quotidiana in molteplici forme e con molteplici fun-
zioni, per ricordare, suggerire, riferire, divertire, istruire, distrarre. La giornata del-
l’uomo acquista in bellezza ed in armonia perché attraverso l’interpretazione
radiofonica vengono messi in evidenza gli aspetti morali e spirituali della vita, quelli
cioè che differenziano l’uomo dal bruto.
Vogliamo seguire la Radio in una delle sue normali giornate?58
La forma narrativa scelta dal film di Gentilomo consente alla musica di rico-
prire svariati ruoli drammaturgici, dal classico commento cinematografico al-
l’auto-rappresentazione della propria funzione svolta nei palinsesti. È dunque
l’occasione di vedere all’opera alcune delle compagini radiofoniche più rappre-
sentative dell’ente: le orchestre sinfoniche di Roma e Torino, dirette rispettiva-
mente da Previtali e La Rosa Parodi, e le «orchestre da camera» – così definite nei
titoli del film – vale a dire l’Orchestra d’archi di Petralia, l’Orchestra Cetra di
Barzizza e l’Orchestra da ballo di Angelini. Dal nostro punto di vista, ancor più
che nella drammaturgia filmica, è a livello della composizione musicale che la di-
stribuzione dei ruoli si fa interessante, fornendoci un ritratto delle varie accezioni
con cui il cinema dialoga con il medium radiofonico in relazione al ruolo della
musica on- e off-screen. In altre parole, la musica composta per il film è essa
stessa composita, con i titoli che recitano «Musiche sinfoniche di Carlo Alberto
Pizzini, canzoni di Pippo Barzizza e Tito Petralia». Le «musiche sinfoniche» di
Pizzini sono particolarmente interessanti perché sposano le tendenze che ho fin
qui evidenziato come rappresentative della musica per film in sede di concerto, e
cioè la componente ritmo-sinfonica, qui rappresentata da una parafrasi della me-
lodia di Strangers in the Night, presente sin dai titoli e riaffiorante in più punti nel
film, e la componente ‘programmatica’ o da ‘poema sinfonico’, evidente sin dalla
titolazione dei vari episodi scelta dal compositore: «Prato Smeraldo (Largo)» (dal
nome del luogo in cui sorgeva la stazione a onde corte di Roma, in funzione fino
al 2007), «Acque e montagne (Andante calmo)», «La fonderia (Pesante)». L’or-
ganico a disposizione di Pizzini è molto ampio, da grande orchestra sinfonica con
aggiunta di percussioni, batteria e vibrafono, e il ritrovamento delle parti nel fondo
dell’Orchestra di Torino conservato presso l’Archivio Storico lascia intendere che
quella compagine fosse responsabile dell’incisione (cfr. FIG. 4).
58
S.N., La radio vita della casa, in Annuario EIAR. Anno XVII, Società Editrice Torinese
1938, [pp. non numerate].
140 Maurizio Corbella
59
Durata 15’, regista e compositori non accreditati.
Il podio e lo schermo 141
XVI, prodotto dal LUCE in collaborazione con l’EIAR nel 1937-38,59 in cui si ve-
dono all’opera l’Orchestra Sinfonica di Roma nella Sala A, l’Orchestra Cetra e
quindi l’Orchestra di Torino che esegue Nabucco in diretta radiofonica dal teatro,
sotto la bacchetta di La Rosa Parodi; il film Concerto, non datato e realizzato da
Giovanni Botarelli, prende spunto da brani di Mascagni eseguiti da una delle Or-
chestre sinfoniche EIAR da lui dirette e inquadrate a teatro, che evocano i «sogni
ad occhi aperti di un pubblico formato da esponenti delle forze armate, forse re-
duci di guerra».60 Si tratta di un filone del documentario musicale destinato ad
avere una certa continuità negli anni Quaranta e Cinquanta.61
Ma il film che riprende più direttamente la formula di Ecco la radio! è Inter-
mezzo radiofonico (Viaggio nei suoni), cortometraggio prodotto dalla INCOM nel
1949, per la regia di Edmondo Cancellieri con «musiche originali ed elaborazioni
sinfoniche» di Raffaele Gervasio. Lo spunto drammaturgico ancora una volta è co-
stituito dalla «radiovisione»,62 ma in questo caso si sovrappone anche una con-
densata e ben calibrata sintesi della storia della musica, che richiama un
importante precedente già diretto da Cancellieri, vale a dire Musica nel tempo
(15’’, INCOM, 1941), storia della musica ‘in miniatura’ con contributo originale e
adattamenti di Goffredo Petrassi. Protagonista indiscussa di Intermezzo radiofo-
nico, accanto alla radio, è l’Orchestra di Roma diretta da Previtali, sulla cui dire-
zione si sofferma la prima inquadratura della pellicola. La conformazione del film
consente di osservare in dettaglio i componenti dell’orchestra sia nell’atto di suo-
nare sia nei momenti preparatori alla trasmissione radiofonica. Vale la pena ri-
portare quasi integralmente la testimonianza d’eccezione offerta da Fedele
d’Amico a proposito di questo documentario:
60
Dalla scheda catalografica dell’Archivio storico dell’Istituto Nazionale LUCE <http://
www.archivioluce.com>.
61
Altri titoli sono: Armonie di primavera (12’’, Pietro Francisci, INCOM, 1940), girato con
il concorso del Maggio Musicale Fiorentino; Musica a Santa Cecilia (12’’, Giovanni Pao-
lucci, LUCE, 1942), in cui compare l’Orchestra di Santa Cecilia diretta da Bernardino Moli-
nari al Teatro Adriano; Armonie all’Aquila (13’’, Pasquale Lancia, LUCE, 1950), incentrato
sull’esecuzione del Benedictus dalla Missa Solemnis di Beethoven diretta da Herbert Von Ka-
rajan presso la chiesa di San Bernardino a L’Aquila. Un caso a parte è costituito dalla com-
parsa dell’orchestra dell’Augusteo diretta da Bernardino Molinari che esegue una propria
trascrizione del Largo dall’Inverno di Vivaldi presso la Basilica di Massenzio in una scena del-
l’importante film di finzione Lo squadrone bianco (Augusto Genina, Roma Film, 1936).
62
Cfr. VALENTINI, Presenze sonore, cit., pp. 219-220.
142 Maurizio Corbella
63
[FEDELE D’AMICO], Orchestra Sinfonica di Roma della Radio Italiana, [Roma, Tip. Me-
naglia, stampa 1949]; ringrazio Filippo Arri per la preziosa segnalazione.
64
Cfr. FABBRI, Il Trentennio: «musica leggera» alla radio italiana, cit.
65
Cfr. PELLEGRINI – VERDONE (a cura di), Colonna sonora, cit.
Il podio e lo schermo 143
Dalla TV l’accettazione del programma arrivò con una proposta che, pur suscitando in
me qualche perplessità, doveva risultare non solo una felice intuizione, ma l’elemento
capace di rendere maggiormente vivo tutto il discorso, conferendogli, tra l’altro, una
sicura spettacolarità: l’utilizzazione, cioè, di due orchestre, la sinfonica della RAI-Ra-
diotelevisione Italiana e una di musica leggera, che Sergio Pugliese, allora Direttore
Centrale dei Programmi, chiedeva venissero impiegate sembrandogli importante far co-
noscere la musica dei film italiani anche attraverso esecuzioni orchestrali, far ascoltare
alcuni di quei commenti staccati dalle immagini cinematografiche.
[…] Ancora una volta, e prima che il lavoro vero e proprio cominciasse, il programma
mutava; ora, nell’economia del tempo a disposizione, doveva essere fatto posto alle due
orchestre, la cui presenza andava fusa alla parte antologica, alle dichiarazioni e alle
testimonianze degli autori, all’apporto dei critici, il che costituiva un nuovo problema
non essendo immaginabile la semplice, meccanica utilizzazione della musica, ascol-
tarla distribuita qua e là, nel corso della trasmissione, come si trattasse d’una musica
qualsiasi e non, in realtà, di musica cinematografica composta per vivere con le im-
magini di un determinato film.66
66
PELLEGRINI, Un’esperienza di lavoro, in Ivi, pp. 54-74: 64-65.
67
Ivi, p. 66.
144 Maurizio Corbella
Nonostante lo spazio concesso alla musica per film dalla televisione – con Co-
lonna sonora e altre trasmissioni come Cinema e colonne sonore (1976) e L’Or-
chestra racconta, condotta da Piero Piccioni e andata in onda su RAI 2 nel 1976
– non si registrano particolari novità nella programmazione delle orchestre sin-
foniche della RAI nel corso degli anni Sessanta e Settanta. I due concerti diretti nel
1965 e 1966 a Milano da Nino Bonavolontà (figlio del Giuseppe Bonavolontà già
direttore di orchestre di musica leggera dell’EIAR) si distinguono per la singola-
rità della programmazione, che tocca titoli per lo schermo del tutto insoliti: si se-
gnala l’attenzione di Bonavolontà per autori sardi come Ennio Porrino o musiche
di ambientazione isolana come quelle di Valentino Bucchi per il film Banditi a Or-
gosolo di Vittorio De Seta (1960), frequentazione che può spiegarsi con il fatto che
Bonavolontà fu a lungo direttore del Teatro Lirico di Cagliari; o, ancora, la pre-
senza – caso unico da me registrato – di musica tratta da uno sceneggiato televi-
sivo, Il mulino del Po diretto da Sandro Bolchi nel 1963, da cui Adone Zecchi
aveva tratto una composizione per soprano, tenore e orchestra. Se ‘l’incasella-
mento’ dei generi musicali prodotto dalle orchestre EIAR aveva teso ad assimilare
la musica per film al poema sinfonico, in questi due concerti è molto più chiara,
anche per la convivenza con musiche tratte da balletti e opere teatrali, l’assimila-
zione al genere delle musiche di scena, ratificata dalla presenza di Begleitun-
gsmusik zu einer Lichtspielszene di Schönberg, quasi a voler segnalare l’avvenuta
ricezione della lezione di Eisler e Adorno in merito alla pratica musical-cinema-
tografica.69 Coerentemente con questa impostazione, si trova per esempio più
68
COMUZIO, L’evoluzione della musica cinematografica, cit. in Ivi, pp. 80-81.
69
«Schönberg’s music for an imaginary film, Begleitungsmusik zu einer Lichtspielszene,
op. 34, full of sense of fear, of looming danger and catastrophe, is a landmark pointing the way
for the full and accurate use of the new musical resources» (HANNS EISLER – THEODOR W.
ADORNO, Composing for the Films, New York, Continuum 1994 [1947], p. 37).
Il podio e lo schermo 145
70
Cfr. «Radiocorriere», n. 12, 1975, p. 78; n. 10, 1976, p. 61.
71
La rassegna fu accompagnata da un catalogo curato dallo stesso De Santi, cfr. PIER
MARCO DE SANTI, Omaggio a Nino Rota, Assessorato Istituti culturali Comune di Pistoia,
1981.
72
Alcuni di questi adattamenti furono in seguito duramente criticati da Miceli, che, pur non
chiamando direttamente in causa Savina, li apostrofò come «una nutrita serie di “misfatti”
musicali – arrangiamenti concepiti secondo un metro di banale esteriorità, falsante comple-
tamente la delicata sostanza musicale dell’autore – adatti a ben più modesta causa» (MICELI,
s.t., in DE SANTI – CHIADINI [a cura di], Filminconcerto: Orchestra Sinfonica e Coro di Roma
della Rai, rassegna a cura di G. Gelmetti ed E. Morricone con la collaborazione di Rosella No-
bilia, Roma, RAI Radiotelevisione Italiana [1983], p. 9). Colgo l’occasione per ringraziare
Sergio Miceli per avere gentilmente condiviso con me la sua copia dell’ormai introvabile ca-
talogo.
73
La definizione è di Emilio Sala: «[…] il fatto che la tensione utopistica e rivoluziona-
ria […] tipica dell’avant-garde, in cui il nouveau si coniuga al futuro, non agiti la musica di
Nino Rota, non vuol dire che essa sia priva di novità, di un nouveau coniugato al presente»
(EMILIO SALA, I due timidi di Nino Rota. Un’opera intermediale a cavallo tra radio, cinema,
teatro e televisione, in F. LOMBARDI (a cura di), Nino Rota: un timido protagonista del Nove-
cento musicale, Torino, EDT 2012, pp. 125-148.
74
Con questo non si vuole ricercare una consequenzialità diretta tra le due rassegne, né
tanto meno suggerire che lo ‘sdoganamento’ della musica per film fosse un processo risoltosi
nello spazio di così breve tempo (chi scrive è semmai convinto che si tratti di un fenomeno
molto lento e contrastato non ancora conclusosi al giorno d’oggi).
146 Maurizio Corbella
Ho sempre sostenuto che non esistono musiche di serie A e serie B, anzi ritengo che il
musicista – sia esso interprete o compositore – che rifiuti il confronto fra le differenti
realtà musicali finisca irrimediabilmente per astrarsi o fossilizzarsi e corre, a mio av-
viso, seri pericoli di necrofilia musicale.
In questo contesto e con queste motivazioni va letta la proposta di FILM IN CON-
CERTO: ci troviamo di fronte a prodotti di grande consumo che, una volta accerta-
tane l’alta professionalità, è doveroso osservare con occhio critico e, perché no,
“curioso”.
La musica scritta per il cinema è un veicolo di grande immediatezza che unisce il com-
positore ad un pubblico assai vasto: un fenomeno, questo, che non sempre si verifica
nella musica del nostro secolo.75
75
GIANLUIGI GELMETTI, [Prefazione], in P. M. DE SANTI – D. CHIADINI (a cura di), Fil-
minconcerto, cit., [p. 4].
76
VINCENZO DE VIVO, Il cinema diventa concerto, «Radiocorriere», n. 28, 1983, p. 92.
77
Ibid.
78
Quale musica: lettere di giovani compositori, «Musica/Realtà», n. 4, aprile 1981, pp. 67-93.
Il podio e lo schermo 147
generi quali la popular music e, appunto, la musica per film. Non è un caso che
il catalogo della rassegna romana, curato da De Santi (già ricordato animatore
delle manifestazioni pistoiesi in onore di Rota) ospiti due brevi contributi critici
di Miceli e Luigi Pestalozza, il primo ‘fresco’ della pubblicazione del saggio che
può per molti versi essere additato come fondativo per la storiografia musicale ita-
liana sulla musica per film,79 il secondo direttore della rivista summenzionata. I
due studiosi, alle prese con la controversa prassi della migrazione ‘dallo schermo
al podio’ della musica per celluloide, formulano i primi segnali di apertura verso
una realtà che ha a quel punto assunto dimensioni e urgenza non più rimandabili,
sul piano della popolarità e della funzione socioculturale. Miceli registra come il
fenomeno abbia conosciuto un’esplosione in Giappone e negli Stati Uniti e ora si
affacci anche in Europa e in Italia con ricadute di tipo estetico-ideologico da va-
lutare: la musica per film, ascoltata in situazioni dislocate come i concerti sinfo-
nici, vive dell’evocazione di orizzonti visivi e narrativi cinematografici, che
sopravvivono nell’immaginario dell’ascoltatore anche senza bisogno di riproporre
la visione del film, e dunque pone il problema di estetiche compositive diverse da
quelle tradizionalmente di casa negli auditorium concertistici. Il concerto diventa
quindi un’occasione per approcciarsi a quell’immaginario audiovisivo ponendo in
primo piano la prospettiva del compositore, rispetto al ruolo di secondo piano so-
litamente riservatole in sala cinematografica. Miceli si affida quindi a una serie
di considerazioni gravide di conseguenze che, a mio parere, centrano con fre-
schezza di intenzioni il cuore degli studi storiografici sulla musica per film, indi-
viduando una strada in gran parte lasciata intentata nel clima esacerbato in cui la
vicenda della storia della musica per film italiana si sarebbe addentrata negli anni
subito successivi, e che forse oggi è giunto il momento di ricominciare a percor-
rere.
79
MICELI, La musica nel film: Arte e artigianato, Fiesole, Discanto – La Nuova Italia
1982.
148 Maurizio Corbella
per film è una ipotesi interessante oltreché insolita, a patto che lo spettatore voglia
guardare con nuova e diversa attenzione a quel piccolo-grande mistero che è il me-
stiere del compositore.80
TAVOLA SINOTTICA81
La musica per film nella programmazione delle Orchestre Sinfoniche EIAR/RAI
80
MICELI, s.t., in DE SANTI – CHIADINI (a cura di), Filminconcerto, cit., pp. 9, 11.
81
Per la realizzazione di questa sinossi mi sono avvalso della consultazione della base
dati dell’Archivio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, del fondo dedicato all’Or-
chestra di Milano della RAI conservato presso l’associazione culturale NoMus di Milano, e del-
l’incrocio di fonti indirette tratte dagli archivi storici di quotidiani quali «L’Unità» e «La
Stampa», oltreché naturalmente l’imprescindibile risorsa del «Radiocorriere», ora completa-
mente disponibile online. Ringrazio in particolare Filippo Arri, Andrea Malvano e Madda-
lena Novati per il loro supporto nella consultazione dei fondi archivistici. Ho abbreviato i
nomi delle orchestre sinfoniche di Roma, Torino e Milano e della nazionale della RAI, rispet-
tivamente in OSR, OST, OSM e OSNR.
Il podio e lo schermo 149